.|. L'Ultimo Dono .|.

3. La Festa dei Sogni

Anno 3019 della Terza Era. Presente

Minas Tirith, Gondor

Il sole era appena sorto, ma già dalle prime ore del mattino, decine e decine di persone erano al lavoro per preparare gli addobbi, i tavoli, i dolci e quant’altro serviva per il grande ricevimento che si sarebbe svolto quella sera. Tutto doveva essere pronto per festeggiare fino a tarda ora il matrimonio di Re Elassar con dama Arwen, Stella del Vespro, che avrebbe avuto luogo due giorni più tardi. A Minas Tirith erano giunti, oltre a centinaia di uomini e donne, anche molti rappresentanti del popolo elfico. Sire Celeborn e Dama Galadriel, Elrond di Gran Burrone che aveva accompagnato la propria figlia, Éomer di Rohan con sua sorella Éowyn, e molti altri si unirono a chi già era rimasto a Gondor, dopo la fine della Grande Guerra, come Gandalf, Frodo con i suoi amici hobbit, Gimli il Nano e Faramir, figlio del deceduto sovrintendente.

Nel Merethrond, il Grande Salone delle Feste, c’era un continuo andirivieni di persone che sistemavano ogni piccolo particolare, per fare in modo che al tramonto, tutto potesse avere inizio.

 

Lontano dai preparativi, dal rumore e dall’agitazione, Legolas, principe di Bosco Atro, si godeva uno dei pochi momenti di solitudine che era riuscito a concedersi da quando tutti quegli ospiti erano giunti nella Città Bianca. Si era seduto ai piedi di un albero, nei Giardini Reali e con le dita stava sfiorando lentamente l’erba verde davanti a sé. Sorrise…ma sul suo viso si poteva intravedere una certa malinconia. Erano giorni di festa e gaudio, ed anche il suo cuore gioiva per l’evento che si sarebbe svolto di li a poco…ma quella strana tristezza non voleva abbandonarlo. Forse era perché, tra qualche giorno, sarebbe cambiato tutto…Gondor avrebbe avuto una nuova regina, Aragorn avrebbe avuto una sposa e lui…lui sarebbe tornato a Bosco Atro…come sempre…ma da solo.

Sospirò, muovendo la mano sull’erba più velocemente, come se con quel gesto riuscisse a scacciare quella sensazione ma era inutile…ad un tratto vide davanti a sé due gambe e alzò rapidamente lo sguardo.

“Sei fuggito da tutta quella confusione?” disse Aragorn abbassandosi per guardarlo dritto negli occhi, poi però sorrise, sfiorandogli con l’indice le labbra “Come mai questo broncio, Êlveren?”

Legolas scosse la testa, sorridendo a sua volta

“Niente…stavo solo pensando e mi è venuta un po’ di malinconia…”

“Per cosa?” gli chiese il ramingo sedendosi alla sua sinistra, gli mise una mano tra i capelli, tirandolo dolcemente verso di sé.

“Non so…” iniziò l’elfo stendendosi leggermente e appoggiando la guancia sul ventre dell’uomo, usando il suo braccio piegato come cuscino, lo sguardo fisso nell’erba davanti a sé “…forse è per quello che è stato e che, tra pochi giorni, non sarà più…”

“Ti riferisci alla nostra amicizia?” sussurrò Aragorn accarezzandogli i capelli con la mano libera “Sai che quello che c’è tra noi non cambierà…”

“Non è solo quello…” ribatté Legolas sospirando “…è per tutto…insomma…Arwen diventerà la tua sposa e con lei regnerai su Gondor…e non potrai lasciare il tuo trono per mesi senza una valida ragione…e questo significa che non verrai mai più a Bosco Atro…mentre io invece…dovrò restare la e prendere il posto di mio padre quando lui deciderà che sarà giunto il momento…” chiuse gli occhi un istante “…non potremo più passare dei giorni insieme tra gli alberi senza pensare a niente, come una volta…”

“Forse sì…” mormorò Aragorn “…adesso lo stiamo facendo, ed io sono già Re…il matrimonio che avverrà non cambierà niente, è solo un simbolo…”

“Un simbolo di una nuova vita…” continuò l’elfo prendendo la mano che l’uomo teneva sulla gamba e stringendola nelle sue.

Il ramingo si chinò in avanti, sussurrandogli all’orecchio

“Una nuova vita di cui tu continuerai a farne parte”

“Sei così sicuro di questo?” bisbigliò Legolas senza però riuscire a trattenere un sorriso.

“Sicuro come le stelle che brillano ogni notte nel cielo…” rispose Aragorn carezzandogli la guancia con il dorso della mano “…ricorda sempre cosa sei per me…”

“…la tua stella valorosa?” mormorò sorridendo l’elfo.

“Esattamente…mentre io cosa sono per te?”

“…la mia giovane stella da proteggere…” rispose nuovamente Legolas voltandosi per guardare il volto dell’uomo, alzò una mano e fece scivolare le dita tra i capelli scuri “…non mi sembra che tu abbia ancora bisogno di protezione comunque…”

“Oh…ti sbagli…” sussurrò Aragorn sorridendo “…ora più che mai ho bisogno della tua protezione e del tuo aiuto…”

“Ah sì?” ribatté l’elfo fingendosi stupito “Allora non dovrò allontanarmi da te un solo istante questa sera…” sentì la risata del ramingo a quelle parole e sorrise a sua volta “…non ti sembra tutto così infantile?”

“…sì…” rispose il ramingo cercando di tornare serio “…ma non mi importa…mi piace…”

“Anche a me” bisbigliò Legolas fissandolo intensamente, continuando a passare la mano sui suoi capelli.

Restarono in silenzio per un momento, poi Aragorn si chinò in avanti, abbassando il volto verso quello dell’elfo che, istintivamente, rialzò la testa…

“Lo sai…” sussurrò l’uomo fermandosi un istante prima di sfiorare le sue labbra “…che se qualcuno ci vedesse, potrebbe pensare che tradisca la mia futura sposa con il mio migliore amico?”

Legolas spalancò gli occhi, bloccandosi di scatto

“Oh…sì…per voi Uomini non può esserci questo tra due amici…allora…” ma chiuse gli occhi quando, per qualche attimo, sentì le labbra di Aragorn sulle proprie.

“Io non sono un Uomo comune…” ribatté il ramingo rialzandosi sorridendo “…io sono il Re…”

“E questo ti da diritto di baciare ogni amico che incontri?” gli chiese divertito l’elfo, voltandosi nuovamente di lato.

“Mmm…forse…” esclamò l’uomo abbassando lo sguardo su Legolas e con l’indice iniziò a percorrere il profilo del suo orecchio, dal lobo fino alla punta.

“In questo caso Arwen avrebbe ragione a…” disse l’elfo ma chiuse gli occhi sospirando quando sentì quelle carezze “…lamentarsi…Estel smetti…non farlo…”

“Perché?” sussurrò Aragorn sorridendo “Se non ricordo male ti piaceva…”

“Sì…sì ma…” mormorò Legolas socchiudendo le labbra mentre il suo respiro aumentava di velocità “…forse…questo non è il momento per…”

“Avanti…ti aiutava a rilassarti…” ribatté l’uomo, poi si lasciò sfuggire una debole risata “…ricordi quella notte…quando arrivasti da me in collera con il tuo destriero per chissà quale motivo?” udì l’amico sospirare un “Sì” e continuò, senza mai smettere di sfiorarlo “Ti ho massaggiato la schiena per ore ma niente…poi ti ho accarezzato in questo stesso punto e dopo qualche attimo non serbavi memoria nemmeno di cos’era accaduto…”

“Mmm…sì…” bisbigliò Legolas anche se non aveva capito la maggior parte delle sue parole…si era sempre chiesto come facesse a non sapere che le orecchie, per gli Elfi, era un punto estremamente sensibile, visto che era cresciuto in mezzo a loro…ma in fin dei conti…non gli importava…gli piaceva essere sfiorato in quel modo da lui…così dolcemente…l’unico problema era che dopo pochi momenti, sentiva il corpo infiammarsi…e quelle carezze piacevoli diventavano sempre più eccitanti. Sapeva bene fino a dove poteva spingersi, conosceva il proprio corpo, ma alcune volte aveva rischiato di perdere completamente il controllo. E sapeva anche un’altra cosa…come fare ad impedire ad Aragorn di proseguire la sua dolce tortura…conosceva ogni suo punto debole. Lentamente avvicinò la mano a quella dell’uomo che giaceva ancora sulla sua gamba…ed iniziò a sfiorargli le dita con le proprie, con tocchi leggeri e continui…sentì i muscoli delle cosce di Aragorn contrarsi e sorrise…

“E questo invece aiutava te…” bisbigliò “…se non ricordo male…” con la punta delle dita gli accarezzò il polso per poi salire sul palmo della mano.

“Ricordi bene…” sussurrò il ramingo appoggiando la testa al tronco dell’albero dietro di lui “…troppo bene…” si morse il labbro inferiore per soffocare un gemito…Legolas aveva ragione…quello che gli stava facendo era piacevole…troppo piacevole…più di una volta, l’elfo, l’aveva sfiorato in quel modo e il suo corpo si era, sempre, abbandonato a quelle carezze…ma erano più lontani…seduti o abbracciati ma non così…

“Legolas…basta adesso…alzati…” mormorò, deglutendo come per cercare di mantenere la calma.

“Ma ti piace quando…” iniziò l’elfo.

“Sì ma adesso alzati…” lo interruppe quasi bruscamente l’uomo, quasi terrorizzato dall’idea che Legolas avesse potuto sentire il desiderio che si era impossessato del suo corpo “…Êlveren, per favore alzati…”

L’elfo non se lo fece ripetere di nuovo, e si rialzò, mettendosi seduto accanto a lui. Si fissarono per un lungo attimo, come se entrambi si stessero chiedendo se l’altro fosse a conoscenza di quello che si provocavano con quelle carezze all’apparenza innocue e innocenti. Ma era già accaduto in passato…molte volte…e tutto era terminato con un sorriso e niente di più…come questa volta.

“Hai già deciso cosa indosserai per questa sera?” chiese Legolas con un sorriso sulle labbra.

“Hai ragione…” sussurrò Aragorn fissando per un istante il vuoto “…non ci avevo ancora pensato…tutti si aspettano qualcosa di elegante e splendido dal Re…” alzò lo sguardo sull’amico quasi sconvolto “…ma che abito posso indossare che sia paragonabile alla bellezza di Arwen, quando scenderemo quelle scale insieme?”

“Nessuno…” sussurrò l’elfo.

“Oh grazie…”

“No…” ribatté Legolas sorridendo “…voglio dire…nessuno di quelli che indossi ogni giorno…” si alzò in piedi di scatto, tendendo una mano verso di lui “…vieni con me”

 

Rientrarono a palazzo, attraversando velocemente i corridoi…solo quando Legolas si accorse degli sguardi di alcune donne, lasciò la mano di Aragorn che ancora stringeva nella sua, facendogli cenno di seguirlo nella sua stanza.

Entrarono e l’elfo richiuse la porta, aprendo poi l’anta dell’armadio e prendendo qualcosa, avvolto in uno splendido tessuto leggero, ricamato con dei fiori.

“Se desideri che mi faccia un abito con questo io sono d’accordo…” esclamò l’uomo “…è splendido ma non sarà mai pronto per questa sera…”

Legolas alzò lo sguardo su di lui, sorridendo divertito, poi con dei gesti rapidi, spostò il tessuto sottile, rivelando ciò che nascondeva…Aragorn socchiuse le labbra, osservando quell’abito di un colore che variava dal bianco all’argento a seconda della luce che si rifletteva su di esso, sulle maniche e attorno alla vita, erano ricamati dei gigli, mentre ogni laccio che lo teneva chiuso, terminava con una stella…

“Io non…” bisbigliò, inumidendosi le labbra “…è per me?”

“Prova ad indovinare…” rispose Legolas sorridendo “…guarda…sei stelle sui lacci…e…” prese la tunica e la distese sul letto “…la settima qui…vicino al collo…se i due lembi restano uniti si vede intera…”

“È meraviglioso io…”

“E poi…” continuò l’elfo prendendo anche i pantaloni grigi “…qui sulla vita ci siamo noi…” e con le dita sfiorò due stelle d’argento, ricamate sul profilo, ai due lati del laccio incrociato che teneva chiusa la stoffa.

“Io non so cosa dire Legolas…” sussurrò il ramingo toccando leggermente la stoffa “…è qualcosa di splendido…” alzò lo sguardo su di lui “…è troppo per me…”

“Niente è troppo per te…” ribatté l’elfo sorridendo “…doveva essere il mio dono per il tuo matrimonio ma credo sia meglio che tu lo riceva adesso…non vorrei che Arwen, vedendoti con qualche tunica sgualcita cambiasse idea e…” ma non riuscì a finire la frase…e si ritrovò tra le braccia di Aragorn.

“È il dono più bello e prezioso che abbia mai ricevuto…” gli sussurrò l’uomo stringendolo a sé “…e…non so cosa dire…” si lasciò sfuggire una debole risata “…grazie Legolas…”

“Veramente ti piace?” gli chiese l’elfo allontanandosi per guardarlo negli occhi “Non stai mentendo?”

“Come potrei mentire su una cosa simile?” ribatté il ramingo scuotendo la testa “Sai benissimo che lo adoro…” gli prese il volto tra le mani “…come adoro chi me l’ha donato…” e gli diede un bacio veloce sulle labbra “…non potrò mai ringraziarti abbastanza”

“Sarebbe un bel ringraziamento vedertelo addosso” esclamò sorridendo Legolas “Perché non vai nella tua stanza e lo provi…mancano solo poche ore al tramonto”

 

Aragorn chiuse l’ultimo laccio della tunica, poi, lentamente, si mise davanti al grande specchio che era posizionato di fianco al letto…si rimirò a lungo, facendo scorrere le mani sulla stoffa morbida…solo su alcuni Re degli Elfi aveva visto un simile splendore e invece Legolas l’aveva fatto cucire per lui…raggiunse il ventre e spostò i due lembi della tunica, scoprendo i pantaloni e le due stelle argentate…sorrise tra sé pensando alla curiosa posizione che l’amico aveva scelto per quel ricamo…

‘Sicuramente lo vedranno in pochi…’ pensò.

“Mi è permesso parlare col mio sposo prima della festa in nostro onore?”

A quella voce si voltò di scatto e si ritrovò di fronte la bella dama.

“Arwen…non ti ho sentito entrare…perdonami…”

“Eri troppo occupato ad osservare la tua immagine…” sussurrò sorridendo Arwen facendo un passo verso di lui “…e ne comprendo il motivo…questo abito è…”

“È un dono di Legolas…” la interruppe l’uomo orgogliosamente “…non avevo mai visto niente di più bello…”

“Ora capisco…” sussurrò la dama accennando un sorriso “…indosserai questo più tardi?” lo vide annuire “Allora dovrò trovare qualcosa altrettanto incantevole…”

“Non hai bisogno di abiti eleganti per essere incantevole” disse Aragorn sorridendole.

“E il nostro Legolas invece cosa indosserà?” chiese Arwen fissandolo negli occhi.

“Oh…io non lo so…non mi ha accennato niente…” rispose l’uomo e la sua mente iniziò a pensare a come si sarebbe presentato l’elfo…la sua bellezza poteva far impallidire quella di molti altri suoi simili…e solo dopo alcuni momenti si accorse che Arwen si era allontanata da lui ed era sulla soglia “Cosa…?”

“Ti ho solo salutato…” ripeté la dama “…a più tardi…” e con quelle parole uscì.

 

“Posso disturbare il tuo riposo?” disse Gandalf entrando lentamente dalla porta.

“Sono stato io a farti chiamare…” rispose Elrond facendogli un cenno con la mano “…entra mio vecchio amico, e chiudi la porta dietro di te. Dobbiamo discutere di cose che non sono per le orecchie di tutti.”

Gandalf annuì, sedendosi poi su una poltrona accanto alla finestra dove l’elfo di Imladris stava riflettendo.

“Già saprai perché ti ho chiesto di venire qui…” sussurrò Elrond voltandosi verso di lui.

“Riguarda tua figlia...?” chiese lo stregone anche se conosceva già la risposta.

“Mia figlia ed il suo futuro sposo…” proseguì l’elfo annuendo “…tu conosci la mia opinione in merito alla loro unione e sai anche cosa mi ha fatto cambiare idea…ed ora che il giorno sta arrivando, sono sempre più convinto che sia un errore…”

“A lungo abbiamo studiato quella profezia…” intervenne Gandalf “…cosa ti fa credere che stiamo sbagliando?”

“Cosa, mi chiedi?” sussurrò Elrond sospirando “Lo sguardo di Aragorn, il suo comportamento…il suo cuore…da quando tornò, dopo il suo lungo peregrinare per le Terre Selvagge, vidi in lui qualcosa di diverso…quando parlai con lui del destino che avrebbe affrontato Arwen restando al suo fianco, le mie parole erano quelle di un padre che non voleva lasciare la propria figlia qui a morire…ma ora…credimi amico mio, sono convinto che sia un errore…”

“Così dunque, tua figlia non sarebbe colei destinata a diventare la sua sposa, è questo che credi?” gli chiese lo stregone aggrottando le sopracciglia “Non è di lei che narra la profezia?”

“Ho sempre avuto dei dubbi e lo sai…” rispose Elrond e appena vide Gandalf annuire proseguì “…ma pensavo derivassero solo da quello che provavo come padre, e non solo riguardo ad Arwen…ho cresciuto Estel come uno dei miei figli e nutro per lui lo stesso affetto…non desideravo vederli soffrire…” fece qualche passo nella stanza “…le parole di Aragorn sono sempre state sicure, come certo è l’affetto che prova per lei…ma nei suoi occhi, più di una volta, ho visto l’insicurezza…e quello che mi preoccupa, è vedere ora la stessa sicurezza anche negli occhi di mia figlia…”

“Arwen non è più convinta di legarsi a lui?” chiese Gandalf fissandolo “Te ne ha parlato?”

“Lo farebbe…si legherebbe a lui, scegliendo una vita mortale, se solo fosse certa dell’amore di Aragorn nei suoi confronti…ma non è la sicurezza delle sue parole o della sua mente che desidera, ma quella del suo cuore…”

Ci fu un lungo momento di silenzio, nella stanza giungevano solo i rumori dei preparativi per la festa…poi Elrond parlò di nuovo.

“Mia figlia vuole questa certezza…desidera conoscere i sentimenti del suo sposo prima di fare qualcosa che le costerà l’immortalità…se quello che Aragorn prova per lei è veramente ciò che tutti noi ci aspettiamo, allora tra due giorni si donerà a lui e agli Uomini, diventando loro regina…in caso contrario…prenderà con il suo popolo la nave per l’Ovest”

Gandalf annuì, abbassando lo sguardo per qualche istante sul pavimento

“E come può essere certa della risposta che otterrà?”

A quella domanda seguì di nuovo il silenzio, allora lo stregone guardò il volto dell’elfo e scosse la testa…

“No Elrond…sai che il fiore dell’Eleihalab può essere pericoloso, soprattutto su spiriti sottoposti già a tensioni e pensieri…”

“Il mio popolo l’ha sempre utilizzato in questioni di importanza vitale…” ribatté Elrond “…è l’unico modo per conoscere cosa o chi occupa il cuore di una persona…”

“È di un Uomo che stiamo parlando…”

“Un Uomo le cui scelte decideranno il destino di gran parte della Terra di Mezzo…non possiamo permettere che sbagli quella più importante…molto dipende da chi gli siederà accanto durante tutti questi anni, Gandalf…lo sai meglio di me, io e il mio popolo lasceremo queste sponde ma cosa sarà di chi continuerà a vivere qui?”

Lo stregone annuì pensieroso…

“Quindi amico mio, la profezia riguardo al futuro degli Uomini potrebbe risultare errata, se i tuoi dubbi saranno fondati…”

Elrond ritornò di fronte alla finestra e guardò il cielo limpido, mormorando lentamente quelle parole

“…i Aran dhaer in Adanath…a na chon, mîn ûn alfirin, annatha i galad lîn an edrad i myr…(un grande re degli Uomini, e al suo fianco, una creatura immortale, donerà la sua luce per squarciare le tenebre)” si voltò verso lo stregone, fissandolo negli occhi “E se avessimo interpretato male queste parole? Se non fosse Arwen colei destinata a donare la sua luce per il popolo Mortale?”

“Le tue domande sono ambigue amico mio…” ribatté Gandalf “…a cosa…o meglio ancora, a chi ti riferisci?”

“Ricordi i versi successivi...?” proseguì l’elfo “Frasi perse nel tempo e che raramente sono state riportate in poesie o canzoni…” fece un profondo respiro “…quei versi narravano di insicurezze e…di un’amicizia che avrebbe riportato il conforto…ora…sai a chi mi riferisco?”

“Credi questo?” sussurrò Gandalf chiudendo gli occhi per un istante, poi annuì “Credi che dovranno essere due amici e non due sposi a regnare su Gondor?”  

“O forse entrambe le cose…” rispose Elrond “…forse saranno due grandi Re a condurre Uomini ed Elfi in questi tempi”

“Non è così semplice…” intervenne lo stregone alzandosi stancamente dalla poltrona e fermandosi davanti alla finestra, guardando nei cortili le persone che passeggiavano “…ho passato decine e decine di anni in mezzo agli Uomini e so per certo che l’unione tra due compagni non sarà approvata…e non mi riferisco alle leggi…ma al giudizio…con troppe difficoltà dovrebbero ottenere ciò che sarebbe loro di diritto” si voltò verso l’elfo sospirando amaramente “Purtroppo la mente degli Uomini è facilmente influenzabile da dicerie e pregiudizi…e il disprezzo, in questi tempi, cresce come erba verde in un campo fertile”

“Ma non dobbiamo smettere di sperare nella ragione...” ribatté Elrond avvicinandosi a lui.

“No…non fino a quando resteranno persone in grado di aprire la propria mente e il proprio cuore in nome di qualcosa di più grande…” proseguì Gandalf accennando un sorriso “…e questo, da un lato, mi conforta”

“Credi questo dunque…” mormorò l’elfo “…credi che ciò che li ha tenuti uniti fino ad ora sia amore…”

“Anche tu li hai visti insieme…” rispose lo stregone “…che sia amore ne ero già certo da tempo…ma quello che dobbiamo chiederci è quale tipo di amore sia…un’amicizia voluta dal caso…o qualcosa di più profondo, in grado di affrontare anche gli ostacoli più insormontabili?”

“Parli bene…più di una volta li ho visti insieme e il mio cuore gioiva per loro ma al tempo stesso, la loro vicinanza non faceva che infondermi dubbi su ciò a cui avevo dato la mia approvazione…”

“A quanto sembra…” ribatté Gandalf avvicinandosi alla porta “…gli stessi dubbi si sono insinuati anche nella mente di tua figlia…e come hai ben detto, esiste un solo modo per conoscere quella verità che andiamo cercando…se siamo certi di volerla conoscere…”

“Non lascerò mia figlia qui a morire per qualcosa che non possiede e per un popolo a cui lei non appartiene…” esclamò Elrond risoluto “…merita la possibilità di scegliere il suo destino, come anche le altre due persone coinvolte…e per loro…è anche giunto il momento di affrontare la verità.”

“E sia dunque…” mormorò lo stregone aprendo la porta “…seguimi…ci serve tempo per preparare quello che serve…e spero con tutto il cuore che la mente di Aragorn sia abbastanza forte…”

“Confida nelle mie parole…lo sarà…gli sembrerà solo di vivere in una festa dei sogni…”

“Delle illusioni vorrai dire…” lo corresse Gandalf “…perché a quelle assisterà…e nessuno di noi può conoscere a cosa andrà incontro”

“Ma al sorgere del sole, non avrà più memoria di ciò che gli è accaduto…” ribatté Elrond “…se non della persona alla quale ha aperto il suo cuore”

Gandalf annuì, uscendo nel corridoio

“Andiamo dunque…poche ore ci separano dal momento in cui il Re di Gondor dovrà affrontare ogni suo più recondito desiderio, non sprechiamole…”