.|. Tutti Pazzi per Haldir .|.

Capitolo 3

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Una volta fuori sul terrazzo, Fin condusse Aragorn in un angolo buio dietro una colonna e cominciò a baciarlo. Non resisteva più. Lo voleva. Era tutta sera che risentiva il sapore del bacio che si erano scambiati, il calore del suo corpo.

“ Non resistevo più” gli sussurrò all’orecchio “ avevo bisogno di riassaporarti”

Quelle parole accesero ancora di più Aragorn. Attirò verso di se Fin impossessandosi della sua bocca. Fu un bacio selvaggio, le loro bocche, le loro lingue si cercavano con violenza, volevano tutto e subito. I loro corpi aderirono perfettamente e potevano sentire il loro desiderio crescere. Fin si inginocchiò davanti a Aragorn, gli aprì i pantaloni e la sua bocca si impossessò del suo membro eretto. Un roco gemito sfuggì dalla bocca dell’uomo.

Quella bocca, quella lingua gli provocavano lingue di fuoco che si propagavano per tutto il suo corpo. Cominciò a spingere il bacino in avanti, voleva di più. Voleva che quella bocca spegnesse l’incendio che si era scatenato. Fin sollevò gli occhi per guardare il compagno. Appoggiato alla colonna la testa reclinata di lato. Gli occhi chiusi, la lingua che leccava le labbra, mentre si era sbottonato la tunica e le mani giocavano con i suoi stessi capezzoli. Era un ‘immagine così  eccitante. Cominciò a succhiare sempre più forte finché non sentì in bocca il calore di Aragorn, a quel punto venne anche lui.

 

Per un attimo rimasero così, poi Fin si alzò in piedi. Non gli era mai successo di venire, così ,solo guardando il piacere del proprio amante.

Aragorn, guardò Fin “ Per fortuna che la tunica è lunga e copre questo disastro.”

“ Già!” rispose Fin e i due scoppiarono a ridere.

“ Vieni, Fin torniamo dentro.” Si diedero una sistemata e rientrarono nella sala.

La loro sparizione non era sfuggita a Legolas e Res che per tutto il tempo avevano tenuto d’occhio la terrazza. Quando li videro rientrare si scambiarono un’occhiata, doveva essere successo qualcosa, lo si poteva leggere nei loro sguardi.

 

Entrambi provarono un moto di stizza. Non potevano permettere che quei due stessero insieme.

“ Legolas, dobbiamo agire” disse Erestor.

“ Si, dobbiamo dividerli”

Nessuno dei due indagò a fondo sulle ragioni di questa decisione. Sapevano solo che dovevano tenerli divisi.

Res si avvicinò a due e cominciò a conversare con loro. Con finta innocenza si era sistemato in mezzo allontanandoli. Ben presto a loro si unì Legolas. Fino alla fine della serata Aragorn e Glorfindel ebbero i due alle costole. Non erano preoccupati. Sapevano che una volta conclusa la festa avrebbero avuto a disposizione tutto il tempo, e già pregustavano quello che sarebbe accaduto.

 

Finalmente la festa finì, i vari ospiti si congedarono e ognuno si ritirò nelle proprie stanze. Nel salone erano rimasti Elrond, Arwen, i gemelli con Haldir. Legolas, Aragorn, Erestor e Glorfindel.

Haldir sorrideva beato. Gli piaceva quella lotta famigliare. Ognuno di loro cercava di mandare a letto l’altro per poter rimanere solo con lui. Ma a Haldir non importava di nessuno di loro. Per la prima volta dopo tanto tempo, tutta quella attenzione nei suoi confronti lo aveva infastidito. Sapeva che non era vera ma provocata e quella sera, tutto ciò gli provocava un senso di disagio.

Aveva cominciato l’anno prima a usare quell’erba magica. All’inizio  era stato solo un gioco. Aveva passato un brutto periodo e aveva bisogno di tirarsi su. Poi ci aveva preso gusto, ma adesso il gioco sembrava non divertirlo più.

 

“ Buonanotte” disse rivolto ai presenti e si girò per uscire dalla stanza.

Aragorn e Fin approfittarono dell’occasione per congedarsi anche loro. A quel punto ai pochi rimasti non restò altro da fare che recarsi nello loro stanza con la coda fra le gambe.

Appena si ritrovarono soli nella stanza di Aragorn i due si spogliarono in fretta, mentre le loro bocche e le loro mani si cercavano freneticamente. I loro corpi aderivano uno contro l’altro, mentre le loro virilità si sfioravano cercando nel contatto un sollievo al fuoco che li bruciava. Aragorn fece sdraiare Fin sul letto e in un attimo fu su di lui. La sua bocca comincio a baciare quel corpo perfetto mentre le sue mani presero ad accarezzarlo. Fin gemeva e si spingeva contro di lui. Voleva di più, voleva tutto. Voleva essere posseduto. Aragorn prese un’ampolla con dell’olio e preparò il suo amante. Quando sentì che era pronto entrò dentro di lui. Cominciò a muoversi dentro il compagno che assecondava le sue spinte con i movimenti del bacino. Aragorn chiuse il pugno su di lui ed entrambi si persero nel mare di sensazioni che provavano. Fin venne emettendo un grido liberatorio e poco dopo sentì il calore del suo compagno dentro di lui. Rimasero così per un attimo, a fissarsi negli occhi, finché i loro respiri tornarono normali.

 

Aragorn si stese sul letto a fianco del compagno, uno di fronte all’altro, persi ancora nel mare delle sensazioni in cui per un attimo avevano creduto di annegare. Fin allungò una mano e cominciò ad accarezzare dolcemente il viso del compagno. Nei suoi occhi vedeva riflesse le sue stesse emozioni. Tutti e due rimasero in silenzio per un tempo che parve un’eternità.

“ Sai Aragorn, nella mia lunga vita mai avevo provato tali emozioni. E’ la prima volta che mi capita con qualcuno di cui non sono innamorato.”  Aragorn lo guardò dritto negli occhi per un istante e poi rispose “ Anch’io” entrambi sapevano che i loro cuori appartenevano a qualcun altro, ma l’attrazione che c’era fra loro era molto forte e tutti e due avevano deciso di viverla liberamente. Senza pretendere nient’altro.

 

Nel frattempo Legolas e Res avevano lasciato di corsa il salone della festa, ma non erano riusciti a raggiungere i due, per cui se ne andarono a letto con la coda fra le gambe.

Legolas nella sua stanza, se ne stava seduto sul davanzale della finestra e fissava il cielo stellato. Era una notte bellissima, le stelle sembravano brillare ancora più luminose del solito. Ma quella sera Legolas, non riusciva a percepirne la magia. Il suo cuore urlava di dolore. Troppo tardi si era accorto di quello che provava. Aragorn! Lui lo amava! Già! Nel momento stesso in cui aveva capito che tra Aragorn e Fin era nato qualcosa, aveva capito che lo amava. Ma adesso era troppo tardi. Non poteva farci più niente. Ma era solo colpa sua. Aveva capito quello che l’amico provava per lui. L’aveva letto nel suo cuore e nella sua mente, ma aveva rispettato la sua scelta di non parlarne. Credeva  di provare solo attrazione per Aragorn, ma  poiché lui era un umano l’elfo aveva deciso che era meglio lasciar perdere. E ora pagava per il suo errore. Perché non era attrazione, ma qualcosa di ben diverso e profondo e, solo adesso se n’era reso conto.

 

In un’ altra stanza, un’altra figura si aggirava inquieta in preda a sentimenti simili. Erestor, l’impassibile primo consigliere, camminava nervosamente avanti indietro per la sua stanza, torcendosi le mani, in preda a pensieri più neri. Fin stava con Aragorn. Alla fine con il suo comportamento era riuscito ad allontanarlo, ma allora se era quello che aveva sempre voluto, perché stava così male? Perché il solo pensiero di quello che in quel momento poteva accadere fra quei due, gli provocava delle fitte lancinanti di gelosia?

“ Ma perché sei uno stupido! Perché lo ami e adesso è troppo tardi” Era solo colpa sua. Adesso non gli restava che prendere la sua stupida, farne un fagotto e cercare di essere di nuovo sereno.

 

Haldir era a letto e si agitava. Il suo riposo era tutt’altro che tranquillo. Improvvisamente gli comparve davanti la madre.

“ Figlio mio, adorato” sentì una lieve carezza sfiorarlo.

“ Madre, sei tu?” chiese stupito.

“ Si, figliolo. Sono io.”

Haldir sorrise. Quanto gli mancava sua madre. Non aveva mai ammesso con nessuno, quanto dolore aveva provato quando era morta e quanto ne sentisse ancora oggi ,dopo tutto quel tempo.

“ Haldir, cosa stai combinando?” sua madre lo fissava con espressione severa. Per un attimo gli sembrò di essere ritornato bambino, quando sua madre lo sgridava per una delle sue marachelle.

“ Combinando cosa?” chiese.

“ Haldir, perché usi quell’erba?” la domanda lo spiazzò. “ Lo sai che effetto fa. Che bisogno hai di usarla? Non è amore e ammirazione quello che gli altri provano per te. Dipende solo da quell’erba. In questo modo non sai chi ti è amico e ti ama veramente, e chi lo fa solo perché sotto l’influsso della magia” fissava con occhi pietosi suo figlio. Quel ragazzo che non era mai riuscito a farsi amare interamente da nessuno. Ai più era sempre risultato antipatico, con quella sua espressione superiore e arcigna e ancora oggi era così. Non era mai riuscita a fare in modo che si lasciasse andare.

“ Madre, ne ho bisogno. Nessuno mi ama o mi apprezza, questo è l’unico modo che conosco.”

“ Non è l’unico modo. Devi solo lasciarti andare un po’. Smetti di usarla prima che sia troppo tardi. Così non troverai certo l’amore.” Gli depose un leggero bacio su una guancia e scomparve. Haldir cadde in un sonno profondo.

 

Lady Galadriel e Lord Celeborn decisero di trascorrere ancora qualche tempo a Gran Burrone. Volevano stare un po’ con i nipoti. Mandarono a casa il loro seguito e tennero li solo alcune guardie e Haldir, che facevano parte della loro scorta personale. Tutti furono contenti di questa decisione. Haldir sarebbe rimasto e forse qualcuno di loro sarebbe riuscito a conquistarlo. Erano quindi ancora tutti in gran fermento. Mai si erano visti elfi così vanitosi e accaniti l’uno con l’altro. Si facevano dispetti di ogni tipo, cercavano sempre di scavalcarsi l’uno con l’altro. Insomma il caos stava prendendo il sopravvento. Persino Sire Elrond invece di cercare di sedare le liti, le fomentava.

Gli unici due che sembravano al di fuori di tutto erano Aragorn e Fin, che vivevano in pace la loro storia. Avevano trovato un punto di appoggio e di conforto l’uno nell’altro e poi insieme facevano scintille. Tutti si erano accorti di questa storia e ne erano ben contenti. Due rivali in meno pensavano. Gli unici che invece masticavano rabbia erano Legolas e Erestor, che cercavano invano di tenere divisi i due amanti, ma senza successo.

 

Aragorn e Fin stavano passeggiando in giardino. Era quasi l’ora del tramonto e il cielo si andava tingendo di rosso, mentre il sole, una palla infuocata stava scomparendo all’orizzonte.

“ Non si può più stare in pace da nessuna parte” borbottò Fin. Ormai ovunque c’era qualcuno che discuteva, che tramava scherzi. Non c’era più un luogo di pace e tranquillità. L’atmosfera a Gran Burrone era cambiata parecchio, e tutti cominciavano a risentirne. Più di tutti Haldir, che non era riuscito a levarsi dalla mente le parole della madre. Adesso capiva cosa aveva voluto dirgli. Doveva fare qualcosa. L’unica possibilità era che smettesse di prendere quell’erba. Era però una decisione difficile per lui, perché ancora una volta si sarebbe ritrovato solo, senza amici, senza nessuno che lo amasse. Ma non poteva fare altro la situazione stava degenerando.

 

Legolas camminava per i giardini alla ricerca di Aragorn. Dalla sera della festa non lo aveva praticamente più visto, se non per qualche attimo di sfuggita. Gli mancava, aveva voglia di passare un po’ di tempo con lui, ma era sempre con Glorfindel. Ormai quei due erano inseparabili e la gelosia lo stava divorando. Non lo aveva trovato da nessuna parte, non gli rimaneva che la radura il loro luogo segreto. Era quasi arrivato quando percepì delle voci. Per un attimo si immobilizzò, forse c’era qualcuno. Stava quasi per andarsene quando un pensiero lo  colpì. Quello era il loro posto segreto e quindi non poteva che esserci Aragorn. Si avvicinò di nascosto, protetto dalle piante e rimase a fissare la scena incredulo.

 

Fin era seduto sull’erba con la schiena appoggiata al tronco di un albero e teneva tra le braccia Aragorn seduto tra le sue gambe. I due non stavano facendo niente di particolare se non chiacchierare, ma erano così dolci insieme che per Legolas fu una pugnalata al cuore. Aragorn, il suo Aragorn tra le braccia di un altro e per di più lì, in quel luogo… no era troppo.

Ritornò sui suoi passi, mentre le lacrime spuntarono nei suoi occhi. Come poteva essere stato così cieco? Perché aveva perso tempo dietro ad Haldir?

 

Era così immerso nei suoi pensieri che si scontrò con Erestor. I due si fissarono per un momento, i loro occhi riflettevano la stessa sofferenza. Poi si allontanarono.

 

Haldir stava passeggiando in giardino in compagnia di Sire Elrond. Lo aveva incontrato mentre usciva e lo aveva invitato a unirsi a lui. Elrond era sempre stato la sua passione, ma se ne era sempre tenuto alla larga. Prima perché era sposato e poi in seguito perché sapeva di non godere delle sue simpatie. In quel momento avrebbe voluto non aver mai preso quell’erba e che lui fosse li solo perché apprezzava la sua compagnia. Ma non era così. Stava cominciando a capire cosa intendesse sua madre, nel sogno. Che gusto c’è ad avere l’amicizia e la stima degli altri, quando sai che questi sentimenti sono pilotati e non veri?

 

Non avrebbe più preso l’erba. Ma e se poi fosse rimasto solo? Senza l’erba sicuramente tutti lo avrebbero abbandonato era sempre stato così.  Ma doveva farlo. Doveva sapere se la persona che era con lui in quel momento lo voleva sul serio o no. Per il momento decise di approfittarne. Almeno avrebbe avuto un dolce ricordo che lo avrebbe accompagnato.

Portò Elrond dentro uno dei gazebo sparsi per i giardini, era  isolato rispetto agli altri, quasi nascosto alla vista dalle alti siepi fiorite.

Si sedettero sui comodi divani e chiacchierarono del più e del meno. Elrond era agitatissimo. Era solo con Haldir, finalmente. Ma non sapeva come agire. Alla fine facendo finta di niente gli si avvicinò e gli posò con indifferenza una mano sulla gamba, cominciando a muovere lentamente le dita in una languida carezza. Vedendo che Haldir non si era scostato, anzi poteva sentire il tremore che si era impossessato di lui a quella lenta carezza, osò di più. Fece scivolare lentamente la mano verso l’alto fino ad arrivare all’inguine. Haldir ebbe un sussulto e lui fece per tirare via la mano.

 

“ Non smettere” gli sussurrò la voce roca di Haldir all’orecchio, mentre la sua lingua gli sfiorava la punta provocandogli ondate di piacere che si diramavano per tutto il corpo. Ben presto le carezze si fecero più audaci, le mani cominciarono ad accarezzare ed esplorare, seguite dalle bocche. Si spogliarono a vicenda e finalmente i loro corpi furono pelle contro pelle, voglia contro voglia.

Elrond si muoveva sotto di lui, spingendosi sempre più vicino, non gli bastava più quel contatto, voleva di più. Lo voleva.

“ Voglio sentirti dentro di me” la richiesta di Elrond fu un sussurro quasi impercettibile alle orecchie di Haldir. Si stese sopra di lui allargandogli le gambe, allungò una mano verso le ampolle dell’olio e lo preparò. Cominciò ad accarezzarlo dolcemente poi infilò un dito e un altro, poi quando sentì che era pronto lo penetrò. Per un attimo Elrond si irrigidì, allora si fermò e quando lo sentì rilassarsi sotto di se cominciò a spingere.

 

“ Ahhhh…Hummm…” Elrond gemeva. Allacciò le gambe intorno ai fianchi dell’amante e cominciò a muoversi in sintonia con le sue spinte. Haldir chiuse il pugno su di lui. Le spinte si fecero sempre più intense, e il pugno si muoveva sempre più in fretta. Sentì il seme dell’altro bagnargli la mano e il ventre, diede ancora un paio di spinte vigorose e poi si sciolse…

Rimasero così allacciati mentre i loro respiri tornarono normali. Nessuno dei due osava staccarsi per paura di rompere la magia di quel momento. Poi Haldir si staccò da Elrond lasciandosi cadere al suo fianco sul cuscino.

“ Non avrei mai creduto di essere così fortunato da essere scelto da te, in mezzo a tutti.” Le parole di Elrond lo raggelarono.