.|. Forever & Ever  .|.

Capitolo Cinque

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Il giorno seguente si svegliarono tardi, dopo l’ora di pranzo.

 

Viggo aveva chiesto al compagno di passare la notte da lui ed Orlando aveva accettato senza esitazione.

Appena arrivati in camera si erano sdraiati sul letto e, poco dopo, addormentati, mano nella mano.

 

Orlando fu il primo a svegliarsi. Aprì gli occhi a fatica e, appena si accorse di non essere nella sua stanza, sorrise divertito e felice. Teneva ancora Viggo per la mano. Si voltò a guardarlo: dormiva beato e tranquillo, con un’espressione serena dipinta sul viso. “Ti auguro tutta la gioia di questo mondo e che tu possa fare sogni piacevoli e belli come adesso. Spero che nulla potrà turbare il tuo mondo e che nessuna nuvola nera oscuri la tua via…” gli sussurrò il giovane all’orecchio, mentre delicatamente gli passava le dita tra i capelli. “Mi sono innamorato di te…” continuò, parlando a bassa voce per non svegliare il compagno. “Da subito mi hai rapito il cuore…All’inizio, quando ci conoscemmo, ti reputai freddo e distaccato, un po’ orgoglioso, ma comunque ebbi l’impressione di conoscerti da sempre.  Poi mi bastarono pochi giorni per capire che, invece, eri una persona fantastica…la migliore al mondo e che avessi mai incontrato. Da quel momento in poi mi sono lasciato contagiare dalla tua personalità forte e decisa, ma anche dolce e sensibile. Mi sono lasciato guidare da te e dal tuo modo di vedere la vita. Mi sono lasciato trasportare nel tuo meraviglioso mondo…rimanendone piacevolmente colpito, attratto…catturato.

 

Tu, che ti commuovi davanti ad un tramonto; tu, che hai il cuore pieno di speranza; tu, che sai infondere coraggio… Tu, che hai suscitato in me emozioni fin’ora sconosciute…

Sarà difficile, ora, lasciare tutto questo…Non so se riuscirò mai a liberarmene veramente e a dimenticarlo…perché è grazie a te che sono quel che sono oggi… Sono stati il tuo affetto e le tue attenzioni a plasmarmi e a rendermi diverso…più maturo e consapevole. E’ per questo che voglio dirti grazie: grazie per essermi stato vicino e per avermi dedicato il tuo tempo. Grazie per avermi ascoltato ed aiutato nei momenti difficili. E grazie per la tua pazienza…” s’interruppe un attimo: calde lacrime gli stavano inumidendo i profondi occhi marroni. Sospirò e continuò: “Sarai sempre nel mio cuore…te lo prometto. Ti porterò nel cuore e, dovunque andrò, sarai sempre al mio fianco…Il tuo ricordo sarà sempre con me. Non ti dimenticherò mai Viggo…mai!” e gli sfiorò le labbra. L’uomo si mosse leggermente, ma senza svegliarsi. Orlando si alzò e, prima di andarsene, si riavvicinò al compagno e gli pose una piccola rosa rossa vicino al cuscino, raccolta la notte precedente sulla strada del ritorno. “A più tardi tesoro…” gli disse e lo baciò, mentre abbondanti lacrime avevano iniziato a cadere sul suo viso.

 

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When I think back on these times
And the dreams we left behind
I'll be glad  ‘cause I was blessed to get
To have you in my life
When I look back on these days
I'll look and see your face
You were right there for me.

In my dreams I'll always see you soar above the sky .
In my heart there will always be a place for you for all my life.
I'll keep a part of you with me
And everywhere I am there you'll be…
(…)

Cause I always saw in you my light, my strength.
And I want to thank you now
For all the ways you were right there for me.
You right there for me…

 

(There you’ll be, by Faith Hill)

 

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Viggo aprì gli occhi pochi minuti dopo che il giovane se ne era andato.

“Orli…” sussurrò, allungando una mano nel posto accanto al suo. Sentendolo vuoto e tiepido, girò subito la testa e vide che il compagno non c’era. Al suo posto, la rosa che avevano raccolto insieme. La prese in mano, sorrise e l’annusò. Si commosse. “Il profumo di questo fiore è dolce e delicato, ma non è paragonabile al tuo…” disse tra sé a voce alta. Si sentiva strano. Triste.

“Grazie Orlando, per avermi permesso di assaporare la tua pelle e il tuo essere… Grazie per avermi dato la possibilità di toccare il tuo corpo e di stringerti forte tra le braccia…” ma si interruppe.

Le parole gli morirono in gola a causa del pianto, che aveva cominciato a bagnargli le guance.

Si alzò, sempre con la rosa in mano, e si diresse verso la scrivania. Appoggiò il fiore delicatamente sul tavolo, prese un foglio e una penna ed iniziò a scrivere…

 

 

COMMUNION

 

We’ve left shore somehow/ become the friends of early theory/

Close enough to speak/ desire and pain of absence/of mistakes we’d make given the chance.

(…)

This after seeing you last night/ first time smelling you with permission: shoulders to wonder openly at/ as carefully kissed as those arms waited impossibly on./ They’ve held me now/and your breath down my back sent away night air/that had me shaking in the unlit Anglican doorway.

 

 

 

 

Ormai il giorno della partenza era vicino: le riprese erano terminate e le scenografie smontate.

C’era un clima di tristezza, dispiacere e malinconia tra gli attori e il resto della troupe: nessuno voleva lasciare quel paradiso che era la Nuova Zelanda e, soprattutto, la magia della Terra di Mezzo e di tutte le sue creature.

L’opera di Tolkien li aveva fatti sognare e trasportati in un mondo magico per un lungo periodo e il ritorno alla realtà quotidiana era un brusco risveglio.

E poi c’erano loro, i Nove della Compagnia: erano diventati grandi amici e l’idea di doversi lasciare era orribile. Troppo dura. Così come troppo duro sarebbe stato il distacco tra Orlando e Viggo.

Da quella notte d’amore non avevano più avuto altri momenti da poter trascorrere da soli; solo qualche bacio furtivo e carezze frettolose ogni tanto.

Soffrivano, tutti e due…ma in silenzio, l’uno senza farlo pesare all’altro.

Cercavano di rimanere sereni il più possibile, soprattutto quando erano insieme, ma era difficile mentire. Gli occhi non potevano fingere e mascherare quello che il cuore provava.

Finchè  non arrivò quel giorno tanto temuto e odiato.

 

 

 

 

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(…)

 

E non c’è sesso senza amore…

Nessun inganno, nessun dolore,

e vola l’anima leggera…

(…)

 

E sono niente senza amore,

sei tu il rimpianto, il mio dolore,

che come il tempo mi consuma.

(…)

 

Ricordati di me e della mia pelle.

Ricordati di te com’eri prima.

Il tempo lentamente si consuma…

 

     (Ricordati di me, by A.Venditti)

 

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Quella mattina il sole splendeva alto nel cielo azzurro e limpido e i suoi raggi illuminavano tutto il paesaggio. A rendere il clima più mite e vivibile era un leggero vento, fresco e soffice.

Si alzarono tutti presto, per via dell’agitazione e del nervosismo.

Si parlavano poco e, appena qualcuno cercava di dire qualcosa, si bloccava: gli veniva il magone in gola e un terribile peso sullo stomaco.

Si piangeva e ci si abbracciava, augurandosi buona fortuna e la possibilità di rivedersi presto.

 

Dopo aver preparato le valige, Viggo chiamò Orlando nella sua stanza.

“Orli senti… Lo so cosa stai provando, perché lo provo anch’io…”

“Davvero lo sai? Ne sei sicuro?” disse il giovane in tono secco, freddo, tagliente. L’uomo non si aspettò questo tipo di reazione e, soprattutto, di domanda. Non parlò: rimase a fissarlo.

Gli occhi di Orlando, intanto, si stavano riempiendo di lacrime. Si morse le labbra. L’uomo allora continuò:

“Dobbiamo essere forti. E’ vero, ci separeremo per qualche tempo, ma ci chiameremo ogni giorno e, appena possibile, ci incontreremo! Dai Orli! Tesoro…” disse avvicinandosi al compagno e accarezzandogli la guancia con il dorso della mano.

“Appena possibile…” ripetè Orlando sarcastico e alzando le spalle. “E quando sarà possibile? Eh? Tu sarai in America ed io in Inghilterra: dovremo fare interviste, set fotografici e poi di nuovo interviste! Non avremo tempo! Non ci sarà tempo…per noi…” e abbassò lo sguardo. A stento tratteneva il pianto.

“Non ci riesco Vig…” continuò, iniziando a piangere. Anche a Viggo cadde una calda lacrima sulla guancia. “Ho paura! Ho paura di perderti e che tu possa dimenticarmi!”

“E come potrei, principe del mio cuore…” disse l’uomo con un filo di voce, baciando le mani del compagno.

“No, no, no Viggo!” urlò Orlando, allontanandosi. “So che può succedere, anzi succederà! Tu hai la tua vita, i tuoi interessi, tuo figlio… Ci renderemo conto di avere sbagliato e allora…dimenticheremo tutto…” disse il giovane con voce straziante.

“Hai detto: ci renderemo conto…” l’uomo si bloccò un attimo. Era a pezzi. Non si aspettava un simile discorso. Continuò: “Tu saresti in grado di dimenticare tutto così facilmente?”

Orlando non rispose. Il suo cuore batteva all’impazzata e stava piangendo con lui.

“Avanti rispondi!” disse l’uomo in tono duro e diretto, prendendo Orlando per un braccio, ma senza stringerlo. “Rispondimi!”

Il giovane alzò gli occhi arrossati verso quelli di Viggo e li fissò: in quel momento si sentì morire. Vedere quei bellissimi e profondi occhi azzurri straziati dalle lacrime e piangere per lui, lo faceva stare malissimo. E sentire colpevole, insignificante. Piccolo.

“No…” rispose mestamente e a voce bassa. “No perché non si può dimenticare tutto quello che c’è stato tra noi…” disse, rilassandosi e lasciandosi andare tra le braccia dell’uomo.

“E che c’è, amore mio…” terminò Viggo.

Si diedero un lungo bacio: l’uno assaporava le labbra e la lingua dell’altro con trasporto e avidità, come per imprimersi nella mente e nel cuore quel dolce sapore che sarebbe, poi, col tempo, diventato solo un ricordo. Un semplice, bellissimo ricordo.

Piangevano. Si abbracciavano. E si baciavano.

 

Passarono pochi minuti, ma ai due amanti sembrarono ore…dolcissime ma amare ore.

Si sentirono chiamare.

“Dobbiamo andare ora…” disse Orlando, staccandosi per primo dal loro ultimo bacio. Accarezzò il viso del compagno e poi si girò, dirigendosi verso la porta. Viggo lo fermò per un braccio.

“Aspetta!” gli disse. “Ho una cosa per te…” e prese dalla tasca una busta bianca e glie la pose in mano. “Questa è per te…con tutto il mio cuore e tutto il mio amore. Leggila quando vuoi, ma non adesso. Lascia che il tuo cuore si rassereni e tranquillizzi…”

“Grazie Vig!” gli rispose il giovane con voce tremante. “Anch’io ho qualcosa per te…” e anch’egli gli porse una busta.

“Orlando! Viggo!” Li chiamarono nuovamente.

“Andiamo…” disse Orlando uscendo dalla porta.

L’uomo rimase immobile, con in mano la lettera del ragazzo. Lo guardò allontanarsi.

Il suo cuore era distrutto, come la sua anima.  Lo stava perdendo.

Forse Orlando aveva ragione.

Forse, un giorno, avrebbero dimenticato tutto.

 

 

 

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Ti vorrei,

ti vorrei,

come sempre ti vorrei…

Notte farà, mi penserai.

Ma tu che ne sai dei sogni,

quelli sono miei e non li vendo.

Che ne sai,

che ne sai,

chissà che mi scriverai…

Forse un addio o forse no .

Ma tu che ne sai dei sogni…

 

Nonostante tu sia la mia rondine andata via,

sei il mio volo a metà,

il mio passo nel vuoto.

Dove sei, dove sei.

Dove sei, dove sei, dove sei…

Unico amore che rivivrei.

Sai di vento del nord,

sai di buono ma non di noi,

stessa luna a metà,

sei nel cielo sbagliato…

 

(La rondine, by Mango)

 

 

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