.|. Jingle Orlie .|.

by Lago

E' la vigilia di Natale. Orlando e Viggo si sono odiati per tutta la durata delle riprese in NZ. Vedremo se, con l'aiuto di un certo tanga coi pompon...

Humor/Sentimentale | Slash| Rating NC-17 | Onepiece

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“EEEEEEEEEE… Jingle bells, jingle bells, jingle all the waaaaay… oh what fun it is to ride… and…err…and lallallallallà! EHI!”

Non mi ricordo le parole… ma chissenefrega!

“E trallalallallà… e trallallallallà…laralallalallalà… lalla lalla là! EHI! EEE…”

“ORLANDO! SMETTILAAAA!”

L’urlo di mia madre mi giunge dal piano di sotto, attraverso la mia voce e lo scrosciare dell’acqua.

Eh no, cara mamma! È il 24 dicembre, e questo significa che posso cantare canzoni natalizie sotto la doccia quanto mi pare! Ah ah ah… e d’altronde, poiché sono un genio, come si può non apprezzare il mio geniale canto?!

Vabbè, ho capito… smetto… ma solo per un paio di minuti: il tempo di lavarmi i capelli!

Mi passo tranquillo lo shampoo fra i ricci incasinati… tranquillo? Ma che tranquillo? Sono su di giri da paura! Vediamo un po’… l’orologio del bagno segna le 19:45… Orario perfetto! Organizzazione perfetta!

Stasera non voglio sgarrare neanche di un minuto. Sono atteso per le otto e mezza a casa di Lijah insieme a tutta la banda per una festa di Natale! Ci sarà l’intera Compagnia… e poi il cast al gran completo… e qualche altro amico… sarà quella che si suol dire una festa in grande stile!

Prima andremo a mangiare una pizza all together passionately. Poi torneremo in casa Wood dove ci scateneremo! Elij è impaziente di controllare le piene potenzialità del suo nuovo stereo…

Oh! A proposito di stereo!  

Devo ricordarmi i cd. Vediamo un po’, cosa posso portare? …mmmh… qualcosa di movimentato… rock… ma anche musica più leggera, ballabile… ok, così dovrebbe andare:

1)                 Quel bel cd misto rockkeggiante che mi hanno passato la settimana scorsa…

2)                 Un bel Marilyn Manson nel caso l’atmosfera si facesse pesante…

3)                 Bob Marley per ogni evenienza…

4)                 Doors che non possono mancare…

5)                 Blues? No, bocciato, che ci acchiappa col natale?

6)                 …ma sì, anche un bel Nirvana! Male non farà!

Perfetto! Poi… beh, poi si vedrà! Alle birrette ci pensa Beanie… sperando che ne lasci qualcuna anche per noi. Cibo, per chi avesse ancora fame dopo la pizza (io mi offro!) ce ne sarà a sazietà…

Mmmmh… il solo pensiero delle tartine della signora Wood è sufficiente a farmi sbavare…

Oh! A proposito di signora Wood.

È superfluo chiarire che la casa sarà tutta per noi… come del resto l’intero isolato! Non appena i vicini hanno saputo del party hanno trovato impegni fuori casa...

Insomma, ci sono tutte le premesse giuste per una seratona… sì, ci sarà anche Kate. Non ci sono problemi.

Un momento. A dire il vero un problema c’è!

E questo problema è come al suo solito quel cretino, ignobile, incompetente, inutile danese d’un ramingo!

Verrà? Gli hanno telefonato tutti… so sono raccomandati in ogni lingua e maniera… ma lui già sproloquiava di mistiche meditazioni sotto la neve e cazzi e mazzi, quindi dubitiamo fortemente di vederlo. Bastardo. Anni e anni in New Zealand ed ancora non ha sciolto la granita che lo trancia via dal mondo. Anni e anni a bisticciare, malmenarsi, qualche rissa un po’ più seria, sbronze e gare senza senso né misura, dio, lo odio.

Però, spero che ci sia… se non dovesse presentarsi, mi dispiacerebbe … ovviamente, intendo, mi dispiacerebbe che il gruppo non fosse al completo! Ecco, perché… perché una festa aumenterebbe l’intesa fra noi, anche se il film è ormai concluso non significa che sia meno importante, ed anche il nostro futuro modo di relazionarci col mondo ne sarebbe influenzato… e non posso accettare che quell’individuo comprometta tutto questo! Quindi verrà… dovessi andarlo a prendere e portarmelo a spalle per tutta la strada!

Oh! A proposito di portare in spalla.

I regali! Ho già preparato la borsa, quindi non dovrei dimenticare niente. Ho preso per Ian una scatola di pre-NIENTE, niente, stavo scherzando, ah ah… ehm… ah… comunque. A Beanie andrà una t-shirt con su scritto “Chi non ha altro usi il Corno di Gondor”… ad Astin un barattolo di Nutella da tre chili, a Billy due stronzate per la Vespa, a Lij una varietà di baffi finti e a Dom tinta  per capelli color verde pisello…e poi… beh, poi basta, direi…

Anzi, no. Ho preso  anche un peluchino per Kate… no, beh. A dire il vero l’ha preso Samantha. Io avevo altro da fare… e poi, non so cosa potrebbe piacerle.

E poi Viggo…

Viggo?

Ma che Viggo e Viggo! Io non faccio regali a Viggo, sono stato chiaro?! Né a Natale né mai! E se per caso dovessi dargli qualcosa… qualcosa di piccolo, molto piccolo, s’intende, e a scopi di pura derisione… sarebbe solo perché, nel caso fosse geloso degli altri, sì, insomma, potrebbe essere nocivo per l’atmosfera della serata, e… ehm… insomma, è un sacrificio che, nella mia immensa e sconfinata magnanimità, sono disposto a fare!

19:52…fra un’ora e mezza a dire tanto vedrò le facce che faranno quando apriranno i rispettivi pacchetti! La prospettiva mi galvanizza, iniettandomi una superdose di buonumore, insieme ad una fretta indemoniata. Ma ho tutto il tempo di lavarmi per benino. Stasera voglio essere tutto bello lindo e profumato… un vero damerino, supersciccoso: d’altronde, è Natale!

E a questo proposito…

“EEEEEEE…. Jingle bells, jingle bells, JINGLE ALL THE WAAAAAAY…..!”

 

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“Mirate, o villici! IL GENIO è arrivato!”

Faccio irruzione nel giardino di Lij, dove si è già radunata una folla discreta. Wow, quanta gente! È proprio pieno… c’è anche David… ehilà, Liv!... anche a te, Karl, grazie… ma tu guarda! L’uomo del judo! Evvai con la socializzazione… inizio a vagabondare da uno all’altro, chiacchierando del più e del meno, finché…

“Ehilà, Orli!”

Mi volto sorridendo come un demente verso Ian ed un individuo sconosciuto che si danno braccetto.

“Salve madame,” inizio, distruggendo due costole a Ian con una gomitata. “Possiamo andare? Ci siamo tutti?”

 “Sì, ci saremmo tutti…” La mia drag queen preferita si stringe nelle spalle. “Ma ovviamente manca Vig...”

Cosacosacosa?! Cosa sentono le mie geniali orecchie? Come si permette quello stupido ramingo di ignorare il nostro invito? Tutta la mia vitalità si comprime come polvere da sparo nell’onnipresente odio razziale elfouomo, ed in meno di tre secondi detona fragorosamente.

“CHECCOSAAA??? Non c’è???” sbraito. “E va bene! Pazienza! Possiamo fare a meno di quel brutto frigorifero ambulante! Se preferisce passarsi la sera della vigilia da solo, benissimo! Chissenefrega! NOI abbiamo fatto del nostro meglio! HAI CAPITO, PULCIOSO ASOCIALE DEI MIEI STIVALI, FA NIENTE!! CHISSENEFREGA! CHI−SE−NE−FRE−GA!…”

“Orli…” tenta di fermarmi Ian.

“…STUPIDO BRADIPO COMATOSO, HAI CAPITO CHE…”

“Orliii…”

“...NON ME NE IMPORTA UN CACIO SE…”

“Orland-”

“CHE COSA C’È???? ” urlo.

La milady, totalmente inespressiva, tende un dito verso qualcosa alle mie spalle. Nello stesso istante mi accorgo di essere immerso nel silenzio più silenzioso che si possa immaginare.

“Oh… ehm, ciao, Viggo…”

Stop.

D’improvviso il silenzio non esiste più. Gli altri non esistono più, e non esiste più la festa di Natale, e non esistono più i regali e non esiste più nient’altro.

Per via di quegli occhi gelidi che si conficcano nei miei, paralizzandomi letteralmente. Per via di quegli occhi blu nei quali ho visto perfettamente sfrecciare un lampo di… dolore.

In un istante tutta la mia coscienza sembra crollare, sgretolarsi in una montagna di piccoli pezzettini taglienti. Non ho mai avuto problemi a picchiarlo, a litigarci, a infastidirlo, insultarlo persino.

L’idea di averlo ferito, però, mi ghiaccia il sangue nelle vene.

Non ho mai avuto intenzione di ferirlo… ma dovrebbe averlo capito anche lui, o no?!

Vorrei chiedergli scusa… sto annegando nei suoi occhi, ma non sono più tanto sicuro di ciò che ho visto. Io, ferire Viggo Aragorn Elessar, con quelle stupidate? Eppure l’ho visto… l’ho visto con i miei stessi occhi… ebbene no! Sarò io il primo a contestare questa incontestabile verità. Io non l’ho ferito. Perché non è possibile che sia accaduto quindi non è accaduto e basta. Okay?

Mi riscuoto, rendendomi conto che la gente ha ricominciato a parlare, intorno a me. Mortensen mi fissa ancora un istante, poi si volta e si allontana, fermandosi ai bordi della folla, come sempre.

Nel giro di un secondo viene avvicinato da Beanie, il quale, del tutto ignaro di ciò che è successo, inizia a ridere e scherzare con lui, senza molte speranze di risposta, ma a quanto pare gli va bene così.

Una fitta mi trapassa il petto. Possibile che quel riccio pervertito abbia imparato a capire Vig anche senza parole? Non credo che gli parli pensando di parlare al muro. Perfino uno come lui ha bisogno di un qualche tipo di incoraggiamento.

Scruto con attenzione il volto del merdosissimo ramingo. Non vedo niente che possa essere interpretato come un invito alla conversazione. Anzi, a parte qualche sporadico battito di ciglia, non vedo nessun movimento del tutto.

 

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Non so da quando siano spuntate queste luci in camera di Lijah… lampeggiano e trasformano la stanza in un mondo in bianco e nero, in una sequenza di fotografie dall’aria misteriosa che mi lasciano leggermente stordito, intontito. Non ho mai ballato con luci così.

 Qualcuno ha messo su un cd di musica africana… Jesus. Solo un bongo… il suo ritmo primordiale e sincopato mi scivola dentro, mi entra sottopelle e si avvinghia alle mie ossa, le ragazze fanno volteggiare i loro lunghi capelli e agitano il bacino, le spalle. È una musica selvaggia, che risveglia il lato di noi che rifiuta di farsi domare… e io non cerco nemmeno di resistere, mi abbandono alla danza, roteo le braccia e la testa e seguo i battiti di quel tamburo come se fossero quelli del mio cuore…

Ad un tratto, qualcosa attrae la mia attenzione nell’universo bicolore in cui sono immerso. È una figura sensuale, che si muove come un onda, seguendo la musica come se vi fosse nata immersa. Il ritmo cresce ancora mentre si aggiunge un altro bongo, danzando mi avvicino all’oggetto della mia curiosità. Negli sprazzi di luce riesco a cogliere frammenti dei suoi movimenti, sciolti e terribilmente seducenti…

Mi ritrovo a ballare davanti alla figura. Un cespo di capelli biondi che ricadono scomposti su un paio d’occhi, frecce adamantine che quasi mi trapassano con il loro sguardo…

Sto guardando gli occhi di Mortensen…

Continuo a danzare. Lui si avvicina a me, muovendo il bacino, mi poggia le mani sulle spalle. Io rimango interdetto… ma all’improvviso la mia mente mi ha abbandonato. È persa da qualche parte, in questa musica selvaggia che mi rimbomba nella testa… non percepisco nulla a parte ciò che i miei sensi mi trasmettono, e cioè le mani di Viggo che carezzano le mie clavicole, ed il suo bacino che si muove sinuosamente a pochi millimetri dal mio…

Non mi faccio pregare. Gli metto le mani sui fianchi, chiudo gli occhi, e mi lascio travolgere. Oh, dio. DIO. Fa quasi male.

Viggo. Viggo.

Mani abili con spade e massaggi quasi magici che scalano le mie braccia e si avvolgono al mio collo, bocca taciturna grondante di veleno che si sfrega sul mio mento, il ruvidume scuro del pizzetto.

Viggo. Viggo. Danza, Viggo, danza ancora.

Danziamo insieme, fotografie pulsanti che si dissolvono nel mucchio della stanza, pesanti le mani che ci legano, ci uniscono, pesanti i battiti che riverberano nelle teste della gente, pesante la mia testa, incapace di connettere, pensare.

Io lo odio, mi ripeto, io lo odio ed eppure, mentre danza, spirito selvaggio di templi sconsacrati, volpe dalle mille code sfolgoranti, io lo amo, come mai ho amato una creatura, come mai amerò nessuno quando il battito del bongo cesserà.

Non smettere, non smettere, non ti fermare. Musica, trascinaci con te, non lasciare che s’incrini l’illusione. Fammi credere di amare. Fammi credere che questo esista, che ho incontrato questo demone e che non lo lascerò. Non voglio lasciarlo sgusciare via dalle mie mani, questa stanza, questo mondo.

Musica, trattieni i miei pensieri nella tua gabbia primordiale. Catturami. Catturami. Catturami.

Batte, il bongo batte ancora, non si ferma, sono due, che s’inseguono, si corteggiano, si circondano e ispezionano, si attirano in trappola e ne ridono, preliminari di un accoppiamento che non tarda ad arrivare. Veloci, ora, l’uno sopra l’altro, un ritmo dentro l’altro, li vedo, belve, fiere dalle zanne acuminate, iridi selvagge di ametista, iridi selvagge di Viggo che si fissano nel cupo dei miei occhi, e lì si insediano, promettendomi che non se ne andranno più. Pulsa, batte, mentre stringo la sua schiena, mentre un bacio che non chiedo e non volevo ci si scatena sulle labbra, siamesi danzatori, e potremmo essere uniti dal principio della vita, mentre afferra la mia nuca ed io violento la sua bocca, mentre stringo le sue natiche e lui succhia la mia lingua.

Fotografie, proiezioni bianconere di una realtà distorta che non riesco a concepire, realizzare, è vero solo ciò che sento, sento musica e calore, sento i bongos e Viggo che si stringe alla mia pelle, belva fra le belve, fiera fra le fiere, divino, divino, divino…

 

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“Buon Natale, David!” grido, mentre scarta l’ennesimo regalo. “Buon Natale, Livie! Merry Christmas, Billy!” balzello per la stanza, esilarato dalla faccia impagabile di Ian mentre cerca di non far vedere al suo bell’uomo il mio regalo, e dalla gorilliana flemma con cui Beanie sta strangolando Dominic usando la maglietta.

Sì, sono stato una merda a firmarla ‘con amore Dom’, lo so. Non c’è bisogno me lo diciate voi.

Sì, sono una merda anche ad ignorare deliberatamente quello che è successo nemmeno un’ora fa. Ma che posso dire, cazzo? Che la musica è finita e noi ci siamo allontanati e lui era sempre la solita merda danese raminga meditativa e sta minchia e mi ha ignorato. No, non mi ha ignorato. Io ho ignorato lui. È diverso.

Lij ha baffi finti attaccati perfino nelle orecchie, e devo dire che gli donano davvero. Insomma, i miei regali sono quelli che hanno avuto più successo, com’era ovvio, d’altro canto. La mia mente geniale non poteva sbagliare!

E così ho consegnato tutto. Beh, più o meno.

“Orlando!”

Turn around, old genius. Chi mi importuna in codesto momento di gloria?

“Merry Christmas, Orlie,” mi dice una timida Kate, impacchettata in raso rosso e batuffoli bianchi, mentre mi porge un sacchettino dorato.

Stop.

Dovrei spiccare un balzo fino al soffitto, cantare l’Aida in la minore, emettere luce dalle orecchie, sfoderare un inchino che nemmeno Casanova, ribaltare la casa con un ruggito di gioia. Kate, l’amore della mia esistenza che mi porge una strenna natalizia, che mirabolante conquista, che risultato eclatante, quale insuperabile glorioso coronamento a tanti inconfessabili sogni!

Invece,

            con mia grande sorpresa,

                                               non me ne frega

una mazza.

Perché alle sue spalle intravedo Viggo, ombra oscura fra le oscure ombre della stanza, ingombra ormai di carte variopinte e nastri luccicanti e candele scorciate di metà. Ingombra di buio e corpi che respirano, si muovono e parlano, e che ora mi sono totalmente indifferenti, marionette senza volto né colore, come stinto e sgretolato mi compare il volto che m’intralcia ormai la strada, cara Kate, ritorna alle tue adorazioni senza storia e senza nume, qui, ormai, non c’è nessuno ad aspettarti.

La scanso, senza una parola, o forse un grazie gliel’ho detto, forse chiama, forse cerca di fermarmi, ma non sono io chi se ne accorge.

È possibile innamorarsi di una danza, di una porzione delle fosche ombre di una stanza, di due gemme raggelanti che hai odiato per degli anni? È possibile detestare una creatura così tanto da volerla con una smania che ha ormai dell’irreale? È possibile che un nemico m’irretisca così spudoratamente, la sua anima mi avvolga, mentre pulsa tutt’intorno nell’ipnotico accoppiarsi di bongos e candele consumate –

È reale tutto questo, mentre lo afferro per un braccio e la sua felina shilouette mi segue verso un dedalo di ombre che sconfina in una stanza di cuscini e di lanterne, dal sapore d’Agrabah e di canne a poco prezzo.

Dov’è finita l’atmosfera Jingle Bells in cui mi crogiolavo sotto la doccia? Dove sono festa regali corni di gondor cd e preservativi di pochi stati mentali fa?

E mentre analizzo gli scarichi fognari del mio buonsenso, mi sto informando con insospettata nonchalanche che in Giappone l’omosessualità è stata un canone ed un pregio per milioni di guerrieri e samurai ed impiegati sottomessi a shogunali capufficio. Mi sussurro che Kate è in effetti un cesso ed insinuo che quattro quinti di pianeta versione femminile le vadano orgogliose dietro sulla strada dell’immensa racchitudine. Mi ritornano alla mente gli animali a molte code dei miti dell’oriente, maledetti come pochi, che trascinano la gente fuori dalle loro tane, volpi scimmie e poi felini, ammantati di rispetto. Accenno alla possibilità che tutto questo sia perfettamente noto a chi abbia abbastanza filosofi in simpatia da scavalcare la comune dòxa d’opinione ed avventurarsi nei grovigli dei misteri definiti verità.

Ed allora vi è ben addentro questa volpe che ho di fronte, commenta il mio cervello, impegnato ora a registrare come quella bocca micidiale si sia avvinghiata alla mia gola mentre un palmo di rovente pietra luna si riposa sul mio inguine, in trazione ormai da tempo.

Campane, che tintinnano da fuori, e d’istinto afferro il corpo che ho davanti ed è passato molto tempo quando riesco a separare la mia lingua dalla sua e la mia mano dal suo fallo. È soltanto per amore del Natale che mi fermo per estrarre un sacchettino, oro con velluto color sangue, e glielo porgo, “Buon Natale, volpe.”

Era nato come scherzo ed è più serio della morte mentre dita agili lo schiudono sotto occhi soffocanti. Giardini gemelli invasi da una neve raggelante, mi scrutano mentre fra le mani stringe l’assurdo tanga che ho comprato, rosso a pompon bianchi tutt’intorno, e non ricordo neanche più le migliaia di battute che avevo progettato, troppo stregato per pensare. Troppo stregato anche solo per parole senza senso, poi, mentre chinato lui si sfila maglia e pantaloni e biancheria, un dio greco nudo al mio cospetto, con un pene in erezione che indurrebbe il più ateo dei blasfemi in ginocchio ad implorare di assaggiare vino dalla coppa della belva, della fiera, della volpe e del giaguaro, per creare un nuovo culto a cui donarsi per la vita.

Occhi che scandagliano il mio istinto ormai in completo predominio, mentre con movenze di un leopardo Vig si china ed infila il mio stupido regalo, appena sufficiente a ricoprire quel suo membro, che mi attira con canti di sirene ed esotiche promesse, di Creso e di re Mida.

Dio, potrei morire contemplando la bellezza che ho di fronte. Ma è un bene che così non abbia fatto, mi sovviene, mentre vedo quel giaguaro sollevare il nastro rosso del pacchetto, legandoselo al collo da felino, in un contrasto simile a una strage d’innocenti con le carni candide e perlacee, mentre con destrezza crea un fiocco che si poggia sulla gola, abbandonando poi le braccia lungo i fianchi.

Deglutisco, le mie mani che cominciano a tremare. Ecco dunque il mio regalo, non mi resta che scartarlo di quel fiocco.

Lui, mi guarda, e poi si offre.

“Buon Natale, Orlando Bloom.”

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