.|. Mai Piu' .|.
Capitolo Tre ~
“E fate molte feste qui?”
La voce di Legolas risuonò
allegramente nella calda giornata di sole che, nonostante il temporale
notturno, era iniziata, e l’elfo al suo fianco non poté fare a meno che
sorridere, continuando a passeggiare nei grandi giardini del palazzo.
“Molte è dir
poco…credimi…” rispose Meldir “…Re Elassar è convinto che con questi
festeggiamenti il popolo riesca per qualche ora a dimenticare i propri
problemi ma, sfortunatamente, pochi di questi eventi sono aperti a tutti.
Per lo più si svolgono nel Salone centrale e nelle camere adiacenti, ma
solo chi vive nel palazzo o nei dintorni può partecipare, ad eccezione
ovviamente degli invitati.”
“Questo è un peccato…”
mormorò l’elfo di Bosco Atro sospirando “…dovrebbe permettere a tutti di
passare del tempo con musica e danze per…” si fermò di colpo quando sentì
la debole risata del compagno e rallentò il passo, fissandolo incuriosito
“…ho forse detto qualcosa di…”
“No, Legolas…ma ancora non
hai partecipato ad una delle feste a corte…solitamente la festa si riduce
alla semplice scusa per intrattenersi con donne e vino fino al sorgere del
sole…non è la voglia di stare insieme con gli altri e di discutere che le
contraddistingue…”
“Oh…” bisbigliò stupito
Legolas sedendosi sulla panchina di marmo che avevano appena raggiunto,
con lo sguardo basso “…ad Aragorn piacevano i festeggiamenti di
Granburrone e…” sorrise debolmente quando gli tornarono alla mente quei
tempi passati “…ricordo che passavamo gran parte della serata a parlare e
solo Arwen riusciva a costringerlo a danzare…”
“Quell’Aragorn purtroppo è
cambiato…” ribatté Meldir con un sospiro, sedendosi accanto a lui “…il più
delle volte resta qualche ora per bere, poi svanisce nelle sue stanze”
“Perché nessuno gli parla
o resta con lui allora? Forse se qualcuno…”
“È Re Elassar a tenere le
distanze da tutti, Legolas…non è facile avere un rapporto di amicizia con
lui e credo sia perché lui stesso non lo desidera…credo abbia paura di
affezionarsi di nuovo a qualcuno e poi perderlo come è già accaduto.”
“Ma non può passare il
resto della vita da solo!” esclamò il principe di Bosco Atro alzando
leggermente la voce “Non può volere questo! Non può desiderare la
solitudine!”
“No, non può…” ribatté con
un sorriso Meldir “…per questo sei qui. Sei l’unico che riesce ad
avvicinarsi a lui. Sei l’unico che Aragorn ascolta…cerca di comprendere le
sue paure e cerca di aiutarlo, te ne prego!”
“E se non me lo
permetterà?” chiese Legolas guardandolo intensamente negli occhi “Cosa
accadrà allora? Se non riuscirò ad aiutarlo come tu mi chiedi, cosa
avverrà?”
Meldir trattenne il
respiro per un lungo momento, prima di pronunciare rapidamente quelle
parole…
“I Consiglieri hanno il
potere di organizzare un matrimonio, anche non deciso dal sovrano se esso
non viene ritenuto in grado di governare momentaneamente da solo, per
garantire la stabilità del regno anche negli anni a venire, e se Aragorn
non accettasse…verrebbe privato della corona, e tutto tornerebbe come
prima del suo arrivo.”
“Cosa…?”
“Non è troppo tardi!”
proseguì l’elfo di Granburrone quando percepì la preoccupazione nella voce
del compagno “Sono convinto che Aragorn possa ancora tornare come un
tempo…sono convinto che sia ancora in grado di amare, ma il suo cuore è
troppo avvolto nel dolore per accorgersene!” alzò una mano e con il dorso
accarezzò la guancia dell’amico “Aiutalo Legolas! Ma non rivelargli per
nessuna ragione quello che ti ho detto!”
Legolas restò a lungo
immobile, con lo sguardo perso tra gli alberi che lo circondavano e che
riuscivano a dargli un po’ di quella pace interiore che cercava, fino a
quando, con un profondo respiro, si rialzò…
“Vorrei andare da lui se
non ti dispiace…”
Meldir gli sorrise
annuendo.
“Credo sia nelle sue
stanze ora…va da lui e cerca di comprendere il suo dolore…” si fermò un
istante prima di mormorare “…e questa sera, non bere per nessuna ragione
il vino che verrà servito alla festa…”
“Non sarà avvelenato
spero!” ribatté divertito Legolas, facendo qualche passo all’indietro, ma
prima di allontanarsi sussurrò…
“Ti ringrazio per quello
che è accaduto ieri notte”
Meldir si limitò a
sorridere, osservando l’altro elfo che rapidamente superava la soglia del
palazzo, e il suo cuore si riempì di quella speranza che, in fondo, non
aveva mai perso.
~
“Aragorn…?” chiamò per
l’ennesima volta, ma quando non ricevette nessuna risposta, Legolas aprì
la pesante porta che dava nelle stanze del Re, entrando lentamente per poi
richiuderla dietro di sé.
Si guardò attorno
incuriosito, prima di dirigersi verso l’unica camera chiusa che notò.
Bussò di nuovo ma ancora nessuna risposta, così, senza nemmeno pensare se
fosse giusto o meno, entrò timidamente, cercando di fare meno rumore
possibile…forse Aragorn stava riposando e non voleva di certo
svegliarlo…ma non era così. La stanza era vuota e il grande letto a
baldacchino perfettamente rifatto, come se nessuno si fosse coricato da
giorni…solo vicino alla scrivania c’erano dei segni visibili della
presenza di qualcuno. Fogli bianchi erano sparsi ovunque, alcuni anche sul
tappeto che ricopriva il pavimento di pietra, mentre altri con delle
scritte, frasi o semplici parole, erano gettati malamente o accartocciati…
“Ma cosa ti succede
Aragorn…?” mormorò tra sé avvicinandosi a quel punto. Passò le dite sulle
pergamene scritte che ancora erano intatte, leggendo rapidamente alcune
righe…e un triste sorriso comparve sulle sue labbra.
“Arwen…”
Quelle frasi erano piene
di angoscia e disperazione…e di un amore che doveva essere infinito. La
sofferenza con cui aveva scritto quelle frasi era ancora percepibile e
l’elfo dovette chiudere gli occhi un istante, per riuscire a ritrovare la
calma.
Spostò quella pergamena e
ne notò un’altra. L’inchiostro sembrava più recente e il foglio era
macchiato più volte, come se, prima di iniziare a scrivere, l’autore si
fosse bloccato con la penna a mezz’aria. Ne sfiorò il profilo con l’indice
e la prese tra le mani. Lesse rapidamente le prime frasi, sorridendo
dolcemente quando collegò nuovamente quelle frasi appassionate all’amore
che Aragorn provava per la bella Stella del Vespro…ma lentamente quel
sorriso si spense, lasciando spazio ad un’espressione stupita quando,
continuando nella lettura, quella dichiarazione di passione iniziò a
prendere una piega diversa da quella che si aspettava…
La forza e l’onore di
un uomo non possono quindi far nulla,
di fronte al desiderio?
La moralità svanisce ad
ogni tuo singolo gesto.
E vorrei afferrare
quelle braccia che, troppe volte,
mi hanno stretto con
rispetto.
Vorrei lacerare quella
stoffa che ti rende ancora più irreale
e sfiorare la tua pelle
luminosa e perfetta.
Lambire con le mie
labbra ogni singola parte di te,
assaggiare il tuo
sapore e perdermi nel tuo profumo
che troppe volte mi ha
tentato, portandomi sull’orlo della follia.
Vorrei affondare le
mani tra i tuoi capelli,
per sentirli scorrere
tra le dita, morbidi e lisci,
fili di seta dorata da
accarezzare.
Vorrei prendere il tuo
corpo in ogni modo possibile,
ignorando quella
moralità a cui devo attenermi,
regole che perdono ogni
senso quando solo mi sfiori.
Vorrei stringerti e
abbandonarmi nel tuo calore,
per darti tutto ciò che
due compagni posso scambiarsi.
E sentirti gridare il
mio nome, non per avvertimento o richiamo,
ma almeno una volta,
per piacere.
Vorrei, ma non posso.
“Cosa stai facendo qui?”
Legolas trasalì quando udì
quella voce e istintivamente si voltò verso la porta, nascondendo dietro
la schiena la pergamena che teneva stretta nella mano…gli occhi spalancati
per l’imbarazzo, il respiro rapido e le guance in fiamme per quello che
aveva appena letto.
Fissò il volto di Aragorn
che, rapidamente, si stava avvicinando a lui, e non poté fare a meno di
notare l’indignazione e il disagio su di esso…tentò di aprire la bocca per
parlare, per spiegare, ma si ritrovò con la gola completamente arida,
tanto che dalle labbra socchiuse, uscì solo un debole gemito.
“Come osi entrare qui
dentro?” esclamò Re Elassar alzando la voce, mentre con gli occhi colmi di
disappunto fissava il viso sorpreso dell’elfo davanti a sé “La nostra
amicizia non ti consente di oltrepassare la soglia delle mie stanze
private!” si guardò attorno e, abbassando lo sguardo, notò la pergamena
nelle sue mani “E con che diritto leggi i miei scritti?”
Allungò un braccio e
violentemente strappò il foglio dalla mano di Legolas, dandogli solo una
rapida occhiata, prima di accartocciarlo e gettarlo in un angolo, mentre
un forte calore gli tingeva le guance di rosso.
“Come hai osato?” gli
bisbigliò, sostenendo ad ogni modo, il suo sguardo “Vattene via!”
“Mi dispiace…” mormorò il
principe di Bosco Atro debolmente, cercando di ignorare il leggero dolore
che aveva sentito sul palmo della mano quando, all’improvviso, l’uomo gli
aveva strappato via la pergamena “…io non intendevo…”
“Non mi importa! Vattene!”
ripeté quasi gridando Re Elassar, raggiungendo la scrivania e gettando
tutti i fogli a terra. Non riusciva a pensare, non riusciva a ragionare.
Era furioso. Legolas era entrato lì dentro e aveva letto ogni cosa, ogni
singolo pensiero che per errore aveva messo su carta, senza il minimo
rispetto. Non poteva accettarlo.
“Aragorn ti prego…”
sussurrò ancora l’elfo biondo, facendo un passo indietro mentre osservava
sconvolto l’atteggiamento impulsivo dell’amico “…hai ragione, ho sbagliato
ma…”
“Non esistono ma!” lo
interruppe bruscamente Aragorn, voltandosi di scatto. Senza riflettere su
quello che stava per fare, posò le mani con forza sul petto di Legolas,
spingendolo violentemente all’indietro, più e più volte, fino a quando
l’elfo iniziò ad indietreggiare di sua volontà. “Vattene via dannazione!
Ti credevo mio amico e invece sei come tutti gli altri! Non ti importa
niente di me!”
“No…ti scongiuro…aspetta…”
Il principe di Bosco Atro
tentò di ribattere, alzando una mano verso di lui, ma Re Elassar non
glielo permise e ricominciò a spingerlo all’indietro ancora con più
violenza.
“Lascia queste stanze!”
“Aragorn ascoltami!”
“No! Vattene!”
“Devi ascoltarmi! Ti
prego!”
“Non farmelo ripetere
Legolas! Va via!”
“Aragorn smetti…devi…”
“Vattene!”
“Aragorn…non…” le parole,
però, gli si spensero nella gola all’istante quando l’uomo lo colpì
brutalmente sulla guancia, prima di bisbigliare…
“Sta zitto!”
Legolas spalancò gli occhi
disorientato, come se non riuscisse a credere che Aragorn avesse fatto una
cosa simile…ma l’istinto prese subito il sopravvento e, mentre il calore
per lo schiaffo ricevuto si stava ancora sviluppando sul suo viso, piegò
un braccio, colpendo con la stessa violenza il volto dell’uomo.
Attese qualche momento,
stringendo le labbra, e vide l’amico voltare di nuovo lo sguardo verso di
lui con un’espressione confusa e infuriata, ma non gli concesse il tempo
di riprendersi…lo colpì di nuovo, con l’altra mano sull’altro lato del
viso, senza pronunciare una sola parola…ma trattenne il respiro quando
Aragorn gli afferrò subito il polso, dopo aver ricevuto lo schiaffo.
Continuando a tenere lo
sguardo fisso negli occhi dell’elfo, Re Elassar avvicinò la guancia appena
colpita alla mano che aveva catturato, e così rimase per un lungo momento,
assaporando quel calore sul viso. Sempre in silenzio, la fece scivolare
sulle labbra e, dolcemente, ne baciò il palmo…in quell’istante però, sentì
uno strano sapore metallico e, scostandola leggermente, si accorse del
taglio nella pelle candida.
Legolas restò immobile,
osservando con timore e curiosità il gesto dell’uomo. Inclinò la testa di
lato quando, con la mano, sentì la pelle bollente e ruvida a causa della
barba su di essa…ma ancora il respiro gli venne a mancare nell’istante in
cui Aragorn gli baciò il palmo. Fissò il suo viso, cercando di
comprendere, e notò il proprio sangue sulla sua guancia e sulle sue
labbra…ma la confusione lo assalì in pieno nel momento in cui Re Elassar
si lasciò cadere in ginocchio davanti a lui.
“Cos’ho fatto…?” mormorò
Aragorn con un filo di voce, posando le mani sui fianchi dell’amico e la
fronte contro il suo ventre. Chiuse gli occhi e sentì il corpo dell’elfo
tremare, oltre il morbido velluto della tunica verde oliva che indossava.
Sospirò intensamente e ripeté “Cos’ho fatto? Come ho potuto?”
Legolas chiuse a pugno la
mano ferita, portandosela contro il petto, e alzò l’altra, avvicinandola
timidamente alla testa dell’amico…
“Cosa ti succede Aragorn?”
gli chiese debolmente, sfiorando i capelli ondulati più volte, prima di
iniziare ad accarezzarlo più intensamente.
“Non riesco a continuare
così…non ce la faccio è…troppo difficile. A volte mi sembra di esplodere
per il dolore…è tremendo…io ho bisogno di lei…”
“Lei è andata…” mormorò
l’elfo dolcemente “…sai che non potrà mai tornare. Devi dimenticarla ed
iniziare di nuovo a vivere…”
“Oh ci ho provato! I Valar
mi sono testimoni…ho tentato ma è stato inutile.”
“Non deve essere solo la
tua mente…anche il tuo cuore deve lasciarla andare e devi tornare a
credere in qualcosa…”
Aragorn alzò lentamente la
testa e incrociò lo sguardo dell’elfo che continuava ad accarezzarlo
teneramente e sussurrò con un velo di disperazione…
“Ne man? (In
cosa?)”
“Erio le (Alzati)”
disse Legolas sorridendo, prima di prendere una mano dell’uomo e
costringerlo a rialzarsi. Quando finalmente incrociò di nuovo i suoi
occhi, davanti a sé, continuò “Ae ú esteliach nad…estelio ‘wend mîn…estelio
ammen (Se non credi in niente, credi nella nostra amicizia, credi in
noi)”
Re Elassar lo fissò in
silenzio un lunghissimo momento, poi, senza riuscire a trattenersi, fece
scivolare una mano tra i capelli biondi dell’elfo e si strinse a lui con
forza, nascondendo il viso contro il suo collo. Sorrise non appena sentì
le braccia dell’amico attorno a sé ma poi, quel dolce sussurro vicino
all’orecchio lo fece tremare…
“Non sei solo Aragorn…sono
qui con te…estelio anim (credi in me)”
“Legolas…” mormorò
debolmente contro il suo collo senza riuscire a impedire al proprio corpo
di reagire alla sua vicinanza…ma era sbagliato! Ancora la sua mente lo
mise in guardia, così si allontanò all’improvviso…fece un passo indietro e
si strinse nell’abito scuro che indossava, abbassando lo sguardo “…è
meglio se…credo che…” tirò un profondo respiro e guardò nuovamente il
volto del compagno “…ora devo prepararmi per la festa di questa sera…e
organizzare il resto e…”
“Sì certo!” lo interruppe
Legolas quando notò il suo imbarazzo “Hai ragione…ci vedremo più tardi!” e
sorridendogli, fece un cenno col capo, prima di lasciare la stanza e
chiudere la porta dietro di sé. Si incamminò rapidamente lungo i corridoi
per raggiungere la propria camera, e quando ci riuscì, si chiuse dentro,
sedendosi sul letto con la testa tra le mani. L’aveva sentito…aveva
sentito il corpo di Aragorn ardente contro il proprio e la sua voce colma
di desiderio…quelle parole erano vere, non le aveva interpretate
male…quelle frasi non erano per Arwen…ma per lui.
~
La calda luce del Sole
lasciò presto spazio a quella pallida, ma non meno rovente della Luna, in
quella serata in cui gli spiriti e i corpi degli ospiti invitati alla
festa, fremevano in trepidante attesa di quello che, inevitabilmente,
sarebbe successo.
Il Salone delle Feste era
ricolmo di persone, cavalieri con splendide dame al braccio che
passeggiavano in atteggiamenti molto intimi, solo per fermarsi ogni tanto
a riempire i calici di vino, mentre una debole musica riempiva l’aria.
Il principe di Bosco Atro,
da quando era sceso nel salone, si era rifugiato in un angolo ad osservare
i comportamenti dei presenti, chiedendosi più volte il motivo di quell’assurda
festa dove le parole scambiate erano poche, e i baci e le carezze molte.
Inoltre lo incuriosiva il fatto che, ogni dama che gli passava accanto, si
soffermava a fissarlo interessata ma non osava avvicinarsi a lui…cosa che
invece, ognuna di esse, faceva abitualmente con qualsiasi altro uomo
rimasto in disparte.
Stava ancora osservando un
uomo che, rapidamente, aveva bevuto due interi calici di vino, quando udì
una voce al suo fianco…
“Non ti stai divertendo
vero?”
Meldir si avvicinò a lui
sorridendo, con le mani unite dietro la schiena e i lunghi capelli castani
sciolti sulle spalle “Da quando sei sceso sei rimasto qui tutto solo…”
“Forse perché tu sei la
prima persona che osa avvicinarsi a me!” ribatté Legolas con un sorriso
amaro sul viso “Ammetto di non conoscere quasi nessuno qui…ma sembra che
tutti quanti abbiano paura di me!”
“Non di te…di Re Elassar…”
gli mormorò l’elfo di Granburrone fermandosi davanti a lui “…ha dato
ordine alle cortigiane di non importunarti, e i suoi uomini lo conoscono
troppo bene per osare avvicinarsi all’unica persona che l’ha fatto
sorridere di nuovo…”
“Ha ordinato che nessuno
mi parlasse…?” sussurrò stupito il principe biondo, abbassando lo sguardo
sul pavimento “Perché l’ha fatto?”
“Credo abbia paura che
qualcun altro attiri le tue attenzioni…ora che ha ritrovato un amico,
forse teme che chiunque possa portarglielo via…”
Legolas si lasciò sfuggire
una debole risata…
“Oh ma è assurdo!” sospirò
e alzò lo sguardo sull’amico “E tu perché sei qui? Hai disubbidito agli
ordini?”
“Io non devo sottostare ai
suoi comandi…” rispose Meldir sorridendo “…in ogni caso, non mi ha
ordinato niente, raramente mi parla quindi…credo che, in un modo o
nell’altro, gli ricordi Granburrone e di conseguenza il tempo che ha
passato in quel luogo con Arwen…è sempre stato così. Ad ogni modo, l’hai
visto questa sera? Gli hai parlato?”
“No, non ancora…credo non
sia ancora sceso.”
“Sì invece…” disse l’elfo
allungando un braccio “…è laggiù…”
Legolas guardò in quella
direzione e spalancò gli occhi perplesso quando lo vide. Aragorn era
seduto su una poltrona, circondato da tre splendide dame. Una di esse era
adagiata sulle sue gambe e gli stava sussurrando qualcosa all’orecchio,
mentre le altre, una dietro di lui e l’altra ai suoi piedi, lo
accarezzavano sensualmente ridendo.
Meldir si accorse del suo
sguardo stupito e gli bisbigliò all’orecchio…
“Non giudicarlo…come noi
cerchiamo conforto, per gli Uomini è lo stesso. E sai bene che il conforto
del corpo non allevia le pene del cuore.”
Il principe di Bosco Atro
annuì debolmente ma non poté fare a meno di ripensare a quelle frasi che
aveva letto. Possibile che Aragorn desiderasse lo stesso tipo di conforto
da lui? Bramava di possedere il suo corpo come faceva con quelle
cortigiane…era solo quello per lui allora? Un passatempo…un corpo da usare
e dimenticare? Dov’era finita l’amicizia che li legava…?
Aragorn riaprì gli occhi
quando sentì che i baci della donna si erano spostati sul suo collo, ed
allora si accorse di lui. Legolas lo stava guardando. Oltre le decine di
persone che li dividevano, quegli occhi blu erano fissi su di lui, e su
quello splendido viso c’era un’espressione stupita e al tempo stesso
dispiaciuta. Era forse pietà? Legolas stava provando pietà per il suo
stato?
Sbatté le palpebre e si
accorse che accanto al suo amico c’era Meldir…e la visione dei due elfi
insieme e così vicini gli accese qualcosa dentro…rapidamente scostò da sé
le donne, rialzandosi.
Aveva già bevuto diversi
bicchieri di vino e sapeva benissimo che la sue mente era alquanto
alterata, ma riusciva ancora a comprendere ciò che stava accadendo…così
afferrò due calici di vino e si diresse verso i due elfi.
“Vi state divertendo…?”
esclamò lanciando un’occhiata a Meldir prima di fissare intensamente il
principe di Bosco Atro “Dalle vostre espressioni non si direbbe…”
“Aragorn…” disse Legolas
sorridendo, cercando di non fargli notare il suo disagio “…no, stavamo
solo…parlando di quanto questa festa sia diversa da quelle a cui sono
stato abituato…ma con questo non…
“Vorrei restare solo col
mio amico, Meldir…se non ti dispiace…” lo interruppe bruscamente Re
Elassar, senza però guardare la persona a cui si stava rivolgendo “…ora…”
L’elfo di Granburrone
annuì, facendo qualche passo indietro, ma prima di allontanarsi lanciò
un’occhiata a Legolas, sussurrando…
“Ricorda quello che ti ho
detto questa mattina!”
“Allora…perché resti qui
tutto solo?” esclamò Aragorn senza lasciargli il tempo di ribattere
all’altro elfo “Potresti almeno mangiare qualcosa o bere un po’ di vino…”
e così dicendo alzò una mano, porgendogli uno dei calici.
Legolas ne fissò il
contenuto per un istante, scuotendo debolmente la testa…
“Oh…no grazie…preferisco
non…”
“Avanti…è solo vino…”
“Alquanto forte a quanto
vedo…” ribatté subito l’elfo, indicando gli altri uomini nel salone che
ridevano e si lasciavano cadere a terra con le donne al proprio fianco.
“Non spetta a me impedire
ai miei uomini di divertirsi quando possono! Ma questo non significa che
tu debba ridurti come loro per accendere questa serata…è solo un
bicchiere…”
“Aragorn…noi dobbiamo
parlare…” replicò all’improvviso Legolas fissando l’uomo negli occhi
“…come una volta, alle feste del mio popolo…noi due soli senza…questa
gente intorno…ti prego!”
“D’accordo…” sussurrò
l’uomo sorridendogli “…beviamo questo vino e poi ce ne andremo in un posto
più tranquillo per parlare…” e gli porse nuovamente il calice.
Le parole di Meldir
continuavano a ripetersi nella sua mente, ma il principe di Bosco Atro
sapeva che non aveva altra scelta…e in ogni caso, si fidava di lui, era
convinto che Aragorn non gli avrebbe mai fatto niente di male…così prese
il calice e lentamente bevve il vino in esso contenuto, prima di
mormorare…
“Possiamo andare allora…?”
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