.|. Fuochi di Capodanno .|.

by Aranel

 

Una notte piena di sorprese, fuori dal mondo e lontana da tutti. L'attesa per il nuovo anno... le paure di due ragazzi che magicamente, istante dopo istante, si trasformano in amore.

Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Quante di noi hanno sognato in questi giorni di feste di trovarsi magari, non so, in quel di Londra o di New York, in una bella casetta addobbata a dovere, ed essere una sorta di spirito invisibile che vede e non può essere visto?! Eh sì, perché, sono convinta, a nessuna di noi dispiacerebbe vedere Orlando Bloom e Viggo Mortensen, insieme, dinanzi al caldo fuoco di un camino, da soli , a trascorrere magari un bel Capodanno lontano dal mondo, nevvero ragassse?!?!?!

Perché insieme sono stupendi! *___* Insieme ci fanno sognare! *___*
Così, quando saremo con i nostri parenti, amici, fidanzati, allo scoccare della mezzanotte, facciamo un pensierino a loro, e immaginiamoli così… vicini, in una situazione tanto simile alla nostra!
I fuochi d’artificio di quest’anno saranno senz’altro più belli!!! ;-ppp

HAPPY WICKED NEW YEAR!!!
§ Aranel §

PS: La scenetta del camino la dedico a Raffie! IHIHIH… lei sa! ^___-

 

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31Dicembre 2003
Ore 18.00

 

“Cazzo quanto sono in ritardo! Stavolta mi ammazzano!”

Riesco a malapena a chiudere la porta del piccolo supermercato senza far cadere a terra tutte le buste che ho in mano.

Non posso neppure vedere bene l’ora, ma deve essere tardissimo!
Quanto ci sono rimasto in quel diavolo di supermercato? Sono entrato che c’era la luce del giorno, ed ora è praticamente il tramonto.

Le strade si sono spopolate… beh del resto non c’è da stupirsi in un piccolo villaggio di montagna come questo.

E comunque sono in ritardo. Viggo mi ha detto che i ragazzi sarebbero arrivati verso le sette e ora devono essere più o meno le sei. Dobbiamo ancora preparare la tavola, gli addobbi, pulire un po’ il salone dello chalet che abbiamo affittato, ma almeno a questo spero che ci abbia pensato lui.

Mi ha spedito a fare la spesa… quasi quasi mi preoccupo ad averlo lasciato solo, chissà cosa può combinare… come uomo di casa è un disastro.

Cucinerò io, questo è sicuro, lui è una frana anche in questo.

Sa fare bene solo due cose… l’artista e l’attore…

Forse saprebbe far bene anche un’altra cosa, ma dovrei chiederlo a sua moglie o alla sua ultima compagna… ma poi… che… che diavolo di domande mi faccio! Il freddo deve avermi congelato il cervello.

Corro verso la fermata dell’autobus e grazie a Dio riesco a prendere l’ultimo che passa… io gliel’avevo detto che sarebbe stato meglio venire fin qui in macchina, anziché farci quattro estenuanti ore di treno per andarci a rimpiccare lassù in mezzo a quei monti, ma lui ha risposto che voleva un po’ di pace, voleva stare fuori dal mondo per qualche giorno (come se non lo facesse mai!!!).

Inoltre, devo ammettere che mi ha semplicemente chiesto di seguirlo e non mi ha costretto con la forza, ed io, povero idiota, gli ho detto di sì!
Se solo avessi saputo…

 

 

Ore 19.00

 

“Ehy Vig, sono a casa!”

Mi guardo un istante intorno e rimango basito.
Beh! E quella sarebbe una casa pronta per festeggiare l’ultima notte del vecchio anno?

Nessun addobbo, nessuna tavola imbandita, e i ragazzi? Dove sono?

E come se non bastasse, in fondo al salone, dinanzi al fuoco, vedo Viggo comodamente seduto sulla sua sedia a dondolo, in pieno ozio, a leggersi un libro.

“Viggo sono a casa!” grido sbattendo le buste con la spesa sul tavolo.

“Ho capito! Non c’è bisogno di urlare!” sussulta, voltandosi verso di me.

Alzo gli occhi al cielo. Credo che prima o poi mi farà venire l’esaurimento nervoso.

“Si può sapere cosa stai facendo?”

“Sto leggendo, non si vede?” mi risponde lui candidamente.

Mi avvicino guardandolo sbigottito.

“Viggo, ma… ma ti è andato di volta il cervello?! Ti sei forse dimenticato che stasera è la notte di Capodanno e… SONO GIA’ LE SETTE E NON C’E’ NIENTE DI PRONTO IN QUESTA CASA?”

Per tutta risposta, lui si alza pacificamente e si avvia verso la tavola.

“Calmati Orli, ora penso a tutto io!”

“Pensi a tutto tu? Dio!” sbotto “Peccato che ci dovevi pensare almeno tre ore fa! A questo punto io me ne lavo le mani! Li accogli tu i ragazzi, pensi tu alla cucina, a tutto!” mi avvio su per le scale “Ho girato come un cretino per il villaggio per trovare un cazzo di supermercato, ci ho messo due ore per fare la spesa e per poco perdo l’ultimo autobus per rimanere in questo posto di zombie! Non c’è un cane in giro! Uno! Voglio tornare a New York!”

Sbatto violentemente la porta del bagno e mi ci appoggio contro.

Perché, perché ho deciso di seguirlo? Per quale assurdo motivo? Sono venuto fin quassù per stare con lui e cosa fa? Se ne sta tutto il tempo come un vecchio  rimbambito a leggersi i suoi stramaledettissimi libri senza neppure degnarmi di uno sguardo.

Che illuso che sono.

E forse ora sta anche ridendo di me, perché sa bene, eccome se sa!
Sa che io ci sono rimasto un po’ sotto dopo quella volta in discoteca, sa che l’ho seguito perché… ecco… insomma… continuo a sperarci.

“Noi due stiamo insieme, Orlando!” mi ha detto, e io cazzo, cazzo sì, ci ho creduto.

Chissà, magari si diverte a farmi fare quello che gli pare, sapendo che ho un debole per lui.

Ma se stiamo insieme allora, perché continuiamo a litigare sempre? Non siamo compatibili, forse?

Quando gli urlo contro mi sembro una mogliettina isterica, e lui che continua a guardarmi con la sua imperturbabile aria serafica… Dio che odio!

Apro l’acqua per la doccia.

In fondo… è stato solo un bacio… oddio, forse no, abbiamo spomiciacchiato per tutta la sera, dopodiché abbiamo deciso di frequentarci, siamo usciti spesso insieme, siamo andati a prendere qualcosa da bere o a cena fuori, poi quando mi riaccompagnava a casa, ogni volta, ci siamo baciati ancora e ancora.

Ma, adesso che ci penso, non abbiamo più parlato a fondo di ciò che ci sta capitando.

Forse gli manca la sua ultima compagna? Non ho il coraggio di chiederglielo.

Perché mi viene questo magone? Perché ho paura di perderlo, così preferisco non domandargli nulla e lasciare che tutto accada da sé.

L’acqua mi bagna dolcemente. E’ un piacere. E tra quei fumi caldi, mi sembra di dimenticare ogni mio pensiero.

Mi vestirò di nero stasera, un bel paio di pantaloni di pelle nera e una camicia rossa in onore del Nuovo Anno.

Lui dice che il rosso mi sta bene con i capelli, e ora che li ho un po’ lunghetti e ondulati, dovrebbe donarmi ancora di più.

“Ahhh, maledizione!” biascico “Devo smetterla di improntare la mia vita e le mie scelte su quello che fa o non fa Viggo!”

Dio, come mi sento confuso.

Non c’è niente da fare, in ogni cosa, in ogni mio gesto, c’è sempre la speranza che a lui possa piacere.

Mi odio per questo.

Perché non capisco. Perché non mi capisco.

Chiudo il rubinetto, e mi avvolgo un asciugamano alla vita.

Mi guardo per un istante allo specchio.

E un pensiero attraversa la mia mente.

Stringo le mani sui bordi del lavandino, e le mie guance si tingono di rosso.

“No, non può volerlo…” mormoro, continuando ad osservare il mio petto nudo “In fondo lui è un uomo, non può desiderare… cazzo…” chiudo gli occhi, nel sentire improvvisamente l’asciugamano farsi più stretto all’altezza del mio ventre “Non sei gay, Orlando! Non sei gay! Non sei gay!”

E durante quest’opera di auto convincimento, cerco di ricacciare indietro quelle immagini e quei dubbi a cui fin’ora non avevo mai pensato.

“Finché si tratta di baci…” continuo, riaprendo gli occhi “…una nuova esperienza…” dico con aria di sufficienza “…nuove sensazioni, tutto qui…” un’altra scossa di calore “Ma… scopare… cazzo, ma che dico?!!”

Sgattaiolo velocemente via dal bagno, e m’infilo nella mia stanza, prima che Viggo possa vedermi.

 

Nonostante tutti i pensieri malsani che mi sono balzati alla mente pochi minuti fa, decido comunque di vestirmi come avevo deciso…

“Chissà che effetto ti fa vedermi con questi pantaloni di pelle addosso!” ridacchio, ripensando alle reazioni delle ragazze quando mi vedevano “Se ti piace… sei proprio gay, Viggo!!!”

 

 

Ore 20.00

 

Scendo lentamente le scale… adoro quello scricchiolio di legno… mi pare di scorgere una strana luce… che diavolo ha combinato quel cretino?

Improvvisamente un’atmosfera calda e sensuale mi assale, spingendomi a guardare meglio.

“Viggo ma…”

Il resto delle parole mi muore sulle labbra.

Ha riattizzato il fuoco nel camino, delle candele sono state accese in ogni angolo del salone… vedo la tavola… una splendida tovaglia rosso-oro la ricopre… ed è imbandita sì… ma solo per due persone.

“I ragazzi hanno chiamato per dire che non sarebbero più venuti, ma tu non mi hai lasciato finire di parlare!”

Mi volto a guardarlo e sento il respiro venirmi meno… è appoggiato contro il camino di marmo, con indosso un paio di jeans e una camicia bianca semiaperta sul petto.

Anche lui deve essersi fatto una doccia nell’altro bagno… ha i capelli ancora un po’ bagnati.

“E… e cosa vogliamo fare noi due, da soli in mezzo a questi monti…?” mormoro, guardandomi intorno, senza dare neppure calcolo a ciò che dico.

“Tanto per cominciare… mangiamo!”

“Hai cucinato tu?”

“Si!”

Quel pensiero mi risveglia del tutto.

“Oh no… bleah!”

“Voglio proprio vedere se farai ‘bleah’, una volta assaggiato…” mi indica la tavola con un cenno del capo “questo sformato di verdure con lenticchie!”

“Oh merda! Sai anche fare gli sformati adesso?”

“Beh… diciamo che tu mi farai da cavia! E’ la prima volta…”

“Oh no…!”

“Ma… sssht… non dirlo a nessuno…” conclude, sussurrandomi quelle ultime parole.

Mi avvio verso la tavola, ma prima di sedermi guardo per un istante fuori… se devo essere sincero un po’ mi dispiace non poter festeggiare Capodanno in mezzo alla musica e alla gente.

“Da qui non riusciremo neanche a vedere i fuochi d’artificio…”

Viggo si avvicina, e tira indietro la sedia per farmi sedere.

“Li vedremo invece… i fuochi d’artificio!”

Non faccio in tempo a vedere l’espressione del suo volto, né a capire se nelle sue parole ci sia una punta di malizia, ma sento improvvisamente il calore della sua presenza farsi più intenso contro di me, e un brivido caldo, come quello provato poco prima in bagno, attraversarmi tutto… bruciandomi.

“Ho fame!”

“S..si, certo, Vig!”

Ci sediamo, ed iniziamo a mangiare in silenzio.

Di cosa dovremmo parlare in fondo? Tutte le cose inutili sono state già dette, potremmo parlare del lavoro, ma nessuno dei due ne ha voglia… forse la verità è che non c’è dialogo tra noi due, e non c’è mai stato, tranne nei momenti di allegria dovuti all’alcool.

“E’… è buono questo sformato!” dico poco dopo.

“Davvero?” mi sorride lui.

“Non l’avrei mai detto!” rido.

“Ti fidi poco di me, Orlando!”

“Ti sbagli invece… tu sai quanto io ti ammiri!” rispondo senza nemmeno pensarci su.

“Mi ammiri come artista e non come uomo però!” ribatte, iniziando a fissarmi negli occhi.

“Io… beh… è che ci conosciamo così poco… insomma abbiamo iniziato le riprese solo da un mese e…” m’interrompo imbarazzato “…poi il tuo carattere è… è un po’…”

“Chiuso?” mi anticipa, accennando un sorriso “Forse sì… diciamo però che… osservo molto le persone prima di darmi completamente a loro!”

“E tu… mi stai osservando?” chiedo a bruciapelo

“Tu cosa pensi…?”

“E perché lo fai?” insisto, tremando all’idea della sua risposta.

Non risponde. Continua a mangiare. Lo guardo per un istante, poi proseguo anch’io con il mio sformato.

Ma non ho fame. E non perché il cibo non sia buono, ma perché sento una strana tensione dentro e attorno a me, e mi rammarico ancora una volta di non essere rimasto a New York a passare il Capodanno in qualche bella discoteca, come avevo fatto l’anno passato.

 

Il tempo scorre e noi siamo quasi arrivati al dolce, senza aver più pronunciato una parola.

Cos’è che ci divide? La poca conoscenza? Eppure, quasi mi attira l’idea di stare con lui, con una persona che conosco appena, con un collega di lavoro, fuori dal mondo e senza alcuna certezza.

Non sembra quasi essere la notte di Capodanno, e per un istante mi ritrovo a tornare bambino, con quell’adrenalina dentro di me di chi attende la mezzanotte e i suoi fuochi come qualcosa di speciale, ma al tempo stesso ha paura del loro rumore, di quei botti assordanti, e vorrebbe correre a nascondersi.

Di tanto in tanto alzo gli occhi per scrutare il mio amico… è davvero bellissimo questa sera… e mi ritrovo così a contemplarlo a lungo, mentre una strana elettrizzazione mi cresce in corpo…la sensazione di un pericolo vicino… dolce e terribile al tempo stesso.

“Viggo…” sussurro d’un tratto.

Alza gli occhi, ma non si scompone.

“Senti…” inizio un po’ titubante “Io… forse non è il momento migliore per parlarne… ma… da quella volta ecco, non l’abbiamo più fatto e…”

Si pulisce la bocca con il tovagliolo, lo poggia sul tavolo, e si mette comodo sulla sedia, iniziando a guardarmi a fondo.

“…credo sia giunto il momento di riparlarne, no?”

“Tu dici…?” mormora, dopo un istante.

“Beh… penso di sì… non… non è normale che due uomini, due colleghi di lavoro che fino al giorno prima andavano con delle donne, di punto in bianco si ritrovino a baciarsi!” continuo tutto d’un fiato.

“Mmm… forse hai ragione tu, ma io non ci vedo nulla di male!” risponde con non curanza e riprende a mangiare.

“Viggo…”

La sua risposta ha troncato ogni mio desiderio di dialogo.

Non ci capisco più niente, nulla. Ho un casino enorme nella testa, e la sua pseudo-indifferenza mi fa male.

Cosa, cosa voglio da lui? Perché non vivo questa storia per quella che è?

Non riesco a resistere oltre. Il mio imbarazzo è troppo forte, mi sono appena scoperto e mi vergogno di ciò che ho detto. Non posso più restare lì.

“Se vuoi scusarmi…” mormoro, facendo per alzarmi.

“I tuoi occhi…” m’interrompe “I tuoi occhi color dell’autunno chiedono risposte… quanto guardano a fondo… quanto guardano dentro… ed io vorrei fuggire via, come l’ultimo barlume d’estate spaventato dai venti freddi, e non mi accorgo, qui nella mia immobilità, che è dall’autunno stesso che viene il calore…”

“Co..cos’è…?” sussurro, bloccandomi all’istante, dandogli le spalle.

“Una poesia…” risponde “…per te!” aggiunge.

“Vig…”

“Vieni qui!”

Chiudo per un attimo gli occhi. Non mi sembra vero. Tutto mi pare così assurdo, irreale, come del resto lo è stato fin dall’inizio.

“Orli…”

Orli…

Si è permesso di chiamarmi come fanno i miei più intimi amici, ed è dolcissimo sentire il mio nome uscire dalle sue labbra.

Mi volto lentamente e lo raggiungo.

Mi metto di fianco a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.

Sento le sue dita cercare le mie e stringerle forte.

“Dici di non conoscermi, eh? Perché non inizi da ora…”

“Viggo… io non… non… so se sia giusto…”

Mi fa sedere sulle sue gambe, ed io seguo quel movimento senza opporre resistenza.

“Cosa importa se è giusto o sbagliato… allora dimmi, cosa ci fai qui? Perché hai deciso di seguirmi, perché non sei restato a passare il Capodanno a NY con i ragazzi?”

“Perché, beh, perché… noi due stiamo insieme, no?” dico, quasi ridendo.

“Sì, stiamo insieme Orlando!”

Sgrano gli occhi.

Me lo ha detto, me lo ha detto veramente.

E stranamente… sono felice.

Sento le sue mani sulla mia schiena, le sue dita tra i miei capelli.

Mi sembra di essere una ragazzina timida alle prime armi… ma come può essere diversamente? Non ho mai vissuto un’esperienza simile, ricevere certe attenzioni da un uomo mi spiazza, tutta la forza apparente che dimostro quando vado a conquistare le ragazze non funziona qui con lui.

Perché con lui… ci può essere solo verità.

Lo conosco poco, ma posso affermare questa cosa.

“Viggo…” balbetto quando sento le sue mani raggiungermi la pelle nuda sotto la camicia “…tu sei… gay?”

“Chi può dirlo…” risponde sorridendomi.

“Io sono… noi siamo gay?” domando ancora, chiudendo un poco gli occhi sotto il suo tocco leggero.

“Chi può dirlo…” ripete, fissandomi intensamente.

Noi ci conosciamo appena eppure a te darei tutto me stesso … è con te che voglio vivere questa esperienza…” penso, sentendo la tensione crescere nel mio stomaco.

“Baciami Orlando!”

Mi chino su di lui, e nuovamente le nostre labbra entrano in contatto.

Perdo cognizione del tempo, del luogo, di tutto… e mi sento bruciare.

Sento che questo rapporto mi sta portando via da me stesso, lontano, verso un terreno ignoto che potrebbe essere anche pericoloso.

Perché lo fai? Ti stai forse prendendo gioco di me? Sei così bello e misterioso che potrei cedere ad ogni tua richiesta… per quanto ne so potresti solo divertirti… tutto questo potrebbe non contare niente per te…” sento la sua lingua calda bagnare e sfiorare la mia “Perché lo faccio…? Non capisco più nulla… perché è così… tremendamente strano e meraviglioso…?

Ci perdiamo ancora una volta l’uno nella bocca dell’altro, come nei giorni passati, e nuovamente, quel forte senso di morbida trasgressione mi coglie tutto e vizia i miei sensi.

Sì, così…” continuo a pensare, quando le sue mani toccano il mio corpo nudo sotto la camicia… mani ruvide ed ampi palmi… tocco sensuale e un po’ violento… tocco maschile… sensazione virile… uomo con uomo…

 

Dopo un istante tutto si arresta, lui lascia scivolare le sue dita lontano dalla mia pelle, e mi allontana un poco da sé.

Non voglio che finisca, non voglio che termini tutto così… come sempre…

“Andiamo davanti al camino, ti và?” mi dice d’un tratto “Sarà mezzanotte tra poco, ormai!”

 

 

Ore 23.30

 

“Prendo la bottiglia di champagne, tu prendi i bicchieri!”

Annuisco e faccio come dice.

Non so perché, ma l'idea di sederci davanti al caminetto mi alletta alquanto... è un buon modo per creare un bel senso d'intimità e un clima di confidenza tra di noi.

“Mmm così va meglio!” dice ancora Viggo, distendendosi su di un fianco davanti al camino “Avanti, vieni anche tu!”

Lo guardo un po' titubante.

“Ma... Vig, se ci stendiamo, come possiamo poi vedere i fuochi? Da questa posizione non si vede nulla!”

“Muoviti...” mi tira ridendo per un braccio facendomi cadere “Li vedrai i tuoi fuochi, te lo assicuro... almeno per una volta, ti prego... fidati di me!”

“Ok!” sorrido, e posiziono i due bicchieri sopra le nostre teste, lasciando che la fiamma illumini il vetro a dovere.

Ora siamo l'uno di fronte all'altro, distesi entrambi di fianco... entrambi ad occhi bassi.

Inizio a tracciare invisibili percorsi sul grande tappeto persiano sul quale sono disteso... quel gesto sembra, almeno per un momento, riuscire ad allentare la tensione che sta crescendo in quegli istanti.

Eppure accanto alla tensione, al pensiero di trovarmi con lui, sto bene.

“Sai Vig...” inizio a dire, senza smettere il mio movimento “Tu sei stato sempre una sorta d'esempio per me, di modello di vita e di lavoro...

“Cos'è Orlando... ti metti anche a farmi una sviolinata adesso?”

“Dai Vig, cazzo, sto parlando seriamente! Non prendermi in giro!” ribatto contrariato

“Davvero?” mormora, facendosi serio.

“Sì, e lo sai bene...”

“No, Orli, non lo so...”

“Viggo ma...”

“Non lo so, Orli...” si avvicina a me, e posso intravedere un lembo della sua camicia aprirsi sul petto scuro “Perché non mi fai capire cosa ti piace di me...? Voglio che tu impari ad apprezzarmi anche come uomo… a scoprirmi come uomo…”

“Oddio... cazzo...”

Sento improvvisamente le labbra secche e la gola arida... lui è tremendamente sensuale, ed io non so come rispondergli, non so come comportarmi.

Solitamente ero sempre io a fare l'adulatore, e non mi riusciva per niente male... ora invece... ogni suo movimento mi fa sussultare.

“Cosa vuoi da me, Orlando?” dice d'un tratto, penetrandomi con lo sguardo “Amicizia? Nuove sensazioni?... Sesso?”

“Io... Viggo, questo tuo lato inedito mi spiazza! Io non...” mormoro, abbassando la testa, imbarazzato.

“Non mi avevi mai visto così, vero? Così sicuro di me, così aperto e diretto...”

“N..no, io credo di no!”

“Posso essere anche questo, Orli... posso essere molte cose, ma voglio sapere cosa vuoi essere tu  per me!”

Mi fissa a lungo. Non so cosa rispondere.

“Sei voluto venire in questo chalet con me, e credimi... io non avevo bisogno della tua presenza, sono venuto quassù per rilassarmi e studiare, per scrivere poesie ed ascoltare bella musica...”

“Beh, allora scusa tanto il disturbo!” salto su io, facendo per alzarmi.

“Non... fuggire! Se vuoi andartene, vattene pure, ma prima rispondi alla mia domanda!” mi blocca, afferrandomi per un polso.

“Viggo non lo so! Cristo Santo che ti devo dire? Io... sono venuto qui perché mi andava...”

“Ti andava cosa?”

“Stare con te, perché sto bene con te, conoscerti meglio, o forse perché volevo capirci di più su cosa è accaduto fra di noi, perché mi piace, perché sono solo uno stronzo cretino che si è illuso di qualcosa che non può essere!”

Le parole mi sono uscite dalla bocca come un fiume.

Sento il cuore battere all'impazzata e il mio volto in fiamme, e non capisco se sia l'effetto del vino, il suo corpo prestante dinanzi a me o la verità che ho appena rivelato.

“Cos'altro?” domanda ancora implacabile.

“Merda...”

“Cos'altro Orlando?” ripete

“Perché con te farei di tutto! A te darei tutto! Va bene adesso? Va bene così?”

Sorride.

“Va bene!”

Mi lascio andare sul tappeto, distendendomi completamente, come se quel confronto mi avesse stancato d'improvviso, appoggio la testa su un braccio e alcuni riccioli castani mi ricadono sulla fronte.

“Sei bellissimo vestito così!”

“Come?”

“Sei bellissimo vestito in questo modo!” ripete.

Di colpo mi ricordo di avere indosso i miei pantaloni di pelle nera, e d'improvviso sento i suoi occhi su di me, su ogni parte del mio corpo.

Cazzo, Viggo, ma cosa vuoi? Come sei strano! Dici di non essere gay, ma ti comporti come un gay! Mi guardi, mi osservi, sembra che tu mi voglia, e poi…

Istintivamente porto una mano sulla coscia ed inizio a carezzare lentamente la pelle dei pantaloni, senza accorgermi del movimento sensuale delle mie dita, volto a creare sinuosi arabeschi lungo le mie gambe.

“In questo momento...” riprende a dire Viggo “...mi sembra di conoscerti da sempre!”

Spalanco gli occhi, e all'improvviso, a quelle parole, la distanza, la tensione e l'ansia di non dover sbagliare scompaiono da me come se non fossero mai esistite.

Sento la sua mano sulla mia, sento che me la ferma, ed intreccia le sue dita alle mie, richiudendole in una stretta calda e protettiva.

“Vig...”
Il suo nome, soltanto il suo nome riesco a sussurrare in istanti come questi.

E vedo che nei suoi occhi il ghiaccio imperturbabile del suo sguardo da uomo del Nord, lascia spazio ad una dolcezza fino ad ora sconosciuta.

“Mancano solo cinque minuti a mezzanotte...” mi sussurra, tenendo sempre stretta la mia mano “...che ne dici di aprire lo champagne?”

 

Annuisco e mi tiro su a sedere, lasciando con rammarico le sue dita.

Prendo la bottiglia e la metto tra le gambe, mentre inizio a spogliarla della carta argentata.

“Voglio che la stappi con forza!” mi sussurra Viggo, posizionandosi dietro di me “Voglio sentire un gran rumore!”

“O..ok...”

Sento il suo fiato sul collo e nel far cadere a terra l'ultimo strato di carta mi tremano le mani.

Dio... non l'ho mai sentito così vicino...

“Orli...”

La sua voce continua a chiamarmi.

“Presto...”

Il suo respiro si fa più veloce.

“Meno 10...”

Le mie dita più frenetiche.

“Meno 9...”

Ho paura di non fare in tempo.

“Meno 8...”

Le sue mani cingono la mia vita.

“Meno 7...”

Ho i brividi dappertutto.

“Meno 6...”

Allarga le gambe e si posiziona dietro di me...

“Meno 5...”

Premuto contro la mia schiena...

“Meno 4...”
Lo sento! Lo sento, per la prima volta...

“Meno 3...”

Il suo sesso...

“Meno 2...”

La sua voce, il suo respiro, il suo corpo...

“Meno 1...”

La mia voglia...

 

Ore 0:00

 

“Ahhhh!!!”

Il primo fuoco d'artificio. E la schiuma dello champagne esplode fuori dalla bottiglia, scivolando tra le mie dita e tra le sue che si sono appena strette alla mia mano.

“Vi..Vig...”

“Scuotilo! Scuotilo un po' ora... dai, così...”

Chiudo gli occhi, sento i suoi morsi sul mio collo, la sua lingua che esplora ogni frammento della mia carne, sento la schiuma pompare ancora fuori dalla bottiglia, sento il suo liquido sulle mie cosce, e la voce sensuale di Viggo che continua a parlarmi all'orecchio.

E' il visibilio.

Mi perdo del tutto.

Al primo colpo, è riuscito a trovare i punti deboli del mio corpo. I brividi m'invadono, i sensi s'avviluppano e dimentico i fuochi d'artificio fuori, dimentico ogni rumore, se non il suo respiro e il cuore che pare schizzare fuori dal mio petto.

“Scuotilo... scuotilo...” continua a ripetermi.

“Vig... ma così... ci bagneremo tutti...”

Senza accorgermi mi ritrovo improvvisamente disteso di nuovo sul grande tappeto, e attraverso i miei occhi, inumiditi da lievi lacrime di puro piacere, intravedo la luce soffusa delle candele.

Danzano davanti a me, come tutto danza attorno a me in quell'istante.

Mi sembra così assurdo che nemmeno mi rendo conto di essermi aggrappato alle sue spalle... ora lui è sopra di me.

Voglio parlare, voglio allontanarlo, forse, ma riesco solo a gemere in un soffio il suo nome.

Non credevo, non credevo che questo momento sarebbe arrivato... non credevo che ci saremmo spinti  così tanto in avanti.

Inizio a muovermi sotto di lui... il fuoco che porto dentro cresce ancora di più, ad ogni sua spinta, ogni volta che i nostri sguardi s'incrociano anche per un solo breve istante, e nuovamente quella sensazione trasgressiva e vorticosa mi risucchia portandomi via con sé.

Non riesco più a domandarmi se è giusto o sbagliato... sopra di me c'è Viggo, soltanto questo riesco a vedere, soltanto il suo corpo riesco a sentire, e lo desidero, lo desidero più di me stesso.

Le sue labbra cercano voraci ovunque possano arrivare... al mio collo, al lobo delle mie orecchie, alle mie labbra, al mio volto... e succhiano, assaporano, divorano... d'un tratto sono le sue dita a farsi largo, e rapidamente aprono i bottoni della mia camicia...

Quando sento i palmi caldi delle sue mani sul mio petto nudo non posso fare a meno di sollevarmi e tendermi all'indietro, affinché le sue labbra mi raggiungano anche lì e anche lì gustino la mia pelle.

“Vig... Vig...”

“Meraviglioso...” ansima “Stupendo... dolcissimo... sei unico, Orlando...”

Orlando...

Il mio nome pronunciato dalla sua bocca sembra acquisire un nuovo colore, un qualcosa d'incredibilmente intenso.

“Dio se ti voglio...” dice ancora, sospirando.

Quelle parole sembrano destarmi per un istante, afferro il suo volto tra le mie mani e poggio la mia fronte contro la sua... i nostri respiri veloci si confondono... le nostre lingue si sfiorano ancora...

“Cosa... cosa dici, Vig...?”

“Ti voglio, Orli, ti voglio...”

“Cosa... mmm...?”

“Ti voglio... e tu vuoi me...? Orlando, mi vuoi?”

“Io non... io ah... sì...!”

“Spogliami... qui, così...” continua, portando le mie mani sugli ultimi bottoni rimasti chiusi della sua camicia.

Le mie dita si muovono da sole, come se già conoscessero quel territorio da tanto tempo, come se da sempre avessero desiderato fare quel gesto.

I nostri corpi iniziano a muoversi insieme, tra carezze, lunghi abbracci, baci profondi, ed io continuo a spogliare, a cercare, a volerlo.

E finalmente entriamo in contatto, quel contatto-pelle che io tanto adoro... sento un soffio uscire dalle sue labbra... sorrido appagato... è delizioso, tremendamente delizioso tutto ciò che ci sta accadendo.

Fuori imperversa una tempesta di colori e di rumori, ma noi non l'ascoltiamo... dovevo fidarmi di lui, Viggo aveva ragione... avrei comunque visto i miei fuochi d'artificio quella notte.

D'un tratto le mie dita e le sue si arrestano di colpo.

Ci guardiamo entrambi, e per un istante, un barlume di razionalità sembra tornare alle nostre menti.

“I pantaloni, Vig!” mormoro, quasi spaventato da quell'idea.

“Lo so...” sussurra, abbassando gli occhi.

Ho i pollici conficcati nella stoffa, posso sentire il suo ventre caldo pulsare, ed istintivamente, così... inizio a carezzarlo dolcemente proprio in quei punti così sensibili, chiudendo gli occhi, non appena la punta delle mie dita sfiora i peli del suo pube.

La sua parte segreta è così vicina... troppo vicina...

“Se... se continui così, credo che non resisterò a lungo!” mi dice, mordendosi le labbra.

“Oh... perdonami, Vig... io...”

“Vuoi farlo?” m'interrompe bruscamente.

Spalanco gli occhi.

“Vuoi farlo? Devo saperlo ora, Orlando, altrimenti la finiamo qui!”

Il mio sguardo si fa improvvisamente cupo. Sembra che le sue parole abbiano cancellato di colpo la dolcezza che si era venuta a creare.

“Scopare, Viggo?”

Mi fissa.

“No, fare l'amore...” mi bacia le labbra “Vuoi... Orli...?”

Non riesco a dire più nulla. La sua risposta mi ha spiazzato. Non immaginavo certo che Viggo, dal tono della sua voce, avesse intenzione di fare l'amore con me.

“Fidati di me...” mormora ancora, più sensuale che mai “Fidati...” prosegue, sfiorandomi nuovamente le labbra.

“Vig, io... io non ti conosco, come posso sapere...” balbetto, mentre sento le sue dita armeggiare sui miei pantaloni “...come posso sapere che tu non... non...” li sfila via lentamente “voglia approfittarti di me...?”

“E' solo una questione di fiducia, Orli... se non ce l'hai non se ne fa niente... in quanto a conoscerci... abbiamo una vita davanti...”

Chiudo gli occhi, sento che ormai soltanto il sottile strato di cotone dei miei boxer può difendermi da quell'assalto... sento il mio sesso pulsare contro di essi... sento le mie gambe incrociarsi e richiudersi attorno alla sua schiena, e le mie cosce strusciare contro la ruvida stoffa dei suoi jeans...

“Ce l'ho...” sospiro “La fiducia in te, ce l'ho...”

Sento le sue mani raggiungere i suoi stessi pantaloni ed iniziare a slacciarli...

“Dio...”

Sento il mio respiro diventare affannoso come non mai...

“Viggo...”

Sento il rumore della stoffa che scivola via contro la sua pelle...

Sento la sua pelle...

“Orli...”

Le sue mani...

Sui miei boxer...

Alzo un poco la schiena per permettergli di muoversi meglio, e lui me li sfila via, lasciando che le mie natiche tornino a toccare il tappeto caldo sotto di me.

“Vig...”

Le mie mani...

Sui suoi boxer...

La mia paura...

Di essere tradito, deriso... di sbagliare tutto...

La mia paura che quel magico momento finisca troppo presto, come un'anonima notte di fine anno...

 

Siamo nudi, ora... l'uno contro l'altro... sesso contro sesso... uomo contro uomo...

Ed io tremo...

Un bacio non poteva significare nulla, quanti di noi ammirano labbra anche simili... ma i corpi non mentono, ora entrambi, siamo consci della nostra somiglianza e al tempo stesso della nostra diversità.

Ci guardiamo per un istante interminabile come se l'uno avesse bisogno del sostegno dell'altro, della conferma da parte dell'altro che il viaggio che sta per iniziare lo vivrà insieme a lui, fino in fondo.

Sento ancora un'altro fuoco d'artificio, ma non guardo fuori, non ho bisogno della sua luce, perché io, la mia luce ce l'ho qui.

La fiamma nel camino scoppietta allegramente dietro le nostre teste, avverto il suo calore, avverto il suo colore negli occhi di Viggo.

Dio com'è bello in quegli istanti...

Porto una mano sulla sua guancia e gliela carezzo dolcemente, regalandogli uno dei miei più bei sorrisi...

Sento che entrambi vorremmo scappare in quel momento, anche lui, che fino ad un attimo fa, faceva il gradasso, sicuro di sé. Entrambi manteniamo per quanto possibile una distanza, per quanto possibile... perché la nostra eccitazione ci spinge a premere ancor di più l'uno contro l'altro.

Ancora uno scoppio fuori dalla finestra...

“Viggo... sai, si dice che nella notte del nuovo anno devi lasciare qualcosa di vecchio...” gli sorrido ancora “Io avrei una cosa da lasciare, e vorrei lasciarla a te...”

“Cosa Orli...?” mormora, con la voce che gli trema, scosso da un'emozione profonda.

“La mia verginità!”

“Dio...”

Abbassa la testa, chiude gli occhi, li riapre, mi guarda... è ricolmo di desiderio, ma cerca di contenersi.

“Non sono mai stato con un uomo, Vig... e mai ci starò, ma voglio stare con te, se devo vivere questa prima volta, la voglio vivere con te...”

Mi guarda, pare perplesso e convinto al tempo stesso.

“E sia!”

Inizio ad aprire lentamente le mie gambe, affinché egli possa scivolare comodamente tra di esse... lui si appoggia a me, e d'un tratto sento una sua mano scivolare sotto le mie natiche.

Mi accarezza un poco, mi stringe e mi rilascia, mi stringe ancora... finché timidamente, e in modo curioso, inizia a spingere un suo dito dentro di me.

Mi tendo, spingo lontano le sue spalle, ma poi, lentamente riesco ad abituarmi a quella presenza estranea, lentamente, mentre i suoi movimenti si fanno più veloci ed intensi, il mio corpo comincia a rilassarsi e a provare qualche strano brivido lungo la schiena.

“Ti... ti piace...?” sussurra dopo un istante.

“Fa... un po' male, Vig...”

“Vuoi che mi fermi?”

“N..no, continua, ah... sì... piano... così... dolcemente...”

Passo la lingua sulle mie labbra e sento che me le cattura all'istante. Il suo sesso duro sfiora la mia coscia, e le mie difese si fanno sempre più deboli.

Istintivamente allungo una mano, e raggiungo il suo ventre che si ritrae un poco, per poi rilassarsi anch'esso e lasciare che le mie dita lo esplorino con dedizione.

“Toccami...” ansima.

“Non smettere di muoverti dentro di me!” ribatto.

Avvicino la mano questa volta alla sua eccitazione, e, stupendomi di me stesso, non provo alcun moto di disgusto, ma desidero solo sfiorarlo, conoscerlo, chiuderlo nel mio pugno.

E così faccio, mentre dalle sue labbra esce un primo e debole lamento.

Iniziamo a sentirci, iniziamo a violarci dolcemente a vicenda, e scopriamo, che, al contrario di quel che si dice, tutto questo ci piace, tutto questo può portarti alla soglia della perdita della ragione.

Trasgressione, follia, desiderio, lussuria, voglia di provare, voglia di sperimentare, voglia di amare.

Sento il mio corpo sciogliersi sempre di più ad ogni movimento delle sue dita, sento Viggo spingersi nel mio pugno e pregarmi in silenzio di muovere più veloce.

Ma io non posso. Io non voglio. Lo voglio diversamente.

“Vig...” sussurro, dopo un istante “Io credo... ecco... credo... di essere pronto!”

Spalanca i suoi grandi occhi azzurri.

Sembra non capire, sembra indugiare, ma quando gli afferro i fianchi e sollevo le gambe sopra le sue spalle, non oppone più resistenza.

“Orli, ma sei... sicuro...?”

“Sei tu a dubitare adesso...” sorrido “Avanti, Vig... non siamo più dei ragazzini...”

“Lo vuoi?”

“Da morire!”

E’ bello poter vedere il suo volto apparentemente impassibile e il suo sguardo così sicuro di sé, essere scosso da emozioni probabilmente mai provate prima... è bello vedere il mutare delle espressioni sul suo viso... forse i ruoli si sono ribaltati, forse il poeta sono diventato io in questo momento, e giuro, che se sapessi scrivere, gli dedicherei una poesia.

Si mette in ginocchio e mi solleva contro di sé... chiudo gli occhi... posso sentire la punta del suo sesso sfiorarmi appena, e cercare un varco per entrare nel mio corpo... sento il suo respiro... e ad ogni affanno, il suo vigore spingere un poco di più in me.

“Vig... in una sola spinta!” gemo sorridendo.

“Orli, ma così ti uccido!” esclama sbalordito.

“E allora uccidimi!”

Rimane un istante in silenzio, poi lascia andare le mie gambe e crolla su di me.

“Io... io non posso...” mormora, iniziando a coprirmi di baci “Io non voglio...”

“Vig...”

“Voglio amarti... soltanto questo...”

Sussulto.

“E allora fallo, ma ti prego fallo ora, prima che questa notte finisca, prima che tutto sarà infranto!” lo imploro, iniziando a piangere, perché sì, il suo desiderio, il suo amore inaspettato mi commuovono.

Un'ultima lacrima.

E poi una fitta.

E poi il buio.

“Nulla... sarà... infranto!”

La sua voce.

Le sue parole.

Ancora dolore.

Lui, dentro di me.

La luce.

Ritorno lentamente alla vita... percepisco nuovamente la materia attorno a me... sento il suo corpo... sento la sua voce che mi chiama... rivedo i suoi occhi.

“Perdonami, Orli, non volevo farti del male...”

Le sue carezze sulla mia fronte umida di sudore.

“Non... lasciarmi... Vig... non lasciarmi più da adesso... resta... dentro... di me!”

Sorride. Lo posso intravedere attraverso le mie lacrime.

Riprende a muoversi. Vedo il suo volto sempre più nitido.

Il dolore si sta affievolendo.

La tempesta di fuochi fuori dalla finestra si sta affievolendo.

E ai rumori assordanti si sostituisce la pioggia di luci colorate che vanno a ridipingere il mondo.

Come il mio corpo che viene invaso dal piacere. Piacere indescrivibile, piacere mai provato... la sensazione di amare e sentirsi amato nello stesso istante...

E quella stessa ferita invisibile che Viggo pochi attimi prima mi aveva inferto con il suo vigore, proprio dal suo vigore viene curata... vigore che desidero... sesso che faccio mio...

Inizia a muoversi più rapidamente, i nostri corpi spingono per fondersi insieme. D'un tratto mi afferra le braccia e le porta sopra alla mia testa, per stringerle e trovare un appiglio per spingersi più a fondo dentro di me.

Già un'altra volta l'aveva fatto, l'ho visto, in uno dei suoi film... ma al mio posto c'era una splendida attrice bionda che godeva di quel corpo perfettamente scolpito... ora invece ci sono io, un uomo come lui, che desidera altrettanto un uomo da amare.

E' stupendo il suo volto e i suoi capelli rilasciati sulle sue guance, bello e decadente, illuminato dalla luce arcana delle candele.

Si spinge di più.

“Ah!”

Il mio volto struscia contro il tappeto. Mi graffia.

Si spinge ancora.

“Ah!”

Geme il mio nome, e carezza con una mano libera i miei riccioli sparsi a terra.

Mi penetra con forza.

“Viggo!”

Lo chiamo a me, perché sento che l'apice è giunto.

Sento tutta la sua consistenza dentro di me. Lo lascio sfogare. Mi lascio prendere, amare, scopare... tutto quello che desidera...

Sento l'odore dello champagne, che ho fatto prima esplodere tra le mie gambe, sparso a terra. Attendo un'altra esplosione ora... una nuova, più profonda che conserverò dentro di me, per colmare il vuoto lasciato dalla mia verginità perduta.

“Viggo!”

Chiude gli occhi.

“Viggo!”

Stringe forte le sue mani nelle mie.

“Viggo!”

Sento il suo corpo tremare, scosso da un violento sussulto.

Incrocio le gambe dietro alla sua schiena.

Grida. Si tende. Si blocca.

Si scioglie in me, e fino all'ultima goccia, la sua essenza raggiunge ogni parte del mio corpo.

Sono finalmente suo.

 

Ore 02:00

 

Ci siamo addormentati.

Forse per un'ora, forse un po' di più.

Mi sono svegliato per caso, per il troppo calore, dato dal fuoco dietro di me, e dal suo abbraccio infinitamente avvolgente.

Dorme come un bambino.

E' dolcissimo stare qui a guardarlo.

Il fuoco si sta trasformando in cenere, il vecchio anno ha lasciato il posto al nuovo.

“Quest'anno porterà con sé molti cambiamenti, vero Vig?” sussurro, dandogli un piccolo bacio sulla fronte.

Allungo una mano e riempio un po' maldestramente i due bicchieri rimasti accanto a noi, incontaminati.

“Questi saranno per domattina, al posto del caffè!”

Mi stendo nuovamente tra le sue braccia, e stento ad addormentarmi, perché voglio continuare a guardarlo.

Ho paura che il sonno porti via, assieme agli strascichi della notte, anche la sua immagine, anche ciò che abbiamo vissuto.

Perché io non voglio che finisca, io voglio che continui.

“Lo vuoi anche tu, vero?”

“Mmm...”

Questa è la sua unica risposta, ma mi basta.

Mi basta tutto di lui. Con lui... mi sento completo.

“Che strana la vita, eh Vig? Non puoi mai dire di essere qualcuno definitivamente, perché da un momento all'altro puoi cambiare... come i timori cambiano in certezze..." sospiro sorridendo "Ora so cosa sono…” m’interrompo “O forse no... magari lo scoprirò assieme a te!"

Chiudo gli occhi e mi cullo nel suo respiro.

Mi sento uomo come non lo sono mai stato. Mi sento uomo come mai nessuna donna è riuscita a farmi sentire. Mi sento uomo solo accanto al mio compagno.

E nel più profondo del mio cuore, spero in questo nuovo anno, in questo 2004, in questo viaggio pieno di sorprese che sembra essere appena iniziato.

 

§ The End §

 

Anch’io spero in questo 2004, tesssore! Spero che sarà pieno di soddisfazioni, di sogni e di belle cose da fare!
Ma spero, anzi non vedo l’ora, soprattutto di rivedervi!!!

A presto! … Al 24 Gennaio!

Un bacione grande e… viva il fuochi di Capodanno! E che fuochi! ^_____-
Aranel