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6. Il Fuggiasco

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La folle corsa verso l’ignoto continuò per delle ore. Cominciò a piovere.

Ma ciò non fece altro che rendere l’espressione dell’aggressore ancora più grottesca.

Il Re non si accorse che tutta la sua Armata gli era dietro, pronta ad ucciderlo se necessario. Gente addestrata. A non fermarsi. Mai. Per nessun motivo. Nessuno.

Ma le guardie erano intime del Re. Lo rispettavano, ne avevano un reverenziale timore. Potevano arrivare a tanto? Non erano i soldati del Fosso di Helm. O no.

Certo che no. Quelli sì che erano guerrieri. Ma chi li ricorda oramai? Sono passati cinque anni. Solo cinque estati. Il tempo di dimenticare. Forse. E di lavare le ferite. Placare la rabbia. Ma non lui. Aragorn, il fiero condottiero della battaglia finale, penultimo discendente di Numenor, erede di Isildur, gemma elfica. Tanta rabbia accumulata negli anni. Ne era saturo. Ne aveva abbastanza. Era esploso finalmente.

Ma se l’era presa con la persona sbagliata. Arwen era fuori da questa storia. Lui.

Era lui che voleva. Legolas. Il Ramingo sibilava quel nome, furente, in marcia verso i ben noti boschi, a pugni serrati, mentre la pioggia s’infittiva e in cielo le cose si mettevano davvero male. Ma la smorfia cruenta sul viso del Re evindenziava che a lui non interessava. Lo voleva vivo. L’avrebbe trovato anche in capo all’universo.

Voleva fargliela pagare. Doveva. Ormai Aragorn marciava come un automa fra le piante e gli arbusti che precedevano la foresta. L’elfo era in pericolo, ma non lo avvertiva. Erano secoli che Bosco Atro non assisteva ad un tale odio rinchiuso in un solo Uomo…Gli alberi bisbigliavano al suo passare, gli uccelli e gli altri animali fuggivano in mille versi, in preda al terrore, mentre l’odio fatto a persona avanzava inesorabilmente, facendo man mano perdere le sue tracce ai soldati che gli erano dietro. Farò chiudere i Porti Grigi…nessun elfo scapperà da qui…no…un sorriso sinistro illuminava la sua faccia…Li farò soffrire come cani…con una smorfia di dolore sfiorò la mano offesa di cicatrici e la rincontrasse subito per la sofferenza…

Già, perché se in superficie è ora tranquillo, il Male cuoce al di sotto, nella carne, e ribolle, e cova…rancore. Aragorn non avrebbe riconosciuto nemmeno sua madre in quello stato. Cosa gli era accaduto, i più ignorano. Pazzia? Insania? Si diceva che una maledizione colpiva i Regnanti, quando, si diceva, il loro tempo sul trono era terminato, i sovrani impazzivano…Denethor docet… Dunque egli non era più atto a regnare, dopo soli cinque anni? L’erede al trono era ancora un infante, e Arwen…

…era una donna. Altra smorfia. Stavolta perché il Ramingo constatò che la melma cominciava ad essere profonda e lasciava delle tracce inconfondibili…in un paio di minuti gli sarebbero stati alle calcagna…doveva trovare un nascondiglio e subito…

Accecato com’era dall’ira, egli non vide l’imbocco di una caverna ma disgraziatamente cadde nel buco dinanzi… lo stesso errore di Legolas. Solo che il Re cadendo si era fatto un po’ male. Come dire, era un po’ ammaccato. E non aveva fretta, ora. Ma la pioggia filtrava dall’alto e scherniva il volto del guerriero con rapidi scrosci, e così Aragorn discese quelle antiche scale, che nessun mortale scendeva da Ere intere…Bagnato fradicio, scivolò poco più su di dove era inciampato l’elfo, ma sfortunatamente il Ramingo si fece un taglio proprio sotto il mento…                  

Un grido attraversò le pareti che lo amplificarono e destarono ancora una volta le creature dormienti…poi il silenzio. Ma era uno strano silenzio, innaturale, come se qualcosa stesse in agguato, pronto ad agguantare la sua preda…e ora la pioggia improvvisamente cessò… ed era solo.