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8. Il Delirio

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Avanzò trascinandosi le pesanti vesti zuppe d’acqua e di fango.

Incespicava nei cunicoli di una stramaledetta galleria sotterranea…

Come a volersi liberare da un ulteriore fardello, il Re pianse, e diede libero sfogo alle sue paure… “Perché…” gridava ora rivolto ad un ignoto interlocutore che però sapeva vicino “Perché a Voi è concesso di morire con onore, cadendo in battaglia, con gloria…” si fermò ansimante “oppure ridicolamente…per volere di una… …femmina?” concluse quasi senza fiato…Sapeva che non era una morte ridicola quella col cuore spezzato, ma trovava ingiusto che agli Elfi fossero concessi tutti i privilegi…e non pagassero mai. “Dov’eravate…dov’eravate quando i Naz-gûl ci attaccarono ad Amon Sûl, eh? Dov’eravate quando ci apparve il Balrog a Moria?”

Continuò  pervaso d’essere nel giusto… “Dove…ervate…quando gli Uruk-Hai ci assalirono a Parth Galen…?” scoppiò in un pianto disperato al ricordo delle ultime parole di Boromir, e al suo ultimo sguardo…pieno di ammirazione, fede, speranza… …ritrovata solo nell’esalare l’ultimo respiro…conscio fino all’ultimo che il Ramingo, Aragorn, avrebbe fatto onore agli Uomini, difeso Minas Tirith, protetto Gondor…

“Lui non doveva morire!!!” urlò Aragorn sofferente nel profondo dell’animo…

…si lasciò cadere sulle ginocchia, e pianse, con un’irruenza fuori dal comune, svuotò il dolore e l’amarezza…Senza volerlo, riudiva ciò che il giovane primogenito di Denethor gli aveva confidato…Mio padre è un nobile Uomo…perdio anche il mio…ma la sua guida s’indebolisce…lui è debole ora…e il nostro…il nostro…il nostro popolo perde fiducia…il nostro popolo…il nostro popolo…fu una delle ultime frasi che sussurrò rantolando nell’agonia…Tu l’hai mai vista, Aragorn?…Forse con occhi diversi…la bianca torre di Eucthelion…?…la torre di Babele…luccica come una lancia di perle  e d’argento…la Babele degli Uomini…chiaro suono di trombe d’argento…non suoneranno più…sei…no…non sono più…nessuno…mai stato accolto a casa…non ho mai avuto una casa…dal chiaro suono di trombe d’argento?

Mai…Ora Re Elassar parlava da solo, la sua testa avviava un nastro incantato, come un grammofono, e riecheggiava sempre quella voce, nella sua mente…Un giorno… …non ci sarà più un giorno…la guardia della Torre…custode del celeste Cancello… leverà il grido…un lieve sussurro…I Signori di Gondor sono tornati! …morti…

“Ahhh!!!” L’urlo lo stava lacerando, mentre lui si teneva il capo tra le mani e strizzava le palpebre, quasi a voler scacciare un fantasma… “Vattene…” gli intimò “non ci saranno più giorni per te…Boromir…non verrai più accolto a Gondor…lo capisci?” il tono prima rabbioso si smorzò… “Eri come un fratello per me…l’unico che mi capiva fino in fondo…ma eri diverso…tu avevi la stoffa del Re, tu che non pensavi mai alle donne, tu che avevi uno spirito indomito e nobile…tu… …tu sei morto! Mi hai abbandonato…” singhiozzava sussultando come un bambino... “e io…sono ridotto ad uno straccio…un derelitto…un pazzo…come tuo padre… Denethor! Figlio d’un cane maledetto!” ringhiava e a stento riuscì a risollevarsi…

“Tuo figlio è morto, Denethor! Avrei voluto dirtelo di persona, per vedere quella luce nei tuoi occhi spegnersi, la tua mente cadere nell’oblio, il tuo spirito contorcersi e rivoltartisi dentro…Invece te lo riferì tuo figlio…Faramir…il  capitano delle guardie al quale non avresti affidato neanche la vita di un tuo servo…l’hai odiato come si odia un nemico, e quasi lo facevi fuori…tutto…solo perché veniva dopo il tuo amato Boromir…farabutto…vile carogna!!” gridò infine, accasciandosi spossato sullo spalto roccioso, ove Legolas aveva scoperto il medaglione di sua Madre…

L’Uomo cade in un sonno profondo, tormentato dai fantasmi del passato…rivedeva Re e guerrieri…sovrani deceduti e spiriti di una vita non sua…Agitato, sudò molto, tanto che si liberò della tunica senza nemmeno rabbrividire…Scalciava, mentre due occhi pericolosamente vicini lo scrutavano…il silenzio regnava incontrastato, interrotto a scatti dai temiti del Ramingo, ma uno strano essere lo teneva sotto tiro, pronto a colpire nel momento più opportuno…uno scatto sibilante e il bofonchio della preda… poi…più nulla…