.|. Mai Piu'  .|.

Capitolo Nove

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Il principe di Bosco Atro chiuse silenziosamente la porta dietro di sé ed uscì nei corridoi, percorrendoli rapidamente per raggiungere le cucine, con un sorriso sulle labbra.

Si era destato poco prima nel grande letto di Re Elassar e, voltando la testa di lato, aveva visto l’uomo che aveva amato per tutta la notte. Era disteso su un fianco, profondamente addormentato, con un’espressione completamente rilassata sul volto…e in quell’istante, per qualche ragione ancora a lui sconosciuta, si era sentito completo. E per la prima volta, non si era chiesto il motivo. Era rimasto a guardarlo in silenzio, osservando ogni singolo particolare del suo viso senza pensare a niente. Poi si era alzato, aveva indossato nuovamente i suoi abiti e aveva posato la propria corona sul comodino, prima di uscire.

Sapeva che il sole era già alto nel cielo, e probabilmente avevano entrambi perso tutta la mattina a riposare, ma non gli importava, voleva solo recuperare qualcosa per la colazione e portarla nella camera del Re di Gondor.

Ad un tratto si imbatté in alcuni consiglieri che, preoccupati, gli chiesero se avesse incontrato il Sovrano, ma l’elfo, senza smettere di sorridere, disse loro che Re Elassar si sentiva poco bene quella mattina, e desiderava riposare, aggiungendo che avrebbe svolto i suoi compiti nel pomeriggio. Gli uomini annuirono con rispetto e si allontanarono senza aggiungere una parola, ma Legolas dovette farsi forza per non mettersi a ridere divertito…era stato avventato a dire quelle cose, troppo! E sicuramente Aragorn l’avrebbe rimproverato ma…non gli importava.

Entrò nelle cucine e si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa, ma un sospiro stupito alle sue spalle lo fece voltare.

“Oh…principe!” esclamò una delle cuoche inchinandosi “Avete bisogno di qualcosa? Posso aiutarvi? Cosa…”

“Sì, vi ringrazio!” la interruppe subito Legolas chinando la testa “Cercavo quel dolce che avete servito ieri sera a cena…speravo ne fosse rimasta qualche fetta…”

“Certamente, mio signore!” ribatté all’istante la donna dirigendosi verso la credenza.

L’elfo la vide indaffarata con alcuni piatti e posate, fino a quando la donna si voltò con un vassoio sul quale erano sistemate due fette di torta e una forchetta.

“Sono rimaste queste…se sono di vostro gradimento…”

“Sono perfette…grazie!”

E prendendo il vassoio dalle sue mani, si voltò, ritornando nei corridoi per raggiungere le stanze del Sovrano di Gondor.

 

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Aragorn si stiracchiò, allungando le braccia sopra di sé, e un dolce sorriso comparve sulle sue labbra…Legolas…aveva sognato Legolas, ma non solo, no…sapeva che non era stato solo un sogno, non quella volta. Tutto si era subito fatto chiaro nella sua mente e il suo cuore aveva avuto un sussulto. Aveva amato Legolas, e non una sola volta…per tutta la notte aveva sentito il suo corpo, la sua voce, il suo calore…e quell’amore che ardeva in lui, così forte da far sparire ogni insicurezza.

Ancora con gli occhi chiusi, allungò una mano verso l’altro lato del letto…ma non sentì altro che le coperte fredde.

Si rialzò di scatto seduto, spalancando gli occhi mentre un terrore gelido si insinuava nella sua mente…non era stato un sogno…no, era vero! Era successo realmente! Ma allora perché si era svegliato ancora una volta solo nel suo letto?

Ad un tratto però, il suo sguardo spaventato cadde sul comodino, e vide la corona argentata che Legolas portava la sera prima. Ma dov’era lui? Dov’era la persona che aveva amato?

Una fitta al cuore. Forse se n’era andato…forse aveva capito di aver fatto un errore…forse aveva sbagliato lui stesso qualcosa…si era illuso ancora…forse…

 

“Ti sei svegliato…” esclamò Legolas con un certo disappunto nella voce, mentre entrava lentamente dalla porta. La richiuse con il piede, prima di appoggiare il vassoio che portava sul tavolo “…volevo farti una sorpresa!” ma quando si voltò verso il compagno, rimase un momento stupito ad osservarlo. L’uomo lo stava fissando con gli occhi lucidi e gli sembrò addirittura di vedere un velo di paura sul suo volto “Cosa succede?”

Aragorn però non rispose. Scosse debolmente la testa, non trovando altro modo per esprimere quel sollievo che aveva sentito non appena l’elfo aveva varcato la sua soglia e, sorprendendo anche se stesso per quel gesto, alzò le braccia verso di lui, in una richiesta silenziosa.

Legolas aggrottò le sopracciglia sorridendo, ma non attese un solo attimo. Si avvicinò a lui, sedendosi sul lato del letto, e allungò a sua volta le braccia, prendendo l’uomo tra di esse in un tenero abbraccio.

Il Re di Gondor si lasciò sfuggire un profondo sospiro e si strinse a lui con tutta la forza che possedeva.

“Aragorn…” mormorò dolcemente l’elfo accarezzandogli la schiena nuda “…cosa ti succede? Hai avuto un incubo?”

“Sì…tu non eri qui con me…” sussurrò in risposta l’uomo, nascondendo il viso tra i lunghi capelli biondi “…non farlo mai più! Non lasciarmi mai più così senza dirmi niente!”

“Sono solo sceso nelle cucine…volevo prendere qualcosa per la colazione…mi dispiace…”

“D’accordo…ora, non importa…” lo interruppe Aragorn allontanandosi per guardarlo negli occhi “…ora sei di nuovo qui!” lanciò un’occhiata oltre la sua spalla e sorrise “Cosa mi hai portato?”

Legolas raggiunse il vassoio e lo prese, per poi sedersi nuovamente sul letto, e posarlo attentamente sul materasso…

“Queste…” rispose, osservando la reazione del compagno “…se non sbaglio ti era piaciuta ieri sera e…”

“Mmm…ottimo!” mormorò Re Elassar “Non c’è niente di meglio che iniziare una giornata con un dolce!”

“Bene…allora mangialo ora, tra poco sarà ora di pranzo e…”

“Ora di pranzo?” esclamò all’improvviso l’uomo interrompendo le parole del compagno “Non è possibile! Io avevo…delle riunioni questa mattina e non posso averle saltate!”

“Mi sono permesso di riferire ai Consiglieri che non ti sentivi bene e che avresti provveduto questo pomeriggio a svolgere i tuoi doveri.” mormorò tutto d’un fiato il principe di Bosco Atro, abbassando però lo sguardo, temendo la reazione dell’altro “Forse non avrei dovuto ma…erano preoccupati e ti stavano attendendo…”

“Oh per i Valar!” bisbigliò tra sé Aragorn, passandosi una mano sul viso, ma poi su di esso, l’espressione preoccupata lasciò spazio ad un sorriso divertito che sfociò in una debole risata “Da quando sono salito al trono non ho mai mancato ad una delle riunioni…”

“Mi dispiace!” si affretto a ribattere Legolas scuotendo la testa “Non avrei mai dovuto…perdonami! Avevo intenzione di svegliarti al sorgere del sole ma…sembravi esausto ieri notte, così ho…”

In quell’istante Re Elassar si chinò in avanti, prendendo tra le mani il volto del compagno, prima di zittirlo con un dolce bacio a fior di labbra…

“Ti preoccupi ancora per me come facevi durante il Viaggio!” gli bisbigliò “E non sai quanto te ne sono grato…nessuno ha mai fatto qualcosa di simile per me…”

Il principe di Bosco Atro abbassò lo sguardo imbarazzato per un momento, anche se non riuscì a trattenere un sorriso, ma poi, inaspettatamente, si rialzò dal letto, avvicinandosi alla porta.

“Ora mangia! A più tardi!”

 

Aragorn rimase sorpreso ad osservarlo, mentre richiudeva la porta dietro di sé e svaniva dalla sua vista. Cos’aveva detto? Perché se n’era andato in quel modo? Perché l’aveva lasciato così? Si aspettava di dividere quel dolce con lui…e poi sfiorare le sue labbra e sentire quella dolcezza ancora una volta, e invece niente. Forse pretendeva troppo. Forse Legolas non era abituato a lasciarsi andare a quei gesti d’affetto. Eppure quello che si erano scambiati quella notte andava ben oltre un bacio, e nessuno dei due aveva avuto riserve a riguardo. Sospirò, poi, svogliatamente, prese in mano la forchetta, anche se quel dolce sembrava aver perso ogni sua attrattiva.

 

Il principe di Bosco Atro si incamminò lungo il corridoio con la testa bassa. Perché aveva agito così? Era scappato come se Aragorn gli avesse detto chissà quale cattiveria, e invece…non aveva fatto altro che dargli un bacio come ringraziamento. Eppure quella strana sensazione l’aveva invaso. Il pensiero che l’uomo lo desiderasse solo perché poteva dargli quello che non aveva mai avuto, l’aveva fatto tremare. Non voleva essere quello per lui…non voleva essere solo ‘qualcuno’ in grado di farlo sentire protetto e in pace con se stesso.

Ma quei pensieri fastidiosi svanirono appena nella sua mente si ripeterono le parole che l’uomo gli aveva sussurrato quella notte, anche se un’ombra continuava a persistere nel suo cuore…

 

“L’hai fatto!”

Quell’esclamazione nel silenzio lo fece sobbalzare e, rialzando lo sguardo, incontrò quello dell’elfo di Granburrone, fermo a pochi passi da lui.

“Cosa…?”

Meldir si avvicinò all’amico con gli occhi spalancati, lo sguardo fisso nel suo e, debolmente, scosse la testa…

“Oh Valar…l’hai fatto veramente!”

“Io non…”

“Gli hai donato te stesso!” continuò l’elfo dai capelli scuri, e Legolas abbassò di scatto la testa “Hai donato ad un Mortale la tua luce!”

“Non credo che…dopotutto, ti riguardi…” ribatté il principe di Bosco Atro cercando di superare l’amico, ma Meldir non glielo permise. Gli afferrò un braccio e lo tenne fermo al suo fianco, bisbigliandogli all’orecchio quelle parole velate da una punta di delusione.

“Lo vedo nei tuoi occhi! La fiamma immortale che ardeva in essi si è affievolita! Hai perso il tuo splendore senza fine e…”

“Perché non provi a guardare oltre allora?” mormorò irritato Legolas liberandosi dalla stretta e alzando lo sguardo su di lui “Perché non vedi anche l’amore che provo per lui? L’amore che mi spinge a restargli accanto!”

Meldir restò in silenzio. Lo guardò negli occhi intensamente, perdendosi in quelle iridi blu che bruciavano di un qualcosa che non riusciva a distinguere, ma poi sospirò…

“Perché non esiste!”

Vide sul volto dell’elfo di Bosco Atro, dipingersi un’espressione di smarrimento e confusione, ma proseguì, sicuro di ciò che aveva osservato poco prima nel profondo della sua anima.

“È questa la verità Legolas. E se provassi ad ascoltare realmente il tuo cuore, sapresti che ho ragione. Tu ami un sogno! Hai convinto te stesso che il compagno che stavi cercando è Aragorn, ed anche il tuo corpo ha ceduto ma…la paura che senti dentro…il terrore che opprime il tuo spirito non è cessato! Temi che la tua scelta sia sbagliata, temi la fine della tua esistenza immortale e soprattutto, temi che lui non provi lo stesso per te! È così non è vero? La paura annebbia l’amore che senti!” Legolas chiuse gli occhi con un sospiro, ma Meldir proseguì “Non sei sicuro di lui! Non puoi leggergli nel cuore come facciamo tra di noi e l’angoscia di scoprire che ti sta usando solo per avere qualcuno accanto dopo anni non ti da pace! Hai bisogno di sicurezze ma lui non te le sa dare! Hai bisogno di…”

“Io lo amo!” replicò lentamente Legolas alzando le palpebre per fissare l’amico negli occhi, ma le sue parole lo riempirono nuovamente di sconforto…

“Ma non ti senti amato!”

“Tu non mi conosci Meldir!” esclamò all’improvviso il principe di Bosco Atro “Non sai niente!” e velocemente se ne andò, proseguendo lungo il corridoio…anche se le parole dell’altro elfo gli bruciavano nel petto…e ardevano, tanto quanto la verità.

 

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Era appena scesa la sera, e Re Elassar stava terminando l’ultima riunione con i Consiglieri per quel giorno. Già da tempo gli argomenti seri da trattare erano stati esauriti, così erano rimasti solo quelli riguardanti i ricevimenti o gli abbellimenti del palazzo. Il sovrano ascoltava distrattamente gli uomini discutere animatamente tra loro, perché i suoi pensieri avevano iniziato a vagare altrove. Senza rendersene conto, la sua mente aveva rivolto la propria attenzione a quello che era accaduto quella notte, e i ricordi ancora così vividi di quelle carezze, di quei baci, di quel corpo perfetto che gli aveva dato piacere l’avevano totalmente rapito. Ad ogni attimo che riviveva, sentiva un brivido lungo la schiena, e quelle sensazioni divennero presto insostenibili, non appena quel calore iniziò a farlo pulsare di desiderio.

“Signori!” esclamò ad un tratto alzandosi in piedi “Per oggi abbiamo finito! Proseguiremo domani!” e con quelle parole lasciò la sala del trono, lasciando i Consiglieri a bocca aperta. Uscì nei corridoi e salì le scale per raggiungere la Biblioteca Reale. Sapeva benissimo che avrebbe trovato in quel posto colui che cercava. Spesso l’uomo che si occupava di sistemare i libri e i documenti gli aveva riferito, sotto sua richiesta, che il principe di Bosco Atro passava gran parte dei propri pomeriggi tra quegli scaffali, cercava dei libri da leggere ed usciva nei giardini, sotto al sole.

Aprì lentamente la pesante porta di legno scuro ed entrò, ritrovandosi nel silenzio più completo, ad eccezione del frusciare di alcune pagine. Si guardò attorno, cercando con lo sguardo nell’immensa stanza, ma all’improvviso udì un debole mormorio alle sue spalle e si voltò.

“Vostra Maestà!”

“Oh sei tu Elkiner…” ribatté Aragorn accennando un sorriso “…credevo di trovare tuo padre qui!”

“No mio Signore…” bisbigliò il giovane accennando un inchino “…quest’oggi è il mio turno, ricordate? Sto imparando questo lavoro per sostituirlo…”

“Sì, certamente!” disse Re Elassar abbassando a sua volta la voce come se, con le loro parole, potessero disturbare chissà quale riunione importante “E dimmi…hai visto il principe Legolas qui?”

“Certo mio signore…è al piano di sopra. Sta cercando un libro!”

Sulle labbra dell’uomo si formò un sorriso che tentò di nascondere subito…

“Grazie! Continua pure col tuo lavoro…” e non appena vide che il giovane aveva ricominciato a catalogare alcuni volumi, si incamminò lentamente lungo la scala di legno che portava al piano superiore della biblioteca.

Passeggiò silenziosamente tra gli scaffali e per qualche momento credette addirittura di essersi perso, tanto era grande quel posto, ma poi la sua attenzione venne attirata da un sospiro, così si diresse subito verso quel punto e lo vide.

Legolas era in piedi, davanti ad uno scaffale, con un libro all’apparenza pesante tra le mani e sfogliava lentamente le pagine con un’espressione interessata sul viso. Per un attimo Aragorn rimase senza fiato. L’elfo, avvolto in una leggera tunica chiara, e con i capelli biondi sciolti sulle spalle, sembrava uno spirito che aleggiava nel buio della stanza. Quel corpo sembrava quasi inconsistente, come quelle dita che sfioravano appena le pagine per voltarle. Ma quella visione gli fece ribollire il sangue nelle vene, riaccendendo quel desiderio che si era, per poco tempo, assopito.

Immaginò di spingere il compagno contro lo scaffale, privarlo di quegli abiti e amarlo con forza in quel posto, mentre i libri cadevano a terra e le sue grida di piacere risuonavano in quel silenzio forzato che, da sempre, era rimasto tale. Si morse il labbro inferiore per impedire ad un gemito di attirare la sua attenzione, ma non riuscì a fare lo stesso con il desiderio che si udì chiaramente nella sua voce, quando, avvicinandosi, mormorò…

“Come puoi riuscire a leggere senza una candela?”

Legolas rialzò la testa di scatto, lanciandogli un’occhiata sorpresa, ma poi posò di nuovo lo sguardo sul libro, ricominciando a voltare le pagine, ma questa volta velocemente, fingendo di riuscire a prestare attenzione a ciò che stava leggendo, anche se era impossibile.

“I miei occhi vedono anche con poca luce…” bisbigliò “…dovresti saperlo!”

“Già!” ribatté l’uomo fermandosi dietro di lui. Tentò di leggere qualche riga per comprendere cosa stesse studiando, ma gli fu impossibile, così posò le mani sui suoi fianchi e sentì il compagno tremare a quel contatto “I tuoi occhi sanno fare molte cose! Sono in grado di far impazzire un uomo con un solo sguardo e renderlo loro schiavo per l’eternità!”

“Non…non ho mai fatto nulla di simile…” sussurrò Legolas deglutendo, non appena sentì chiaramente contro di sé l’eccitazione dell’uomo, ma strinse le labbra quando Re Elassar continuò, sfiorandogli l’orecchio ad ogni parola…

“Oh sì invece! L’hai fatto…l’hai fatto…”

Con la mano, Aragorn gli spostò i lunghi capelli che gli coprivano il collo e, inclinando la testa, iniziò a posare baci sempre più bollenti sulla pelle appena esposta.

“Aragorn no!” bisbigliò l’elfo stringendo tra le mani il libro, con gli occhi sbarrati davanti a sé, ma il Re di Gondor sembrò non badare a quelle parole…

“È da questa mattina che ti desidero…perché te ne sei andato così?” proseguì, lambendogli il mento con la punta della lingua, prima di salire e raggiungere l’orecchio “Per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che pensare a te…a quello che mi hai dato la scorsa notte…ed io…” si fermò, respirando intensamente il profumo del compagno, mentre con le braccia lo stringeva a sé…un gesto estremamente dolce e protettivo che riuscì ad abbassare, in un istante, tutte le difese che Legolas aveva rialzato attorno a sé…

“Tu cosa…?” sussurrò l’elfo rilassandosi contro il corpo dell’uomo. Lasciò cadere la testa all’indietro sulla sua spalla e sentì contro la guancia il respiro rapido e caldo di Aragorn.

‘Dimmelo…dimmelo…’ pensò tra sé ‘…dimmi cosa provi…ti scongiuro…ne ho bisogno!’

Re Elassar rimase in silenzio per un lungo momento, assaporando il calore del compagno contro di sé. Era così bello…così giusto…stringerlo tra le braccia, baciarlo dolcemente e sussurrargli che l’amava…qualcosa che aveva sempre desiderato fare…qualcosa che…

“Legolas…” iniziò, sfiorandogli la guancia con le labbra “…io…”

Arwen…la sofferenza…il dolore atroce…la solitudine…  

E quelle parole mutarono la loro forma…

“Io ti desidero…” continuò, facendo scivolare le mani sui suoi fianchi e sul ventre “…ti voglio…adesso!”

Dalle labbra dell’elfo uscì un sospiro ricolmo di delusione, le sue palpebre si abbassarono e le sue mani, che prima stringevano il libro, persero la propria forza, lasciando ricadere a terra il pesante volume. Il rumore sordo echeggiò nel silenzio della stanza, tanto che il giovane bibliotecario al piano sotto, rialzò la testa di scatto esclamando:

“Vostra Maestà…va tutto bene?”

Aragorn spalancò gli occhi sorpreso in quell’istante, ma riuscì comunque a rispondere

“Sì Elkiner…non preoccuparti!” prima di fissare, per quanto riusciva, il volto del compagno, immobile davanti a lui, con la braccia lungo i fianchi.

“Fa attenzione!” gli sussurrò “Non vorrai attirarlo qui!” e, sorridendo, ricominciò a baciargli il collo, mentre le sue mani diventavano più insistenti su quel corpo che, all’apparenza, assecondava ogni sua carezza…ma la verità era diversa….e presto anche Re Elassar si accorse che Legolas non stava provando alcun piacere da quelle attenzioni, non una parola, non un gemito…solo il respiro rapido e continuo che sembrava quello di una creatura in trappola, senza via di fuga.

Ed allora Aragorn si spostò davanti a lui, gli posò una mano su una guancia e tentò di baciarlo, ma prima ancora di sfiorare le sue labbra, il principe di Bosco Atro voltò la testa, mentre con gli occhi spalancati osservava qualcosa di indefinito.

“Cos’hai?” gli mormorò l’uomo fissando confuso il suo viso “Cosa ti succede? Perché ti allontani?” non ottenne alcuna risposta, così proseguì, alzando la voce “Cosa ti succede? Cosa…? Credevo fosse cambiato qualcosa da ieri notte! O forse mi sbaglio? Ci siamo amati fin quasi al sorgere del sole! Ci siamo uniti ed è stato bello per entrambi! Perché ora fai così?”

“Anche io credevo fosse cambiato qualcosa ma…” bisbigliò l’elfo respirando intensamente “…a quanto sembra non è così…tu non…”

“Cosa…?” lo interruppe bruscamente l’uomo cercando di incrociare i suoi occhi “Io cosa? Cos’ho fatto di così sbagliato? Ti ho solo cercato! Ho cercato il tuo calore! Quello dell’unica persona che è riuscita a farmi dimenticare il dolore che mi opprimeva da anni! Che cosa…”

“Questo!” lo fermò all’improvviso Legolas, alzando lo sguardo su di lui “Hai fatto questo! E non era così che doveva essere! Il mio cuore si è lasciato ingannare dalle tue parole e dai tuoi gesti, credendo in qualcosa che invece ha assunto un altro aspetto…” abbassò la testa, sospirando “…o che forse ha sempre mantenuto tale aspetto, ma la speranza ha fatto in modo che confidassi nel contrario…”

“Non ti comprendo!” lo interruppe il Re di Gondor alzando le braccia per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi “Che cosa…”

“No…certo che non comprendi…” ribatté debolmente l’elfo accennando un sorriso forzato “…tu hai ottenuto ciò che volevi da tutto questo ma io…l’illusione di qualcosa di diverso mi ha spinto a farlo ma non riesco a sostenere il peso dell’inganno…ho fatto un errore.”

A quelle ultime parole, Aragorn sentì il proprio cuore fermarsi. Non poteva essere! Non poteva accadere di nuovo! E le sue labbra tremarono, nel pronunciare quella domanda…

“Ieri notte?” un sussurro che quasi si perse nel silenzio della biblioteca “Ieri notte…è stato un errore? A questo ti riferisci?”

Legolas chiuse gli occhi, respirando intensamente prima di annuire…

“La scorsa notte e…tutto quello che è accaduto prima…non doveva essere così!” rialzò le palpebre e si accorse che gli occhi dell’uomo davanti a sé erano lucidi, ma non gli permise di ribattere “Aragorn tu…desideri il mio corpo?”

“Sì! Certo che lo desidero!” rispose all’istante Re Elassar facendo un passo verso di lui, senza nemmeno riflettere sulla domanda del compagno…ma fu quando vide Legolas indietreggiare scuotendo debolmente la testa, che si accorse di quello che in realtà voleva dire. Aprì la bocca per correggersi, per rimediare a quella leggerezza, ma ormai il principe di Bosco Atro aveva raggiunto le scale e si era voltato per scenderle.

“No!” esclamò alzando una mano verso di lui “Legolas! No!”

“Non possiamo cambiare la realtà…” mormorò l’elfo scendendo lentamente gli scalini “…se è questa! È mia la colpa…avrei dovuto rendermene conto prima! Mi dispiace ma…non posso darti me stesso Aragorn...volevo donarti di nuovo la felicità, ma non a queste condizioni.”

“Aspetta!” gridò il Re di Gondor avvicinandosi alla balaustra di legno per guardare il compagno che ormai aveva raggiunto il piano inferiore, conscio che la sua voce stava ancora echeggiando nel silenzio “Tu mi hai donato la felicità! Tu sei la mia felicità! Tu mi hai fatto credere di nuovo! Tu sei…tutto quello che ho sempre sognato! Aspetta!”

“Sono solo qualcuno che ha risvegliato i tuoi sensi!” ribatté Legolas lanciandogli un’occhiata dal basso “Niente di più! E non posso accettarlo!” si fermò un momento, stringendo i pugni, prima di continuare “In uno scambio alla pari…se questo è ciò che è…ti chiedi mai cosa tu stai dando?” non attese nessuna risposta, non ne voleva “Lasciami solo…ti prego!” e in silenzio percorse l’ultima distanza che lo separava dalla porta.