.|. Forever & Ever  .|.

Capitolo Tre

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Dopo aver cenato tutti insieme, Orlando e Viggo salutarono gli altri, augurandogli una buona serata e “Fate ubriacare Elijah, mi raccomando!” fu l’ultima frase del giovane.

 

“Allora, che si fa? Andiamo al bar a prendere una birra?” chiese Orlando fissando l’uomo negli occhi.

“Sì, va bene. Ma prendiamola in bottiglia, ho voglia di camminare un po’. Anzi, aspettami solo un minuto!”. Orli non fece in tempo a ribattere che l’uomo era già corso via, ma tornò pochi istanti dopo con una coperta in mano.

“E quella? Che ci fai con una coperta?” chiese un po’ stupito.

“La stendo per terra, possibilmente su un prato, e mi sdraio!” rispose Viggo in tono ironico.

“Certo, capisco…” disse il giovane aggrottando le sopracciglia e continuando a guardare ogni singolo gesto dell’uomo. Era perplesso e un po’ confuso.

“Dai, non guardarmi così!” disse Viggo sorridendo. “Sappi che in due ci si sta, è abbastanza grande e…” ma venne interrotto.

“E poi possiamo comunque stringerci un po’, giusto?” disse Orlando avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla. “Più vicini siamo e meno sentiamo il freddo…” e fece l’occhiolino, sorridendo dolcemente.

Viggo rimase a fissarlo, adorava farlo: Orlando era così bello…sensuale.

“Hai ragione!” tornò alla realtà. “Andiamo Elf-boy!” e lo prese sotto braccio.

Quel gesto fu naturale per entrambi: l’uomo nel farlo e il giovane nel riceverlo, senza stupirsene o sentirsi in imbarazzo. Lo avevano già fatto altre volte, sia per scherzare che per scambiarsi un gesto affettuoso.

A Orlando, comunque, piaceva il contatto con il corpo di Viggo: lo faceva sentire protetto, al sicuro.

 

 

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Every time I see you oh I try to hide away

But when we meet it seems I can’t let go.

Every time you leave the room

I feel I’m fading like a flower…

 

(Fading like a flower, by Roxette)

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Camminarono per un po’, sorseggiando la birra, chiacchierando e scherzando. Spesso, durante la passeggiata, si erano presi per mano: le loro dita, calde e morbide, si erano intrecciate, sfiorate e unite più volte.

 

Arrivarono in una stradina che conduceva in un fitto bosco; sul lato destro scorreva un piccolo ruscello, mentre su quello sinistro s’estendeva un grande campo verde e ben curato, reso scuro dalla sera. Le stelle e la luna brillavano felici nell’immenso cielo, illuminando lievemente tutto il paesaggio, rinfrescato da una morbida e leggera brezza.

“Direi che possiamo fermarci qui, Orli…” disse Viggo prendendo il ragazzo per un braccio e conducendolo verso il campo. Stese la coperta a terra e si sedette. Lo stesso fece Orlando, sedendosi accanto all’uomo e alzando lo sguardo verso il cielo.

“Guarda che belle, stasera, le stelle…. E il cielo sereno, senza neanche una nuvola, le fa scintillare ancora di più…”

Viggo non rispose, era troppo intento ad osservare la bellezza che aveva accanto.

“Non è vero Vig?” continuò Orlando, sentendosi fissato.

“Sì, è vero…” rispose l’uomo con voce bassa, calma e molto sensuale. “Ma non lo sono mai quanto…” e si avvicinò alla guancia di Orlando, che aveva lo sguardo rivolto a terra, imbarazzato e con il cuore che gli batteva a mille.

“…Te…” terminò Viggo, che poteva sentire il dolce e fresco profumo dell’amico. Orlando, a sua volta, sentiva sul collo il regolare respiro dell’uomo e alcuni capelli, mossi dalla brezza serale, gli solleticavano il viso. Sorrise, arrossendo.

Viggo si scostò leggermente da lui, ma non troppo: voleva continuare a sentire il calore del corpo di Orlando.

“Grazie…” sussurrò il giovane, sistemandosi nervosamente il colletto della camicia bianca. “Sei troppo gentile…”

“Troppo?” chiese Viggo aggrottando le sopracciglia. “No,Orli, ti sbagli: è vero quello che ho detto…” Fece una breve pausa e poi proseguì: “Tu non t’accorgi della tua bellezza, non solo fisica ma anche interiore. Sei un dono della natura, Orli! Niente e nessuno è paragonabile a te!”

“Avanti Viggo, smettila! Mi fai sentire in imbarazzo!” disse il giovane sorridendo. “Non sono abituato a tutti questi complimenti…”

“E te ne dispiace?” lo interruppe l’uomo.

“No, è solo che…”

“E’ la prima volta che te li fa un uomo, giusto?” lo aiutò a terminare la frase.

“Bhè…Sì, esatto.” rispose Orlando, posando gli occhi su quelli dell’amico.

“E ti dà fastidio?” gli chiese Viggo.

“Oh no!” rispose il giovane in tono secco e sicuro, sgranando gli occhi. “E sai perché? Perché sei tu a farmeli…” s’interruppe un attimo e abbassò lo sguardo verso le mani di Viggo, che, dolcemente, stavano toccando e giocherellando con le sue.  “Penso che se fosse stato un altro a dirmi queste cose…bhè…certamente lo avrei ringraziato, ma mi avrebbe fatto sentire a disagio. Mentre tu…”

“Mentre io?” gli sussurrò Viggo all’orecchio, continuando a sfiorare le mani del giovane ed avvicinandosi sempre più a lui.

“Mentre tu… uhmmm … aah! ” Orlando non riuscì a terminare la frase: un gemito gli uscì dalla bocca quando l’uomo gli aveva iniziato a baciare il collo e l’orecchio.

“Viggo…” Era un ammonimento o, piuttosto, un sussurro?

“Sssh…” e gli pose un dito davanti alla bocca. “Non parlare, mio principe…”

 

L’uomo fissò Orlando negli occhi e, lentamente, lo fece sdraiare e, seguendolo, si ritrovò sopra di lui. Il giovane non smise di guardarlo: gli occhi di Viggo erano come una calamita per lui.

L’interprete di Aragorn gli sorrise e, dolcemente, cominciò a baciargli il viso, gli occhi, l’orecchio, il collo…

Entrambi sentivano crescere il desiderio e la voglia di andare oltre quei baci: nell’ultimo periodo lo avevano sognato, immaginato, sperato…e ora poteva realizzarsi.

“Toccami…” sussurrò Orlando.

“Come?” chiese Viggo colto alla sprovvista.

“Toccami Vig… Accarezzami. Fammi sentire le tue mani sulla pelle..” e si avvicinò alla bocca dell’uomo. “Sei così bravo ad usare il pennello, la penna e la macchina fotografica… Ora, però, voglio che quelle dita si muovano su di me…”

Viggo non riuscì a trattenere un sorriso, ma poi tornò subito serio.

“Dici davvero? Vuoi che io…”

“Sì, lo voglio. E’ da tanto che lo desidero…”

“Oh Orli…” sospirò l’uomo.

I due si sfiorarono le labbra.

“Dimmi che anche tu lo vuoi…” gli disse il giovane con una voce calda e sensuale.

“Sì tesoro…Lo voglio anch’io…” e si baciarono.

Fu un bacio tenero, dolce, lento.

All’inizio si sfiorarono solo le labbra, quasi come avessero paura di toccarle o rimanere scottati, poi, sempre lentamente, le loro lingue si incontrarono, prima con un po’ di soggezione, poi con trasporto e passione.

[Ecco, ora ditemi se, come sottofondo a questa scena, non ci starebbe bene la canzone “Kissing you”di Des’ree!^^ NdElf]

 

Intanto che si baciavano, Viggo cominciò a sbottonare la camicia del compagno e a toccargli il petto e il ventre.  Lo stesso fece Orlando, che lanciò lì vicino la camicia di Viggo. Poi passò ai pantaloni: con decisione tolse la cintura, ma con un po’ più di titubanza glie li slacciò.

Le sue mani tremavano.

“Come mai stai tremando?” gli chiese dolcemente l’uomo.

“Perché…ho paura…” rispose.

“E di cosa?”

“Non lo so… forse di…”

“Sì?” Viggo era impaziente di sentire il motivo, perché, forse, era lo stesso suo.

“…Amarti troppo…”

Ci fu un attimo di silenzio.

Orlando fissava Viggo negli occhi e l’uomo era incredulo: il suo migliore amico gli aveva detto di amarlo! Esattamente quello che provava lui! Era stupendo. Irreale.

“Orli…” sussurrò.

“Oh Viggo, io…” e cercò di spostarsi, ma l’uomo glie lo impedì.

“No,Orli, non preoccuparti… perché anch’io…ho paura di amarti troppo…” e così dicendo, lo baciò.

 

Questa volta il bacio fu molto più deciso, passionale, forte, avido.

Entrambi continuavano a toccarsi, sfiorarsi, a sentire la pelle dell’altro.

Passarono dalle spalle alla schiena a al ventre, per poi arrivare ad un altro punto, molto più caldo e sensibile.