.|. Laer o Namar Legolas (Canto d'Addio di Legolas) .|.

by Aranel

La fine della Guerra dell'Anello, Aragorn è diventato re di Gondor e ha preso in sposa Arwen Undomiel. I ricordi di quegli anni, i sentimenti, ed un segreto, troppo a lungo taciuto, nei pensieri di Legolas... (Ispirato a Il Ritorno del Re).

Drammatico/Sentimentale | Slash | Rating PG-13 | One Piece

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Si dice che gli Elfi non piangano.

Non è vero. O forse sono io ad essere un’eccezione.

Perché, in verità, sto piangendo. Sto piangendo molto in questo momento.

Sento la nave ondeggiare sotto ai miei piedi, e questo movimento non mi dona serenità, ma mi ricorda il mio nuovo cammino… che sarà eterno.

Vedo il mare, e adesso, nell’ora del tramonto è ancora più bello… i colori del cielo giocano dolcemente con i flutti dell’acqua… acqua che ingoia sfumature… sfumature che si posano su di essa, nascondendola.

Questo è l’ultimo tramonto felice che vedrò, il primo di tanti altri a venire… tristi.

E’ macchiato di malinconia il cielo, o almeno, lo è per me.

 

“Principe Legolas… sta iniziando a calare la notte… perché non scendete sottocoperta assieme a noi?”

Mi volto distrattamente, quasi sordo alla voce dell’Elfo alle mie spalle, lo guardo con occhi vuoti… è sorpreso, stenta quasi a riconoscermi…

“No, Eileth… preferisco rimanere ancora un po’ qui!”

“Siete forse nostalgico della vostra terra?”

Abbasso la testa.

“Forse…”

Il giovane comprende che voglio essere lasciato solo. Quanto avrei bisogno di parlare con qualcuno in questo momento… ho il cuore gonfio e pieno di segreti, mi fa male per quanto pulsa, e nessuno, nessuno dei miei amici, dei miei compagni può ascoltarmi. Lo so per certo. Perché a nessuno ho rivelato i miei sentimenti. E non posso certo farlo ora.

“Mi manchi…” sussurro alla sera, che lentamente ha iniziato a scivolare su quello sconfinato mare senza ritorno.

A quel pensiero i miei occhi si bagnano un poco di lacrime… nuovamente.

Si dice che gli Elfi non piangano!
Quale assurda bugia!
Posso piangere, sì… ora che sono solo, lontano da occhi indiscreti, e quasi in silenzio, simile ad un mormorio inizio così il mio canto.

Addio, amore mio…

Il vento mi ghiaccia le lacrime, e in questo momento, sebbene questa sia una cosa notoriamente impossibile per un Elfo, ho freddo.

Addio, amore mio…

Stringo forte i pugni sul legno duro, aspettando che quel rude contatto mi provochi dolore, un dolore abbastanza forte da poter sopprimere, almeno per qualche istante, quello che porto dentro.

Dico addio ai tuoi occhi, che mi sembra ancora di vedere oltre quell’orizzonte… non distinguo più la terra, ma riesco a scorgere te, affacciato ad una delle finestre del tuo palazzo sulla roccia mentre osservi, chissà, forse anche tu con un po’ di malinconia, l’ultima nave che lascia questi lidi.

I tuoi occhi… quel ricordo di te che mi fa più male, quegli occhi che avevo imparato a conoscere in ogni loro espressione, in ogni loro sfumatura, quell’azzurro profondo e forse a volte un po’ triste, quando in solitudine t’immergevi nei tuoi pensieri.

Ricordi quando montavamo insieme la guardia durante il nostro viaggio? Erano i momenti più belli. Eravamo svegli e attenti, ma ciò non t’impediva di procurarmi il sorriso con qualcuna delle tue storie di quando eri un Ramingo delle terre del Nord.

Un sorriso che ho sempre tenuto celato e segreto, perché si sa… noi Elfi difficilmente siamo capaci ad esprimere le nostre emozioni.

Così… forse tu non hai mai capito…

Addio, amore mio…

Non me ne sono neanche accorto… le lacrime hanno già iniziato ad imbrattarmi le mani con il loro calore… eppure non riesco ad abbassare la testa, e tengo lo sguardo fisso su quella linea sottile che si fa mano a mano sempre più sfocata.

Dico addio al tuo volto… al tuo volto di uomo, al tuo volto di re… quel volto che ho visto crescere e mutare, che ha preso il posto di quel ragazzo con cui ero abituato a scherzare, quell’amico che trovava sempre la parola giusta per me, che comprendeva la mia lingua e sembrava condividere ogni cosa profonda e segreta… quell’amico che aveva sempre tempo per poter parlare, anche nei momenti più cupi…

Quell’amico…
Si, perché io… per te non sono mai stato niente di più di questo.

Addio, amore mio…

Se solo avessi saputo quanto ti abbia ammirato… sono stato solo in grado di dirti un “mi dispiace” quando per un momento non avevo avuto fiducia in te… quando avrei voluto abbracciarti e tenerti stretto, come una madre con suo figlio, come un’amante, come una donna, come la tua donna!
Forse giungerò alle Terre Imperiture con il cuore pieno di rimpianti, cose celate, cose non dette… ma come avrei potuto farlo?
I nostri ruoli erano dopotutto così ben definiti. Ti avrei accompagnato lungo questo viaggio come amico, come sostegno… dentro di me ho gioito nel giorno del Consiglio ad Imladris quando ho potuto unirmi alla Compagnia…

“Hai il mio arco…”

Ricordo benissimo le parole che ho detto al nostro Frodo, le ricordo come se fosse ieri, e poi… ti ho guardato.

Eravamo emozionati entrambi, e per un istante… sì, ho sperato.

Ho visto crescere il mio amore giorno dopo giorno. L’ho visto nelle difficoltà, negli attimi di pericolo, in cui ho rischiato più volte di morire per salvarti la vita… e se fosse accaduto, sarei morto con il cuore felice.

Eppure… non sono mai riuscito a confidartelo quest’amore che pulsava, che cresceva, che faceva male per quanto potente, per quanto umano… perché mai nella mia vita ho provato un sentimento così grande.

Addio, amore mio…

Dico addio alla tua persona, alla tua persona tutta!

A quel corpo vigoroso e caldo che troppe volte ho avuto vicino, che è stato fonte di tanti miei desideri, desideri di cui mi sono vergognato, che mi hanno fatto arrossire quando ti avvicinavi a me, e ti stendevi al mio fianco, ed io… ti guardavo dormire per ore.

Chiudevo gli occhi e la mia mente mi tradiva…

Il tuo corpo… il mio corpo… le tue mani, le tue carezze su di me… improvvisamente… violentemente… e nel silenzio che ci circondava mi strappavi gli abiti di dosso e le tue dita veloci prendevano possesso della mia pelle… le tue labbra tremanti… il nostro primo bacio… la scoperta del sesso… la scoperta di possedere emozioni mai state fredde… il calore dei tuoi movimenti… le mie mani sul tuo petto… i miei sospiri… i tuoi sospiri… i nostri sospiri… con il ritmo del cuore che mi pulsava nella mente… la voglia di essere posseduto… la vergogna di quei pensieri… la voglia estenuante di soccombere sotto il tuo corpo… i tuoi lamenti…

“Oh Legolas…”

Le tue mani sul mio viso a raccogliere le mie lacrime…

“Im melin le… im melin…”

Le parole che si arrestavano sulle tue labbra… il fuoco che si spegneva… io che riaprivo gli occhi… e tristemente tutto si rivelava un sogno.

Il mio petto scosso da sussulti, e tu, che dormivi accanto a me… serenamente per quanto potevi, magari ritornando con la mente ad Imladris, all’istante in cui avevi lasciato Arwen per seguire i tuo destino.

Ed è stato proprio durante quelle notti che mi sono reso conto che il mio amore doveva essere taciuto.

Per il bene di tutti…

Amore sbagliato, amore alieno alla mia razza…

E così… ingenuamente pensavo che sarei riuscito a dimenticare, che il tempo anche questa volta sarebbe venuto in mio soccorso, e che la forza degli Elfi mi avrebbe aiutato ad uccidere una passione che non mi sarebbe mai dovuta appartenere.

“Aragorn…”

Un nuovo sussurro si perde nel mare.

E’ calata la notte, l’oscurità è talmente fitta che sembra inghiottire ogni mia parola, ma io voglio continuare a narrare, a gridare nel silenzio, a piangere.

Non credevo che sarei arrivato a tanto, ed io, un Elfo già non troppo giovane, mi ritrovo ad essere più umano degli stessi Uomini. Ed è questa umanità che mi spaventa, che non so controllare, che mi porta alla deriva, verso un mondo ignoto, come questa nave che mi conduce verso un dove che non vorrei mai raggiungere.

“Aragorn…”

Quel nome diventa più flebile di un sussurro, mentre il pianto non mi concede di proseguire.

“Io ti amo…”

L’ho detto, finalmente sono riuscito a dirlo, ma ora, a cosa può servire? L’ho detto a me stesso, l’ho detto alla notte, forse qualche altro Elfo ha ascoltato la  mia confessione, ma non sono mai riuscito a dirlo a lui.

Ho taciuto perché non mi sono mai fatto vedere per ciò che ero, perché lui non è mai riuscito a vedermi davvero.

Ho fatto allora la mia scelta, la più ragionevole per uno della mia razza, l’ho lasciato alla sua vita, quella vita per cui ha tanto combattuto, l’ho lasciato alla sua dimora e alla sua donna, l’ho lasciato a ciò che era giusto per lui.

Addio…

Sai, amore mio… la notte passata ho fatto un sogno, un sogno bellissimo in cui sono riuscito a guardare nel tuo futuro. Ed ho visto un bambino. Racchiudeva tutto ciò che c’è di buono in te e nella tua sposa… L’ho visto correre ad abbracciarti… ho visto la tua sorpresa… il tuo sorriso… il tuo amore… e il tuo amore verso colei che te lo ha donato.

Cos’è un uomo senza essere padre?
Ti ho visto completo e felice… e ciò mi è bastato…

Mi ritrovo così a sorridere tra le lacrime, ora. I Valar mi hanno concesso di vedere nella vita di colui che amo e di serbarne il ricordo.

Come avrei potuto portarti via a tutto questo? Alla tua completezza, alla tua pace, al tuo regno?

L’amore che proverai per tuo figlio con il tempo mi farà dimenticare ciò che volevo darti io, ciò che desideravo tu provassi per me.

 

Non mi sono neppure accorto di essermi addormentato su questa nave.

Sento una mano scuotermi dolcemente, fino a farmi riaprire gli occhi.

“Principe Legolas…”

Intravedo il volto di Eileth dinanzi a me.

“Buongiorno…”

Mi aiuta a voltarmi, sento che mi mancano le forze… mi sorregge, e seppure sembri un po’ preoccupato per il mio stato, non mi dice nulla.

“Principe, guardate…”

Una luce d’oro invade i miei occhi…

“Eldamar…” sussurra Eileth, incantato da quello spettacolo che non vedeva da molti millenni, o che forse, non aveva mai visto.

Sento il cuore in procinto di esplodermi, e neppure quella quiete che trasuda da quei nuovi orizzonti riesce a darmi un po’ di conforto… mi mancano le terre impervie che ho calpestato, mi manca il ruggito delle battaglie e il rumore delle spade, mi manca la terra degli Uomini, ancora semplice e brulla… mi manca il suo splendore… mi manca ciò che non ho vissuto… mi manca ciò che ho soltanto potuto sognare… mi manca tutto di te…

Una lacrima scivola via silenziosa dal mio viso…

Eileth è troppo intento a guardare quei nuovi lidi per accorgersene… mi volto nuovamente verso il mare… dalla parte opposta… cercando con gli occhi ancora qualche frammento della Terra di Mezzo.

Ma non riesco a vedere…

Posso soltanto immaginare…

“Hannon le!” mi hai detto?

“Hannon le, Estel!” sono io ora a dirtelo…

Anche se non lo sai… grazie per avermi insegnato ad amare… grazie per avermi reso partecipe della tua vita e dei tuoi pensieri… del giorno che ti ha visto incoronato re… della gioia che hai regalato ai miei occhi con la tua gioia… la gioia del trionfo… la gioia dell’amore… la gioia della vita…

Perdonami se non sono mai riuscito a dirtelo… non ho avuto il coraggio di mutare il corso delle cose, anche se credo che non sarebbe cambiato nulla!
Sii felice con Arwen, con tuo figlio, con tutti i tuoi sudditi e con le cose che il destino vorrà donarti, e se puoi ricordami… chiedo solo questo, Vento che ora mi ascolti, unico mio tramite con quel mondo lontano… portagli la mia preghiera…

Addio, Estel nin…

Perdonami… se ho taciuto il mio amore…

 

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Alba su Minas Tirith… alba che s’infrange con i suoi tenui colori di speranza sulla bianca Torre di Ectelion… alba che si posa sul volto di un Uomo seduto su un una pietra di marmo, dinanzi alla statua di uno dei suoi antenati, uno dei grandi re di Gondor.

Alba che scivola nei suoi occhi… occhi azzurri e profondi… malinconici e tristi… fissi su un orizzonte indistinto.

Una lacrima appare agli angoli di quegli occhi che sembrano non voler smettere di guardare…

Solo un sussurro, affidato al Vento…

“Perché…?”

Solo una domanda, ripetuta per tutta la notte, solo una parola inascoltata, solo un ricordo di qualcosa ormai lontano… perduto…

“Estel… cosa fai in piedi a quest’ora? E’ soltanto l’alba…”

L’Uomo si volta lentamente, ancora intorpidito, e dinanzi ai suoi occhi, appare lei, la sua sposa…

E’ bella più che mai sotto le luci del nuovo mattino…

La sua bellezza riesce a strappargli un sorriso.

“Cosa stavi facendo…?”

L’Uomo si alza, avvicinandosi a lei, l’abbraccia proteggendola, e insieme si avviano verso la porta del palazzo…

Un ultimo sguardo a quell’orizzonte…

“Stavo soltanto salutando la notte…”

Un ultimo pensiero…

Addio Legolas…

 

FINE