.|. Maybe Just for a Night .|.

by Estel

Le storie d’amore hanno sempre un inizio, e io narrerò, a chi vorrà ascoltarmi, l’inizio della storia d’amore più bella che io conosca…

Mentre le foglie di Lorièn cadono incessanti ai miei piedi, Io, Dama del Bosco d’Oro, inizio il mio racconto…

Drammatico/Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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La pioggia cadeva fittamente, pungendo il viso dell’uomo come tanti minuscoli aghi argentati.

 

Aragorn sospirò sconsolato e alzò lo sguardo, osservando l’insegna che pendeva sopra la sua testa:

 

“Il Puledro Impennato” recitava un blando resto di ciò che una volta doveva essere stata una lucida tavola di legno ben intagliata.

 

Il ramingo decise che non poteva certo permettersi il lusso di titubare sull’insegna…

 

Mastro Elrond lo stava attendendo per il consiglio e Rivendell distava ancora parecchie leghe…

 

Ma era stanco, stava diluviando e non se la sentiva di continuare il cammino in una notte gelida.

 

Alzò la mano verso la porta e abbassò con decisione la maniglia.

 

Subito il classico rumore da locanda lo investì, insieme con una folata d’aria calda provocata da un crepitante caminetto posto in un angolo della sala.

 

Si guardò intorno…uomini già ubriachi che cantavano a squarciagola o ridevano senza motivo, altri che mangiavano e chiacchieravano amichevolmente tra di loro…

 

Rimase per alcuni secondi immobile a scrutare la sala, con l’orlo del cappuccio che gocciolava…tutti i tavoli erano occupati e se tanto gli dava tanto ,neanche di camere non ve n’erano.

 

Fece per voltarsi ed uscire a malincuore per cercare un altro riparo ,quando il suo sguardo fu attirato da un tavolo posto in fondo alla sala, in un angolo in penombra.

 

Vi sedeva solo una persona incappucciata ,che teneva tra le mani diafane, l’unica parte visibile del corpo, un rozzo boccale.

 

Aragorn si diresse cautamente verso quell’angolo e una volta giunto di fronte al tavolo, si schiarì la voce.

 

Vide il cappuccio sollevarsi lievemente senza rivelare il volto di colui ,o colei, che vi si celava.

 

<Posso sedermi al vostro tavolo?>chiese Aragorn<Gli altri sono tutti occupati…>

 

Il cappuccio si abbassò in segno d’assenso e il ramingo si sedette sulla panca scricchiolante, di fronte al suo misterioso compagno.

 

Si portò indietro il cappuccio rivelando un viso relativamente giovane, che il peso di responsabilità e preoccupazioni, avevano reso più provato, una lieve barba ne induriva leggermente l’espressione, un paio di limpidi occhi grigi e dei capelli scuri ,appiccicati sul collo e sulla fronte per via della pioggia.

 

Il ramingo tentò di asciugarsi il viso, passandovi una mano ma ottenne, come unico risultato, quello di impiastricciarselo ancora di più.

 

Fu allora che si rese conto di una risata lieve come il tintinnare di un campanello d’argento. Alzò il volto sorpreso e osservò il suo commensale.

 

<Perdonatemi messere…>sussurrò questi con una voce che faceva intendere che stava trattenendo il riso<…ma non credo che così facendo risolviate molto…ecco…>aggiunse quindi porgendogli un panno pulito<…tenete..>

 

Aragorn sorrise afferrando quel piccolo fazzoletto asciutto e notando quando fossero bianche e affusolate le dita di quel che doveva essere un giovane, almeno a giudicare dalla voce.

 

Si passò furtivo il panno sul volto ,cercando di scorgere, senza molto successo, il viso del ragazzo sedutogli di fronte.

 

<Benvenuto nella mia umile locanda, signore! Che cosa posso portarvi?>

 

Un oste tarchiato ma dall’aria giovale gli sorrideva mentre si asciugava velocemente le mani sul grembiule.

 

<Un boccale di birra, vi ringrazio e…ditemi…non avreste anche una camera?>

 

Il povero oste lanciò uno sguardo eloquente alla sala gremita e aggiunse con aria sconsolata:

 

<Mi spiace, signore, ma siamo al completo…>

 

Aragorn annuì con un mezzo sorriso di comprensione e l’oste si allontanò velocemente tra i tavoli chiassosi.

 

<Vi ringrazio…>sussurrò Aragorn restituendo il panno e, quando l’altro lo riprese, aggiunse titubante:<..Signor…>

 

Ma fingendo di non udire quella domanda, lo sconosciuto si alzò dal tavolo e vi lasciò un paio di monete.

 

<Non avete bevuto granché…>osservò ,alla vista del boccale pieno ,il ramingo, desideroso di intrattenere quel misterioso sconosciuto e di fare quattro chiacchiere con qualcuno dopo tanta solitudine.

 

<Non sono amante di queste bevande ma a quanto pare voi umani non parete gradire altro…e ora buonanotte ,messere…>

 

Aragorn rimase qualche secondo immobile ad osservare a bocca aperta la figura snella protetta da un ampio mantello verde, allontanarsi per poi salire la scalinata che portava al secondo piano, presumibilmente alle camere.

 

D’improvviso capì!

 

Posò anch’egli due monete sul tavolo, a pagamento della birra che non aveva neanche toccato e salì più veloce che poté le scale.

 

Giunse al piano superiore, si guardò affannosamente intorno per scorgere immediatamente il giovane vicino alla porta di una camera.

 

<Aspettate! Aspettate un momento messere!>esclamò con la voce che parve quasi rimbombare tra le pareti di quel corridoio silenzioso, da cui il fragore della locanda giungeva attutito.

 

<Aspettate…>ripeté a voce più bassa. Il ragazzo fece scivolare la mano dalla maniglia della porta e chiese:

 

<Avete bisogno di qualcosa?>

 

Aragorn senza dire nulla afferrò il bordo del cappuccio del giovane e lo portò indietro.

 

Una cascata di capelli dorati si riversò su delle spalle esili. Un paio di zaffiri s’incontrarono con gli occhi grigio perla del ramingo.

 

<Un elfo…>mormorò Aragorn sconvolto da tanta inaspettata bellezza. Sentiva il respiro affannoso e si accorse solo allora che le sue mani si erano posate sulle guance morbide e levigate di quella creatura immortale. Non riusciva a toglierle da quel volto di giada…non riusciva…o non voleva…

 

<Acuta osservazione…>sussurrò allora l’elfo con voce maliziosa. Alzò una mano e la posò sul collo dell’uomo, attirandolo di scatto verso di sè e premendogli con forza le labbra contro le sue.

 

Aragorn si trovò a stringere con forza la vita dell’elfo…

 

Assurdo...assurdo…ma cosa stava facendo?

 

Non sì conoscevano…non sapevano nulla l’uno dell’altro...eppure…

 

Rimase piacevolmente sorpreso quando sentì la lingua dell’elfo scivolare senza incertezze nella sua bocca…

 

Cercava la sua lingua ,la trovava, la seduceva ,invitandola in una danza estenuante…

 

Quando l’elfo si allontanò da lui per riprendere fiato ,Aragorn sussurrò:

 

<Certo che se a letto sei come baci, potrei morire su di te…>

 

Ma cosa stava dicendo?

 

Era impazzito…

 

L’elfo portò una mano dietro la schiena e abbassò con decisione la maniglia, spalancando poi la porta con un cigolio.

 

Entrò con eleganza all’interno della stanza buia senza dire una parola. L’uomo si aspettava che quella porta si richiudesse pochi secondi dopo, invece rimase aperta.

 

<Le altre camere sono piene, come ha detto l’oste…>sentì l’elfo sussurrare e aggiungere poco dopo con lo stesso tono accattivante:

 

<Non ti piacerebbe verificare quello che hai detto poco fa?>

 

Aragorn entrò nella camera e si chiuse la porta alle spalle.

 

***

 

Il ramingo dovette rimanere qualche secondo immobile per abituarsi all’oscurità della stanza, in cui una sola candela brillava debolmente, posata su un piccolo comò accanto al letto.

 

Poco dopo riuscì a distinguere perfettamente la figura dell’elfo che si stava togliendo il mantello, per poi posarlo su una sedia poco distante.

 

 L’elfo si voltò quindi verso di lui, in attesa.

 

 Aragorn si avvicinò lentamente, sentendo il cuore che, ad ogni passo, rimbombava. Si trovava così vicino che poteva quasi sfiorarlo con il proprio corpo.

 

L’elfo sorrise e gli posò entrambe le mani sulle spalle, per poi stringersi a lui.

 

<Tu…non mi conosci…>sussurrò Aragorn sfiorando con le labbra il collo dell’elfo.

 

<No…>rispose questi con un sospiro.

 

<E io non conosco te…>aggiunse sfiorando questa volta il lobo dell’orecchio.

 

<No…>ripeté l’elfo per la seconda volta, fissandolo intensamente.

 

<Non t’importa?>chiese di nuovo il ramingo.

 

L’elfo non rispose, si limitò ad invertire le posizioni, così da fare in modo che il ramingo desse le spalle al letto.

 

<No.>disse allora.<E ora rispondimi tu…>rimase in silenzio per alcuni istanti in cui il solo rumore udibile era il battito dei loro cuori sotto la pelle.

 

<Mi vuoi? Mi desideri con tutto te stesso?>

 

L’uomo sentì la gola secca e immaginò per un istante solo il corpo, che prima aveva abbracciato coperto da strati di stoffa, nudo e fremente sotto di lui.

 

<Si.>

 

L’elfo sorrise e posando i palmi delle mani sul petto, indusse l’uomo a sdraiarsi sul letto. Poi si sedette sopra le sue cosce. Aragorn posò gli avambracci sul materasso mentre con movimenti lenti e provocatori l’elfo si sedeva su di lui.

 

Un brivido gli percosse la schiena quando l’elfo posò un ginocchio tra le sue cosce, sfiorandogli quel punto così sensibile…

 

L’elfo sapeva benissimo si essere desiderabile…oh se lo sapeva! Ma decise di aspettare un altro po’ prima di concedersi del tutto…

 

Si portò una mano sul proprio collo, accarezzandoselo languidamente e posò l’altra mano sulle sue labbra, sfiorando con la lingua la punta delle dita.

 

Aragorn credette d’impazzire. Si sollevò quel tanto che bastava per toccare quel collo levigato ma l’elfo gli posò con decisione una mano sul petto, costringendolo a rimanere disteso.

 

Allo sguardo supplichevole del ramingo rispose con un sorriso e muovendo l’indice in segno di diniego aggiunse:

<Non sì fa…guardare e non toccare…>seguì un gemito d’insoddisfazione dell’uomo per cui sussurrò ridendo:

       

<Per ora…>iniziò a slacciare i lacci della propria tunica, prese poi i due lembi e sollevando lievemente le spalle, si sfilò la veste, sospirando quando i capelli lunghi gli solleticarono la schiena.

 

Aragorn guardava sconvolto quell’incarnazione di bellezza sopra di lui e sentiva il respiro incontrollato. L’elfo riaprì gli occhi e gli sorrise, chinandosi verso il suo viso.

 

Il ramingo rabbrividì quando le dita dell’elfo iniziarono a sfiorargli la gola, il collo, il mento e le labbra, per poi scendergli sul petto e iniziare a slacciare la sua tunica.

 

L’elfo iniziò a tracciare degli arabeschi sul petto nudo dell’uomo e intorno ai suoi capezzoli, sentendoli indurirsi al passaggio della sua lingua.

 

<Accarezzami…>gli sussurrò l’elfo contro il petto.

 

L’elfo sentì le mani del ramingo vagare sulla sua schiena e non appena le dita ruvide e bollenti dell’uomo fremettero sulle sue natiche e sulle pieghe delle cosce, gemette forte e affondò il volto nel petto di Aragorn.

 

Quest’ultimo si accorse della reazione e ripeté il gesto all’inverso. L’uomo cedette quando l’elfo soffocò il secondo gemito, più intenso del primo, affondandogli i denti su una spalla.

 

Afferrò saldamente i fianchi dell’elfo e invertì le loro posizioni.

 

Rimase senza fiato quando vide il volto dell’elfo, illuminato dai riflessi della candela, circondato dalle ciocche scomposte dei capelli. Gli occhi sembravano un fiume in piena ed erano lucidi di lussuria, le labbra schiuse, rosse dal desiderio.

 

Gli sfilò i pantaloni e mentre faceva lo stesso con i suoi sussurrò:

 

<Ora…sei mio…>

 

Rimase piacevolmente sorpreso quando a quelle parole l’elfo, posandogli una mano dietro il collo, gli catturò le labbra in un altro bacio appassionato.

 

La lingua dell’elfo s’infilava e si ritraeva dalla sua bocca, sfiorandogli i denti, il palato e la lingua, eccitandolo ancora di più.

 

Aragorn rise dentro di sé…aveva fatto l’amore con altri elfi, ma nessuno di loro si era dimostrato così travolgente e passionale come quello che stava per possedere.

 

Fece scivolare una mano sul ventre e sull’inguine dell’elfo, per percorrere poi quella dolce curvatura. L’elfo sussultò e gemette nella bocca dell’uomo non appena questi fece penetrare un dito nel suo corpo…

 

Il fiato gli venne a mancare…nessuno lo aveva mai toccato in quel modo…aveva avuto molti amanti ma mai nessuno si era dimostrato così…audace come quell’uomo…

 

Aragorn aggiunse un altro dito e sentì l’elfo aggrapparsi a lui, mentre mormorava confusamente dei ‘sì’…

 

Con le labbra gli sfiorava il collo, assaporando quella pelle lattea , quando all’improvviso sentì la voce dell’elfo ridotta a un bisbiglio tremante ,sussurrargli:

 

<Ora…prendimi, fammi gridare dal piacere e dal dolore…voglio che…che tu mi faccia male…>

 

<Ma…sei sicuro?>domandò Aragorn accarezzandogli dolcemente una guancia accaldata. Vide l’elfo aprire la bocca per rispondergli ma venire bloccato da uno spasmo di piacere quando ritirò le dita da quel corpo febbricitante.

 

L’elfo gli prese il volto tra le mani e gli morse dolcemente il labbro inferiore ,sussurrando quasi disperato:

 

<Ti prego…>

 

Credette di sentire l’anima lasciare il suo corpo quando l’uomo si immerse con una spinta violenta dentro di lui, gridò con quanto fiato aveva, senza riuscire a trattenersi, stringendosi a quel corpo mortale come se fosse il suo ultimo appiglio. Gli pareva quasi di sentire il suo sangue scorrere per abbeverare le lenzuola sotto i loro corpi e rabbrividì a quel pensiero…ma era stato così bello, così travolgente…

 

Aragorn vedeva quella creatura immortale contorcersi, gemere e singhiozzare stretto al suo corpo.

 

Non aveva avuto intenzione di prenderlo in quel modo ma non si era potuto trattenere.

 

Tuttavia, ad ogni gemito, ad ogni singhiozzo di doloroso piacere, quel minimo rimorso scompariva…

 

Con i palmi delle mani accarezzava la schiena dell’elfo, ogni volta che questi l’inarcava, per poterlo stringere ancora di più a sé…

 

Come poteva esistere una creatura così dolce, bella e passionale allo stesso tempo?

 

Perché i Valar li avevano fatti incontrare così tardi?…

 

<Ah…sì…così! Così! Non ti fermare!>

 

La voce dell’elfo lo riportò alla realtà, non certo peggiore dell’immaginazione.

 

Il volto dell’elfo era stravolto dal piacere, i respiri affannati uscivano a fatica da un paio di labbra arrossata per via dei denti che l’elfo stesso aveva affondato in esse.

 

<Sì !Sì…sì!!>

 

 L’uomo non aveva mai trovato in vita uno così…iniziò a perdere il conto di quei ‘sì’ ora sussurrati ,ora urlati.

 

L’elfo sentì l’uomo afferrargli gli avambracci e trattenerli saldamente sopra la sua testa. Avrebbe voluto chiedere qualcosa o perlomeno aprire gli occhi e osservare, ma quelle spinte così selvagge e dolci lo rapivano da tutto…

 

Spalancò gli occhi dalla sorpresa quando sentì la mano dell’uomo chiudersi con forza su di sé. Con un sospiro, posò la testa di lato, godendo della frescura che il cuscino gli stava trasmettendo al volto umido e bagnato di lacrime.

 

Passarono alcuni secondi e l’elfo, notando che l’uomo aveva smesso di muoversi dentro di lui, alzò il volto con un’espressione di disappunto e chiese con il respiro ancora affannato:

 

<Per…perché...ti…sei…fermato?>

 

Vide l’uomo sorridergli con maliziosità e sussurrargli:

 

<Per farti riprendere fiato…prima di passare ad altro…>

 

L’elfo non ebbe il tempo di domandarsi cosa volessero significare quelle parole, perché l’uomo lo baciò con forza ,penetrandogli la bocca con la lingua e iniziandola a muovere con la stessa intensità dalla mano e con lo stesso ritmo con cui iniziò a penetrarlo.

 

Sentendosi mancare il respiro, l’elfo non poté fare altro che perdersi in quel vortice turbinoso di piacere che mai nessuno, nei suoi 2931anni di vita ,gli avesse mai fatto provare…

 

Sentiva il proprio corpo legato a quello dell’uomo…

 

Tutti i sensi in visibilio…

 

Non sentiva più nulla intorno a sé, né i loro respiri, né i cigolii del letto sotto di loro…

 

Né avvertiva nulla…neanche il materasso premuto contro la sua pelle o il cuscino su cui i suoi lunghi capelli erano posati scompostamente.

 

I suoi sensi ,acuiti dal sangue immortale che gli scorreva nelle vene, potevano avvertire solo i loro corpi, stretti l’uno all’altro…

 

Ogni frammento della sua pelle fremeva e godeva…insaziabile.

 

Sospeso nel piacere più intenso…

 

La lingua dell’uomo…

 

La sua mano…

 

Il suo tocco…

 

Gentile e crudele, piacevole e doloroso…

 

Il piacere aumentava…e aumentava…stava impazzendo…non riusciva a ragionare…

 

Il basso ventre ribolliva, tremava…come incapace di contenere la marea che stava salendo, fino a travolgerlo…

 

Udì se stesso gridare nella bocca dell’uomo e avvertì, in un ultimo brivido, l’uomo venire dentro di sé.

 

Rimasero parecchi minuti immobili, ansimando l’uno nelle bocca dell’altro, tentando di riprendere fiato.

 

L’elfo sbatté le palpebre, sentendo il cuore pulsargli e vide che l’uomo si era accasciato sul suo corpo, posando la fronte sulla sua spalla. Alzò la mano con l’intenzione di accarezzare i capelli dell’uomo ma proprio quando stava per posarla la ritrasse immediatamente, stupendosi nell’essersi sorpreso a compiere un gesto così…tenero…

 

Poi lo sguardo gli cadde sull’altra mano, ancora intrecciata a quella dell’uomo e sentì il cuore sciogliersi…

 

Dopotutto…perché rinunciare a un po’ di tenerezza?

 

Posò una guancia sul capo dell’uomo e sospirò, rilassato.

 

Aragorn non riusciva ad allontanarsi dal corpo caldo dell’elfo, era così perfetto…così dolce quel contatto…

 

A malincuore decise di uscire lentamente dall’elfo, che sentì tremare, per poi stendersi al suo fianco, fissando immobile il soffitto scuro.

 

Poco dopo sentì l’elfo stringersi a lui, posando un braccio sottile sul suo torace. L’uomo fu toccato nel vedere l’elfo che poco prima era un concentrato di passione, giacere sfinito accanto a sé.

 

<E’ stato…>balbettò non trovando parole appropriate a ciò che aveva vissuto.

 

<Si…>sussurrò l’elfo, concorde. Aragorn gli cinse delicatamente le spalle con un braccio e chiuse gli occhi, appagato.

L’elfo respirava lentamente, assaporando con la mente gli ultimi istanti e non capendo il motivo per cui si stava stringendo a quell’uomo come a cercare protezione…

 

Lentamente cercò di addormentarsi, facendosi cullare dal battito regolare del cuore del ramingo.

 

***

 

Erano passate molte ore quando l’elfo sbatté le palpebre un paio di volte. Quando si svegliò del tutto l’odore caratteristico della pioggia gli pizzicò il naso. Volse lo sguardo, ancora perso nel mondo di Varda, verso la finestra.

 

Attraverso i vetri appannati e impolverati, vide un’alba fredda e piovosa, come la notte a cui era succeduta.

 

Sospirò e si tirò a sedere, circondando le ginocchia con le braccia. Chiuse gli occhi, passandosi lentamente le mani sulle spalle nude nel tentativo di trasmettersi un po’ di calore.

 

Non si ricordò che qualcun altro giaceva al suo fianco, fino a ché non sentì una specie di mugolio.

 

Voltò di scatto la testa di lato e ,con stupore, vide sdraiato accanto a sé un uomo nudo, steso su un fianco e coperto con un lenzuolo fino all’inguine.

 

L’elfo trasalì e con un innato senso del pudore, afferrò la coperta per ricoprirsi, sconvolgendosi ulteriormente nel costatare che anche lui era nudo! Osservò sbigottito l’uomo accanto a sé per alcuni istanti, poi lentamente tutto gli tornò alla memoria e si rilassò in un sorriso di sollievo.

 

Si portò dietro un orecchio una ciocca di capelli e i ricordi cominciarono ad accalcarsi…

 

La curiosità nell’osservare quell’uomo nelle cui vene non scorreva semplice sangue mortale…

 

Lo stupore che provò quando gli tirò indietro il cappuccio del mantello, incatenandogli lo sguardo…

 

L’eccitazione che aveva provato quando aveva toccato per la prima volta le sue labbra, ancora umide di pioggia…

 

Il piacere nell’avvertire quelle mani calde scorrergli sulla pelle…e la voce profonda e dolce…

 

E non sapeva neanche il suo nome…

 

Sorrise, stendendosi di fianco accanto al ramingo. Con una mano gli sfiorò il petto che si alzava e abbassava in respiri lenti e regolari. Con le dita risalì lungo la gola, il mento e le labbra, tastandole lievemente…

 

Socchiuse lievemente gli occhi per concentrarsi ed imprimere nella sua mente ogni particolare di quel viso…

 

Nel buio lievemente attenuato dalla candela non si era reso perfettamente conto della bellezza di quel volto umano.

 

<Maestoso ma non austero…dolce ma non debole…un volto di re…>sussurrò incantato l’elfo.

 

A malincuore allontanò la mano dal viso dell’uomo e si alzò dal letto, sospirando…

 

Doveva andarsene…il più presto possibile…aveva già perso fin troppo tempo, mastro Elrond lo stava attendendo per il consiglio e Rivendell distava ancora parecchie leghe…

 

Aragorn aveva avvertito le dita dell’elfo sul suo volto ma rimase immobile, con gli occhi chiusi, così come quando avvertì il materasso cigolare, si limitò a schiudere malapena gli occhi per vedere l’elfo alzarsi.

 

Elegante ed aggraziato, come un gatto…

 

Il ramingo osservò , senza più preoccuparsi di tenere gli occhi socchiusi, il corpo dell’elfo.

 

La pelle candida e liscia come il petalo dei gigli.

 

Le gambe sottili ma muscolose…

 

Le linee morbide delle cosce…

 

Le curve armoniose della natiche…

 

I capelli che gli arrivavano fin quasi alla vita.

 

“Ecco una delle cose per cui vale la pena di vivere…”pensò beato Aragorn.

 

L’elfo si chinò a raccogliere i propri vestiti e infilandosi velocemente la tunica ,che arrivò a coprirgli metà coscia.

 

<Fino a quanto hai intenzione di osservarmi in quel modo?>sussurrò portandosi ,con un gesto veloce delle mani, i capelli fuori dal collo del vestito.

 

Aragorn trasalì. Non solo perché non pensava che l’elfo si fosse accorto che lui era sveglio , ma anche per il tono usato…

 

Come poteva tanta dolcezza essere sostituita con altrettanta asprezza?

 

<Come hai fatto ad accorgertene?>sussurrò Aragorn tirandosi a sedere e osservandolo mentre si infilava i pantaloni.

 

<Sentivo chiaramente il tuo sguardo puntato sulla schiena…>

 

L’elfo si sedette sul bordo del letto, evitando accuratamente di guardare Aragorn in viso, e calzò gli stivali.

 

<Speravo di andarmene senza fartene accorgere…>sussurrò poco dopo, alzando lo sguardo verso l’uomo.

 

Aragorn si avvicinò all’elfo e con un’espressione sinceramente addolorata chiese in un soffio:

 

<Perché?>

 

L’elfo abbassò di nuovo lo sguardo e Aragorn giurò di aver visto quelle labbra sottili tremare lievemente. Si avvicinò maggiormente a lui e gli cinse la vita con le braccia, posando una guancia contro la sua. Con sorpresa, l’elfo sospirò, come a trattenere le lacrime, e si strinse a lui.

 

<Perché?> ripeté Aragorn, ma questa volta l’elfo si allontanò da lui, si alzò dal letto e si mise il proprio mantello, avvicinandosi velocemente alla porta.

 

<Aspetta!>esclamò Aragorn alzandosi dal letto e raggiungendolo.

 

L’elfo si fermò e sospirò, cercando di mantenere calma nella tempesta che gli si stava scatenando nell’anima. Si voltò ad osservare l’uomo ,afferrando contemporaneamente i lembi del cappuccio per tirarselo sul capo.

 

<Aspetta…>sussurrò Aragorn con dolcezza e posando le sue mani vicino a quelle dell’elfo. Lo fissò per parecchi secondi per poi mormorare:

 

<Posso avere la speranza di incontrarti di nuovo?>

 

L’elfo sorrise lievemente e posando una mano su una guancia dell’uomo rispose:

 

<Non credo che le nostre strade si incroceranno più…e poi…che…che senso avrebbe?>disse queste ultime parole più volte a convincere se stesso che a dare una spiegazione all’uomo.

 

Aragorn abbassò lo sguardo ,annuendo. Rimasero in silenzio per alcuni istanti, poi l’elfo tolse la mano dal volto dell’uomo e mormorò:

 

<Devo andare ora…>

 

<Si, certo…>rispose Aragorn sollevando il cappuccio e adagiandolo teneramente sul capo dell’elfo.

 

<Allora, addio…>mormorò lasciando scivolare la mani lungo i fianchi e osservando quegli splendidi zaffiri che da un momento all’altro sarebbero svaniti per sempre.

 

<Dimmi almeno il tuo nome!>esclamò quando vide che l’elfo stava per voltarsi.

 

L’elfo alzò di nuovo il volto verso di lui e mormorò :

 

<Tu però non mi hai rivelato il tuo…>

 

Il ramingo sorrise mestamente e disse:

 

<Aragorn, figlio di Arathorn…>

 

L’elfo rimase in silenzio per un pò, poi si avvicinò ad Aragorn e prima di posare un lieve bacio sulle sue labbra sussurrò:

 

< Legolas Verde Foglia…>

 

Poi si voltò e uscì velocemente dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé, sparendo come la rugiada al sole.

 

Aragorn rimase immobile incapace di respirare, avvertendo un formicolio sulle labbra. Le inumidì e sentì il sapore dell’elfo, di Legolas , su di esse. Si avvicinò al letto e si lasciò cadere su di esso, stupendosi di come il profumo di Legolas ne avesse imperniato le lenzuola…

 

Sembrava essere ancora lì, accanto a lui…

 

Aragorn si alzò dal letto per rivestirsi. Era giunta anche per lui l’ora di andare…

 

Si avvicinò alla finestra e quando guardò in strada, riuscì solo a scorgere una figura avviluppata in un mantello verde in groppa a un destriero bianco inoltrarsi nella foresta.

 

<Namarie, Legolas…>

 

 

Legolas spronò il cavallo a correre, correre, più veloce che poteva…voleva lasciarsi tutto alle spalle, senza farsi stupide illusioni, dopotutto era stata solo una notte con un uomo qualsiasi, un volto che ben presto si sarebbe confuso tra i tanti ricordi…

 

Ma allora perché quelle stramaledette lacrime gli colmavano gli occhi? Preso da un istante di confusione, tirò le redini e fece fermare il cavallo che nitrì, contrariato da quella brusca interruzione, e lo spronò a ritornare verso la locanda…

 

Era pazzo, pazzo, pazzo…che voleva fare? Non lo sapeva neanche lui…

 

Arrivò quasi immediatamente di fronte alla locanda, con un salto scese da cavallo e spalancò la porta ,entrando e cercando con lo sguardo quegli occhi grigi, quel viso, quel mantello nero, non accorgendosi che alcuni cavalieri appena giunti alla locanda lo guardavano stupefatti, poiché nella corsa il cappuccio gli era scivolato via rivelando i lunghi capelli e le guance accaldate. Ansimando si guardò ancora intorno, con un’espressione disperata.

 

<Signore, avete dimenticato qualcosa?>

 

Legolas trasalì alla voce del padrone della locanda, che lo guardava con aria interrogativa, da dietro il bancone.

 

<L’uomo…l’uomo che era seduto al tavolo con me ieri sera, dov’è?>chiese con il cuore in gola, dirigendosi senza aspettare risposta verso la scala che portava al piano superiore, ma l’oste rispose confuso:

 

<E’ andato via pochi istanti fa, dopo di voi voi, signore…>

 

Legolas si lascio sfuggire un gemito di sconforto, scusandosi con l’oste del disturbo, sorbendosi gli inviti a tornare quando voleva da parte di questi e fulminando con lo sguardo le occhiate lascive che quei cavalieri gli stavano lanciando da quando era arrivato.

 

Uscendo dalla locanda si strinse nel mantello, si avvicinò al suo cavallo e gli accarezzò il collo, sussurrando:

 

<Mi dispiace, ti ho fatto correre per nulla, Gwirleth…che stupido sono stato a pensare che…>ma i suoi pensieri si dispersero con una gelida folata di vento.

 

Legolas scrollo le spalle, si tirò su il cappuccio e salì in groppa al destriero, dirigendosi di nuovo verso Rivendell.

 

<Però…sarebbe stato bello…sarebbe stato qualcuno da amare…>mormorò Legolas sorridendo lievemente<…ma evidentemente non era volontà dei Valar…>

E un sole pallido illuminò gli occhi lucidi del principe di Boscoatro.

 

 

***

 

 

…Tre giorni dopo Legolas, principe del Reame Boscoso, ed Aragorn ,erede di Isildur, si incontrarono nuovamente a Rivendell e, insieme a quattro Hobbit, un mago, un nano ed un uomo, formarono la leggendaria “Compagnia dell’anello”…

 

Molti ricordano questi eroi per aver salvato la Terra di Mezzo, ma cio che è rimasto impresso nelle storie più belle, nelle fiabe preferite e nei racconti più emozionanti, non sono le battaglie con gli orchi o i combattimenti a Pelènnor, ma l’amore che unì un elfo e un uomo, un principe e un re, che si conobbero così, per puro caso, durante una notte buia e fredda…

 

Con il passare degli anni, di questo loro amore non è rimasto che un ricordo sbiadito, ma non scomparirà mai , non finchè ci sarà qualcuno che lo racconterà…

 

Come l’hanno raccontato a me, io l’ho raccontato a voi, nella speranza che qualcuno lo faccio conoscere a qualcun altro…

 

E il Bosco d’oro, come quando narrai la prima volta di questo amore, si zittisce di nuovo per ascoltarla…

 

E io di nuovo, lo narrerò a chi vorrà ascoltare…

 

“La pioggia cadeva fittamente…”

 

 

FINE

 

Et voile! (si scrive così?! Premetto ke io non so il francese…è già tanto se conosco l’italiano e qualcosa in inglese ^^’’)

Mi scuso con i tantissimi errori di punteggiatura e di periodo, ma ultimamente ho un’accozzaglia di interrogazioni e mi sto impazzendo!

Dunque…un'altra fic si è conclusa, su su, non piangete, ne ho tante altre in programma! (Ora sì ke piangiamo…ND Tutti -_-)

Dovete sapere che per molto tempo questa fic la chiamavo ‘ Fic Bacardi- mode’ per il semplice motivo ke mi era venuta in mente vedendo la pubblicità del Bacardi dove c’è un ragazzo ke incontra una ragazza che sarà il capo reparto nel suo ufficio, ma ke si erano già visti in altri frangenti ‘particolari’…

Sconvolgente…mi tocca stare attenta a dove prendo ispirazione…alla prox, raga!

 

Estel *