.|. Il Mago di Corte .|.

by Nemesi

E' un giorno importante e Minas Tirith, e il Mago di Corte ha un annuncio da fare...

Humor | Slash | Rating PG | One Piece

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Sorpresa delle sorprese, quel giorno Gandalf non era contento.

Ironia a parte, ammetto che, in fondo, in pochi lo sarebbero stati.

Ogni singolo abitate di Gondor lo stava aspettando al varco, vanghe e coltelli ed utensili vari alla mano, in attesa della sua magnifica spiegazione del perché diamine invece di sposarsi la sua bella, apparsa improvvisamente all’incoronazione, il loro Re era scoppiato a riderle in faccia.

Continuando ad evitare il lato ironico della cosa, la situazione era tutt’altro che rosea.

Bah, resto dell’idea che il vero sfortunato in tutto questo è quello che Gandalf l’ha dovuto consolare. Ed indovinate chi è che l’ha dovuto consolare?

Già esatto.

Puntate tutti il dito, che siete bravi.

Nessuno mai che mi dà un mano.

 

Ammetterete che non è affatto facile trovare le parole giuste con cui rivolgersi ad un Mago. Così, più di una volta, sospirai.

E Gandalf, più di una volta, sbuffò in risposta.

Quando fu chiaro che quel rudimentale codice morse di sospira-sbuffa-sbuffa-sbuffa-sospira-sospira-sbuffa-sospira-sbuffa-sospira-sbuffa-sbuffa non ci stava portando da nessuna parte (senza dimenticare che dalla folla si alzava sempre più spesso un rumore come di lame che venivano affilate), optai per un approccio chiaro e conciso.

 

Gli mollai un calcio che lo fece ruzzolare per terra.

 

“Sei un mago,” gli dissi chiaro e tondo. “Potresti ipnotizzarli tutti, o che so, far sparire quelli che si opporranno, e –PUF- il problema è risolto.” Approfittando della posizione che lo rendeva più basso di me, mi piegai accigliato sopra di lui e lo fissai torvo. Gandalf inarcò le grosse sopracciglia e fece un gesto arioso col braccio. Si alzò, girò sui tacchi, e il suo mantello, non più tanto bianco (sapete com’è, dopo miglia di viaggio in su e in giù e in lungo e in largo per la Terra di Mezzo i vestiti, soprattutto quando non sono cambiati, tendono a sporcarsi). Dicevo: il suo mantello ruotò come la coda di un pavone attorno alle sue gambe. Evitai per un soffio che mi colpisse dritto sul naso.

“Sono il Capo del mio Ordine, non un prestigiatore da strada,” protestò.

“Come dite voi, Signore dei Fuochi d’Artificio.” Gandalf mi lanciò un occhiata di fuoco, ma dopo mesi di lunga pratica si impara ad ignorarle certe cose.

Razionalmente lo *so* che odia quando mi comporto in modo irriverente.

Motivo in più per farlo, no?

 

Intanto, la situazione sulla Piazza continuava peggiorare. Era ridicolo. O tragico, non lo so. Scegliete voi. Comunque sia, io ero giunto al limite della mia pazienza. Iniziai a spintonare Gandalf gentilmente verso la folla ondeggiante.

Nulla.

Premetti con tutta la forza, piantandogli la fronte in mezzo alla schiena.

Riuscii a smuoverlo di qualche centimetro, ma aveva piantato i piedi tanto a fondo da tracciare solchi sul terreno.

“Gandalf, sali su quel palco, e fa il tuo spettacolo. Ora!”

“NON SONO UN PRESTIGIATORE DA STRADA!”

“Allora va e fa il tuo Sacro Dovere, o come cavolo lo chiami, ma FALLO.” Gandalf bofonchiò qualcosa di incomprensibile, e incrociò le braccia. Come faccia, vecchio com’è, a sembrare e a comportarsi come un bambino, è un mistero che mi ha sempre affascinato.

“Parla bene, lui,” disse, sarcastico. “Che se ne starà nascosto in un angolo a ruminare mele, mentre io sarò alla mercé della folla inferocita!

“Per i Valar, Gandalf! Devi annunciare un matrimonio, non la fine del Mondo!” Già che me lo aveva ricordato, mi allungai verso la sua bisaccia e addentai una mela.

“Me lo immagino,” bofonchiò lui.

“Signore e Signori di Gondor, sono qui per annunciarvi che il vostro amato sovrano, che attendete da secoli, non è molto interessato alle donne… per essere sinceri non lo è affatto… e anzi è così palesemente omosessuale che è sposato in segreto da quasi cent’anni con un uomo che non è nemmeno della sua stessa razza. Oh, comunque non preoccupatevi, visto che al mestiere di Re sono nuovi e tutto il resto, se ci tenete alle formalità i vostri regnanti sono pronti anche a ripetere pubblicamente la cerimonia.” Incrociò le braccia e bofonchiò qualcosa a labbra strette che suonò sospettosamente come:

“e date le loro manie di protagonismo ripeterebbero pubblicamente anche la luna di miele.”

Ma spero di aver sentito male.

Lo spero ardentemente.

Anche se, conoscendo i due, la cosa non mi stupirebbe.

“Geniale,” commentai invece succinto, scacciando certe immagini indecenti dalla mia testa non proprio preparata allo shock. “Il discorso perfetto. Conciso, eppure esplicativo. Va in pedana e ripetilo. O preferisci che prenda appunti, in caso non te lo ricordi tutto?”

“La folla mi lincerà!” Dicendo addio alla mia adorata mela andai verso Gandalf, e gli diedi un buffetto di incoraggiamento sulla spalla.

“Non se tu gli spiegherai che Aragorn e Legolas si amano davvero. Il Principe di Bosco Atro è una creatura affascinante, e tutti qui conoscono il suo valore. In molti lo ammirano, e c’è chi farebbe qualsiasi cosa per ottenere il suo favore… uomini compresi. Parla al loro cuore, che è la cosa che sai fare meglio, e vedrai che nessuno avrà da obbiettare a questa unione.” Ritrovando il sorriso, Gandalf mi carezzò affettuosamente il muso.

“Grazie, Ombromanto.”

“Son qui per questo.”