.|. Loss - Neve .|.

6. Il Velo della Notte

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“Da quanto tempo, Arwen?”

“Da sempre, Estel… contro il volere di mio padre, contro le aspettative della mia razza, contro le decisioni dei Valar!”

“Sei convinta di quello che fai?”

“Ogni notte, se mi vorrai, sarò da te e sarò con te, perché sei solo tu colui che desidero!”

 

Così ci lasciamo, provo una fredda assenza nel sentire la sua mano scivolare via dalla mia.

La vedo correre lungo il corridoio e scomparire dietro l’angolo.

Abbasso gli occhi e mi avvio alla finestra, respirando profondamente l’aria fresca del mattino… mi sento sereno… mi sento felice.

Ho ancora sulle mie labbra il sapore delle sue labbra, sul mio corpo, il calore del suo corpo, e dentro di me, le emozioni che ha saputo trasmettermi.

Ora mi sento più tranquillo.

Ha confermato il suo amore, ha risposto ai miei dubbi, ma d’improvviso, i miei occhi si fanno nuovamente tristi… come farò a stare senza di lei quando dovrò partire per la Guerra dell’Anello (così l’ha chiamata mio padre)?

Potrei rinunciarvi…

Potrei rinunciare al mondo degli Uomini e a Minas Tirith…

Potrei credere al caso, e lasciare che tutto cada in rovina per amor suo…

“Come posso anche solo pensare una cosa del genere?” dico, dopo un istante, prendendomi la testa fra le mani.

Ho solo ventiquattro anni ed ho paura.

Questa è la verità.

Vorrei vivere come tutti gli altri, pensare alla mia donna e alla felicità della nostra famiglia…

Ma questo a me è precluso.

Rialzo il volto contro il cielo, e decido che per quel giorno non voglio aver a che fare con nessuno.

Me ne starò chiuso nella mia stanza in solitudine.

 

La notte è scesa rapidamente, e le ore del giorno non hanno certo portato via i miei pensieri.

Fuori ha ripreso a nevicare…

Che strana magia.

Al mattino, quando sorge il sole, la neve si scioglie del tutto, lasciando spazio a qualcosa di diverso, mentre alla sera, ritorna, per cambiare nuovamente il mondo con il suo mantello bianco.

Mi sento come la neve, stanotte.

Freddo e gelato.

Inconsistente.

Tra poco Arwen forse verrà da me, e condivideremo ciò che abbiamo sempre desiderato.

Mi dimenticherò dei miei doveri e delle mie paure, mi addormenterò accanto a lei in quella quiete che sa regalarmi, finché non sorgerà una nuova alba.

E poi? Tutto ricomincerà ad essere come prima.

Fino al giorno del Consiglio, fino alla partenza, fino al definitivo addio.

Guardo i fiocchi fuori dalla finestra, li guardo intensamente, penso a lei… ma il mio pensiero, stranamente… resta incompleto.

Il suo volto perde nuovamente di nitidezza, la neve sembra non appartenerle, e come può? Come può? Mi domando io, dato che la neve è la cosa a cui tengo di più.

Lei la comprende, ma non la vive.

Io la vivo, anche se non la comprendo.

Sono irrazionale, vivo d’istinti e di sensazioni, mi libero fin quando lo desidero, senza limiti, esattamente come questi fiocchi ribelli che cadono dal cielo finché ne hanno voglia.

La notte sopraggiunge e mi rendo conto che la notte non è di Arwen.

Manca qualcosa, qualcosa con cui unirmi del tutto, senza trascurare la neve.

Scuoto la testa. Forse sto impazzendo.

Credo che passerà ancora un po’ di tempo, prima che lei raggiunga la mia stanza.

Così decido di concedermi un bel bagno caldo, sperando che l’acqua affoghi i miei pensieri.

 

Non appena che entro nella Sala del Riposo (vedi ‘bagno turco’!!! ;-ppp), un intenso e appiccicoso calore m’invade.

E’ così piacevole sentirsi protetti al caldo,mentre fuori nevica e si gela.

Il silenzio della stanza sembra rilassarmi i sensi per qualche momento, chiudo gli occhi, inclino un poco la testa all’indietro ed esalo tutto quel salutare calore.

Poi, inizio a slacciarmi lentamente i primi lacci della casacca e lascio che quello stesso calore mi raggiunga la pelle nuda del mio petto.

Intravedo una vasca già piena d’acqua fumante… gli Elfi non lasciano mai nulla impreparato… mi basta prendere i sali profumati e riempirla ora di quelli per poi concedermi il mio risposo.

Assaporo con la mente quel piacevole pensiero, e mi libero rapidamente degli ultimi vestiti, per poi dirigermi verso la vasca.

Introduco un piede nell’acqua, poi l’altro, finché m’immergo del tutto, colorando con un profondo respiro di piacere quel languido momento di solitudine che sembra felice di accogliermi.

Là dentro, ogni mio pensiero si tacita, ogni mia preoccupazione, ogni mia ansia.

Sento soltanto l’immobile fruscio dell’acqua che si muove secondo i miei sospiri, e con la mente riesco ad immaginarmi il dolce rumore dei fiocchi di neve che si posano a terra, sebbene la finestra sia chiusa.

Trascorre un po’ di tempo in cui riesco a percepire soltanto me stesso, quando d’improvviso uno scricchiolio del legno mi ridesta di colpo.

Mi sento un po’ intorpidito, forse mi ero addormentato e non me ne sono accorto, ma i miei occhi appena offuscati dalla stanchezza e dai fumi caldi intravedono la sagoma di una persona che fa per entrare nella stanza.

Non mi ci vuole molto per riconoscerla… il suo incedere deciso, i suoi tratti perfetti, la sua altezza…

“Anche tu qui?” esclama, appoggiando in un angolo il grande asciugamano che aveva portato con sé.

“Sì, Legolas…” rispondo, mentre istintivamente con una mano cerco di spostare più schiuma possibile sulle parti intime del mio corpo.

Non so perché, ma mi sento in imbarazzo.

“Questo è il momento migliore della giornata per farsi un bagno!” commenta dopo poco “Quasi tutti nel palazzo sono andati a dormire, e non c’è nessuno che possa disturbarti!”

Strano. Non fa domande. Non mi chiede perché quella sera non sono venuto a cena.

“Non lo trovi singolare? Appena cala il sole ricomincia a nevicare…” continua.

“Escursione termica… ora fa più freddo!” rispondo quasi meccanicamente io.

Non riesco a concentrarmi sulle parole, i miei occhi sono fissi su di lui, e la mia mente rifiuta di credere ciò che Legolas si accinge a fare…

“Escursione termica ogni notte, dici…? La neve qui è quasi perenne… non credi che potrebbe trattarsi di una sorta di segnale?” dice, mentre, candidamente, inizia a slacciarsi i bottoni della tunica.

“Qua..quale segnale…?” domando, mentre il mio sguardo non può fare a meno di soffermarsi sui movimenti di quelle splendide dita.

Si finisce di slacciare completamente la tunica… si volta.

“Come tutte le cose, anche la neve ha un significato, anch’essa ci parla e vuol dirci qualcosa… non scende dal cielo così tanto per scendere…”

Si arresta un attimo. Mi sembra d’intravedere sul profilo del suo volto un sorriso malizioso, ma devo sbagliarmi, devo…

Lascia scivolare la tunica a terra, e rimane scoperto, nudo sotto ai miei occhi.

Per la prima volta.

Mi mordo le labbra, afferro con forza i bordi della vasca, e stringo l’una contro l’altra le cosce, come per impedire che quell’assurda lingua di calore bollente mi raggiungesse anche in quel punto… soprattutto in quel punto.

D’un tratto, come se fosse la cosa più naturale del mondo, si china in avanti per raccogliere il suo abito e riporlo su una sedia… è un gesto veloce, ma a me sembra che Legolas indugi per un momento interminabile.

Vedo il suo corpo tendersi e le sue natiche bianche e scolpite proprio sotto ai miei occhi… e quei movimenti impercettibili in avanti…

“Le..Legolas… cosa stai… facendo?” balbetto, cercando però di mantenere il tono della mia voce il più normale possibile.

“Mi sto spogliando!” risponde risoluto.

“Appunto! Cioè no… ti sei spogliato davanti a me!”

“E allora…?” sussurra, voltandosi appena.

“Io sono… io mi sento in imbarazzo…”

“Estel, ma è la cosa più naturale del mondo… noi Elfi usiamo sempre fare cose assieme, vestiti o non… andare al fiume assieme… bagnarci assieme…”

Bagnarci assieme…

Credo di stare per impazzire.

Mi era sembrato che avesse pronunciato quelle ultime parole volontariamente, abbassando il tono della voce per renderla più roca e sensuale.

“Davvero? Noi… noi Uomini non abbiamo queste abitudine… o almeno non con una persona dello stesso sesso!” ribatto, cercando di controllarmi, di dare un perché a quell’eccitazione violenta ed improvvisa.

“Ahh… ora capisco…” mormora, inclinando un poco indietro la testa e voltandosi poi verso di me. Deglutisco, come se mi mancasse l’aria “E’ questo che imbarazza il mio ramingo guerriero…? Condividere una stanza con un altro uomo, o con un elfo se preferisci…?”

“No… condividerla con un altro uomo nudo!” ribatto, illudendomi di aver riacquistato un po’ di potere.

Mi sorride. Si avvicina a me lentamente.

Rassomiglia ad una splendida statua di marmo bianco, ad una creazione di ghiaccio, costruito dalle abili mani dell’ Inverno.

Trattengo il respiro… nulla in lui appare volgare, neppure il suo vigore che sembra aver iniziato anch’egli a rispondere ad emozioni profonde.

“Co..cos’hai intenzione di fare?”

Mi sorride di nuovo, e per un istante rivedo sul suo volto quell’espressione beffarda di un tempo.

Forse non è cambiato del tutto, o forse ha semplicemente cambiato il suo modo di giocare.

Si accovaccia accanto a me, e porta una mano dentro l’acqua della mia vasca.

“Legolas!”

“Calmati, Estel! Voglio solo… sfiorare quest’acqua!”

E così infatti fa.

Vedo le sue dita muoversi avanti e indietro sulla superficie bagnata, creando piccoli cerchi concentrici. Mi spingo, teso come non mai con la schiena contro il marmo, affinché lui non sfiori, affinché lui non senta.

Ma un'altra parte del mio corpo fa l’opposto, detiene regole diverse dalle mie, e mi spinge verso l’alto, a cercare con il ventre quella mano, l’unica cosa che potrebbe saziare la folle eccitazione che mi ha colto in quel momento.

Credo che non potrò resistere più di tanto.

Legolas è immobile, e tiene sadicamente gli occhi fissi su quel punto, nascosto soltanto dalla schiuma, mentre incalza con i suoi lenti ed esasperanti movimenti.

Desidero essere quell’acqua ed essere carezzato da lui… mi sento bruciare a quel pensiero, e d’improvviso un’immagine mi attraversa la mente e spezza del tutto le mie difese… io… disteso a terra, completamente in un suo potere, sotto alle sue dita, sotto al suo respiro, sotto ai suoi occhi e al suo calore.

“Legolas…” gemo, non riuscendo più a trattenermi.

“Cosa, Estel…?”

“Ti… ti prego smettila!”

“Smettere… di carezzare l’acqua…?” domanda.

E d’improvviso la sua voce mi sembra innocente, ma innocente davvero.

Spalanco gli occhi che avevo tenuto fin a quel momento serrati ed incontro il suo sguardo.

Non c’è più nulla della malizia di prima, mi guarda interrogativo, guarda meravigliato le mie guance rosse, il mio corpo teso e le mani aggrappate ai bordi della vasca.

Possibile che abbia frainteso le sue intenzioni?

“Pe..perdonami Estel… io non credevo… non volevo… ecco io… dimentico troppo spesso che tu sei un Uomo e…”

Gli appoggio due dita sulle labbra, che non avevo cessato di guardare. Gli sorrido.

“Sssht… non dire nulla…”

Abbassa gli occhi e rapidamente si avvia verso la sua vasca.

S’immerge rapidamente, appoggiando la testa sul bordo e chiude gli occhi.

Valar… com’è meraviglioso.

La sua innocenza mi ha fatto bruciare ancora di più.

Continuo a guardarlo per un lungo istante… sembra dormire… immerso nella pace dei sensi… il rumore del suo sospiro assomiglia alla melodia dei fiocchi di neve quando cadono dal cielo.

Guardo fuori… nevica ancora…

Legolas…

Così simile alla neve stessa…

“Legolas…”

“Dimmi…”

“Voi Elfi fate… insomma… fate così fra di voi…?”

“Intendi dire se facciamo il bagno insieme? Ti ho già detto di sì!”

Abbasso gli occhi.

“No, non questo… voglio dire… dopo… insomma… oltre al bagno… oltre…”

“Baci e carezze…?” mi sorride dolcemente “Ma certo che sì…”

Alla sola immagine spalanco gli occhi.

“Quando ci ritroviamo per caso in momenti come questi, uno di noi si bagna, mentre l’altro se ne ha voglia, gli carezza un po’ le spalle, o la schiena, o il petto… gli sfiora con le labbra i punti dove sa che può dargli piacere, e l’altro così si rilassa più facilmente…”

“Si… si rilassa, dici?” balbetto, mentre il mio respiro diviene sempre più affannoso.

“Si, Estel… non c’è nulla di strano… è un dono che ci facciamo, un segno del nostro reciproco affetto!”

“L’hai fatto molte volte?”

“Lo faccio sempre!”

Lascio scivolare una mano nell’acqua. Non oso avvicinarla alla mia eccitazione. Credo di stare per raggiungere il limite.

“Desideri che ti dia un po’ di piacere, Estel…?”

Quelle parole mi raggiungono come un sussurro dolcissimo, come una cosa tanto agognata, come qualcosa che da sempre avevo desiderato sentirmi dire da quelle labbra.

Mi volto verso di lui con gli occhi sgranati, ma al contrario mio, vedo che mi sta guardando con una grande naturalezza e serenità.

“Vuoi…?” ripete ancora.

Quella dolcezza, quella dolcezza a me sconosciuta è troppo, troppo per me.

Scuoto la testa, faccio per alzarmi, devo andarmene, devo…

“Si, Legolas… mi piacerebbe…”

Si alza lentamente, e senza mettersi nulla addosso mi raggiunge e fa per infilarsi nella mia vasca.

“Spostati in avanti!”

“Cosa?”

“Spostati un po’, altrimenti io non ce la faccio a entrare!”

Seguo le sue parole come se fosse un ordine.

Gli faccio spazio, lui s’immerge e si posiziona dietro di me.

Non appena sento il calore del suo petto contro la mia schiena chiudo gli occhi, ma a differenza di ciò che mi aveva detto, riesco tutt’altro che a rilassarmi.

“Sei teso, Estel…” sussurra, iniziando a massaggiarmi le spalle.

Mi appoggio contro di lui, e rapidamente le sue mani scivolano sul mio petto.

Può sentirmi, ora può sentirmi davvero… i battiti del mio cuore, la tempesta che infuria dentro di me… contro la mia volontà.

Eppure non dice nulla… silenzioso, come i fiocchi di neve, che, senza vederli, sto contemplando.

“Non… sei più la stessa persona, Legolas…”

“Tu dici…?” mi risponde, continuando a carezzarmi il petto.

“Un tempo non mi avresti mai fatto una cosa del genere…”

“Un tempo…”

“Hai detto che fare queste cose a qualcuno, per voi Elfi è segno d’affetto… perché allora lo stai facendo a me?”

Non ottengo risposta. Le uniche tramite alle sue parole sono le sue mani che iniziano a muoversi con più cura sul mio corpo.

“Ti piace…?”

Ah, se solo potesse sentirmi, se solo sentisse la tempesta di desiderio che ha scatenato dentro di me!

“Si che mi piace… a chi non piacerebbe…”

Si ferma un istante, poi… indugiando un poco, allunga le braccia lentamente verso il basso.

Ma gliele fermo con decisione.

“No!” sussurro.

“Perché?” ribatte, con un moto di frustrazione nella voce.

“Non puoi. Non devi!”

“Desidero solo darti piacere, Estel!”

Scuoto la testa e allontano le sue mani dal mio corpo.

“Ho… ho bisogno di un altro tipo di piacere in questo momento Legolas, diverso da quello che puoi darmi tu!” concludo, facendo per alzarmi.

“E cosa ti fa credere che io non voglia darti proprio quel tipo di piacere?”

Ricado contro di lui.

Stavolta completamente disarmato. Inerme. Del tutto.

Non può essere. Non può essere vero. Non può aver capito.

IO NON POSSO DESIDERARLO!

Non posso desiderare che sia lui a darmi piacere quando probabilmente nella mia stanza c’è già Arwen che mi aspetta.

Ho baciato lei questa mattina. Ho toccato lei, abbracciato lei… ho desiderato lei… è lei che amo, è lei che…

“Legolas no…” riesco solo a mugolare, quando sento nuovamente le sue mani scorrere sul mio petto, poi sul mio ventre ed infine… “No…”

“Lasciami fare!”

Getto indietro la testa, mi tendo contro di lui, e non riesco a zittire un gemito acuto, quando sento le sue dita richiudersi su di me.

Sa muoverle con maestria, con dolcezza e con rapidità… per poi rallentare ancora, carezzarmi un po’ la punta, scivolare nuovamente a fondo.

Ed io gemo, gemo, in balia dei suoi giochi, succube della sua abilità.

Ma non c’è dominio in quei gesti, non c’è prevaricazione… c’è una profonda e immensa tenerezza…

Perché? Perché? Perché?

Non riesco a capirlo.

Mi spingo ancora contro di lui, ed egli solleva un poco le gambe e ferma le mie, tenendomi così stretto contro il suo ventre.

Appoggio la testa al suo petto, apro appena gli occhi e posso vedere che i suoi sono fissi sui miei… un’espressione indecifrabile… carica di lacrime, trattenute a fatica.

“Sei bellissimo…”lo sento mormorare, mentre inizia a muovere più forte la mano.

“A..ah… Leg…Legolas…”

Ansimo, ansimo… non riesco a fare altro che ansimare e abbandonarmi a lui, mentre una lingua di fuoco ancora più calda di prima mi droga e m’invade.

“E’ questo dunque… il piacere che cercano gli Uomini?” mi sussurra all’orecchio.

“S..si… credo di… ah… si!”

Mi spingo con più forza contro di lui, afferro il bordo della vasca con le mani, ed inizio a muovermi avanti e indietro, avanti e indietro, al ritmo delle sue dita, finché non sento il suo corpo reagire contro la mia schiena e le sue gambe bloccarmi nuovamente, per impedirmi di sfiorarlo ancora.

“Ho bisogno di più, Legolas! Ho bisogno di più!” grido fuori di me.

“Di cosa?” ansima, cercando di dominare il mio furore.

“Di… di…”

“Estel!”

“Questo!” grido, irrigidendomi contro di lui, mentre la mia essenza invade la sua mano.

Con l’altra mano libera, mi scosta le ciocche dalla fronte, la ripulisce dal sudore, e me la bacia dolcemente… un gesto, che sebbene sia inebriato, mi fa tremare il cuore.

“E’ questo dunque il piacere che cercano gli Uomini?” mi ripete ancora.

Mi appoggio comodamente a lui… adoro stare in quella posizione… Legolas sembra proteggermi.

“Si, è questo… ma non solo…” rispondo alla sua domanda.

Con le dita mi fa girare il volto… vuole che lo guardi.

“E cosa vi manca allora…?”

Sorrido nervosamente, abbasso gli occhi, li rialzo… sono in imbarazzo.

“Io… non so… non…”

Continua a guardarmi profondamente, intensamente… sento il cuore iniziare a battermi con forza… vuole una risposta e la vuole ora.

Ma come posso dargliela?
Una sola parola si forma nella mia mente, e… ed è un’illusione… è solo frutto delle emozioni di quel momento… è… non posso certo dirgliela.

“Non so cosa mi manca, Legolas, non lo so ancora!”

Abbassa la testa. Sembra deluso. Mi confonde.

Mi spinge un poco in avanti ed esce dalla vasca. Nulla dei suoi movimenti ha qualcosa di brusco e d’inquieto.

Raggiunge la sedia e prende il grande asciugamano, avvolgendoselo intorno.

Si volta nuovamente verso di me, e mi guarda con una strana espressione sul volto.

“Cerca di scoprirlo allora… e un giorno verrai a dirmelo!”

China la testa in segno di saluto ed esce dalla Sala del Riposo.

Come sono ostiche le sue parole, come sono difficili da comprendere, a differenza dei suoi gesti che parlano di lui, dell’innocenza e della sicurezza con cui si esprime.

Mi lascio andare dentro la vasca e guardo il soffitto.

Non riesco a smettere di pensare, il mio cuore mi batte ancora forte, e il mio corpo resta intorpidito.

Penso al suo volto e ai suoi sguardi, alle sue labbra e ai suoi sussurri, alle sue spalle sopra le mie, alle sue carezze e alle sue dita, ai suoi movimenti di esperto amatore, e sto male perché non riesco a dare un nome a tutto questo.

Perché tutto appare così bello e lontano, così perfetto e così crudele, così sbagliato e così giusto.

“Cosa mi manca?Non so proprio risponderti, Legolas!”

E detto questo, e cancellata la voce che saliva dal mio cuore, mi alzo rapido dalla vasca, e vado ad asciugarmi per uscire di lì.

Lancio un’ultima occhiata fuori.

Nevica, nevica e nevica ancora.

“Forse è vero… forse non è un caso… la neve…”

E presto mi accorgo che l’astio di un tempo, la voglia di picchiarsi e insultarsi, si è tramutato in passione, nel desiderio dell’altro.

Cerco di scrollarmi tutte quelle violente sensazioni di dosso, tutte le emozioni e la voglia di averlo accanto di nuovo, mi dico che è sbagliato, mi dico che non dovrà più accadere.

Penso che Arwen è ancora di là nella mia stanza che mi aspetta.

Lo spero, me lo auguro.

Spero di poterla guardare negli occhi e ritrovare un po’ di pace, ritrovare un amore tranquillo, un amore da sempre destinato a me.

 

Presto sorgerà l’alba e con essa la serenità che cancellerà tutto… mi ritroverò a fianco della mia donna e scomparirà questa passione assurda e malsana.

Ma so anche che tornerà una nuova sera, che con il suo velo coprirà nuovamente le cose e cambierà il mondo.

Con il velo della notte. Con il velo della neve.