.|. Passione Eterna .|.

3. La Festa

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“Ma cosa si stavano dicendo?” chiese Pipino a Frodo, tenendo la voce bassa “Frodo..?”

“Non…credo…si stavano salutando Pipino…” sussurrò l’hobbit con gli occhi fissi su Aragorn, non riusciva ad immaginare che cosa stesse provando il ramingo in quel momento ma sapeva che non esistevano parole per attenuare il suo dolore. Era in piedi, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo perso tra gli alberi, come se, nonostante la distanza, riuscisse ancora a vederlo…Frodo sentì sulla spalla la mano di Sam

“Padron Frodo dovremmo seguire gli altri, oramai Legolas e Gimli se ne sono andati…”

“Lo so Sam…” sussurrò senza distogliere lo sguardo dall’uomo, lo vide fare un passo in avanti per poi fermarsi di nuovo stringendo i pugni.

“Ma cosa fa?” bisbigliò Pipino. Frodo si girò verso di lui aprendo la bocca per dirgli di stare zitto ma la voce di Aragorn lo precedette

“Andiamo signori….raggiungiamo il gruppo” e detto ciò salì a cavallo, teneva gli occhi fissi davanti a sé e quando sentì gli zoccoli degli altri cavalli, spronò il suo avviandosi lungo il sentiero.

Giunsero così alla Breccia di Rohan dove si dissero addio, Aragorn scese allora da cavallo e salutò Pipino, Merry e Sam, per ultimo si rivolse a Frodo

“E difficile dire addio a tutte le persone che ami in pochi giorni…” disse l’uomo sorridendo “Ti auguro un buon ritorno a casa”

“Ed io auguro a te la felicità” disse Frodo sorridendo a sua volta “Ti ho conosciuto come ramingo e ti lascio come re, affronterai anche questa tempesta come hai sempre fatto e sono sicuro che tra non molto ritornerà il sereno…Grazie per avermi salvato la vita…”

“Potrei dire lo stesso mio piccolo amico…” sussurrò il ramingo.

Tutti rimontarono in sella e l’ultima a parlare fu Galadriel

“Hai ottenuto tutto ciò che desideravi, Gemma Elfica, adopera bene i tuoi giorni. Non lasciare che il tuo cuore s’inaridisca come un terreno privo di pioggia, la serenità tornerà presto.

Dovrai affrontare ancora il male che si cela sotto spoglie amiche, ma ricorda, l’amore e la fiducia sono la chiave della verità”

E con quelle parole la Dama si allontanò insieme a Gandalf, gli hobbit e tutti gli elfi, lasciando il re di Gondor e i suoi cavalieri.

“Torniamo!” gridò Aragorn e partì al galoppo seguito dai suoi uomini. Correva, sempre più forte, spronando il cavallo ad aumentare la velocità, ora si era allontanato dagli altri ma non rallentò, come se il vento sul volto, tra i capelli, fosse l’unico modo per portare via la tristezza che sentiva nel cuore ma no…non poteva, l’unica cosa che era in grado di fare era asciugare le lacrime che stavano scorrendo sulle sue guance…quelle lacrime che era riuscito a trattenere quando Legolas si era allontanato da lui. Lacrime...da quando si era accorto di amarlo aveva pianto spesso, ma non era una debolezza no, era una dimostrazione di quell’amore, con lui si sentiva forte, poteva affrontare ogni cosa e grazie a questo sentimento avrebbe superato anche la lontananza, il tempo…

 

Giorni…mesi…anni…il tempo, quel tempo che sembrava essere infinito passò…l’autunno, l’inverno, la primavera, l’estate…un anno…Un anno durante il quale Gondor risorse a nuova vita, in tutto il regno si tessevano le lodi per il re e la regina che avevano portato gioia e prosperità, per il loro amore eterno che era da esempio per tutti ma non sempre le cose sono come appaiono. Sì, Aragorn e Arwen si volevano bene ed insieme prendevano le decisioni che riguardavano i popoli di entrambi ma la felicità, quella non sempre regnava nei loro cuori. Aragorn spesso si allontanava, passeggiando solo nel giardino oppure sedendo per ore sul suo trono nel Salone dei Re, anche se nessuna sentenza doveva essere pronunciata. Arwen non sapeva più cosa fare, i primi mesi erano stati facili da affrontare ma più il tempo passava, più era difficile vederlo sorridere, nonostante ciò, non faceva mancare niente al suo popolo, era sempre pronto ad aiutare chiunque avesse avuto bisogno, era un vero re, sotto ogni aspetto…

A volte rimanevano soli a parlare ma quando per errore l’argomento sfiorava Legolas, sul viso dell’uomo calava di nuovo il velo della tristezza. In quei momenti aveva paura, paura che il suo sposo si lasciasse andare al dolore, ma era forte, e tanto doveva esserlo lei ogni volta che i Consiglieri Reali le chiedevano cosa turbava il loro re, doveva trovare delle continue scuse senza infondere sospetti nelle loro menti…loro, infatti, secondo le nuovi leggi, avrebbero potuto privarlo di ogni potere se ci fossero stati dei buoni motivi per non ritenerlo più un re saggio e giusto.

Spesso Arwen si allontanava per giorni da palazzo, a volte di nascosto e a volte con la scusa di dover portare dei messaggi per conto del re, in ogni caso viaggiava sempre sola; era stato proprio Aragorn ad ordinare alle sue guardie di non seguirla ed era lui l’unico a conoscenza della sua destinazione.

Venne poi di nuovo l’autunno, l’inverno, ancora la primavera ed infine l’estate…un altro anno…

Quell’anno faceva molto più caldo, ad Arwen ricordò la prima estate passata a Minas Tirith, quando si era sposata ma anche quando per la prima volta lo aveva visto…gli aveva parlato e, di nascosto nel bosco si erano baciati, poi era venuto l’inverno, quando si potevano vedere poco a causa del maltempo ma le volte che riusciva a raggiungerlo al suo palazzo restavano giorni insieme, in una stanza isolata, a fare l’amore…era stato lui il primo uomo a toccarla…ancora ricordava le sue mani, le sue labbra, i suoi lunghi capelli che le sfioravano la pelle ad ogni movimento…E poi i loro discorsi, amava parlare con lui, si sentiva libera di esprimere ogni cosa, e ne aveva bisogno, negli ultimi tempi con Aragorn aveva paura ogni volta di ferirlo con qualche parola, invece con lui era diverso…però non gli aveva detto tutto…no, non tutta la verità, lui sapeva che Aragorn era al corrente della loro relazione e la accettava, quella volta era stato difficile fargli credere che era vero, ma alla fine c’era riuscita. Anche lui comunque sapeva dei problemi che potevano crearsi se la cosa si fosse venuta a sapere e quindi cercava di mantenere le sue visite a Minas Tirith segrete. L’altra cosa però non gliela aveva rivelata, non sapeva perché, si fidava di lui ma non voleva farlo…nel suo cuore sentiva che non era ancora giunto il momento per parlargli di Legolas…

Come sempre, anche quel pomeriggio, il sole risplendeva alto nel cielo, Arwen stava cavalcando nel bosco vicino al palazzo, i capelli sciolti sulle spalle e il volto radioso. Si sentiva felice, per la sera seguente aveva organizzato una festa in maschera e molti ospiti erano giunti a Gondor per parteciparvi e ovviamente l’uomo che amava era tra questi. Aragorn aveva acconsentito anche se con entusiasmo moderato, non voleva vedere gente, per lui ciò significava già dover indossare una maschera per celare il dolore che gli riempiva il cuore.

Arwen tirò le redini e si fermò guardandosi attorno, aveva avvertito una presenza, qualcuno si stava avvicinando ma non era un cavallo al trotto come si aspettava…chiuse gli occhi cercando di percepire da dove venisse il rumore…erano zoccoli ma più leggeri…come se a montare l’animale fosse un…

“Una regina non dovrebbe cavalcare tutta sola nel bosco…” la voce proveniva dalle sue spalle…quella voce…

“Dimmi che non sto sognando…” disse Arwen senza voltarsi, un sorrise apparve sulle sue labbra “Ho pregato, non sai quanto…ho desiderato con tutto il cuore che questo momento arrivasse…e alla fine…” sentì dei passi avvicinarsi e scese anche lei da cavallo, poi finalmente si voltò e incontrò due occhi blu “…sei tornato…” e gli si avvicinò abbracciandolo.

Legolas sorrise e la strinse a sé

“Come stai? Vedo una nuova luce sul tuo viso, dimmi…”

“Io sto benissimo…ora…ma non parliamo di me…” lo interruppe Arwen “Tu piuttosto? Hai incontrato delle difficoltà? Tuo padre? Il tuo popolo?”

“No, va tutto bene, mio padre voleva che rimanessi un po’ con lui prima di ripartire di nuovo per…portare gli aiuti che avevo promesso a Gondor, gli ho detto che avevate bisogno di alcuni consigli…” rispose l’elfo.

“Ed è vero Legolas…nonostante tutto abbiamo bisogno dei tuoi consigli ma soprattutto di te…” sussurrò Arwen stringendogli le mani. “Non mi sembra vero…”

Legolas abbassò lo sguardo per attimo poi lo rialzò guardandola

“Come…come sta lui?” sussurrò.

“Non posso dirti bene…è stato difficile, molto, nei primi mesi sembrava sopportarlo ma poi, col passare del tempo il suo sorriso è sparito, voleva sempre più spesso rimanere solo e la notte…certe notti sono entrata nella sua stanza, mi sono sdraiata accanto a lui e l’ho sentito piangere…nel sonno pronunciava il tuo nome…” Arwen abbassò lo sguardo “Oh Legolas era straziante vederlo soffrire e non poter fare niente….Ora però…” alzò gli occhi sorridendo “Ora sei qui, basta parlare del passato…”

“Dov’è adesso?” chiese l’elfo “Voglio andare da lui…”

“No aspetta…domani…aspetta fino a domani, domani sera ci sarà una festa in maschera a palazzo, non immagino situazione migliore per potervi incontrare di nuovo…Ti prego…”

“Arwen…un altro giorno…io…” Legolas sospirò, erano passati due anni, due anni senza vedere il suo volto ed ora che gli era così vicino doveva aspettare ancora “Non so se…e va bene…” disse sorridendo “Credo di riuscire a resistere…ma se qualcuno mi vedesse a palazzo?”

“Potresti restare nel giardino, per una notte, solo io ed Aragorn possiamo accederci ma raramente lui ci mette piede ora, nessuno ti vedrà…Dimmi di sì…”

“Va bene…ma non sai cosa mi stai chiedendo…” sussurrò Legolas accarezzandogli i capelli.

All’improvviso sentirono una voce e un cavallo galoppare verso di loro.

“Arwen…finalmente ti ho ritrovata…non vale…” ma l’uomo si fermò e si avvicinò in silenzio.

“Eomer…ti ricordi di Legolas, principe di Bosco Atro?” disse Arwen indicando l’elfo al suo fianco.

“Sì certo, ben tornato…sei venuto per la festa?” chiese il cavaliere guardando Arwen con sguardo interrogativo.

“Veramente sono venuto per restare a Gondor se…se il re me lo permetterà…” rispose Legolas sorridendo.

“Bene, torniamo a palazzo ora…” disse Arwen, poi fissando intensamente Eomer “Vorrei che nessuno venisse a sapere dell’arrivo di Legolas…” Il re di Rohan annuì sorridendo poi tutti e tre partirono al galoppo.

Arwen e Legolas cavalcavano affiancati, scambiandosi alcuni pensieri.

“Non vorrei essere invadente ma…cosa fai a cavallo col re di Rohan?”

“Lo amo…”

“Cosa?”

“Lo amo Legolas, siamo innamorati, credo di amarlo più di quanto abbia mai amato Aragorn…”

“E quando è successo? Il mio cuore si rallegra nel sentirlo…”

“Dalla prima volta che ci siamo incontrati…Aragorn n’è al corrente e dice di essere felice per me…ed ora che anche tu sei qui…sembra tutto così perfetto…ho imparato a diffidare delle cose troppo belle e ora inizio a temere che possa succedere…”

“Arwen…non succederà niente…i Valar hanno voluto la gioia per tutti noi...accettiamolo senza chiederci altro…”

 

Giunse la sera, nel vedere finalmente le stelle Legolas tirò un sospiro di sollievo, mancava poco…poche ore lo separavano da lui. Si sdraiò ai piedi di un albero, aveva cercato di allontanarsi il più possibile dalle mura, qualcuno poteva uscire sul balcone e vederlo, quel balcone…Alzò la testa e rimase a contemplare la luna, la stessa luna che vedeva da Bosco Atro quando, la notte s’isolava per pensare a lui…quant’era difficile resistere alla tentazione di salire a cavallo e tornare indietro…e poi finalmente quel giorno, quando suo padre lo fece chiamare e gli disse che poteva partire per tornare a Gondor, per far sapere al re che il reame di Bosco Atro era pronto ad aiutarlo…poi però pronunciò quelle parole…

“Vai Legolas, resta a Gondor tutto il tempo che occorre ma sappi che un giorno dovrai tornare, dovrai prendere il mio posto, sposarti e avere dei figli…Come ho fatto io, e come ha fatto mio padre prima di me, dobbiamo assicurare al nostro popolo una guida…Queste parole, Legolas, sono le stesse che mi disse mio padre tempo prima di essere ucciso dal male, e ora io le dico a te…spero solo che tu possa trovare una compagna con la stessa luce che aveva tua madre…”

Legolas chiuse gli occhi…quello era il futuro…questo è il presente…ed era adesso che doveva vivere. 

Ad un tratto sentì dei rumori, dei passi…velocemente si alzò in piedi e si nascose come meglio poteva dietro a un cespuglio. Chiunque fosse, non era diretto verso di lui per fortuna, così uscì lentamente dal suo nascondiglio, fece qualche passo, doveva stare attento, nessuno doveva vederlo, ma la curiosità…Vide qualcuno, vicino alla fontana, ma, nonostante la sua vista era ancora troppo lontano per scorgerne il volto, avanzò ancora fermandosi dietro ad un albero e allora il suo cuore iniziò a battere, forte, come non gli succedeva da molto tempo…era lui…non era cambiato minimamente, anche se era un Uomo, la sua stirpe invecchiava molto più lentamente…tranne…il suo viso, un’ombra lo oscurava, un velo di tristezza nei suoi occhi. Legolas strinse i pugni, la prima cosa che gli passò per la mente era correre da lui ma…l’aveva promesso ad Arwen…doveva aspettare, rimase immobile senza fare il minimo rumore anche se sapeva di essere abbastanza lontano…forse avrebbe dovuto andare via ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Era in piedi, appoggiato al tronco di un albero, gli occhi chiusi e la testa alzata verso il cielo, indossava una tunica nera sopra i pantaloni dello stesso colore, i primi lacci erano aperti lasciando intravedere il petto, doveva essere molto leggera perché la brezza notturna che si era alzata la muoveva con facilità. Dopo un momento lo vide sorridere…

 

Aragorn respirò profondamente come se solo in quel posto potesse trovare l’aria, non riusciva a dormire, come succedeva spesso, troppi pensieri occupavano la sua mente ed uno su tutti si imponeva…Legolas. Cercava di concentrarsi su altro ma non ci riusciva, una volta andava da Arwen e rimanevano a parlare per ore ma adesso…da quando Eomer era giunto da Rohan la sua sposa aveva altre priorità la notte e poteva capirla…una sera era passato per caso davanti alla sua stanza, quella che usava per gli incontri segreti, e li aveva sentiti…

Si passò le mani tra i capelli, gli tornarono alla mente i suoi incontri con Legolas nel bosco di Lothlòrien, quando passeggiavano e ad un tratto lui lo spingeva con forza contro il primo albero baciandolo con passione per poi inginocchiarsi…la sua bocca, il suo calore…quando abbassava lo sguardo e vedeva le labbra dell’elfo muoversi su di lui…sorrise…tutti quei ricordi erano vividi, le sensazioni che provava…quanto avrebbe voluto stringerlo in quel momento, sentire le sue labbra…toccarlo…sentire quelle mani sul suo corpo…Il suo abito si muoveva nel vento e la stoffa sottile gli sfiorava la pelle, provocandogli dei brividi in tutto il corpo nonostante il caldo della nottata…senza pensare si fece scivolare una mano lungo il petto fino al ventre, iniziò a muoverla, accarezzandosi attraverso la stoffa dei pantaloni…appoggiò di nuovo la testa al tronco e le sue labbra si aprirono in un sospiro…Legolas…

 

L’elfo spalancò gli occhi…aveva pronunciato il suo nome e i suoi movimenti…un calore improvviso lo pervase quando vide che Aragorn si stava slacciando i pantaloni…

Il ramingo mise una mano sul tronco mentre muoveva l’altra su di sé, lentamente…continuava a pensare a lui, alle sue labbra, alle sue mani che ogni volta lo portavano oltre ogni limite… “…sì…Legolas…così…”

L’elfo chiuse gli occhi, i suoi sospiri, lo sentiva gemere il suo nome…avrebbe voluto andare da lui, stringerlo, toccarlo ma non poteva…sentiva l’eccitazione crescere sempre di più ad ogni suono che proveniva dalle labbra dell’uomo…quando alzò di nuovo lo sguardo su di lui vide che si stava lasciando cadere in ginocchio, una mano appoggiata a terra nell’erba, l’altra sempre su di lui, si muoveva più velocemente.

Aragorn strinse il pugno nell’erba quando sentì il momento avvicinarsi e si lasciò andare…respirava velocemente e il cuore batteva ma…solo il suo corpo era stato soddisfatto, la sua anima ancora aspettava…voleva lui…

“Dove sei Legolas…” sussurrò

“Ho bisogno di te…”

Legolas sentiva il cuore battere prepotentemente, vedeva il corpo del ramingo che tremava ma non più per il piacere come poco prima, ma per i singhiozzi, stava piangendo, lo sentiva dal modo in cui pronunciava le parole.

“Torna qui…ti prego…”

“Torna da me…”

“Mi manchi…non ce la faccio più…” Aragorn cercò di alzare la voce per lasciare uscire il dolore che doveva tenere sempre nascosto ma non ci riusciva

“Legolas!” doveva essere un grido ma le lacrime lo soffocarono.

L’elfo si girò appoggiando la schiena all’albero e chiuse gli occhi…non voleva vederlo così, era troppo difficile da sopportare…

“Aragorn…” quel nome uscì dalle sue labbra senza volerlo, come un sospiro, un soffio.

Il ramingo alzò la testa, aveva sentito…gli sembrava di aver udito una voce, qualcuno pronunciare il suo nome ma non poteva essere, era solo in quel giardino, probabilmente era stata solo la sua mente…si mise di nuovo in piedi, riallacciandosi i pantaloni e si avvicinò alla fontana, immerse le mani nell’acqua fredda e poi se la gettò sul viso, lasciandola scivolare lungo il collo e sul petto, dopo poco si incamminò lentamente verso il cancello.

 

La notte passò e anche gran parte della giornata successiva, era già pieno pomeriggio quando sentì la voce di Arwen che lo chiamava

“Legolas…è il momento…dobbiamo andare…Aragorn è nel Salone dei Re con i suoi Consiglieri e ci rimarrà per diverse ore…”

“E’ il momento per cosa?” disse l’elfo avvicinandosi a lei.

“Per mascherarti…” gli rispose Arwen sorridendo e prendendolo per una mano lo portò in una stanza. Quando entrarono lei richiuse la porta velocemente.

“Per fortuna nessuno ci ha visti altrimenti…niente sorpresa…” disse Arwen.

Legolas si guardò attorno, c’era un grande specchio e sul letto erano appoggiati tre vestiti con altrettante maschere.

“Bene, indossa l’abito blu e la maschera e non ti muovere da qui!” continuò lei prendendo l’abito rosso “Vado a vestirmi e ritorno…” si avvicinò alla porta aprendola ma prima di uscire sussurrò sorridendo “Ah…e non ti avvicinare troppo all’abito di Aragorn…sarebbe capace di riconoscere il tuo profumo…” e se ne andò.

Legolas sorrise e si avvicinò al letto…l’abito che avrebbe indossato Aragorn…lo sfiorò con le dita cercando di memorizzarlo per la serata, era bianco con delle piccole stelle argentate ricamate sulle maniche, dal primo laccio partiva su ogni lato un risvolto rigido che rimaneva rialzato dietro al collo, dello stesso colore erano i pantaloni e gli stivali…che strano, non aveva mai visto l’uomo indossare abiti di quel tipo…quando però il suo sguardo cadde sull’abito che doveva mettersi spalancò gli occhi…

 

Dopo quasi un’ora Arwen tornò con il suo abito rosso fuoco e i capelli intrecciati che ricadevano su una spalla, in mano aveva la maschera.

“Allora…è della tua misura?” disse guardando sorridendo l’elfo.

“Arwen io non so…” sussurrò. Era in piedi davanti allo specchio e fissava la sua immagine riflessa come se non si riconoscesse. La tunica era di un leggero velluto blu, molto intenso, gli arrivava poco sopra alle ginocchia. Il primo laccio era posizionato molto in basso lasciando scoperto una parte del petto, dietro al collo passava un risvolto rigido alto che arrivava fino al primo laccio congiungendosi a questo formando una mezzaluna, le maniche partivano strette per poi allargarsi dai gomiti ai polsi. I pantaloni erano di pelle nera e lo stesso gli stivali. Una maschera blu gli ricopriva la metà superiore del volto, scendendo anche sulla guancia sinistra sempre formando una mezzaluna, due nastri la tenevano stretta alla testa ricoprendo le piccole trecce dietro alle sue orecchie. Due ciocche di capelli biondi gli scendevano sul petto creando un forte contrasto con l’abito.

“Sei perfetto…” sussurrò Arwen “Non ti riconoscerà mai…certo, finché non vorrai farti riconoscere…”

“Ma…questo non sono io…non ho mai indossato…e poi questi pantaloni sono così stretti…” si lamentò l’elfo continuando a guardarsi allo specchio.

“E’ per questo che l’ho scelto, perché tu non l’avresti mai messo e lo stesso pensa Aragorn, forse potrà intuire qualcosa dalla tua voce o dai tuoi occhi ma una volta visto il tuo abito…i suoi dubbi lo lasceranno…Ora andiamo…tra poco arriverà lui…”

 

Aragorn era seduto sul letto, aveva indossato il suo abito per la festa ma non aveva la minima voglia di scendere e vedere tutta quella gente, il solo pensiero di dover parlare con tutte quelle persone lo deprimeva…era sicuro che comunque prima o poi Arwen sarebbe venuta a cercarlo ed infatti…

“Sei ancora qui?…Avanti la festa è già iniziata…” disse Arwen entrando dalla porta.

“Lo so…torna dagli altri, Eomer ti starà aspettando…” sussurrò il ramingo guardandola, stava veramente bene con quel vestito anche se la maschera copriva il suo bel viso.

“Può aspettare ancora qualche momento…Ora metti questa maschera ed esci di qui…”continuò lei mettendogli la maschera sul volto e legando i nastri dietro la sua testa, con le dita gli sistemò i capelli facendoli ricadere sulla fronte.

“Arwen…non credo sia il caso di…” iniziò l’uomo ma quando vide il suo sguardo deciso si alzò e uscì dalla porta “Come vuoi…” sapeva che era inutile discutere di questa cosa, e poi poteva benissimo andare nel Salone e poi allontanarsi da tutta quella gente, rimanere solo.

Entrò nella grande sala e vide che nessuno si era voltato verso di lui inginocchiandosi come sempre, sorrise, nessuno sapeva che era il re e la cosa lo divertiva. Passò vicino a diversi gruppi di persone che parlavano tra loro, scherzando, altri ballavano…Elfi e Uomini, era difficile riconoscere gli uni e gli altri a causa dei costumi e delle maschere, molti dei primi però erano traditi dai lunghi capelli biondi, tipici di molte popolazioni elfiche. Aragorn respirò, ogni volta che ne vedeva uno il suo cuore aveva un sussulto…ma sapeva che non poteva essere lui, doveva calmarsi e…allontanarsi da tutti, aveva bisogno d’aria. Si incamminò verso il corridoio che portava fuori, sul balcone…notò che alcuni degli ospiti si erano voltati verso di lui per un momento per poi tornare di nuovo ai loro discorsi, si guardò ancora intorno e incrociò lo sguardo di una donna…doveva essere Eowyn, sapeva che anche lei e Faramir erano arrivati anche se non aveva ancora avuto modo di incontrarli, si girò facendo ancora qualche passo e vide che un uomo lo stava fissando…no, non un Uomo, era sicuramente un Elfo, indossava un abito color del cielo notturno e i capelli dorati risplendevano come la luna…era molto attraente…sentì di nuovo il cuore battere più forte…”No, basta…” si disse, doveva uscire da quella stanza altrimenti sarebbe impazzito, ogni Elfo gli ricordava Legolas…

Uscì finalmente sul balcone e accostò la porta, guardò il cielo, la luna che risplendeva e poi girò la testa e vide il tavolo di marmo…non riuscì a trattenere una risata…aveva scelto proprio il posto giusto per non pensare a lui…

All’improvviso sentì la porta chiudersi e si girò di scatto…vide l’elfo che poco prima aveva attratto la sua attenzione. Lo fissò per un momento con uno sguardo interrogativo, lo conosceva? Forse sì, conosceva molti Elfi di Lothlòrien…eppure aveva qualcosa di strano…

 

Legolas rimase in silenzio, fino a pochi attimi prima voleva togliersi la maschera ed abbracciarlo ma adesso…la situazione giocava a sua favore…quegli occhi azzurri però…aveva incontrato di nuovo il suo sguardo.

 

“Desidererei rimanere solo se non ti dispiace…chiunque tu sia…” disse Aragorn continuando a guardarlo.

“Come vuoi…mi chiedevo solo…” disse l’elfo cercando di modificare più possibile il tono della voce “…perché un uomo cerca la solitudine rinunciando al divertimento che una festa come questa può offrirgli…”

Il ramingo aprì la bocca per rispondere, voleva dirgli che non erano affari suoi ma c’era qualcosa nella sua voce…qualcosa che aveva abbassato tutte le sue difese…

“Come sai che sono un Uomo?” chiese Aragorn anche se sapeva bene la risposta.

“Per prima cosa il tuo volto…” rispose Legolas “Gli Elfi non hanno la barba…poi il tuo portamento, non cammini e non ti muovi come un Elfo poi…”

“Va bene ho capito sconosciuto…” lo interruppe l’uomo sorridendo “E dimmi…perché a un Elfo interessano le mie azioni?”

“Come sai che sono un Elfo?” chiese Legolas sorridendo a sua volta ma quando vide che il ramingo stava per rispondere continuò “Mi chiedevo solamente cos’è che turba il cuore di qualcuno a tal punto…tanto da desiderare il silenzio piuttosto che le risate…”

“Possono esserci molti motivi amico mio…” iniziò Aragorn girandosi di nuovo verso il giardino “Ma non credo che tu abbia voglia di ascoltare le parole tristi di un uomo che soffre per amore…”

“Amore?…E’ per questo che la tua anima è in pena?” chiese l’elfo facendo qualche passo verso di lui “Ami qualcuno che non ricambia il tuo amore?”

“No…” continuò il ramingo sorridendo “Avevo l’amore…la mia vita era completa…ma poi l’amore si è allontanato da me…le circostanze avverse l’hanno portato lontano e non so quando tornerà di nuovo…”

“Allora perché soffri? Devi solo attenderlo…” sussurrò Legolas.

“Attendere…sembra facile, sono due anni che attendo il suo ritorno ed altrettanti credo ne passeranno prima di vederlo tornare…se ritornerà…” Aragorn si fermò respirando profondamente, quel pensiero si era fatto strada molte volte nella sua mente “…a volte mi chiedo…se non tornasse…cosa farei allora? Se trovasse qualcun altro a cui donare il suo cuore, cosa farei? Forse anche adesso, mentre noi stiamo parlando, lui stringe qualcun altro al mio posto…”

“Non è così…” disse Legolas alzando la voce, poi si accorse di aver esagerato e la abbassò di nuovo “Sono sicuro che non è così, non dovresti dubitare del suo amore, lui…lui ti ama con tutto sé stesso e non vivrebbe un solo giorno su questa terra senza di te, per lui sei il sole, la luna, ogni cosa bella che esiste…”

Aragorn si girò verso di lui fissandolo

“Parli come se lo conoscessi…” sussurrò, ma cosa c’era in quell’elfo che lo spingeva ad aprire il suo cuore come non aveva fatto con nessun altro in quei giorni…

“No, io…non posso conoscerlo…è solo che so quello che stai passando perché anche io l’ho vissuto…mi sono dovuto allontanare dalla persona che amavo e avevo i tuoi stessi dubbi, le stesse insicurezze…” disse l’elfo abbassando lo sguardo “Poi però ci siamo ritrovati…”

Il ramingo fece qualche passo e si fermò di fronte a lui sorridendo “Questa persona è molto fortunata ad avere il tuo cuore…non sai quanto la invidio in questo momento” sussurrò “Ora scusami ma è meglio che vada…” e si avvicinò alla porta. Non sapeva perché ma continuava a sentire il cuore battere forte, forse erano state le parole di quello sconosciuto, la passione con cui difendeva il suo amore…

“No aspetta…perché dici così..” disse Legolas mettendosi davanti a lui.

Aragorn lo fissò e si appoggiò al muro sospirando

“Perché…perché ora sei con la persona che ami, ha il tuo amore e tu il suo…” rispose.

“E tu no?…” disse l’elfo avvicinandosi a lui “Anche se è lontano sono sicuro che il suo amore è forte come prima…”

“Ma non è qui…non posso stringerlo tra le braccia quanto ne sento il bisogno, non posso ascoltare la sua voce…forse voi Elfi non riuscite a capirlo ma è difficile vivere in questo modo, l’amore da solo non può bastare e…” si fermò di colpo l’aveva guardato negli occhi e si era accorto che erano blu…un blu intenso come quelli di Legolas…doveva andarsene…allontanarsi da quello sconosciuto che era in grado di disorientarlo…

“Lo ami ancora?” sussurrò l’elfo, aveva paura…dopo quelle parole temeva la risposta.

“Non devo rivelarlo a te…” disse il ramingo abbassando lo sguardo “Lasciami passare ora…” e tentò di allontanarsi ma l’elfo lo spinse contro il muro.

“Ma come osi…” disse Aragorn stupito per il suo gesto.

“Lo ami ancora?… Come prima?” ripeté fissandolo.

“Si…lo amo…più di prima, se è possibile amare qualcuno più della vita stessa…” disse l’uomo alzando la voce “Ed ora lasciami andare…” ma le mani dello sconosciuto lo bloccarono di nuovo contro al muro impedendogli di muoversi.

“Lasciarmi andare…” gridò Aragorn, l’elfo era molto forte, forse più di lui, non doveva rivelare la sua identità, non dopo quello che aveva detto ma era l'unico modo per liberarsi “…io…io sono Re Elassar di Gondor e ti ordino di lasciarmi andare…” con una mano si slacciò la maschera facendola cadere a terra. Lo sconosciuto non si allontanò, anzi, si avvicinò di più a lui…

“Hai capito ciò che ti ho detto?” ripeté il ramingo divincolandosi, ma perché si comportava così? Chiunque si sarebbe inginocchiato chiedendo perdono per le proprie azioni…beh, forse non un Elfo, ma comunque si sarebbe allontanato…invece…ma chi era questo sconosciuto?

“Credevo non ci fosse nessun re quando siamo insieme…” sussurrò l’elfo.

Aragorn si fermò, immobile per un lungo momento…la sua voce…quelle parole…poi guardò di nuovo gli occhi blu…no, non poteva essere lui, era impossibile…ma quella frase…

“Ma…chi sei tu?..” bisbigliò, il cuore batteva all’impazzata e il respiro aumentava di velocità…

“Qualcuno appena tornato da un lungo viaggio e…” disse Legolas alzando una mano per slegare i lacci della maschera, lasciandola poi cadere a terra “…per il quale dovresti fare qualsiasi cosa se non ricordo male…”

Il ramingo spalancò gli occhi e un sorriso comparve sulle sue labbra…non riusciva a crederci…gli posò lentamente una mano sulla guancia…

“…sei qui…” sussurrò “…sei tornato da me...sei vero…non è un sogno…”

Legolas gli mise a sua volta una mano sulla guancia accarezzandolo

“…ti ho spinto più volte contro il muro, se fosse stato un sogno ti saresti già svegliato…” bisbigliò sorridendo “…posso abbracciarti o hai intenzione di chiamare le tue guardie se mi avvicino…”

Aragorn lo guardò per un attimo poi lo abbracciò, stringendolo più che poteva, sentiva le lacrime agli occhi per la felicità ma non voleva piangere ancora, il tempo delle lacrime era finito…

“Legolas…sei tornato…” disse “…sei tornato…” avrebbe voluto dire molte cose ma erano le uniche che riusciva a pronunciare in quel momento.

L’elfo si allontanò un poco da lui e prese il suo volto tra le mani

“E se lo permetti sono intenzionato a restare per un lungo…lungo periodo…” poi avvicinò le labbra alle sue e lo baciò teneramente, assaporando quelle labbra come fosse la prima volta.