.|. Carnevale a Venezia .|.

3. L'Incontro

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Aragorn era tornato correndo in piazza San Marco. Si guardò intorno, gli anni passati da Ramingo, si disse, gli tornavano sempre utili e lui se ne rendeva conto.

Da ottimo osservatore quale era si rese conto che quella piazza era un concentrato di emozioni, vedeva intere famiglie felici, gruppi di ragazzi, uomini e donne che indossavano strane maschere. Era bella l’atmosfera che si respirava in quel luogo, magico per lui. Tutto era così diverso dalla frenesia che prima del suo arrivo in quella strana città c’era a Minas Tirith.

Arwen… era la prima volta da che si trovava lì, che il suo pensiero correva alla Stella del Vespro, sua futura sposa. Eppure ora, in quel preciso momento, si sentiva confuso, non più così sicuro di amare Arwen come una volta, ma perché? Che gli stava succedendo? Non credeva possibile che dopo tutto quello che aveva passato, il dolore nel doverla lasciare per il suo bene, ora potesse non provare altro che un forte sentimento di amicizia nei suoi confronti.

Legolas… ecco dove stava il suo problema… quello sguardo sul ponte, cosa sarebbe successo se quel bambino non si fosse messo ad urlare? Si sarebbero baciati di nuovo? E lui, cosa avrebbe voluto davvero? Non aveva mai provato un emozione così forte ed intensa in vita sua come quando lui e Legolas si erano baciati, lo sapeva, se ne rendeva perfettamente conto. Perché, perché questa confusione nella sua testa, perché il volto bello e luminoso del principe di Bosco Atro non lo abbandonava?

D’istinto Aragorn scrollò la testa, quasi a voler cancellare dalla sua mente il volto di Legolas, la pace provata nel stringerlo tra le braccia per tranquillizzarlo poco prima… ora, si disse, era tempo di trovare una soluzione per tornare a casa, al resto ci avrebbe pensato poi…

 

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Finalmente la pace. Viggo si guardò intorno e si accorse di essere finalmente solo. Si sentiva ridicolo, o peggio, un pazzo.

Camminava per le calle veneziane con indosso il costume di Aragorn dopo aver evitato una folla di fans. Ma che cosa gli diceva la testa? Possibile che Orlando fosse sempre in grado di fargli fare tutto ciò che voleva? Sì, Orlando poteva.

Viggo sapeva perfettamente che qualsiasi cosa il giovane attore gli avesse chiesto, lui l’avrebbe fatta. Lo amava, più della vita stessa. Non aveva mai provato un sentimento così forte per nessuno, nemmeno per la sua ex moglie, la madre di suo figlio…

Già Henry… chissà cosa avrebbe pensato di suo padre un giorno, quando gli avrebbe confessato di amare un uomo… lo avrebbe forse odiato, o forse no… conosceva bene suo figlio era un ragazzo sveglio. Inoltre lui ed Orlando era diventati molto amici e questo avrebbe reso le cose più facili a tutti…

“Ma cosa sto pensando???” si chiese Viggo “Non dovrò mai dire niente ad Henry, perché Orlando non mi ama… tra di noi non potrà mai esserci niente…”.

Una lacrima solitaria rigò la guancia di Viggo. Quante ancora ne avrebbe versate per Orlando?

Continuava a camminare tra la folla ignara del suo dolore, ignara di lui, della sua esistenza, di chi era… la gente in quei giorni di festa non aveva voglia di essere triste, si doveva festeggiare, ridere, scherzare, ma lui non ne aveva voglia.

Non riusciva a non pensare allo sguardo di Orlando nella sua stanza… a quando si era avvicinato a lui, lo stava per accarezzare ma lui lo aveva impedito o sarebbe successo l’inevitabile. Desiderava il giovane attore con tutto se stesso, ma cosa voleva Orlando da lui? Perché si era comportato così? Se lo avesse lasciato fare lo avrebbe amato, finalmente avrebbe potuto accarezzare la pelle di Orlando, baciarlo, farlo suo ed essere suo… ma poi? Cosa sarebbe successo dopo?

Era un’angoscia non sapere cosa pensava l’uomo che amava di lui, ma soprattutto quello che più preoccupava Viggo era la consapevolezza che Orlando era molto confuso, nemmeno lui sapeva cosa voleva. Cosa mai sarebbe successo ancora in quella città dall’aria magica?

“Basta pensare!” si disse l’attore. Doveva tornare in albergo prima che Peter si accorgesse della loro bravata… continuò a camminare sperando che Orlando riuscisse a tornare.

 

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Legolas camminava tra la gente, ogni tanto qualche passante lo urtava, ma lui non ascoltava quello che gli dicevano, la sua mente era altrove, persa ad inseguire i mille pensieri che la affollavano.

Stava male, il biondo elfo, ritrovarsi sotto quel ponte poco prima gli aveva fatto provare un dolore immenso… anche se poi, stretto tra le braccia di Aragorn aveva sentito quel dolore pian piano scivolare via.

Estel, speranza del suo popolo, speranza per tutta la Terra di Mezzo.

Sua speranza… la sua unica ragione di vita. Amava il re di Gondor con tutta la forza di cui era capace, ma non bastava. Il suo amore non bastava per tutti e due, lui voleva qualcosa di più. Voleva poter svegliarsi ogni giorno al suo fianco, baciarlo, amarlo fino allo stremo delle forze, ma questo non era possibile, ed il motivo era molto semplice: Aragorn non lo amava.

Certo, forse si sentiva in qualche modo attratto da lui, in fin dei conti spesso gli elfi facevano strani effetti sugli uomini… ma non lo amava.

Dolore… un dolore immenso al petto… Legolas si fermò ansimando appoggiandosi ad un muretto, il suo respiro era veloce, stava male.

Sentì qualcuno appoggiare una mano sulla sua spalla, piano si girò e vide un’anziana signora che lo fissava con una grande preoccupazione dipinta sul volto:

-         Si sente male signore? Vuole che chiami un ambulanza? –

-         No, non si preoccupi. E’ solo un attimo, ora passa. – rispose Legolas accennando un debole sorriso.

La signora lo prese sotto braccio e lo fece entrare da una porta che si trovava nella casa accanto al muretto dove si era appoggiato. Legolas si trovò in una piccola cucina, si guardò un attimo attorno… c’era una credenza appoggiata ad una parete, mentre su quella opposta si trovavano degli strani oggetti che lui non conosceva.

Al centro della stanza c’era un tavolo con delle sedie, la signora gli disse di accomodarsi pure. Piano l’elfo si sedette.

-         Signora, non si preoccupi per me. Ora sto meglio. – disse Legolas.

-         Senti giovanotto, - rispose la signora – so rendermi conto quando una persona sta male. Adesso stai tranquillo e bevi un bicchiere di acqua. –

Detto questo gli porse un bicchiere dal quale Legolas bevve.

-         Come va? – gli chiese la donna.

-         Meglio davvero. Non so proprio come ringraziarla. –

-         Non preoccuparti giovanotto. –

-         Lei vive qui da sola? – chiese allora Legolas.

-         Sì. Mio marito è morto e i miei figli ormai sono grandi ed hanno le loro famiglie. Ed io vivo qui… -

Legolas si accorse del velo di tristezza che offuscò gli occhi dell’anziana signora… probabilmente una donna che aveva dedicato tutta la sua vita alla famiglia per poi rimanere sola.

-         Ma non ho rimpianti giovanotto. Ho vissuto esattamente come volevo. Ho lottato per avere l’uomo che amavo ed alla fine con lui mi sono sposata. Ed anche ora che lui non c’è più il suo ricordo mi accompagna. Ed anche se a volte la solitudine fa male, non ci penso e vado avanti. Prima o poi io e mio marito ci ritroveremo, ed allora sarà per sempre. – detto questo regalò a Legolas un dolce sorriso.

L’elfo si alzò e dolcemente appoggiò le mani sulle spalle della donna e guardandola negli occhi le disse:

-         Lei oggi mi ha dato una grande lezione di vita. Bisogna lottare per amore… senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà. –

-         E’ vero giovanotto, è proprio così. Se ami qualcuno che ti sembra irraggiungibile, tu lotta e combatti per far vivere l’amore sempre. –

Legolas si chinò e baciò dolcemente la fronte della donna che alzato lo sguardo ed incontrati gli occhi del principe del Bosco Atro gli sorrise.

Parlarono ancora un po’, poi Legolas se andò, certo che avrebbe portato con se il ricordo di quell’anziana signora. Ora si sentiva meglio, appena avrebbe rivisto Aragorn gli avrebbe parlato, gli avrebbe aperto il suo cuore. Non conosceva i sentimenti del Re di Gondor, ma lui doveva provare… non poteva più vivere con quel peso sul cuore…

 

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Non ce la faceva più, se non si sarebbe fermato probabilmente gli sarebbe venuto un colpo… si voltò e finalmente vide… vide che era solo, nessuno più lo rincorreva, nessuno più lo voleva.

Si fermò e si appoggiò con la schiena al muro di un casamento, doveva riprendere fiato e poi, come gli aveva detto Viggo, avrebbe proseguito fino all’hotel.

Chissà dov’era Viggo ora? Chissà se era riuscito ad eludere la folla in qualche modo…

“Stupido che non sei altro” pensò Orlando “se vi siete ficcati in questo pasticcio è tutta colpa tua e delle tue idee infantili!”, si diede istintivamente una manata in fronte.

Lo sapeva di essere infantile a volte, così come sapeva che Viggo non era capace di dirgli di no. Da quanto tempo si sentiva così confuso?

Quando si erano conosciuti sul set in Nuova Zelanda, lui e Viggo erano diventati da subito molto amici. Si divertivano insieme, ridevano e scherzavano, e poi Vig gli dava sempre corda, lo assecondava in tutto… a ripensarci teneva con lui lo stesso atteggiamento che usava nei confronti di suo figlio…

“Un figlio… forse è così che mi vede Vig… come un figlio… “ pensò ancora il giovane, ma subito scacciò l’idea. Non sapeva perché,  ma non gli andava di essere considerato da Viggo come un figlio, lui non voleva essere solo quello per l’attore.

Ma cosa voleva allora? Perché lo aveva baciato la sera della festa? Perché avrebbe tanto voluto baciarlo anche quel giorno nella sua camera? E non solo… quella mattina si era sentito attratto da Viggo come mai prima gli era successo… avrebbe voluto stringersi a lui, sentire le sue mani su di se, i suoi baci, le sue carezze…

“Orlando basta! Ma che vai a pensare?” .

Si guardò intorno un attimo, doveva tornare in albergo… se Peter avesse anche solo avuto sentore di quello che avevano fatto poteva considerarsi un uomo morto… Logicamente il regista avrebbe subito capito di chi era la colpa, Viggo non era un incosciente, lui sì! Ecco, ancora Viggo… sempre e solo Viggo…

Piano si staccò dal muro e dopo aver respirato profondamente si incamminò.

 

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Aragorn camminava osservando tutto ciò che c’era in torno a lui, si sentiva molto confuso. Per l’ennesima volta si trovava in una piccola piazza, ma c’era già stato o era la prima volta? Tutte quelle stradine che andavano in ogni direzione portavano sempre in una piazza, ma era la stessa o erano tante, tutte diverse?

“Oh Valar di questo passo rischio di impazzire, forse dovrei chiedere a qualc… “ il suo pensiero si interruppe nel momento stesso in cui lo vide. Era seduto su una panchina e si teneva la testa tra le mani, così facilmente riconoscibile. In mezzo ad altre mille persone avrebbe potuto trovare Legolas di questo ne era certo. Un elfo non passava certo inosservato, nemmeno in un luogo come quello. Ed infatti Aragorn si accorse che i passanti si voltavano a guardarlo, probabilmente nel mondo in cui erano finiti non avevano mai visto una creatura così bella.

“Ma come è finito qui?” si chiese Aragorn incamminandosi verso la panchina dove si trovava Legolas.

Si portò alle sue spalle e delicatamente, per non farlo spaventare, gli appoggiò una mano sulla spalla. Piano l’elfo si girò e lo guardò… nel suo sguardo stupore. Piano il principe di Bosco Atro si alzò e si portò di fronte ad Aragorn e disse:

-         Ma tu cosa ci fai qui? Dovresti essere da tutt’altra parte… -

-         La stessa domanda potrei farla a te Principe… - rispose Aragorn sorridendo.

-         Senti Vig, non mi pare il momento di scherzare… Principe, Re, dobbiamo tornare in albergo. E tu prima hai detto che divisi sarebbe stato meglio… o povero me, Peter ci ucciderà. –

Aragorn fissava Legolas con gli occhi spalancati, ma cosa stava dicendo? Peter, Vig… un’angoscia lo assalì, che stava succedendo al suo elfo?

“Mio elfo? Ma che vado a pensare? “ si chiese… poi disse:

-         Legolas, ma cosa succede? –

-         Viggo per favore smettila di prendermi in giro… - Orlando si bloccò di colpo.

Lo sguardo di Viggo aveva qualcosa di strano, un’angoscia che non vi aveva mai letto, poi quel suo strano comportamento… perché continuava a chiamarlo Legolas? Che stava succedendo in quella benedetta città… come gli mancava Los Angeles…

-         Senti amico mio, forse è meglio che ti siedi… mi sembri un po’ strano. –

Aragorn si lasciò tirare da Legolas verso la panchina e si sedette. I due rimasero per un attimo in silenzio poi nello stesso momento si voltarono l’uno verso l’altro e si fissarono intensamente. Il primo a parlare fu Aragorn.

-         Legolas, chi è Viggo? –

-         Oh Dio ma sei impazzito? Hai preso un colpo in testa ed ora sei per caso convinto di essere Aragorn? – disse Orlando alzando la voce.

-         Legolas, calmati. Io  SONO Aragorn!!! –

Orlando lo fissò ancora un attimo, poi scoppiò a ridere, ma non era una risata normale, era una risata isterica. Sì girò di scatto fissando un punto non distante da loro. Non voleva guardare Viggo negli occhi, si sentiva preso in giro.

-         Certo Viggo, tu sei Aragorn ed io sono Legolas… sì sì hai ragione, lo siamo stati per un anno sul set del film in Nuova Zelanda… e lo siamo oggi grazie ai costumi che indossiamo… ok facciamo come vuoi tu, io oggi sono Legolas e tu Aragorn, però fammi un favore ora alzati. Dobbiamo tornare in albergo e se vuoi chiamarmi Legolas anziché Orlando fai pure… - disse il giovane attore con voce isterica.

-         Viggo… senti Legolas io non so che ti sta succedendo, ma e guardarmi… - continuò il ramingo prendendolo per un braccio e facendo girare Orlando verso di se – io sono Aragorn e non so chi sia questo Viggo di cui continui a parlare… -

Orlando fissò l’uomo negli occhi e si rese conto che non stava mentendo… l’uomo che aveva di fronte non era Viggo. Istintivamente gli posò una mano sulla nuca e gli tirò i capelli, l’altro stupito da quel gesto si alzò di scatto in piedi e disse:

-         Ma sei impazzito Legolas, che ti succede? –

L’attore improvvisamente si mise a ridere tanto che gli vennero le lacrime agli occhi e contagiò anche Aragorn. La gente che passava guardava i due giovani uomini travestiti da due personaggi de “Il Signore Degli Anelli” che ridevano come matti e non potevano che sorridere a loro volta.

Una volte che si furono calmati Orlando disse:

-         Senti amico forse è meglio che ti siedi… ho come l’impressione che qui stia succedendo qualcosa di strano, molto strano. –

Aragorn si sedette.

-         Io non so chi tu sia veramente, ma di una cosa sono certo, io non sono Legolas. Mi chiamo Orlando Bloom e sono un attore americano, che ha girato una trilogia cinematografica intitolata “Il Signore Degli Anelli”. In questo film io interpreto Legolas, un elfo che si unisce alla Compagnia dell’Anello con lo scopo di distruggere l’Unico Anello… simbolo del potere del male di Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor. Tu lo sai di cosa sto parlando… Aragorn? –

-         Un film… io non capisco. Quello di cui tu parli è successo davvero… la Compagnia, l’Anello, la missione… senti io e Legolas ci trovavamo a Minas Tirith, ad un certo punto siamo stati avvolti da una luce e ci siamo trovati qui, in questo strano luogo… -

-         Oh mio Dio! – esclamò Orlando guardando Aragorn – Ma allora esiste davvero la Terra di Mezzo… e tu… tu sei davvero Aragorn, non sei un pazzo… no e come potresti… Dio sei identico a Viggo… e lui è identico a te… ed io… -

-         Tu sei identico a Legolas! – finì la frase Aragorn.

-         Ok ora ascoltami Aragorn, io non so come sia possibile tutto ciò, ma non possiamo più restare qui. Vieni con me, andiamo… -

Aragorn ancora titubante si alzò e seguì Orlando per una delle mille stradine che c’erano in quell’assurda città. Dopo un poco lo prese per un braccio e lo trascinò in un vicolo isolato. Orlando si trovò stretto fra le forti braccia di Aragorn, il suo corpo aderiva completamente a quello del Ramingo… i loro respiri si confondevano e quando alzò la testa incontrò gli occhi profondi di Aragorn.

-         Va bene Orlando senti… io ho bisogno di capire, innanzitutto dove stiamo andando, e poi devo sapere che tu non sei davvero Legolas… -

-         Sì hai ragione Aragorn, posso capire la tua confusione, credimi. Sono confuso pure io. Comunque, stiamo andando in albergo dove ci sono anche gli altri attori che hanno preso parte al film e dove spero ci sarà anche Viggo, così tu stesso potrai renderti conto di come siete praticamente uguali… certo quando lui è truccato da … da te! Per la seconda domanda guarda… -

E lentamente si tolse un pezzo di parrucca…

-         Vedi… questi sono i miei capelli – disse accarezzandosi i ciuffi che uscivano dalla parrucca bionda – convinto ora? –

-         Sì, sì ora ne sono convinto, grazie Orlando. –

-         Di niente Aragorn… ma ora andiamo, o saranno guai seri per tutti. –

-         Aspetta, io devo trovare Legolas… noi avevamo un appuntamento al calare del sole… -

-         Appena arriveremo in albergo spiegheremo la situazione a Peter e dopo avermi preso a calci nel didietro manderà qualcuno a prendere Legolas nel luogo dell’appuntamento, non preoccuparti… anzi sai che ti dico, sono curioso di conoscerlo. – disse Orlando sorridendo.

Aragorn appoggiò una mano sulla guancia di Orlando:

-         Ecco quando ridi ti si illuminano gli occhi, proprio come a lui… -

Si guardarono ancora un attimo negli occhi e poi si staccarono. Aragorn disse:

-         Senti ma chi è questo Peter e cosa dovrebbe farti? –

-         E’ una storia lunga Aragorn, ma parliamone camminando, o non arriveremo più.

Detto questo i due, fianco a fianco si incamminarono nella via principale.

 

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Viggo sentiva che quella era la strada giusta! Ne era sicuro, in fondo a quella strada c’era il viale principale sul mare… e o poco più avanti da dove sarebbe sbucato, o poco più indietro avrebbe visto l’insegna dell’albergo.

Un ponte… ecco cosa c’era in fondo a quella lunga calle… un altro ponte… non ce la faceva più era completamente stremato. Aveva già chiesto a diverse persone che direzione doveva prendere per arrivare sul viale principale e tutti gli avevano indicato la direzione che aveva preso… ma perché non arrivava ancora? Iniziava a perdere la speranza, forse era il caso di chiamare Peter, fermarsi e aspettare che qualcuno andasse a prenderlo… già facile, ma se Orlando non era ancora rientrato? Se solo avesse avuto la certezza che il giovane attore era già arrivato avrebbe chiamato, ma così non poteva. Così come non poteva chiamare in albergo e cercare di Orlando… anche lui doveva essere nella sua stanza… non lì!

Arrivato ai piedi del ponte vide una piccola folla che circondava una persona e subito sentì il cuore in gola, solo un nome nella sue mente: Orlando!

E lo vide, una chioma di capelli biondi che si muovevano al vento… uno sguardo terrorizzato dipinto sul volto… piano iniziò a salire i gradini che lo separavano da Orli quando una ragazza lo vide ed urlò:

-         Guardate c’è anche Viggo Mortensen! –

Viggo aveva raggiunto il suo scopo. Tra uno spintone, un autografo ed una fotografia si ritrovò al fianco di Orlando. L’aspetto del giovane lo fece spaventare, era molto pallido e tremava come una foglia. E lo guardava, come lo guardava. Quanto aveva desiderato vedere quello sguardo colmo d’amore nei suoi confronti negli occhi di Orlando… Perché quello era lo sguardo di un uomo innamorato, Viggo lo capì subito. Cosa era successo nell’ultima ora da quando si erano lasciati per cambiarlo così tanto?

Si avvicinò all’orecchio dell’amico e gli sussurrò:

-         Orlando va tutto bene. Ci sono io, ti tiro fuori da questa situazione, al mio tre prendi la mia mano e corri… -

Viggo contò fino a tre e quando sentì la mano di Orlando stretta nella sua lo trascinò quasi di forza giù per le scale tra gli sguardi stupiti della piccola folla, che presa di sorpresa non riuscì a seguire i due.

Continuarono a correre per un po’, passando da una calle all’altra, fino a ritrovarsi in una piccola piazza. Al centro di esse c’era una fontana e Viggo vi si avvicinò bevendo un po’ d’acqua. Si girò verso Orlando e disse:

-         Orlando avanti, bevi un po’ d’acqua. –

-         Sì è meglio. Oh Valar Aragorn ho avuto così paura, non riuscivo a capire cosa voleva quella gente da me… ho temuto che volessero uccidermi non riuscivo a pensare a niente. Mi sentivo confuso, non mi muovevo, volevo farlo ma niente… Oh Valar… - detto questo Legolas si accasciò a terra prendendosi la testa fra le mani.

Viggo non sapeva cosa fare, che stava succedendo ad Orlando?

-         Aragorn ti prego riportami a casa… voglio tornare a Minas Tirith… per favore… -

L’attore si inginocchiò di fronte al ragazzo e lo prese tra le sue braccia, cullandolo come si fa con un bambino.

-         Shhh, calmati adesso. Ci sono io. Stai tranquillo per favore. Non piangere… -

Gli accarezzò i capelli ed ebbe conferma dei suoi dubbi, il ragazzo che stringeva tra le braccia non era Orlando… i suoi capelli, non indossava la parrucca… era identico ad Orlando quando indossava il costume di Legolas, un sosia forse? No, non era un sosia, colui che stringeva fra le braccia non era una persona normale, perché se lo fosse stata il suo animo non si sarebbe sconvolto così tanto di fronte ad una piccola folla di persone. Ancora meno se si trattava di un sosia, non era segreta la loro presenza a Venezia, e sarebbe stata solo pubblicità per chiunque cercasse di imitare lui ed Orlando. Un dubbio si affacciò nella sua mente… guardò quel giovane dalla bellezza disarmante e sussurrò:

-         Legolas… -

L’elfo alzò gli occhi ancora colmi di lacrime verso Viggo ed abbozzando un debole sorriso disse:

-         Oh Valar Aragorn. Mi sto comportando come un bambino lo so. E’ la seconda volta oggi che mi consolo tra le tue braccia… -

-         Mio Dio! Tu sei Legolas! – disse Viggo spalancando gli occhi.

Il principe di Bosco Atro lo guardò stupito e disse:

-         Aragorn, ma che dici? Chi vuoi che sia?-

Viggo lentamente e dolcemente staccò l’elfo da se e lo fece sedere su una panchina poco distante. Si girò verso di lui sul cui viso c’era un’espressione stupita e disse:

-         Legolas, io non sono Aragorn. Il mio nome è Viggo e sono un attore che interpreta Aragorn, guarda… - e si tolse la parrucca rivelando la pettinatura corta che portava dalla fine delle riprese.

-         Oh Valar! – esclamò Legolas – Ma… io non capisco, con quella cosa tu sei Aragorn e senza non lo sei… io non capisco… -

-         Lo so, lo so. Sinceramente non capisco nemmeno io. Dio tu sei Legolas… sei reale, sei qui di fronte a me… -

-         Ma se non sei Aragorn come fai a conoscere il mio nome? –

-         E’ una storia lunga Legolas. Ma ora vieni con me, per favore, fidati. –

-         Sì, mi fido di te. Non so perché ma i tuoi occhi… sono buoni Viggo… -

Viggo sentì un fremito nel sentire Legolas pronunciare il suo nome… la sua voce era così dolce e melodiosa, si rese conto che avrebbe potuto passare tutta la vita ad ascoltarlo, ma non era tempo. Doveva arrivare in albergo al più presto, doveva chiedere aiuto a qualcuno. Ma poi gli venne in mente una cosa, così chiese a Legolas:

-         Senti, Aragorn si trova qui a Venezia con te vero? –

-         Sì, lui è andato in un’altra direzione. Ci siamo divisi per trovare il modo per tornare a Minas Tirith. Abbiamo appuntamento al calare del sole dove ci siamo divisi, ma io non so se ci saprei ritornare. –

-         Non preoccuparti Legolas. Una volta in albergo vedremo di mandare qualcuno a prendere Aragorn va bene? –

-         Io sono preoccupato per lui… io… -

Viggo si accorse che le lacrime si stavano affacciando ancora ai bellissimi occhi di Legolas, dolcemente e delicatamente come si fa con qualcosa di molto prezioso appoggiò una mano sulla guancia di Legolas e guardandolo intensamente negli occhi disse:

-         Da quanto ne so io, Aragorn è un uomo forte e deciso. Non gli succederà niente Legolas, fidati di me, ma soprattutto fidati di lui. –

Legolas annuì debolmente, poi si alzò imitando Viggo e lo seguì nella direzione che quello strano uomo vestito da Aragorn aveva preso.