.|. Tutti Pazzi per Haldir .|.

Capitolo 4

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Haldir rimase immobile, quelle parole lo avevano profondamente ferito. Lui amava Elrond, non lo aveva scelto solo per puro piacere, ma questi non se ne rendeva conto. Si alzò di scattò dal divano, si rivestì in fretta.

“ Devo andare” borbottò all’indirizzo dell’elfo e se ne andò di corsa. La sua era una fuga in piena regola. Elrond, fissò la figura che si allontanava e scosse la testa. Si alzò lentamente e si rivestì. I suoi gesti erano lenti, stanchi. La figura curva come se un grosso peso la opprimesse. Ed era così. Non capiva perché Haldir se ne fosse andato in fretta. Già! Aveva avuto quello che voleva, perché perdere ancora tempo.

 

“ Forse sarebbe stato meglio non fosse accaduto niente” Elrond stava soffrendo. Aveva interpretato quella fuga come un rifiuto. Lui amava Haldir, da tanto tempo. Era ancora viva sua moglie quando aveva scoperto questo sentimento. Durante una visita a Gran Burrone, Lady Galadriel  si era fatta accompagnare dal suo capitano. Elrond era rimasto rapito da quell’elfo con l’espressione sempre corrucciata, che guardava tutti dall’alto in basso. Aveva cercato spesso la sua compagnia e aveva scoperto che quell’atteggiamento era solo una facciata. Con lui Haldir era completamente diverso. Piano  piano, se ne era innamorato.

 

La sua povera moglie aveva capito quello che stava succedendo e gli era stata accanto lo stesso. Lo amava e non gli aveva mai fatto mancare quell’amore. E Elrond l’aveva ricambiata con altrettanto amore. Perché lui amava tutti e due. Il suo cuore era diviso a metà fra quelle due creature. Poi lei era morta. Lui l’’aveva pianta a lungo. Il tempo del dolore era poi terminato, ed Elrond aveva sperato di poter parlare ad Haldir dei suoi sentimenti. Ma era successo qualcosa. Haldir era cambiato, o meglio erano cambiati gli altri nei suoi confronti. E adesso tutti lo volevano, ma oggi Haldir aveva scelto di stare con lui. Avrebbe conservato il ricordo di questo momento per il resto della sua vita immortale. Lentamente rientrò a palazzo e ben presto fu assorbito dagli impegni di tutti i giorni.

 

Quella sera a cena regnava un insolito clima. Sire Elrond era pensieroso, Haldir non parlava e se ne stava a testa bassa, Legolas e Erestor immersi nei loro pensieri, Fin e Aragorn non si erano presentati. Arwen e i gemelli avevano cercato di ravvivare l’atmosfera ma ci avevano rinunciato. Lord Celeborn e Lady Galadriel parlottavano fra loro. Ben presto tutti i commensali si ritirarono nelle loro stanze. Solo Elrond e Lady Galadriel rimasero nella sala.

“ Elrond, cosa succede? Non ti ho mai visto così!” La voce di Galadriel era preoccupata. Lo amava come un figlio e aveva sempre sperato che trovasse di nuovo qualcuno con cui dividere la sua vita. Sapeva di ciò che provava per Haldir, ma non era convinta fosse la cosa migliore. Haldir era diventato strano. Tutti lo volevano, lo cercavano. Impazzivano per lui, e l’elfo in un qualche modo se ne approfittava. Galadriel non lo aveva mai avuto in simpatia, ma lo apprezzava e lo stimava perché  era un ottimo capitano.

 

“ Niente” la voce di Elrond era carica di tristezza. Avrebbe voluto sfogarsi, ma non se la sentiva di parlare con lei, non in quel momento. Galadriel percepì la sua riluttanza e lasciò perdere.

“ Quando vuoi, io sarò sempre pronta ad ascoltarti e consigliarti” gli depose un bacio sulla fronte e lo lasciò solo. Elrond si ritirò nelle sue stanze con la morte nel cuore. Riprovava lo stesso dolore di quando era morta la sua compagna. Sapeva che prima o poi sarebbe passato, il dolore si sarebbe attenuato e sarebbero rimasti i ricordi. Già! I ricordi, almeno quelli.

 

“ Erestor!” la voce imperiosa di Legolas lo distolse dalle carte che stava studiando. Si volse verso l’elfo, che appoggiato allo stipite della porta, lo fissava con lo sguardo truce.

“ Dobbiamo fare qualcosa” le sue parole erano piene di dolore. Anche quel giorno aveva cercato la compagnia di Aragorn, ma come sempre ormai, lo aveva trovato insieme a Fin. Non lo sopportava più.

“ Legolas” la voce di Res era carica di affetto. Per lui quel giovane elfo era come un figlio e soffriva nel vederlo così.

“ Cosa vuoi fare?” chiese. “ Ormai è troppo tardi”. Ormai era giunto allo stadio della rassegnazione. Se Fin stava bene con Aragorn ed era felice, lui lo doveva accettare.

“ No. Non è tardi. Non può essere!” l’angoscia di Legolas traspariva da quelle parole. “ Non posso credere che i sentimenti di Aragorn nei miei confronti siano mutati,  in così breve tempo.”

“ Legolas, Legolas.” La voce di Erestor aveva assunto il tono di quando si parla a un bambino capriccioso che non vuole sentire ragioni.

“ Ho un’idea” disse Legolas. “ Bisogna fare in modo di far sparire Fin dalla circolazione per un po’, io intanto penserò ad Aragorn.”

 

“ Far sparire Fin! Ti sembra cosa semplice?” Erestor lo fissava perplesso.

“ Si. Gli farò credere che per ordine di Sire Elrond dovrà recarsi da mio padre. Lungo la strada gli tenderemo una trappola e lo faremo prigioniero.”

Erestor lo fissava perplesso. Però poteva essere una buona idea. Conosceva anche un posto dove nasconderlo.

Lui e Legolas si misero a studiare un piano.

 

“ Glorfindel, proprio te cercavo.” Legolas andò incontro a Fin e Aragorn.

“ Dimmi, cosa posso fare per te?”

“ Tenere giù le mani da Aragorn” fu il pensiero che attraversò la mente dell’elfo “ Dovresti partire subito con me. Mio padre ci attende, ha bisogno di noi per una missione. Sire Elrond mi ha dato l’ordine di farmi accompagnare da te. Dobbiamo partire subito.”  Più avessero aspettato, più era grande il rischio che Fin si accorgesse del tranello.

Fin si girò verso Aragorn “ Devo andare. Questo tempo lontano da te, sarà triste, ma farò in modo di tornare il più presto possibile.” Lo baciò dolcemente e si allontanò con Legolas.

 

Aragorn rimase a osservare i due elfi che si allontanavano. In quel momento si rese conto che quello che gli sarebbe mancato era Legolas, non Fin. Si rammaricò di aver passato così poco tempo con lui ultimamente.  Legolas intanto, rivedeva mentalmente le fasi del piano. Aveva detto a Sire Elrond che suo padre aveva bisogno di lui per una missione e gli aveva chiesto il permesso di portare con lui Glorfindel. Elrond aveva accondisceso senza problemi. Poi aveva messo al corrente del suo piano anche i gemelli. Aveva bisogno del loro aiuto. Tutto era pronto.

I due partirono dopo un paio d’ore. Cavalcavano con calma affiancati, ognuno perso nei suoi pensieri. Legolas con la mente rivolta ad Aragorn e Fin invece pensava a Erestor. Lo aveva visto appena prima di partire. Res lo aveva abbracciato e gli aveva sussurrato in un orecchio “ Mi mancherai”. Lo aveva detto con un tono così basso, che per un attimo Fin aveva pensato di esserselo immaginato. Che anche Res contraccambiasse i suoi sentimenti?

 

Raggiunsero ben presto un boschetto. Era li che i gemelli dovevano agire. Improvvisamente due figure vestite di nero con una maschera sul viso comparvero come dal nulla e assalirono i due viandanti. Legolas finse sorpresa e fece finta di reagire mentre i due si avventarono su Fin. Dovevano riuscire a bloccarlo approfittando dell’effetto sorpresa, altrimenti non sarebbero più riusciti ad avere la meglio su di lui. Legolas intanto si era portato alle spalle di Fin e lo colpì al capo con un bastone. Fin svenne e i tre elfi lo legarono e imbavagliarono e lo trasportarono in una capanna che sorgeva poco distante.  

 

Fin riprese i sensi dopo qualche tempo. La testa gli doleva,sembrava che fosse trapassata da mille aghi. Era disteso su un letto e aveva le mani legate.

“ Bene, bene. Finalmente il bell’addormentato è tornato tra noi.” Fin girò il capo verso il punto da cui proveniva la voce. Una fitta atroce gli fece  chiudere gli occhi per un momento. Quando li riaprì, scorse una figura che si stagliava contro la finestra. Vestita tutta di nero con un lungo mantello che la ricopriva da capo a piedi e con la luce della luna che creava un alone chiaro tutto intorno, sembrava più uno spettro che un essere vivente.

 

“ Dove sono? Chi sei? Cosa vuoi da me?” le domande furono formulate a fatica. Il dolore era insopportabile, faceva fatica a connettere.

“ Sei mio prigioniero. Chi sono non ha importanza. Cosa voglio da te è semplice: te.”

Fin cercò di mettere a fuoco la persona davanti a lui, ma vedeva tutto sfuocato, poi sprofondò nel buio più totale.

Quando riprese i sensi era giorno. Qualcuno gli aveva medicato la ferita alla testa. Aveva le mani slegate. Accanto al letto, su un tavolino era appoggiato un vassoio con del cibo. Mangiò e bevve con avidità. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto privo di sensi, ma doveva essere stato per parecchio. Il dolore al capo era passato, tranne per qualche fitta se si muoveva un po’ bruscamente. Si sentiva però tutto intorpidito.

 

La porta si aprì e la figura misteriosa fece in suo ingresso.

“ Bene! vedo che ti sei quasi completamente ripreso.” Quella voce, aveva un suono familiare. La conosceva, ma non riusciva a collegarla.

“ L’elfo che era con me? Cosa ne avete fatto?” chiese. Era preoccupato che potesse essere accaduto qualcosa a Legolas.

“ Oh! E’ stato più fortunato di te. E’ riuscito a scappare.” Fin si sentì sollevato a quelle parole. Se Legolas era riuscito a scappare, aveva sicuramente già dato l’allarme e quindi lo stavano sicuramente cercando. Appena si fosse sentito un po’ meglio, avrebbe trovato il modo di scappare. Il suo carceriere era più piccolo e minuto di lui, non gli sembrava armato. Ce la poteva fare. Doveva solo riposare un po’.  Sfinito, si sdraiò sul letto e cadde  in un sonno profondo.

La figura incappucciata si avvicinò. Si tolse il velo che gli copriva il viso. Depose un leggero bacio sulle labbra di Fin “ Bene, il sonnifero che ho messo nell’acqua ha già fatto effetto.” E con un sorriso uscì dalla stanza.

 

Legolas nel frattempo era tornato a Gran Burrone. Con l’aiuto dei gemelli si era procurato qualche ferita e strappato gli abiti da viaggio, così che si potesse pensare che era caduto anche lui nell’imboscata.

I primi ad accoglierlo a Gran Burrone furono i gemelli che subito lo accompagnarono dal padre. Aragorn venne messo al corrente dell’accaduto e corse subito a verificare di persona le condizioni di Legolas. Quando lo vide tirò un sospiro di sollievo.

“ Legolas, sono felice che tu stia bene” lo abbracciò forte. Poi girò intorno lo sguardo alla ricerca di un’alta figura bionda. “ Ma, Fin! Dov’è? Dov’è?” la sua voce esprimeva angoscia e preoccupazione e per un attimo Legolas si sentì in colpa. Ma la sensazione di gelosia fu più forte.

“ Purtroppo è stato catturato” rispose mestamente. Abbassò lo sguardo, non riusciva a sostenere quello di Aragorn.

 

“Dobbiamo organizzare una squadra di ricerca subito.” Aragorn sembrava un leone in gabbia. Il suo sollievo nel sapere che Legolas era salvo, aveva lasciato posto alla preoccupazione per Fin in mano a chissà quali nemici. In quel periodo era  nata una bella e profonda amicizia fra loro. A parte il sesso, avevano scoperto di avere molti punti in comune, compreso l’amore non ricambiato che entrambi provavano per un altro. E adesso era molto preoccupato. Conosceva abbastanza bene Fin per sapere che non si era lasciato prendere facilmente. Era un guerriero esperto e valoroso.

Elrond nel frattempo era stato messo al corrente dai figli sulla verità e pur non approvando, decise di stare al gioco. Haldir, che era stato tutto il giorno rinchiuso nelle sue stanza, entrò in quel momento. Aveva sperato di trovare Elrond da solo, voleva chiarire alcune cose, ma appena seppe cosa era accaduto, i suoi problemi passarono in secondo piano.

 

Aragorn intanto stava studiando un piano d’azione, ma nessuno gli prestava veramente attenzione. Legolas spiava le sue reazioni nell’intento di capire quanto fosse profondo il legame con Fin. I gemelli se ne stavano mollemente appoggiati a due colonne e si guardavano attorno con aria annoiata. Haldir passava metà del tempo a fissare Elrond e l’altra metà a riprendere il filo del discorso di Aragorn e Elrond seduto al tavolo con il mento appoggiato sulle mani, teneva lo sguardo fisso su Haldir. Il suo sguardo passava su Haldir come una lenta e sensuale carezza e questi sentiva il suo corpo bruciare dal desiderio.

 

Improvvisamente un silenzio innaturale calò nella stanza. Aragorn, resosi conto del disinteresse di tutti, si era zittito e gli altri, così assorti nei loro pensieri, non se ne erano resi conto.

“ Ma insomma!” urlò Aragorn. “ Cosa vi prende? Sembra quasi che non vi importi niente di Glorfindel”

Gli altri si riscossero. A parte Haldir, tutti erano a conoscenza della verità, ma dovevano stare attenti a non farsi scoprire.

“ Siamo tutti preoccupati” disse Legolas e si avvicinò ad Aragorn. “ Dobbiamo agire in fretta.”

E cominciò a tracciare un piano.

 

Il dolce profumo di vaniglia di Legolas lo stava facendo impazzire. Avrebbe voluto farsi più vicino e assaporare direttamente quell’aroma sottile che si sprigionava dalla pelle dell’elfo. Voleva assaporare quella bocca color delle fragole di bosco, quella pelle bianco latte. Lo voleva. Cercò di tornare in sé. “ Per i Valar” pensò “ Uno dei miei migliori amici è in pericolo e io …”

Haldir intanto si era avvicinato a Elrond. Voleva fare una prova. Erano due giorni che non prendeva la famosa erba magica, e già l’effetto era diminuito se non cessato quasi del tutto. Infatti aveva notato che la maggior parte degli elfi non lo considerava quasi più. Adesso non gli restava che fare l’ultima prova. Se Elrond fosse rimasto indifferente, allora non avrebbe avuto nessuna speranza.

 

Gli si fece vicino e gli appoggiò le mani sulle spalle, massaggiandogliele lentamente. Elrond sussultò a quel contatto. Quelle mani sulle sue spalle… quel tocco delicato… quei brividi che partivano dalla sua colonna vertebrale. Non sapeva ancora per quanto sarebbe riuscito a mostrarsi indifferente. Il suo corpo cominciava a reagire, a illanguidirsi.

Haldir poteva sentire sotto le sue mani il corpo di Elrond che si rilassava e che si abbandonava al piacere di quelle carezze. Un sorriso gli si formò agli angoli della bocca. Niente era perduto. Appena possibile avrebbe affrontato l’argomento con Elrond.