.|. Tutti Pazzi per Haldir .|.

Capitolo 6

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Haldir fissò Elrond che si era precipitato dentro la sua stanza. Per un attimo fece fatica a capire cosa intendesse dire. Poi nella sua mente si fece strada il significato di quelle parole e la felicità lo invase. Elrond aveva capito e perdonato ed era pronto a vivere la loro storia. Un sorriso felice gli illuminò il volto. Anche gli occhi, che normalmente erano freddi come il ghiaccio, sembrarono scaldarsi e assunsero un colore più caldo e intenso. La gioia trasformò i lineamenti del suo volto addolcendone gli spigoli; sembrava un altro. La sua fredda e glaciale bellezza lasciò il posto a una bellezza più calda e sensuale.

 

Elrond gli si avvicinò. “ Haldir” la sua voce era poco più di un roco bisbiglio. “ Non posso più stare lontano da te.  Da troppi anni aspetto questo momento ed ora non posso gettarlo al vento. Mi sono innamorato di te, quando  ti ho conosciuto e per anni ho diviso il mio cuore tra te e la mia sposa. Quando lei morì il dolore fu grande e, per un certo tempo, prevalse su tutti gli altri sentimenti. Ma il tempo ha lenito il mio dolore, la mia sofferenza… e i sentimenti per te sono tornati allo scoperto. Volevo parlartene allora, ma  improvvisamente eri diventato l’elfo più desiderato di tutto il reame. Mi convinsi che non ci sarebbe mai potuto essere niente tra noi e mi sono ritirato nell’ombra. Le tue parole di oggi, mi hanno ridato speranza. Non approvo quello che hai fatto anche se comprendo le tue ragioni, ma non voglio tornare nell’ombra. Sono qua per chiederti di dividere la tua vita con me, di diventare il mio compagno di vita, di vivere con me tutte le ere che ci saranno concesse.”

 

Aveva detto tutto questo fissando Haldir diritto negli occhi, per leggere dentro di loro e quello che vi lesse gli piacque. Haldir fece un passo verso di lui e gli prese la mano.

“ Grazie, per aver compreso e perdonato questo sciocco elfo, che pur di ricevere un po’ di calore si è servito delle arti magiche. Ma nel momento in cui ci siamo amati, mi sono reso conto che tutta l’attenzione, tutta l’ammirazione di cui ero circondato, non valevano quanto un tuo sguardo, un tuo bacio, una tua carezza.” I suoi occhi si erano riempiti di lacrime, che cominciarono a scendere sulle sue guance. Elrond gli prese il viso tra le mani e lo tempestò di piccoli baci, asciugandolo dalle lacrime. Le loro bocche si incontrarono, le loro lingue si cercarono. Si spogliarono a vicenda senza mai staccarsi e si sdraiarono sul letto. Le loro mani accarezzavano, le loro bocche assaporavano finché, in un crescendo di passione si fusero in un tutt’uno.

 

“ Cosa sta succedendo Res?” urlò Fin. Il suo viso alterato dalla rabbia incuteva timore. Sembrava un cielo nero prima della tempesta. Erestor lo fissò un attimo con paura, poi fece un lungo sospiro.

“ Niente”

“ Niente! Cosa significa ‘niente’, per te?” Fin lo fissava come se volesse ucciderlo. Gli teneva le braccia strette in una morsa che pareva d’acciaio e lo scuoteva.

“ Ti sembra ‘niente’ tutto questo? E che fine ha fatto Legolas?”  un sorriso increspò per un attimo la bocca di Res e lui capì.

“ Eravate d’accordo! Ma perché?”  prese a scuoterlo ancora più forte. Res sembrava un fuscello agitato dalla tempesta. I suoi lunghi capelli ondeggiavano come rami al vento.

“ Mi fai male” fu tutti quello che riuscì  a dire.

Fin lo lasciò andare così improvvisamente,  che Erestor cadde.

 

Si rialzò,massaggiandosi le braccia lì dove Fin lo aveva stretto. Gli facevano un male tremendo ed erano già comparsi dei segni bluastri.

“ Si! Eravamo d’accordo” disse. “ Era l’unico modo per separarvi.”

“ Separarci? Perché? Finalmente avevamo trovato un po’ di pace e di serenità. Risollevati dalla sofferenza di un amore non corrisposto. Non pensate che ci meritiamo un po’ di felicità? Proprio non capisco. In fondo dovreste essere contenti. I nostri sentimenti per voi erano un fardello alquanto noioso e ingombrante da tenere a bada. Volete proprio la nostra infelicità”

Negli occhi di Fin si leggeva una profonda sofferenza. Non capiva perché ancora una volta la felicità dovesse essergli negata e proprio da colui che amava al di sopra di ogni cosa. Pensò ad Aragorn e a quello che poteva aver passato in quei giorni.

“ Non credevo poteste essere così crudeli”.

Quelle parole e il dolore negli occhi di Fin ferirono Erestor più di qualunque arma.

 

“ Fin” Erestor stava cercando le parole per spiegare ciò che era accaduto. “ Non volevo ferirti. Non potrei mai farlo, almeno non intenzionalmente. Sono sempre stato a conoscenza dei tuoi sentimenti nei miei confronti e pur essendone contento, ne ero anche spaventato. L’idea di avere una storia con te, un rapporto diverso dalla solida amicizia che ci legava, mi spaventava a morte. Pensavo di non essere capace di affrontarlo. Tu mi hai aiutato molto, continuando a comportarti da amico. Solo ora mi rendo conto di quanto possa esser stato difficile per te  tutto questo. Sapevo con certezza che tu saresti stato sempre e comunque al mio fianco, che nonostante tutto non ti avrei mai perso. Poi è arrivato Aragorn e improvvisamente mi sono sentito vacillare. Non eri più con me. Mi avevi privato del tuo amore, della tua amicizia e ho perso la testa. Mi sono reso conto che ti amavo e che non volevo perderti. Legolas era nella mia stessa situazione e quando mi ha proposto questo piano ho accettato subito. Abbiamo coinvolto i gemelli e persino Elrond. Non so se potrai mai perdonarmi, perdonarci per tutto questo, me lo auguro di cuore. Non posso pensare di perderti e di dover passare il resto della mia vita senza nemmeno la tua amicizia. So che ti sto chiedendo molto, troppo ma in cuor mio spero che la tua generosità sia così grande….” Gli mancò la voce. Abbassò il volto e cercò di ricacciare indietro le lacrime. Non voleva piangere. Non voleva che Fin lo vedesse come uno stupido patetico.

 

Fin gli mise un dito sotto il mento e gli sollevò il viso, annegando nel suo sguardo. Quegli occhi blu pieni di lacrime sembravano un mare in tempesta. Per un attimo il suo amore per Erestor ebbe il sopravvento. Gli asciugò dolcemente le lacrime.

“ Sssth, non piangere” gli sussurrò. Poi però un moto di rabbia lo fece indietreggiare. Cosa gli succedeva? Dopo  tutto quello che gli aveva fatto, stava li a consolarlo. No! Doveva smetterla.
Guardò Res negli occhi e ancora una volta si sentì annegare in quelle pozze profonde.

“ Res” sussurrò sulle sue labbra prima di prenderne possesso. Fu un bacio forte, violento. Fin riversò in esso tutta la sua rabbia, il suo dolore. Le sue labbra esigenti pretendevano, la sua lingua assaporava ogni angolo di quella dolce cavità.

Res rispose a quel bacio con la stessa intensità. Si staccarono ansanti, spossati come se tutte le loro energie fossero state risucchiate. Fin prese per mano Erestor e si accomodò sulla poltrona, dove lo aveva visto la prima volta. Fece sedere Res fra le sue gambe e lo abbracciò forte. Rimasero così abbracciati per un tempo che parve infinito. Era un abbraccio dolce, tenero che non chiedeva nulla, però trasmetteva amore, passione, possesso.

 

“ Legolas” i gemelli gli fecero un cenno. Andò loro incontro. “ Allora, come procede con Aragorn? Lo sai che non possiamo portare avanti questa farsa ancora per molto.”

“ Lo so. Oggi ci siamo baciati. A dire il vero le nostre bocche si sono solo sfiorate.”

“ E?” chiesero i gemelli in coro.

Legolas li fissò con uno sguardo sognante. Il suo pensiero ritornò a quel momento, nell’ufficio di Elrond, alla dolcezza di quelle labbra, al loro sapore, al tremito che gli avevano provocato.

“ Legolas” i due gemelli erano impazienti di conoscere il seguito.

“ E niente, ci siamo allontanati di scatto, come se ci fossimo scottati.”

Elladan guardò il fratello strabuzzando gli occhi. “ Di questo passo ci metteranno un secolo” sospirò.

“ Speriamo che Res sia più svelto.” Fu la risposta del fratello. Si scambiarono un’occhiata e se ne andarono lasciando Legolas ancora immerso nelle sue emozioni.

 

Nessuno si accorse della figura che, rimasta nell’ombra aveva ascoltato il loro colloquio. “ Dunque è così che stanno le cose!” e silenziosa si allontanò.

 

Poco dopo si ritrovarono tutti riuniti nel salone per la cena. Elrond e Haldir seduti vicino si scambiavano continuamente tenerezze.  Legolas, accanto ad Aragorn, lo fissava con aria adorante. Erestor aveva un espressione idiota dipinta sul volto. Arwen sorrideva felice accanto ai gemelli. Era contenta per il padre e anche perché quel giorno Rumil si era dichiarato. Elladan ed Elrhoir osservavano tutti con aria annoiata.

“ Tutto questo mi fa venire il voltastomaco.” Elladan si alzò seguito dal fratello.

 

Finita la cena Res se ne andò di corsa, ma prestò poca attenzione e non si accorse della figura che l’aveva seguito. Arrivato al nascondiglio non fece in tempo ad aprire la porta che fu colpito al capo.

La figura emerse dal buio, si issò l’elfo sulle spalle ed entrò.

“ Glorfindel” chiamò. Sentì un rumore provenire da una porta chiusa. Le diede una spallata e la buttò giù.

Fin fissò esterrefatto la figura sulla porta.

“ Aragorn” mormorò. Poi vide il corpo di Res a terra.

“ Cosa gli hai fatto?” attraversò a grandi passi la stanza e si chinò su Res.

“ Era lui, d’accordo con Legolas e i gemelli che ti teneva prigioniero. Non conosco lo scopo di tutto ciò” poi si bloccò di colpo. Aveva recepito la nota stonata di tutta la faccenda. Fin non era prigioniero… almeno così sembrava.

 

“Aragorn, lascia che ti spieghi” Fin cercò di calmare l’amico.

“ Spiegare cosa!” urlò l’uomo “ Eri d’accordo anche tu con loro!”

“ No, no Aragorn. Ascolta.”

Ma Aragorn stava già uscendo dalla casa.

“ Fermati !” Fin lo prese per un braccio e lo costrinse a fermarsi. “ Non sapevo niente fino a questa sera prima di cena. Credimi. Ho scoperto solo adesso che era Res il mio carceriere e il perché di tutto questo.”

Aragorn lo fissò per un momento “ Racconta” disse solo.

“ Quando io e te ci siamo messi insieme, Erestor e Legolas hanno scoperto che per loro non eravamo semplici amici, ma che erano innamorati di noi e si sono sentiti perduti. E non sapevano nemmeno come fare per dividerci.  Hanno semplicemente perso la testa.” Non gli disse che l’idea era nata da Legolas, sarebbe stato troppo.

 

“ Ma perché! Perché non hanno parlato. E poi con che diritto. Hanno sempre saputo dei nostri sentimenti…. No non posso accettarlo.”

“ Cosa intendi dire?” Fin lo fissò preoccupato. La determinazione nella voce dell’altro lo mise sull’avviso.

“ Tu forse sei riuscito, anzi senza forse, sei riuscito a perdonare Res, ma io non posso farlo. Non accetto che qualcuno possa giocare con i miei sentimenti.” Si voltò e uscì dalla porta sparendo nell’oscurità.

“ Aragorn” Fin tentò di richiamarlo, poi un debole lamento di Erestor lo fece desistere. Aiutò il compagno ad alzarsi e lo fece sedere sulla poltrona. Poi si inginocchiò davanti a lui.

 

“ Fin, cos’è successo?” Res si stava massaggiando il capo la dove Aragorn lo aveva colpito.

“ Aragorn, non so come ha saputo tutto e ti ha seguito.”

“ Aragorn!” Res balzò in piedi e se non fosse stato per le braccia di Fin sarebbe finito lungo disteso per terra ancora una volta.

“ Che casino abbiamo combinato. Devo avvisare Legolas.” Si alzò e uscì di corsa seguito da Fin.

Arrivati a Gran Burrone cercarono subito Legolas.

“ Legolas, Aragorn sa tutto.” Legolas impallidì.

“ Come?”

“ Non lo so. Ma mi ha seguito fino alla casa.” Dietro di lui Fin annuì.

“ Dobbiamo trovarlo.” Cercarono ovunque in lungo e in largo ma di Aragorn nessuna traccia. Nella sua stanza erano spariti i suoi abiti da Ramingo. Era solito indossarli quando viaggiava. Mancavano anche la sua spada e il suo arco. 

 

“ Se n’è andato”  Erestor, Fin e Legolas si guardarono. Cosa potevano fare? Dove trovarlo? In fondo Aragorn era un ramingo e sapeva come nascondersi. Non poteva scomparire, ma poteva evitare di essere visto. Andarono in cerca dei gemelli nella speranza che loro sapessero qualcosa. La notizia li lasciò sbigottiti. Anche Elrond e Haldir non sapevano niente.

Legolas voleva uscire a cercarlo, ma gli altri lo trattennero. Non aveva senso. Forse Aragorn aveva bisogno  di stare un po’ da solo.

Alla fine si ritirarono tutti nelle loro stanze.

 

“Elrond, credi che Aragorn ritornerà?” Haldir era preoccupato. Aveva letto qualcosa negli occhi di Legolas che non gli era piaciuto.

“Non lo so. Lo spero. Aragorn è una persona corretta e leale e quello che è successo è per lui inconcepibile. Ci vorrà un po’ di tempo, ma sono sicuro che appena sbollita la rabbia, riuscirà a cogliere il lato comico della faccenda almeno lo spero.” E detto questo si chinò sul suo compagno reclamando le sue labbra e tanto altro.

 

“ Dobbiamo fare qualcosa.” Erestor se ne stava accoccolato tra le braccia di Fin, che gli accarezzava dolcemente i capelli.

“ Si. Domani partirò alla sua ricerca. Devo parlargli. Mi sento colpevole nei suoi confronti.”

“ Colpevole tu? No. Siamo io e Legolas ad esserlo, tocca a noi risolvere la faccenda.”

“ Dobbiamo trovare un modo” la mano di Fin intanto era scesa sul petto di Res e aveva cominciato a giocare con i suoi capezzoli che si erano inturgiditi e reclamavano le sue carezze. Il respiro di Res accellerò, il suo corpo si inarcò verso quello dell’amante alla ricerca di un più stretto contatto. Voleva di più di quelle semplici carezze e lo ottenne.

 

Legolas se ne stava ritto davanti alla finestra aperta. Il suo sguardo era immobile e fissava un punto all’orizzonte. Non vedeva nulla. La luna era alta nel cielo e la sua luce gettava un ombra d’argento sul paesaggio. Tutto sembrava così irreale, come circondato da un alone di luce. Le acque scure del ruscello erano attraversate da strisce d’argento, mentre la leggera brezza le increspava leggermente. Ma niente di tutto ciò colpiva il suo sguardo.

Il dolore si faceva sempre più intenso, insieme alla consapevolezza che lo aveva perduto. E non poteva prendersela che con stesso e con la sua stupidità. Cosa aveva  creduto di risolvere, facendo prigioniero Fin? Niente! Non aveva riflettuto, ma seguito un impulso dettato dal momento. Dalla paura che Aragorn, potesse lasciarlo. Non aveva ragionato e adesso ne pagava le conseguenze. E lui se n’era andato. Senza una parola, senza dargli nemmeno la possibilità di spiegarsi.

 

Un sorriso amaro gli increspò le labbra. Non provava niente. Era diventato un sacco vuoto. Il suo splendido corpo era l’involucro di niente, assolutamente niente. Il suo cuore era di ghiaccio. Rimase li senza rendersi conto del tempo che passava, dell’alba che arrivava. Del sole infuocato che nasceva da dietro le montagne per prendere il posto della luna e inondare della sua luce dorata tutto quanto.

Erestor e Fin lo trovarono così.

“ Legolas, vieni.” Res lo prese dolcemente per mano e lo fece allontanare dalla finestra. Come lo guardò in viso gli sfuggì un grido. Sembrava di pietra.

“ Ti prego Legolas, reagisci. Cerchiamo Aragorn. Spieghiamogli tutto, vedrai comprenderà e saprà perdonare.”

“ Forse ma non mi amerà mai più. E io cosa me ne farò del suo perdono se non potrò avere il suo amore.”

 

Arrivarono anche i gemelli. Tutti insieme decisero di uscire e cercare eventuali tracce. Ma si rivelò una fatica immensa. Da buon Ramingo Aragorn, aveva cancellato tutte le sue tracce e quelle poche rimaste erano troppo confuse per essere interpretate.

Passarono un paio di giorni. Ma niente.

Intanto a Gran Burrone erano tutti in agitazione Elrond aveva annunciato le sue nozze con Haldir. C’era una gran confusione di elfi che dovevano preparare ogni cosa. Il banchetto, gli addobbi, gli inviti,  gli abiti. Ma un velo di malinconia gravava sui cuori di tutti. Nessuna notizia di Aragorn. Non era tornato a Gondor, i Raminghi non lo vedevano da tempo e anche Gandalf non aveva sue notizie.

 

Tutti erano poi preoccupati per Legolas. Passava il suo tempo davanti alla finestra della sua camera a fissare l’orizzonte. Il tempo non esisteva per lui. Il giorno si alternava alla notte, il sole alla luna, e lui era sempre li. Rifiutava il cibo, da bere. Si stava lasciando lentamente spegnere. Nessuno era in grado di aiutarlo.

“ Per i Valar, perché non ci ho pensato prima” Fin si batté una mano sulla fronte. “ Ecco dove può essere andato!”

“ Dove?”  chiese Res.

“ Una volta mi ha raccontato di un posto non lontano da qui, che gli era rimasto nel cuore. Lì aveva incontrato per la prima volta Legolas e lì aveva scoperto di amarlo. Quando si sente triste e ha bisogno di stare da solo si reca lì.”

“ Che aspettiamo andiamo.”

“ No Res, vado da solo. Gli parlerò io. Forse sono l’unico che è disposto ad ascoltare. Anch’io sono stato una vostra vittima, come lui. Lascia fare a me. E poi Elrond ha bisogno del suo consigliere, le nozze sono tra pochi giorni.” Gli diede un lungo bacio.

“ Mi mancherai!” gli disse Erestor.

“ Non dire niente a nessuno.” Fu la sua ultima raccomandazione, poi se ne andò.

 

Ci mise un paio di giorni  a raggiungere la radura di cui gli aveva parlato Aragorn. Lo vide subito. Seduto in terra, appoggiato al tronco di un albero. Era così assorto che non si accorse di Fin,finché questi non gli posò una mano sulla spalla.

Sussultò a quel tocco e si girò di scatto, con la spada in mano.

“ Ciao Aragorn”  gli disse Fin.

“ Come mi hai trovato?”

“ Mi avevi parlato di questo posto e me ne sono ricordato.”

“ Credo che tu abbia fatto un viaggio inutile” gli rispose, continuando a fissare un punto davanti a sé.

“ Non credo.” Fu la risposta dell’elfo che si accomodò al  suo fianco e si mise a fissare anche lui l’orizzonte.