.|. Incontri a Granburrone  .|.

Una premessa: avevo già scritto un secondo capitolo per Incontri a Gran Burrone, che tuttavia non ho mai pubblicato. Il motivo è semplice: non ne ero contenta!

Ammetto di avere un pò trascurato questa fic per dedicarmi alle altre, che hanno tutte come protagonisti Boromir e Legolas.. Finché ho visto The Two Towers, e Aragorn mi è piaciuto moltissimo (anche Faramir a dire il vero.. credo che sarà la mia prossima vittima).. in balìa della mia folle musa ispiratrice ho scritto tutto da capo, e questo è il risultato.. spero che vi piaccia :-)

Un baciotto a Cry, bravissima autrice, beta-reader e webmistress (http://haldir_of_lorien.tripod.com/).

Un grazie a Enedhil per essere riuscita a farmi apprezzare ulteriormente la coppia Legolas/Aragorn con le sue splendide fics. Smack!

Infine un pensiero speciale per Nadja Lee, adorabile webmistress di "Boromir: a hero's journey" (http://www.dreamwater.net/boromir/), sito fonte di divina ispirazione e causa di ricorrenti crisi mistiche. I miei ossequi.

Capitolo II

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Sì, pensò Legolas, probabilmente Aragorn aveva ragione. Ora che era di nuovo in piedi aveva seri problemi nel dirigere bene i passi e la testa gli girava terribilmente. In quel momento fu più grato che mai ai suoi accompagnatori, sicuro del fatto che da solo non avrebbe fatto molta strada.

Non notò neppure gli sguardi divertiti che Boromir e Aragorn si scambiavano ogni volta che oscillava o inciampava, impegnato com'era nel cercare di controllare la sua instabile andatura, di solito così elegante e aggraziata. E non sollevò la testa neanche quando i due uomini si fermarono, davanti a quella che era la porta della sua stanza.

"Legolas?" ogni tentativo da parte di Aragorn di contenere l'ilarità provocata dalla vista dell'etereo Elfo in quello stato pietoso fallì miseramente. Boromir, che evidentemente stava facendo di tutto per trattenere le risa da chissà quanto, sbuffò e ridacchiò quietamente, apprestandosi ad aprire la porta.

Scosso dal suo stato di momentaneo inebetimento Legolas alzò finalmente lo sguardo, lanciando un'occhiata prima all'uno e poi all'altro. Sorrise debolmente.

"Vi sono debitore" mormorò, districandosi dalla presa dei suoi accompagnatori e cercando sostegno in uno stipite della porta semiaperta subito dopo.

"Auguro a entrambi una felice notte" disse poi apprestandosi ad entrare, e prodigandosi in quello che voleva essere un inchino rispettoso.

Evidentemente non era riuscito nel suo intento, dal momento che entrambi lo fissavano con un mezzo sorriso ironico stampato in viso e le braccia incrociate davanti al petto. Come se aspettassero solo di vederlo cadere da un momento all'altro. E non dovettero aspettare molto. Solo un paio di passi e Legolas ebbe un incontro ravvicinato con i pavimenti di Gran Burrone, il tutto accompagnato da un gran tonfo e da un "ouch" che ben poco si addiceva a un principe Elfo.

Quasi immediatamente si sentì sollevare da due braccia forti, e non riuscì a fare altro che scuotere la testa e maledire quelle gambe che lo avevano tradito nel momento del bisogno. Quelle stesse braccia forti lo condussero al letto, lo aiutarono a sedersi. Non osava guardarli. Sapeva fin troppo bene che stava dando spettacolo e rimase fermo, imbarazzato, torcendosi le mani e apprezzando molto la fattura e i dettagli degli stivali di Boromir.

"Serve aiuto per togliere i vestiti?" chiese dopo qualche istante il proprietario dei suddetti stivali.

No, anche questo no, pensò Legolas esasperato. Quella sera aveva già abusato fin troppo del suo orgoglio, che ora gli suggeriva di declinare gentilmente l'offerta, congedare entrambi e vedersela da solo. Alla fine si limitò a balbettare che non era necessario e altre frasi di circostanza assortite, suonando poco convincente anche a se stesso.

Nel preciso istante in cui sentì la porta chiudersi con un debole click, qualcuno iniziò a trafficare con la sua cintura nell'intento di slacciarla. Aragorn, realizzò Legolas, riconoscendo l'anello che portava al dito. Alzò lo sguardo quanto bastava per vederlo chino davanti a lui, estremamente assorto mentre cercava di avere la meglio sull'ostinata cintura elfica. Si sentì avvampare. Tutta colpa del dannato idromele, pensò irritato. Si accorse che in quel momento i suoi pantaloni sembravano più stretti del solito, proprio poco sotto la cintura incriminata. Non sapeva, però, se era il caso di dare la colpa all'idromele anche per questo. Hmmm.

Sentì il letto inclinarsi a causa di un peso, e con sommo terrore registrò il fatto che Boromir era proprio dietro di lui. Adesso davvero non osava immaginare quello che lo aspettava. Non osava muoversi e non osava quasi respirare. Si sentiva in trappola, e i suoi sensi appannati certo non gli erano d'aiuto: fissava il vuoto con gli occhi sbarrati, aspettando con estrema apprensione la prossima mossa di quei due Uomini così pieni di attenzioni nei suoi confronti. Premurosi, davvero. Anche troppo.

Neanche sentire il respiro di Boromir così vicino gli era d'aiuto. Uh-oh. Pericoloso, la bocca di un Uomo vicina al tuo collo. Pericoloso, e altre cose. Maledì mentalmente tutti i pantaloni troppo stretti cuciti fino a quel giorno e anche quelli non ancora cuciti.

Dopo aver finalmente abbandonato la cintura ribelle sul pavimento con un ghigno vittorioso, Aragorn pensò bene di dedicarsi agli stivali di Legolas. Che non opposero eccessiva resistenza, con suo immenso sollievo.

Una tortura, ecco cos'era. Era pura tortura guardare Aragorn in ginocchio davanti a lui intento a spogliarlo, ed era pura tortura sentire il corpo di Boromir premuto contro la schiena mentre cercava di sfilargli la tunica. Cercò di rassicurarsi pensando che in condizioni normali tutto ciò non avrebbe avuto alcun effetto su di lui. Naturalmente. Se si sentiva così teso, frustrato e soprattutto turbato la colpa era tutta dell'alcool, di nuovo. L'unico problema era che mentre la testa gli imponeva di rimanere calmo e comportarsi come se niente fosse, il suo corpo rispondeva alle sollecitazioni dei due Uomini con grande entusiasmo. Troppo entusiasmo.

Si accorse che Aragorn lo stava fissando dal basso, con una strana espressione negli occhi. Hm. Che si fosse accorto anche lui dei pantaloni troppo stretti? Decisamente non si trattava di una ipotesi incoraggiante. Le sue mani sui fianchi, un attimo dopo. Come temeva. Deglutì nervosamente e lasciò che Boromir lo liberasse definitivamente della tunica senza fiatare, mentre le mani abili di Aragorn si apprestavano ad abbassare i pantaloni incriminati. Mani che si fermarono improvvisamente, quando il loro proprietario realizzò che sotto tale indumento l'Elfo non portava assolutamente niente. Con un sorriso malizioso che non prometteva niente di buono dipinto in volto, lanciò un'occhiata prima a Legolas e subito dopo a Boromir dietro di lui. Ovviamente l'Elfo non fece altro che arrossire fino alla punta delle orecchie e rimanere passivo, temendo che una sua mossa sarebbe servita soltanto ad incoraggiarli e peggiorare la situazione.

Boromir, dal canto suo, non sembrava aver bisogno di alcun incoraggiamento. Inginocchiato sull'ampio letto dietro a Legolas, senza alcun preavviso lo tirò a sé cingendogli il petto nudo, azione che strappò un sussulto e un gemito allo sbalordito Elfo. Gemito seguito subito dopo da un altro ben più udibile, quando realizzò a sue spese che la combinazione della barba ruvida dell'Uomo e della calda umidità della sua lingua sul collo era ben più pericolosa di quanto temeva. Lo lasciò fare. E stavolta partecipò attivamente, inarcando la schiena e gettando indietro la testa. Offrendo il collo e tutto sé stesso a Boromir, lasciando da parte le sue precedenti preoccupazioni: a quelle avrebbe pensato più tardi. Impedì all'imbarazzo di sopraffarlo quando realizzò che voleva tutto questo, e lo voleva davvero. Si lasciò finalmente andare.

Pochi attimi dopo i pantaloni troppo stretti raggiunsero la massa disordinata di indumenti abbandonati sul pavimento.

Aragorn non riusciva a staccare lo sguardo da quella visione: rimase in piedi davanti al letto per qualche minuto con gli occhi fissi in quelli di Legolas, che adesso erano scuri e turbolenti come il mare. Come non li aveva mai visti prima. E vederlo così, abbandonato alle sensazioni, completamente nudo e assolutamente splendido nella sua vulnerabilità, gli fece mancare il fiato. E maledire a sua volta tutta la categoria dei dannati pantaloni troppo stretti.

"Heltho" mormorò Legolas senza fiato, gli occhi ancora persi in quelli dell'Uomo. Che fu ben lieto di obbedire. Si liberò in tutta fretta dei suoi indumenti, che andarono a far compagnia a quelli già abbandonati sul pavimento, e guardò di nuovo l'Elfo, in attesa, sorridendo nervosamente.

Dopo un'occhiata soddisfatta al corpo muscoloso e abbronzato di Aragorn, Legolas lo invitò finalmente a raggiungerli sul letto con un cenno della testa e un sorriso malizioso. Di nuovo l'Uomo fu ben felice di accontentarlo. Boromir, nel frattempo, aveva interrotto le sue attività per lanciare occhiate curiose ai due. E venne colto decisamente di sorpresa quando la bocca di Legolas catturò la sua in un bacio, mentre dita agili si occupavano dei bottoni della sua tunica. Rispose al bacio inaspettato con fervente entusiasmo, chiudendo gli occhi rapito e affondando le dita in una cascata di capelli d'oro. Aragorn, che ne aveva abbastanza di stare a guardare passivamente, si avvicinò ai due e contribuì attivamente rimuovendo prima la cintura e poi gli stivali dell'altro Uomo, mentre Legolas si premurava di liberarlo da dei pantaloni ancora una volta troppo stretti.

"Bacialo."

Aragorn non riuscì ad impedirsi di sussultare, e guardò Legolas interrogativamente. Probabilmente aveva capito male.

"Cosa?"

"Bacialo."

"Boromir?"

"Non vedo nessun altro qui, a parte noi tre" rispose l'Elfo, sforzandosi di non ridere per l'evidente imbarazzo dipinto sul viso del ramingo. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non gli avrebbe lasciato vincere la sfida. E questo rendeva la cosa molto, molto interessante.

Aragorn deglutì e spostò lo sguardo su Boromir, che senza dubbio era a disagio almeno quanto lui: questo non rientrava affatto nei loro piani.

Chiamando a raccolta tutto il suo coraggio gli si avvicinò esitante, posando lo sguardo in due stupiti occhi grigi. E lo baciò. Non era affatto male, oltretutto. Fu ancora meglio quando Legolas si inginocchiò accanto a loro, strappando baci tanto rapidi quanto appassionati prima all'uno e poi all'altro; finché i due si fermarono, scambiando uno sguardo d'intesa in mezzo ai respiri affannosi.

Un attimo dopo Legolas si trovò steso sulla schiena, immobilizzato. Ma ai due Uomini bastò uno sguardo al bel viso dell'Elfo stravolto dal desiderio per capire che non c'era alcun bisogno di tenerlo fermo.

 

..the end :-P