.|. Incontri Inaspettati .|.

Seconda Parte

~

Tolkien aveva sempre parlato molto degli Elfi. Aveva imparato a memoria tutto ciò che riguardava loro, tutto ciò che c’era scritto nel “Signore degli Anelli”. Ricordava tutto riguardo Lórien. L’entrata della compagnia nella foresta, il canto di Legolas, il primo incontro con Haldir ed i suoi fratelli…. Tutto gli passava davanti come un film. Si ricordava con emozione e nostalgia quando girò quelle scene. Nel regno degli Elfi sulla Terra si sentiva a suo agio, e ora che era nel vero Regno si sentiva ancora meglio. Si sentiva come a casa, come se fosse sempre vissuto in quel posto, forse era il legame inconscio che l’aveva sempre legato a Legolas, o forse…. Non sapeva darsi una reale spiegazione.

Orlando si guardò attorno. Aveva una luce meravigliata che gli brillava negli occhi. Lórien era bella al di fuori di ogni immaginazione. Si sentiva in soggezione. Stava per incontrare la Dama della Luce. Chissà cosa aveva pensato lo scrittore la prima volta che la vide. Certamente era rimasto abbagliato dalla sua bellezza ed eleganza. E cosa aveva provato? Sicuramente sapeva cosa stava provando lui stesso in quel momento. Ansia per l’attesa e una profonda curiosità misto alla paura.

Erano in attesa alla grande scalinata. Era molto più imponente di quella che il regista aveva ricreato negli studi cinematografici. Si voltò verso Haldir che gli sorrise. Il Guardiano l’aveva colpito moltissimo. Era molto alto, lui in confronto si sentiva piccolo, e imponente. Il corpo atletico e muscoloso e quegli splendidi capelli che sicuramente erano setosi come quelli di Legolas. Emanava molta sicurezza e non era pieno di sé come si era immaginato leggendo il libro, avrebbe però voluto vederlo alle prese coi nani.

Alla sua destra vi erano Rumil e Orophin, i due gemelli fratelli di Haldir. Anche loro erano molto belli e atletici. Non avevano l’imponenza del fratello, ma davano la stessa sensazione di sicurezza. Entrambi stavano guardando verso la scalinata, i loro sguardi sembravano incatenati ad una figura nascosta. Le loro mani stringevano gli archi.

Non si udiva alcun rumore, come se la Natura fosse in attesa del Lord e della Lady di Lórien. Sentiva la tensione di Legolas accanto a sé. Aveva saputo che non era la prima volta che li vedeva, ma gli aveva confessato, che ogni volta era come fosse la prima. Ogni volta la Lady e il Lord rapivano il suo sguardo e il suo cuore facendogli provare sensazioni e sentimenti difficilmente spiegabili.

Si domandava che impressione avrebbe fatto lui alla Lady e al Lord. In fondo era completamente diverso da loro anche se era un Uomo. Per fortuna, Legolas gli aveva dato, qualche giorno prima, degli abiti più consoni alla Terra di Mezzo. Cosa avrebbero pensato di lui se si fosse presentato con i jeans. Sorrise fra sé. Si guardò. Non riusciva a non pensare a come si sentiva in imbarazzo vestito così da Legolas nella vera Terra d Mezzo. Durante la registrazione del film non si era mai sentito così.

 

Haldir guardò il nuovo venuto e gli sorrise. Legolas aveva cercato di spiegargli da dove veniva, ma non era stato molto preciso nella descrizione, forse non era sicuro nemmeno lui da dove venisse. Certamente era un tipo interessante. Alto, snello e muscoloso. Quei capelli corti scuri, e quegli occhi che rapivano.

Il Guardiano si domandava come avesse fatto a passare il confine tra i due mondi. E perché lui? E per quale motivo? Queste e moltissime altre domande gli ronzavano in mente e la maggior parte erano senza risposta, almeno per il momento. Sperava infatti che la Lady o il Lord potessero dargli qualcuna di quelle risposte.

Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era certo che quel giovane avrebbe portato novità positive alla Terra di Mezzo. Forse era un messaggio che i Valar avevano mandato agli abitanti della sua dimensione. Ma che voleva dire dimensione? Era una parola che gli aveva detto Legolas mentre viaggiavano tra gli alberi di Lórien verso la città.

Gli alberi avevano reagito positivamente alla presenza di quello straniero. Lo avevano salutato, ma Orlando, che strano nome aveva, non li aveva percepiti. Non si stupì affatto visto che la sensibilità di percepire la natura sembrava essere sconosciuta in lui.

Una cosa che l’aveva fatto quasi scoppiare a ridere, era vedere questo giovane a cavallo assieme a Legolas, avvinghiato alla vita dell’Elfo per paura di cadere. Ma Legolas non gli aveva spiegato che i loro cavalli non lasciavano mai cadere i loro cavalieri?

Guardò Legolas con aria interrogativa, ma l’Elfo non percepì il suo sguardo. Haldir sapeva che era in trepida attesa per l’arrivo della Lady e del Lord, e in fondo lo capiva.

Legolas gli aveva detto che Orlando proveniva dal mondo in cui era vissuto quel leggendario scrittore che aveva narrato della Terra di Mezzo. Si domandò cosa mai avesse potuto raccontare questo scrittore. Haldir, in fondo al cuore, era sempre stato convinto che quello scrittore che aveva visitato il suo mondo non fosse una leggenda ed a quanto pare aveva ragione.

 

Un lieve fruscio annunciò l’arrivo del Lord e della Lady. Tutti gli sguardi furono calamitati verso quella direzione. Il Lord e la Lady quella mattina erano più raggianti del solito. La loro luce invase tutta la rampa delle scale e l’ingresso. Scesero lentamente le scale.

Celeborn fissò il suo Guardiano e lo salutò con un cenno del capo. I loro sguardi si incrociarono per un lunghissimo momento. Haldir rimase incatenato a quello sguardo. Il cuore prese a battergli violentemente come gli capitava ogni volta che il suo Lord lo guardava così intensamente negli occhi.

Galadriel guardò invece il nuovo venuto. Orlando tenne a fatica lo sguardo della Dama. Una goccia di sudore gli scese lungo la fronte.

“Mea govannen, Legolas Thraundillian”.

La dolce voce della Dama toccò le corde più profonde dell’animo di Orlando.

Legolas abbassò lievemente in capo in saluto, ma non riuscì a trovare la voce per rispondere.

“Mea govannen Orlando. Questo è il tuo nome, vero?”

“Sì, Lady, questo è il mio nome”.

Orlando si sentiva in soggezione. Gli sembrava che la sua voce venisse da lontano, che non fosse realmente lui a parlare.

“Ti do il benvenuto nel Regno degli Elfi nella Terra di Mezzo. Che il tuo soggiorno sia piacevole. Qui troverai tutto ciò che necessita per la tua permanenza. L’amicizia degli Elfi rimarrà per sempre nel tuo cuore”.

“Haldir ed i suoi fratelli si occuperanno di te e del principe Legolas. Questa sera, Galadriel ed io, vi aspettiamo a cena, per poter parlare con più tranquillità”.

“Ora vai, giovane Orlando, e riposa”.

Come erano venuti se ne andarono. Orlando rimase a fissare a lungo in silenzio il vuoto lasciato dal Lord e dalla Lady. La loro apparizione era stata come un sogno. Sembravano due angeli scesi dal cielo che avevano scelto proprio lui.

“Orlando?”

La dolce voce di Haldir lo distrae dai suoi pensieri. Quando Orlando si voltò vide che Haldir gli stava sorridendo nuovamente. Si sentì sollevato dalla presenza dell’Elfo sorridente accanto a lui.

“Vieni devi riposare, la Lady ha ragione, sei molto stanco”.

Orlando annuì semplicemente. Ora che Celeborn e Galadriel se n’erano andati iniziava a sentire la stanchezza. Avevano viaggiato due giorni nella foresta senza fermarsi. Aveva dormito appoggiato alla schiena di Legolas. Quel dolce profumo… quel respiro regolare e tranquillo l’avevano dolcemente cullato. Le melodiosi voci Elfiche erano state per lui come una piacevole ninnananna che gli aveva ricordato quella che gli cantava sempre sua madre quando la notte si svegliava dopo un terribile incubo.

Orlando seguì Haldir che gli faceva strada tra un’intricatissima via tra gli alberi. Era sicuro che non si sarebbe mai ricordato della strada. Vicino a lui camminava silenzioso Legolas che sembrava ascoltare qualcosa che lui non udiva. Che gli alberi di Lórien parlassero come aveva detto lo stesso Tolkien? Non aveva coraggio di fare quella domanda, come fosse timoroso di cancellare quella magia e di svegliarsi nella sua camera a Los Angeles.

Il talan che Haldir gli assegnò era molto ampio, preparato per due persone. Guardò Legolas che sorrise. Per fortuna avevano preparato due letti separati. Orlando scelse quello più lontano dall’entrata. Aveva bisogno di tranquillità e Legolas lo lasciò fortunatamente da solo.

 

Legolas guardò Orlando. Aveva capito che aveva bisogno di rimanere da solo. Per lui non era un problema visto che lui stesso aveva bisogno di pensare.

Uscì silenziosamente dal talan. Orophin e Rumil erano rimasti vicino all’entrata e quando lo videro fecero atto di avvicinarsi, ma Legolas li fermò.

L’Elfo si allontanò lentamente, nonostante avesse voglia di correre via, lontano da Orlando.

Camminò a lungo. Percepiva il canto degli alberi. Sembrava volessero dirgli qualcosa, ma in quel momento non vi prestava alcuna attenzione. La sua mente era troppo occupata a pensare all’ultima notte che aveva passato con Orlando lontano da Lórien. Lo aveva tenuto stretto a sé fino la mattina seguente. Aveva avuto la possibilità di ammirare la sua bellezza e purezza, talmente perfetta che sembrava essere un Elfo. Quella pelle vellutata e quei movimenti che gli indicavano cosa stesse sognando in quel momento.

Quella notte c’erano state le stelle. Un cielo che sembrava non avere zone buie, ma sembrava un unico ammasso di stelle. Quello spettacolo gli aveva mozzato il fiato. Uno splendido coronamento ad una notte tranquilla.

Ma Orlando l’aveva rifiutato, allontanandolo da sé per sempre. Ne soffriva moltissimo di quella decisione, ma l’avrebbe rispettato. Lui era un Elfo e gli Elfi non facevano mai del male ad altre persone o animali che fosse, soprattutto se la persona era amata. No non avrebbe più tentato di convincere Orlando a fare ciò che lui non voleva. Avrebbe messo nel profondo del suo cuore l’amore per Orlando, anche se avrebbe sofferto, ma che importava? Nulla. In realtà avrebbe sofferto molto di più a far soffrire chi amava. Sarebbe certamente stato molto difficile sopportare la sua vicinanza, ma doveva farlo per… per il suo amico… non avrebbe mai più dovuto pensarlo come l’uomo che amava, ma come persona amica, ma ci sarebbe riuscito? A quella domanda non sapeva dare risposta, ma avrebbe tentato, o se avrebbe tentato!

Sentiva un enorme peso al cuore, ma lentamente la ferita sarebbe guarita, anche se temeva che sarebbe bastato un semplice sguardo di Orlando per crollare.

Doveva farlo… Orlando era stato molto chiaro. Non voleva una relazione con lui.

 

Orlando rimasto da solo si sedette sul letto. Era molto stanco, ma non riusciva a dormire. Ricordava attimo per attimo l’ultima notte passata con Legolas. Il bacio con cui l’Elfo gli diede la buona notte e il suo caldo abbraccio che lo coccolava.

Quel bacio, dato sulla fronte, lo faceva ancora fremere, dalla testa ai piedi. Quelle labbra vellutate che gli sfioravano la fronte lo facevano sentire bene, in pace con sé stesso.

Si era accoccolato fra le sue braccia, e Legolas lo aveva protetto anche con le gambe. Orlando aveva sentito l’eccitazione di Legolas e aveva pregato che riuscisse a trattenersi. C’era riuscito a fatica, e certamente Legolas era stato nella medesima situazione. Però l’eccitazione di Legolas l’avvertiva ancora. L’aveva distinta senza fatica attraverso i pantaloni.

Poi Legolas l’aveva circondato col suo mantello per proteggerlo dal freddo della notte. Il calore del mantello e quello di Legolas si erano mescolati. Non si era mai sentito tanto sicuro e protetto in vita sua.

Ma cosa gli stava succedendo? Possibile che provasse dell’amore per Legolas, per sé stesso, per una persona del suo stesso sesso? Si sentiva confuso, non aveva mai provato quelle sensazioni che aveva provato con Legolas. No, non poteva essere. Sicuramente stava fraintendendo i suoi sentimenti. Non poteva essere. Lui, l’idolo delle donne del suo paese, il dongiovanni, non poteva essersi innamorato di un altro uomo.

Si alzò. La finestra del suo talan dava su una splendida vista di Lórien. Gli alberi erano veramente imponenti e gli Elfi, grazie alla loro maestria, erano riusciti a costruire una città sospese fra le loro fronde senza dovere tagliare nessun ramo. Ne era affascinato.

In lontananza vide una figura familiare. Legolas era appoggiato ad una ringhiera finemente intarsiata. Lo guardò. Il suo corpo, i suoi glutei…. Il suo sguardo scivolò più volte lungo tutto corpo dell’Elfo come se fosse stata la sua linfa vitale.

Le sue mani forti… sentiva ancora le sue mani forti che stringevano le sue, ma senza fargli male. Come avrebbe desiderato che gli esplorassero il suo corpo, che gli dessero piacere, ma non era giusto…. Legolas era un Elfo e lui un uomo mortale, un uomo dello stesso sesso di Legolas…no non era giusto, ma per quanto tempo avrebbe potuto resistere ancora al fascino di Legolas? Era quello vero amore? O se non lo era, che cosa era in realtà?

Guardò nuovamente Legolas. Chissà cosa stava pensando l’Elfo. Si stava ponendo le sue stesse domande, o tutto ciò gli era completamente indifferente? Sembrava essere immobile. Avvertiva o meno il suo sguardo?

Dietro le spalle sentì un lieve rumore. Quando si voltò vide Rumil che lo stava guardando.

“Mi spiace disturbati, Orlando, ma Lady Galadriel e Lord Celeborn ti stanno attendendo per la cena. Legolas ci raggiungerà lì”.

“Grazie…. Rumil, vero? Fra cinque minuti sono pronto”.

Non gli piaceva fare aspettare Celeborn e Galadriel, ma certo non si poteva presentare in quello stato. Era sconvolto. Si sciacquò il volto e si sistemò per poi raggiungere Rumil che lo attendeva pazientemente.