.|. Amarth - Fino Alla Fine del Tempo .|.

15. Laer, l'Estate della Speranza

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Una nuova luna risplendeva quella notte su Gondor…l’estate era appena giunta portando con sé calore e gioia…A palazzo tutti erano già a riposare ma una figura avvolta in un lungo mantello scuro si aggirava ancora nei corridoi…raggiunse la biblioteca e, senza fare il minimo rumore, entrò…ignorò qualsiasi libro contenete ogni tipo di informazione e prese una semplice pergamena da uno scaffale…si fermò un istante ad osservare il grande tavolo di legno e i suoi occhi blu si chiusero per un lungo momento…poi lasciò quel luogo per dirigersi in un’altra stanza.

Quando entrò, vide Re Eldarion disteso nel proprio letto, profondamente addormentato…si avvicinò a lui e rimase ad osservarlo per imprimere nella memoria il suo viso…poi si chinò su di lui e dolcemente gli baciò le labbra…

“Namarie…” gli sussurrò ma senza attendere risposta alcuna ritornò verso la porta…lì si fermò…indeciso se tornare indietro e svegliarlo per sentire un ultima volta la sua voce…ma poi proseguì…consapevole che se l’avesse fatto, forse non avrebbe più trovato la forza per andarsene.

 

Così uscì nella notte e come un ombra percorse la Via Silente…nessuno lo vide dirigersi alla Casa dei Re e nessuno lo vide avvicinarsi alla lapide di Re Elassar…si fermò di fianco alla statua che rappresentava l’uomo che aveva amato per anni e allungò una mano…

“Anche il mio tempo è arrivato…” sussurrò prendendo i due fiori, legati da un nastro rosso, che ancora giacevano sulla pietra…li osservò e vide che entrambi, sia la rosa bianca sia l’elanor, erano ormai appassiti “…questi fiori sono stati recisi insieme…insieme hanno affrontato questi giorni ed insieme hanno abbandonato questa vita…” li riappoggiò delicatamente sulla statua e sospirò “…la mia vita è stata al tuo fianco e lo sarà anche la morte…i miei giorni sono finiti e non ho più nessun motivo per indugiare qui…tuo figlio mi ha dato la forza per andare avanti ma non posso restare con lui…il mio posto è accanto a te…ovunque tu sia…” accarezzò dolcemente il volto della statua “…Arwen mi ha sempre detto di non perdere la speranza…ed io…io non so se, una volta lasciata questa Terra, potrò incontrarti di nuovo ma…di una cosa sono sicuro…tu non sei qui ed io non ci resterò…” si chinò e posò le labbra su quelle di pietra per un istante.

“…Namarie cuil nîn…(Addio vita mia)”   

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Eldarion si svegliò di colpo mettendosi seduto…con una braccio si asciugò la fronte madida di sudore…era stato un sogno…solo un sogno…ma perché allora sentiva quella strana sensazione dentro di sé? Aveva sentito le labbra di Legolas sulle sue e poi quella parola…addio…non poteva essere…non poteva andarsene…velocemente si alzò dal letto e si rivestì…uscì da palazzo e si recò alla Casa dei Re…non sapeva perché…ma qualcosa gli diceva che doveva andare là…o forse era solo perché era convinto che Legolas non sarebbe mai partito senza prima andare da Aragorn…

Entrò ma il salone era vuoto…si avvicinò alla lapide di suo padre e abbassò lo sguardo…

Accanto ai due fiori ormai appassiti c’era una pergamena…la prese e lentamente la srotolò…solo due nomi erano stati scritti su quel foglio…due nomi uniti tra loro…

“Ho fallito…” sussurrò lasciando ricadere la mano che teneva la pergamena lungo il fianco “…non ho mantenuto fede alla promessa che ti ho fatto…il mio amore non è servito a ridargli la luce…” e una lacrima scivolò sulla sua guancia.

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Legolas camminò solo e a lungo tra gli alberi, nel silenzio che ormai regnava sovrano fino a quando decise che era giunto il momento di abbandonare per sempre le Terre Mortali…così sussurrò qualcosa all’orecchio del cavallo che aveva tenuto con sé e il destriero partì…

 

Molte voci si sparsero nei regni degli Uomini…voci che narravano di due splendide creature…belle come il sole ma tristi e pallide come una notte senza stelle…due spiriti luminosi, forse appartenenti a quell’antica popolazione che un tempo abitava in quelle terre…due esseri immortali che vagavano senza meta, una nei boschi di Lothlórien e l’altro nell’Ithilien, sulle sponde dell’Anduin…diversi nell’aspetto ma uguali nel dolore…un giorno però, quelle stesse voci raccontarono che la Dama della Sera, così la chiamavano, si era distesa sul Cerin Amroth e aveva chiuso i suoi occhi, lasciando che le foglie dei mallorn la ricoprissero…i sussurri della sua scomparsa giunsero fino nel sud dell’Ithilien, oltre i colli dell’Emyn Arnen…e il Signore del Fiume, l’ultimo rimasto dei Primi Nati nella Terra di Mezzo, chiuse i suoi occhi blu come il mare ed in silenzio attese il ritorno del suo destriero, consapevole che l’ora era infine giunta…

 

“Se non l’avessi visto con i miei occhi, non l’avrei creduto possibile” disse una voce alle spalle di Legolas “Un cavallo come questo che giunge solo nelle mie terre per portarmi da te…è una storia che si tramanderà a lungo tra la mia gente”

“Non potevo aspettare che arrivassi fino a qui contando solo sulle tue gambe…” rispose l’elfo voltandosi “…e poi ormai dovresti aver imparato a cavalcare Gimli…”

“A cavalcare forse…è…scendere…il vero problema…” ribatté il nano scendendo a fatica dal destriero bianco e andando incontro a Legolas “…è un piacere rivederti Mastro Elfo…”

L’elfo si abbassò e abbracciò il vecchio amico, poi si rialzò e mise delle provviste nella barca che aveva costruito…

“È inutile dire che non sei affatto cambiato…” mormorò Gimli raggiungendolo “…io invece sono vecchio ormai…ma non meno forte di un tempo..”

Legolas si voltò verso di lui, lo guardò un lungo istante negli occhi poi gli chiese

“Vuoi venire con me dunque?”

“Se mi permetteranno di mettere piede nelle vostre Terre…la mia risposta non può che essere positiva…” ribatté il nano guardando la barca grigia.

Legolas annuì, si avvicinò al cavallo e gli accarezzò il muso

“Mae carnen, mellon nín…si bado…(Ben fatto, amico mio…va ora)”

Il destriero nitrì e lentamente galoppò lontano tra gli alberi…l’elfo ritornò alla barca, posò all’interno i remi e fece per spingerla in acqua quando sentì dei passi alle sue spalle…

 

“Vuoi andartene senza nemmeno salutarmi?”

“Eldarion…” sussurrò Legolas e si voltò di scatto verso di lui, rimanendo per un lungo momento a fissarlo “…Eldarion come…”

“Come ti ho trovato?” lo interruppe il re accennando un sorriso “Non passi certo inosservato…ho chiesto in giro e tutte le voci parlavano di una splendida creatura che si aggirava sola su queste rive…”

L’elfo chiuse gli occhi un istante e sentì Gimli che si avvicinava

“Gimli lui…lui è Eldarion, figlio di Aragorn ed Arwen e re di Gondor”

“Il figlio di Aragorn…” ripeté il nano annuendo “…è un vero piacere conoscerti…”

“Lo stesso vale per me Mastro Nano…” rispose Eldarion “…mio padre mi ha parlato molte volte di te…”

Gimli notò che lo sguardo del re era tornato sull’elfo così si allontanò nuovamente bofonchiando tra sé

“Bene…controlliamo che le provviste siano a sufficienza…”

“Stai partendo?” gli chiese Eldarion ma conosceva già la risposta “Perché non me l’hai detto prima?”

“Perché riguardava solo me…questo è il mio destino…” sussurrò Legolas “…mentre il tuo è quello di sposare Faerwyn e regnare con lei su Gondor…”

Eldarion chiuse gli occhi un istante a quelle parole, poi li riaprì guardando intensamente quelli dell’elfo

“Andrai nelle Terre al di là del mare? Le Terre Immortali del tuo popolo?”

Legolas rimase in silenzio poi abbassò lo sguardo

“…sì…”

Il re di Gondor sentì una stretta al cuore…ma annuì, attese che gli occhi dell’elfo incrociassero ancora i suoi poi continuò…

“E…sarai felice? È questo quello che desideri? Quello che…desidera il tuo cuore?”

“Sì Eldarion…” rispose Legolas fissandolo “…è quello che voglio…”

“Mi mancherai…” sussurrò il re cercando di trattenere le lacrime che sentiva farsi più vicine “…ti ricorderai di me?”

Legolas gli prese una mano e se la posò dolcemente sul petto, sopra al cuore

“Eldarion…tu sei qui e niente potrà mai cancellarti…”

Poi, lentamente, alzò le braccia e con le mani slacciò la catena che portava al collo…vide lo sguardo stupito di Eldarion ma continuò…prese l’Anello di Barahir, il dono che anni prima gli aveva fatto Aragorn, e lo mise al dito indice del nuovo re di Gondor…

“Questo appartiene a te…” sussurrò fissandolo intensamente “…appartiene alla tua stirpe e dovrà restare su queste Terre…”

L’uomo gli prese la mano nella sua e la strinse con forza

“…oh Valar…non ce la faccio…” sospirò e una lacrima scivolò sul suo viso…vide l’elfo avvicinarsi a lui così abbassò la testa, chiudendo gli occhi, aspettandosi un bacio sulla fronte come aveva sempre fatto…ad eccezione di quella sera…ma invece sentì le labbra di Legolas sulle sue…allora le lacrime iniziarono a scendere con forza…senza pensare fece scivolare una mano dietro la sua schiena, stringendolo a sé, mentre con l’altra gli accarezzava il viso…

L’elfo fece scorrere le dita tra i suoi capelli tirandolo a sé e baciandolo con passione…per tutto il tempo sentì il sapore delle sue lacrime sulle labbra, sulla lingua, e dentro di sé provò un’amara tristezza nel sapere che alla fine, Eldarion avrebbe comunque sofferto a causa sua…

Eldarion tentò di far durare quel bacio il più a lungo possibile ma quando finì non lo lasciò andare, lo abbraccio con ancora più forza, accarezzandogli i capelli…

“Ti amo…” gli sussurrò all’orecchio…sentì il respiro dell’elfo che aveva aperto bocca per parlare ma continuò “…dimmelo…dimmelo ti prego…anche se non è la verità…ho bisogno di sentirlo…”

Legolas avvicinò le labbra al suo orecchio e dolcemente pronunciò quelle parole…

“Anch’io ti amo Eldarion…” e sentì il corpo dell’uomo tremare e sulla guancia ancora le sue lacrime “…tu meriti un altro tipo di amore…completo…assoluto…ma…per quello che sono in grado di darti…hai il mio amore…” si allontanò leggermente e guardò intensamente gli occhi lucidi del re “…io ti amo…”

Eldarion strinse le labbra ma, mentre le lacrime continuavano a bagnare il suo viso, sorrise…sentiva il cuore esplodergli nel petto e non sapeva se era per il dolore o per la gioia…

Legolas lo fissò in silenzio per un lungo momento poi le sue labbra si piegarono lentamente in un dolce sorriso…da mesi…da quel giorno non aveva più sorriso…il suo cuore era troppo pesante, oppresso dalla sofferenza per farlo…ma ora si sentiva più leggero…

“Boe bedin…(devo andare)” sussurrò facendo un passo indietro.

“…ú…(no)” gemette Eldarion scuotendo la testa…alzò una mano e gli accarezzò un ultima volta il viso…poi prese quella dell’elfo e gli diede la pergamena che aveva portato con sé.

“Namarie…” disse Legolas, chiudendo il pugno e indietreggiando senza allontanare lo sguardo da lui…quando raggiunse Gimli, che era già seduto nella barca, si mise una mano sul cuore poi la rivolse verso Eldarion che, chiudendo gli occhi per scacciare le lacrime, fece lo stesso…quando li riaprì vide Legolas spingere la barca in acqua e iniziare a remare per allontanarsi dalla riva…rimase immobile a guardare la persona che amava che discendeva il corso dell’Anduin per lasciarlo per sempre…ad un tratto però si voltò e corse via tra gli alberi, raggiunse il suo cavallo e galoppò via velocemente verso quella vita che doveva continuare a vivere senza di lui…verso quel destino per il quale era nato…lasciando che il vento asciugasse quelle lacrime di dolore e di amore che non doveva più versare…

 

Quando quella barca si allontanò, finì di esistere la Compagnia dell’Anello nella Terra di Mezzo…

 

…o almeno così narrano le storie che verranno poi raccontate nei regni degli Uomini…perché nessuno vide quella barca grigia cambiare la sua rotta e tornare nuovamente verso la riva, prima di raggiungere le foci dell’Anduin…

 

“Mastro Elfo…” esclamò Gimli guardandosi attorno “…so di non essere un gran navigatore ma…in questo modo e in questa direzione non raggiungeremo il mare…”

“No Gimli…hai ragione…” rispose Legolas continuando a remare “…io non posso venire con te…scenderò e tu continuerai da solo…Dama Galadriel è a conoscenza di tutto quanto…sa che stai giungendo da loro e sarà ad attenderti al tuo arrivo…”

“Legolas…” ribatté il nano “…io…pur non volendo ho visto quello che è successo e…se posso permettermi la domanda…tornerai da lui? Resterai per l’eternità su quelle Terre anche se un giorno…”

“Non tornerò da lui…” lo interruppe l’elfo…rimase un istante in silenzio poi sospirò “…io amavo e amo tutt’ora suo padre…Aragorn ed io eravamo compagni e non passerò l’eternità senza di lui…”

“Tu e…oh…” balbettò Gimli spalancando gli occhi “…non me ne sono mai accorto…”

Legolas non riuscì a trattenere un sorriso

“Abbiamo cercato di essere piuttosto discreti visto le circostanze…” sussurrò.

“Sì ma…se tu e Aragorn…” iniziò il nano pensieroso “…insomma…suo figlio…quello che avete…”

“Eldarion è sempre stato molto importante per me…e quando…” si fermò un istante come se il solo pronunciare quelle parole lo facesse soffrire “…quando Aragorn se n’è andato…lui mi è stato vicino e mi ha ridato quella forza che credevo di aver perso…la forza per continuare verso il destino che ho scelto…”

La barca toccò la riva, Legolas scese e la girò di nuovo dando i remi a Gimli…

“E se posso permettermi anche questa domanda…” ribatté il nano “…qual è questo destino che hai scelto?”

“Andrò da Aragorn…e se non mi sarà permesso incontrarlo di nuovo…affronterò quello che mi aspetta…” rispose l’elfo lentamente, vide lo sguardo perplesso del nano e accennò un debole sorriso “…addio Gimli…amico mio…” e con quelle parole spinse la barca, con tutta la forza che aveva, lungo il corso del fiume.

Il nano alzò una mano in segno di saluto sussurrando

“Addio Mastro Elfo...”

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Ed infine Legolas raggiunse il luogo che desiderava…alzò lo sguardo verso il cielo e vide uno stormo di gabbiani che volava in circolo sopra di lui…poi lo riabbassò facendo qualche passo nella sabbia fino a quando le onde che si infrangevano sulla sabbia gli lambirono i piedi…rimase immobile ad osservare l’immensa distesa d’acqua che si stendeva davanti a lui mentre il sole creava dei giochi di luce sulla superficie blu come i suoi occhi…

“…i lû o nîr gwannen…i amarth nîn gwennen nan le…gwestannen o darthad na le an i uir…a cerithon ha…dartho nín…(il tempo delle lacrime è finito…il mio destino è legato al tuo…ho promesso di restarti accanto per l’eternità…e lo farò…aspettami…)”

E con quelle parole si distese nella sabbia, continuando a stringere in un pugno la pergamena sulla quale anni e anni prima aveva scritto insieme ad Aragorn il suo nome…guardò di nuovo i gabbiani sopra di lui e così restò a lungo…immobile…lentamente la luce del sole acquistò maggiore intensità fino a diventare quasi accecante ma non chiuse gli occhi…i gridi dei gabbiani divennero via via più lontani…indistinti…uniti al suono delle onde che con il loro moto lento e continuo iniziavano a raggiungere il suo corpo…poi quella luce lo pervase…e la sentì entrare dentro di sé…e portarlo via…lontano…

 

Le onde presto raggiunsero quel corpo perfetto che giaceva sulla riva…quel corpo ormai abbandonato dallo spirito che aveva avuto la forza di affrontare anche la morte nella speranza di riunirsi con quello dell’Uomo che amava…l’acqua si infranse contro di lui, si fece strada tra le sue dita…e la pergamena che stringeva nel pugno scivolò via…

E così sembra che Ulmo, il Re del Mare, trasportò quella semplice pergamena fino nelle Terre Immortali e Manwë, il Signore del Respiro di Arda, il più potente tra i Valar e primo di tutti Re, lo aiutò con impetuose raffiche di vento a raggiungere quello scopo…perché presto tutti i Signori di Valinor sarebbero stati chiamati a decidere su qualcosa che avrebbe cambiato le sorti di ogni essere vivente…

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L’elfo biondo si lasciò cadere improvvisamente in ginocchio…appoggiò le mani sul terreno e strinse i pugni nell’erba mentre i lunghi capelli ondulati gli scivolavano sulle spalle, ricadendogli sul petto…

“L’hai sentito anche tu?” disse una voce tremante alle sue spalle.

“Ho sentito una parte del mio cuore esplodere come se un fulmine avesse squarciato la mia anima…” sussurrò Lanthir mentre guardava il vuoto, con gli occhi spalancati “…l’ha fatto…ci ha lasciato per sempre…”

“Era già successo tempo fa, quando ha deciso di restare con lui…” mormorò Aearlinn avvicinandosi allo sposo.

“Non riesco a credere che non lo rivedrò mai più…” disse Lanthir passandosi una mano sul viso “…mi dispiace ma…”

“Shh…” bisbigliò la dama appoggiandogli una mano sulla spalla “…lo so…ma forse non tutto è perduto…” alzò lo sguardo e vide i rami degli alberi muoversi nel forte vento “…sta accadendo qualcosa nelle Dimore dei Potenti…c’è una voce nell’aria…è sembra che…” si fermò un istante guardandosi attorno “…sembra che i Valar abbiano convocato un concilio…”

Lanthir si rialzò lentamente in piedi e fissò negli occhi la propria sposa…

“Tu credi che questo abbia a che fare con…”

“No…” lo interruppe Aearlinn “…non posso crederlo…non ci è dato saperlo ma…posso sperarlo…”

Lanthir annuì e l’abbracciò dolcemente, guardando, oltre le spalle della dama, le nuvole che correvano velocemente nel cielo.

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Una luce…una luce intensa…era tutto quello che riusciva a vedere…aveva sentito la vita scivolare lontano…il suo spirito era stato portato via dal suo corpo in una dimensione sconosciuta…aveva vagato nel vuoto per un tempo indeterminato…ma ora…lentamente quella luce accecante stava diminuendo…di più…sempre di più…fino a quando vide sopra di sé un soffitto bianco…

Aprì la bocca come per respirare e sbatté le palpebre…e gli sembrò di essere disteso…ma non era più sulla sabbia, in riva al mare…mosse debolmente la testa e vide che era in un immenso salone, vuoto fatta accezione per alcune colonne bianche ed un grande specchio argentato su una parete…

Si mise seduto e poi in piedi…o almeno, gli sembrò di farlo…non riusciva a sentire il proprio corpo…non riusciva a sentire niente…né il proprio respiro né il proprio cuore…lentamente si avvicinò allo specchio…ma non c’era nessun riflesso su di esso…

“…dove sono?...” sussurrò debolmente e, come in risposta alla propria domanda, iniziò a vedere qualcosa davanti a sé…dei contorni pallidi e indefiniti che presto si trasformarono nella propria immagine…abbassò lo sguardo su di sé, poi guardò ancora nello specchio…era il suo corpo…ora si vedeva…non portava stivali, solo dei candidi abiti leggeri, finemente ricamati, che lo facevano sembrare irreale…si vedeva ma ancora non riusciva a sentirsi…

“…dove sono?...” ripeté “…perché sono qui? Cosa devo fare?”

E di nuovo, come se lo specchio rispondesse a suo modo alle domande dell’Elfo, apparvero i deboli contorni di un’altra immagine…e quando quel riflesso si fece nitido, Legolas socchiuse le labbra in un respiro silenzioso…

“Estel…” bisbigliò appena vide l’immagine dell’Uomo…era come se Aragorn fosse in piedi dietro di lui…anche lui avvolto in splendidi abiti bianchi…ma il suo volto…il suo volto era ancora giovane…giovane come quando il loro amore era nato…i capelli castani gli sfioravano le spalle, incorniciando con morbide onde scomposte il suo viso…la barba appena accennata sul mento e attorno le labbra e gli occhi azzurri che sembravano ancora pieni di vita come a quel tempo…

“…perché…?” mormorò Legolas fissando come ipnotizzato quel riflesso “…ho affrontato la morte ma mi è permesso vederti solo come nei miei sogni…” alzò una mano e sfiorò debolmente con le dita il volto del ramingo sulla superficie dello specchio “…sapevo che poteva succedere ma…ho continuato a sperare…” chiuse un istante gli occhi e quando li riaprì vide il riflesso dell’Uomo come se fosse più vicino “…invece è stato inutile…non c’era speranza…”

 

“C’è sempre speranza…”

 

L’Elfo spalancò gli occhi quando vide le labbra di Aragorn muoversi e udì la sua voce…e allora fece quello che avrebbe voluto fare dal primo istante in cui rivide la sua immagine…lentamente si voltò…

 

E lo vide…davanti a sé…a pochi passi di distanza…splendido e luminoso come se un’aura di luce lo circondasse…

“…non può essere vero…” mormorò Legolas avvicinandosi a lui e fermandosi solo quando un passo li divideva…e vide le labbra dell’Uomo incurvarsi in un dolce sorriso

“…non lo è…” disse Aragorn fissandolo negli occhi “…noi non siamo qui realmente…questi sono i nostri spiriti…”

“Sì ma…tu sei qui davanti a me…” ribatté l’Elfo perdendosi con lo sguardo su di lui “…e sei ancora come un tempo…come se gli anni non fossero passati…”

“Perché tu desideri vedermi così…” rispose il ramingo inclinando la testa “…e Loro hanno esaudito il tuo desiderio…”

Legolas sorrise e alzò una mano per toccarlo ma Aragorn fece un passo indietro scuotendo la testa

“Estel…?”

“Non è permesso…” sussurrò l’Uomo “…non in questo luogo…”

“Allora perché mi hanno portato qui?” ribatté l’Elfo alzando leggermente la voce “Perché mi hanno concesso l’opportunità di rivederti se non posso nemmeno abbracciarti?” vide il compagno sorridere “Aragorn…?”

“Sono…cambiate alcune cose…” iniziò il ramingo fissando negli occhi Legolas “…i Valar, nella loro saggezza, hanno deciso che gli spiriti degli Uomini e degli Elfi non dovranno più essere divisi ma potranno perdurare insieme nelle stesse Aule di Mandos…in onore dell’Alleanza che li ha uniti fino a quando l’ultimo degli Immortali ha lasciato la Terra di Mezzo…” si fermò un istante e vide che l’Elfo stava per aprire bocca e parlare, così continuò “…ma…per alcuni di noi è diverso…”

“Cosa vuoi dire?” gli chiese Legolas con un filo di voce.

Aragorn sorrise dolcemente e si avvicinò nuovamente a lui, senza però sfiorarlo…

“Tu ed Arwen avete cambiato la sorte di due Uomini Mortali…due semplici Uomini destinati ad abbandonare la vita…” vide l’espressione incuriosita e perplessa sul volto di Legolas e sorrise nuovamente  “…il vostro sacrificio ha donato a me e ad Eomer l’immortalità…”

Legolas abbassò lo sguardo come confuso

“Io non…”

“I Potenti ci permetteranno di restare insieme di nuovo…in questo posto…per onorare e ricordare per l’eternità l’amore che unisce i nostri due popoli…” mormorò Aragorn quando incrociò i suoi occhi “…Arwen ed Eomer…tu ed io…nelle Terre Immortali…”

L’espressione di stupore dell’Elfo si trasformò lentamente in gioia

“Veramente?” bisbigliò sorridendo “Insomma…noi due…insieme…?”

Aragorn annuì sorridendogli a sua volta poi dolcemente sussurrò

“Anírach cuiad na nin…na i methed en lû? (Desideri vivere con me…fino alla fine del tempo?)”

Legolas non riuscì a parlare…si guardò attorno velocemente poi annuì fissando negli occhi il compagno…

“Allora…” disse Aragorn alzando un braccio verso di lui “…prendi la mia mano…”

L’Elfo alzò lentamente la mano e appena le sue dita sfiorarono quelle dell’Uomo una luce fortissima li avvolse…Legolas gli strinse la mano, incrociando le dita con le sue…ed entrambi gettarono indietro la testa…gli occhi spalancati verso l’alto…mentre quella luce entrava in loro…