.|. I Giorni della Verità .|.

6. La Fine di un Sogno

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Frodo, Sam, Merry e Pipino non riuscivano a capire, alcuni Elfi li stavano accompagnando chissà dove senza dar loro nessuna spiegazione e poi perché tutta quella confusione?

“Ehi, guardate laggiù!” gridò Merry puntando il dito davanti a loro e mettendosi a correre. Gli hobbit lo seguirono ed arrivarono in un giardino dove c’erano già Boromir e Gimli.

“Ma cosa sta succedendo?” chiese Pipino. I due amici alzarono le spalle scuotendo la testa.

“Non preoccupatevi!” gridò Aragorn mentre li raggiungeva velocemente “Non c’è nessun pericolo, è arrivato Re Elrond da GranBurrone e, da quello che sono riuscito a capire, è solo per parlare con noi...”

“Tutto qui?” disse Pipino incredulo “Da come sono agitati tutti quanti credevo...”

“Sì, ma devi capire che Elrond è molto importante per tutti gli Elfi, quindi vogliono preparare ogni cosa nel migliore dei modi per accoglierlo degnamente” continuò il ramingo sorridendo. Si guardò intorno...ma perché Legolas non si era ancora unito a loro?

Frodo lo fissò per un attimo.

“Qualcosa non va?” gli chiese.

“No, va tutto bene...potresti andare a chiamare Legolas, credo sia ancora nella mi...nella sua stanza” rispose Aragorn sperando con tutto il cuore che il piccolo hobbit non si fosse accorto dell’errore che stava per commettere.

Frodo annuì sorridendo e si mise a correre verso le scale che conducevano alle camere.

 

Legolas chiuse gli occhi per un momento, doveva calmarsi, doveva scendere dagli altri e soprattutto...doveva dirlo ad Aragorn. Si fece forza e uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di sé, s’incamminò velocemente o almeno era quello che cercava di fare, il suo corpo non voleva rispondere ai suoi comandi. Dopo pochi passi incrociò Frodo

“Eccoti, Aragorn mi ha mandato a chiamarti...” disse l’hobbit guardandolo negli occhi.

“Sì...è arrivato Elrond e...andiamo dagli altri adesso” sussurrò l’elfo iniziando a scendere gli scalini.

Frodo lo seguì, ma perché si comportava in quel modo? Sembrava quasi spaventato, sconvolto...non l’aveva mai visto così.

 

“Sta tornando Frodo con Legolas” disse Sam girandosi verso Aragorn.

Il ramingo fece qualche passo nella loro direzione fermandosi davanti all’elfo.

“Grazie Frodo” disse all’hobbit sorridendo “Torna pure da loro”

Frodo annuì raggiungendo il gruppo ma rimase a fissare i due amici.

“Aragorn...” disse l’elfo cercando di non rivelare ciò che stava provando.

“Perché ci hai messo tanto?” bisbigliò l’uomo

“Aragorn...devo dirti una cosa...” continuò abbassando la voce.

Il ramingo capì che qualcosa turbava il compagno, glielo leggeva chiaramente negli occhi

“Cos'è successo?” gli chiese preoccupato.

Legolas non fece in tempo ad iniziare la frase, in lontananza sentirono la voce di Haldir che chiamava Aragorn e Frodo per una riunione con Celeborn e Galadriel. L’elfo guardò negli occhi l’uomo leggendogli nella mente

'Non preoccuparti, qualunque cosa sia, andrà tutto bene' poi lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava con Haldir e Frodo.

“No...” sussurrò.

 

Aragorn continuava a pensare a lui, mentre seguiva Haldir, cosa aveva? Poco prima aveva voluto rassicurarlo col suo pensiero ma ora...cos’era successo? Entrarono nella grande stanza dove più volte aveva parlato con Dama Galadriel e Celeborn e, infatti, li stavano aspettando con Elrond al loro fianco. Haldir richiuse silenziosamente la porta alle loro spalle. Elrond li guardò sorridendo

“Avanti, avvicinatevi...” disse.

Aragorn ubbidì seguito da Frodo, quando giunse davanti a lui abbassò la testa posando una mano sul petto, il piccolo hobbit cercò di imitarlo.

“Non siamo giunti fino a qui per recare brutte notizie, se è questo che vi tormenta” iniziò Elrond “Ma è per conoscere da voi maggiori notizie sul fatto che ha scosso tutti i nostri cuori...la perdita di Gandalf...”

Aragorn non riusciva a capire...perché Lord Elrond aveva detto siamo? Chi altro era arrivato quel giorno a Lothlòrien?

Notò qualcuno che si stava avvicinando a loro, rialzò lentamente la testa e solo in quel momento...la vide...

Era bella, raggiante come l’ultima volta che l’aveva vista, indossava quell’abito blu che usava per cavalcare più comodamente ma che comunque non la rendeva meno attraente. Gli si avvicinò sorridendo, gli occhi splendevano al sole che illuminava la stanza.

“Aragorn..” la sua voce era come una dolce melodia.

“Arwen...”

Quel nome era uscito dalla bocca del ramingo come un soffio, con un misto di stupore, gioia e paura. Era rimasto immobile mentre la sua mente e il suo cuore si riempivano di sentimenti contrastanti. Perché era venuta fin li? Cosa l’aveva spinta a seguire Elrond nel lungo viaggio? Conosceva già le risposte a queste domande ma aveva timore di rivelarle persino a se stesso. Ora era tutto più chiaro, ora capiva cosa c’era nello sguardo di Legolas poco prima, cosa voleva dirgli.

“Lasciaci ora, mia cara Arwen, abbiamo molte cose di cui discutere, potrete incontrarvi più tardi...” disse Elrond sorridendo alla figlia. Lei, senza distogliere lo sguardo da Aragorn annuì e uscì lentamente dalla stanza.

 

Legolas guardava in lontananza gli altri amici parlare tra loro, appoggiato ad un albero, senza però intervenire in alcun modo, la sua mente era tormentata da mille pensieri e da mille domande che non trovavano risposta.

“Non sei cambiato affatto...” disse una voce alle sue spalle. “...sei sempre solitario e riflessivo come una volta...”

No…non doveva essere…non adesso…eppure avrebbe riconosciuto quella voce tra mille altre…

“Dama Arwen...” sussurrò girandosi verso di lei. Quando incrociò il suo sguardo sentì un brivido percorrergli il corpo, era sempre bellissima, luminosa come il sole.

“Legolas, lo sai che devi chiamarmi solo Arwen, ci conosciamo da sempre!” e dicendo questo gli prese una mano stringendola tra le sue. “Mi è dispiaciuto non poterti parlare prima della vostra partenza, ma il destino mi ha portato qui, certo, avrei preferito per una ragione diversa...”

Legolas continuava a guardarla, ogni attimo il suo cuore si riempiva sempre più di paura per quello che sarebbe successo, quando Aragorn l’avrebbe vista e avrebbe di nuovo sfiorato le sue labbra. Perché doveva succedere proprio in quel momento? Non era ancora pronto a lasciarlo, a dimenticare tutto, in realtà non sarebbe mai stato pronto...credeva di avere più tempo e invece quella visita...Avrebbe voluto odiarla ma non poteva, l’amava come una sorella, un’amica, ed ora che l’aveva davanti provava un senso di colpa per averla tradita. No, non poteva mentire a se stesso, non poteva rinunciare ad Aragorn così...ma sapeva che era quello che doveva fare.

“Sì, è difficile accettare la perdita di Gandalf...” disse l’elfo abbassando lo sguardo, non ci riusciva, non poteva guardarla senza provare una gran rabbia.

“Nonostante tutto ti trovo bene e...anche Aragorn, l’ho visto poco fa...” continuò Arwen

“Aragorn...” Legolas sentì il suo cuore iniziare a battere sempre di più.

“Sì, andrò da lui più tardi, spero di riuscire a passare un po’ di tempo con voi due insieme però, prima di ripartire, come una volta!” e sorrise dolcemente.

Legolas cercava di rimanere immobile, sperava con tutto se stesso che lei non si fosse accorta di come invece tutto il suo corpo stava tremando, non poteva, non avrebbe sopportato la vista di Arwen e Aragorn insieme.

“Certo...” sussurrò senza però incrociare il suo sguardo.

 

Era già pomeriggio quando la riunione finì, Frodo era molto stanco anche se non aveva detto che qualche parola e non vedeva l’ora di ritornare dai suoi amici, a lui piaceva restare in compagnia ma tutte quelle ore chiuso in una stanza erano veramente troppe. Aragorn era al suo fianco, da quando avevano lasciato Re Elrond non aveva più pronunciato una parola, sembrava completamente assorto nei suoi pensieri, e dall’espressione del suo viso, non dovevano essere molto allegri.

“Sei sicuro di stare bene?” gli chiese gentilmente.

Aragorn si girò verso di lui accennando un sorriso

“Sì, certamente, sono solo un po’...” non riusciva a trovare una scusa, ma non poteva sicuramente dirgli la verità.

“...stanco?” continuò Frodo “Anche io, e siamo solo rimasti a parlare, non so come abbia fatto Re Elrond ad affrontare un viaggio così lungo e ad essere ancora nel pieno delle forze...anche Arwen era...” ma appena pronunciò quel nome vide qualcosa di strano nei suoi occhi, solo in quel momento collegò tutto.

“Bene, io allora torno dagli altri...” disse e si mise a correre lasciando il ramingo solo. Dopo un po’ ritornò sui suoi passi e voltandosi vide che l’uomo si stava lentamente dirigendo verso le camere. Solo adesso aveva capito, la reazione di Legolas quella mattina, lo sguardo di Aragorn poco prima...Arwen! C’era qualcosa tra la dama e il ramingo, lo aveva intuito a GranBurrone e poi l’uomo aveva sempre quel medaglione...o almeno lo aveva fino al loro arrivo a Lothlòrien, ora che ci pensava era da molti giorni che non lo notava più al suo collo. Ma poi quello che aveva visto quel giorno tra Aragorn e Legolas...cosa sarebbe successo adesso?

 

Aragorn entrò nella sua stanza chiudendo lentamente la porta dietro di sé, doveva restare solo, doveva riflettere. Si appoggiò al muro, respirando profondamente, cosa poteva fare adesso? Cosa doveva fare? Sarebbero rimasti ancora pochi giorni in quel posto ma gli sembrava un’eternità, non voleva vedere Legolas soffrire, avrebbe voluto morire piuttosto, ma non poteva nemmeno lasciare che Arwen scoprisse la loro storia, anche lei ne avrebbe sofferto ma...questo voleva dire rinnegare il suo amore per l’elfo biondo, negare a se stesso di essere completamente perso per lui...In quel momento sentì qualcuno bussare alla porta

“Avanti” disse senza nemmeno pensare, la sua mente era occupata in altri ragionamenti.

“Finalmente possiamo parlare...” disse Arwen entrando e richiudendo la porta.

Il ramingo la guardò, aveva paura che scoprisse qualcosa, che gli leggesse nella mente...

“Perché sei venuta fin qui?” disse cercando di rimanere calmo

“Non lo immagini?” le rispose lei sorridendo e avvicinandosi a lui.

“Arwen, non dovevi affrontare questo viaggio solo per vedermi non è sicuro...” sussurrò Aragorn ma si dovette fermare quando la dama appoggiò delicatamente un dito sulle sue labbra.

“Affronterei qualsiasi pericolo anche solo per avere tue notizie” disse Arwen sorridendo “Non puoi immaginare quanto mi sono sentita sola, avevo bisogno di te, non potevo sopportare che il male ti portasse via da me...”così dicendo si appoggiò a lui baciandolo.

Aragorn rimase sorpreso da quel gesto, era completamente diverso dal bacio che si erano scambiati quella sera a Granburrone, le labbra di Arwen si muovevano sulle sue con passione, desiderio...istintivamente la strinse a sé rispondendo al bacio.

“Io ti ho donato il mio cuore, la mia vita e voglio donarti tutta me stessa...” sussurrò Arwen fissandolo intensamente.

Il ramingo sentì il suo corpo tremare, possibile che fosse venuta fin lì per donarsi a lui? Tentò di dire qualcosa ma lei lo interruppe

“Non dire niente, ho già fatto la mia scelta, domani notte resterò con te mio amore, come farò per il resto della mia vita...” continuò lei, appoggiò di nuovo le labbra su quelle dell’uomo accarezzandogli dolcemente la guancia poi, senza dire niente si allontanò da lui sorridendo e uscì dalla stanza. Aragorn rimase immobile, il suo cuore batteva violentemente nel petto, la sua mente incapace di qualsiasi pensiero.

 

Legolas camminava velocemente, aveva deciso di lasciare perdere tutto anche solo per pochi attimi e rilassarsi completamente, altrimenti non sarebbe riuscito a resistere, tutti quei pensieri, quelle emozioni lo stavano facendo impazzire. Aprì la porta sulla sua sinistra ed entrò, fece qualche passo lungo il corridoio fino ad arrivare ad una stanza con tende bianche alle pareti, in un angolo c’era uno specchio e nel mezzo una grande vasca rotonda piena d’acqua la cui superficie era completamente ricoperta da petali di fiori anch’essi bianchi che sprigionavano nell’aria un profumo meraviglioso, tre scalini ne facilitavano l’entrata. L’elfo si guardò attorno sorridendo come se la sola vista di quel posto lo facesse sentire un po’ meglio poi si tolse lentamente gli abiti ed entrò nella vasca. Sentì l’acqua salire lungo il suo corpo mentre scendeva gli scalini e i petali lo lambivano dolcemente rendendo la sua pelle altrettanto profumata; appoggiò la schiena al bordo immergendosi fino al collo, la testa piegata all’indietro e gli occhi chiusi. Non voleva pensare a niente ma era troppo forte quello che sentiva nel cuore, il nodo alla gola si stringeva sempre di più, perché doveva finire tutto? Non voleva lasciarlo...Come se fosse l’unico modo per liberarsi da quel peso iniziò a piangere, le lacrime scivolavano lungo le sue guance rigando quel viso così bello e perfetto.

 

Senza riflettere su quello che era appena successo Aragorn uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta, non sapeva cosa fare, dove andare, ma l’unica certezza era che doveva calmarsi, fare un po’ di chiarezza in tutti quei sentimenti che stavano divorando il suo cuore. Era a conoscenza di una stanza usata dagli Elfi per riposare il corpo e lo spirito...

Aprì la porta ed entrò, fece qualche passo iniziando a slacciarsi la tunica ma si fermò, vide un’immagine riflessa nello specchio.

“Legolas...” bisbigliò. Rimase a guardarlo per un po’, era bellissimo vederlo circondato dai petali bianchi che si intonavano perfettamente con la sua pelle candida. Come per magia tutti i pensieri che affliggevano la mente dell’uomo sparirono lasciando il posto alle sensazioni che quella visione gli provocava. Le sue gambe si mossero e senza riuscire a fermarsi il ramingo entrò nella stanza.

Sorrise quando vide che l’elfo non l’aveva minimamente notato.

“Anche questa volta mi hai letto nel pensiero!” disse Aragorn togliendosi la tunica.

Legolas si rialzò di scatto aprendo gli occhi e incrociando quelli dell’uomo

“Non...non dovresti essere qui...” disse, nella sua voce si poteva scorgere il dolore che fino a poco prima l’aveva afflitto.

“Non c’è nessun altro posto in cui vorrei essere...” continuò il ramingo slacciandosi i pantaloni.

L’elfo girò la testa abbassando lo sguardo, non doveva lasciare che la passione prendesse il sopravvento sulla ragione, non doveva guardarlo...vide le onde causate dall’entrata dell’uomo nella vasca.

“Le hai parlato?” chiese Legolas senza rialzare lo sguardo.

“Sì poco fa...” rispose il ramingo bagnandosi il volto e avvicinandosi a lui “...abbiamo parlato del suo viaggio e...”

“Dovresti andare da lei...” lo interruppe l’elfo.

Aragorn cercò di controllarsi ma sentì una strana sensazione impadronirsi di lui, lo prese per un braccio violentemente.

“Guardami Legolas!” disse. L’elfo spaventato da quel tono di voce alzò lo sguardo.

“Basta...devi smetterla di dirmi cosa devo o non devo fare, hai capito?” continuò il ramingo alzando la voce “Non ci riesco, sarebbe così facile se potessi dividermi in due persone...così Aragorn il futuro re andrebbe con Arwen e invece Grampasso il ramingo resterebbe con te per tutta la vita ma non è così, ne abbiamo già parlato...”

“Tu sei promesso a lei...” sussurrò Legolas, sentiva la mano dell’uomo stringerlo sempre più forte, gli stava facendo male, istintivamente si guardò il braccio.

“Ed è così semplice?...Ti ho detto di guardarmi Legolas!” e lo scosse, l’elfo posò di nuovo gli occhi su di lui fissandolo terrorizzato. “Credi sia così semplice spegnere il fuoco che arde in me ogni volta che ti vedo? Ogni volta che ti tocco? Forse lo è per te...”

L’elfo scosse la testa incapace di parlare, Aragorn non lo aveva mai trattato così, non gli aveva mai parlato in quel modo...

“Bene e allora come puoi pretenderlo da me? Come puoi pretendere che vada da lei come se niente fosse? Forse un giorno...sì, un giorno dovrò mantenere fede alla mia promessa ma non adesso...quando verrà il momento rinnegherò me stesso per un bene superiore ma...non chiedermi di rinnegare il mio amore per te, questo non potrò mai farlo...”

Si allontanò dall’elfo e andò nella parte opposta della vasca e girandosi appoggiò le mani al bordo abbassando la testa, chiuse gli occhi respirando profondamente.

Legolas rimase fermo per un attimo, ancora impietrito dalla paura, sentiva il suo cuore battere violentemente e il dolore al braccio non diminuiva nonostante il ramingo l’avesse lasciato.

Aragorn aveva ragione, lui continuava a spingere l’uomo verso Arwen per fare in modo che si allontanasse, per soffrire di meno in futuro, ma non si era mai accorto che così facendo le cose non miglioravano, era una tortura per entrambi.

Si avvicinò ad Aragorn e posò una mano sulla sua testa, accarezzandogli i capelli.

Il ramingo si voltò lentamente riaprendo gli occhi, quando Legolas lo guardò vide qualcosa scorrergli sulle guance, non capiva se era l’acqua che scendeva dai capelli o se erano...lacrime.

Lo strinse a sé continuando ad accarezzarlo come con un bambino che ha bisogno d’affetto, sentiva il suo respiro caldo sul collo e il corpo dell’uomo rilassarsi nel suo abbraccio.

Aragorn avrebbe voluto rimanere tra quelle braccia in eterno, il profumo della pelle di Legolas, i suoi capelli morbidi sul viso erano le uniche cose di cui sentiva veramente il bisogno.

“Calmati Estel...” sussurrò Legolas “...andrà tutto bene, io resterò con te, qualsiasi cosa succeda...”

“Legolas...” disse il ramingo dolcemente, ma un pensiero si fece strada nella sua mente...doveva dirglielo, adesso o non ci sarebbe più riuscito. “Domani notte...Arwen verrà da me e...”

“Shh...” bisbigliò Legolas “Non dire niente...comunque vada...io sarò ancora qui...”

Aragorn alzò la testa, non credeva alle sue parole, sapeva che avrebbe sofferto ma...vide un segno sul braccio del compagno, un livido che deturpava il candore della sua pelle e si ricordò di averlo stretto poco prima.

“Legolas...cosa ti ho fatto...perché non me l’hai detto?” le parole gli uscivano a stento dalla bocca “Perché non mi hai fermato?”

“Va tutto bene...non...” disse l’elfo accennando un sorriso per tranquillizzarlo.

“No...non va tutto bene...come ho potuto farti del male...” continuò l’uomo guardandolo terrorizzato per quello che aveva fatto

“Aragorn, non mi hai fatto male...” mentì Legolas incrociando il suo sguardo

“Sì invece...perdonami Legolas...” lo interruppe il ramingo.

L’elfo capì che le parole non sarebbero servite così lo abbracciò di nuovo baciandolo con passione.

Aragorn gli accarezzò la schiena dolcemente e mentre il bacio continuava aprì gli occhi e vide il loro riflesso nello specchio...sorrise e sussurrò sulle labbra del compagno “Guarda...”

Legolas girò la testa e vide allo specchio il suo corpo nudo abbracciato a quello del compagno, solo in quel momento si rese conto di quanta sensualità c’era in quella stanza, di come tutto sembrasse più magico e affascinante, senza riuscire a controllarsi l’eccitazione entrò in possesso del suo corpo...

Il ramingo gli sorrise sentendo la sua reazione

“Vedo che hai provato la stessa cosa che ho provato io...” disse passandogli una mano sul volto

“Non possiamo...” bisbigliò l’elfo fissando il compagno con uno sguardo pieno di desiderio

“Lo so...e...devo allontanarmi da te adesso che ho ancora un po’ di controllo sul mio corpo...”

Legolas gli sorrise quando sentì con che difficoltà il compagno lasciava le sue braccia.

Aragorn uscì dalla vasca e si rivestì, prima di aprire la porta si fermò e, senza voltarsi disse

“Verrai da me più tardi?” e senza attendere una risposta “In ogni caso, se non ti vedrò arrivare verrò a cercarti...e ti troverò...”

 

“Ehi!!!” gridò Sam entrando nella stanza “Guardate cos’ho trovato!” saltò sul suo letto e posò sulle coperte una ciotola ricolma di bacche rosse.

“Silenzio!” sussurrò Frodo mettendosi a sedere “Altrimenti sveglierai gli altri!”

“Troppo tardi...” disse sbadigliando Pipino

“Già...facci vedere!” continuò Merry ed entrambi gli hobbit lasciarono i loro letti per accomodarsi su quelli degli amici.

“Assaggiatele, sono deliziose!” disse Sam. I tre hobbit si guardarono e fecero com’era stato detto loro.

“Hai ragione!” disse Pipino prendendone una manciata “Sono ottime”

“Fermi...basta...non vi ho detto di finirle...sono mie!” protestò Sam e riprese la ciotola stringendosela al petto.

 

Legolas era nella sua camera, appoggiato vicino alla finestra con le braccia incrociate sul petto. Guardava in alto la luna che risplendeva e nei suoi occhi si riflettevano le stelle che ricoprivano il cielo come un manto luminoso. Non aveva intenzione di andare da lui, avrebbe aspettato, anche tutta la notte...Il pensiero che l’indomani alla stessa ora Aragorn avrebbe stretto Arwen tra le sue braccia lo faceva morire di gelosia, di rabbia, nonostante le parole del ramingo risuonassero ancora nella sua mente.

Sentì la porta aprirsi e richiudersi ma non si voltò, i passi si fecero sempre più vicini.

“Non farlo Legolas...” disse Aragorn fermandosi davanti alla finestra “...non allontanarti da me...te ne prego”

“Ci ho provato è vero...” sussurrò l’elfo “...ho tentato ma ho fallito, è forse la prima cosa in tutta la mia vita che non riesco a fare...”

“Forse ti manca la volontà” disse sorridendo l’uomo posizionandosi al suo fianco, con una mano spostò all’indietro i capelli che ricadevano sul petto dell’elfo.

“La volontà...non solo quella...” continuò Legolas, il tono della sua voce era calmo, dolce “Il coraggio, la forza...credevo di possederle e invece...sono capace solo di assecondare i desideri del mio cuore senza riuscire a controllare le mie emozioni, mi sento così...debole di fronte a tutto questo...”

“Tu non sei debole Legolas” lo interruppe il ramingo cercando di catturare il suo sguardo che però vagava ancora nel cielo “L’amore non è una debolezza, ci rende più forti, ci aiuta ad andare avanti, se non esistessero l’amore, l’amicizia perché vivremmo? Per passare la vita in solitudine? Tanto varrebbe lasciar perdere la missione, a cosa servirebbe salvare la Terra di Mezzo per poi lasciarne gli abitanti in un altro oblio?”

“L’amore fa soffrire” sospirò Legolas “Credimi, in questi giorni ho sentito il mio cuore spezzarsi molte volte e il dolore è accecante, saperti tra le braccia di...un’altra persona mi fa stare male come non lo sono mai stato, è questa la cosa che non sopporto...l’amore mi rende vulnerabile, indifeso, incapace di ragionare e...mi spaventa, ho paura perché so di dover fare determinate cose ma non ne sono capace...”

“Io ti credo, conosco benissimo tutto questo perché sono le stesse cose che sento nel mio cuore” disse Aragorn “Ma non devi avere paura, io resterò con te, ricordi cosa mi dicesti la notte del nostro arrivo? La stessa cosa vale per me... Im aphadathon le nan gurth a athan..” sussurrò dolcemente.

Legolas si girò verso di lui sorridendo e posò una mano sulla sua guancia. Aragorn fece lo stesso avvicinandosi di più a lui poi senza riuscire a resistere oltre lo tirò a sé baciandolo teneramente.