.|. Mai Piu'  .|.

Capitolo Undici

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L’ora di pranzo si stava avvicinando e, come ogni mattina, il principe di Bosco Atro stava passeggiando sotto al porticato che dava sui giardini, godendosi i deboli raggi del sole che filtravano fino a lui. Aveva riposato profondamente quella notte, come se, finalmente, il suo spirito avesse trovato la pace dopo quell’estenuante ricerca. Non aveva ancora avuto la risposta che bramava dalle labbra di Aragorn, ma c’era stato qualcosa di diverso tra loro, la sera prima, che l’aveva fatto sentire sereno e sollevato. Presto…presto sarebbe arrivato il momento che stava aspettando.

Ma purtroppo, come un fulmine a ciel sereno, alcune voci interruppero quel momento di tranquillità, facendolo ripiombare nel baratro del dubbio e del timore…

 

“L’ha detto il Re?”

“No, non l’ha detto il Re! Ma vi dico che è così! Ho sentito come si parlavano…ed erano parole di amanti!”

“Forse stare troppo tra i libri ti ha fatto ammattire!”

“Credete ciò che volete…ma vi dico che è così!”

“E dunque dici che il principe degli Elfi di Bosco Atro è diventato l’amante del nostro sovrano?”

“Forse Re Elassar si è stancato delle dame di corte e ha deciso di…cercare qualcuno di diverso…”

“Già…e chi meglio di un Elfo che non ha rivali in fascino e avvenenza…bella scelta davvero!”

“Bella ma avventata aggiungerei…rimane sempre un uomo in fondo…poteva rifletterci sopra prima di farlo entrare nel proprio letto…è sempre il sovrano del nostro popolo e come tale…”

“Andiamo! Non prendetela così seriamente! Si sta solo divertendo! E finché lui si diverte…noi ci possiamo rilassare senza temere punizioni per nulla come tempo fa…io dico che fino a quando quell’Elfo continua a scaldare il suo letto, non abbiamo di che preoccuparci!”

“Ed io ti do ragione! Se sta bene a Re Elassar…ben venga…e quando si sarà stancato dell’Elfo arriverà qualcun altro come sempre a prendere quel posto nelle sue stanze…di che ci preoccupiamo quindi?”

“Già!”

“Infatti!”

 

Silenzio. Quegli uomini continuavano a discutere e ridacchiare tra loro, oltre l’angolo che portava nel cortile, ma Legolas non li sentiva più. Le loro parole erano coperte dal battito rapido del cuore che gli martellava nella testa, ma più tentava di ripetersi che erano tutte menzogne, più quelle risate gli penetravano nella mente. Così, senza indugiare oltre, rialzò il volto che aveva abbassato poco prima in preda all’angoscia, e si incamminò da dove era venuto.

 

                                                                     ~

 

“Bene, io credo non ci sia altro da aggiungere su questo punto!” disse Aragorn annuendo ai Consiglieri in piedi davanti a lui. Si passò una mano sul viso e si sistemò la corona sul capo, cercando di nascondere un sospiro annoiato, prima di posarla di nuovo sul bracciolo del trono di pietra “Direi che possiamo proseguire con…”

 

 “Boe anim le peded! (Devo parlarti!)”

 

“Legolas!” esclamò stupito il Re di Gondor quando vide l’elfo entrare rapidamente nella Sala del Trono senza farsi annunciare “Stiamo terminando una riunione, potresti attendere che…”

Si, Aragorn! (Ora Aragorn!)” lo interruppe subito il principe di Bosco Atro fermandosi solo quando pochi passi lo dividevano dall’uomo che, nel frattempo, si era alzato in piedi sotto lo sguardo perplesso dei Consiglieri Reali. “Si boe anim le peded! (Devo parlarti ora!)”

Aragorn aprì la bocca per ribattere ma il tono che Legolas aveva usato e la sua espressione risoluta sul viso, non lasciavano spazio ad altro, così fece un cenno ai tre uomini che, inchinandosi, lasciarono la stanza con dei lamenti di disapprovazione.

Man le presta Legolas? (Cosa ti turba Legolas?)”  mormorò allora il sovrano, facendo un passo verso di lui “Man le presta, mellon nîn?(Cosa ti turba, amico mio?)” 

Mellon…(Amico)” ripeté l’elfo abbassando lo sguardo per un istante con un sospiro quasi rassegnato “…ad…im sen al le? (…ancora…sono questo per te?)”

“Come…?” sussurrò Aragorn aggrottando le sopracciglia. Non comprendeva il suo tono e quel mezzo sorriso amaro che si era formato sulle sue labbra, così tentò di posare una mano sulla sua spalla, ma il principe di Bosco Atro fece un passo indietro…e solo allora fissò lo sguardo negli occhi dell’uomo, scandendo una per una quelle parole…

“Dimmi cosa provi per me!”

All’inizio un sussurro che però divenne un ordine, quando Aragorn abbassò la testa, sospirando…

“Dimmi cosa provi per me!”

“Legolas…” bisbigliò Re Elassar quasi con timore, mentre il cuore gli batteva all’impazzata nel petto, cancellando tutte le frasi che si era preparato in attesa di quel momento e costringendolo ad un silenzio imbarazzante, nel quale però risuonò ancora una volta la voce dell’elfo biondo…

“Dimmi cosa provi per me!”

Un grido questa volta, che echeggiò nell’immensa stanza che li circondava.

“Ora! Sono stanco di menzogne Aragorn!” continuò, avvicinandosi però al compagno che non riusciva a trovare la forza nemmeno per spostarsi “I tuoi occhi mi dicono menzogne! Le tue labbra mi dicono menzogne! Ora voglio la verità!” vide che Aragorn aveva aperto la bocca ma ancora nessuna risposta, così chiuse i pugni sul suo petto…afferrò con forza il suo abito, scuotendolo fino a quando l’uomo rialzò sbigottito lo sguardo su di lui “So cosa pensano di me i tuoi uomini! Credono che io sia un giocattolo con cui ti diverti a passare le notti! È così? È questa la verità? Dimmelo allora!”

“Che cosa…? No…non…” tentò finalmente di ribattere Re Elassar, ma non ci riuscì.

“Sono questo per te? Un passatempo? Un passatempo per scaldare il tuo letto nell’attesa di…trovare qualcun altro?”

Legolas si fermò. Quelle parole gli facevano troppo male ma non c’era altro modo per conoscere ciò che voleva…

“Dimmelo!” gridò di nuovo continuando a scuotere il corpo del compagno “Cerca quel poco di coraggio che ancora ti è rimasto e dimmelo! Guardami negli occhi e dimmi che mi stai usando solo per non restare solo nelle tue stanze!”

“Non posso…” gemette debolmente Aragorn chiudendo gli occhi, mentre con le mani stringeva i polsi dell’elfo per tentare di far cessare quella presa su di sé. Non ci riusciva…non poteva dirgli quelle cose perché non erano la verità, ma al tempo stesso qualcosa gli impediva di parlare e rivelargli finalmente quello che provava. Si sentiva stretto in una morsa che gli impediva di respirare, oppresso sotto un peso dal quale non riusciva a liberarsi…ed istintivamente, come se fosse l’unico modo per migliorare quella situazione, allontanò sgarbatamente le mani del compagno da sé, spingendolo all’indietro con un sibilo a denti stretti…

“Lasciami andare!”

Legolas barcollò leggermente ma non si diede per vinto, e fece di nuovo un passo avanti con lo sguardo fisso sul viso dell’uomo…

“Parla avanti! Dimmi cosa sono per te! Dimmi cosa sono diventato!”

“Non ci riesco! Basta!” lo interruppe di scatto Aragorn, alzando la voce come se si sentisse offeso da quelle parole…come se fosse Legolas a sbagliare in quel momento, ma sapeva fin troppo bene che non era così, e provava vergogna per se stesso…per non essere in grado di dire quello che gli bruciava nel petto “Non riesco a farlo! Non…”

Un calore improvviso sulla guancia e per qualche istante la visione gli si offuscò…ma udì chiaramente quelle parole piene di risentimento e delusione…

“Sei un vigliacco!” ripeté di nuovo il principe di Bosco Atro dopo aver colpito violentemente il volto dell’uomo con il dorso della mano “Non sei l’Aragorn che conoscevo! Hai messo da parte il ramingo per diventare questo? Ma cosa sei ora? Non hai nemmeno la forza per parlarmi! Per dirmi la verità!” continuando a parlare, iniziò a spingere con violenza Re Elassar all’indietro, fino a raggiungere il muro di pietra, nonostante gli sforzi fatti dall’uomo per impedirglielo “Dimmelo! Dimmi che sono solo un divertimento! Dimmi che ho solo preso il posto delle tue cortigiane!” con forza ricominciò a scuoterlo contro la parete, ignorando i lamenti che lasciavano le sue labbra “E ho svolto bene il mio compito, mio signore? Ho appagato i tuoi desideri? Era questo che volevi, non è vero? Era solo questo! Dimmi che non provi niente allora! Dillo!”

Aragorn non riuscì più a sostenere il suo sguardo accusatore, e abbassò le palpebre, rinunciando anche a liberarsi dalla sua stretta. Ad ogni spinta finiva con la schiena al muro ma non era il dolore fisico a preoccuparlo, ma quel nodo alla gola che gli impediva ogni reazione…tranne le lacrime che si accumulavano nei suoi occhi.

E quando una di queste lacrime si liberò, scivolando sulla sua guancia, la voce decisa e forte di Legolas tremò, facendo sembrare l’ennesimo ordine ripetuto, una debole richiesta sconsolata…

“Dimmi cosa provi per me!”

“Ti amo…” nient’altro che un soffio lasciò allora le labbra di Re Elassar…un soffio confuso tra i respiri profondi…un soffio che l’elfo, nella foga di quella lotta che aveva iniziato, non riuscì a cogliere…

“Dimmi cosa provi per me!” gridò di nuovo con disperazione, spingendo rabbiosamente l’uomo contro la parete di fredda pietra “Dimmelo!” ancora “Dimmelo!” e con ancora più forza “Dimmi cosa provi per me!”

“Io ti amo!”

E questa volta fu un grido…un grido che rimbombò tra le alte mura della stanza.

“Ti amo!” ripeté con un misto di rabbia e soddisfazione Re Elassar, spingendo all’improvviso il compagno lontano da sé “Ti amo! Ti amo! Ti…” ma non poté continuare.

Dopo un momento di sorpresa, Legolas lo premette di nuovo al muro, circondandogli però il collo con le braccia…prima di posare le labbra su quelle aride dell’uomo. E Aragorn rispose a quel bacio con ardore, bevendo da quella bocca come se quelle due semplici parole lo avessero privato di ogni sostentamento.

“Dimmelo ancora…” gli bisbigliò l’elfo sorridendo mentre con le mani gli accarezzava i capelli scuri, sfiorando di tanto in tanto, con le dita, la corona argentata di Gondor.

Aragorn non riuscì a trattenere una debole risata…

“Ti amo…e non ci crederai ma…è bello sentirmi pronunciare queste parole…non avrei mai creduto di riuscire a farlo…ancora…”   

“Credi sia amore dunque?” gli chiese Legolas, appoggiando la fronte alla sua dolcemente “Quello che provi per me…credi sia amore?”

“È amore, Legolas…” rispose subito il Re di Gondor stringendo, il compagno a sé “…non potrei esserne più sicuro…e non so come ringraziarti per avermelo fatto provare…”

“Io invece…credo di conoscere un modo per…” ribatté l’elfo biondo, abbassando però lo sguardo quasi con imbarazzo quando notò l’espressione sorpresa e divertita dell’uomo davanti a sé “…ringraziarmi…anche se comprendo che questo non è il momento opportuno, considerando il fatto che hai ancora delle riunioni con…”

“Quali riunioni?” lo interruppe all’istante Aragorn sorridendo, prima di stringere la mano del compagno nella sua e incamminarsi verso l’uscita che portava alle sue stanze.

 

“Credevamo di aver risolto i nostri problemi…” mormorò uno dei Consiglieri, allontanandosi lentamente dall’entrata secondaria che dava nel Salone dei Re.

“…ed invece i problemi sono appena iniziati.” proseguì un altro, seguendolo a breve distanza “Cosa credi sia giusto fare?”

“Ciò che dobbiamo…cioè che è giusto per il popolo che rappresentiamo…ciò che è giusto per Gondor!”

L’uomo sospirò, scuotendo debolmente la testa.

“Non abbiamo altra scelta…se non quella di concederne una a lui, quando verrà il momento…”

 

                                                                     ~

 

E quella notte, il principe di Bosco Atro restò nelle stanze del Re di Gondor. Passò ogni singolo istante con lui, guardando nei suoi occhi quell’amore che ormai non era più velato dalla paura o dal dolore, ma limpido e certo come quello che ardeva nel suo cuore. Non un solo dubbio occupò i suoi pensieri, ma anche se fosse successo, il volto sereno di Aragorn sarebbe rimasto davanti a lui per ricordargli che non aveva niente da temere.

Aveva fatto la scelta giusta. Aveva donato il proprio cuore e tutto se stesso a qualcuno che lo amava e che gli sarebbe restato accanto per tutto il tempo che sarebbe stato concesso loro.

Aragorn era un Uomo, e se ciò significava scegliere una vita Mortale…l’avrebbe fatto…senza più paure o dubbi…senza rimorsi. Voleva l’amore…e amore aveva trovato.

In silenzio, per paura di destare il compagno addormentato, scivolò fuori dalle coperte e andò davanti alla grande finestra che dava sul balcone, aprendola con un gesto estremamente lento.

La luce delle stelle lo inondò, facendo risplendere la sue pelle candida e lunare come se lui stesso facesse parte del firmamento…e lì, circondato dalla quiete della notte, chiuse gli occhi e pronunciò quella preghiera…quelle antiche parole nella lingua che da tempo non veniva più pronunciata in nessun luogo della Terra di Mezzo…parole che i Potenti avrebbero sentito…

 

Elenillor pella utúvienyes. Auta i lóme, utúlie ‘n aure.

Sinome maruvan, métim’ auresse, tenn’ Ambarmetta.

(Al di là delle Stelle io l’ho trovato. La notte sta terminando, quel giorno è arrivato.

Qui io dimorerò, nell’ultima alba, fino alla fine del Mondo.)”

 

Un debole sussurro che si perse nel silenzio…ma risuonò nel cielo, echeggiando fin nelle più lontane e remote rive. E da quei luoghi eterni giunse la risposta che l’elfo attendeva. All’improvviso ma con un’incredibile lentezza, i suoi occhi blu come il mare si spalancarono…e dalle sue labbra socchiuse, uscì un profondo sospiro che si spense dopo un momento infinito.

Chinò la testa in avanti, e la sua schiena si curvò, come sotto al peso di qualcosa mai provato prima. E tale era quel peso, da costringerlo ad appoggiarsi, con una mano, alla parete accanto a lui…e quella mano si chiuse con forza, quasi stesse cercando di trattenere dentro di sé quello che, inevitabilmente, lo stava lasciando.

Ma infine tutto cessò. E Legolas rialzò il capo, tornando a fissare le stelle che lo osservavano dall’alto, mute di fronte a quello che era avvenuto. Non lo stavano giudicando, no. Non lo stavano rimproverando. Ma nemmeno stavano approvando la sua scelta. Silenziose e severe, si specchiavano nei suoi occhi, ricordandogli ciò che aveva chiesto, ciò che aveva ottenuto, e ciò che, fatalmente, avrebbe dovuto sopportare.

Lentamente voltò la testa e guardò l’Uomo…il suo compagno…che ancora giaceva profondamente addormentato. Un sorriso comparve sulle sue labbra…un sorriso dolce e sicuro…

Aranya tye-meláne (Mio Re, ti amo)” mormorò, come se non gli servisse altro che quella sicurezza per andare avanti…per portare a termine quella scelta.

Loro l’avevano ascoltato…Loro lo stavano ancora ascoltando…Loro stavano aspettando solo quelle parole…quelle semplici parole per accettare quel Dono e tutto ciò che ne derivava…e con un profondo sospiro e lo sguardo fisso tre le stelle, Legolas le pronunciò…

Valar valuvar! (La volontà dei Valar sarà fatta!)”

 

Aragorn si destò di colpo, spalancando gli occhi, con il respiro rapido e irregolare. Si guardò attorno e riconobbe, nonostante l’oscurità, la propria stanza…era tutto calmo, la finestra era chiusa e…Legolas era disteso accanto a lui, sotto le coperte…un braccio piegato sopra la testa e l’altro lungo il fianco, gli occhi chiusi e il respiro lento nel sonno.

Sorrise, asciugandosi la fronte sudata. Era stato solo un brutto sogno…nessuno era entrato in quella stanza e gli aveva portato via il suo compagno…nessuno l’aveva privato del suo amore.

Con le dita sfiorò gentilmente la guancia dell’elfo e si rese conto che, da quella notte, non sarebbe mai più restato solo in quel letto…mai più. E sentì un irrefrenabile impulso di stringere Legolas a sé per sentirlo…caldo e forte contro il proprio corpo.

Senza indugiare, fece scivolare una mano sotto la schiena dell’elfo mentre con l’altro braccio gli cinse la vita, rialzandolo dal materasso e tirandolo verso di sé.

“Mmm…Aragorn…” mugugnò il principe di Bosco Atro muovendosi leggermente nel sonno, come se, inconsapevolmente, si fosse accorto di quello spostamento improvviso.

“Shh…shh…dormi…” gli bisbigliò subito l’uomo, stringendolo comunque a sé…e appena Legolas si tranquillizzò di nuovo tra le sue braccia, gli baciò la fronte, chiuse gli occhi e, prima di addormentarsi, mormorò…

“Ho desiderato così tanto svegliarmi nella notte e trovarti al mio fianco…nel mio stesso letto…e poterti stringere così…toccarti e baciarti…ed ora che sei qui con me…non credo che riuscirò mai ad averne abbastanza…ti amo troppo…troppo…”

 

                                                                     ~

 

Quando il sole sorse, i due compagni scesero nel salone e fecero colazione, sotto allo sguardo incuriosito delle cuoche e dei servitori che non avevano mai visto quei sorrisi risplendere sui loro volti. E quando terminò, Re Elassar si rialzò dalla sedia…dolcemente accarezzò i capelli di Legolas che lo guardava dal basso, e posò le labbra sulle sue per un veloce bacio, prima di uscire dalla stanza e andare a svolgere i compiti che lo attendevano.

Il principe di Bosco Atro chinò la testa sorridendo, senza accorgersi dei mormorii stupiti che provenivano dalle cucine, ed a sua volta lasciò il salone per dirigersi nei corridoi…e fu quando oltrepassò un angolo, che vide a qualche passo da lui, la persona che, per qualche ragione, aveva paura di incontrare.

Meldir si voltò lentamente, come se il suo istinto l’avesse messo improvvisamente in guardia da qualcosa e vide Legolas immobile, lo sguardo fisso su di lui. Lo guardò negli occhi, come se la distanza che li divideva fosse nulla, e inclinò la testa di lato con un sospiro disperato…non appena si accorse di ciò che era avvenuto.

Le pergamene che teneva, gli caddero una dopo l’altra, dalle mani, finendo sul pavimento di pietra e rapidamente si diresse verso di lui, correndo…come se avesse ancora poco tempo a disposizione. I passi risuonarono nel silenzio come l’impatto dei loro corpi, quando finalmente riuscì a raggiungere l’amico e lo prese tra le braccia, stringendolo a sé in un gesto protettivo.

Legolas lasciò ricadere la testa all’indietro, aggrappandosi alle spalle dell’altro elfo per sostenersi, e i lunghi capelli si mossero nell’aria, come se fossero stati sospinti dal vento. E solo quando rialzò il capo, si accorse dei sospiri profondi di Meldir che tentava di trattenere le lacrime, nascondendo il volto contro il suo collo.

“No…Meldir…” gli sussurrò, mentre con una mano gli accarezzava i capelli scuri.

“Il dono di vita degli Eldar ti ha lasciato!” gemette l’elfo di Granburrone, cercando di stringere con ancora più forza il corpo dell’amico “Oh mio principe, perché? Perché donare ogni speranza agli Uomini e rinunciare a ciò che ti apparteneva? Non doveva essere questo il tuo destino! Come hanno potuto permettere questo! La Morte ora risplende nei tuoi occhi, al posto dell’Immortalità!”

“È stata una mia scelta…” rispose debolmente Legolas con un sorriso sulle labbra “…sii felice per me, perché finalmente ho trovato la mia strada!”

Meldir rialzò lentamente la testa, lasciandosi sfuggire un lamento quando, ancora una volta, incrociò lo sguardo dell’amico…

“Come posso vedere quel Dono nei tuoi occhi e non rattristarmi per ciò che hai perduto? Eri il nostro principe…dovevi esserlo per l’eternità…” alzò una mano e, quasi con timore, sfiorò la guancia dell’altro elfo “…come possono averlo accettato? Il tuo spirito è Mortale ma…il tuo corpo non avvizzirà nel tempo, nel perenne ricordo di ciò che hai abbandonato per amore! I giorni passeranno e sentirai il peso degli anni sulle tue spalle ma il tuo viso non invecchierà di un giorno…quale atroce compromesso è mai questo!”

“Questo è il volere dei Potenti…ed io l’ho accolto…” ribatté Legolas continuando a sorridere dolcemente ma Meldir scosse la testa all’improvviso, spalancando gli occhi…

“Aragorn non ne è a conoscenza! Non lo saprà mai! Non glielo dirai!”

Ma a quelle parole, il principe di Bosco Atro non rispose, si limitò a guardare per un lungo momento l’amico, prima di continuare per la sua strada sotto lo sguardo disperato dell’unica creatura immortale rimasta a Gondor.