.|. Happy Birthday Viggy .|.

by Calime

un altro compleanno solitario per Vig, riuscirà Orlando a dargli il suo regalo?

Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Disclaimer: pensate davvero che se luoghi, situazioni e personaggi di questa fic mi appartenessero starei qui?????? Avrei decisamente altro da fare ^___- per il resto, tutto ciò che troverete qui è solo frutto della mia fervida immaginazione che in questo periodo è particolarmente ispirata ed orlandosa….. ^^ 

Qualche parola di premessa…… allora ovviamente non mi risulta che Viggo stia ancora girando Alatriste, per questo bisognerebbe chiedere alla mia Vig-Vala Ewyn…. Diciamo però che mi veniva comodo così per esigenze di …. copione!!! ^^’’  così chiedo scusa per tutti gli errori di ambientazione etc , volevo solo una bella Vig-Orli di Compleanno ^____^ per festeggiare tutte assieme!

Un’ultima cosa: la mia adorata mammina Stregababablu ha scritto per me, solo per me, la fine ideale della fic!!! *_____* come la adoro!!! Ho deciso di aggiungerla perché mi piace molto e sono davvero onorata che me l’abbia dedicata!

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“Stop!!!!!!” l’urlo del regista squarciò l’aria e raggiunse gli attori sul set. “Buona. Abbiamo finito!  Potete andare via adesso!!!!"

Viggo si girò grato,  abbassò la pesante spada al fianco e si concesse il lusso di un profondo respiro. Era stata una giornata infernale. A dispetto dell’Ottobre ormai alla fine, cèra stato un caldo infernale e lui si sentiva decisamente a disagio, nel pesante costume di scena. Si passò una mano sulla fronte, detergendola dal sudore e si lisciò i lunghi baffi, in un gesto che era ormai diventato il suo tic, da quando se li era dovuto far crescere.

Ma finalmente anche questa era andata. Viggo si avviò verso la roulotte adibita a suo camerino e salutò Anna, la truccatrice, con un sorriso stanco. La ragazza si mise subito al lavoro, liberando le sue fattezze scultoree della faccia scura e poco rassicurante del Capitano. Viggo non parlò quasi. Si sentiva sfinito, era stata una settimana massacrante. Avevano lavorato giorno e notte, quasi senza riposo, approfittando del bel tempo che ancora resisteva, nonostante si fosse già a fine Ottobre. Quasi non sentì quando Anna lo salutò allegramente e richiuse piano la porta dietro di sé.

Viggo aprì gli occhi, lasciando che mettessero lentamente a fuoco l’immagine dietro di sé. Vide un volto stanco, segnato dalle molte esperienze e dalla vita, ma incredibilmente bello e … puro, in un certo senso. Vide un volto pulito, sincero, innamorato…. Sorrise al pensiero del suo dolce amore. Sorrise, e i lineamenti marcati e perfetti si ammorbidirono, il volto si illuminò di una luce calda, gli occhi brillarono e si inumidirono di commozione, come sempre ogni volta che pensava a lui…..il suo cucciolo, il suo elfo libero,  la musa ispiratrice degli ultimi anni.

Viggo si cambiò rapidamente, voleva andar via dalla cacofonia di quel luogo. Vi aveva passato l’ultima settimana e ormai se ne sentiva soffocato, oppresso.  Voleva solo arrivare al più presto al suo albergo, chiudere la porta della camera dietro di sé e infilarsi nella vasca da bagno! Era stato un periodo troppo intenso, troppo pieno di impegni che gli avevano impedito di pensare, di stare un poco in pace con se stesso, a riflettere…. Un sorriso malizioso gli distese le labbra, mentre si infilava nella Seat Ibiza che aveva noleggiato. In realtà più che a riflettere, gli era mancato terribilmente il poter pensare con calma ad Orlando… stendersi nel letto, sdraiarsi sul dondolo sul balcone, osservando meravigliato uno dei meravigliosi tramonti infuocati della terra Iberica, con solo un pensiero nella mente. L’immagine fissa di un sorriso incredibilmente aperto e sincero, di un corpo esile ma forte, di muscoli perfettamente disegnati su una pelle ambrata, baciata dal sole e dalla fresca aria della sera.

Viggo cercò di concentrarsi sulla guida, ma il traffico scorreva tranquillo e l’albergo non era troppo distante, così i suoi pensieri migrarono nuovamente, prendendo possesso della sua mente. Un altro anno era passato. Eppure, non se lo sentiva affatto addosso, almeno non quando pensava a lui. Al tempo trascorso assieme, sempre troppo poco, alla pace, la gioia, la soddisfazione che gli dava averlo accanto. Poterlo toccare, abbracciare. Vedere il piacere assoluto trasfigurare il suo bellissimo volto. Piacere che era lui a donargli. Avere il privilegio assoluto di poter amare quello spirito libero e puro.  Viggo ringraziava ogni giorno, ogni ora della sua esistenza, tutti gli dei del cielo e della terra per averglielo fatto incontrare e per la grande fortuna che era essere amato da lui.

Senza neanche rendersene conto, Viggo raggiunse l’albergo e in pochi minuti si trovava nella reception per ritirare le chiavi della sua stanza. Rispose con un sorriso distratto all’impiegato che gli augurava buon compleanno. Chissà come lo aveva saputo? Ah, si, il documento d’identità. Durante il breve percorso in ascensore si perse nuovamente nei suoi pensieri, chissà cosa faceva Orlando? L’aveva chiamato la sera prima, solo per sentire la sua voce, non parlava con lui da quasi cinque giorni e all’improvviso gli era venuta una nostalgia incredibile. Il ragazzo aveva riso delle sue spiegazioni, prendendolo allegramente in giro e facendo tornare il sorriso sul suo volto stanco. Poi aveva abbassato la voce, e parlato con quel tono roco e vellutato che aveva prima di fare l’amore, quando cercava, con immediato successo, di sedurlo.

Le porte si aprirono con un suono squillante che risvegliò Viggo dai suoi ricordi. Si avviò lungo il corridoio ed entrò nella camera che ormai da quasi un mese ospitava le sue notti solitarie. Chiuse piano la porta dietro di sé e sospirò, rimanendo un attimo appoggiato contro il legno bianco. Chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente solo. Sentì le lacrime cominciare a scendere sulle guance e pensò che aveva davvero bisogno di riposare. Per fortuna il regista aveva dato loro il resto della settimana libero. Se l’erano meritati del resto. Viggo aveva intenzione di dormire fino a tardi, recuperare energie, e poi andare in giro nei dintorni, non aveva ancora avuto l’opportunità di visitare quella splendida regione del sud della Spagna.

Si avvicinò al grande letto e cercò di non pensare a quanto si  sentiva solo la notte, a quanto gli mancava il corpo caldo e rassicurante di Orlando accanto al suo. Quanto gli mancavano le sue braccia forti che lo stringevano, come se non volessero più lasciarlo andare. Si spogliò velocemente e andò in bagno, aprì il rubinetto dell’acqua, controllando che fosse alla giusta temperatura, e aspettò che riempisse la vasca. La sua mente si perse ancora quando il profumo del bagnoschiuma invase la stanza. Curioso, per uno strano scherzo del destino quello era esattamente il profumo di Orlando…. Lo aspirò a pieni polmoni, sentendosi leggermente girare la testa,  e immaginò il suo ragazzo immerso nella vasca, lì davanti a lui. La schiuma nascondeva il corpo perfetto, creando un sensuale contrasto con la pelle abbronzata. I capelli fradici gli incorniciavano il volto e le labbra bagnate e socchiuse sembravano supplicare solo i cuoi baci. Viggo gemette, passandosi una mano sugli occhi, come a voler scacciare quella immagine di sublime perdizione.

Il cellulare iniziò a squillare nell’altra stanza e Viggo si bloccò all’improvviso, quasi spaventato dal suono insistente. Poteva benissimo lasciarlo squillare, non aveva alcuna voglia di rispondere. Aveva paura che fosse qualcuno che si era ricordato del suo compleanno, e lui non voleva affatto pensarci. Non voleva pensare che un altro anno era passato, lui entrava nella piena maturità, nella fase più completa della vita di un uomo, mentre il suo giovane amore appena cominciava a sbocciare appieno. Entrava nel fiore della vita…. Quanto ancora poteva offrirgli? Maledizione! La doveva smettere di pensare così! Avevano ancora tantissimi anni da passare assieme, amava Orlando così tanto che sentiva scoppiargli il cuore in petto quando pensava a lui. Ma cosa più importante, Orlando lo amava, totalmente e incondizionatamente. Il cellulare riprese a squillare, dopo una breve pausa, e Viggo comprese che non poteva evitarlo, se voleva godersi il bagno in pace. Con uno sbuffo, tornò nella stanza da letto e lo cercò freneticamente nei vestiti buttati a caso per la stanza. Quando vide chi era, il suo volto si illuminò all’improvviso di pura gioia e la sua voce si accese di allegria.

“Amore mio!” rispose, felice, scostandosi i capelli dalla fronte

“Buon compleanno, mio artista preferito!” gli augurò una voce dolce e altrettanto allegra. “Allora, mio amatissimo ramingo, come si sta con un anno in più?”

Viggo scoppiò a ridere, felice. All’improvviso tutti i pensieri di poco prima si dissolsero lasciando il posto alla sola felicità. “Benissimo mio unico principe. Ma non credo che un elfo immortale come lei capirebbe il senso degli anni che passano…” scherzò, a sua volta

“Mhmmm mettimi alla prova…” lo stuzzicò Orlando, abbassando la voce “Eppoi ricorda che ho rinunciato alla mia immortalità per amore di un mortale….” Continuò.

“Orlando….” Lo chiamò all’improvviso Viggo, mentre sentiva un groppo serrargli la gola.

“ Che c’è amore mio?” gli chiese dolcemente il ragazzo. Aveva sentito l’emozione nella sua voce e immaginava i pensieri che lo attraversavano in quel momento.  “Hai finito di lavorare per oggi?” gli chiese, visto che l’uomo non accennava a parlare.

“Sì, grazie al cielo abbiamo finito! Ci ha dato tutta la settimana libera e di questo gli sono molto grato. Sono stanchissimo! Mi sa che non ho più l’età….” Tentò di scherzare Viggo.

“Oh, bhè… quanto a questo….. a me basta che riesca ancora a muovere bene le tue mani e il tuo corpo!” rispose Orlando, in tono malizioso. Ma ottenne l’effetto desiderato e le sue orecchie furono deliziate dalla fresca e schietta risata di Viggo.

“Orlando…” lo richiamò l’attore, tra una risata e l’altra “Non è possibile… ma come fai? Come fai a farmi sempre dimenticare chi sono…cosa sto diventando….  Comunque, non preoccuparti.” Continuò, in tono improvvisamente serio “Il mio corpo mantiene intatte tutte le proprie funzionalità!” terminò.

“Mhmmm molto bene, non devo preoccuparmi quindi…..Che fai?” gli chiese allora Orlando, con uno dei suoi bruschi cambiamenti di argomento

“Stavo per farmi un bagno quando sono stato interrotto dallo squillo del telefono, mio dolce elf-boy.” Rispose, gentilmente

“Mi spiace, tesoro. non volevo disturbarti, ma…… senti, ti faccio una proposta…”

Viggo raddrizzò la schiena e strinse più forte il telefono tra le mani, quando Orlando assumeva quel tono c’era sempre un motivo per preoccuparsi.

“Anche io stavo per mettermi a mollo nella vasca da bagno” continuò il ragazzo “è stata una giornata interminabile e sono stanco morto. Allora perché…..non facciamo il bagno assieme?”

Viggo trattenne il fiato a quella proposta e si guardò immediatamente attorno. Che fosse….? Ma solo le pareti vuote della stanza si rivelarono al suo sguardo e sentì svanire anche l’ultima fiammella di speranza che aveva alimentato inconsciamente per tutto il giorno. Davvero aveva pensato che Orlando avrebbe abbandonato il set solo per passare la sera del suo compleanno con lui? Che idiota era stato! Il ragazzo era praticamente bloccato lì e non poteva allontanarsi neanche per mezza giornata. Viggo sospirò pesantemente, mentre la sua voce carezzevole continuava a sussurrargli al telefono

“Senti, se facciamo il bagno in contemporanea, al telefono, sarà come farlo assieme. Fidati! Vedrai, ti piacerà…. Amore, lo sai che avrei dato tutto per stare lì con te ora, vero? Vederti nudo, come già sarai, davanti alla vasca, mentre controlli ancora una volta che l’acqua sia abbastanza calda….” Viggo si accorse con sorpresa di essere rientrato nel bagno, il telefonino all’orecchio, mentre faceva esattamente quello che la voce di Orlando suggeriva.

“Ecco, ora sembra vada bene… sei un maniaco del bagno, Vig!” ridacchiò Orlando, prendendolo in giro. Viggo sorrise brevemente, era vero. Il bagno era uno dei piaceri che adorava concedersi. Era particolarmente meticoloso quando lo preparava e adorava miscelare tra loro sali e bagnoschiuma, cercando la giusta ricetta a seconda dei propri desideri. “Hai ragione cucciolo.” Ammise, dolcemente, poi la sua voce si abbassò in un roco sussurro “ma non ci sei tu qui a scaldarmi con le tue braccia, a stringermi forte a te e trasmettermi il calore del tuo corpo contro il mio…”

Orlando rimase in silenzio per un istante, il respiro improvvisamente pesante. Poi deglutì a fatica, e riprese a parlare, con la voce che gli tremava un po’. Era bastata una sola frase di Viggo, una sola immagine suggerita dalla sua voce calda e il suo corpo si era infiammato all’istante, gridando di dolore per la lontananza.

“Bhè, per stavolta sperimenteremo qualcosa di diverso” tentò di scherzare. “Sei pronto?” gli chiese, in un soffio.

“Sono a tua completa disposizione” gli rispose Viggo, con lo stesso tono carezzevole. Orlando chiuse gli occhi, cercando di resistere all’improvvisa ondata di calore che lo aveva attraversato a quella frase.

“Molto bene, allora. Vig… sto entrando nella vasca, ecco…. L’acqua calda che mi avvolge all’improvviso mi fa rabbrividire…. È così …setosa, non so come descriverla, però è come essere avvolti dalla cosa più comoda e confortevole e morbida del mondo… è come essere… tra le tue braccia, Vig.” gli disse, dopo un po’.

Viggo si infilò nella vasca nello stesso momento,  rabbrividì anche lui, quando venne a contatto con l’acqua. Si rilassò contro la parete della vasca e lasciò che la schiuma lo avvolgesse completamente, inebriandolo col suo dolce profumo. Chiuse gli occhi e immaginò che fosse Orlando che lo teneva tra le braccia e che fosse il profumo del suo corpo, quello che lo stordiva e lo faceva sentire così bene.

“Ti stai rilassando,vero?” Orlando ridacchiò leggermente, sempre a voce bassa, carezzevole, per non turbare quel momento che era solo loro… “Posso quasi vederti. Sdraiato nella vasca, completamente abbandonato, i capelli si saranno già bagnati e ti segneranno il viso, mentre minuscole gocce d’acqua ti scendono sul volto, segnando i tuoi lineamenti perfetti. Ecco, posso distinguerle chiaramente. Una birichina si è fermata all’angolo del sopracciglio, indecisa se intraprendere il lungo viaggio o no. La guardo incuriosito e sono quasi tentato di darle una spinta, incoraggiarla ad esplorare il tuo bellissimo volto che amo… rassicurandola che tutto quello che ci troverà sarà il paradiso…..ma ecco, si è decisa! Scivola lungo la tempia, piano, carezzando ogni centimetro della tua pelle abbronzata. Segna la linea della tua guancia, poi, indecisa, sembra quasi cambiare rotta e in un attimo eccola all’angolo della tua bocca…..la tua splendida bocca…” Orlando si fermò un attimo, quasi incapace di respirare. Aveva perfettamente in mente l’immagine chiara di ogni singola parola che diceva, quasi  come se la vedesse con gli occhi. La bocca di Viggo occupava ora interamente i suoi pensieri. Quella bocca decisa,  che tante emozioni riusciva a regalargli. In un lampo, immagini di quella bocca arrossata dai suoi baci, famelica, mentre sembrava voler  divorare le sue labbra, maliziosa, mentre giocava col suo corpo, portandolo all’estremo del piacere…. Orlando scosse la testa, un gemito di Viggo lo aveva riportato alla realtà. “Posso vederti, mentre la tua lingua guizza fuori, quasi titubante. Stai per raccoglierla, eppure…. Non vuoi che finisca già, vero? Ma sono geloso di quella goccia… le tue labbra sono mie e non le permetto di arrivarci. Così, mentre tu stai per raccoglierla dentro di te, avvicino la mia bocca alla tua, la mia lingua assume vita proprio e si allunga per raccogliere quella dolcezza dissetante. Ma mi piace troppo il sapore della tua pelle….. così indugio, sistemandomi meglio contro di te…. Mi piace il tuo corpo….. allarghi le gambe, ed io scivolo tra di esse, naturalmente. È il mio posto, solo mio!”

Viggo scivolò ancora di più nella vasca, allargando le gambe e portando inconsciamente una mano al volto,  indugiando in una carezza, l’altra abbandonata su una gamba.

“Le mie labbra, la mia anima, il mio corpo… tutto di me ti appartiene, Orlando. Prendi tutto ciò che posso offrirti….ti prego.” La voce di Viggo era poco più di un sussurro, quasi un gemito continuo. Si sentiva scoppiare e voleva dentro di sé Orlando, voleva sentirlo muoversi su di lui, in quel modo imprevedibile che lo faceva impazzire.

“Posso sentire la forza del tuo corpo anche in questa posizione, Vig. le tue braccia che mi stringono a te… non lasciarmi andare, amore mio. Mai. Ma tu non ne hai l’intenzione, vero?” un gemito spezzato dell’uomo fu tutto ciò che Orlando ottenne come risposta, ma gli bastò. Sorrise soddisfatto, mentre continuava a tessere quelle erotiche immagini nella sua mente, come un incantesimo “non riesco a staccare la mia bocca dal tuo volto, Vig. mi ha sempre affascinato. Con le labbra aperte, segno con la lingua il contorno delle tue labbra, mi piacciono. Mi piace il loro sapore. Mi piace come cercano sempre di seguire e catturare le mie. Come non vogliono farsi dominare dalla mia passione….. dal mio amore per te….. ma alla fine non resisto, è sempre così che va a finire, vero? La tua vicinanza, il tuo sapore, la tua forza, mi inebriano a tal punto che non riesco mai a resistere ai miei stessi giochi…. Devo averti, divorarti con le labbra, le mani, il corpo…. Sono il tempio consacrato alla tua divinità….. mi sistemo meglio contro di te, vorrei quasi sprofondarti dentro, fondermi completamente. Mentre con la bocca succhio il nettare che mi offri, la tua lingua che si fa prepotentemente strada tra le mie labbra….. i nostri corpi aderiscono perfettamente, come è naturale che sia… ci penso spesso sai? È come se fossero le metà di una stessa cosa…. Due calamite che si attirano inesorabilmente…. Ma non mi basta!…. Voglio sentirti anche con le mani. Mi piace esplorare il tuo corpo, giocarci con un pizzico di cattiveria, adorarlo fino alla venerazione….. mi piace come i tuoi muscoli fremono al passaggio delle mie dita. Sentire i capezzoli che si inturgidiscono quando inizio a stuzzicarli….. e mi piace sentire i gemiti che riempiono l’aria. Il tuo respiro che si fa più pesante, come ora….Vig… sono con te, le mie mani scendono sul tuo petto, seguendo la linea dei tuoi muscoli, sei forte, ma è la delicatezza della tua anima di poeta che amo di più….. ma sono impaziente, mi sei mancato troppo e non riesco a resistere, Viggo. Raggiungo subito il tuo ventre, fermandomi solo un attimo per giocare col tuo ombelico…. Ti piace, vero? Come anche la più piccola parte di te mi faccia impazzire….”

Viggo non rispose, non ci riusciva. Era completamente sdraiato nella vasca, solo la testa emergeva appena dall’acqua. Aveva allargato le gambe quanto più gli permettevano quelle ridotte dimensioni e con una mano si reggeva al bordo così forte che le nocche gli erano diventate bianche. Ma l’altra …. L’altra mano sembrava non appartenergli più. No, era diventata un’altra parte di Orlando e ubbidiva solo alla sua voce e in quel preciso momento giocava col suo corpo, regalandogli brividi di piacere che si irradiavano in tutto il corpo, per concentrarsi inevitabilmente sul suo membro già eccitato. Viggo gemette profondamente quando, per caso, la mano sfiorò quel punto così sensibile e una sola parola sfuggì alle sue labbra “Orlando…” un solo richiamo al quale il ragazzo dall’altra parte rispose immediatamente. Orlando sentì lo stesso brivido irradiarsi su tutto il corpo, la stessa eccitazione impaziente pervaderlo e urlare per uno sfogo. Strinse forte il telefono nella mano e cercò di non soccombere. Era la serata di Viggo, e quello che voleva era solo il suo piacere.

“Viggo…. Eccomi amore mio, sono qui. Sono con te, non ti lascio….” Riuscì a dire solo, dopo un momento. “lo so che sei impaziente, posso sentirlo, amore. Ma anche io lo sono. Non senti il mio sesso che preme contro il tuo corpo? Non senti quanto ce l’ho duro solo per il fatto di avere il tuo corpo contro il mio? Di  sentire il tuo bisogno? ….”

“Si…..” quella semplice sillaba si propagò nell’etere, raggiungendo l’orecchio di Orlando, facendolo vibrare e trasmettendo il brivido a tutto il resto, fino a raggiungerlo nel profondo. Non poteva più aspettare, lo sapeva.

“Non ho più voglia di giocare, Vig…. voglio sentirti, devo farlo, o impazzirò!…. la mia mano scende, famelica ora, vuole sentirti ancora, prenderti, adorarti come meriti e farti raggiungere il piacere solo con pochi movimenti. Eccoti! Sei tra le mie mani e ti posso sentire… così duro, pulsante, bollente…. Passo le dita su di te, sentendoti tutto, dalla base alla punta, e mi fermo per pura cattiveria a giocare con la pelle sensibile di questo punto, tirandola e carezzandola dolcemente…”

Viggo aveva gli occhi così serrati da fargli male, ma neanche si accorgeva. Tutto quello che sentiva era la voce roca e affannata di Orlando all’orecchio e la sua mano (o era quella del ragazzo?) che si muoveva facendolo impazzire, non avrebbe resistito, lo sapeva. Era troppo tempo che non lo faceva l’amore con lui…

“…ma posso capire che sei al limite…. Se non fossimo nell’acqua già sentirei le prime gocce del tuo seme fuoriuscire, bagnandomi le dita, sai cosa mi piacerebbe fare, ora, se non fossimo in acqua? Penso proprio che farei scendere la mia mano fino alla base, massaggerei i tuoi testicoli, con forza, fino a sentire i tuoi gemiti sempre più alti, quasi degli urli, poi mi abbasserei su di te e allora…. Allora si che godresti amore mio. Ti prenderei in bocca, completamente. Ti avvolgerei con la lingua e all’improvviso ti succhierei così forte che ti metteresti ad urlare, si…così…..”

Viggo non resistette. L’ultima immagine che Orlando aveva inviato alla sua mente sovraeccitata era stata troppo per lui! La mano aveva preso a muoversi sempre più velocemente, quasi a spasmi, i gemiti erano diventati sempre più alti, fino a liberarsi in un urlo estatico, alle ultime parole del ragazzo “Orlando….”

Rimasero senza fiato entrambi, ansanti, cercando di recuperare parole e pensieri. Orlando aveva vissuto il tutto altrettanto intensamente, anche la sua mano si era animata inconsapevolmente e aveva preso a muoversi su di se, rapita dai respiri e dai gemiti dell’uomo. E quando Viggo era esploso, urlando, invocando il suo nome, anche lui era venuto.

Una lacrima scese sulla guancia di Viggo e lui riaprì gli occhi, tirandosi a sedere sulla vasca. “Orlando…?” lo chiamò in un soffio. Aveva sentito l’eco dei propri sospiri nei suoi e l’aveva sentito venire con lui, ancora una volta. “hey cucciolo, tutto bene?” gli chiese, con una tale dolcezza che il ragazzo sentì un’ondata di commozione invaderlo.

“Tutto bene, poeta….. e tu?” gli chiese a sua volta.

“Tutto bene.” Gli rispose Viggo, rilassandosi ancora contro la vasca e sospirando di piacere e sollievo. “Ti amo.” Gli disse dopo un po’ sentì Orlando ridacchiare, felice. “Ti amo anch’io.” Gli rispose, mentre un gran sorriso gli illuminava il volto.

“Forse è meglio uscire dalla vasca, che dici?” gli chiese ancora il bel danese, seppur a malincuore. “Ci vestiamo e poi ti richiamo io, va bene?” propose.

“Ok, Ramingo….. anche se un buon bagno ogni tanto non può che farti bene!” aggiunse poi, irriverente.

Viggo scoppiò a ridere, ma la sua voce era di nuovo sensuale  quando rispose “Se fossero tutti così, mi farei il bagno almeno due volte al giorno…”

Orlando si sentì avvampare e tossì leggermente “Ehm…. Certo, certo. Ok, allora ci sentiamo dopo, va bene?” gli disse, a raffica, imbarazzato.

Viggo rise nuovamente e assentì, prima di chiudere il telefono e appoggiarlo sul pavimento. Si alzò dall’acqua ormai quasi fredda e afferrò l’asciugamano, allacciandoselo attorno alla vita. Tornò nella stanza da letto e cercò i pantaloni del pigiama in mezzo alla roba gettata alla rinfusa nell’armadio. Avrebbe proprio dovuto dare una sistemata, ma forse domani….. l’improvviso bussare interruppe i suoi pensieri e si fermò di scatto, volgendosi verso la porta, con in mano l’indumento spiegazzato. “Chi è?” chiese, sorpreso. Non aspettava visite e in realtà non vedeva l’ora di richiamare Orlando.

“Servizio in camera” gli rispose una voce dall’esterno. Viggo inarcò un sopracciglio, perplesso, non aveva ordinato niente. Come se gli avesse letto nella mente, la voce continuò “Il direttore le offre la cena…. Per il suo compleanno.”

Viggo sorrise leggermente, in effetti il bagno gli aveva fatto venire un certo languorino… “Entri, la lasci pure in camera, grazie.” Disse, tornando verso il bagno.

Sentì che la porta veniva aperta e un carrello trascinato dentro. “La ringrazio, dica al direttore che è stato molto gentile.” Gridò, mentre si spalmava la schiuma da barba sul viso, stando bene attento a non sporcare i baffi. Gli parve di udire una risposta soffocata, ma non ci fece caso. Aveva il rubinetto dell’acqua aperto e non sentiva bene. Terminato di farsi la barba, si tamponò il viso con un asciugamano umido e fissò il proprio volto allo specchio ‘decisamente meglio!’ si approvò. Gli sarebbe ricresciuta per la ripresa delle scene, ma per il momento, voleva sentirsi libero. Certo, se avesse potuto liberarsi anche dei baffi….. sospirò e afferrò il telefono che aveva lasciato sul pavimento, componendo il numero di Orlando. Ma quando rientrò nella stanza da letto, si fermò di colpo e il telefonino gli cadde dalle mani, finendo a terra. Davanti a lui, seduto sul grande letto, a gambe incrociate, stava Orlando, completamente nudo, a parte un buffo cappellino di plastica a punta, tutto colorato. Tra le gambe aveva un enorme barattolo di Nutella, con in mezzo una candelina accesa e si leccava un dito pieno della dolce delizia. Quando lo sentì entrare, alzò lo sguardo, sorridente “Buon Compleanno, amore mio!” gli disse, raggiante di gioia.

Viggo non riusciva a credere ai suoi occhi, ma come? Gli aveva appena telefonato, aveva detto di essere in una vasca, avevano….. si avvicinò al letto e lentamente, si arrampicò sopra, procedendo a gattoni fino ad essere a pochi centimetri da lui. Non aveva ancora detto una parola. Sentiva il fiato di Orlando sul suo viso. Sapeva di cioccolato. Il ragazzo si leccò le labbra, con un’espressione maliziosa sul volto e immerse ancora una volta il dito nel barattolo. “Devi spegnere la candelina ed esprimere un desiderio” disse. Viggo sorrise. Un sorriso malizioso, quasi cattivo. Avvicinò il volto al barattolo e soffiò sulla debole fiammella, aspirando il profumo del corpo di Orlando, così vicino…. “il mio desiderio si è già avverato…” mormorò, poi afferrò delicatamente il polso del ragazzo e lo costrinse a tirare fuori il dito dalla sua bocca, c’era ancora del cioccolato sopra. Lo avvicinò alle proprie labbra e lo assaggiò, gustando il dolce sapore del cioccolato. Orlando sorrise, felice. A quanto pareva il dolce di compleanno gli piaceva. Avrebbe voluto comprare una torta, ma non aveva avuto tempo e in aeroporto aveva per caso visto il barattolo….

“È questo è solo l’inizio.” gli sussurrò all’improvviso Viggo, prendendo in bocca tutto il dito e succhiandolo con forza. “mi pare di avere ancora molto da assaggiare…”

 

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Viggo spinse Orlando sul letto, gli immobilizzò le braccia sopra la testa. Immerse un dito nel vaso di nutella e cominciò a disegnare strani ghirigori sul suo torace. Il dito percorreva la sua pelle in una lenta carezza. Si soffermò a giocare con i suoi capezzoli, con il suo ombelico poi più giù. Orlando gemeva e cercava di liberarsi.

“ Fermo!” Gli ordinò Viggo proseguì a tracciare la sua opera.

Passò la cioccolata sulle labbra di Orlando, poi si chinò su di lui. Cominciò ad assaporare quel dolce nettare. La bocca, il collo, i capezzoli, l’ombelico.

“ Ahhhhh” Orlando stava impazzando, quella bocca, quella lingua lo stavano infiammando.

“ Shhhh” gli sussurrò Viggo all’orecchio “ lasciami gustare la mia torta di compleanno. La sua bocca si chiuse su di lui.

 

“ Ahhhhhh, uhmmm.. Vig…” Orlando non riusciva a parlare. Viggo gli lasciò le braccia.

Le sue mani si muovevano in lente carezze sul suo corpo, mentre la sua bocca gli regalava sensazioni che lo portavano lontano.

Viggo si sollevò un attimo e ricevete un mugolio di protesta. Si tolse i pantaloni del pigiama e adesso non c’era più nessuna barriera a separare i loro corpi eccitati.

“ Ti voglio, ti voglio così tanto da starne male.” Mormorò Orlando. Viggo sorrise. Era così anche per lui.

Gli aprì le gambe a la sua lingua si insinuò guizzante a inumidirlo.

“ Prendimi! Prendimi adesso.” Gli disse Orlando.

 

Viggo entrò in lui con una spinta e i loro corpi iniziarono a muoversi all’unisono al suono di una musica che solo loro sentivano. La mano di Viggo si chiuse a pugno su Orlando e per un po’ nella stanza non si udiva altro suono che quello dei loro gemiti, finchè il piacere non esplose.

Rimasero uno sull’altro aspettando che i sensi si placassero. Poi Viggo si staccò da lui.

“ Torno subito.” E si diresse verso il bagno.

Orlando sentì l’acqua scorrere e poi Viggo rientrò nella camera. Lo sollevò dal letto e lo prese in braccio.

“ Viggo?” Orlando lo guardò.

“ Mi devi un bagno.” Gli disse Viggo sorridendogli maliziosamente.

Scoppiarono a ridere, ma le risate si persero in breve tra gemiti e sospiri.