.|. Mai Piu' .|.
Capitolo Dieci ~
Giorni. Interminabili
giorni erano passati da quel pomeriggio. Giorni che a Re Elassar
sembrarono una tortura inflitta nel più profondo dello spirito. La
solitudine era ritornata ad essere la sua peggiore amica, ora dopo ora,
nelle gelide notti passate in quel letto che ormai aveva perso ogni
calore. Quella stanza ormai aveva dimenticato la passione che si era
consumata ed era ritornata ad essere quella di sempre.
Alla debole luce di una
candela, il Re di Gondor tentava, per l’ennesima volta, di mettere su
carta le proprie emozioni, per liberarsene, per togliersi quel peso che
gli opprimeva il cuore. Ma per qualche ragione, quelle frasi non
prendevano forma…l’inchiostro continuava a cedere in gocce, macchiando la
pergamena chiara, ma nessuna parola veniva scritta. Quei pensieri
restavano nella sua mente e continuavano a tormentarlo, mandando segnali
inequivocabili al suo cuore che, con difficoltà, aveva ripreso a battere
dopo le parole che Legolas aveva pronunciato quasi con indifferenza. La
stessa indifferenza che riceveva ogni singola volta che andava a bussare
alla sua porta.
Ogni sera, prima di
ritirarsi nelle sue stanze, Aragorn raggiungeva la stanza del principe di
Bosco Atro, e timidamente batteva col pungo su quel legno freddo e pesante
che lo divideva da colui che aveva riacceso il suo fuoco. Ma il silenzio
era l’unica risposta che riceveva, ogni volta. Ed ogni volta aumentava la
sua consapevolezza di aver perso per sempre il suo migliore amico e la
persona che…amava. Ed ancora era stato a causa di questo sentimento.
Ancora stava soffrendo.
E nel buio di quella
stanza, ad ogni singolo colpo, Legolas chiudeva gli occhi, cercando in se
stesso la forza di non correre ad aprire la porta. Doveva resistere e
restare dietro a quell’unica barriera che gli impediva di vederlo, di
sentirlo, e di amarlo. Ma non si sentiva protetto, no! Si era ingannato,
aveva creduto in qualcosa di inesistente e il dolore lo faceva tremare
nell’oscurità…ma solo quella notte, tra le braccia di Aragorn, si era
sentito al sicuro da tutto. E il suo cuore sussultava a quei ricordi,
chiedendo disperatamente una tregua da quella solitudine.
Spesso si ritrovava a
pensare che, forse, aveva fatto male ad allontanare l’uomo in quel modo.
Forse doveva solo dargli del tempo…tempo per riflettere sui propri
sentimenti. Quello stesso tempo che anche lui gli aveva chiesto, anche se
per un motivo diverso. E come era accaduto a lui, forse anche per Aragorn
le cose sarebbero cambiate…col tempo.
~
“Ormai sei un uomo adulto
e non dovrei dirti queste cose…” esclamò Meldir uscendo sul grande balcone
che dava sui Giardini Reali “…ma credo che dovresti indossare qualcosa di
più pesante per restare qui fuori la notte, o ti prenderai un malanno!”
“Non mi importa!” rispose
debolmente Re Elassar alzando le spalle, senza però voltarsi verso di lui
“E non dovrebbe importare nemmeno a te!” appoggiò le mani al parapetto di
marmo e sentì un brivido freddo lungo la schiena, che non sfuggì all’elfo
di Granburrone.
“D’accordo…” ribatté
fermandosi contro l’angolo della balaustra e incrociando le braccia sul
petto “…allora resta pure qui fuori a tremare dal freddo…ma le cose non
cambieranno! Legolas non verrà a trovarti nella tua stanza quando sarai a
letto malato!”
A quell’affermazione,
Aragorn si voltò verso di lui con l’indignazione dipinta sul volto…
“Cosa credi di saperne?
Niente! Ecco cosa conosci! E non ho intenzione di scambiare parole con te
se sei venuto qui per deridere ciò che provo!”
Meldir restò in silenzio
un momento, ma non riuscì a fare a meno di sorridere…
“Quella era l’ultima delle
mie intenzioni…ma sembra che abbia più effetto di qualsiasi altra! Devi
per forza essere in collera con qualcuno per esprimere cosa senti
realmente? Oppure sei ancora in grado di aprire il tuo cuore e le tue
emozioni agli altri senza scontrarti con loro?”
“Smettila Meldir…” mormorò
Aragorn scuotendo la testa e passandosi le mani sul viso “…io non so…”
sospirò e guardò di nuovo l’amico “…non so come affrontare tutto questo!
Fino a poco tempo fa scrivevo e in parte riuscivo a liberarmene ma ora…non
trovo rimedio!”
“Perché non inizi col
rivelarmi ciò che ti turba!”
“Saresti veramente
disposto ad ascoltare?”
“Se non sbaglio…è questo
il compito che Sire Elrond mi ha affidato!” rispose l’elfo sorridendogli
“Sono qui per questo! Per ascoltarti e darti il mio sostegno! Sei stato tu
a non averlo mai chiesto…”
Il Re di Gondor accennò a
sua volta un sorriso, annuendo, e dopo aver respirato profondamente per un
lungo momento, parlò…
“Cosa devo fare? Cosa devo
fare con lui? Tu comprendi i suoi pensieri, fai parte del suo popolo, ma
io…non so come devo comportarmi! Non lo capisco! Ci siamo avvicinati in un
modo che non osavo sperare ed è stato stupendo…credevo che tutto si fosse
risolto ed invece…si è tramutato in un incubo! Cosa gli ho fatto? Perché
si è allontanato da me?”
“Tu lo desideri?” chiese
subito Meldir e Aragorn spalancò gli occhi quasi stupito da quella domanda
scontata.
“Certo! Lo desidero da
impazzire…non ho mai desiderato nessuno in questo modo! Ed è qualcosa di
così potente che non riesco a controllare! Ma sembra che sia questo mio
desiderio a spingerlo lontano da me!”
“E desideri qualcos’altro
oltre al suo corpo?”
“Io desidero lui!” esclamò
l’uomo alzando la voce mentre si avvicinava all’elfo rapidamente “La sua
vicinanza, la sua voce…ogni cosa!”
“Ne sei veramente
convinto?”
“Ora sì! Ora più che mai!
Non è la lussuria a spingermi verso di lui! Un tempo ne ero convinto ma
ora…lui ha risvegliato qualcosa in me! Io sento qualcosa…provo qualcosa…e
i Valar mi perdonino per i pensieri che hanno invaso la mia mente!” si
appoggiò di nuovo alla balconata e abbassò la testa “Da anni ormai ho
imparato a convivere col dolore che mi tormenta e con la
solitudine…riuscivo a continuare, e andava bene…poi è arrivato lui!
Credevo fosse solo un amico e invece tutto è cambiato! Nessuno…nessuno in
tutto questo tempo aveva mai riacceso qualcosa in me…ma lui…con un sorriso
o una parola riesce a scacciare ogni mia paura e a ridarmi la pace!”
sospirò lentamente “Ho costruito intorno a me dei muri per evitare di
soffrire di nuovo ma lui li ha abbattuti in pochi giorni…ed ora mi sembra
di impazzire!”
“Non puoi impedire al tuo
cuore di battere di nuovo Aragorn!” ribatté Meldir debolmente, bloccandosi
però non appena l’uomo si voltò di scatto verso di lui.
“Sì invece! È stato sempre
così! Solo in questo modo potevo andare avanti con la mia esistenza! Ma da
quando è arrivato qui…Valar!” Re Elassar si passò le mani sul viso,
stringendo le labbra per un istante “Ho tentato in ogni modo di evitare
che quel sentimento mi tormentasse ancora! Non volevo più soffrire! Non
voglio più soffrire! Ma quella notte…quella notte ho veramente creduto di
poter amare di nuovo! Senza riserve o dubbi! Amare incondizionatamente
qualcuno fino alla fine…ed essere amato nello stesso modo! Ma poi…”
“La paura si è impadronita
di te ancora una volta…” lo interruppe l’elfo di Granburrone “…la paura
del dolore…il terrore di perdere nuovamente la persona che ami, non è
così? Sono questi timori a tenerti sempre all’erta e ad impedirti di
lasciarti andare!” vide l’uomo annuire e proseguì “Ma come puoi non
renderti conto che proprio a causa di queste paure stai perdendo di nuovo
l’amore?”
“Come…?” sussurrò Aragorn
fissandolo intensamente “Io non…Legolas ha detto di aver fatto uno
sbaglio…ha detto…”
“Ah!” esclamò Meldir
alzando gli occhi al cielo “Voi Uomini e la vostra incapacità di guardare
oltre le parole! Possibile che non comprendi? Legolas ha bisogno di
sicurezze! Ha bisogno di sapere la verità! Non può donare il proprio cuore
a qualcuno senza conoscere se quell’amore è ricambiato o meno! Noi Elfi
possiamo morire di dolore…e l’amore è una delle principali cause della
morte di una creatura immortale! Lui ha…sbagliato a donarti se stesso in
questo modo senza essere certo dei tuoi sentimenti, sono il primo a
riconoscerlo…ma aveva la speranza! Sperava di aver aperto di nuovo il tuo
cuore all’amore…credeva di essere diventato qualcosa per te…”
“Ed è così!” ribatté
all’istante Aragorn facendo un passo verso di lui “È così! Come può non
esserne sicuro?”
“Gliel’hai mai detto? Gli
hai mai rivelato ciò che provi per lui? Hai mai fatto qualcosa con lui che
andasse oltre il semplice rapporto fisico?”
Il Re di Gondor abbassò di
scatto lo sguardo, restando a bocca aperta, e l’elfo di Granburrone
sospirò…
“Non è sempre facile
Aragorn! Non sempre due persone si incontrano, si guardano e si innamorano
perdutamente l’uno dell’altra senza bisogno di conferme o parole. A volte
serve tempo e il desiderio di entrambi di continuare e imparare ciò che
l’altro ha bisogno! L’amore si manifesta in varie forme…dobbiamo solo
imparare a riconoscerlo e coltivarlo per farlo crescere ed ardere nel
nostro cuore! Che esso nasca dalla lussuria o dall’amicizia poco
importa…perché, in ogni caso, può diventare quell’amore che stavamo
attendendo e che darà un senso alla nostra vita!” fece un passo avanti e
appoggiò la mano sulla spalla dell’uomo “Ama Aragorn! Ama di nuovo!
Affronta le tue paure e ritorna ad essere quello che eri!”
“Credo di poterlo fare…”
mormorò debolmente Aragorn accennando un sorriso, prima di voltarsi e
incamminarsi per ritornare nella stanza, sotto lo sguardo attento
dell’altro.
“E lo farai…” bisbigliò
Meldir tra sé “…anche se questa tua decisione significherà la fine per
lui!”
Continuò a fissare l’uomo
che ormai stava svanendo oltre la porta e non poté fare a meno di provare
un senso di impotenza e tristezza. Così doveva andare dunque? Era sempre
stato quello il suo compito? Attendere nell’ombra il ritorno di un amico,
spingerlo verso il sovrano degli Uomini e restare in silenzio ad assistere
alla nascita di qualcosa chiamato amore. Ascoltare, consigliare e metterlo
in guardia pur sapendo già cosa sarebbe accaduto. E al tempo stesso,
aiutare l’altro a comprendere e a dimenticare i propri timori, per poi
attendere di nuovo ciò che il Destino aveva già scritto. Elrond l’aveva
visto nel tempo, e lui aveva assistito all’avverarsi di un visione che
avrebbe cambiato le sorti del popolo degli Uomini…e non solo. Non aveva
mai avuto il dono della preveggenza, no…ma sentiva dentro di sé che presto
quell’equilibrio si sarebbe spezzato. E il prezzo da pagare per la nascita
di un amore sarebbe stato molto alto.
~
Aragorn entrò nelle
proprie stanze con la testa bassa. Nella sua mente si ripetevano le parole
di Meldir mentre, passo dopo passo, raggiungeva la camera da letto. Solo
dopo un lungo momento, dopo essersi slacciato la vestaglia, alzò lo
sguardo e si lasciò sfuggire un sospiro sorpreso…nel ritrovarsi di fronte
il principe di Bosco Atro, fasciato in una splendida tunica blu notte che
gli raggiungeva le caviglie.
Legolas restò in silenzio,
sostenendo lo sguardo del compagno…solo quando il Re di Gondor aprì la
bocca per parlare, si rialzò dal letto, sul quale si era seduto appena
arrivato, e fece un passo verso di lui, mantenendo comunque una certa
distanza.
“Perdonami!” disse,
chinando leggermente la testa “Non avevo nessun diritto di entrare nelle
tue stanze senza il tuo permesso ma desideravo parlarti e credevo di
trovarti qui vista l’ora. Ma mi sbagliavo…così ho deciso di attendere il
tuo ritorno. Se sei in collera con me per questo, posso comprendere…e se
non desideri quindi ascoltare ciò che sono venuto a dire…”
“No!” esclamò
all’improvviso Aragorn, abbassando subito la voce quando si accorse di
averlo quasi gridato “No…io…non sono in collera con te per questo, non
potrei mai esserlo! E desidero ascoltare le tue parole!” gli fece cenno
con una mano di sedersi nuovamente sul letto, ma l’elfo scosse la testa.
“Non in questo posto…”
sussurrò “…seguimi!”
“Credevo non gradissi
questa stanza!” disse il Re di Gondor seguendo il compagno tra le tende di
seta sottili che pendevano dal soffitto “Avevi detto che…”
“Non sopporto i luoghi
chiusi, questo è vero…” ribatté Legolas fermandosi, quando raggiunse la
zona con i cuscini e le coperte distese sul pavimento “…ma come hai detto
tu, qui c’è qualcosa che mi ricorda il mio popolo, ed è bello…tranquillo…a
differenza del resto del palazzo.”
Con un movimento rapido si
sedette sui cuscini e rialzò lo sguardo verso l’uomo, attendendo che anche
lui facesse la stessa cosa.
“Io volevo scusarmi per il
mio comportamento…” iniziò, quando anche Aragorn si sistemò comodamente,
con le gambe incrociate, davanti a lui “…per quello che ho detto giorni fa
nella biblioteca e per non averti risposto, ogni volta che hai bussato
alla mia porta…”
“No, non importa!” esclamò
subito l’uomo “Non devi scusarti per…”
“Aragorn!” ribatté l’elfo
fissandolo “Io parlo e tu resti zitto questa volta! D’accordo?”
Il Re di Gondor, sorpreso
da quell’atteggiamento, non poté far altro che annuire e restare in
silenzio, osservando il volto del compagno davanti a sé.
“Non avevo mai agito in
quel modo. Ho lasciato che l’impulso prendesse il sopravvento sulla
ragione ed ho sbagliato. Avrei dovuto riflettere prima di dire quelle cose
ed invece mi sono lasciato sopraffare dalle emozioni ed è…insolito per il
mio popolo un atteggiamento simile ma credo sia…a causa di ciò che provo…a
causa…di come tu mi fai sentire.”
Legolas deglutì,
abbassando per un attimo gli occhi sulle proprie gambe ma si rese conto
che Aragorn stava per ribattere, così proseguì…
“Le tue parole e i tuoi
gesti mi confondono…e non riesco a comprendere se sia…normale o meno.
Alcune volte mi trasmetti…delle cose…ed altre volte invece, l’esatto
opposto. Il mio cuore è continuamente sospinto da una parte all’altra e mi
è impossibile trovare le risposte alle domande che mi assillano. I miei
pensieri sono, costantemente, in contrasto tra loro quando invece dovrebbe
essere…” si fermò e chiuse gli occhi, mentre un debole sorriso gli
incurvava le labbra “…ecco è questo! Io non so come dovrebbe essere! Ed ho
disperatamente bisogno di saperlo!” rialzò le palpebre e fissò
intensamente il Re di Gondor “Devo avere delle risposte! Devo!”
“Legolas quello che…”
tentò di ribattere Aragorn, ma fu di nuovo bloccato dal compagno.
“No! Non ora! Non voglio
conoscerle ora! Il tempo aiuterà entrambi a trovarle…solo in questo modo
saranno le risposte giuste.”
Re Elassar restò per un
attimo perplesso da quelle parole, ma poi annuì sorridendogli, prima di
tirare un profondo respiro…
“Ed allora attenderemo il
momento opportuno…ma…lascia che ti dica una cosa, ti prego!” allungò una
mano ed afferrò dolcemente quella del compagno “Quella confusione di cui
parli…quei dubbi…sono le stesse cose che provo io. Sono continuamente
tormentato da domande e da insicurezze e…” ma si fermò, appena comprese
dal suo sguardo che non era necessario continuare. Gli sorrise e si
avvicinò la mano che teneva stretta, alle labbra, baciandogli con
tenerezza le dita…
“D’accordo…non ora…” fece
solo in tempo a mormorare…prima di ritrovarsi tra le braccia dell’elfo
che, di scatto, si era messo in ginocchio per chinarsi in avanti e
baciarlo.
Aragorn rimase immobile,
rispondendo semplicemente alle labbra del compagno, fino a quando questi
si allontanò, restando però accosciato davanti a lui con un velo di timore
dipinto sul viso.
“Per che cos’era questo?”
sussurrò l’uomo senza riuscire a trattenere una debole risata liberatoria.
“Non lo so…” rispose
Legolas tenendo lo sguardo basso “…io non…non avrei dovuto farlo ma ne ho
sentito il bisogno ed è successo! Non sono riuscito a controllarmi ed è
sbagliato! Mi dispiace!”
“Non devi dispiacerti!”
ribatté subito il Re di Gondor costringendolo a rialzare il viso con una
mano “Non è sbagliato…è solo inaspettato, tutto qui! Anche io ne avevo
bisogno, tu non sai…”
“Ma non corrisponde a
quello che penso!” lo interruppe l’elfo scuotendo la testa “Mi sono
ripetuto decine di volte che la cosa giusta da fare era attendere…darti
tempo per comprendere e solo allora, quando saresti tornato da me con
quelle risposte, avrei dovuto espormi di nuovo ma…tutto è andato in
frantumi!” strinse le labbra fissando gli occhi chiari che lo stavano
scrutando e, quasi senza voce, prosegui “Perché mi fai questo? Perché mi
fai sentire così confuso e combattuto su qualcosa che invece dovrebbe
essere sicura e semplice? Io dovevo starti lontano, parlarti semplicemente
di questa cosa e tornare nelle mie stanze…e aspettare! Ed invece è
successo questo! Perché non riesco a fare ciò che dovrei?”
Aragorn tentò di aprire
bocca per ribattere ma non ci riuscì perché, dopo aver ripreso fiato,
Legolas continuò, alzando la voce quasi per ripetere quelle cose a se
stesso…
“Possibile che sia
cambiato tutto quanto a questo punto? È assurdo! Io…quasi non riconosco
più me stesso! Io non sono così! Non ho mai agito così! Sono sempre stato
abituato alla bellezza del mio popolo, completamente diversa da quella
della vostra razza, e fino a poco tempo fa non ti trovavo attraente…invece
ora…sento di desiderarti come non ho mai desiderato nessuno! E sono giunto
qui con la gioia di riabbracciare un vecchio amico! Ma ora quell’amico è
diventato tutto quello che…” si bloccò di colpo quando vide gli occhi
dell’uomo spalancarsi, quasi in attesa di qualcosa…ma allora sorrise
nervosamente, abbassando lo sguardo “…e sta accadendo di nuovo! Valar!
Come puoi essere in grado di farmi perdere la ragione? Non dovevo dire
tutto questo ed invece…”
“Adoro sentirti parlare
così!” bisbigliò Aragorn sorridendogli dolcemente “Adoro vedere le tue
labbra che si muovono e…tremano ad ogni parola mentre i tuoi occhi vagano
nello spazio come se stessero cercando le frasi più appropriate e le tue
mani…” abbassò lo sguardo e le strinse tra le proprie “…le tue mani si
chiudono come se ti stessero dando la forza per proseguire…”
Legolas chiuse gli occhi
con un sospiro…
“Cosa mi fai?”
“E tu…?” gli bisbigliò
l’uomo in risposta “Tu cosa fai a me? Mi hai riportato la vita...mi hai
riportato la felicità…mi hai riportato…l’amore…” pronunciò l’ultima parola
così debolmente che solo un elfo avrebbe potuto riconoscerla…ma Legolas
restò in silenzio, non rispose, limitandosi a fissare gli occhi chiari del
compagno che lo stavano guardando.
Aragorn sostenne quello
sguardo a lungo…così a lungo da perdersi in quel blu profondo. Si sentì
quasi risucchiato nel turbinio di emozioni che quegli occhi intensi gli
trasmettevano e dovette abbassare la testa di scatto quando sentì il fiato
venirgli a mancare…
“È…è strano…” mormorò
sorridendo ma con una punta di nervosismo nella voce“…quello che ho
sentito…mi sembrava di annegare nei tuoi occhi…non era mai successo…”
“Nemmeno con Arwen…?”
chiese timidamente il principe di Bosco Atro. Non doveva nominarla…sapeva
benissimo che sarebbe stato un errore…ma non era riuscito a
controllarsi…ancora. La risposta di Aragorn, rapida e decisa, lo fece però
sussultare…
“No…non mi è mai successo
con lei…”
“Devo andare ora!” esclamò
all’improvviso con gli occhi spalancati e il respiro veloce “È tardi e…”
tentò di rimettersi in piedi ma il Re di Gondor gli afferrò subito un
braccio, impedendoglielo.
“Resta qui con me! Solo
per poco…resta disteso qui con me! Voglio…vorrei guardare ancora il tuo
viso…solo questo…”
Legolas si ritrovò ad
annuire senza nemmeno pensare ad una possibile risposta, e lentamente si
sdraiò sul fianco, accanto al compagno che si era lasciato andare sopra ai
cuscini dietro di sé. Sentì chiaramente gli occhi dell’uomo cercare i suoi
e per qualche attimo incrociò il suo sguardo, solo per poi riabbassarlo
sulle sue labbra leggermente socchiuse. Deglutì, tentando di resistere
all’impulso di baciarle…di sentile contro le proprie e sentire quella
barba leggera solleticargli la pelle…ma dopo un momento, fallì nel suo
intento. Si spostò verso il corpo di Aragorn e posò le labbra sulle
sue….con estrema dolcezza all’inizio, le sfiorò, succhiandole gentilmente
tra le proprie…ma quando sentì le braccia dell’uomo cingergli la vita,
qualcosa lo spinse a lasciarsi andare. Si spostò di scatto sopra al
compagno e fece scivolare istintivamente le ginocchia tra le sue gambe,
mentre quel bacio diventava sempre più appassionato.
Aragorn si lasciò sfuggire
un gemito di sorpresa e piacere quando Legolas prese quell’iniziativa, e
si ritrovò a rispondere con ardore alla lingua dell’elfo che esplorava la
sua bocca mentre, senza esitare, lo lasciava scivolare tra le proprie
gambe. Fece scorrere le dita di entrambe le mani tra i lunghi capelli
biondi, tirandolo più che poteva contro di sé, soffocando i sospiri del
compagno quando, involontariamente, gli sfiorò le orecchie con i palmi.
Senza rendersene conto,
iniziò a toccare le labbra di Legolas con i denti, in quegli interminabili
istanti in cui si allontanava per riprendere brevemente fiato, lambendole
con la lingua per poi ripetere il gesto. Udì dei deboli gemiti soffocati
quando prese a mordere con ardore quella carne morbida e sentì l’istinto
di smettere per non fargli del male…ma al contrario, l’elfo iniziò ad
imitare le sue azioni con ancor più intensità, quasi volesse divorarlo per
potergli restare ancor più vicino.
Re Elassar fece scivolare
una mano lungo la schiena del compagno, raggiungendo il suo fondoschiena
per tirarlo contro di sé. Ad ogni più piccolo movimento sentiva
l’eccitazione di Legolas premere contro la propria, attraverso le stoffe
leggere che le dividevano e stava impazzendo…sapeva che quella notte non
si sarebbero scambiati altro che quel bacio, ed era giusto…ma voleva
possederlo con tutto se stesso pur riconoscendo che non avrebbe resistito
più di pochi momenti al suo calore. Quei semplici movimenti lo stavano
distruggendo attimo dopo attimo e quando l’elfo affondò di nuovo la lingua
nella sua bocca, si sentì spinto al limite…
“Fermati!” gemette
all’improvviso, utilizzando tutta la forza di volontà che possedeva per
allontanare leggermente il volto del compagno dal proprio “Fermati…sto
per…” ma non riuscì a finire la frase.
Legolas lo fissò
intensamente, scuotendo per pochi istanti la testa, prima di tornare a
baciarlo con lo stesso ardore violento. Si strinse a lui con forza e sentì
le cosce dell’uomo chiudersi contro i suoi fianchi mentre il suo bacino si
rialzava, scosso delle onde del piacere…piacere che presto raggiunse anche
lui, lasciandolo ansimante sopra al corpo stremato del Re di Gondor.
I respiri rapidi di
entrambi si unirono, mentre ancora le labbra si stavano sfiorando
lentamente, dopo aver abbandonato il loro furore in quell’ultimo attacco
di passione.
Solo dopo un lungo
momento, Legolas abbassò la testa, nascondendo il volto contro il collo
dell’uomo, mentre sussurrava quasi con disperazione quelle parole…
“Ho sbagliato tutto
quanto! Ogni cosa! Non doveva essere così! Ma è successo e…non riesco più
a fare a meno di te!”
“E lo trovi così orrendo?”
gli bisbigliò Aragorn all’orecchio, mentre con la mano gli accarezzava la
testa.
“Tu non credi che lo sia?”
mugugnò debolmente l’elfo contro il suo collo “Sbagliato, voglio dire…non
credi sia sbagliato concedere se stessi e il proprio cuore a qualcuno
senza conoscere cosa, questa persona, prova per te? Ci conosciamo da così
tanto tempo eppure…non abbiamo il coraggio di confidarci cosa veramente
sentiamo…”
“Legolas io…ho temuto per
troppi anni i miei sentimenti, li ho nascosti agli occhi di tutti e ai
miei, per andare avanti…per proteggermi…ma questo non è servito a niente
perché ogni mia difesa non è bastata ad impedirti di prendere possesso,
fin dal primo istante, dei miei pensieri…e del mio cuore…”
A quelle parole Legolas si
rialzò, guardando negli occhi il compagno per qualche attimo, prima di
rimettersi in piedi e sistemarsi alla bene e meglio gli abiti…
“È meglio che vada a…”
“Sì…sì certo…” ribatté
subito Aragorn mettendosi seduto, quasi imbarazzato, quando si ricordò di
quello che era avvenuto poco prima “…ora anche io vado…a cambiarmi
d’abito…”
L’elfo annuì facendo
qualche passo, con la testa bassa…
“Buonanotte Aragorn…se
desideri parlarmi…sai dove trovarmi…”
Il Re di Gondor rialzò lo
sguardo verso di lui ma l’elfo era già sparito oltre le tende leggere…e
così non fece in tempo a scorgere il sorriso luminoso che era comparso sul
suo bel viso.
“Buonanotte Legolas…a
presto…”
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