.|. Forever & Ever .|.
Capitolo Dodici ~
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(…)
Don’t
let go, don’t let go
Just
stay with me another day.
When
I’m not myself , please, understand me.
I’m so
confused, I don’t know what to do…
But
don’t give up, don’t give up,
It
just may take a little time…
Be
tender with me baby.
I’m so
afraid you’ll go away.
Be
tender with me baby,
(Be
tender with me baby, by Tina Turner)
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10 luglio
Vig’s diary
Sono le due passate
del mattino.
Mi sento malissimo.
Ho lasciato la mia
unica ragione di vita. Ma l’ ho fatto in modo brusco…duro…
L’ ho fatto.
L’ ho lasciato
andare per la sua strada…come mi ero ripromesso.
Ma ora mi sento
morire.
Mai, prima d’ora,
mi sono sentito così vuoto, triste, angosciato…apatico.
Potrebbe anche
crollarmi addosso il mondo, che non mi sposterei.
Anzi, forse sarebbe
la mia giusta ricompensa per le cose orribili che gli ho detto!
Gli ho detto che
tra noi non c’è mai stato nulla e che, sia pochi giorni fa che tre anni
addietro, ci siamo lasciati andare ad un momento di debolezza. Ma come ho
potuto essere così cinico?
Mentirgli così
spudoratamente! Così direttamente e duramente…
Ora mi odierà. Ne
sono sicuro. E non posso dargli torto…come potrei?
Sono stato un
bruto! Falso, gretto ed ipocrita!
Ho pronunciato
parole senza senso…parole che non erano dettate né dal cuore, né dalla
mente!
Però…quella frase: i tuoi bigliettini sono
stupidate! Orlando…no . Non sono sciocchezze. Erano veramente scritti
col cuore…ma posso capire perché lo hai detto. Lo hai affermato tu stesso:
sei un codardo!
“Sei un codardo!”:
sì, hai ragione Orlando. Avevo e ho paura. Ma non mi merito altro.
Ti ho ferito e non
ci sarà salvezza per me.
Ti ho fatto
arrabbiare, e di fronte alla tua collera non ho trovato risposte e parole
con cui ribattere. E sai perché? Perché me la meritavo. Perché era vero
tutto quello che mi dicevi.
Tu sì che sei
forte…non io.
Io sono un debole.
Orlando, perdonami.
Non avercela con
me. Ho sbagliato a trattarti in quel modo, ma non so cosa mi sia preso.
Ho esagerato.
Perdonami tesoro
mio.
Non odiarmi…
E’ quasi l’alba.
Sono a pezzi e il mio cuore è in frantumi.
Io, che avevo
voluto chiamare Viggo per chiarimenti; io, che avevo creduto alle sue
parole e ai suoi gesti; io, che sognavo un futuro con lui; io, che
l’avevo amato con tutto me stesso… Io, ora, sono solo.
Solo con i miei
pensieri e con i suoi ricordi.
Mi ha lasciato
andare… ma dove poi? Dove? E perché… perché lo ha fatto?
Perché non mi vuole
più con sé?
Eppure all’inizio
non era così: provava il mio stesso sentimento, le mie stesse emozioni, i
miei stessi desideri. Guardavamo insieme verso la stessa direzione e
sognavamo. Insieme.
E ora?
Ora è tutto finito.
Ma questa volta per davvero.
Se quando sono
partito dalla Nuova Zelanda ero convinto della stessa cosa, ma poi il
destino ha voluto concederci un’altra chance…bhè…stavolta non penso
proprio che sia così.
E’ stato troppo
duro, diretto. Mi ha detto cose con una tale freddezza, che non me lo
sarei mai aspettato. Mi ha colpito, spaventato, deluso.
Anch’io, certo, non
sono stato molto tranquillo e moderato, ma lui…
Lui mi ha detto che
non c’è mai stato niente, che è stato tutto un errore.
Niente. Non è stato
niente. No!
No, non posso crederci! Non posso pensare che lui ne sia veramente
convinto… Non ci credo… Non voglio crederci…
Altrimenti nulla
avrebbe senso: né le promesse, né le parole bisbigliate, né i baci, né gli
sguardi…
Sarebbe tutto
falso.
E…so che non è
così! Perché era tutto vero quello che dicevamo, facevamo….vero….reale…..
Oh Dio! Il cuore
sta per scoppiare! Non ce la faccio…
Non riesco a non
piangere, pensare, ricordare…
Perché io lo amo!
Lo amo!
Lo amo ancora… 10
luglio, primo pomeriggio. Casa di Orlando.
Driiiiiiin!! Driiiiiiiin!
“Uff!” sbuffò il ragazzo. “Ci mancava anche che qualcuno mi chiamasse al
telefono!” disse scocciato, avvicinandosi al portatile.
“Pronto?”
“Pronto signor Bloom?” “Sì,
sono io…”
“Buongiorno! Sono Mark Stevens da New York, direttore di un giornale
locale…”
“Buongiorno… Non per essere scortese, ma…posso sapere come fa ad avere il
mio numero?” “Non
è affatto scortese, anzi! E’ lei che mi deve scusare se non ho cercato di
rintracciarla tramite la sua coordinatrice, ma non avrei avuto abbastanza
tempo. Il numero l’ ho avuto dal suo collega Viggo Mortensen, che ho
intervistato giorni fa. E visto che ci conosciamo da tempo…mi sono fatto
dare direttamente il suo numero…”
“Ah…capisco…” rispose il giovane serio. “No,
non se la prenda col suo amico! Sono io che devo farle le mie scuse…” “No,
non si preoccupi…Dica pure…”
“Senta…avrei bisogno di parlarle. Vorrei intervistarla questo fine
settimana, è possibile? Sto cercando di contattare tutti i protagonisti
del film di Jackson in modo tale che, ogni settimana, sul giornale, ci sia
un’intervista diversa. E ora ho bisogno dell’elfo…”
“Mmmmmm…” “La
prego: se non è impegnato…venga!”
“Questo fine settimana ha detto?” “Sì…”
rispose l’uomo con voce supplicante. “Anzi…adesso che ci penso
bene…potrebbe andare bene anche per lunedì prossimo. Che ne dice?” Un
attimo di silenzio e poi Orlando disse: “Va
bene, ci sarò!” “Oh
la ringrazio infinitamente! E’ veramente molto gentile! Bene, bene!” “Si
figuri, lo faccio con piacere…”
“Bene! Allora ci vediamo tra pochi giorni…”
“Perfetto! Solo una cosa: mi intervisterà lei?”
“Sinceramente non lo so, ma non penso. Lo farà un mio collega…”
“Ah…va bene…”
“Bene! Ora le mando via fax l’indirizzo della sede… Ce l’ ha il fax vero?” “Sì!”
rispose Orlando ridendo.
“Bene! Allora ancora grazie e a presto!”
“Arrivederci!” ribattè il giovane, attaccando.
A New York… da Viggo…
Pensò il ragazzo, sedendosi sul divano. Rimase qualche istante a
riflettere, movendo nervosamente una gamba. Ma sì, Orlando: vai! Ti
farà bene pensare ad altro… si disse e poi rise. “Bene”! Il signor
Stevens non faceva altro che ripeterlo! Disse tra sé ad alta voce,
dirigendosi verso la cucina.
(pomeriggio)
Benché scrivere sia
la migliore terapia, mi fa stare ancora peggio. Mettere su carta
sentimenti negativi,tristi e malinconici non aiuta di certo.
Continuo a
piangere, pensare, riflettere, sbuffare, camminare, ricordare…
Guardo l’orizzonte
senza vedere nulla.
C’è il vuoto
intorno e dentro di me.
Non sento più
niente. Ed è da neanche un giorno che… l’ ho perso.
Ah, ma che ho
fatto!! Non me lo perdonerò mai!
Ho lasciato andare
il vero amore della mia vita… Un amore che non rivivrò più… un amore
unico, speciale…
Vivrò con la mia
solitudine e tristezza, guardando i giorni scivolare via…come una piuma
nel vento…
E ripenserò a quei
momenti in cui tutto era così perfetto… a quegli istanti in cui, io e lui,
eravamo una cosa sola… Un unico corpo, un unico cuore, un’unica
mente…un’unica anima…
Li ripenserò e
sorriderò, felice di aver potuto godere, anche se per poco, della sua
presenza e…del suo amore.
Ti amerò per sempre
angelo mio… Per sempre…
****************
(…)
Ooh,
Solitude,
Still
with me is only you,
ooh,
Solitude,
I
can’t stay away from you…
How
many times have I done this to myself
How
long will it take before I see,
When
will this hole in my heart be mended,
Who
now is left alone but me…
(Solitude,
by Evanescence)
**************** 10
luglio, sera. Casa di Viggo.
Driiiiiiiin! Driiiiiiiin! “Sarà
Henry!” pensò l’uomo, correndo a rispondere.
“Pronto?”
“Pronto Viggo! Sono Mark Stevens…”
“Ah, ciao Mark! ” “Come
va? Tutto bene?”
“S…sì, abbastanza…anche se potrebbe andare meglio…”
“Mmmmm….bene!”
Bene? Pensò Viggo.
“Senti…” proseguì il direttore. “Volevo intervistarti questo fine
settimana, anzi no! Lunedì prossimo…” “Ma
se lo hai già fatto giorni fa!” “Sì
lo so, ma questa volta l’intervista sarà diversa!” disse l’uomo con voce
soddisfatta. “Ah
sì? E perché?” chiese incuriosito.
“Perché ci sarà anche il tuo collega Bloom!” Il
cuore di Viggo ebbe un sussulto. Non rispose.
“Viggo ci sei? Mi hai sentito?”
“S…sì….”
“Bene, allora? Che dici: ci sarai?”
“Bhè…io…” era titubante. Cosa doveva fare? Accettare e tornarlo a vedere
oppure no?
“Dai…su…”
“No…no, io non posso questo fine settimana…e nemmeno lunedì…” “Non
ci credo! Anzi, so benissimo che non hai nulla da fare, quindi verrai!”
“Mark, ti ho detto di no! Non…”
“Niente storie! Mi spiace, ma sei poco convincente! E poi, comunque, non
accetto rifiuti! Voglio intervistarvi! Tutti e due insieme!”
“Mark…ti prego…” “Non
vorrai rovinarmi l’articolo spero?!” “No…” “E
allora vieni! Il tuo collega mi ha detto di sì…” “Di
sì?” ribattè Viggo incredulo. Ha detto di sì, benché sapesse della mia
presenza? Pensò. “Sì,
perché me lo chiedi così stupefatto? Però…” “Però
cosa, signor Stevens?” “Lui
non sa che ci sarai anche tu…” “Ah
ecco!” Ora capisco, disse tra sé. “Però
non vedo dove sia il problema…” disse l’uomo.
“Mark… Non è giusto nei suoi confronti…”
“Senti Viggo, non cerchiamo il pelo nell’uovo! Io l’ ho chiamato, gli ho
chiesto per un’intervista e lui ha accettato, ok? Questa idea di una
chiacchierata insieme mi è venuta ora, e non ho certo intenzione di
tornare a richiamarlo per dirglielo, va bene? Tanto sono sicuro che non
gli cambia la vita…”
Questo lo dici tu, pensò Viggo, che poi disse:
“Bene, ho capito…”
“Allora verrai?” “Non
lo so. Te lo farò sapere domani o nei prossimi giorni…” “Ma
Viggo…” “Ciao
Mark…” disse, attaccando.
L’uomo, dall’altra parte del telefono, sbuffò scocciato, e si alzò dalla
poltrona, sperando di ricevere una risposta affermativa. |