.|. Forever & Ever .|.
Capitolo Undici ~
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Hello?
Can
you hear me? Am I getting through to you?
Hello?
Is it late there?
There’s a laughter on the line, are you sure you’re there alone?
Cause
I’m tryin’ to explain,
Something’s wrong, ya just don’t sound the same…
Why
don’t you, why don’t you
Go
outside, go outside.
Kiss
the rain, whenever you need me,
Kiss
the rain, whenever I’m gone out, too long.
If
your lips feel lonely and thirsty,
Kiss
the rain, and wait for the dawn.
Keep
in mind, we’re under the same sky,
And
the nights as empty for me, as for you.
If ya
feel, you can’t wait till morning, kiss the rain…
Hello?
Do you miss me?
I hear
you say you do, but not the way I’m missing you…
(…)
(Kiss the rain, by Billie Myers)
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Era
abbastanza tardi quando Orlando prese in mano il suo cellulare e digitò il
numero di casa di Viggo. Il
cuore gli batteva forte e le mani sudavano leggermente. La
chiamata fu inoltrata.
Attese qualche squillo.
“Avanti, rispondi!” disse ad alta voce, ma nessuno rispose.
“Uff!” sbuffò, riattaccando. “Proverò sul cellulare…” “Sì,
non preoccuparti! In quella posizione vai benissimo!” disse l’attore,
prendendo carta e carboncino. “Vedi
di fare un buon lavoro Mr Mortensen…” replicò in tono ironico una voce
poco distante da lui. L’uomo sorrise.
“Avanti, cominciamo!” disse, poi, mettendosi davanti al soggetto da
ritrarre. “Mi raccomando: non muoverti! Non muovere nemmeno un muscolo,
altrimenti staremo qui tutta la notte!” “No,
no! Per l’amor di Dio! Vorrei andare a casa, a letto, prima che diventi
notte fonda…” esclamò la voce. “Quindi farò come dici tu…artista da
quattro soldi!”
“Artista da quattro soldi eh?! Aspetta di vedere il lavoro finito e poi mi
saprai dire meglio…uomo di mala-fede!” replicò a sua volta Viggo,
sedendosi e cominciando ad osservare il profilo della persona davanti da
lui. Era
passata una buona mezz’ora quando, improvvisamente, Viggo si alzò dalla
sedia, appoggiando il foglio sul tavolo. “Già
finito?” gli venne chiesto con tono incredulo. “Eh
sì! Per fortuna non ti sei mosso e quindi questo mi ha permesso di
lavorare con più facilità e poi dovevo solo disegnare il tuo viso!” gli
rispose l’uomo, pulendosi le mani su un asciugamano. “Da’ un po’
un’occhiata…” Pochi
secondi di silenzio e l’uomo accanto a lui disse:
“Fantastico! E’ veramente bello! Grazie Viggo!” s’interruppe un attimo e
poi continuò. “Anzi, sai che ti dico? Che mi hai fatto ancora più bello di
quanto non sia in realtà! Mi piace! Complimenti!” Viggo
sorrise e l’uomo gli mise una mano sulla spalla.
“Perché non mi offri da bere? Gradirei volentieri un amaro…” gli disse
tranquillamente l’uomo. “
“Per piacere” a casa tua non esiste eh?!” rispose Viggo sempre sorridendo.
“Aspettami qui. Vado a lavarmi le mani e poi ti porto subito il liquore,
Mr Educazione!” ed uscì dalla stanza. La
telefonata: Il
giovane digitò il numero dell’amico, e attese. Anche questa volta dovette
aspettare un po’, ma gli venne risposto.
“Pronto?”
Orlando non parlò. Quella non era la voce di Viggo.
“Pronto, chi è?” disse la voce in modo scocciato.
“S…Sì, pronto…Sono Orlando…” cominciò il giovane un po’ titubante, ma
venne subito interrotto.
“Orlando chi? Orlando come?” Il
ragazzo rimase un po’ frastornato: ma che domanda era?! “Un
amico di Viggo, ma forse ho sbagliato numero…” “No,
no, è il numero giusto signor Orlando-senza-cognome…” gli disse quella
voce abbastanza giovanile ma strafottente. “E
lei chi è?” chiese schietto e sicuro Orlando.
“Anch’io sono un suo amico…molto intimo…” gli rispose risoluto,
sottolineando l’ultima parola. Un
amico “intimo”? E cosa ci faceva a casa di Viggo a quell’ora? Chi era
quell’uomo? “Aaah
capisco…” replicò ironico il ragazzo. “E…è per caso in casa?” “Io
sì, certo!”
“Ehmmm…sì, ha ragione: mi sono spiegato male. Volevo sapere se Viggo è in
casa, non lei…” “Ah!
Sì, c’è anche lui…E’ qui con me…”
“Bene. Me lo potrebbe gentilmente passare?” Orlando scandiva bene ogni
singola parola per non essere frainteso, visto che quella sottile ironia
dell’interlocutore lo faceva solo irritare. “E
perché dovrei? E poi perché chiami a quest’ora?” Il
giovane stava perdendo la pazienza.
“Senta: io devo parlare con Viggo, quindi, se è lì, me lo passi!” disse
alterato e alzando la voce. “ E
“per favore” tu non lo usi?”
“Subito!” strillò Orlando.
“Ehi,tranquillo! Chiaro?” Il
giovane stava per rispondere ancora malamente, ma sentì in sottofondo
l’amico, che era appena tornato nella stanza con in mano la bottiglia di
amaro. “Ehi
Ben! Perché hai risposto al mio cellulare?”
Infatti: come si permette di rispondere su un telefono che non è il suo,
pensò Orlando.
“Senti Viggo, qui c’è un certo Orlando che…” ma l’uomo venne interrotto
bruscamente.
“Orlando?” disse Viggo, strappandogli di mano il telefono.
“Pronto Orli, ci sei?” “Sì,
ciao Vig! Finalmente!” “Ciao
bello! Aspetta solo un secondo, per piacere…” gli disse, allontanando un
po’ il cellulare dall’orecchio. “Sì,
certo…” rispose il giovane, sentendo che l’amico stava salutando l’uomo
maleducato.
“Eccomi Orli! Scusa tanto per Ben, ma è uno che non si crea problemi e…” “E
nemmeno peli sulla lingua!” “Sì,
esatto!” disse l’uomo sorridendo. “E’ venuto qui per farsi fare un
ritratto: gli serve per un dramma teatrale…” “E ha
scelto te come disegnatore…” “Sì.
Ci conosciamo da tanto e si è fidato di me…” “Ha
fatto bene! Forse, fidarsi del tuo talento, è stata l’unica cosa positiva
che abbia fatto in vita sua…”
“Mmmmm…noto un certo sarcasmo…Deduco che non ti sia molto simpatico…”
“Direi di no! Mi ha risposto male e con strafottenza e tu sai benissimo
che non sopporto chi si comporta così!” “Già,
ricordo bene! Ma lasciamo perdere. Come stai?” gli chiese dolcemente Viggo.
Il cuore di Orlando ebbe un sobbalzo: quella voce e quel tono gli facevano
perdere la testa.
“Abbastanza bene…e tu?”
“Anche a me abbastanza… Dormo poco e male, forse per via del caldo…” In
verità, è perché continuo a pensarti, pensò l’uomo tra sé. “Ti
capisco…” “Come
mai hai chiamato? Scusa se te lo chiedo così, ma visto che la chiamata non
costa poco…” “No,
non preoccuparti…io …” rispose il giovane, ma si bloccò. Come poteva
dirglielo? Con quali parole? I suoi battiti accelerarono e la fronte
cominciò a bagnarsi.
“Orlando? Ci sei?” La voce dell’uomo lo ridestò. “Sì…
Ecco…io…” ma si fermò un’altra volta. Deglutì.
“Dimmi…”
“Senti Viggo, io ti ho chiamato per parlarti di una settimana fa…circa…”
L’uomo si sentì mancare. Sgranò gli occhi.
Ecco, ci siamo. Pensò.
Orlando sospirò.
“Sì…dimmi pure…” continuò l’uomo, un po’ agitato.
“Perché non ne abbiamo mai parlato?” gli chiese il giovane a brucia pelo. “Io
non… non lo so…” “Per
paura? Per vergogna? Per imbarazzo?”
“Forse…per paura…”
“Perché paura Vig? Te ne sei andato sempre per paura…” “Non
lo so Orlando! Non lo so… E tu perché non sei mai entrato nel discorso?”
“Perché vedevo che tu neanche lo accennavi … Anch’io, effettivamente,
avevo timore… Paura
che non ti fosse piaciuto, che ti fossi…pentito”. “No,
assolutamente! Non pensarlo…non devi! Fare l’amore con te è stata
l’esperienza più bella della mia vita! E l’avevo desiderato tanto… Da
tanto…” Il
cuore del giovane si sentì più leggero. Sorrise.
“Orli…non mi sono pentito di quello che abbiamo fatto…” “Meno
male! Questa era la mia angoscia principale!” “No,
tranquillo tes…” ma si fermò. Non doveva lasciarsi andare troppo. Ci fu
un attimo di silenzio: entrambi erano agitati ed imbarazzati. Orlando fu
il primo a tornare a parlare:
“Vig…senti… mi manchi! Mi manchi da morire!” gli disse chiaramente e con
sicurezza. “Ogni giorno non faccio che pensare a te e a tutto quello che
abbiamo passato e fatto insieme… Alla nostra prima notte…” Il
cuore di Viggo stava per scoppiare e la sua bocca avrebbe voluto urlare.
Gridare quanto lo amava.
“Orli…” “No,
lasciami finire! Da quella notte non faccio altro che pensare a noi e ad
un nostro futuro insieme…”
“Ecco, appunto… Orli, non c’è nessun futuro!” “Io
non posso non…” ma s’interruppe di colpo. Aveva sentito bene?
“Come?” chiese con voce fioca. “Sì,
Orlando: non abbiamo un futuro! Non c’è nessun “domani” tra noi…” gli
disse freddamente.
Dio, ma cosa sto dicendo? Perché mi comporto così? Eppure devo…, disse
tra sé, stringendo i pugni. Il
cuore del giovane sembrò fermarsi. La mente gli si offuscò e gli occhi si
chiusero. Le sue gambe divennero improvvisamente pesanti e cadde a peso
morto sul divano.
“Orlando…” l’uomo non sapeva da che parte iniziare. “E’
per via di Ben?” chiese il ragazzo con tono duro.
“Cosa?!” “Hai
capito bene! Stai con lui? Vuoi stare con lui?” “Ma
sei matto? Che ti salta in mente!” “E’
stato lui a dirmi che è un tuo intimo amico…” “E
quindi “due più due fa quattro”! Ma no! Siamo amici, è vero, ma non siamo
“intimi”! Ci mancherebbe!” “E
allora c’è un’altra? Una donna? Si è rifatta viva Lola?” [Aaaaah! Un
altro nome raccapricciante! Tra Kate, alias Barbie, e Lola, alias Mortisia,
siamo messe bene….. NdElf] “No,
Orlando, no! Non c’è nessun altro/a!!” rispose Viggo seccamente.
Perché mi rispondi così? Perché mi dici questo? Che cosa ti ho fatto?
Pensò il giovane, con le lacrime che gli salirono agli occhi.
“Senti Orli…” riprese l’uomo più pacatamente. “Ho riflettuto a lungo e
sono arrivato alla conclusione che io e te non possiamo stare insieme.
Sarebbe sbagliato…”
Sbagliato…perché? Disse tra sé il ragazzo, ancora incredulo. Non
rispose.
“Orlando…” l’uomo sbuffò. “Se non rispondi, rendi tutto ancora più
difficile!”
“Difficile dici?!” disse, facendo seguire una risata isterica. “E cosa
dovrei rispondere? Eh? Avanti sentiamo!” Il giovane aveva alzato la voce.
“Senti…potresti almeno…”
“Almeno cosa? Cosa Viggo? COSA?” urlò. “Stai
calmo! Non è il caso di scaldarsi e alzare la voce!” “Ah
no?! Allora dovrei starmene tranquillo, ad ascoltare le tue idiote
conclusioni? Tu, che decidi per la vita di entrambi? Tu, che
decidi cosa è meglio o peggio per me?” finì la frase ansimando. Il
cuore non decelerava. Anche quello dell’uomo pulsava forte.
Orli, non fare così…pensò. “Ora
sei tu quello che non risponde!” lo punzecchiò il giovane.
“Orli, ti prego…smettila. Lo sai benissimo che…” “Cosa
so benissimo???!??!” “Che
tra me e te non potrà funzionare! Che tra noi due non c’è MAI stato nulla!
Che ci siamo sbagliati, che abbiamo seguito solo le nostre pulsioni! Che
siamo stati solo avventati…e…” ma non riuscì a terminare. Era troppo
doloroso per lui mentire così. Pochi
secondi di silenzio e poi, leggermente calmato, Orlando disse:
“Viggo, perché? Perché mi dici questo? Io non posso credere che tu lo
creda veramente! Non posso pensare che tu sia convinto che tra noi non ci
sia mai stato niente…che sia stato solo un errore…che tutto quello che
abbiamo passato non sia contato nulla…che non sia stato vero,
reale…sentito…” si fermò un momento per riprendere fiato, mentre le
lacrime, copiose, gli bagnavano il viso. Sospirò.
Orli…perdonami. Mi spiace farti piangere…è l’ultima cosa che vorrei…
disse Viggo tra sé.
L’uomo sentì i singhiozzi del ragazzo e una calda lacrima gli solcò la
guancia. Si sentiva un verme: non avrebbe mai voluto farlo soffrire.
“Orlando…mi spiace… Perdonami…” sussurrò, mentre cominciò a piangere.
“Perché Vig…dimmi solo perché…” disse a bassa voce il giovane.
“Perché hai la tua vita da vivere…e io non posso farvi parte…” “Ma…” “No,
Orli, è vero: tu sei giovane, bello, simpatico. Un attore agli inizi, ma
con un grandissimo potenziale. Ne farai di strada e diventerai un attore
affermato, perché hai tutte le capacità per raggiungere il tuo scopo.
Perché sei sicuro e determinato, testardo e capace di metterti in
discussione.”
“Viggo…ma questo cosa centra con noi?”
“Centra eccome! Pensa a cosa direbbe la stampa e la gente, e quindi i
registi, se sapessero che io e te abbiamo una storia! Tu, uno degli attori
più richiesti e gettonati del momento, che stai con un…uomo…” Si fermò un
attimo per asciugarsi gli occhi. “Un uomo che, per giunta, è molto più
grande di te. Un uomo che potrebbe essere tuo padre…”
“Viggo… Sinceramente: non avrei mai creduto che la potessi pensare così.
Ero convinto che andassi oltre…Oltre a tutto quello che può essere
considerato come la “normalità”! Oltre a ciò che può pensare la gente!
Oltre a quello che è visto dagli altri come giusto…o errato… Chi
sono gli altri per giudicare? Eh? Chi
sono per venirci a dire COME dobbiamo vivere, e COSA dobbiamo fare e
pensare?
Perché sono io che mi devo adeguare agli altri e non loro a me?”
“Vedi, Orli…anch’io la pensavo come te, quand’ero più giovane. Ma
crescendo, impari anche a…” “Ad
annullare te stesso? A rinunciare ai tuoi sogni e ai tuoi desideri solo
per far felici gli altri? Solo per soddisfare la loro arroganza e la loro
invidia?” “No…
Assolutamente non devi annullare te stesso: te l’ ho sempre detto e sempre
lo sosterrò!”
“Allora credi ancora nei valori della libertà che mi insegnavi?”
“Sì…sì, ci credo! Non ti ho raccontato bugie…” “E
allora perché, ora, sembra che tu abbia cambiato idea? Mi stai dicendo
che, solo perché non sai gli altri come la possano prendere, una storia
tra noi non è possibile… Stai
rinnegando tutto quello che ci siamo detti e le promesse che ci siamo
scambiati. Stai
buttando tutto al vento… tutto… Anche quei “ti amo” che mi dicevi! E io
che credevo fossi diverso! Io che credevo in ciò che mi dicevi e in
tutte quelle bellissime frasi sussurrate all’orecchio! Io che ho
creduto alla tua poesia, a te e alla nostra notte insieme…” La voce del
giovane aveva ripreso a tremare e ad alzarsi di tono. “Sei un bugiardo!
Niente di più! Sei come gli altri! Sei falso e gretto come tutti
gli altri…” e scoppiò di nuovo a piangere.
“Orlando, ti prego…smettila! Finiscila di dire sciocchezze!”
“Sciocchezze? E tutti i tuoi bigliettini allora? Quelli sì che sono
stupidate! Piuttosto che parlarmi a quattr’occhi, hai preferito usare dei
pezzi di carta!”
“Orlando, sai benissimo che non ti ho mai preso in giro e che ti ho sempre
detto la verità! Tutto
quello che ti dicevo era dettato dal cuore! Ti ho amato, sì! Ma ora…ora è
tutto finito…”
“Tutto finito…” gli fece eco il ragazzo. “Sì.
Te l’ ho già detto: io ci tengo a te, tanto! E non ho intenzione di
rovinarti la vita e la carriera…
Quindi…perdonami e non portarmi rancore…” “Tu
mi rovini se mi lasci…” “No,
non è vero, e lo sai anche tu. Troverai la persona giusta, quella con cui
condividere il resto dei tuoi giorni. Quella con cui addormentarti la
sera…e che ti fa svegliare presto alla mattina perché non vedi l’ora di
sentire la sua voce e di parlarle…o perché sei impaziente di poterla
guardare di nuovo negli occhi e di stringerla forte a te…” “Ma
io l’avevo già trovata…” disse con voce rassegnata. “Ti
era sembrato…” “No:
ne ero sicuro… Ma ora, questa persona, è diventata per me uno
sconosciuto…”
No, Orlando! Non uno sconosciuto! Pensò l’uomo.
“Uno…sconosciuto?” “Sì:
la credevo sincera e forte, ma si sta rivelando diversa.
L’uomo che mi ha fatto perdere la testa mi sta lasciando…senza una
spiegazione valida…” “Ma
io ti ho spiegato perché!” “Ma
per me non è sufficiente! Non mi basta!”
“Smettila!” “Sei
crudele!”
Sei crudele: quel grido rimbombò come un tuono nella mente di Viggo.
Una fitta gelida gli trafisse il cuore.
“Or…Orlando…direi che è meglio chiudere qui la conversazione…” Queste
furono le sole parole che riuscì a pronunciare. Era troppo scosso ed
afflitto per continuare. “Già:
tronchiamola così, di punto in bianco! Scappa ancora di fronte alla realtà
e ai problemi! Fuggi di nuovo dalle tue paure! Come hai sempre fatto…” “Ora
sei tu il crudele…” “Cosa
sarei io? No, caro, mi spiace: dico solo la verità! Sei un codardo!”
“Addio Orlando… Mi spiace davvero che ci dobbiamo lasciare così…” “No,
non provare ad attaccare! La verità fa male, eh signor Mortensen?”
“Addio…” disse, facendo cadere la linea.
“Viggo no! Aspetta!” urlò Orlando, ma subito dopo non sentì più nulla.
Solo silenzio.
“Aspetta…aspetta amore mio…” disse con voce bassa e rotta dal pianto. “
Perdonami…
Perdonami…”
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I
can’t believe this moment’s come
It’s
so incredible that we’re alone
There’s so much to be said and done
It’s
impossible not to be overcome
Will
you forgive me if I feel this way
Cos
we’ve just met- tell me that’s ok
Never
let it- never let it go…
(Don’t
let go of the things you believe in)
You
give me something that I can believe in
(Don’t
let go of this moment in time)
Go of
this moment in time
(Don’t
let go of things that you’re feeling)
I
can’t explain the things that I’m feeling
(Don’t
let go)
No, I
won’t let go…
Now
would you mind if I bared my soul
If I
came right out and said you’re beautiful
Cos
there’s something here I can’t explain
I feel
I’m diving into driving rain
You
get my senses running wild
So
take this feeling’n make it grow
Never
let it- never let it go…
(Don’t
let go,
by
B.Adams and S.McLachlan) |