.|. Forever & Ever .|.
Capitolo Sette ~
FLASH-BACK: New
York, 3 luglio, premiere POTC. Ore 23, party privato.
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(…)
You
say you’re happy and you’re doin’ fine,
Well
go ahead, baby, I got plenty of time.
Sad
eyes never lie, sad eyes never lie…
Well
for a while I’ve been watching you steady,
Ain’t
gonna move ‘til you’re good and ready…
(…)
(Sad eyes,
by Bruce Springsteen)
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Orlando entrò nella grande sala addobbata a festa. Luci colorate, tavoli
apparecchiati, cibo, bevande, musica, risate, chiacchiere, persone. Molte.
“E anche molto rumorose!” pensò tra sé. Si
guardò un po’ in giro e notò che ogni cosa era stata organizzata e
preparata nei minimi dettagli.
Nessun oggetto era fuori posto e tutti sembravano divertirsi. “Certo!
Chissà a che numero di birre ed alcolici sono arrivati!” pensò sempre tra
sé, sorridendo.
Cominciò a vagare per la stanza, senza una meta precisa, e notò che, tutto
sommato, non si erano accorti di lui, o, per lo meno, ben pochi avevano
percepito la sua presenza.
“Strano, sarò diventato invisibile! Meglio così comunque…” ma non appena
ebbe finito di pensare questo, la gente, come risvegliatasi
improvvisamente dal proprio torpore, iniziò a salutarlo e a chiamarlo.
Molti gli si avvicinarono e salutarono calorosamente. Ma il giovane si
sentiva soffocare.
Quell’attenzione era troppa. E poi faceva caldo. Si sudava.
Orlando, allora, pensò di andare a prendere un po’ d’aria e di uscire da
tutto quel caos, altrimenti si sarebbe sentito male. Si diresse
velocemente verso la porta-finestra, l’aprì e la richiuse dietro di sé,
sbattendola leggermente.
“Finalmente un po’ di pace!” disse ad alta voce, dirigendosi verso il
terrazzo. Alzò
gli occhi al cielo: le stelle brillavano e scintillavano nell’immenso
universo, e non una nuvola era lì ad offuscare o coprire il loro splendore
e la loro luce. Quell’immagine gli fece ripensare ad una notte trascorsa
con Viggo, quando, soli, ammiravano quelle bellezze incandescenti e…
Mentre la sua mente vagava nei ricordi, non si accorse che la finestra era
stata aperta e chiusa lentamente. La persona alle sue spalle si fermò ad
osservarlo: il suo viso, così come il suo corpo, snello e slanciato, era
illuminato dalla pallida luce della luna, i capelli mossi da una leggera e
debole brezza, che gli accarezzava delicatamente la pelle. Le labbra
sottili leggermente socchiuse. Le
braccia appoggiate alla ringhiera. Gli occhi chiusi. Il respiro regolare. Una
bellezza perturbante. “E’
uno spettacolo, come sempre…” pensò. Poi, con voce bassa e tranquilla,
disse:
“Posso disturbare un momento il mio angelo caduto e salutarlo?”
Orlando, a quelle parole, s’irrigidì e aprì gli occhi, ma non si voltò.
Quella voce. La sua voce.
Sorrise. E il suo cuore cominciò ad aumentare i battiti. Si girò
lentamente e fissò l’uomo davanti a sé, senza smettere di sorridere.
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When
you’re weary, feeling small,
When
tears are in your eyes, I’ll dry them all.
I’m on
your side when time get rough,
And
friends just can’t be found.
Like a
bridge over troubled water, I will lay me down.
When
evening falls so hard, I’ll comfort you.
I’ll
take your part when darkness comes
And
pain is all around.
Like a
bridge over troubled water…
If you
need a friend, I’m sailing right behind.
Like a
bridge over troubled water,
I will
ease your mind.
(Bridge
over troubled water, by Simon & Garfunkel)
******************* Viggo
gli andò incontro e, quando fu abbastanza vicino, gli tese la mano. Il
giovane la prese. “Ciao
Viggo…” sussurrò. “Ciao
Orlando” rispose l’uomo con gli occhi fissi sul giovane. Quel saluto
appena percettibile, però, lo stupì e preoccupò: si aspettava una delle
solite abbracciate forti e calorose dell’amico, ma questa volta si era
sbagliato. Gli si avvicinò, fino quasi a sfiorargli il naso. Orlando lo
guardò negli occhi.
“Come…come stai?” balbettò. Non riusciva a parlare: l’emozione e la gioia
erano troppo forti.
“Bene, grazie. E tu? Tu che sei la star del momento?” rispose Viggo con un
sorriso. Il giovane sbuffò e alzò le spalle. “Abbastanza bene, sono un po’
stanco, ma…ora sono felice che tu sia qui!” disse, con gli occhi che si
riempirono di lacrime. “Ehi
Orli! Cosa c’è? C’è qualcosa che non va?” chiese l’uomo mettendogli una
mano sulla spalla e sollevandogli il viso con l’altra. “Cosa c’è che non
va? Dimmi…” ripetè dolcemente.
Orlando si spostò leggermente. “No,
niente… E’ solo che non mi aspettavo di vederti. Ed è così bello! Avevo
proprio bisogno di te…” disse il giovane con voce tremante. “Sono
veramente felice che tu sia qui! Mi riempi il cuore di gioia!”
“Anch’io sono contento di essere qui! Non potevo rifiutare il tuo invito,
anche se, all’inizio, ero stato molto vago…” ribattè l’uomo,
riavvicinandosi all’amico.
“Infatti: mi avevi detto di essere impegnato e che, forse, non saresti
riuscito a liberarti…” “Sì,
è vero, ma è anche giusto quello che hai detto: “ero” impegnato. Poi,
pensandoci bene, ho disdetto tutto e…eccomi qua! Non potevo non venire.
Non potevo non salutarti e rivederti…”
“Grazie Vig!” disse Orlando, ed abbracciò l’uomo. Forte.
L’uomo fece lo stesso e, quando il giovane sentì le sue mani calde sulla
schiena, tremò. Viggo se ne accorse e sorrise.
Entrambi potevano di nuovo sentire l’odore dell’altro: così buono…così
fresco…così vero.
Orlando passò una mano tra i capelli di Viggo, che si spostò di poco,
giusto nella posizione per tornare a vedere quegli occhi che tanto amava e
in cui adorava perdersi.
Orlando arrossì e distolse lo sguardo da quello dell’amico.
“Mmmmm, che c’è? Non ce la fai più a guardarmi negli occhi?” chiese
l’uomo. “Oh
no! Non dire sciocchezze!” “E
allora guardami…” sussurrò Viggo. E gli occhi di Orlando ritrovarono
quelli azzurri dell’uomo. “Sono
così belli…” disse il giovane, interrompendosi un istante. “Se solo li
potessi vedere: la luce della luna li fa brillare come non mai, rendendo
il giusto merito alla loro bellezza”. Viggo
sorrise, un po’ imbarazzato. “Anche i tuoi sono bellissimi…” gli disse.
“Mi è sempre piaciuto perdermi nella loro profondità e intensità…” Si
guardarono ancora, senza vergogna. Poi Viggo lo abbracciò ancora più
forte: voleva sentire il corpo del giovane sfiorare il suo. E il suo
desiderio fu esaudito, visto che Orlando si abbandonò tra le sue braccia
senza esitazione. “Mi
sei mancato…tanto!” disse Viggo un po’ commosso.
“Anche tu mi sei mancato…e mi manchi ogni giorno, sempre di più…” rispose
Orlando. L’uomo sorrise e sospirò. “Pensare che, da due anni a questa
parte, ogni “tot” di mesi ci incontriamo per le premiere e le interviste…”
disse, sentendo il cuore battere forte. “Ma, secondo me, sono troppo poche
queste occasioni per vederti…” continuò, appoggiando la sua guancia contro
quella del compagno. Viggo
avrebbe voluto baciarlo e forse lo avrebbe fatto se… “Ehi
Orlando!” Il
giovane si allontanò di scatto dall’uomo.
“Johnny! Ciao!” salutò, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Buonasera a tutti e due! Vi stavo proprio cercando, visto che in sala
circolavano voci sulla presenza di Viggo Mortensen alla festa! Così,
volendo avere l’onore di conoscerlo di persona, mi sono messo alla vostra
ricerca…” disse l’attore, porgendo la mano a Viggo, che glie la strinse.
“Ciao Johnny, piacere!” “Il
piacere è tutto mio” ribattè con un sorriso. “Sono veramente felice di
poter stringere la mano di Aragorn, figlio di…ehmmmm…di?”
“Arathorn!” lo aiutò Orlando. “Ah
già! Mi dovete scusare, ma con tutti quei nomi strani! Non potevano farli
più semplici?” disse ironicamente. “E poi com’è che va avanti la
filastrocca?” chiese l’attore, guardando prima Orlando, poi Viggo.
“Discendente di Isildur ed erede al trono di Gondor…” rispose il giovane
con aria quasi scocciata. Viggo
lo guardò e gli fece l’occhiolino. Orlando sorrise.
“Giusto…giusto! Non me la ricorderò mai! E pensare che me la ricordavo
diversa: “Io sono Aragost, figlio di Ararutt ”! Eh?!” L’attore era tutto
soddisfatto della sua battuta. Gli altri due si guardarono, perplessi.
Johnny continuò: “E
gli altri chi erano?” Stette un attimo in silenzio meditativo, poi
riprese: “Ah sì! Allora abbiamo: Brodo, il mago Gondolf, la Terra di
Tramezzo, Saluman e Salmon, Spam, Pepsi, Mexy, Lerciolas, Girmi, Borotalc
e…ah! Il grande Ostronzo Cartaceo! E la locanda? Come si chiamava?!?! Sì,
è vero: la bettola del Cinghiale Infoiato!” e iniziò a ridere, tutto
contento e orgoglioso.
Orlando e Viggo si guardarono ancora, aggrottando le sopracciglia: non
sapevano se piangere, oppure ridere!
“Comunque! A parte questo…” Johnny, ricomponendosi e cercando di
riacquistare un tono serio, riprese la conversazione, vedendo poca
“collaborazione” da parte dei colleghi. “Ero anche curioso di conoscerti,
Viggo, perché il ragazzo qui presente non faceva altro che parlare di te e
di quanto fossi…” ed iniziò ad elencare contando con le dita. “…Bravo,
simpatico, intelligente, sensibile, atletico, forzuto, alto, magro,
muscoloso, forte, maturo e…” “Sì,
va bene John! Penso che abbia capito!” lo interruppe Orlando, visibilmente
irritato dalla non-simpatia del collega. Viggo tossì. “Ehi,
che hai stasera? Scusa tanto se…” ma Viggo diede un altro colpo di tosse.
Poi un altro ancora.
“Scusa, Johnny, mi faresti un favore? Mi andresti a prendere gentilmente
un bicchiere d’acqua?” chiese. “Sì,
certo Viggo. Arrivo subito…”
Quando l’attore uscì, Viggo guardò il giovane. “Non
ti ho mai visto così scocciato ed infastidito!” gli disse. “Pensavo lo
volessi fulminare vivo! Ma un po’ ti do ragione…” e risero entrambi.
“Scusami Vig! E’ solo che, a volte, non sopporto la sua ironia e le sue
battute! Forse ha bevuto un bicchiere di troppo!” “Sì!
Forse troppo “rum”!!!” “E
poi non volevo che ti riferisse quello che dicevo su di te…” “Eh
no! Questo mi andava bene! Sono curioso e…” “E
non verrai a sapere nulla, caro!” disse il giovane in tono un po’
altezzoso e strafottente.
“Aaaaah…ti piace prendermi in giro eh?!” “Sì,
tanto! Mi è sempre piaciuto!” “Ecco
l’acqua!” Johnny era tornato. “Vedo che, per fortuna, il ramingo ti ha
fatto tornare il buonumore!” disse, rivolgendosi a Orlando con un tono non
molto affettuoso.
“Bene, grazie mille…ehmmm…pirata dal dente d’oro!” disse Viggo, guardando
Orlando. Il
giovane trattenne una risata.
“Ehmmm…sei forte Viggo!” replicò l’attore visibilmente imbarazzato. “Ora
vado. Piacere di averti conosciuto”.
“Piacere tutto mio, crudele, allucinato e un po’ fumato pirata dei Caraibi!”
salutò a sua volta Viggo, in tono molto ironico.
Orlando non resistette più e scoppiò in una sonora risata. I due uomini
sorrisero: Viggo cercava di trattenersi, ma avrebbe fatto la stessa cosa
del ragazzo, mentre Johnny si accorse di non essere stato troppo simpatico
e si sentiva uno sciocco. “A
presto allora!” disse l’attore, uscendo dalla porta-finestra, che lasciò
socchiusa.
“Viggo sei stato grande!” disse Orlando con le lacrime agli occhi. “Hai
visto come c’è rimasto? Non se lo aspettava…” “Mi
spiace, ma non ho resistito! D’altronde, anche lui: Aragorn, figlio di bla
bla bla… Ramingo! Per
non parlare, poi, dei nomi! Hai sentito come li ha storpiati?!” e
continuarono a ridere.
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(Let me be your hero)
(Hero, by Enrique Iglesias)
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