.|. Forever & Ever  .|.

Capitolo Dodici

~

***************

(…)

Don’t let go, don’t let go

Just stay with me another day.

When I’m not myself , please, understand me.

I’m so confused, I don’t know what to do…

But don’t give up, don’t give up,

It just may take a little time…

 

Be tender with me baby.

I’m so afraid you’ll go away.

Be tender with me baby,

Always, for always…

 

(Be tender with me baby, by Tina Turner)

 

***************

 

10 luglio

 

Vig’s diary

 

Sono le due passate del mattino.

Mi sento malissimo.

Ho lasciato la mia unica ragione di vita. Ma l’ ho fatto in modo brusco…duro…

L’ ho fatto.

L’ ho lasciato andare per la sua strada…come mi ero ripromesso.

Ma ora mi sento morire.

Mai, prima d’ora, mi sono sentito così vuoto, triste, angosciato…apatico.

Potrebbe anche crollarmi addosso il mondo, che non mi sposterei.

Anzi, forse sarebbe la mia giusta ricompensa per le cose orribili che gli ho detto!

Gli ho detto che tra noi non c’è mai stato nulla e che, sia pochi  giorni fa che tre anni addietro, ci siamo lasciati andare ad un momento di debolezza. Ma come ho potuto essere così cinico?

Mentirgli così spudoratamente! Così direttamente e duramente…

Ora mi odierà. Ne sono sicuro. E non posso dargli torto…come potrei?

Sono stato un bruto! Falso, gretto ed ipocrita!

Ho pronunciato parole senza senso…parole che non erano dettate né dal cuore, né dalla mente!

Però…quella frase: i tuoi bigliettini sono stupidate!  Orlando…no . Non sono sciocchezze. Erano veramente scritti col cuore…ma posso capire perché lo hai detto. Lo hai affermato tu stesso: sei un codardo!

 

“Sei un codardo!”: sì, hai ragione Orlando. Avevo e ho paura. Ma non mi merito altro.

Ti ho ferito e non ci sarà salvezza per me.

Ti ho fatto arrabbiare, e di fronte alla tua collera non ho trovato risposte e parole con cui ribattere. E sai perché? Perché me la meritavo. Perché era vero tutto quello che mi dicevi.

Tu sì che sei forte…non io.

Io sono un debole.

 

Orlando, perdonami.

Non avercela con me. Ho sbagliato a trattarti in quel modo, ma non so cosa mi sia preso.

Ho esagerato.

Perdonami tesoro mio.

Non odiarmi…

 

 

 

Orli’s diary

 

E’ quasi l’alba. Sono a pezzi e il mio cuore è in frantumi.

Io, che avevo voluto chiamare Viggo per chiarimenti;  io, che avevo creduto alle sue parole e ai suoi gesti;  io, che sognavo un futuro con lui;  io, che l’avevo amato con tutto me stesso… Io, ora, sono solo.

Solo con i miei pensieri e con i suoi ricordi.

Mi ha lasciato andare… ma dove poi? Dove? E perché… perché lo ha fatto?

Perché non mi vuole più con sé?

 

Eppure all’inizio non era così: provava il mio stesso sentimento, le mie stesse emozioni, i miei stessi desideri. Guardavamo insieme verso la stessa direzione e sognavamo. Insieme.

E ora?

Ora è tutto finito. Ma questa volta per davvero.

Se  quando sono partito dalla Nuova Zelanda ero convinto della stessa cosa, ma poi il destino ha voluto concederci un’altra chance…bhè…stavolta non penso proprio che sia così.

E’ stato troppo duro, diretto. Mi ha detto cose con una tale freddezza, che non me lo sarei mai aspettato. Mi ha colpito, spaventato, deluso.

Anch’io, certo, non sono stato molto tranquillo e moderato, ma lui…

Lui mi ha detto che non c’è mai stato niente, che è stato tutto un errore.

Niente. Non è stato niente.

No! No, non posso crederci! Non posso pensare che lui ne sia veramente convinto… Non ci credo… Non voglio crederci…

Altrimenti nulla avrebbe senso: né le promesse, né le parole bisbigliate, né i baci, né gli sguardi…

Sarebbe tutto falso.

E…so che non è così! Perché era tutto vero quello che dicevamo, facevamo….vero….reale…..

Oh Dio! Il cuore sta per scoppiare! Non ce la faccio…

Non riesco a non piangere, pensare, ricordare…

Perché io lo amo! Lo amo!

Lo amo ancora…

 

 

10 luglio, primo pomeriggio. Casa di Orlando.

 

Driiiiiiin!! Driiiiiiiin!

 

“Uff!” sbuffò il ragazzo. “Ci mancava anche che qualcuno mi chiamasse al telefono!” disse scocciato, avvicinandosi al portatile.

“Pronto?”

“Pronto signor Bloom?”

“Sì, sono io…”

“Buongiorno! Sono Mark Stevens  da New York, direttore di un giornale locale…”

“Buongiorno… Non per essere scortese, ma…posso sapere come fa ad avere il mio numero?”

“Non è affatto scortese, anzi! E’ lei che mi deve scusare se non ho cercato di rintracciarla tramite la sua coordinatrice, ma non avrei avuto abbastanza tempo. Il numero l’ ho avuto dal suo collega Viggo Mortensen, che ho intervistato giorni fa. E visto che ci conosciamo da tempo…mi sono fatto dare direttamente il suo numero…”

“Ah…capisco…” rispose il giovane serio.

“No, non se la prenda col suo amico! Sono io che devo farle le mie scuse…”

“No, non si preoccupi…Dica pure…”

“Senta…avrei bisogno di parlarle. Vorrei intervistarla questo fine settimana, è possibile? Sto cercando di contattare tutti i protagonisti del film di Jackson in modo tale che, ogni settimana, sul giornale, ci sia un’intervista diversa. E ora ho bisogno dell’elfo…”

“Mmmmmm…”

“La prego: se non è impegnato…venga!”

“Questo fine settimana ha detto?”

“Sì…” rispose l’uomo con voce supplicante. “Anzi…adesso che ci penso bene…potrebbe andare bene anche per lunedì prossimo. Che ne dice?”

Un attimo di silenzio e poi Orlando disse:

“Va bene, ci sarò!”

“Oh la ringrazio infinitamente! E’ veramente molto gentile! Bene, bene!”

“Si figuri, lo faccio con piacere…”

“Bene! Allora ci vediamo tra pochi giorni…”

“Perfetto! Solo una cosa: mi intervisterà lei?”

“Sinceramente non lo so, ma non penso. Lo farà un mio collega…”

“Ah…va bene…”

“Bene! Ora le mando via fax l’indirizzo della sede… Ce l’ ha il fax vero?”

“Sì!” rispose Orlando ridendo.

“Bene! Allora ancora grazie e a presto!”

“Arrivederci!” ribattè il giovane, attaccando.

 

A New York… da  ViggoPensò il ragazzo, sedendosi sul divano. Rimase qualche istante a riflettere, movendo nervosamente una gamba. Ma sì, Orlando: vai! Ti farà bene pensare ad altro… si disse e poi rise. “Bene”! Il signor Stevens non faceva altro che ripeterlo! Disse tra sé ad alta voce, dirigendosi verso la cucina.

 

(pomeriggio)

Vig’s diary

 

Benché scrivere sia la migliore terapia, mi fa stare ancora peggio. Mettere su carta sentimenti negativi,tristi e malinconici non aiuta di certo.

 

Continuo a piangere, pensare, riflettere, sbuffare, camminare, ricordare…

 

Guardo l’orizzonte senza vedere nulla.

C’è il vuoto intorno e dentro di me.

Non sento più niente. Ed è da neanche un giorno che… l’ ho perso.

 

Ah, ma che ho fatto!! Non me lo perdonerò mai!

Ho lasciato andare il vero amore della mia vita… Un amore che non rivivrò più… un amore unico, speciale…

 

Vivrò con la mia solitudine e tristezza, guardando i giorni scivolare via…come una piuma nel vento…

E ripenserò a quei momenti in cui tutto era così perfetto… a quegli istanti in cui, io e lui, eravamo una cosa sola… Un unico corpo, un unico cuore, un’unica mente…un’unica anima…

Li ripenserò e sorriderò, felice di aver potuto godere, anche se per poco, della sua presenza e…del suo amore.

Ti amerò per sempre angelo mio… Per sempre…

 

****************

 

(…)

 

Ooh, Solitude,

Still with me is only you,

ooh, Solitude,

I can’t stay away from you…

 

How many times have I done this to myself

How long will it take before I see,

When will this hole in my heart be mended,

Who now is left alone but me…

                                                               (Solitude, by Evanescence)

****************

 

10 luglio, sera. Casa di Viggo.

 

Driiiiiiiin! Driiiiiiiin!

 

“Sarà Henry!” pensò l’uomo, correndo a rispondere.

“Pronto?”

“Pronto Viggo! Sono Mark Stevens…”

“Ah, ciao Mark! ”

“Come va? Tutto bene?”

“S…sì, abbastanza…anche se potrebbe andare meglio…”

“Mmmmm….bene!”

Bene? Pensò Viggo.

“Senti…” proseguì il direttore. “Volevo intervistarti questo fine settimana, anzi no! Lunedì prossimo…”

“Ma se lo hai già fatto giorni fa!”

“Sì lo so, ma questa volta l’intervista sarà diversa!” disse l’uomo con voce soddisfatta.

“Ah sì? E perché?” chiese incuriosito.

“Perché ci sarà anche il tuo collega Bloom!”

Il cuore di Viggo ebbe un sussulto. Non rispose.

“Viggo ci sei? Mi hai sentito?”

“S…sì….”

“Bene, allora? Che dici: ci sarai?”

“Bhè…io…” era titubante. Cosa doveva fare? Accettare e tornarlo a vedere oppure no?

“Dai…su…”

“No…no, io non posso questo fine settimana…e nemmeno lunedì…”

“Non ci credo! Anzi, so benissimo che non hai nulla da fare, quindi verrai!”

“Mark, ti ho detto di no! Non…”

“Niente storie! Mi spiace, ma sei poco convincente! E poi, comunque, non accetto rifiuti! Voglio intervistarvi! Tutti e due insieme!”

“Mark…ti prego…”

“Non vorrai rovinarmi l’articolo spero?!”

“No…”

“E allora vieni! Il tuo collega mi ha detto di sì…”

“Di sì?” ribattè Viggo incredulo.  Ha detto di sì, benché sapesse della mia presenza? Pensò.

“Sì, perché me lo chiedi così stupefatto? Però…”

“Però cosa, signor Stevens?”

“Lui non sa che ci sarai anche tu…”

“Ah ecco!” Ora capisco, disse tra sé.

“Però non vedo dove sia il problema…” disse l’uomo.

“Mark… Non è giusto nei suoi confronti…”

“Senti Viggo, non cerchiamo il pelo nell’uovo! Io l’ ho chiamato, gli ho chiesto per un’intervista e lui ha accettato, ok? Questa idea di una chiacchierata insieme mi è venuta ora, e non ho certo intenzione di tornare a richiamarlo per dirglielo, va bene? Tanto sono sicuro che non gli cambia la vita…”

Questo lo dici tu, pensò Viggo, che poi disse:

“Bene, ho capito…”

“Allora verrai?”

“Non lo so. Te lo farò sapere domani o nei prossimi giorni…”

“Ma Viggo…”

“Ciao Mark…” disse, attaccando.

L’uomo, dall’altra parte del telefono, sbuffò scocciato, e si alzò dalla poltrona, sperando di ricevere una risposta affermativa.