.|. I Was Not Able To Forget It .|.

by Daffodil

Viggo Mortensen è in viaggio lungo la Costa Orientale degli Stati Uniti, dopo aver lasciato il figlio dalla ex moglie... Mentre è alla guida di una Mustag, grazie a un cd gli tornano in mente ricordi che ha cercato in tutti i modi di dimenticare... e alla fine si renderà conto di qualcosa di unico.

Sentimentale/Commedia | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Il rombo possente della Mustang, cinque litri con compressore, gli teneva compagnia anche se gli arrivava ovattato grazie al cd che girava nel lettore… il vento caldo che entrava dai due finestrini abbassati gli accarezzava i corti capelli biondi, scompigliandoli e portando via le goccioline di sudore che imperlavano la sua fronte….

 

Stava guidando da due giorni senza sosta, lungo la Costa Occidentale degli Stati Uniti. Henry gli aveva chiesto di fare tutto il viaggio in macchina, per poter passare ancora un po’ di tempo insieme visto che ultimamente si vedevano raramente, e lui non era riuscito a dirgli no, soprattutto davanti a quell’espressione da cucciolone che il figlio sfoderava ogni volta che desiderava qualcosa. L’andata era stata molto piacevole, avevano scherzato, chiaccherato, lui gli aveva raccontato di quello che vedeva e faceva sui set, si erano fermati nei motel lungo la strada in quei paesini che si vedono spesso nei film, mangiando hot dog per cena, e la mattina dopo ciambelle fritte con il sciroppo d’acero e bevendo giganteschi frappè alla fragola e al cioccolato…. Poi erano arrivati a Salem, dove l’ex moglie stava registrando il video del nuovo singolo; avevano passato due giorni tutti e tre insieme e poi era risalito in macchina per tornare a Los Angeles per gli impegni di lavoro.

 

Aveva percorso cento chilometri, quando si era accorto, mentre cercava una gomma da masticare, che nel cruscotto c’era un pacchettino incartato con carta blue e stelline argentate. Doveva essere un regalo del figlio. Aveva accostato e in due mosse l’aveva aperto, trovandosi tra le mani la custodia di un cd… sul davanti c’era un murales tribale fatto a mano, e sul retro con la calligrafia piccola e spigolosa di Harry, lesse i titoli dei 18 brani. Non potè evitare di sorridere: ogni volta che lo riportava dall’ex moglie, il ragazzo gli lasciava qualcosa, ma non glielo dava mai di persona, lo metteva in posti strani e lui lo trovava quasi per caso. Era un’usanza nata senza ragione… un giorno sul set del Signore degli Anelli… se lo ricordava ancora come se fosse successo il giorno prima….

 

Stava saltellando in giro per il suo mini appartamento alla ricerca di una birra. Era da due giorni rintanato lì dentro a rodersi il fegato: durante le riprese si era rotto un dito del piede. Si era dato dell’idiota un’infinità di volte… da copione doveva sferrare un calcio, con conseguente urlo, a uno degli elmetti degli Uruk-hai trucidati dai Rohirrim nelle Terre del Mark, perché assalito dallo sconforto dovuto alla convinzione di aver perso Marry e Pipino…. E tutto era andato secondo il copione… quando era caduto in ginocchio, Peter aveva gridato "Stop" e gli si era avvicinato per complimentarsi per l’intensità del grido: pieno di dolore!

 

- Viggo, bella scena! – aveva detto il regista. Lui non aveva nemmeno alzato la testa per fare un cenno, si limitava a tenere la mascella contratta.

 

- Tutto bene? – la voce del direttore era preoccupata quando non ricevette risposta..

 

Molto lentamente alzò il volto, e con gli occhi chiusi disse solo – Cazzo che male! Ma di cosa sono fatti quegli elmi? -

 

Riuscì a non perdersi l’espressione sbigottita di Peter e di quelli che lo circondavano preoccupati dal suo atteggiamento.

 

- Te lo richiedo, tutto bene? – Jackson cominciava a sentire i presagi di una tragedia o quasi.

 

- Pet, piatala di chiedermelo, e vediamo di recuperare del ghiaccio! – stava cominciando a perdere la sua proverbiale pazienza.

 

- Si certo! – e aiutandolo ad alzarsi lo aveva accompagnato fino ad una sedia dove molto lentamente si era sfilato lo stivale del costume per vedere lo stato del suo alluce… si stava gonfiando in maniera preoccupante e prendendo un brutto colorito bluastro.

 

- Fran, recupera il medico! – la voce isterica di Peter risuonò per la pianura neo zelandese.

 

Venti minuti dopo, tutti stavano ascoltando la diagnosi del medico: frattura della falange superiore dell’alluce, e di conseguenza minimo una settimana di totale riposo! Molti ebbero l’impressione che Jackson perdesse di 30 anni non appena sentì quelle parole! L’uomo si passò la mano sul viso, stroppiciandosi gli occhi come faceva ogni volta che pensava…. Tutti lo fissavano in attesa…

 

- Ok gente, sono cose che capitano! Per oggi basta così, domani gireremo le scene in cui non appare Aragorn, e poi organizzeremo il resto! – e dicendo questo si girò verso la moglie e Philippa, ma prima di allonatanrsi troppo, si chinò verso il ramingo e gli bisbigliò all’orecchio – In questa settimana, se fossi in te, mi farei una cura di calcio per fortificare le ossa!! Non posso permettermi di perdere il futuro re di Gondor, prima ancora che comincino le battaglie per la Terra di Mezzo! – e con il solito sorriso bonaccione si allontanò!

 

L’interprete di Aragorn venne accompagnato a casa, da uno dei truccatori… Se almeno Harry non fosse partito il giorno prima, avrebbe avuto un po’ di compagnia… poteva sempre scrivere o dipingere ma in quel momento non ne aveva proprio voglia. Si buttò sul letto con addosso ancora i pantaloni e la tunica leggera del costume e senza accorgersene si addormentò.

… Sentiva dei colpi… ma non riusciva a capire da dove provenissero… poi realizzò che era la porta. Saltellando andò ad aprire e si trovò davanti Orlando. Senza dire una parola si spostò di lato e lo fece entrare.

 

Il nuovo arrivato si guardò in giro… ogni volta che era andato a trovare il collega si era trovato spiazzato dall’assoluta pulizia e ordine in cui viveva! Forse era l’unico dell’intero cast… non voleva pensare allo stato del suo appartamento…

 

- Allora Re di Gondor, come va il ditone? – si girò verso di lui con le labbra rosse piegate in un sorriso provocatorio. Era una cosa che adorava fare: provocare Viggo… ci si metteva anche d’impegno!

 

- Molto simpatico Signor Elfo! – rispose a tono l’altro e sempre saltellando si diresse verso il divano di velluto verde, facendo segno all’altro di sedersi.

 

Orlando rise. – Mi offri qualcosa da bere? – chiese al padrone di casa.

 

- Se lo vuoi, alzi le chiappe a vai a prendertelo! E vedi di non fare il solito casino. Grazie! – l’attore americano aveva appoggiato la testa sullo schienale e aveva gli occhi chiusi.

 

- Viggo! – un urlo proveniente dal posto dove c’era il piccolo angolo cottura – Hai cenato? – prosegui subito dopo.

 

L’interpellato si sentì percorrere da un brivido… aveva il sospetto di quello che avrebbe sentito a breve. – No, Orlando non ho cenato! – con quella frase aveva dichiarato la sua condanna a morte.

 

- Hai qualcosa di commestibile in frigo? – chiese… aveva decisamente fame, e si era dimenticato di fare rifornimento e aveva sperato che l’altro potesse rimediare.

 

- Io ho sempre qualcosa in frigo… non come qualcuno… - rispose l’uomo con un tono di ilarità.

 

- Spiritoso! Posso cucinare? – chiese il giovane.

 

La prima risposta doveva essere NO deciso…. Si ricordava ancora i precedenti suoi tentativi culinari… la prima volta erano rimasti senza cena, tutto irrimediabilmente bruciato, e la seconda chiusi nei rispettivi bagni per due giorni. Da quel momento gli aveva assolutamente proibito di avvicinarsi alla sua cucina!

 

- Devi proprio? – era già ridotto male per quel cavolo di incidente, non voleva che la settimana di clausura diventasse un mese.

 

- Viggo ho fame! E a meno che sua Altezza non si alzi e mi diletti con qualche manicaretto come suo solito, non vedo alternative… - finita la frase qualcuno bussò alla porta di ciliegio.

 

- Orlando renditi utile!... Vai ad aprire! – era ancora nella posizione precedente e non aveva voglia di muoversi.

 

Tra sbuffi e bortottì vari, il giovane attore inglese, fece quello che gli era stato praticamente ordinato! E si trovò davanti Frances.

 

- Signora Jackson! – la salutò facendole segno di entrare con un piccolo inchino.

 

- Ciao Orlando, Viggo! Come va? – chiese appoggiando un piatto incartato sul tavolo che stava tra il divano e l’angolo cucina.

 

- Va, Fran! Grazie. Come mai da queste parti? – chiese Aragorn.

 

- Peter mi ha obbligato a portarti un po’ di quella – e con la testa indicò l’involucro che aveva precedentemente lasciato.

 

Orlando gli si avvicinò con occhi luccinanti – Posso? – chiese anche se aveva già cominciato a scartare.

 

- Serviti pure! – Viggo gli lanciò una mezza occhiata bieca.

 

- WoW! – l’esclamazione di stupore attirò l’attenzione.

 

- Che c’è? – gli occhi azzurri di Mortensen gli scrutavano la schiena.

 

- Sono per noi Frances? – dalla voce sembrava che stesse per scoppiare in lacrime.

 

- Ehi! Come "noi"? – cosa avrebbe dato per potersi alzare e placare così la sua curiosità!

 

- Orlando, che ne dici portare qua quel piatto, mi sa che qualcuno è molto curioso! – e calcò sulla penultima parola come a sottolinearla. Dopo 20 secondi, Viggo stava ammirando due enormi e invitantissime fette di cheese cake, ricoperte da una sottile strato di cannella profumatissima.

 

- Te le manda Peter,… per le ossa! – spiegò la donna con una strizzatina d’occhio….

 

L’uomo non potè evitare di sorridere. Nel frattempo Bloom si era alzato ed era andato a recuperare due forchette e due piatti, per poi tornare a sedersi sulla sedia di legno che aveva scosato dal tavolo.

 

- Che hai in mente? – gli chiese Viggo non appena si accorse di quello che stava succedendo.

 

- Mi sembra ovvio! – l’interpellato sfoderò il suo più dolce sorriso accompagnato anche da quello sguardo da cucciolone.

 

- Non se ne parla! Non ho nessuna intenzione di dividere con te questo ben di dio! E poi Pet le manda a me! – il tono era parecchio serio, anche se voleva scoppiare a ridere per le faccie dell’altro.

 

- Io è meglio che vada, Philippa è da ore in balia di Peter, per domani, e non vorrei si stessero scannando. Ci vediamo! – la signora Jackson si defilò… sapeva quello che sarebbe successo….

 

- Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego Tiprego… - Orlando continuava a ripeterlo, quasi in ginocchio! Avrebbe ottenuto quello che voleva!

 

- Va bene! Basta, mi stai facendo venire l’emicrania! – voleva restare serio ma non riuscì ad evitare di increspare le labbra in un sorriso quando vide il collega saltare in piedi tutto contento. In un certo senso gli rammentava Harry. – Ma non mangerai a sbaffo mio caro Elfo, quindi ora ti alzi e vai a preparare il tea! E senza discutere! – con sua sorpresa Orlando non disse nulla, e si limitò ad eseguire.

 

- Ehi Viggo! Hai per caso del latte? – in sottofondo risuonava uno dei cd di musica moderna che il figlio si ostinava a creargli.

 

- Nel frigo. Ma perché ti serve? – chiese mentre sfogliava il suo taquino dove aveva schizzi e idee.

 

- Per il tea! Mi sembra più che ovvio! - rispose l’altro mentre cercava un piccolo brico, e metteva l’acqua nella teiera. – E scusa dove hai le bustine? O Foglie? -

 

- Spero che non vorrai rovinare il mio tea, con il latte?? – era quasi scandalizzato.

 

- Viggo, non fare polemiche, e ora rispondi! – sapeva che avevano gusti diametralmente opposti.

 

- Primo sportello in alto a sinistra, barattolo di latta verde – risposta semplice e concisa da parte dell’uomo.

 

- Viggo? – aveva aperto la porta del frigo e si era trovato davanti un sacchetto di velluto rosso, con un grosso fiocco nero.

 

- Orlando, credi che ti ci voglia ancora molto per questo tea? – era quasi mezz’ora che stava armeggiando nella sua cucina e la cosa lo stava irritando.

 

- No, ora te lo porto ma mi chiedevo cosa ci facevi con questo nel frigo… - e da dietro gli porse l’oggetto di cui parlava.

 

Dopo poco l’infortunato, si ritrovò tra le mani un barattolo del suo tea preferito, il mate,, era da mesi che lo aveva terminato, e in nessun negozio di Wellington era riuscito a trovarlo… e non aveva dubbi su chi poteva averglielo regalato.

I due passarono un po’ di tempo a scherzare e a parlare del lavoro, fino a che delle tastiere e delle chitarre non attacarano una musica che ricordava un’antica ballata e una voce possente cominciò a cantare….

 

"There are signs on the ring

which make me feel so down

there’s one to eslave all rings

to find them all in time

and drive them into the darkness

forever they’ll be bound

Three for the Kings

of the elves high in light

nine to thed mortal

which cry…"

 

I due attori si guardarono negli occhi, non appena realizzarono le parole che stavano ascoltando…

 

" Slow down and I sail on the river

slow down and I walk to the hill

and there’s now way out Mordor

dark land under Sauron’s spell

threatened a long time

threatened a long time.

Seven rings to the gnoms

In thei halls made of stone

Into the valley.

I feel down

One ring for the dark lord’s hand

sitting on his throne

in the land so dark

where I’ve to go

Slow donwn and I sail on the river

Slow down and I walk to the hill

Lord of the rings"

 

- Sai di chi è? – chiese Orlando anche quando l’ultimo accordo svanì nell’aria.

 

- Non ne ho la più pallida idea! È uno dei cd che mi ha dato Harry. Prova a guardare sullo stereo dovrebbe esserci la custodia. – Viggo era rimasto sorpreso. Non era la prima volta che ascoltava quel disco… ma non aveva mai prestato attenzione a quel brano.

 

- Qua dice "The Lord of the Rings" Blind Guardian… - le sopracciglia ben disegnate dell’altro erano agrottate, mentre leggeva gli altri titoli….

 

- Dovremmo farla ascoltare anche agli altri, e magari sceglierla come nostro inno – propose il giovane una volta che si era riseduto sulla poltrona.

 

- Perché? – Viggo teneva in mano la tazza di tea e ne assaporava il calore che gli trasmetteva.

 

- Perché mi sembra una cosa carina. E poi a differenza tua mi piacerebbe che nascesse qualcosa da questo gruppo di attori e non solo i soliti rapporti di lavoro che durano poco. – i riccioli scuri erano sparsi scompostamente sul bordo dello schienale.

 

- Perché allora non ne facciamo il nostro inno? – aveva proposto l’altro dopo averlo osservato attentamente.

 

- Scusa e io cosa ho appena detto? – la voce era allegra anche se un po’ impastata dalla stanchezza.

 

- Intendevo di noi due, solo nostro – non riusciva a capire perché gli era venuta quell’idea.

 

- Si si potrebbe fare – riuscì a mala pena a sopprimere uno sbadiglio mentre gli occhi si chiudevano lentamente

 

- Orlando non vorrai dormire qui? – attese un po’ ma non ottenne risposta, se non il lento e regolare respiro dell’altro. Lentamente, si alzò per andare anche lui a letto, ma prima depose una coperta sull’interprete di Legolas e non potè evitare di sorridere accarezzandogli dolcemente il viso, quando lo vide con quella smorzia maliziosa e innocente come un bambino….

 

Con quella canzone, era cominciata la loro amicizia nel senso profondo del termine. Fino ad allora erano stati colleghi di lavoro, particolarmente affiatati, non poteva negarlo, ma nulla di più…. Teneva ancora il nuovo cd in mano ma senza vederlo veramente perché la memoria era persa nei ricordi…. Ogni volta che il giovane attore gli piombava in casa, la maggior parte delle volte a ore improponibili e senza permesso, ancora prima di rivolgergli la parola, accendeva lo stereo su quella canzone… e appena terminava cominciavano a parlare di tutto: organizzavano i week end e i momenti liberi, i piccoli viaggi e gli sport estremi, lui gli insegnava la fotografia, la pittura, l’amore per la pace e la tranquillità, mentre l’altro lo contagiava con la sua inesauribile energia e curiosità. Alcuni colleghi avevano cominciato a scherzare che il Re di Gondor avesse perso la testa per un altro Elfo e non la bella Arwen… loro non si preoccupavano nemmeno di smentire perché sapevano che erano solo semplici scherzi senza cattiveria….

Un altro giorno stava volgendo a termine… il sole stava affogando all’orizzonte dell’Oceano Pacifico. All’improvviso si rese conto che era passato moltissimo tempo dall’ultima volta che lo aveva visto, e che avevano anche solo parlato al telefono. Dopo le ultime premier ognuno aveva preso una strada… e nonostante la promessa di non sciogliere mai la Compagnia, inevitabilmente si stavano perdendo. Senza rendersene conto, inserì il disco nel lettore e una nuova musica invase il piccolo abitacolo, sperava così di non perdersi di nuovo, ma anche la nuova melodia lo riportò a tanti ricordi….

 

…Aveva trovato la birra che cercava e ora si era finalmente seduto sul davanzale della finestra del salottino… da ovest giungevano nuvole nere che non preannunciavano nullo di buono. Bevve un sorso dalla bottiglietta marrone che teneva in mano, non era un amante di quel genere di cose, di solito preferiva una tazza di tea, ma quel giorno aveva bisogno di qualcosa di forte. Erano passati due giorni da quando si era fatto male… ma non era quello che lo disturbava… non riusciva a non pensare a quella mezza capriola che aveva fatto il suo stomaco quando aveva visto Orlando dormire beatamente sulla poltrona di quello stesso salotto. Era stata come una visione, qualcosa di magnifico e proibito…. Era totalmente assurdo quello che aveva provato, probabilmente tutto dovuto alla stanchezza e al dolore al piede….

… Non c’era altra spiegazione...

… Si… doveva essere assolutamente così….

Le nuvole avanzavano lente e inesorabili e… non era dovuto al mal di piede o alla stanchezza quello che aveva sentito due sere prima…. Era assurdo anche il solo cercare di convincersi di una cosa del genere, perché quel tipo di autoconvincimento smbrava molto quello di un addolescente che non vuole accettare qualcosa….

Cate doveva essere in camera, perché la batteria e le tastiere di Holding out for a Hero di Bonnie Tyler risuonavano ad alto volume…. Era perso nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che Orlando lo stava fissando, appoggiato al cardine della porta, con le braccia incrociate e un mezzo sorriso.

 

- Perché con Dama Galadriel non ti lamenti per la musica troppo alta? – aveva lasciato il suo posto di osservazione e lentamente gli si stava avvicinando.

 

- Orlando non ti ho sentito entrare… – non trovò nulla di più intelligente da dire e riuscì ad impedire ai suoi occhi di accarezzare il corpo perfetto del giovane e al fuoco di impossessars idel suo sangue.

 

- Perché questo non mi stupisce? Eri troppo impegnato a guardare l’orizzonte – si era appoggiato con la schiena al muro della finestra e il suo sguardo castano era incatenato a quello azzurro ghiaccio dell’altro.

 

- Cosa mi hai chiesto prima? – si sentiva leggermente a disagio e voleva scrollarsi di dosso quella sensazione perchè non gli piaceva nemmeno un po’, perchè non ne era abituato.

 

- Ti ho fatto notare che con la nostra cara Dama Galadriel non fai tante polemiche per la musica alta come di solito fai con me! E poi sono sempre le stesse musiche che ascolta e sta cominciando a diventare monotona! – continuava a fissarlo.

 

Viggo non rispose si limito ad arricciare le labbra in un sorriso prima di riavvicinare la bottiglia alle labbra per un altro sorso. Sentiva i soliti occhi che lo scrutavano….

 

Quando vide che l’uomo stava per bere, allungò la mano afferrando la bottiglia compiendo la stessa azione. Poi, senza dire nulla si chinò leggermente in avanti e posò le sue labbra su quelle di Viggo… un istante… un tocco delicato, appena percettibile, come un soffio di vento o un tenue raggio di sole primaverile… e poi come era venuto uscì dall’appartamento.

 

Si accorse solo in quel momento che il cd stava riproducendo la stessa canzone di quel momento… che strano… erano anni che non l’ascoltava, e soprattutto che non ripensava a quei giorni. Il cielo sembrava un’immensa tavolozza… giallo, viola, rosa, arancio, rosso, blu si mischiavano in un insieme fantastico. Gli occhi gli bruciavano, e aveva quasi voglia di fermarsi a riposare un po’… solo che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse e a quanto distasse il prossimo motel…. Decise che avrebbe guidato per un’altra oretta, per vedere dove capitava e poi si sarebbe regolato. Non era certamente la prima volta che dormiva in macchina.

Prestava più attenzione a quello che lo circondava che alla strada… era sempre stato attratto dal mare e in quel posto era più bello che mai. Le aonde si infrangevano sulla spiaggia e poi la schiuma bianca stancametne tornava indietro… l’ acqua era increspata da una brezza calda e gli ultimi surfisti stavano sistemando i loro equipaggiamenti sulle macchine imbiancate dalla salsedine e dai granelli di sabbia presenti nell’aria…. Un po’ gli ricordava la Nuova Zelanda… ma che cavolo gli era preso? Era tutto il giorno che non faceva che pensare a quell’esperienza… in fondo era stato solo un altro film con un buon gruppo di lavoro e non era certamente la prima volta o l’ultima. Non si era mai fermato a rimpiangere il passato, forse perché non ne aveva avuto motivo… e ora si? Non voleva rispondersi!

 

- Ragazzi vi do tre giorni di riposo perché devo sistemare un po’ di cose con il gruppo degli effetti grafici prima di procedere… mi raccomando tornatemi interi! – queste erano state le parole che Peter aveva rivolto all’intero cast, non appena finito di girare le scene dell’accampamento vicino alla strada per il DImholt.

 

- Peter ti ho mai detto che sei il mio regista preferito? - era stato il commento all’unisono dei quattro Hobbit e di Legolas! I cinque avevano sicuramente in mente qualche cosa… c’era d’aspettarselo.

 

Viggo stava cammincando verso casa per riposarsi… il regista lo aveva sfiancato da quando era guarito dalla frattura, ed era soprattutto diventato molto esigente, quasi maniacale: gli aveva fatto ripetere la scena con il Re dei Morti, come minimo, dieci volte, perché sosteneva che dal tono di voce non sembrava per nulla convinto di essere l’Erede di Isildur… anche lui era molto pignolo, ma cavolo!...

 

- Ehi Mortale! - un richiamo alle sue spalle lo indusse a girarsi… era Orlando… sembrava non ci fosse mai stato quel bacio, perché il giovane si comportava come sempre e nessuno dei due non ne aveva mai accennato….

 

- Dimmi Elfo! – aveva abbozzato un sorriso mentre lo vedeva avvicinarsi con indosso, ancora, il costume di scena.

 

- Si pensava di andare a fare un po’ di surf e restare sulla costa … ci stai? – anche con le lenti azzurre il suo sguardo era molto penetrante.

 

Senza nemmeno rendersene conto sentì se stesso accettare l’invito… ma non si era ripromesso, poco prima, che avrebbe riposato? Ora era certo che sarebbe stata solo una mera utopia….

 

…Doveva essere onesto e dare atto a quel gruppo di folli: sta volta avevano organizzato le cose veramente bene e quella piccola pensione era perfetta per chi voleva un po’ di pace… tutto sommato era contento di aver accettato e trovava soprattutto particolarmente comode le sedie di vimini sulla piccola verande che portava alla spiaggia bianca…. Alle sinuose dune che costeggiavano la stradina. L’odore della salsedine gli impregnava la pelle e più tempo passava placidamente seduto, più gli sembrava di essere finito in uno di quei posti che si vedono sui cataloghi di viaggio per la luna di miele… ci mancava solo una dolce e triste melodia di sottofono e il secchiello del ghiaccio per tenere in fresco una bottiglia di Don Perignon….

Gli altri erano, in spiaggia, alle prese con un falò che non voleva saperne di restare acceso: Dom, Orlando, Lija,e Billy le stavano provando tutte; i due Sean, Cate,scaldavano la carbonella per la grigliata, mentre i Signori di Lothlorien e Imladris in compagnia dell’interprete di Bilbo e il buon Gandalf discutevano di lavoro passato, presente e futuro.

- Ehi Laddie, sempre isolato? – la voce grave di John lo sistrasse.

 

- Gimli, mi sembrava di non vederti in quella fiumana! – disse la prima cosa che gli venne in mente.

 

- Sono venuto a prendere il companatico… e tu che fai? L’eremita, come sempre, o ci degni della tua regale presenza? – era tutto detto senza cattiveria anche se non era la prima volta che qualcuno lo accusava di isolazione voluta.

 

- Credo che che il re di Gondor parteciperà alla festa! – e circondando le spalle del collega con un braccio, si buttò nella mischia.

 

Ormail il cielo era completamente oscuro e si cominciavano a vedere le prime costellazioni:l’orsa maggiore, minore, il cancro, sirio luminosa più che mai…. Era stanco, voleva fermarsi e poi la sua mente non collaborava… a 10 metro c’era uno spazio per poter parcheggiare. Nel bagagliaio trvò due coperte e una torcia elettrica…. Si tolse le scarpe, affondando i piedi nella sabbia ancora tiepida… era una sensazione che adorava e che non riusciva a descrivere. Camminò per un po’ a caso finchè non trovò una piccola zona tra due dune… gli sembrò subito perfetta…. Le braccia intrecciate dietro la nuca, i primi bottoni della camicia aperti sul pett, come anche il bottone dei jeans, osservava il cielo… riusciva a scorgere anche un accenno di via lattea…. In quel momento si rammentò delle sere estive che trascorreva nella pampa argentina da piccolo. Trovava estremamente eccitante la vita dei gauchos, anche se ogni volta che passava fuori la notte poi doveva come minimo restare una settimana in punizione per lo spavento che aveva fatto venire a sua madre… ma i racconti accanto al fuoco, la chitarra, le vecchie canzoni con il flauto ricavato dal bambù erano veramente irresistibili e valevano tutti i castighi e le prediche che venivano dopo…. Non riuscì a non sorridere: non aveva mai raccontanto di questi suoi ricordi ad Harry, anche se lo aveva fatto partecipe di tante cose… però c’era qualcuno che conosceva: Orlando….

L’ultima sera dei tre giorni di vacanza, gli altri erano già tutti a dormire per la stanchezza o per la birra, vedi i quattro Hobbits… lui era in quella stessa posizione perso in un’altra dimensione….

- Mi dispiace lasciare questo paradiso! - non si era nemmeno accorto che il proprietario di quella voce si era sdraiato sulla parte liberadel plaid steso a terra.

 

- Anche a me! Almeno qua non c’è Pet che ti stressa l’anima! - aveva commentato.

 

- Questo è assolutamente vero, Laddie! – il tono di voce non era ironico, come sempre, ma normale e spiritoso.

 

- Piantala di chiamarmi così! Già non sopporto John che lo dice sul set da copione, ci manca solo che diventi di uso comune – era vero, non gli piaceva quel termine, anzi lo irritava proprio!

 

- Scusa, è che mi sembrava carino! Sempre meglio di Legy come ha preso a chiamarmi Elijah! – fu la pronta risposta di Orlando che si girò su un fianco per poter osservare il volto dell’altro, visto che la volta stellata non catturava minimamente la sua attenzione!

 

Viggo non poteva fare a meno di percepire l’insistenza di quello sguardo ma continuava a fingere di non notarloperchè sapeva che sarebbe successo l’irreparabile se solo si fosse voltato.

Calò un silenzio pesnate… era la prima volta che si sentiva a disagio in presenza di Orlando e la cosa era così strana… doveva rompere il silenzio… cominciò a raccontargli del suo passato, dei numerosi viaggi che aveva dovuto fare per il lavoro di suo padre. Lui era sempre il nuovo della classe, la curiosità, non che la cosa lo disturbasse, gli piaceva vedere posti nuovi, conoscere…

 

- L’ho sempre pensato che non fossi normale! – il commento che il giovane aveva fatto, solo che entrambi notarono una cosa: questa volta Orlando non aveva mai interrotto il suo narratore come, invece faceva e ad entrambi sembrò molto strano.

 

- Io rientro, ti lascio la coperta – Viggo fece per alzarsi, quello che sentiva gli piaceva sempre meno e voleva togliersi quella sensazione di dosso.

 

- No aspetta! Stai un po’ ancora. Se ho detto qualcosa di sbagliato, ti chiedo scusa! Non era mia intenzione! – Orlando si era rialzato su un gomito.

 

Si rimise disteso, ma senza guardarlo.

 

- Senti, è inutile girarci in giro, non sono mai stato bravo a ignorare le cose e lo sto facendo da romani troppo tempo… - lo disse tutto di un fiato

 

- Di cosa vuoi parlare VIggo?- il suo tono era quasi innocente.

 

- Magari sapere perché mi hai baciato?- la voce era calda ma non il suo cuore.

 

- Perché una persona ne bacia un’altra? – gli chiese il giovane che aveva ssunto la stessa posa di prima.

 

- Non mi va di giocare in questo momento!! – era seduto con le graccai sulle ginocchia e le mani che gli stroppiciavano gli occhi arrossati dal sale.

 

- Non sto giocando, e non lo facevo nemmeno in quel momento, e non mi è mai nemmeno passato per l’anticamera del cervello! L’ho fatto perché mi sembrava la cosa giusta e ne avevo una gran voglia – avrebbe voluto vedere quelle due pietre focaie… come poteva mostrarsi seccto a tanta schietta sincerità? Era proprio vero che molte volge il college gli ricordava suo figlio.

 

- Orlando… - doveva dire qualcosa, ma cosa esattamente?

 

- Viggo ti prego risparmiami, almeno in questo caso, le tue perle di saggezza - lo interruppe, alzandosi in piedi e allontanandosi di soli pochi passi, perché venne afferrato ad un polso e costretto a girarsi.

 

- Non ti voltevo propinare nessuna frase fatta, o altro, perché non so proprio cosa dire a parte che mi hai stupito – l’attore americano lasciò la presa e tornò al bed and breakfast.

 

Forse quella era una delle poche volte che aveva perso la calma, anche se cercava di non darlo a vedere. Il giorno erano tornati sul set e tutto era stato normale, come sempre… anche lui si sentiva meglio….

 

Il rumore ipnotico della bassa marea, e gli accordi lontani di una chitarra, che accompagnavano una voce di donna roca ma sensuale, erano il sottofondo di quella afosa notte di fine settembre… se presava attenzione, poteva distinguere le parole che rimbombavano nel totale silenzio…

 


...And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you'll only hold me tight
We'll be holding on forever
And we'll only be making it right
Cause we'll never be wrong together
We can take it to the end of the line
Your love is like a shadow on me all of the time
I don't know what to do and I'm always in the dark
We're living in a powder keg and giving off sparks
I really need you tonight
Forever's gonna start tonight
Forever's gonna start tonight ...

Quella giornata stava diventando un incubo di coincidenze... tutte le melodie, le azioni, i panorami che si trovava davanti, gli riportavano alla mente qualcosa a cui aveva fatto di tutto per non pensarci….

 

- E così siamo giunti alla fine dell’avventura… - aveva detto Orlando guardando fuori dalla grande finestra dell’aereoporto di Wellington.

 

- E’ già! – aveva commentato lui mentre il volo per N.Y. con a bordo i quattro hobbits si stava alzando in volo. Nell’ultima settimana avevano passato molto tempo nella sala attesa del Terminal numero due… uno alla volta tutti i membri del cast avevano lasciato il gruppo… erano rimasti solo Aragorn e Legolas.

 

- Forza andiamo… altrimenti mi deprimo troppo! – e nel dirlo aveva appoggiato la mano sulla spalla del giovane.

 

- Si andiamo – erano saliti in macchina senza dire una parola, facendo cos’ gran parte del viaggio.

 

- Visto che queste sono le nostre ultime due serate, che ne dici se domani sera ci facciamo una cenetta da me? – aveva poposto la cosa perché sperava di vedere rianimarsi quegli occhi.

 

- Cucini tu? – aveva chiesto Orlando, distogliendo l’attenzione dal finestrino e da tutto quello che gli passava accanto velocemente.

 

- Mi sembra ovvio, tu non sei ancora riuscito a stupirmi con qualcosa di commestibile – la risposta di Viggo.

 

- Io porto il vino, ok? – sapeva che con quello non sbagliava mai.

 

- Perfetto! – erano arrivati agli appartamenti e con un cenno del capo si erano congedati….

 

Per l’occasione aveva riesumato dalla memoria, un paio di cose che gli era capitato di mangiare in giro per il mondo, e che era certo, l’altro avrebbe apprezzato. Aveva deciso di mangiare fuori. davanti a casa stava un piccolo tavolino per le varie stoviglie, e poco più in là, aveva steso una coperta e costruito un focolare come gli avevano insegnato in Argentina…. Era intento nel controllare che tutto fosse sistemato, quando venne investito dalle, ormai, più che famigliari note di chitarra e flauto… il suo ospite era arrivato, e anche quella sera aveva rispettato la tradizione…

 

Three for the Kings

of the elves high in light

nine to thed mortal

which cry…

Slow down and I sail on the river

slow down and I walk to the hill

and there’s now way out Mordor

dark land under Sauron’s spell

threatened a long time

threatened a long time.

 

- Ciao Orlando – non si era neppure girato.

 

- Questa è l’ultima volta che ascoltiamo questa canzone insieme – dalla voce si sentiva che non voleva essere drammatico, ma Viggo sapeva che si era limitato a dare voce al suo cuore.

 

Non gli riuscì di trattenere un sospiro a quelle parole tristi. Era vero, tutto stava giungendo alla fine, ma non poteva fermare lo scorrere del tempo… non era mai riuscito a farlo. – Dai non pensarci! In fondo la Compagnia sarà sempre fedele - doveva essere convinto di quello che diceva, per poter convincere anche l’altro.

 

- Hai ragione, la Compagnia sarà sempre federe! - e gli regalò un dolcissimo sorriso che all’attore più anziano fece battere il cuore.

 

Mangiarono, chiaccherarono, si lanciarono le solite frecciatine… seduti sulla coperta, e la musica che proveniva dalle finestre spalancante dell’appartamento.

 

- Se dopo la Triologia, dovesse andarti male come attore, hai sempre una carriera da somellier! E’ ottimo questo vino – e con un movimento fluido aveva fatto roteare nel bicchiere il liquido.

 

- E tu come cuoco o chef! Quindi potremmo aprire un ristorante insieme: "Da Viggo e Orly" suona bene! – le fiamme del piccolo falò si riflettevano sul suo viso, rendendolo ancor più seducente… non si sarebbe mai abituato agli occhi di Orlando, che lo scrutavano come se volesse leggergli l’anima… ma anche il suo di sguardo, quella sera, si era soffermato parecchio sul corpo sinuoso che ora era sdraiato al suo fianco… più di una volta aveva pensato che Peter non poteva scegliere interprete migliore per Legolas!

 

- Ehi VIggo, posso mettere un cd più allegro? Non che disprezzi il jazz, ma sta sera, non sono proprio in vena! - si era alzato quando aveva gli occhi su di sé.

 

- Si certo! Solo niente schifezze! – doveva piantarla di guardarlo, si rendeva conto che si stava tradendo e metteva l’altro anche a disagio….

 

Cinque minuti dopo, l’inconfondibile sound dell’intramontabile The Voice (Frank SInatra ndA) si espanse nell’aria. Il giovane tornò vicino al fuoco, sdraiandosi di fianco e appoggiando la testa alla mano… trascorsero molto tempo in silenzio ognuno perso nei proprio pensieri.

 

- Direi di chiudere qui la serata! – Orlando si era mosso di colpo, e il tono che aveva usato era tutto tristezza.

 

- Come vuoi! – forse era stato più freddo di qeullo che avrebbe voluto.

 

Riassettarono tutto… erano giunti al momento dei saluti… VIggo il giorno dopo, di prima mattina, aveva il volo per Miami, dove doveva finire di allestire una mostra, e Orlando aveva deciso che dopo quasi due anni doveva tornare a Cambridge, almeno per un paio di giorni.

 

- Allora buon viaggio Viggo, in bocca al lupo per la mostra, e viste le foto sarà un successo - gli aveva teso la mano molto formalmente.

 

- Grazie, e anche tu resta in campana! – le labbra si incresparono in un sorrissetto ironico. Lo stesso che avea dovuto provare decine di volte per la scena nel Tromba Torione, prima della battaglia al Fosso di Helm… ma in realtà nel cuore aveva una grande tristezza. La mano sottile del giovane, era ancora tesa tra di loro… la ignorò e preso per le spalle lo abbracciò calorosamente. Non potevano salutarsi con una fredda e impersonale stretta di mano… non loro… non dopo un’amicizia così e che entrambi erano certi sarebbe sopravvissuta alla lontananza, al lavoro e al fuso orario.

- Allora ci vediamo VIggo… o forse è meglio dire ci sentiamo! . si era liberato da qeul contatto poco dopo.

 

- Ok Orlando! – era rimasto sulla porta mentre lo vedeva allontanarsi sotto la notte stellata neo zelandese.

 

Erano passati due anni… da quella notte e non una volta aveva alzato la cornetta del telefono per comporre quel numero di cellulare che era sempre sul piccolo mobiletto in salotto, o aperto la casella e-mail selezionando il suo nome come destinatario.

Aveva sempre trovato ottime motivazioni per non farlo, convincendosi che era solo un’altra persona che aveva conosciuto, un semplice collega di lavoro… ma quella sera aveva realizzato che: non poteva dimenticare!