.|. Risvegliarsi da un Incubo .|.

2. Rago!

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Sono qui, Are. Sono arrivato non appena ho saputo.

Sono seduto al tuo fianco e stringo la tua mano tra le mie, quasi sperando di poterti salvare trasmettendoti il mio calore.

La tua splendente bellezza è ora celata dai segni che molte lacrime hanno portato con loro…troppe lacrime hanno solcato il tuo viso…dentro di me so che la colpa è soltanto mia.

Mi sono sentito morire nell’istante in cui ho saputo esattamente cos’era successo tra voi due…istintivamente mi sono chiuso nel mio guscio…non ero arrabbiato, assolutamente! Solo, non riuscivo a crederci…

Ero deluso di te…non credevo saresti mai arrivato al punto di desiderare qualcun altro solo per togliermi dalla tua mente perché avevi il terrore di soffrire.

Più di tutto però ero deluso di me stesso perché per ben due volte ti ho lasciato volare via senza spiegazioni di alcun genere. Ho lasciato che le nostre anime sciogliessero l’abbraccio che le intrecciava in un’unica vita. Ti ho lasciato al tuo lavoro e ho fatto finta che il telefono e il campanello non suonassero mai…il dolore era troppo atroce e dilaniava mostruosamente e senza pietà me…ed evidentemente anche te.

Non riesco più a trattenere le lacrime…

Ora non mi importa più degli altri…Quegli stupidi giornalisti possono pensare tutto quello che vogliono…non mi muoverò di qui un solo istante. Non ti abbandonerò più…

Ti sto guardando…sei così bello…e così pallido…accarezzo con la punta delle dita il tuo viso, ormai così scheletrico…la tua pelle è così fredda…stai lentamente perdendo quel poco di vita che è rimasto in te…non riesco ad accettare l’idea…non voglio lasciarti cadere in questo profondo abisso…non da solo…

E il pensiero che non stai reagendo a nessuno stimolo è ancora più logorante…

Piangendo accarezzo questa piccola mano che una volta percorreva dolcemente il mio viso, pronta ad asciugare ogni mia lacrima…le tue braccia…eri solito appenderti con queste braccia alla mia nuca e guardarmi intensamente prima di baciarmi…ora invece queste braccia sono abbandonate prive di forza lungo il tuo corpo…e violate da quei tagli mal celati dalle bende, ormai intrise di quel sangue in cui il mio sole era riverso privo di sensi…e i tuoi bei capelli sempre ben curati ne erano madidi…

Sono chino su di te…ti abbraccio con la più premurosa delicatezza…non ho più parole…solo lacrime…e una preghiera, o forse una supplica: torna a splendere Are!

 

 

Anírach únad                                     Non desideri nient’altro

Egor gurth hen.                                   che questa morte.

[...]                                           […]

Egor ú-erin le devi,                                  Ma non posso lasciarti andare,

Tellin men achae,                                   siamo giunti troppo lontano,

Brennin men anann.                                 abbiamo resistito così a lungo.

Rago!                                           Resisti!

Ú-erich leithio,                                     Non puoi lasciarti andare,

Ú-erich o nîn gwanno.                               Non puoi lasciare me.

 

                                                 7 agosto 2004