.|. Mai Piu'  .|.

Capitolo Cinque

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Meldir adagiò delicatamente Legolas sopra alle coperte di seta bianca, ricamata con splendidi gigli dorati, gli fece posare la testa sul morbido cuscino e gli scostò i capelli dal viso, prima di voltarsi verso l’uomo che stava attendendo dietro di lui.

“Ricorda ciò che ti ho detto poco fa!” mormorò, guardando gli occhi limpidi del Re di Gondor “Legolas ha deciso di restare qui per aiutarti…non riesce a vivere tra queste mura ma continua a rimanere per te! Sai a cosa mi riferisco?” vide Aragorn annuire e continuò “Non sprecare questa opportunità che ti è stata concessa!” e con quelle parole si avvicinò all’uscita, ma la voce di Re Elassar lo fermò…

“Eri con lui la scorsa notte?” silenzio…e poi di nuovo la sua voce “Sono passato davanti alla sua stanza e ho sentito che non era solo…eri tu?”

“Sei cresciuto col nostro popolo…” mormorò Meldir restando voltato verso la porta “…ricordi ancora cosa significa la parola conforto per noi, Estel?” e senza aggiungere altro, uscì, richiudendo dietro di sé la stanza in cui mai nessuno, oltre al sovrano, aveva passato la notte.

Aragorn chiuse gli occhi, respirando intensamente per impedire alla gelosia di accecarlo inutilmente, e quando li riaprì, vide Legolas, disteso sul suo letto…quel letto dove aveva passato solo ogni notte da quando era diventato Re.

Timidamente si distese sull’altro lato, voltandosi verso di lui, e restò a fissarlo per ore, continuando a riflettere su quello che si erano detti. Più volte sentì l’impulso di alzare una mano, per sfiorare quel viso splendido che, nel sonno, sembrava così rilassato…ma ogni volta si bloccava, con il terrore di svegliarlo.

Ad un tratto, Legolas mosse la testa, sussurrando qualcosa di indistinto, e Re Elassar trattenne il respiro, per poter comprendere le sue parole…ma sentì un colpo al cuore quando finalmente ci riuscì…

“…Aragorn…no…ti prego…no…”

…e vide una lacrima solitaria scivolare sulla guancia candida dell’elfo.

Si alzò all’improvviso, e raggiunse la scrivania, sedendosi sulla poltrona come centinaia di volte aveva fatto…doveva scrivere…doveva farlo, altrimenti il suo cuore sarebbe esploso per tutte quelle emozioni contrastanti. Prese la penna e lasciò libera la mente.

 

                                                                     ~

 

Legolas aprì all’improvviso gli occhi e si mise seduto. Si guardò attorno confuso, cercando di riconoscere quel luogo in cui si trovava, ma le tende erano ancora tirate, nonostante la debole luce del sole mattutino stesse già penetrando tra di esse, illuminando leggermente la stanza.

Ricordava perfettamente cosa era accaduto la sera prima, ma poi, tutto era diventato scuro…forse aveva perso i sensi e qualcuno l’aveva portato in quel posto…sì, ma dove? Si mise lentamente in piedi, voltandosi su se stesso…ed allora lo vide.

Aragorn, seduto alla scrivania, con le braccia piegate sul ripiano di legno, e la testa sopra di esse, profondamente addormentato…ed allora la riconobbe. Era nella stanza del Re di Gondor, aveva riposato sul suo letto.

Mille pensieri gli invasero la mente, ma, impedendo ad ognuno di essi di prendere il sopravvento sulla ragione, si avvicinò a quel punto, dove l’uomo era crollato per la stanchezza. Fermandosi alle sue spalle, notò che tra le dita di Aragorn c’era ancora la penna…la pergamena era macchiata d’inchiostro e per la maggior parte nascosta dalle sue braccia, ma alcune frasi erano ben visibili, anche nella penombra della stanza…

 

Perdono.

Come può questa parola cancellare tutto il male che ti ho fatto?

Ti ho allontanato da me, ho ignorato le tue parole e ho approfittato della tua fiducia.

Tu, l’unica persona che mi ha fatto di nuovo sentire vivo,

e che mi ha dato una speranza, qualcosa in cui credere di nuovo.

 

Legolas si sporse leggermente in avanti, ma il resto era ben celato dal corpo dell’uomo, e non voleva certo rischiare di svegliarlo per la curiosità di sapere cos’altro aveva scritto. Inclinò la testa e intravide il volto di Aragorn. Sulle sue labbra c’era un debole sorriso, e l’elfo non poté fare a meno di sorridere a sua volta. A volte provava questi moti di tenerezza nei suoi confronti e non riusciva a spiegarsi il motivo. Avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che aveva fatto, ma non poteva…nonostante tutto, continuava a considerarlo un amico e ad amarlo come non aveva mai amato nessuno in tutta la sua lunga vita.

Alzò una mano e sfiorò appena i capelli castani del Re di Gondor…ed in quel momento gli tornarono alla mente le parole che gli aveva detto la sera prima…quelle parole che gli aveva gridato e che forse l’uomo non aveva nemmeno ascoltato. Gli aveva detto che lo amava. A nessuno aveva mai confessato una cosa simile…forse perché non aveva mai provato qualcosa di così forte per nessun altro.

All’improvviso fece un passo indietro, e poi un altro, fissando come terrorizzato il corpo di Aragorn ancora perso nei sogni. Non era possibile…non poteva essere così…eppure il suo cuore batteva all’impazzata, dandogli quella conferma che temeva.

Possibile che avesse cercato l’amore così a lungo, e non si fosse mai accorto di averlo proprio davanti?

 

                                                                     ~

 

“Avanti!” esclamò Meldir quando udì dei colpi alla porta. Si chiuse la vestaglia perlata sul petto, e si voltò verso l’entrata, restando sorpreso nel vedere Legolas entrare con lo sguardo basso e un’espressione sconvolta sul viso “Non che mi dispiaccia vederti ma…cosa fai qui? Hai parlato con Aragorn?”

“No, ho lasciato la sua stanza ma lui stava ancora dormendo…” rispose debolmente l’elfo di Bosco Atro, sedendosi sul letto dell’amico “…si è addormentato alla scrivania mentre scriveva…”

“Oh…allora immagino che Re Elassar se la prenderà con me per la tua scomparsa…” ribatté Meldir accennando un sorriso e fermandosi davanti all’altro elfo “…voleva parlarti al tuo risveglio…temeva di aver perso la tua amicizia…per questo mi ha implorato di portarti nelle sue stanze ieri notte.”

Legolas annuì, continuando a tenere gli occhi fissi sul pavimento e le mani appoggiate sulle ginocchia, e quel comportamento insolito incuriosì l’elfo di Gran Burrone che, aggrottando le sopracciglia, si sedette al suo fianco…

“Cosa ti turba? Cos’è accaduto?”

“Hai mai…cercato una cosa così a lungo, desiderandola con tutto te stesso…solo per poi accorgerti che…quella cosa…è sempre stata davanti ai tuoi occhi?”

“Il destino a volte non è sempre chiaro…e alcune volte resta in disparte e lascia a noi la capacità di comprendere i suoi piani…ma in molti casi, non sempre vogliamo vedere quello che ha in serbo per noi…di cosa stai parlano, amico mio?”

“Dell’amore…” bisbigliò Legolas alzando finalmente lo sguardo su di lui “…quell’amore che cercavo e attendevo con ansia…quell’amore che temevo di non trovare…” sospirò “…era tutto così confuso e invece…ieri sera, le mie stesse parole mi hanno aperto gli occhi…”

Meldir chiuse gli occhi, respirando intensamente, prima di sussurrare con timore quel nome…

“Aragorn…?”

“Ho passato anni con lui…anni che non sono mai riuscito a dimenticare…” continuò il principe di Bosco Atro “…ed ogni volta che pensavo a lui, era col nome di amico…ma puoi chiamare in questo modo qualcuno a cui hai donato il tuo cuore? Qualcuno da cui il tuo spirito desidera tornare e che riesce a ferirti con la minima parola scortese…”

“Legolas…aspetta…” lo interruppe Meldir scuotendo debolmente la testa “…tu stai parlando di un Mortale…sai cosa significa? Legarti ad un Mortale vuol dire rinunciare alla tua immortalità…significa che quando la sua vita si spegnerà, il tuo cuore si fermerà insieme al suo. Non potrai tornare a casa, al di là del Mare…ma dovrai restare su queste Terre! Arwen stessa ha…”

“Arwen…” sussurrò Legolas con un triste sorriso sul viso “…non è strano quello che è accaduto? Sono rimasto qui per riuscire a far dimenticare ad Aragorn il suo volto, ed ora…mi ritrovo io stesso a dover prendere la stessa decisione che fu di Arwen tempo fa…” sospirò, chiudendo gli occhi “…con la sola differenza che lei era sicura dell’amore di Aragorn…mentre io invece, sono sicuro di non possedere altro che il suo desiderio…”

“Come…?” chiese l’elfo di Gran Burrone con un filo di voce “Di cosa stai parlando…?”

“Lui mi desidera…desidera il mio corpo…lo ha scritto e, ieri notte, mi ha baciato…ma il suo cuore appartiene ancora a lei…”

“Oh Valar!” esclamò Meldir alzandosi in piedi e facendo qualche passo per la stanza, con una mano sulla fronte “Cerchiamo di…comprendere…d’accordo? Iniziamo col tralasciare il fatto che Aragorn è un Mortale, ed un Re degli Uomini, e che quindi la vostra unione non verrà approvata così facilmente, cose di primaria importanza ma…cerchiamo di andare oltre…”

Legolas lo fissò intensamente annuendo, ed allora l’elfo di Gran Burrone tirò un profondo respiro e continuò…

“Aragorn ti desidera, ma il suo cuore è ancora intrappolato in quel dolore che non riesce a lasciarsi alle spalle, ma forse…col tempo, il desiderio può aprire una breccia in quel muro che si è creato attorno, ed insieme a quello che prova per te…forse potrebbe tornare ad essere il Re che tutti hanno aspettato con ansia…Io so che lui ti vuole bene, so che tiene a te come a nessun altro, e forse tutto questo potrebbe diventare amore, se solo riuscisse a chiudere una volta per tutte col passato…ma ora, parliamo di te…sei sicuro che sia amore quello che provi per lui?”

“Sì…non ho mai provato niente di simile per nessun altro, io sento che…”

“D’accordo Legolas ti credo…” lo interruppe Meldir sorridendogli “…e lo desideri quanto lui desidera te?”

L’elfo di Bosco Atro abbassò all’istante lo sguardo…

“Io…desidero la sua compagnia, desidero stare con lui ma…”

“Non ti senti attratto da lui? È questo che vuoi dirmi?” sentì Legolas sospirare, così si sedette di nuovo al suo fianco “E come puoi credere che sia amore allora? Noi siamo creature fatte per amare, con la mente, con il cuore ma anche con il corpo…”

“Una volta mi hai detto…” lo interruppe il principe di Bosco Atro “…che si può imparare ad amare e che la passione può esplodere da un momento all’altro…credi sia veramente possibile?”

“Lo credo ma…i sentimenti possono cambiare, possono diventare più intensi o indebolirsi ma il desiderio…non puoi fingere di desiderare il suo corpo quando sarete in un solo letto…”

“Lo so ma…è difficile…lui è così diverso da noi…la sua bellezza è…”

“Umana…” finì Meldir sorridendo “…i nostri popoli sono diversi nell’aspetto ma, in fondo, credo che l’amore possa superare anche queste barriere…dipende da te…”

“Forse devo…imparare a guardarlo con il cuore…” mormorò Legolas debolmente, prima di alzarsi in piedi e avvicinarsi alla porta.

“Legolas…?” lo richiamò l’elfo di Gran Burrone “Cosa hai intenzione di fare?”

“Io credo di amarlo…e voglio sapere se anche lui può darmi l’amore che sto cercando…devo sapere se è in grado di amare me, oltre che il mio corpo…”

“Legolas aspetta!” gridò Meldir afferrando l’amico per un braccio “Guardami negli occhi e assicurami che non lo stai facendo per quello che ti ho raccontato! Guardami e dimmi che non ti stai donando a lui…che non stai donando la tua vita a lui solo per evitare che perda il trono come ti ho detto che potrebbe accadere! Giuramelo!”

“Lo sto facendo perché lo amo!” rispose Legolas fissandolo negli occhi “Lo amo e voglio che ritorni l’uomo che ho imparato ad amare!”

“Non è concedendogli ciò che brama il modo per farlo tornare ad essere quello di prima!” gli bisbigliò l’elfo di Gran Burrone sulle labbra.

“ Io non gli concederò il mio corpo…gli darò il mio amore! Quell’amore a cui non rinuncerò solo perché lui è Mortale! E se anche lui imparerà ad amarmi, allora avverrà ciò che è scritto. In caso contrario, affronterò la mia vita senza di lui.”

“Ti distruggerà comunque! In un caso o nell’altro il dolore ti…”

“E cosa dovrei fare?” lo interruppe Legolas alzando la voce “Ignorare quello che provo? No, l’ho fatto per troppo a lungo…sono stanco di nascondermi! Sono stanco di continuare a restare solo perché il mio cuore è legato a lui! Devo sapere, Meldir! Sapere se insieme possiamo essere qualcosa o no! Devo!” e con quelle parole lasciò la stanza, mentre l’elfo di Gran Burrone sussurrava tra sé…

“Ti perderemo per sempre…Sire Elrond aveva visto giusto!”

 

                                                                     ~

Scese la sera, e le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnare i muri del palazzo, preannunciando il temporale che, prima o poi, si sarebbe abbattuto su Gondor.

Re Elassar era, ancora una volta, seduto alla sua scrivania, con la testa tra le mani e gli occhi chiusi. Quella mattina, quando si era svegliato, aveva visto il letto vuoto. Dove doveva esserci Legolas, non rimanevano altro che le lenzuola spiegazzate e la forma della sua testa sul cuscino di piume. E la speranza che aveva di rimettere le cose a posto con lui, era svanita come quel buio, non appena aveva riaperto le tende.

Per l’intero giorno era rimasto nella stanza, ripensando a quello che aveva fatto e a quello che gli aveva detto…a quello che non aveva avuto il coraggio di dirgli. Se solo avesse pronunciato quella maledetta parola, invece di allontanarlo…fosse sarebbe stato tutto diverso. E invece gli aveva chiuso ancora la porta in faccia, ignorando i suoi richiami e soprattutto, ignorando il proprio cuore che ardeva. Come aveva potuto? Come…

 

“Come hai potuto?”

 

Quella voce si sovrappose ai suoi pensieri all’improvviso e di scatto, si alzò dalla sedia, voltandosi verso la porta che si era già richiusa, dopo che il principe di Bosco Atro aveva oltrepassato la soglia.

“Coma hai potuto farmi una cosa simile?” ripeté, facendo qualche passo nella stanza senza mai distogliere lo sguardo da quello dell’uomo “Io mi fidavo di te…mi sono sempre fidato di te, e mi hai ripagato in questo modo?”

Aragorn trattenne il fiato quando gli sembrò di vedere una pallida luce attorno al corpo di Legolas…la tunica di velluto bianco che indossava, i ricami argentati…forse erano quelli a farlo sembrare così luminoso…eppure c’era qualcosa di strano…era incredibilmente più affascinante di quanto non gli fosse mai sembrato. I lunghi capelli biondi, completamente sciolti sulle spalle, sembravano veramente fili d’oro e quegli occhi blu che lo stavano fissando…sembravano profondi come il mare…

“Credevo fossimo amici! Credevo tenessi a me!” continuò l’elfo fermandosi a un passo da lui, e lanciò un’occhiata oltre le sue spalle.

“Legolas ti scongiuro ascoltami!” esclamò il Re di Gondor alzando una mano verso di lui, ma Legolas si scostò, fissandolo severamente.

“No! Non fino a quando avrò letto tutto ciò che hai scritto su di me!”

A quelle parole, Aragorn spalancò gli occhi perplesso e intimorito. Istintivamente fece un passo indietro, come per nascondere, agli occhi del compagno, i fogli su cui aveva riversato ogni più intimo pensiero…

“No, non…non hai diritto di farlo!” mormorò, deglutendo “Non puoi!”

“E cosa hai intenzione di fare per impedirmelo?” gli chiese Legolas continuando a rimanere serio “Spingermi fuori di qui? Prendermi a schiaffi? Insultarmi? L’hai già fatto ma non è servito a farmi cambiare idea!” si fermò un istante, osservando l’uomo davanti a sé. Indossava ancora la vestaglia color smeraldo che portava la notte prima, e probabilmente gli stessi pantaloni, non si era nemmeno rimesso gli stivali, infatti era scalzo, come lo era rimasto tutto il giorno. A quella vista, il principe di Bosco Atro si lasciò sfuggire un debole sorriso, che subito mascherò, alzando la voce “Te lo chiedo un’ultima volta. Mostrami ciò che hai scritto su di me!”

“E se non avessi intenzione di farlo?” ribatté Aragorn risoluto, facendo un passo verso di lui. Non gli piaceva affatto quell’atteggiamento…anche se la sicurezza dell’elfo lo faceva tremare. Il modo in cui pronunciava con decisione quelle frasi, e il suo volto…aveva sentito dei brividi lungo la schiena fin dall’inizio, e il suo corpo ci aveva messo ben poco per reagire…

Legolas socchiuse un istante le palpebre, prima di sospirare…

“Devo considerare la tua domanda come un no, a quanto sembra…”

All’improvviso afferrò gli abiti del Re di Gondor e lo trascinò con forza fino al letto. Vide la sua espressione stupita e confusa ma non si fermò, lo spinse violentemente su di esso e si sedette sulle sue gambe per impedirgli di muoversi, nel frattempo si sfilò la cintura che gli teneva stretta in vita la tunica.

“Cosa stai…” fece solo in tempo ad esclamare Re Elassar, prima di ritrovarsi con i polsi legati alla testiera del letto e l’elfo a cavalcioni sopra di sé…ed allora il respiro gli venne a mancare.

Legolas strinse ancora il nodo della cintura, prima di abbassare lo sguardo sull’uomo sotto di sé, con un’espressione compiaciuta sul viso…

“Ti sto legando al letto…” mormorò, spostandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio “…così potrò leggere ciò che voglio senza che tu me lo impedisca!” e rapidamente scese dal materasso, tornando verso la scrivania.

Aragorn lo seguì con lo sguardo, mentre il cuore gli batteva con forza e il respiro aumentava di velocità…aveva sentito quel corpo splendido sopra di sé solo per pochi istanti…ma abbastanza per rendere il suo sangue incandescente, ed ora, privato di quel calore improvviso, credeva di impazzire…

“Legolas non…non farlo! Ti prego!” riuscì a mormorare, non appena vide l’elfo prendere una delle pergamene “Ti scongiuro! Farò quello che vuoi ma non…leggere ciò che ho scritto…”

“In questo modo non fai altro che aumentare la mia curiosità!” disse il principe di Bosco Atro lanciandogli un’occhiata, prima di schiarirsi la voce e leggere le prime righe:

“Perché mi sembra di annegare nei tuoi occhi?

Mentre la tua calda voce annulla la ragione,

l’unica ancora che mi lega alla mia realtà.

La forza e l’onore di un uomo non possono quindi far nulla,

di fronte al desiderio?

La moralità svanisce ad ogni tuo singolo gesto.

E vorrei afferrare quelle braccia che, troppe volte,

mi hanno stretto con rispetto.”

Guardò di nuovo l’uomo e vide le sue guance tingersi di rosso, così proseguì…

Vorrei lacerare quella stoffa che ti rende ancora più irreale

e sfiorare la tua pelle luminosa e perfetta.

Lambire con le mie labbra ogni singola parte di te,

assaggiare il tuo sapore e perdermi nel tuo profumo

che troppe volte mi ha tentato, portandomi sull’orlo della follia.

Vorrei affondare le mani tra i tuoi capelli,

per sentirli scorrere tra le dita, morbidi e lisci,

fili di seta dorata da accarezzare.”

Si fermò un istante per prendere fiato, quando sentì un debole brivido lungo il corpo…

“Vorrei…Vorrei prendere il tuo corpo in ogni modo possibile,

 ignorando quella moralità a cui devo attenermi,

regole che perdono ogni senso quando solo mi sfiori.

Vorrei stringerti e abbandonarmi nel tuo calore,

per darti tutto ciò che due compagni posso scambiarsi.

E sentirti gridare il mio nome, non per avvertimento o richiamo,

ma almeno una volta, per piacere.

Vorrei, ma non posso.”

Posò la pergamena sul lato della scrivania e tornò a guardare il Re di Gondor che, nel frattempo, aveva abbassato lo sguardo.

“Questa l’avevo già letta…prima che tu entrassi e cercassi di buttarmi fuori”

“Ti diverte così tanto?” mormorò Aragorn lanciandogli un’occhiata infuriata “È così divertente prenderti gioco di me in questo modo? Se vuoi vendicarti per quello che è successo…d’accordo…ma non vedo il motivo di…”

“Perché non puoi?” lo interruppe all’improvviso l’elfo.

“Cosa…?”

“Perché non puoi fare ciò che hai scritto? Vorresti, ma non puoi…perché?”

Aragorn si lasciò sfuggire una risata nervosa e scosse la testa…

“Credo che tu lo sappia benissimo il motivo!”

“No invece…dimmelo…”

“Ma dannazione!” gridò l’uomo alzando la testa più che poteva per poterlo guardare “Cosa vuoi che ti dica? Sono il Re degli Uomini e il mio popolo non tollera simili debolezze! E tanto meno lo tollererebbero per il loro sovrano! Ma in ogni caso, questo è il minore dei problemi…visto che sei stato tu il primo a respingermi ieri sera! E mi sembra chiaro che tu non voglia questo tipo di contatto tra noi! Mi hai fatto sentire così…” si bloccò, stringendo le labbra e posò di nuovo la testa sul cuscino, fissando il soffitto.

“Come…?” sussurrò Legolas inclinando la testa di lato.

“…sporco…” bisbigliò Aragorn chiudendo gli occhi con un sospiro “…e inadeguato…come se ti avessi fatto qualcosa di spregevole e osceno…oh Valar…non mi aspettavo una risposta positiva da parte da tua, anche se la speravo ma…non mi aspettavo nemmeno che tu mi allontanassi in quel modo…”

Per un lungo momento regnò il silenzio, all’infuori dei respiri rapidi dell’uomo…ma ad un tratto, la voce di Legolas risuonò di nuovo nella stanza....

Perdono.

Come può questa parola cancellare tutto il male che ti ho fatto?

Ti ho allontanato da me, ho ignorato le tue parole e ho approfittato della tua fiducia.

Tu, l’unica persona che mi ha fatto di nuovo sentire vivo,

e che mi ha dato una speranza, qualcosa in cui credere di nuovo.”

L’elfo si fermò e, alzando lo sguardo, vide che Aragorn aveva voltato la testa di lato per non guardarlo, così si avvicinò a lui e si sedette ai piedi del letto. Attese che quel movimento attirasse l’attenzione di Re Elassar, ed infatti, dopo qualche momento, incrociò di nuovo i suoi occhi…azzurri, limpidi, ma velati dalle lacrime…ed allora proseguì…

“Perdonami. Perdonami.

Ripeterei questa parola all’infinito se solo servisse

a farti tornare da me.

Ma hai ragione, sono un codardo e non avrò il coraggio

di dirtelo quando incrocerò ancora i tuoi occhi colmi di risentimento.

Resterò in silenzio a guardarti, mentre ti allontani da me per sempre.

Ti perderò senza aver nemmeno tentato.

Ti perderò senza averti detto quanto sei importante per me

e quanto tenga alla nostra amicizia.

Quel sentimento che ci lega e che, per paura, continuo a chiamare in questo modo.

E continuo ad essere un vigliacco che teme le proprie emozioni,

e che si nasconde dietro ad una maschera.”

Legolas alzò lo sguardo sull’uomo me vide che aveva di nuovo chiuso gli occhi, così, senza accorgersi che la propria voce stava tremando, continuò a leggere…

“Vorrei poter chiamare amore quello che mi lega a te,

gridarlo e finalmente sentirmi di nuovo libero.

Ma il terrore di un tuo sguardo, di una tua parola,

di un gesto contrario, me lo impedisce.

E non posso far altro che ripetere quelle parole

che non avrò mai il coraggio di dirti.

Ti amo. Perdonami”

L’elfo abbassò le palpebre, ascoltando il proprio respiro rapido e sulle sue labbra si formò un dolce sorriso.

“Sei contento ora?” mormorò debolmente Aragorn, riaprendo gli occhi ma continuando a fissare le tende che ricoprivano le pareti “O vuoi leggere tutto quello che ho scritto in questi anni?”

“Aragorn…” sussurrò Legolas sospirando “…quello che hai scritto…”

“Sono solo parole!” lo interruppe bruscamente il Re di Gondor, senza riuscire però a guardarlo negli occhi “Solo parole messe su carta nel pieno della notte dopo una serata passata ad ubriacarmi, non significano niente!”

Il sorriso dell’elfo si spense all’improvviso…

“Perché lo stai facendo?” esclamò, alzando la voce “Perché ti comporti così?”

“Ho solo detto la verità!”ribatté Aragorn voltando la testa verso di lui, ma la sua voce tremante, lo tradì.

“No! La verità è ben diversa!” continuò Legolas stringendo il pugno sulla pergamena “La verità è che ti stai nascondendo dietro a questo…uomo che hai creato e non sai più chi sei veramente! Hai paura di te stesso! Di quello che provi, di quello che vuoi!” si alzò in piedi di scatto e si avvicinò di più a lui, chinandosi per fissarlo negli occhi “Cosa sei diventato? Chi sei diventato? Dov’è finito Elassar, il Re di Gondor che tutti aspettavano? Dov’è Aragorn, l’erede di Isildur che ha lottato contro le forze del male? O Grampasso, il ramingo che ha salvato gli Hobbit e li ha condotti a Rivendell? E dov’è finito Estel, il bambino cresciuto dagli Elfi che ha conosciuto l’onore, la forza, il coraggio e l’amore?”

“Io non sono nessuno!” gli gridò Aragorn, alzando la testa verso di lui, fino quasi a sfiorare il suo viso “Non sono un Re, un Dúnadan, un ramingo o un Elfo, dannazione! Sono solo un uomo! Un uomo che ha perso ogni speranza e che non sopporta più la solitudine! Cosa dovrei fare? È facile parlare! Non hai vissuto per anni in un posto dove tutti ti guardano con paura e diffidenza! Non sei rimasto solo in balia dei ricordi mentre tutte le persone che consideravi amiche, ti voltavano le spalle per continuare con la loro vita! Hai detto arrivederci e sei tornato da tuo padre, dal tuo popolo, da coloro che ti amano!”

“Quello era il mio posto!” lo interruppe  all’improvviso l’elfo di Bosco Atro “Come questo è il tuo! E le persone che ti circondano sono il tuo popolo! Loro ti amano!”

“Che razza di amore possono darmi? Non è la loro approvazione ad aiutarmi a superare le notti! Non sono le loro grida a confortarmi nei momenti bui! E non…” Re Elassar si fermò un istante, deglutendo come se si fosse ritrovato con la gola secca, e abbassò all’improvviso la voce “…non sono i loro applausi a riscaldare questo letto!” sospirò intensamente, alzando lo sguardo verso il soffitto “Nessuno mi ha mai chiesto se fosse questo il mio desiderio…a nessuno è mai importato che forse, in fondo, non era questo ciò che volevo! Aragorn, l’erede al trono di Gondor e quindi colui che doveva diventare Re…ma nessuno, non una persona mi ha mai chiesto se volessi veramente reclamare questo diritto!”

“Questo era il tuo destino…” mormorò Legolas sedendosi sul materasso accanto ai fianchi dell’uomo “…era scritto che…”

“Non hai mai pensato che forse ognuno può cambiare il proprio destino?” ribatté Aragorn voltando la testa verso di lui “Forse mia madre mi ha portato a Rivendell proprio per cambiare ciò che era scritto e per darmi un’altra possibilità. Per dare ad Aragorn, l’erede di Isildur la possibilità di scegliere se diventare Elassar o restare Grampasso…od Estel…”

“Ogni sentiero che hai percorso, attraverso le terre selvagge o attraverso la guerra, ti ha condotto qui Aragorn! Questo è ciò che dovevi essere!” sussurrò dolcemente l’elfo, spostando delicatamente con le dita una ciocca di capelli dalla fronte dell’uomo, ma appena udì la sua risposta, sentì una fitta al cuore…

“E allora perché mi sento così? Perché vorrei che tutto tornasse come un tempo? Ho perso per sempre Arwen, questo non potrà mai cambiare ma…vorrei poter passeggiare nuovamente con te, sotto i portici a Rivendell…o tra gli alberi di Bosco Atro e…tutto questo mi sta diventando chiaro solo da quando sei tornato qui! Sono così stanco di lottare e soffrire per qualcosa che non avrò mai…”

Ú-awartho in estil! Man aníron?(Non perdere le speranze, cosa vorresti?)” mormorò Legolas posandogli una mano sul petto che si alzava e abbassava rapidamente. La spostò lentamente sul cuore e lo sentì battere prepotentemente e, alzando lo sguardo sul viso dell’amico, si accorse che Aragorn lo stava fissando.

Boe anim pen! Pen i ‘eritha agor nin ne daw a beditha nin bith o meleth. Aníron i ûr a ‘lass im

 ú-‘arnen! (Ho bisogno di qualcuno. Qualcuno che mi stringa durante la notte e mi dica parole d’amore. Desidero il calore e la felicità che non ho avuto!)” 

La voce del Re di Gondor tremava debolmente e diventava via via più flebile ad ogni parola ma l’elfo di Bosco Atro continuò a restare in silenzio. Finalmente Aragorn gli stava aprendo il suo cuore, mettendo da parte quell’orgoglio che li divideva. Fu solo quando perse il contatto con i suoi occhi che decise di mettere da parte anche i suoi timori e affrontare quello che da troppo tempo provava.

Si chinò sull’uomo e, senza mai allontanare la mano dal suo cuore, gli baciò dolcemente la fronte. Fece lo stesso sulle palpebre chiuse, due baci appena percettibili, tanto simili ai primi fiocchi di neve che si posano su una foglia bagnata prima di svanire…e Re Elassar trattenne il respiro….prima di spalancare gli occhi quando, quelle stesse labbra delicate si posarono sulle sue per un breve momento…una debole pressione, niente di più, ma un calore potente lo avvolse…

Sen aníron…manen le…(Anche io desidero la stessa cosa)” bisbigliò Legolas sfiorandogli con le dita una guancia. Si fermò un momento, continuando a fissare gli occhi limpidi che lo guardavano stupiti e intimoriti, poi avvicinò di nuovo le labbra a quelle del compagno…ma Aragorn si scostò all’improvviso sussurrando…

“Perché stai facendo questo?”

“Perché rivoglio il mio Estel…” rispose l’elfo con un debole sorriso “…l’uomo che ho conosciuto e che ho imparato ad amare!” inclinò la testa di lato e, prima di baciarlo nuovamente, bisbigliò “Il tuo cuore batte così forte!”

Aragorn chiuse gli occhi, assaporando quelle labbra che lo sfioravano e lo lambivano sensualmente, senza però concedergli niente di più. Tentò di alzare la testa il più possibile, per intensificare quel bacio, ma l’elfo si tirò indietro, impedendogli qualsiasi azione più passionale di quel semplice contatto…

“Oh Valar!” sospirò, posando stancamente la testa sul cuscino, ancora una volta. Fissò intensamente il compagno negli occhi “Ú-echado nin nad hen! (Non farmi questo!)” prima di socchiudere le labbra per tirare un profondo respiro e cercare di calmare il proprio corpo che stava bruciando.

L’elfo di Bosco Atro abbassò per un attimo lo sguardo, indeciso, ma poi lo rialzò sul volto dell’uomo e contemporaneamente, allungò un braccio e slacciò i nodi che tenevano legati i polsi del Re di Gondor alla testiera del letto…

Estelion al le! (Mi fido di te!)” mormorò…ma quelle parole si persero nella bocca di Aragorn che, senza attendere un solo istante, si era messo a sedere sul materasso e aveva posato le mani sulle guance di Legolas, tirandolo con forza a sé. Con ardore iniziò a divorare quelle labbra che l’avevano tentato fino a quel momento, e non appena l’elfo le socchiuse per la sorpresa, fece scivolare la lingua tra di esse, cercando quella del compagno. Ma presto si accorse che Legolas non stava rispondendo a quel bacio…il suo corpo era immobile, come le braccia lungo i fianchi e le mani ferme sul materasso.

Lentamente si fermò, allontanandosi per guardare il suo volto, e non vide nessun piacere…le sopracciglia aggrottate e gli occhi chiusi come se si stesse concedendo a qualcosa che in realtà non desiderava, ed allora un moto di rabbia lo scosse…

“Non voglio la tua pietà!” esclamò, passandosi una mano sul volto, prima di rialzarsi dal letto all’improvviso.

Legolas aprì gli occhi e lo seguì con lo sguardo, il timore e l’agitazione dipinti sul suo bel viso.

Re Elassar si sistemò la vestaglia sul petto e fece qualche passo nella stanza, prima di voltarsi ancora verso il compagno…

“Come puoi credere che desideri veramente una cosa simile? La stima che hai per me è diminuita a tal punto da portarti a credere che sarei capace di un gesto simile?” si fermò, mentre una risata nervosa riempiva il silenzio “Tu non mi vuoi…non mi desideri! Non ti senti attratto da me…non provi niente! Ed io per un momento ho addirittura creduto che…” sospirò “…beh la recita non ha funzionato…mi dispiace!”

“No! Aragorn no! Non è come dici!” lo interruppe Legolas alzandosi in piedi a sua volta “Quello che ho detto è vero! Non stavo recitando!”

“No forse no!” ribatté Re Elassar alzando la voce “Perché altrimenti avresti almeno finto di provare piacere mentre ti baciavo!”

L’elfo di Bosco Atro scosse la testa ma non riuscì a rispondere…e la voce dell’uomo risuonò ancora nella stanza…

“Non voglio la tua pietà dannazione!” gridò “Non voglio che vieni qui dentro dicendo di amarmi  e quando solo ti sfioro diventi freddo come una statua di marmo! Non voglio questo! Non riesco a sopportarlo!” si bloccò, fissando in silenzio gli occhi blu davanti a sé, poi voltò la testa verso l’uscita “Vattene via ora!”

“Aragorn ti prego…non…” mormorò disperato l’elfo allungando una mano verso di lui, ma il grido dell’uomo lo fece quasi sobbalzare…

“Ora!”

…e, abbassando lo sguardo, si incamminò verso la porta che lasciò socchiusa dietro di sé.

Re Elassar chiuse gli occhi, respirando intensamente per calmarsi, ma poi tornò verso il letto. Si sfilò la vestaglia e si lasciò ricadere sul materasso, ricoprendosi con le lenzuola e stringendosi in esse come se stesse tremando per il freddo…ma il suo corpo tremava per ben altro. Il dolore, la paura, l’inutile speranza che qualcosa stesse cambiando. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi…ma due lacrime gli scivolarono sulle guance.