.|. Lezioni di Corteggiamento .|.

by Nemesi & Lago

Humor/Sentimentale | Slash | Rating PG-13 | One Piece

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"No... non così... ma insomma, Estel... sono una dama, non il tuo compagno di bevute!"

Aragorn alzò gli occhi, guardando Legolas con aria mortificata. Se avesse potuto, avrebbe abbassato le orecchie fino a farle strisciare per terra. Un po' impacciato, sollevò un altro bicchiere e vi versò del vino, cercando di muovere le mani il più leggermente possibile. Poi glielo porse con garbo.

"Gradite qualcosa da bere?" riuscì ad articolare, sentendosi terribilmente ridicolo.

Legolas lo osservò per un lungo momento.

Quindi gli scoppiò a ridere in faccia.

Estel si sentì arrossire fino alla punta dei capelli.

"Che c'è?" Unì le labbra in un'espressione da bimbo petulante. "Che ho fatto stavolta?"

Legolas si ricompose quel po’ che bastava per guardarlo negli occhi. Si coprì la bocca con la mano, affettando un gesto fin troppo femminile, e sbatté le lunghe ciglia dorate al suo amico.

"Nobile Signore, io... non posso accettare di bere così, con uno sconosciuto." Abbassò vezzosamente la testa. Aragorn era combattuto tra l'arrossire ancora, e lo sbuffargli contro annoiato. C’era anche un frullio strano nel suo petto, a distrarlo. Ma Aragorn l’ignorò.

"Non dovresti prima presentarti, Giovane Cavaliere?"

Aragorn si lasciò andare sulla sedia.

"Legolas? Arwen lo sa chi sono. Mi ha visto una volta in giardino! Abbiamo parlato!"

"Oh, e perciò sarebbe normale per lei vederti entrare di filata dalla porta col bicchiere in mano, versaci del vino e spingerglielo praticamente in bocca, ordinandole di bere? Tsk. Tsk. Riproviamo. Dal punto in cui entri nella stanza, su. Comincia con qualcosa di carino. E ricordale chi sei, stavolta. Hai presente? ‘Vi ricordate di me, mia bellissima Signora? Sono Estel.' Dai, prova tu, ora."

Aragorn annuì. "Va bene, va bene..."

Si rialzò e uscì dalla porta, richiudendola. Dopo una frazione di secondo la riaprì e fece il suo ingresso, sfoderando il suo più smagliante sorriso e declamando:

"Mia dama! Quale sorpresa incontrarvi qui."

Avanzò con calcolata lentezza, quindi si chinò lievemente, prima di genuflettersi con grandi cerimonie di fronte ad un Legolas piuttosto perplesso.

"Permettetemi di ricordarvi chi sono," disse, gettando indietro una ciocca di capelli. "Il mio nome è Estel, ed ho avuto l'onore di incontrarvi alcuni giorni or sono, nei giardini di Re Elrond."

Tacque un momento. “Consentitemi di offrirvi qualcosa da bere, mia adorata…”

Tacque ancora, mentre la sua espressione da consumato seduttore andava sgretolandosi fino a scomparire. Guardò l'Elfo con aria scodinzolante.

"Come sono andato?"

"Come uno che vuole andare in bianco," commentò Legolas, asciutto.

"Ma dico, ti sei sentito? Sembravi un rubacuori da operetta." Scosse la testa. "Oh, Valar! che ho fatto mai di male per meritarmi le attenzioni di un tal bruto? Guardate con occhio amorevole verso la vostra piccola, devota Legolas, e vi prego, fate che quest'Uomo diventi capace di spiccicare parole soavi, ed incantare il mio cuore con teneri gesti!"

"Ah. Ah. Ah." Aragorn forzò una specie di risata, secca e dura. "Molto, molto divertente. Mi pare che tu ti stia immedesimando un po’ troppo."

"E tu troppo poco!" gli fece eco Legolas. Poi il suo sguardo si fece meno duro. Sorrise. "Estel, non puoi sperare di conquistare Arwen facendo finta di essere qualcuno che non sei. Sii te stesso! So che ti vergogni, ma anche quello potrebbe colpirle il cuore. Fa del tuo meglio, ora, su. Così quando avrai avanti la dama del tuo cuore, saprai come farla tua."

Aragorn sorrise. D'impulso prese la mano di Legolas e la baciò con tenera riverenza. L'Elfo parve arrossire, ma Estel non seppe dire se era per finta o per davvero.

"Mia Nobile Signora" sussurrò. "Che strano incontrarvi qui! Anche voi preferite la quiete di queste mura, alla confusione della festa?"

Legolas fece un cenno del capo, ritirando vezzosamente la mano.

"Si, è molto. E' più... intimo, qui, non trovate? Oh, ma... non vi ho già incontrato, messere? Nei giardini... qualche giorno fa?"

Aragorn non parve aver bisogno di tempo per pensare.

"Sì, mia signora... anche io ricordo di avervi già vista prima di oggi." Fissò Legolas dritto negli occhi, con sguardo franco e sincero. "E come potrebbe un Uomo dimenticare la visione della vostra bellezza?"

Legolas si mosse impercettibilmente sulla sedia, iniziando a sentirsi vagamente a disagio. Lottò per non distogliere lo sguardo, mentre diceva:

"Oh, messere, voi mi lusingate."

Aragorn lo fissò ancora, con calda intensità. Quindi si rialzò, e si portò una mano al petto.

"Potrei avere l'onore di conversare con voi, mia dama?"

Legolas sorrise: un sorriso tutto gentilezza e candore.

"Ne sarei lusingata. Ma prego, prego: sedetevi! Non restate lì in piedi. C'è un posto, qui, giusto dinanzi a me..." Avevano rubato un ventaglio dalla collezione privata di Celebrian, a lungo rimasta sotto chiave, per meglio calarsi nei loro ruoli. Legolas lo teneva in grembo, ed ora lo prese delicatamente tra le mani e lo usò per indicare la sedia vacante dinanzi a lui. Aragorn non si fece ripetere l'invito due volte, ma preferì di gran lunga la sedia accanto a quella di Legolas, che gli consentiva di fronteggiare l'Elfo in modo più intimo.

"Messere!" fece Legolas, fingendosi costernato (e sentendosi, in realtà, vagamente turbato da quegli occhioni penetranti, colmi di sentimento) "Non sedetevi così vicino... è sconveniente!"

Aprì il ventaglio con un scatto morbido del polso, e vi nascose dietro il viso. Aragorn, per niente preoccupato, gli prese nuovamente la mano fra le sue, fissandolo negli occhi oltre l'orlo di pizzo del ventaglio.

"Se voi non lo direte, io non lo dirò, e così nessuno saprà di questo nostro sconveniente incontro."

Parlava, ed intanto tracciava cerchi sul polso esile di Legolas con il pollice.

Curioso, pensò, che una cosa così piccola e candida possedesse una forza tale da tendere un arco e lanciare frecce a distante ancora imbattute.

Legolas aprì la bocca per replicare, solo per trovarsi senza parole... sentendosi arrossire, chinò il capo con grazia, abbassando gli occhi celati dietro il ventaglio. Aragorn proseguì, abbassando la voce ad una calda tonalità, che Legolas percepì vibrare nel proprio corpo.

"Ma d'altronde, potete biasimarmi, se ardo dal desiderio di starvi vicino? La vostra bellezza è incomparabile... il vostro corpo, così candido e perfetto, ed i vostri capelli d'oro, risplendono più del sole. E che dire dei vostri occhi, azzurri e cristallini come laghi placidi e senza fondo, in cui immergersi è dolce quanto periglioso? Oh, la vostra bellezza è come una fiamma, ed io sono la falena che anela bruciarvisi! Permettetemi dunque di continuare a tenere la vostra mano, mia bionda Vala. Solo per un attimo ancora, o morirò, privato dal vostro calore!"

Legolas arrossì ancora. Sentì un fremito attraversarlo, giù, in profondità dentro di lui, senza poterlo controllare o fermare, lo sentì percorrergli corpo ed anima, ed era una sensazione calda ed eccitante come null’altro avesse mai sentito.

"Arwen non è bionda..." rispose flebilmente, ma sentì la voce mancargli. Aragorn era così convincente, e così tremendamente bello nel suo ardore romantico... Legolas si sentiva stranamente lusingato, e turbato in una maniera per lui estranea, ma dolcemente conturbante.

L'Uomo non diede segno di averlo sentito.

"Non celate il vostro bel viso, ve ne prego. Vi imploro, ripiegate quel ventaglio che oscura la vostra luce, e concedetemi di perdermi nello splendore del vostro sguardo... "

Legolas avrebbe voluto chiudere il ventaglio, proseguire il gioco, davvero. Avrebbe voluto. Ma non riuscì a fare altro che rabbrividire, sentendo la voce di Aragorn scivolare in profondità dentro di lui, in lente spirali.

Alzò il viso, esitante, solo per trovarsi trafitto senza via di scampo dai gelidi occhi azzurri di Aragorn. L'Uomo, senza abbandonare la sua mano, aveva ripiegato il ventaglio. Ed il suo volto si trovava ora a pochi, pericolosi centimetri da quello dell'Elfo. Legolas sussultò, mentre qualcosa nel suo petto iniziava a battere con forza, liberando ondate di calore che salirono, rapide ed inopportune a bruciare i suoi pensieri.

"Aragorn..." sussurrò, e sentì qualcosa di prepotente sconvolgergli la mente al suono di quel nome. L'aveva pronunciato in modo così soffice, roco, appena percettibile, come se loro due fossero... stessero per... loro due… soli, insieme... avvinghiati...

"Aragorn..." ripeté, e l'Uomo, il Ragazzo, il suo Amico e Fratello, sorrise misteriosamente.

"Sono onorato che ricordiate il mio nome, mia dolce, mia bellissima, mia adorata! Ripetetelo ancora, vi prego. Perché è così dolce quell'umile suono sulle vostre labbra, da colmarmi del desiderio di sentirlo ancora e ancora, per sempre."

"Aragorn..." ripeté docilmente Legolas, ancora in quel tono roco e eccitante. Poi si lasciò andare ad un mezzo risolino, ma si sentiva che era ancora senza fiato. Il suo cuore pulsava impazzito nel petto.

"Valar, sei perfetto,” disse. “Mi togli il fiato. I tuoi sentimenti sembrano così veri che..." rabbrividì. Aragorn lo sentì fremere contro di lui, e lo strinse, facendogli scivolare un braccio attorno alla vita. "Il pupillo supera il maestro..." mormorò l'Elfo. "Io non ho mai...non ho... Aragorn..."

"Dillo ancora..."

Legolas fremette.

Ma che stava succedendo…? Avrebbe dovuto smettere. Subito. Finire quel gioco, che si stava facendo arrischiato. Avrebbe dovuto tacere. Spintonare Aragorn lontano da sé. Avrebbe dovuto tacere. Avrebbe taciuto. Lui non...

"Dillo..." ripeté l'Uomo.

"A...."

Non avrebbe dovuto... Non avrebbe dovuto...

"Ara...gorn..."

Vide le labbra dell'Uomo incurvarsi nel più segreto dei sorrisi... quelle labbra... non riusciva a distoglierne lo sguardo... le vide socchiudersi appena, mentre sembravano avvicinarsi al suo volto... mentre sembravano...

Aragorn si sporse in avanti, fino a sfiorare il respiro di Legolas con il proprio...

"Dillo..." sussurrò... "Dillo ancora..."

Legolas avrebbe dovuto scansarsi... tacere... ma non poté fare altro che stringere gli occhi, incapace di sottrarsi al volere dell'Uomo, mentre ripeteva ancora il suo nome....

"Aragorn..."

E Aragorn rispose al richiamo, sporgendosi in avanti a colmare il poco spazio che li divideva...

Già poteva immaginarle, si, le labbra di Legolas, le labbra di Legolas sotto le sue, morbide e calde, dolci come miele e inebrianti come vino, oh si, pregustava già quel calore dilagante, il dolce fremito eccitante alla base della schiena, immaginava quella bocca schiudersi ed accogliere la sua lingua, schiudersi lentamente, e dentro, dentro sarebbe nata una battaglia di passione, lingua contro lingua, respiro contro respiro, dolce, dolce come miele e inebriante come vino...

Si protese ancora, chiudendo lentamente gli occhi.

Schiuse la labbra, stringendo Legolas ancora di più a sé e...

...sentì contro la bocca la superficie fredda e dura del ventaglio.

Aragorn aprì gli occhi e li sbatté, come un gufo stralunato, mentre Legolas lo spingeva via dolcemente, usando la pressione del ventaglio contro la bocca. Contemporaneamente l’Elfo si spinse indietro, accoccolandosi contro lo schienale.

"Troppo impeto, mio giovane stallone" disse in tono canzonatorio.

Le orecchie di Aragorn, sempre ipoteticamente parlando, si sarebbero abbassate di molto, davvero.

"Ma... ma perché? Stava andando tutto così bene...!"

"Ricorda che non siamo nemmeno al primo appuntamento."

Aragorn lo guardò, sbattendo ancora le palpebre. Mosse le labbra, cercando di dire qualcosa, qualsiasi cosa che potesse salvarlo dall'atroce imbarazzo in cui si trovava...

…ma non gli venne in mente niente.

Legolas lo guardò dibattersi nei propri pensieri come un pesce in secca, e rise, cercando di soffocare le emozioni che ancora si contorcevano violente dentro il suo corpo.

"Ottima interpretazione..." cominciò poi, con tono cattedratico. "Peccato per il finale... lo trovo un tantino affrettato, capisci. Dopotutto stiamo parlando di Arwen... è una dama di classe, e non credo che..."

Fu interrotto bruscamente dalle mani di Aragorn che si chiudevano sulle sue spalle. Gli occhi di Legolas si sgranarono nell'ovale arrossato del volto. C'era una luce nello sguardo di Aragorn... come un lupo che abbia visto la preda, e s'appresti a saltarle addosso, a divorarla completamente, facendo di lei ciò che vuole.

Legolas si sentì, molto poco caratteristicamente, la preda. E non fece nulla per fuggire.

"Oh, chissenefrega di *quella*!" ringhiò Aragorn, poesia e romanticismo buttati dalla finestra in favore di un ardore travolgente e primordiale. Senza aggiungere altro, attirò Legolas violentemente a sé e si avventò su di lui, costringendogli la testa indietro con il suo slancio, e fuse insieme le loro bocche, facendo breccia nel calore sorpreso di Legolas con la sua lingua assetata.

Senza il tempo di raccapezzarsi, Legolas si ritrovò intrappolato fra la sedia ed il corpo di Aragorn, premuto contro il proprio, le mani di Aragorn che lo carezzavano fameliche, e la sua bocca che lo divorava.

Non si fece pregare.

Con un battito di ciglia sguinzagliò il calore e le emozioni che si accapigliavano nel suo petto, lasciandole libere di riversarsi nel suo sangue, nelle sue mani, nelle sue labbra, che premette con ferocia contro quelle di Aragorn, concedendosi senza vergogna a quell'Uomo, quell'Uomo che lo stringeva in modo così disperato, che forzava le sue labbra con tale desiderio.

Aragorn gemette nella bocca di Legolas a quella che interpretò come una resa incondizionata da parte dell'Elfo. Legolas non era più succube immoto della sua passione, ma la ricambiava equamente, bocca e mani impegnate nel dargli un piacere incredibile, anche col minimo tocco, anche attraverso strati e strati di vestiti...

Emettendo un'altro ringhio appassionato, Aragorn lasciò scivolare le mani fino alla curva perfetta della natiche di Legolas, e strinse possessivamente. L'elfo si arcuò contro di lui, e con un'agilità impensata gli passò le gambe attorno alla vita, allacciò le caviglie dietro la sua schiena, e prese a strofinarsi contro di lui, alternando lunghi movimenti languidi che l'infiammavano a colpi secchi ed erratici, che gli facevano girare la testa.

Le mani di Aragorn scivolarono sotto le cosce di Legolas e l'Uomo lo tirò su di forza dalla sedia. Rimasero così, allacciati insieme, senza che si potesse capire dove finiva uno e dove cominciava l'altro, e poi Aragorn abbassò Legolas sul morbido tappeto, davanti alle fiamme scoppiettanti, e si stese sopra di lui, rispondendo ora ai movimenti di Legolas, uno per uno, con passione.

Le sue mani tirarono e strattonarono la tunica leggera di Legolas fino a d aprirla. Mani e labbra s'avventarono su quella pelle di velluto, tracciandola possessivamente, come un terreno a lungo desiderato, per cui a lungo avesse combattuto, ed infine conquistato.

Mio! pensò.

"Tuo..." sussurrò Legolas in risposta, gemendo quietamente alle sensazioni che s'agitavano dentro di lui.

Aragorn, per tutta risposta, lo strinse con forza, baciandolo ancora, ed ancora... scivolò fino all'orecchio dell'elfo, sfiorandolo con la propria lingua, prima di lasciarla vagare, raggiungendo la delicata punta sensibile... Legolas gemette e sobbalzò sotto di lui, ansimando di passione. I suoi movimenti si fecero più intensi, carichi di una sensuale passione che Aragorn percepì invadergli la mente, stracciando pensieri, bruciando immagini come fossero carta, prima fra tutte quella di Arwen, che si accartocciò e annerì fino a svanire per sempre dalla sua anima… fino a...

Possessivamente, fece scivolare le mani giù sui fianchi di Legolas, ed abbassando la testa allacciò la bocca su un capezzolo dorato. Tra un gemito e l'altro, Legolas proruppe in una risatina senza fiato, bassa e roca.

"Aaah... se… oooh... fai questo ad Arwen... si scioglierà come burro..." mormorò, senza sapere perché. In fondo, pronunciare quel nome avrebbe potuto distruggere tutto...

...o renderlo eterno.

Aragorn rise quietamente contro il suo petto, facendolo tremare.

"Arwen? Arwen chi?"… e poi, nascondendo il viso tra i capelli dell'elfo, mormorò qualcosa... qualcosa di dolce... che assomigliava in modo strano alla parola amore...

amore mio...

"C...come?" sussurrò Legolas, rallentando i suoi movimenti, ma senza la forza di volontà necessaria a fermarsi... Aragorn lo strinse con dolcezza, ma non ripeté le sue parole. Iniziò a far scorrere la bocca aperta sul collo bianco dell’Elfo, lasciandosi dietro una scia umida, altamente sensibile. Legolas si sentiva girare la testa, come se avesse bevuto. Strinse braccia e gambe di nuovo attorno a quel corpo caldo e tornito, deliziato nel sentirlo tremare di passione, e si lasciò sfuggire un’altra, cristallina risata.

“Hmmm… Aragorn… credo che tu... non avrai più bisogno di lezio…ni… *Oooooh*…” si arcuò contro la mano di Aragorn, calda sopra il suo inguine. Gemeva ormai senza sosta, e socchiudendo gli occhi si abbandonò all’estasi… le sue mani si avventarono sul petto di Aragorn, liberandolo dall'ormai inutile tunica…

Gli parve di intravedere il baluginare di un sorriso, ma non era più certo di niente... nemmeno di quelle parole, catturate a stento, prima di essere trascinato via dal calore di Aragorn sopra di lui, fuso al suo corpo...

"Credo che avrò bisogno di molte altre, invece..."