.|. Carnevale a Venezia .|.
3. L'Incontro ~
Aragorn era tornato correndo in piazza San Marco. Si guardò intorno, gli
anni passati da Ramingo, si disse, gli tornavano sempre utili e lui se ne
rendeva conto.
Da ottimo
osservatore quale era si rese conto che quella piazza era un concentrato
di emozioni, vedeva intere famiglie felici, gruppi di ragazzi, uomini e
donne che indossavano strane maschere. Era bella l’atmosfera che si
respirava in quel luogo, magico per lui. Tutto era così diverso dalla
frenesia che prima del suo arrivo in quella strana città c’era a Minas
Tirith.
Arwen…
era la prima volta da che si trovava lì, che il suo pensiero correva alla
Stella del Vespro, sua futura sposa. Eppure ora, in quel preciso momento,
si sentiva confuso, non più così sicuro di amare Arwen come una volta, ma
perché? Che gli stava succedendo? Non credeva possibile che dopo tutto
quello che aveva passato, il dolore nel doverla lasciare per il suo bene,
ora potesse non provare altro che un forte sentimento di amicizia nei suoi
confronti.
Legolas… ecco dove stava il suo problema… quello sguardo sul ponte, cosa
sarebbe successo se quel bambino non si fosse messo ad urlare? Si
sarebbero baciati di nuovo? E lui, cosa avrebbe voluto davvero? Non aveva
mai provato un emozione così forte ed intensa in vita sua come quando lui
e Legolas si erano baciati, lo sapeva, se ne rendeva perfettamente conto.
Perché, perché questa confusione nella sua testa, perché il volto bello e
luminoso del principe di Bosco Atro non lo abbandonava?
D’istinto Aragorn
scrollò la testa, quasi a voler cancellare dalla sua mente il volto di
Legolas, la pace provata nel stringerlo tra le braccia per
tranquillizzarlo poco prima… ora, si disse, era tempo di trovare una
soluzione per tornare a casa, al resto ci avrebbe pensato poi…
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Finalmente la pace.
Viggo si guardò intorno e si accorse di essere finalmente solo. Si sentiva
ridicolo, o peggio, un pazzo.
Camminava per le
calle veneziane con indosso il costume di Aragorn dopo aver evitato una
folla di fans. Ma che cosa gli diceva la testa? Possibile che Orlando
fosse sempre in grado di fargli fare tutto ciò che voleva? Sì, Orlando
poteva.
Viggo
sapeva perfettamente che qualsiasi cosa il giovane attore gli avesse
chiesto, lui l’avrebbe fatta. Lo amava, più della vita stessa. Non aveva
mai provato un sentimento così forte per nessuno, nemmeno per la sua ex
moglie, la madre di suo figlio…
Già Henry… chissà
cosa avrebbe pensato di suo padre un giorno, quando gli avrebbe confessato
di amare un uomo… lo avrebbe forse odiato, o forse no… conosceva bene suo
figlio era un ragazzo sveglio. Inoltre lui ed Orlando era diventati molto
amici e questo avrebbe reso le cose più facili a tutti…
“Ma cosa sto
pensando???” si chiese Viggo “Non dovrò mai dire niente ad Henry, perché
Orlando non mi ama… tra di noi non potrà mai esserci niente…”.
Una lacrima
solitaria rigò la guancia di Viggo. Quante ancora ne avrebbe versate per
Orlando?
Continuava a
camminare tra la folla ignara del suo dolore, ignara di lui, della sua
esistenza, di chi era… la gente in quei giorni di festa non aveva voglia
di essere triste, si doveva festeggiare, ridere, scherzare, ma lui non ne
aveva voglia.
Non riusciva a non
pensare allo sguardo di Orlando nella sua stanza… a quando si era
avvicinato a lui, lo stava per accarezzare ma lui lo aveva impedito o
sarebbe successo l’inevitabile. Desiderava il giovane attore con tutto se
stesso, ma cosa voleva Orlando da lui? Perché si era comportato così? Se
lo avesse lasciato fare lo avrebbe amato, finalmente avrebbe potuto
accarezzare la pelle di Orlando, baciarlo, farlo suo ed essere suo… ma
poi? Cosa sarebbe successo dopo?
Era un’angoscia non
sapere cosa pensava l’uomo che amava di lui, ma soprattutto quello che più
preoccupava Viggo era la consapevolezza che Orlando era molto confuso,
nemmeno lui sapeva cosa voleva. Cosa mai sarebbe successo ancora in quella
città dall’aria magica?
“Basta pensare!” si
disse l’attore. Doveva tornare in albergo prima che Peter si accorgesse
della loro bravata… continuò a camminare sperando che Orlando riuscisse a
tornare.
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Legolas camminava tra la gente, ogni tanto qualche passante lo urtava, ma
lui non ascoltava quello che gli dicevano, la sua mente era altrove, persa
ad inseguire i mille pensieri che la affollavano.
Stava male, il
biondo elfo, ritrovarsi sotto quel ponte poco prima gli aveva fatto
provare un dolore immenso… anche se poi, stretto tra le braccia di Aragorn
aveva sentito quel dolore pian piano scivolare via.
Estel,
speranza del suo popolo, speranza per tutta la Terra di Mezzo.
Sua speranza… la
sua unica ragione di vita. Amava il re di Gondor con tutta la forza di cui
era capace, ma non bastava. Il suo amore non bastava per tutti e due, lui
voleva qualcosa di più. Voleva poter svegliarsi ogni giorno al suo fianco,
baciarlo, amarlo fino allo stremo delle forze, ma questo non era
possibile, ed il motivo era molto semplice: Aragorn non lo amava.
Certo, forse si
sentiva in qualche modo attratto da lui, in fin dei conti spesso gli elfi
facevano strani effetti sugli uomini… ma non lo amava.
Dolore… un dolore
immenso al petto… Legolas si fermò ansimando appoggiandosi ad un muretto,
il suo respiro era veloce, stava male.
Sentì qualcuno
appoggiare una mano sulla sua spalla, piano si girò e vide un’anziana
signora che lo fissava con una grande preoccupazione dipinta sul volto:
-
Si sente
male signore? Vuole che chiami un ambulanza? –
-
No, non si
preoccupi. E’ solo un attimo, ora passa. – rispose Legolas accennando un
debole sorriso.
La signora lo prese
sotto braccio e lo fece entrare da una porta che si trovava nella casa
accanto al muretto dove si era appoggiato. Legolas si trovò in una piccola
cucina, si guardò un attimo attorno… c’era una credenza appoggiata ad una
parete, mentre su quella opposta si trovavano degli strani oggetti che lui
non conosceva.
Al centro della
stanza c’era un tavolo con delle sedie, la signora gli disse di
accomodarsi pure. Piano l’elfo si sedette.
-
Signora, non
si preoccupi per me. Ora sto meglio. – disse Legolas.
-
Senti
giovanotto, - rispose la signora – so rendermi conto quando una persona
sta male. Adesso stai tranquillo e bevi un bicchiere di acqua. –
Detto questo gli
porse un bicchiere dal quale Legolas bevve.
-
Come va? –
gli chiese la donna.
-
Meglio
davvero. Non so proprio come ringraziarla. –
-
Non
preoccuparti giovanotto. –
-
Lei vive qui
da sola? – chiese allora Legolas.
-
Sì. Mio
marito è morto e i miei figli ormai sono grandi ed hanno le loro famiglie.
Ed io vivo qui… -
Legolas si accorse del velo di tristezza che offuscò gli occhi
dell’anziana signora… probabilmente una donna che aveva dedicato tutta la
sua vita alla famiglia per poi rimanere sola.
-
Ma non ho
rimpianti giovanotto. Ho vissuto esattamente come volevo. Ho lottato per
avere l’uomo che amavo ed alla fine con lui mi sono sposata. Ed anche ora
che lui non c’è più il suo ricordo mi accompagna. Ed anche se a volte la
solitudine fa male, non ci penso e vado avanti. Prima o poi io e mio
marito ci ritroveremo, ed allora sarà per sempre. – detto questo regalò a
Legolas un dolce sorriso.
L’elfo si alzò e
dolcemente appoggiò le mani sulle spalle della donna e guardandola negli
occhi le disse:
-
Lei oggi mi
ha dato una grande lezione di vita. Bisogna lottare per amore… senza
lasciarsi abbattere dalle difficoltà. –
-
E’ vero
giovanotto, è proprio così. Se ami qualcuno che ti sembra irraggiungibile,
tu lotta e combatti per far vivere l’amore sempre. –
Legolas si chinò e baciò dolcemente la fronte della donna che alzato lo
sguardo ed incontrati gli occhi del principe del Bosco Atro gli sorrise.
Parlarono ancora un
po’, poi Legolas se andò, certo che avrebbe portato con se il ricordo di
quell’anziana signora. Ora si sentiva meglio, appena avrebbe rivisto
Aragorn gli avrebbe parlato, gli avrebbe aperto il suo cuore. Non
conosceva i sentimenti del Re di Gondor, ma lui doveva provare… non poteva
più vivere con quel peso sul cuore…
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Non ce la faceva
più, se non si sarebbe fermato probabilmente gli sarebbe venuto un colpo…
si voltò e finalmente vide… vide che era solo, nessuno più lo rincorreva,
nessuno più lo voleva.
Si fermò e si
appoggiò con la schiena al muro di un casamento, doveva riprendere fiato e
poi, come gli aveva detto Viggo, avrebbe proseguito fino all’hotel.
Chissà dov’era
Viggo ora? Chissà se era riuscito ad eludere la folla in qualche modo…
“Stupido che non
sei altro” pensò Orlando “se vi siete ficcati in questo pasticcio è tutta
colpa tua e delle tue idee infantili!”, si diede istintivamente una manata
in fronte.
Lo sapeva di essere
infantile a volte, così come sapeva che Viggo non era capace di dirgli di
no. Da quanto tempo si sentiva così confuso?
Quando si erano
conosciuti sul set in Nuova Zelanda, lui e Viggo erano diventati da subito
molto amici. Si divertivano insieme, ridevano e scherzavano, e poi Vig gli
dava sempre corda, lo assecondava in tutto… a ripensarci teneva con lui lo
stesso atteggiamento che usava nei confronti di suo figlio…
“Un figlio… forse è
così che mi vede Vig… come un figlio… “ pensò ancora il giovane, ma subito
scacciò l’idea. Non sapeva perché, ma non gli andava di essere
considerato da Viggo come un figlio, lui non voleva essere solo quello per
l’attore.
Ma cosa voleva
allora? Perché lo aveva baciato la sera della festa? Perché avrebbe tanto
voluto baciarlo anche quel giorno nella sua camera? E non solo… quella
mattina si era sentito attratto da Viggo come mai prima gli era successo…
avrebbe voluto stringersi a lui, sentire le sue mani su di se, i suoi
baci, le sue carezze…
“Orlando basta! Ma
che vai a pensare?” .
Si guardò intorno
un attimo, doveva tornare in albergo… se Peter avesse anche solo avuto
sentore di quello che avevano fatto poteva considerarsi un uomo morto…
Logicamente il regista avrebbe subito capito di chi era la colpa, Viggo
non era un incosciente, lui sì! Ecco, ancora Viggo… sempre e solo Viggo…
Piano si staccò dal
muro e dopo aver respirato profondamente si incamminò.
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Aragorn camminava osservando tutto ciò che c’era in torno a lui, si
sentiva molto confuso. Per l’ennesima volta si trovava in una piccola
piazza, ma c’era già stato o era la prima volta? Tutte quelle stradine che
andavano in ogni direzione portavano sempre in una piazza, ma era la
stessa o erano tante, tutte diverse?
“Oh Valar di questo
passo rischio di impazzire, forse dovrei chiedere a qualc… “ il suo
pensiero si interruppe nel momento stesso in cui lo vide. Era seduto su
una panchina e si teneva la testa tra le mani, così facilmente
riconoscibile. In mezzo ad altre mille persone avrebbe potuto trovare
Legolas di questo ne era certo. Un elfo non passava certo inosservato,
nemmeno in un luogo come quello. Ed infatti Aragorn si accorse che i
passanti si voltavano a guardarlo, probabilmente nel mondo in cui erano
finiti non avevano mai visto una creatura così bella.
“Ma come è finito
qui?” si chiese Aragorn incamminandosi verso la panchina dove si trovava
Legolas.
Si portò alle sue
spalle e delicatamente, per non farlo spaventare, gli appoggiò una mano
sulla spalla. Piano l’elfo si girò e lo guardò… nel suo sguardo stupore.
Piano il principe di Bosco Atro si alzò e si portò di fronte ad Aragorn e
disse:
-
Ma tu cosa
ci fai qui? Dovresti essere da tutt’altra parte… -
-
La stessa
domanda potrei farla a te Principe… - rispose Aragorn sorridendo.
-
Senti Vig,
non mi pare il momento di scherzare… Principe, Re, dobbiamo tornare in
albergo. E tu prima hai detto che divisi sarebbe stato meglio… o povero
me, Peter ci ucciderà. –
Aragorn fissava Legolas con gli occhi spalancati, ma cosa stava dicendo?
Peter, Vig… un’angoscia lo assalì, che stava succedendo al suo elfo?
“Mio elfo? Ma che
vado a pensare? “ si chiese… poi disse:
-
Legolas, ma cosa succede? –
-
Viggo per favore smettila di prendermi in
giro… - Orlando si bloccò di colpo.
Lo sguardo di Viggo
aveva qualcosa di strano, un’angoscia che non vi aveva mai letto, poi quel
suo strano comportamento… perché continuava a chiamarlo Legolas? Che stava
succedendo in quella benedetta città… come gli mancava Los Angeles…
-
Senti amico
mio, forse è meglio che ti siedi… mi sembri un po’ strano. –
Aragorn si lasciò tirare da Legolas verso la panchina e si sedette. I due
rimasero per un attimo in silenzio poi nello stesso momento si voltarono
l’uno verso l’altro e si fissarono intensamente. Il primo a parlare fu
Aragorn.
-
Legolas, chi è Viggo? –
-
Oh Dio ma
sei impazzito? Hai preso un colpo in testa ed ora sei per caso convinto di
essere Aragorn? – disse Orlando alzando la voce.
-
Legolas, calmati. Io SONO Aragorn!!! –
Orlando lo fissò
ancora un attimo, poi scoppiò a ridere, ma non era una risata normale, era
una risata isterica. Sì girò di scatto fissando un punto non distante da
loro. Non voleva guardare Viggo negli occhi, si sentiva preso in giro.
-
Certo Viggo,
tu sei Aragorn ed io sono Legolas… sì sì hai ragione, lo siamo stati per
un anno sul set del film in Nuova Zelanda… e lo siamo oggi grazie ai
costumi che indossiamo… ok facciamo come vuoi tu, io oggi sono Legolas e
tu Aragorn, però fammi un favore ora alzati. Dobbiamo tornare in albergo e
se vuoi chiamarmi Legolas anziché Orlando fai pure… - disse il giovane
attore con voce isterica.
-
Viggo… senti Legolas io non so che ti sta
succedendo, ma e guardarmi… - continuò il ramingo prendendolo per un
braccio e facendo girare Orlando verso di se – io sono Aragorn e non so
chi sia questo Viggo di cui continui a parlare… -
Orlando fissò
l’uomo negli occhi e si rese conto che non stava mentendo… l’uomo che
aveva di fronte non era Viggo. Istintivamente gli posò una mano sulla nuca
e gli tirò i capelli, l’altro stupito da quel gesto si alzò di scatto in
piedi e disse:
-
Ma sei
impazzito Legolas, che ti succede? –
L’attore
improvvisamente si mise a ridere tanto che gli vennero le lacrime agli
occhi e contagiò anche Aragorn. La gente che passava guardava i due
giovani uomini travestiti da due personaggi de “Il Signore Degli Anelli”
che ridevano come matti e non potevano che sorridere a loro volta.
Una volte che si
furono calmati Orlando disse:
-
Senti amico
forse è meglio che ti siedi… ho come l’impressione che qui stia succedendo
qualcosa di strano, molto strano. –
Aragorn si sedette.
-
Io non so
chi tu sia veramente, ma di una cosa sono certo, io non sono Legolas. Mi
chiamo Orlando Bloom e sono un attore americano, che ha girato una
trilogia cinematografica intitolata “Il Signore Degli Anelli”. In questo
film io interpreto Legolas, un elfo che si unisce alla Compagnia
dell’Anello con lo scopo di distruggere l’Unico Anello… simbolo del potere
del male di Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor. Tu lo sai di cosa sto
parlando… Aragorn? –
-
Un film… io
non capisco. Quello di cui tu parli è successo davvero… la Compagnia,
l’Anello, la missione… senti io e Legolas ci trovavamo a Minas Tirith, ad
un certo punto siamo stati avvolti da una luce e ci siamo trovati qui, in
questo strano luogo… -
-
Oh mio Dio!
– esclamò Orlando guardando Aragorn – Ma allora esiste davvero la Terra di
Mezzo… e tu… tu sei davvero Aragorn, non sei un pazzo… no e come potresti…
Dio sei identico a Viggo… e lui è identico a te… ed io… -
-
Tu sei
identico a Legolas! – finì la frase Aragorn.
-
Ok ora ascoltami Aragorn, io non so come sia
possibile tutto ciò, ma non possiamo più restare qui. Vieni con me,
andiamo… -
Aragorn ancora titubante si alzò e seguì Orlando per una delle mille
stradine che c’erano in quell’assurda città. Dopo un poco lo prese per un
braccio e lo trascinò in un vicolo isolato. Orlando si trovò stretto fra
le forti braccia di Aragorn, il suo corpo aderiva completamente a quello
del Ramingo… i loro respiri si confondevano e quando alzò la testa
incontrò gli occhi profondi di Aragorn.
-
Va bene
Orlando senti… io ho bisogno di capire, innanzitutto dove stiamo andando,
e poi devo sapere che tu non sei davvero Legolas… -
-
Sì hai
ragione Aragorn, posso capire la tua confusione, credimi. Sono confuso
pure io. Comunque, stiamo andando in albergo dove ci sono anche gli altri
attori che hanno preso parte al film e dove spero ci sarà anche Viggo,
così tu stesso potrai renderti conto di come siete praticamente uguali…
certo quando lui è truccato da … da te! Per la seconda domanda guarda… -
E lentamente si
tolse un pezzo di parrucca…
-
Vedi… questi
sono i miei capelli – disse accarezzandosi i ciuffi che uscivano dalla
parrucca bionda – convinto ora? –
-
Sì, sì ora
ne sono convinto, grazie Orlando. –
-
Di niente
Aragorn… ma ora andiamo, o saranno guai seri per tutti. –
-
Aspetta, io
devo trovare Legolas… noi avevamo un appuntamento al calare del sole… -
-
Appena
arriveremo in albergo spiegheremo la situazione a Peter e dopo avermi
preso a calci nel didietro manderà qualcuno a prendere Legolas nel luogo
dell’appuntamento, non preoccuparti… anzi sai che ti dico, sono curioso di
conoscerlo. – disse Orlando sorridendo.
Aragorn appoggiò una mano sulla guancia di Orlando:
-
Ecco quando
ridi ti si illuminano gli occhi, proprio come a lui… -
Si guardarono
ancora un attimo negli occhi e poi si staccarono. Aragorn disse:
-
Senti ma chi
è questo Peter e cosa dovrebbe farti? –
-
E’ una
storia lunga Aragorn, ma parliamone camminando, o non arriveremo più.
Detto questo i due,
fianco a fianco si incamminarono nella via principale.
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Viggo
sentiva che quella era la strada giusta! Ne era sicuro, in fondo a quella
strada c’era il viale principale sul mare… e o poco più avanti da dove
sarebbe sbucato, o poco più indietro avrebbe visto l’insegna dell’albergo.
Un ponte… ecco cosa
c’era in fondo a quella lunga calle… un altro ponte… non ce la faceva più
era completamente stremato. Aveva già chiesto a diverse persone che
direzione doveva prendere per arrivare sul viale principale e tutti gli
avevano indicato la direzione che aveva preso… ma perché non arrivava
ancora? Iniziava a perdere la speranza, forse era il caso di chiamare
Peter, fermarsi e aspettare che qualcuno andasse a prenderlo… già facile,
ma se Orlando non era ancora rientrato? Se solo avesse avuto la certezza
che il giovane attore era già arrivato avrebbe chiamato, ma così non
poteva. Così come non poteva chiamare in albergo e cercare di Orlando…
anche lui doveva essere nella sua stanza… non lì!
Arrivato ai piedi
del ponte vide una piccola folla che circondava una persona e subito sentì
il cuore in gola, solo un nome nella sue mente: Orlando!
E lo vide, una
chioma di capelli biondi che si muovevano al vento… uno sguardo
terrorizzato dipinto sul volto… piano iniziò a salire i gradini che lo
separavano da Orli quando una ragazza lo vide ed urlò:
-
Guardate c’è
anche Viggo Mortensen! –
Viggo
aveva raggiunto il suo scopo. Tra uno spintone, un autografo ed una
fotografia si ritrovò al fianco di Orlando. L’aspetto del giovane lo fece
spaventare, era molto pallido e tremava come una foglia. E lo guardava,
come lo guardava. Quanto aveva desiderato vedere quello sguardo colmo
d’amore nei suoi confronti negli occhi di Orlando… Perché quello era lo
sguardo di un uomo innamorato, Viggo lo capì subito. Cosa era successo
nell’ultima ora da quando si erano lasciati per cambiarlo così tanto?
Si avvicinò
all’orecchio dell’amico e gli sussurrò:
-
Orlando va
tutto bene. Ci sono io, ti tiro fuori da questa situazione, al mio tre
prendi la mia mano e corri… -
Viggo
contò fino a tre e quando sentì la mano di Orlando stretta nella sua lo
trascinò quasi di forza giù per le scale tra gli sguardi stupiti della
piccola folla, che presa di sorpresa non riuscì a seguire i due.
Continuarono a
correre per un po’, passando da una calle all’altra, fino a ritrovarsi in
una piccola piazza. Al centro di esse c’era una fontana e Viggo vi si
avvicinò bevendo un po’ d’acqua. Si girò verso Orlando e disse:
-
Orlando
avanti, bevi un po’ d’acqua. –
-
Sì è meglio.
Oh Valar Aragorn ho avuto così paura, non riuscivo a capire cosa voleva
quella gente da me… ho temuto che volessero uccidermi non riuscivo a
pensare a niente. Mi sentivo confuso, non mi muovevo, volevo farlo ma
niente… Oh Valar… - detto questo Legolas si accasciò a terra prendendosi
la testa fra le mani.
Viggo
non sapeva cosa fare, che stava succedendo ad Orlando?
-
Aragorn ti prego riportami a casa… voglio
tornare a Minas Tirith… per favore… -
L’attore si
inginocchiò di fronte al ragazzo e lo prese tra le sue braccia, cullandolo
come si fa con un bambino.
-
Shhh, calmati adesso. Ci sono io. Stai
tranquillo per favore. Non piangere… -
Gli accarezzò i
capelli ed ebbe conferma dei suoi dubbi, il ragazzo che stringeva tra le
braccia non era Orlando… i suoi capelli, non indossava la parrucca… era
identico ad Orlando quando indossava il costume di Legolas, un sosia
forse? No, non era un sosia, colui che stringeva fra le braccia non era
una persona normale, perché se lo fosse stata il suo animo non si sarebbe
sconvolto così tanto di fronte ad una piccola folla di persone. Ancora
meno se si trattava di un sosia, non era segreta la loro presenza a
Venezia, e sarebbe stata solo pubblicità per chiunque cercasse di imitare
lui ed Orlando. Un dubbio si affacciò nella sua mente… guardò quel giovane
dalla bellezza disarmante e sussurrò:
-
Legolas… -
L’elfo alzò gli
occhi ancora colmi di lacrime verso Viggo ed abbozzando un debole sorriso
disse:
-
Oh Valar
Aragorn. Mi sto comportando come un bambino lo so. E’ la seconda volta
oggi che mi consolo tra le tue braccia… -
-
Mio Dio! Tu
sei Legolas! – disse Viggo spalancando gli occhi.
Il principe di
Bosco Atro lo guardò stupito e disse:
-
Aragorn, ma che dici? Chi vuoi che sia?-
Viggo
lentamente e dolcemente staccò l’elfo da se e lo fece sedere su una
panchina poco distante. Si girò verso di lui sul cui viso c’era
un’espressione stupita e disse:
-
Legolas, io non sono Aragorn. Il mio nome è
Viggo e sono un attore che interpreta Aragorn, guarda… - e si tolse la
parrucca rivelando la pettinatura corta che portava dalla fine delle
riprese.
-
Oh Valar! –
esclamò Legolas – Ma… io non capisco, con quella cosa tu sei Aragorn e
senza non lo sei… io non capisco… -
-
Lo so, lo
so. Sinceramente non capisco nemmeno io. Dio tu sei Legolas… sei reale,
sei qui di fronte a me… -
-
Ma se non
sei Aragorn come fai a conoscere il mio nome? –
-
E’ una
storia lunga Legolas. Ma ora vieni con me, per favore, fidati. –
-
Sì, mi fido
di te. Non so perché ma i tuoi occhi… sono buoni Viggo… -
Viggo
sentì un fremito nel sentire Legolas pronunciare il suo nome… la sua voce
era così dolce e melodiosa, si rese conto che avrebbe potuto passare tutta
la vita ad ascoltarlo, ma non era tempo. Doveva arrivare in albergo al più
presto, doveva chiedere aiuto a qualcuno. Ma poi gli venne in mente una
cosa, così chiese a Legolas:
-
Senti,
Aragorn si trova qui a Venezia con te vero? –
-
Sì, lui è
andato in un’altra direzione. Ci siamo divisi per trovare il modo per
tornare a Minas Tirith. Abbiamo appuntamento al calare del sole dove ci
siamo divisi, ma io non so se ci saprei ritornare. –
-
Non
preoccuparti Legolas. Una volta in albergo vedremo di mandare qualcuno a
prendere Aragorn va bene? –
-
Io sono
preoccupato per lui… io… -
Viggo
si accorse che le lacrime si stavano affacciando ancora ai bellissimi
occhi di Legolas, dolcemente e delicatamente come si fa con qualcosa di
molto prezioso appoggiò una mano sulla guancia di Legolas e guardandolo
intensamente negli occhi disse:
-
Da quanto ne
so io, Aragorn è un uomo forte e deciso. Non gli succederà niente Legolas,
fidati di me, ma soprattutto fidati di lui. –
Legolas annuì debolmente, poi si alzò imitando Viggo e lo seguì nella
direzione che quello strano uomo vestito da Aragorn aveva preso.
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