.|. Mai Piu' .|.
Capitolo Nove ~
Il principe di Bosco Atro
chiuse silenziosamente la porta dietro di sé ed uscì nei corridoi,
percorrendoli rapidamente per raggiungere le cucine, con un sorriso sulle
labbra.
Si era destato poco prima
nel grande letto di Re Elassar e, voltando la testa di lato, aveva visto
l’uomo che aveva amato per tutta la notte. Era disteso su un fianco,
profondamente addormentato, con un’espressione completamente rilassata sul
volto…e in quell’istante, per qualche ragione ancora a lui sconosciuta, si
era sentito completo. E per la prima volta, non si era chiesto il motivo.
Era rimasto a guardarlo in silenzio, osservando ogni singolo particolare
del suo viso senza pensare a niente. Poi si era alzato, aveva indossato
nuovamente i suoi abiti e aveva posato la propria corona sul comodino,
prima di uscire.
Sapeva che il sole era già
alto nel cielo, e probabilmente avevano entrambi perso tutta la mattina a
riposare, ma non gli importava, voleva solo recuperare qualcosa per la
colazione e portarla nella camera del Re di Gondor.
Ad un tratto si imbatté in
alcuni consiglieri che, preoccupati, gli chiesero se avesse incontrato il
Sovrano, ma l’elfo, senza smettere di sorridere, disse loro che Re Elassar
si sentiva poco bene quella mattina, e desiderava riposare, aggiungendo
che avrebbe svolto i suoi compiti nel pomeriggio. Gli uomini annuirono con
rispetto e si allontanarono senza aggiungere una parola, ma Legolas
dovette farsi forza per non mettersi a ridere divertito…era stato
avventato a dire quelle cose, troppo! E sicuramente Aragorn l’avrebbe
rimproverato ma…non gli importava.
Entrò nelle cucine e si
guardò attorno, alla ricerca di qualcosa, ma un sospiro stupito alle sue
spalle lo fece voltare.
“Oh…principe!” esclamò una
delle cuoche inchinandosi “Avete bisogno di qualcosa? Posso aiutarvi?
Cosa…”
“Sì, vi ringrazio!” la
interruppe subito Legolas chinando la testa “Cercavo quel dolce che avete
servito ieri sera a cena…speravo ne fosse rimasta qualche fetta…”
“Certamente, mio signore!”
ribatté all’istante la donna dirigendosi verso la credenza.
L’elfo la vide indaffarata
con alcuni piatti e posate, fino a quando la donna si voltò con un vassoio
sul quale erano sistemate due fette di torta e una forchetta.
“Sono rimaste queste…se
sono di vostro gradimento…”
“Sono perfette…grazie!”
E prendendo il vassoio
dalle sue mani, si voltò, ritornando nei corridoi per raggiungere le
stanze del Sovrano di Gondor.
~
Aragorn si stiracchiò,
allungando le braccia sopra di sé, e un dolce sorriso comparve sulle sue
labbra…Legolas…aveva sognato Legolas, ma non solo, no…sapeva che non era
stato solo un sogno, non quella volta. Tutto si era subito fatto chiaro
nella sua mente e il suo cuore aveva avuto un sussulto. Aveva amato
Legolas, e non una sola volta…per tutta la notte aveva sentito il suo
corpo, la sua voce, il suo calore…e quell’amore che ardeva in lui, così
forte da far sparire ogni insicurezza.
Ancora con gli occhi
chiusi, allungò una mano verso l’altro lato del letto…ma non sentì altro
che le coperte fredde.
Si rialzò di scatto
seduto, spalancando gli occhi mentre un terrore gelido si insinuava nella
sua mente…non era stato un sogno…no, era vero! Era successo realmente! Ma
allora perché si era svegliato ancora una volta solo nel suo letto?
Ad un tratto però, il suo
sguardo spaventato cadde sul comodino, e vide la corona argentata che
Legolas portava la sera prima. Ma dov’era lui? Dov’era la persona che
aveva amato?
Una fitta al cuore. Forse
se n’era andato…forse aveva capito di aver fatto un errore…forse aveva
sbagliato lui stesso qualcosa…si era illuso ancora…forse…
“Ti sei svegliato…”
esclamò Legolas con un certo disappunto nella voce, mentre entrava
lentamente dalla porta. La richiuse con il piede, prima di appoggiare il
vassoio che portava sul tavolo “…volevo farti una sorpresa!” ma quando si
voltò verso il compagno, rimase un momento stupito ad osservarlo. L’uomo
lo stava fissando con gli occhi lucidi e gli sembrò addirittura di vedere
un velo di paura sul suo volto “Cosa succede?”
Aragorn però non rispose.
Scosse debolmente la testa, non trovando altro modo per esprimere quel
sollievo che aveva sentito non appena l’elfo aveva varcato la sua soglia
e, sorprendendo anche se stesso per quel gesto, alzò le braccia verso di
lui, in una richiesta silenziosa.
Legolas aggrottò le
sopracciglia sorridendo, ma non attese un solo attimo. Si avvicinò a lui,
sedendosi sul lato del letto, e allungò a sua volta le braccia, prendendo
l’uomo tra di esse in un tenero abbraccio.
Il Re di Gondor si lasciò
sfuggire un profondo sospiro e si strinse a lui con tutta la forza che
possedeva.
“Aragorn…” mormorò
dolcemente l’elfo accarezzandogli la schiena nuda “…cosa ti succede? Hai
avuto un incubo?”
“Sì…tu non eri qui con
me…” sussurrò in risposta l’uomo, nascondendo il viso tra i lunghi capelli
biondi “…non farlo mai più! Non lasciarmi mai più così senza dirmi
niente!”
“Sono solo sceso nelle
cucine…volevo prendere qualcosa per la colazione…mi dispiace…”
“D’accordo…ora, non
importa…” lo interruppe Aragorn allontanandosi per guardarlo negli occhi
“…ora sei di nuovo qui!” lanciò un’occhiata oltre la sua spalla e sorrise
“Cosa mi hai portato?”
Legolas raggiunse il
vassoio e lo prese, per poi sedersi nuovamente sul letto, e posarlo
attentamente sul materasso…
“Queste…” rispose,
osservando la reazione del compagno “…se non sbaglio ti era piaciuta ieri
sera e…”
“Mmm…ottimo!” mormorò Re
Elassar “Non c’è niente di meglio che iniziare una giornata con un dolce!”
“Bene…allora mangialo ora,
tra poco sarà ora di pranzo e…”
“Ora di pranzo?” esclamò
all’improvviso l’uomo interrompendo le parole del compagno “Non è
possibile! Io avevo…delle riunioni questa mattina e non posso averle
saltate!”
“Mi sono permesso di
riferire ai Consiglieri che non ti sentivi bene e che avresti provveduto
questo pomeriggio a svolgere i tuoi doveri.” mormorò tutto d’un fiato il
principe di Bosco Atro, abbassando però lo sguardo, temendo la reazione
dell’altro “Forse non avrei dovuto ma…erano preoccupati e ti stavano
attendendo…”
“Oh per i Valar!”
bisbigliò tra sé Aragorn, passandosi una mano sul viso, ma poi su di esso,
l’espressione preoccupata lasciò spazio ad un sorriso divertito che sfociò
in una debole risata “Da quando sono salito al trono non ho mai mancato ad
una delle riunioni…”
“Mi dispiace!” si affretto
a ribattere Legolas scuotendo la testa “Non avrei mai dovuto…perdonami!
Avevo intenzione di svegliarti al sorgere del sole ma…sembravi esausto
ieri notte, così ho…”
In quell’istante Re
Elassar si chinò in avanti, prendendo tra le mani il volto del compagno,
prima di zittirlo con un dolce bacio a fior di labbra…
“Ti preoccupi ancora per
me come facevi durante il Viaggio!” gli bisbigliò “E non sai quanto te ne
sono grato…nessuno ha mai fatto qualcosa di simile per me…”
Il principe di Bosco Atro
abbassò lo sguardo imbarazzato per un momento, anche se non riuscì a
trattenere un sorriso, ma poi, inaspettatamente, si rialzò dal letto,
avvicinandosi alla porta.
“Ora mangia! A più tardi!”
Aragorn rimase sorpreso ad
osservarlo, mentre richiudeva la porta dietro di sé e svaniva dalla sua
vista. Cos’aveva detto? Perché se n’era andato in quel modo? Perché
l’aveva lasciato così? Si aspettava di dividere quel dolce con lui…e poi
sfiorare le sue labbra e sentire quella dolcezza ancora una volta, e
invece niente. Forse pretendeva troppo. Forse Legolas non era abituato a
lasciarsi andare a quei gesti d’affetto. Eppure quello che si erano
scambiati quella notte andava ben oltre un bacio, e nessuno dei due aveva
avuto riserve a riguardo. Sospirò, poi, svogliatamente, prese in mano la
forchetta, anche se quel dolce sembrava aver perso ogni sua attrattiva.
Il principe di Bosco Atro
si incamminò lungo il corridoio con la testa bassa. Perché aveva agito
così? Era scappato come se Aragorn gli avesse detto chissà quale
cattiveria, e invece…non aveva fatto altro che dargli un bacio come
ringraziamento. Eppure quella strana sensazione l’aveva invaso. Il
pensiero che l’uomo lo desiderasse solo perché poteva dargli quello che
non aveva mai avuto, l’aveva fatto tremare. Non voleva essere quello per
lui…non voleva essere solo ‘qualcuno’ in grado di farlo sentire protetto e
in pace con se stesso.
Ma quei pensieri
fastidiosi svanirono appena nella sua mente si ripeterono le parole che
l’uomo gli aveva sussurrato quella notte, anche se un’ombra continuava a
persistere nel suo cuore…
“L’hai fatto!”
Quell’esclamazione nel
silenzio lo fece sobbalzare e, rialzando lo sguardo, incontrò quello
dell’elfo di Granburrone, fermo a pochi passi da lui.
“Cosa…?”
Meldir si avvicinò
all’amico con gli occhi spalancati, lo sguardo fisso nel suo e,
debolmente, scosse la testa…
“Oh Valar…l’hai fatto
veramente!”
“Io non…”
“Gli hai donato te
stesso!” continuò l’elfo dai capelli scuri, e Legolas abbassò di scatto la
testa “Hai donato ad un Mortale la tua luce!”
“Non credo che…dopotutto,
ti riguardi…” ribatté il principe di Bosco Atro cercando di superare
l’amico, ma Meldir non glielo permise. Gli afferrò un braccio e lo tenne
fermo al suo fianco, bisbigliandogli all’orecchio quelle parole velate da
una punta di delusione.
“Lo vedo nei tuoi occhi!
La fiamma immortale che ardeva in essi si è affievolita! Hai perso il tuo
splendore senza fine e…”
“Perché non provi a
guardare oltre allora?” mormorò irritato Legolas liberandosi dalla stretta
e alzando lo sguardo su di lui “Perché non vedi anche l’amore che provo
per lui? L’amore che mi spinge a restargli accanto!”
Meldir restò in silenzio.
Lo guardò negli occhi intensamente, perdendosi in quelle iridi blu che
bruciavano di un qualcosa che non riusciva a distinguere, ma poi sospirò…
“Perché non esiste!”
Vide sul volto dell’elfo
di Bosco Atro, dipingersi un’espressione di smarrimento e confusione, ma
proseguì, sicuro di ciò che aveva osservato poco prima nel profondo della
sua anima.
“È questa la verità
Legolas. E se provassi ad ascoltare realmente il tuo cuore, sapresti che
ho ragione. Tu ami un sogno! Hai convinto te stesso che il compagno che
stavi cercando è Aragorn, ed anche il tuo corpo ha ceduto ma…la paura che
senti dentro…il terrore che opprime il tuo spirito non è cessato! Temi che
la tua scelta sia sbagliata, temi la fine della tua esistenza immortale e
soprattutto, temi che lui non provi lo stesso per te! È così non è vero?
La paura annebbia l’amore che senti!” Legolas chiuse gli occhi con un
sospiro, ma Meldir proseguì “Non sei sicuro di lui! Non puoi leggergli nel
cuore come facciamo tra di noi e l’angoscia di scoprire che ti sta usando
solo per avere qualcuno accanto dopo anni non ti da pace! Hai bisogno di
sicurezze ma lui non te le sa dare! Hai bisogno di…”
“Io lo amo!” replicò
lentamente Legolas alzando le palpebre per fissare l’amico negli occhi, ma
le sue parole lo riempirono nuovamente di sconforto…
“Ma non ti senti amato!”
“Tu non mi conosci Meldir!”
esclamò all’improvviso il principe di Bosco Atro “Non sai niente!” e
velocemente se ne andò, proseguendo lungo il corridoio…anche se le parole
dell’altro elfo gli bruciavano nel petto…e ardevano, tanto quanto la
verità.
~
Era appena scesa la sera,
e Re Elassar stava terminando l’ultima riunione con i Consiglieri per quel
giorno. Già da tempo gli argomenti seri da trattare erano stati esauriti,
così erano rimasti solo quelli riguardanti i ricevimenti o gli
abbellimenti del palazzo. Il sovrano ascoltava distrattamente gli uomini
discutere animatamente tra loro, perché i suoi pensieri avevano iniziato a
vagare altrove. Senza rendersene conto, la sua mente aveva rivolto la
propria attenzione a quello che era accaduto quella notte, e i ricordi
ancora così vividi di quelle carezze, di quei baci, di quel corpo perfetto
che gli aveva dato piacere l’avevano totalmente rapito. Ad ogni attimo che
riviveva, sentiva un brivido lungo la schiena, e quelle sensazioni
divennero presto insostenibili, non appena quel calore iniziò a farlo
pulsare di desiderio.
“Signori!” esclamò ad un
tratto alzandosi in piedi “Per oggi abbiamo finito! Proseguiremo domani!”
e con quelle parole lasciò la sala del trono, lasciando i Consiglieri a
bocca aperta. Uscì nei corridoi e salì le scale per raggiungere la
Biblioteca Reale. Sapeva benissimo che avrebbe trovato in quel posto colui
che cercava. Spesso l’uomo che si occupava di sistemare i libri e i
documenti gli aveva riferito, sotto sua richiesta, che il principe di
Bosco Atro passava gran parte dei propri pomeriggi tra quegli scaffali,
cercava dei libri da leggere ed usciva nei giardini, sotto al sole.
Aprì lentamente la pesante
porta di legno scuro ed entrò, ritrovandosi nel silenzio più completo, ad
eccezione del frusciare di alcune pagine. Si guardò attorno, cercando con
lo sguardo nell’immensa stanza, ma all’improvviso udì un debole mormorio
alle sue spalle e si voltò.
“Vostra Maestà!”
“Oh sei tu Elkiner…”
ribatté Aragorn accennando un sorriso “…credevo di trovare tuo padre qui!”
“No mio Signore…”
bisbigliò il giovane accennando un inchino “…quest’oggi è il mio turno,
ricordate? Sto imparando questo lavoro per sostituirlo…”
“Sì, certamente!” disse Re
Elassar abbassando a sua volta la voce come se, con le loro parole,
potessero disturbare chissà quale riunione importante “E dimmi…hai visto
il principe Legolas qui?”
“Certo mio signore…è al
piano di sopra. Sta cercando un libro!”
Sulle labbra dell’uomo si
formò un sorriso che tentò di nascondere subito…
“Grazie! Continua pure col
tuo lavoro…” e non appena vide che il giovane aveva ricominciato a
catalogare alcuni volumi, si incamminò lentamente lungo la scala di legno
che portava al piano superiore della biblioteca.
Passeggiò silenziosamente
tra gli scaffali e per qualche momento credette addirittura di essersi
perso, tanto era grande quel posto, ma poi la sua attenzione venne
attirata da un sospiro, così si diresse subito verso quel punto e lo vide.
Legolas era in piedi,
davanti ad uno scaffale, con un libro all’apparenza pesante tra le mani e
sfogliava lentamente le pagine con un’espressione interessata sul viso.
Per un attimo Aragorn rimase senza fiato. L’elfo, avvolto in una leggera
tunica chiara, e con i capelli biondi sciolti sulle spalle, sembrava uno
spirito che aleggiava nel buio della stanza. Quel corpo sembrava quasi
inconsistente, come quelle dita che sfioravano appena le pagine per
voltarle. Ma quella visione gli fece ribollire il sangue nelle vene,
riaccendendo quel desiderio che si era, per poco tempo, assopito.
Immaginò di spingere il
compagno contro lo scaffale, privarlo di quegli abiti e amarlo con forza
in quel posto, mentre i libri cadevano a terra e le sue grida di piacere
risuonavano in quel silenzio forzato che, da sempre, era rimasto tale. Si
morse il labbro inferiore per impedire ad un gemito di attirare la sua
attenzione, ma non riuscì a fare lo stesso con il desiderio che si udì
chiaramente nella sua voce, quando, avvicinandosi, mormorò…
“Come puoi riuscire a
leggere senza una candela?”
Legolas rialzò la testa di
scatto, lanciandogli un’occhiata sorpresa, ma poi posò di nuovo lo sguardo
sul libro, ricominciando a voltare le pagine, ma questa volta velocemente,
fingendo di riuscire a prestare attenzione a ciò che stava leggendo, anche
se era impossibile.
“I miei occhi vedono anche
con poca luce…” bisbigliò “…dovresti saperlo!”
“Già!” ribatté l’uomo
fermandosi dietro di lui. Tentò di leggere qualche riga per comprendere
cosa stesse studiando, ma gli fu impossibile, così posò le mani sui suoi
fianchi e sentì il compagno tremare a quel contatto “I tuoi occhi sanno
fare molte cose! Sono in grado di far impazzire un uomo con un solo
sguardo e renderlo loro schiavo per l’eternità!”
“Non…non ho mai fatto
nulla di simile…” sussurrò Legolas deglutendo, non appena sentì
chiaramente contro di sé l’eccitazione dell’uomo, ma strinse le labbra
quando Re Elassar continuò, sfiorandogli l’orecchio ad ogni parola…
“Oh sì invece! L’hai
fatto…l’hai fatto…”
Con la mano, Aragorn gli
spostò i lunghi capelli che gli coprivano il collo e, inclinando la testa,
iniziò a posare baci sempre più bollenti sulla pelle appena esposta.
“Aragorn no!” bisbigliò
l’elfo stringendo tra le mani il libro, con gli occhi sbarrati davanti a
sé, ma il Re di Gondor sembrò non badare a quelle parole…
“È da questa mattina che
ti desidero…perché te ne sei andato così?” proseguì, lambendogli il mento
con la punta della lingua, prima di salire e raggiungere l’orecchio “Per
tutto il pomeriggio non ho fatto altro che pensare a te…a quello che mi
hai dato la scorsa notte…ed io…” si fermò, respirando intensamente il
profumo del compagno, mentre con le braccia lo stringeva a sé…un gesto
estremamente dolce e protettivo che riuscì ad abbassare, in un istante,
tutte le difese che Legolas aveva rialzato attorno a sé…
“Tu cosa…?” sussurrò
l’elfo rilassandosi contro il corpo dell’uomo. Lasciò cadere la testa
all’indietro sulla sua spalla e sentì contro la guancia il respiro rapido
e caldo di Aragorn.
‘Dimmelo…dimmelo…’
pensò tra sé ‘…dimmi cosa provi…ti scongiuro…ne ho bisogno!’
Re Elassar rimase in
silenzio per un lungo momento, assaporando il calore del compagno contro
di sé. Era così bello…così giusto…stringerlo tra le braccia, baciarlo
dolcemente e sussurrargli che l’amava…qualcosa che aveva sempre desiderato
fare…qualcosa che…
“Legolas…” iniziò,
sfiorandogli la guancia con le labbra “…io…”
Arwen…la sofferenza…il
dolore atroce…la solitudine…
E quelle parole mutarono
la loro forma…
“Io ti desidero…”
continuò, facendo scivolare le mani sui suoi fianchi e sul ventre “…ti
voglio…adesso!”
Dalle labbra dell’elfo
uscì un sospiro ricolmo di delusione, le sue palpebre si abbassarono e le
sue mani, che prima stringevano il libro, persero la propria forza,
lasciando ricadere a terra il pesante volume. Il rumore sordo echeggiò nel
silenzio della stanza, tanto che il giovane bibliotecario al piano sotto,
rialzò la testa di scatto esclamando:
“Vostra Maestà…va tutto
bene?”
Aragorn spalancò gli occhi
sorpreso in quell’istante, ma riuscì comunque a rispondere
“Sì Elkiner…non
preoccuparti!” prima di fissare, per quanto riusciva, il volto del
compagno, immobile davanti a lui, con la braccia lungo i fianchi.
“Fa attenzione!” gli
sussurrò “Non vorrai attirarlo qui!” e, sorridendo, ricominciò a baciargli
il collo, mentre le sue mani diventavano più insistenti su quel corpo che,
all’apparenza, assecondava ogni sua carezza…ma la verità era diversa….e
presto anche Re Elassar si accorse che Legolas non stava provando alcun
piacere da quelle attenzioni, non una parola, non un gemito…solo il
respiro rapido e continuo che sembrava quello di una creatura in trappola,
senza via di fuga.
Ed allora Aragorn si
spostò davanti a lui, gli posò una mano su una guancia e tentò di
baciarlo, ma prima ancora di sfiorare le sue labbra, il principe di Bosco
Atro voltò la testa, mentre con gli occhi spalancati osservava qualcosa di
indefinito.
“Cos’hai?” gli mormorò
l’uomo fissando confuso il suo viso “Cosa ti succede? Perché ti
allontani?” non ottenne alcuna risposta, così proseguì, alzando la voce
“Cosa ti succede? Cosa…? Credevo fosse cambiato qualcosa da ieri notte! O
forse mi sbaglio? Ci siamo amati fin quasi al sorgere del sole! Ci siamo
uniti ed è stato bello per entrambi! Perché ora fai così?”
“Anche io credevo fosse
cambiato qualcosa ma…” bisbigliò l’elfo respirando intensamente “…a quanto
sembra non è così…tu non…”
“Cosa…?” lo interruppe
bruscamente l’uomo cercando di incrociare i suoi occhi “Io cosa? Cos’ho
fatto di così sbagliato? Ti ho solo cercato! Ho cercato il tuo calore!
Quello dell’unica persona che è riuscita a farmi dimenticare il dolore che
mi opprimeva da anni! Che cosa…”
“Questo!” lo fermò
all’improvviso Legolas, alzando lo sguardo su di lui “Hai fatto questo! E
non era così che doveva essere! Il mio cuore si è lasciato ingannare dalle
tue parole e dai tuoi gesti, credendo in qualcosa che invece ha assunto un
altro aspetto…” abbassò la testa, sospirando “…o che forse ha sempre
mantenuto tale aspetto, ma la speranza ha fatto in modo che confidassi nel
contrario…”
“Non ti comprendo!” lo
interruppe il Re di Gondor alzando le braccia per poi lasciarle ricadere
lungo i fianchi “Che cosa…”
“No…certo che non
comprendi…” ribatté debolmente l’elfo accennando un sorriso forzato “…tu
hai ottenuto ciò che volevi da tutto questo ma io…l’illusione di qualcosa
di diverso mi ha spinto a farlo ma non riesco a sostenere il peso
dell’inganno…ho fatto un errore.”
A quelle ultime parole,
Aragorn sentì il proprio cuore fermarsi. Non poteva essere! Non poteva
accadere di nuovo! E le sue labbra tremarono, nel pronunciare quella
domanda…
“Ieri notte?” un sussurro
che quasi si perse nel silenzio della biblioteca “Ieri notte…è stato un
errore? A questo ti riferisci?”
Legolas chiuse gli occhi,
respirando intensamente prima di annuire…
“La scorsa notte e…tutto
quello che è accaduto prima…non doveva essere così!” rialzò le palpebre e
si accorse che gli occhi dell’uomo davanti a sé erano lucidi, ma non gli
permise di ribattere “Aragorn tu…desideri il mio corpo?”
“Sì! Certo che lo
desidero!” rispose all’istante Re Elassar facendo un passo verso di lui,
senza nemmeno riflettere sulla domanda del compagno…ma fu quando vide
Legolas indietreggiare scuotendo debolmente la testa, che si accorse di
quello che in realtà voleva dire. Aprì la bocca per correggersi, per
rimediare a quella leggerezza, ma ormai il principe di Bosco Atro aveva
raggiunto le scale e si era voltato per scenderle.
“No!” esclamò alzando una
mano verso di lui “Legolas! No!”
“Non possiamo cambiare la
realtà…” mormorò l’elfo scendendo lentamente gli scalini “…se è questa! È
mia la colpa…avrei dovuto rendermene conto prima! Mi dispiace ma…non posso
darti me stesso Aragorn...volevo donarti di nuovo la felicità, ma non a
queste condizioni.”
“Aspetta!” gridò il Re di
Gondor avvicinandosi alla balaustra di legno per guardare il compagno che
ormai aveva raggiunto il piano inferiore, conscio che la sua voce stava
ancora echeggiando nel silenzio “Tu mi hai donato la felicità! Tu sei la
mia felicità! Tu mi hai fatto credere di nuovo! Tu sei…tutto quello che ho
sempre sognato! Aspetta!”
“Sono solo qualcuno che ha
risvegliato i tuoi sensi!” ribatté Legolas lanciandogli un’occhiata dal
basso “Niente di più! E non posso accettarlo!” si fermò un momento,
stringendo i pugni, prima di continuare “In uno scambio alla pari…se
questo è ciò che è…ti chiedi mai cosa tu stai dando?” non attese nessuna
risposta, non ne voleva “Lasciami solo…ti prego!” e in silenzio percorse
l’ultima distanza che lo separava dalla porta.
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