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2. Il Risveglio di Gondor

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Una nuova alba onorò Minas Tirith del suo splendore, ma c’era qualcuno nella bianca torre di

che non apprezzò la venuta del nuovo giorno… Il suo sguardo era rivolto ben oltre i confini di Gondor e il suo pensiero s’inoltrò nelle folte foreste che una volta erano un prospero bosco elfico, gloria del regno di un popolo che ora la Terra rimpiangeva incessantemente…Ma ormai… Il tempo non restituisce mai ciò che si prende, è per sempre…

Una lacrima percorse timidamente quel rude viso arido di pianto da molto tempo…Aragorn si lasciò sfuggire un sospiro, trapelando la profonda malinconia e la tristezza che avvolgeva il suo cuore in una morsa ogni giorno più stretta…Ed infine quel giorno era arrivato…Era l’anniversario della conoscenza dell’Elfo…A dispetto di molti eventi lontani nel passato che or ora non ricordava più, quell’incontro se lo ricordava nei minimi dettagli…Come si erano scrutati, sospettosi e curiosi allo stesso tempo, come due animale che avvertono un pericolo latente ma non lo comprendono e maggiormente non capivano l’altro…Ma poi…Si erano guardati dritto negli occhi e vi avevano scorto entrambi sincerità, franchezza e lealtà…Di lì all’amicizia il passo fu breve, poiché Aragorn parlò da subito l’idioma elfico Sindarin, e notò che l’altro c’era rimasto un po’ sorpreso ma, cosa che sorprese piacevolmente il Ramingo, si riprese subito, smascherandolo…”Estel…”…gli disse con sguardo di sfida…Socchiuse gli occhi ricordando quella voce riecheggiare nella testa…Estel

Quanto lo amava sentirlo chiamare così…!!…Aveva passato la notte a rimirare le stelle alte nella volta  celeste serena, abitudine elfica che acquisì la prima notte che si era coricato accanto a Lui…

Solo allora aveva compreso la grandezza dell’Infinito e della sua  bellezza, e che gli Elfi vi appartenevano…Si era sentito un frammento insulso che si perdeva fra gli altri…senza distinzione, senza valore…Scosse la testa scacciando quel penoso ricordo, e si alzò dirigendo i propri passi verso il corridoio, ma per poco non andò a sbattere contro…”Arwen…!!!” esclamò fermandosi in tempo “…Scusami, ero assorto e…”…Lei gli accarezzò la guancia ancor umida e lo fissò gravemente…Lui le rivolse un accenno sorridente, stanco, ma grato del conforto che Lei non gli aveva mai negato…L’abbracciò, un abbraccio tenero e dolce, ma che con gli anni non aveva perso vigore né valore…”Ringrazio i Valar per averti accanto Arwen…nonostante tutto…” le sussurrò all’orecchio…Lei si strinse a lui… “E io li ringrazio che tu mi abbia voluta con te, quand’era Lui che amavi e ami tutt’ora…”…Si staccò dal consorte… “Per quanto io soffra nel vedere quel ardore nei tuoi occhi accendersi per Lui, lo stesso che mi fece innamorare e…” Una smorfia di dolore le traversò il viso…”Ti amo perché non sei cambiato…sei il mio sposo…il padre di Eldarion…”…

Mi addolora vederti rassegnata ad una vita di sofferenze, mia Regina…” le prese il candido viso tra le mani che allora gli parvero ruvide e callose…”…ma entrambi scegliemmo tempo fa una Via tortuosa, irta di ostacoli e insidie, per un Bene al di là della nostra concezione di popolo…” le diede un buffetto “ Gondor non ha mai neppure sognato una Regina paragonabile a te, Evenstar…ed io non cambierei né te né Eldarion con nessuno…solo vorrei che una quarta persona potesse trascorrere i suoi giorni qui…”…Il suo sguardo si perse nuovamente fra i boschi natii del biondo Principe…”Arriverà…” interruppe Lei “…non è mai venuto meno ad una promessa…non lo farà oggi…”…Aragorn la guardò rabbuiandosi in volto e stringendo i pugni lungo i fianchi…

Oh Arwen… me lo auguro…con tutto me stesso”…

Quasi a voler spezzare quel momento così intenso, si udì distinto uno strillo proveniente da una delle stanze centrali…Arwen sospirò impercettibilmente, avviandosi lentamente verso la camera del piccolo Eldarion…Aragorn abbassò il capo, risentendo dell’abbandono di Lei in un momento così delicato… Poi il vento dell’Ovest arrivò a Minas tirith e nel sentirlo in faccia, il ramingo ripensò ai pericoli che aveva corso cavalcando in quello stesso vento, e a quanto si era sentito vivo in quel momento… Il sole era già alto, e le stelle eclissate… Re Elassar scese nei sotterranei di Ecthelion, preparandosi ad una lunga attesa…Dalla finestra Arwen aveva visto lo sconforto del Ramingo, e la sua sensibilità elfica acuì la sofferenza che già permaneva in lei…

Guardò il bimbo che teneva tra le braccia : due occhi cristallini e svegli la fissarono…La carnagione chiara era la sua, ma quegli occhi…erano le due lame d’acciaio di Numenor il cui sguardo pochi riuscivano a sostenere…”Sei il nostro ultimo appiglio…Eldarion…” Per tutta risposta, il principino si dimenò cercando un contatto più ravvicinato con la madre…Sembrava capisse perfettamente ciò che provava Arwen…Questo è il figlio della Speranza…e dell’Eternità.

Dovrò dare qualche direttiva ai custodi di quest’Ala…il Re tentava di farsi strada tra polveri e ragnatele degne di Shelob...La fiamma della sua torcia tremò al tetro buio in cui era immersa la biblioteca degli Archivi, e l’Uomo s’immaginò Mithrandir seduto a cercare il documento sull’Unico mentre beveva il suo tè e la fedele pipa ardeva scoppiettando…L’immagine dello Stregone ingolfato dalla polvere come un vecchio Grigio barbagianni lo fece scoppiare in un’autentica, fresca risata…Ah, il vecchio Gandalf!… Quanto gli mancava…l’unico tra i suoi amici più cari che gli era sempre apparso più vecchio di lui…Bah…non è certo questo il motivo…farfugliò tra sé trattenendo un mezzo sorriso… Shhh…”Chi va là?” urlò portandosi la destra sull’elsa della fedele spada che nemmeno ricordava più di portare alla cintola…Shhh…Era soltanto il vento, vecchio fifone superstizioso…si disse Aragorn schernendo se stesso…La luce balenò un istante, e poi si spense del tutto, immergendo la sala nel buio consueto…Aragorn socchiuse gli occhi per abituarsi all’oscurità, ma dovette poco dopo proteggersi da una luce accecante…Proveniva da qualcosa caduto a pochi passi da dove si trovava…Era la gemma elfica Dono di Galadriel…Devo averla persa un attimo fa, oppure…La bianca luce che sprigionava, indicava un ripiano preciso della libreria di fronte a lui…

Vide anche un’altra luce, più debole ma dal colore molto intenso provenire dalla pila di pergamene che giacevano in quello stato da millenni, alla base…Si avvicinò, e quella cosa aumentò d’intensità ma lui, noncurante del fastidio che gli procurava, continuò imperterrito ad avanzare, come stregato da quel bagliore allucinante che cominciava ad incutergli un po’ di timore…Sembrava lo stesso fenomeno che riguardava la frase incisa sull’Unico Anello…Almeno, questo era ciò che si era immaginato dalla descrizione di Gandalf…Cautamente spostò le pergamene in cima alla pila, ed infine prese tra le dita quella il cui contenuto risplendeva della luce scarlatta, e ciò che vide gli mozzò il respiro…