.|. The Matrix .|.

 

3. L'Incontro

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Nelle prime ore del mattino, quando il cielo cominciava a schiarirsi e le stelle si spegnevano una dopo l’altra, Legolas passeggiava nella stanza più alta della torre, aspettando l’arrivo del misterioso individuo che aveva fatto tanto per incontrare lì il Ramingo.

La mente dell’elfo era agitata da molte domande e si sentiva ancora inquieto per il comportamento tenuto poche ore prima con l’uomo che ora dormiva diversi piani più sotto e per i desideri che ancora turbavano la sua mente.

“Cosa turba tanto la tua mente, Legolas, amico mio?” Domandò una voce che parve prendere corpo dall’oscurità della stanza.

Legolas si voltò verso l’origine del suono e vide un elfo alto dai lunghi capelli neri e dai luminosi occhi grigi avanzare verso di lui emergendo lentamente dall’oscurità, come se stesse prendendo forma e sostanza poco per volta.

“Sire Elrond! Finalmente siete giunto!” Esclamò Legolas sorridendo e andandogli incontro per abbracciarlo come era usanza tra gli elfi.

Elrond abbracciò Legolas, ma dopo pochi istanti si allontanò da lui e tornò a chiedergli: “Cosa ti turba?”.

“Lo sai. Lui.”.

“Hai passato lunghi anni ad osservarlo da lontano, hai seguito gli sviluppi della sua vita, domandandoti se fosse veramente colui che da tanto attendiamo; ora non puoi pretendere di avere le risposte ai tuoi dubbi in poche ore.”.

Legolas scosse la testa e poi fissando negli occhi l’altro elfo disse: “Non è questo che mi preoccupa: ho avuto la certezza che fosse lui dal primo istante che i suoi occhi hanno incontrato i miei. Eppure adesso ho paura.”.

“Paura di cosa Legolas?” Chiese Elrond stupito da una simile affermazione: in tanti secoli che lo conosceva Legolas aveva affrontato centinaia di nemici e decine di incarichi pericolosi come quello per cui l’aveva mandato avanti quella notte, eppure, mai, aveva visto in lui un’ombra di timore. Adesso ammetteva di essere spaventato, ma da che cosa?

“Ho paura di quello che ho provato per lui stanotte, ed ho ancora paura perché so che ciò sta per cambiare tutto e non solo per me. Sarò all’altezza di affrontarlo? Ho attraversato quasi tremila anni senza sentire il bisogno di nessuno, da solo, e stanotte ero pronto a gettarmi tra le sue braccia...”.

“Lo sai anche tu Legolas che questo è il destino che è stato letto per te nel momento della tua nascita. Non puoi opporti a forze che sono più grandi di tutti noi.” Mormorò stancamente Elrond.

“Io non voglio oppormi, ma ho paura di farmi trascinare dall’entusiasmo e così di fallire nel mio incarico e trascinare tutti noi nel fallimento.”

Elrond sorrise e ribatté: “Non temere Legolas, io ho piena fiducia nella tua forza e devi averla anche tu, perché non ci ha mai tradito. Ora vai a chiamare Aragorn, è il momento delle spiegazioni.”.

Legolas sorrise riconoscente ed abbandonò la stanza.

 

Elrond rimasto solo sorrise dei timori dell’altro elfo, non aveva nulla da temere per le sue capacità: quella stanza era stata preparata splendidamente, persino lui, se non avesse saputo cosa nascondeva, ci sarebbe passato senza accorgersi di nulla.

Incuriosito da quanto potesse essere reale quell’inganno provò a sedersi su una delle sedie e oltre che solida, la trovò anche molto comoda. No Legolas non aveva nulla da temere per le sue capacità, ma per il suo cuore? Elrond sospirò, forse quello avrebbe dovuto perderlo per un bene superiore.

Una singola lacrima scivolò lungo il volto di Elrond: sapeva di aver perso per sempre qualcuno che aveva amato come uno dei suoi figli.