.|. Passione Eterna .|.

5. Falsa Accusa

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“A cosa stai pensando?” sussurrò Aragorn sdraiandosi nell’erba, le braccia alzate, piegate di fianco alla testa. Legolas lo guardò sorridendo poi si distese a sua volta

“A quello che posso fare qui…” iniziò con lo sguardo perso nel cielo ricoperto dalle nuvole scure, c’era sempre stato qualcosa nei temporali che lo attirava e già sentiva il rumore dei tuoni avvicinarsi “…insomma…potrei aiutare i tuoi giardinieri, ho portato dei semi di alcune piante rare che crescono a Bosco Atro e potrei consigliarli su come devono essere curate, ma non vorrei sembrar loro arrogante…hanno già fatto un ottimo lavoro ed intromettermi non mi sembra giusto...oppure...non saprei...potrei essere il tuo messaggero, sai che cavalco molto velocemente, sicuramente più di qualsiasi tua guardia…così porterei la tua parola e le tue leggi ovunque tu voglia…però questo vorrebbe dire allontanarmi per giorni da Minas Tirith e…il mio cuore non ne gioisce ma se dovrò farlo…” Il ramingo girò la testa verso di lui per guardarlo, l’ultima cosa che voleva era dovergli dire addio di nuovo, anche se solo per breve tempo, aprì la bocca per parlare ma la voce dell’elfo lo interruppe

“Guarda…” disse indicando il cielo, un lampo aveva appena squarciato l’oscurità “E’ così bello…riesce ad illuminare la notte come se fosse pieno giorno ma al tempo stesso…c’è qualcosa di misterioso…da un lato lo temo…temo la sua potenza…” L’uomo sorrise…l’avrebbe ascoltato per giorni, la sua voce era come una dolce melodia e l’innocenza delle sue parole lo affascinava sempre di più.

“Comunque…” continuò l’elfo abbassando di nuovo lo sguardo “…forse potrei essere uno dei tuoi scudieri…ma ne hai già molti…potrei essere…”

“Legolas…” lo fermò Aragorn accarezzandogli una guancia “…non potresti essere soltanto la persona che amo?…”

Legolas gli sorrise avvicinandosi di più a lui e baciandogli dolcemente le labbra “…io sono in grado di fare molte altre cose oltre ad amare…” L’uomo lo tirò a sé con una mano baciandolo poi gli sorrise

“…lo so…ma quello lo sai fare così bene…” sussurrò. Le prime gocce di pioggia iniziarono a scendere, bagnando il volto del ramingo

“…dobbiamo rientrare…” sussurrò Legolas tentando di alzarsi ma il braccio di Aragorn era ancora stretto intorno alla sua vita.

“No, restiamo ancora qualche momento…non temerai un po’ di pioggia mio principe…” disse il ramingo “…durante la battaglia al Fosso di Helm abbiamo combattuto sotto ad un diluvio…”

“Non temo niente se tu sei con me…” bisbigliò l’elfo sorridendo prima di baciarlo di nuovo con passione, fece scivolare una mano lungo il braccio di Aragorn che era ancora piegato sull’erba fino a raggiungere la sua mano ed intrecciò le dita con le sue.

“Ti piace così tanto tenermi così…” sussurrò l’uomo quando vide che il compagno aveva chiuso gli occhi e aveva appoggiato le testa sulla sua spalla. La pioggia iniziò ad aumentare di potenza e anche Aragorn chiuse gli occhi, sentiva le gocce d’acqua battergli sul viso sempre più forte ma non gli importava…stava bene così, senza pensieri per la testa, senza doveri, non era un re in quel momento, era solo un uomo…l’unica cosa veramente importante era l’amore che provava per la persona distesa al suo fianco…

“Sì…” disse Legolas sorridendo “…non conosco la ragione ma quando ti stringo la mano mi sento legato a te…come se fossimo uniti da qualcosa di indistruttibile…qualcosa che va oltre la vita…qualcosa che niente e nessuno potrà mai separare…nemmeno il tempo…” prima di continuare respirò profondamente “…sento che nemmeno il tempo potrà portarti via da me…”

Aragorn sentì un brivido percorrergli lentamente il corpo nel sentire le sue parole…una volta ci aveva pensato ma poi quel pensiero era svanito…Legolas era immortale…lui no…ma non era la morte a fargli paura…

“Legolas…sappiamo entrambi che…” ma fu interrotto…non da parole ma dal suo sguardo…l’elfo aveva rialzato la testa e lo stava fissando, non capiva cosa c’era nei suoi occhi…se era tristezza, rassegnazione o cos’altro…ma sapeva che non doveva continuare la frase…

“Io lo so…” sussurrò l’elfo richiudendo gli occhi e appoggiando la fronte a quella del compagno “…so che è solo un’illusione ma ti prego…lasciamelo credere…ne ho bisogno…”

Il ramingo si girò spingendo Legolas a terra e si sdraiò sopra di lui senza mai separare la mano dalla sua, la pioggia continuava a cadere incessantemente ed oramai gli abiti ed i capelli di entrambi erano completamente fradici.

“Allora è meglio…” disse Aragorn prendendo anche l’altra mano dell’elfo e intrecciando le dita con le sue “…ecco…così saremo doppiamente uniti…e non potremo essere separati…”

Legolas sorrise guardandolo, la testa dell’uomo riparava il suo viso dalla pioggia ma dai suoi capelli scendevano continue gocce d’acqua che scivolavano lentamente sulle sue guance

“Mi trovi stupido e infantile vero?” sussurrò l’elfo “Ho più di duemila anni e ti dico queste cose…sicuramente preferiresti sentire qualcos’altro…”

“No Legolas…quando parli così mi riempi il cuore di gioia, di speranza…riesci a farmi dimenticare ogni problema e a creare un mondo solo nostro dove possiamo vivere senza preoccuparci di niente…ogni giorno…ogni ora ringrazio i Valar per avermi fatto un simile dono, il tuo amore è la cosa più importante di tutta la mia breve vita…” mentre diceva quelle parole vide l’elfo chiudere gli occhi così iniziò a baciargli la fronte, le sopracciglia, le palpebre, le guance “…quando siamo insieme mi sembra di perdermi in un sogno ma non lo è…tu sei vero…e non sai quanto adoro ascoltare i tuoi pensieri…la tua innocenza, il tuo modo di vedere le cose e di affrontare le situazioni mi hanno sempre aiutato…” gli baciò il mento poi gli sfiorò le labbra con le sue “…ti amo Legolas…ti ho sempre amato…prima come un amico ed ora come un compagno e se esistesse un sentimento più forte, più intenso e più appassionato dell’amore sarebbe quello che proverei per te…”

L’elfo aprì gli occhi e guardò intensamente quelli azzurri del ramingo

“Anch’io adoro sentirti dire queste cose Estel…nessuno lo aveva mai fatto…nessuno mi aveva mai fatto sentire così…”

“Così come?” bisbigliò Aragorn sorridendo.

“…amato…” sussurrò Legolas dolcemente. Il ramingo lo guardò ancora per un istante poi posò le labbra sulle sue baciandolo e sentì le mani dell’elfo stringere le sue con forza.

 

“Certo che so tirare con l’arco, cosa credi!” disse Gwomyr spazientito seguendo il Consigliere lungo il corridoio “Non sono diventato capo delle guardie solo per fortuna…”

“Bene…ci serve una freccia…” iniziò Gaenry ma il capitano lo interruppe.

“Forse non ti hanno informato ma abbiamo una stanza piena di armi tra cui anche migliaia di frecce…”

“Non ci serve una freccia qualsiasi idiota…” si lamentò il Consigliere “Dobbiamo prenderne una dalla faretra di quell’Elfo…”

“Sì certo…e perché?” chiese la guardia.

“Questo non è il luogo adatto per parlarne…assicurati che Conyc sia ancora alla sua postazione e ci resti per tutta la notte…poi raggiungimi alle cucine e ti spiegherò tutto…” e con quelle parole si allontanò.

 

“Aragorn…stai tremando…fa freddo, è meglio rientrare” sussurrò Legolas allontanandosi dalle sue labbra “…potresti ammalarti…”

“Sei sicuro che i miei brividi siano dovuti al freddo?” disse sorridendo il ramingo sfiorando l’orecchio dell’elfo con la lingua.

“Sì…” disse Legolas quando lo sentì rabbrividire di nuovo sopra di sé “…forza alzati…hai bisogno di un bagno caldo…è un ordine!”

Aragorn lo fissò stupito per il suo tono di voce…ma aveva ragione, stava tremando per il freddo e inoltre la pioggia non diminuiva.

“Come desideri…” sussurrò e si alzò lentamente portando il compagno con sé.

 Rientrarono a palazzo e s’incamminarono, quando arrivarono vicino alle cucine sentirono una voce

“Ma cosa vi è successo? Un re ed un principe non dovrebbero restare all’aperto con questo tempaccio!” disse una donna avvicinandosi velocemente a loro, non era più molto giovane, aveva i capelli grigi legati in una treccia e stringeva uno scialle bianco sulle spalle.

“Non preoccuparti Gweridith…” disse Aragorn sorridendo “…va tutto bene…stavamo passeggiando nel giardino per osservare gli alberi ed ha iniziato a piovere…”

“Bene…non importa come è successo…adesso preparerò per tutti e due un bagno caldo…” disse la donna.

“Non è necessario…torna a riposare…” continuò il ramingo ma un brivido lo scosse.

“Sì invece, Gweridith credo che Re Elassar ne abbia bisogno, se non ti è di troppo disturbo…” disse Legolas guardando la donna che subito gli sorrise.

“Certo che no…maestà dovreste dare ascolto al vostro amico!” disse prendendo l’uomo per un braccio “Non vorrete essere trattato come un bambino…coraggio andiamo!” e si incamminò portando il ramingo con sé. Aragorn si girò verso Legolas e vide che stava assistendo divertito alla scena. Anche Gweridith si voltò

“E voi cosa state aspettando? Venite forza!” e prese anche il braccio dell’elfo.

Arrivarono in una stanza, nel camino il fuoco ardeva sprigionando il suo calore.

“Bene, toglietevi quegli abiti bagnati e mettetevi queste…” disse la donna porgendo loro due vestaglie “Io vado dall’altra parte a preparare la vasca con l’acqua calda…non voglio dovervi curare entrambi se vi ammalate…”

“Gweridith…credo che al massimo dovresti prenderti cura di me…” disse Aragorn sorridendo “Lui è un Elfo, non può ammalarsi…”

La donna guardò prima il re e poi Legolas “Oh…non ho ancora ben capito queste cose sugli Elfi, un giorno la vostra regina dovrà spiegarmele a dovere…ma adesso sbrigatevi!” e uscì velocemente dalla stanza.

Legolas fissò per un attimo l’uomo

“Ma chi è? E’ la prima volta che vedo una donna trattarti in questo modo…senza inchini…è…è divertente…”

“Lei si è sempre comportata così, sin dal mio arrivo a Minas Tirith. Faramir una volta mi ha detto che ha perso l’unico figlio durante un combattimento. Era rimasta chiusa nel suo dolore fino a quando lui non l’ha avvicinata parlandogli dolcemente e da allora lo ha sempre trattato come se fosse il figlio che non aveva più accanto. E’ molto legata a lui e lo era anche con Boromir, ha pianto per giorni quando ha saputo della sua morte. Ora che Faramir non è più qui ha iniziato a prendersi cura di me come faceva con lui…”

“Ho visto il dolore nel suo sguardo ma solo per pochi attimi, la ferita non potrà mai rimarginarsi ma le state dando un grande aiuto…” sussurrò l’elfo “Adesso è meglio fare come ha detto, non vorremo farla arrabbiare…”

Aragorn sorrise e si tolse gli abiti, lo stesso fece Legolas, indossando le vestaglie.

 

“Cosa fate da queste parti?” disse Gweridith quando vide Gwomyr e Gaenry nelle cucine

“Non far caso a noi donna…” disse il Consigliere “Tra poco ce ne andremo, dobbiamo riferire alcune cose al re…” e un sorriso comparve sul suo volto.

“Beh…per qualche ora Re Elassar non potrà ricevervi, andrete a parlargli domani mattina, adesso lui e il suo amico devono asciugarsi e riposare…” sussurrò la donna tra sé ma i due uomini la udirono perfettamente.

“Quindi…” iniziò Gwomyr guardando la guardia accanto a lui e poi di nuovo Gweridith “Il principe Legolas non è nella sua stanza…”

“Non che la cosa dovrebbe interessarvi ma…no, lui e il re sono stati colti dall’acquazzone ed ora sto preparando per loro un bagno caldo…scusatemi ma ho da fare” e uscì dalle cucine.

Il Consigliere si girò improvvisamente verso il capitano che annuì e corse via.

“Ora assicuriamoci che il bagno di quei due duri molto a lungo…” bisbigliò tra sé Gaenry e iniziò a ridacchiare.

 

“E’ tutto pronto…potete entrare…” disse Gweridith “Quando avete finito entrambi chiamatemi…” e con un sorriso uscì dalla stanza. Legolas seguì Aragorn lungo il corridoio che univa le due camere, quando l’uomo aprì la porta ed entrò, l’elfo rimase un attimo immobile. Era tutto molto diverso dall’ultima volta che l’aveva vista, la vasca da bagno era stata sostituita da una molto più grande in marmo che avrebbe potuto ospitare anche più di tre persone. Vicino ad essa c’era un ripiano con dei barattoli e di fronte uno specchio ricopriva quasi l’intera parete. Una finestra lasciava intravedere il cielo e tutt’intorno, su ogni piano o sporgenza c’erano delle candele accese che illuminavano la stanza creando dei giochi di luce ed ombre.

“Io non ho niente a che vedere con tutto questo…” disse il ramingo sorridendo “E’ stata Arwen a voler cambiare tutto quanto, devo ancora abituarmi anche se è molto bello…crea un’atmosfera rilassante e tranquilla…” Chiuse la porta a chiave e si tolse la vestaglia, poi lentamente entrò nella vasca

“Per fortuna questa volta non ha esagerato con l’acqua calda…” sussurrò sedendosi, allungò le gambe e appoggiò la testa al bordo. Legolas seguì ogni suo movimento senza dire una parola, poi si sedette su uno sgabello osservando il corpo nudo dell’uomo che l’acqua limpida non nascondeva.

“Ma cosa fai?” disse Aragorn rialzando la testa.

“Aspetto il mio turno…” rispose l’elfo alzando le spalle.

“Io non credo…” sussurrò il ramingo sorridendo “Spogliati ed entra subito nella vasca”

“Estel…non so se sia il caso…” disse Legolas fissandolo “Se vengo lì con te…se mi avvicino in questo momento…”

“Forse è proprio quello che voglio…” bisbigliò Aragorn continuando a sorridere “L’acqua non è abbastanza calda, ho bisogno di te per riscaldarmi…” L’elfo sorrise e si alzò in piedi lasciando scivolare a terra la vestaglia

“E va bene…ma lo faccio solo perché non voglio vederti ammalato…” disse e lentamente entrò nella vasca.

“Appoggiati con la schiena a me…” sussurrò il ramingo aprendo le gambe per lasciare spazio al compagno.

“A me sembra molto calda l’acqua invece…” disse Legolas appoggiandosi a lui e subito sentì la mani dell’uomo sul petto “Aragorn…”

“Non voglio fare niente…” gli bisbigliò all’orecchio “So che qualcuno potrebbe sentirci…ho solo voglia di stringerti, di sentire il tuo corpo contro il mio…”

“Cosa…cosa c’è in quei barattoli?” chiese l’elfo cercando di cambiare argomento, era facile dire “non voglio fare niente”, il suo corpo però stava già bruciando di desiderio.

“Sono dei sali, sciolti nell’acqua formano una schiuma profumata…prendine uno e versane un po’…” rispose Aragorn sorridendo. Legolas allungò un braccio, prese un barattolo e lo aprì, dal profumo gli sembrò vaniglia e ne lasciò cadere il contenuto nell’acqua.

“No…Legolas non troppo…” disse il ramingo e prese il barattolo dalle mani del compagno “Adesso credo proprio che ci ritroveremo sommersi dalla schiuma…”

“Ma non è successo niente…” sussurrò l’elfo girandosi verso di lui.

“Aspetta a dirlo…muovi l’acqua…” lo interruppe l’uomo. Lentamente la schiuma iniziò a formarsi e a ricoprire tutta la superficie sprigionando nell’aria un dolce profumo. Aragorn piegò la testa di lato e vide il compagno a bocca aperta, sorrise baciandogli la guancia

“Hai visto…” Il suo sguardo fu presto attirato dalle mani di Legolas che si muovevano nella schiuma, lasciandola scivolare tra le dita, sfiorando con i palmi la superficie…iniziò a sentirsi geloso, voleva sentire quelle mani sul suo corpo…

Prese in una mano un po’ di schiuma e lentamente la passò sul volto dell’elfo. Legolas si girò di scatto verso di lui e si gettò dell’acqua sul viso

“Questo non è giusto…” disse quando riaprì gli occhi.

“Perché? E’ così divertente…” disse ridendo Aragorn “…è colpa tua se siamo in questa situazione…”

“Sei stato tu a dirmi di farlo…” ribatté l’elfo, ma vide che l’uomo non stava più ridendo, lo stava guardando e sapeva fin troppo bene cosa c’era nei suoi occhi. Prese tra le mani della schiuma e la lasciò cadere sulle spalle dell’uomo che non erano ricoperte dall’acqua e iniziò a massaggiarlo poi lentamente si sdraiò sopra di lui allungando le gambe e avvicinando il viso al suo…per un momento chiuse gli occhi, stringendo le labbra quando con la sua eccitazione sfiorò quella del ramingo…

“Non dovevamo fare un semplice ed innocente bagno?” gli sussurrò Legolas sulle labbra.

“E’ quello che stiamo facendo no?” rispose Aragorn cercando di baciarlo ma il compagno si spostò.

“Ma non è quello a cui stai pensando…” disse l’elfo sorridendo ma non riuscì a continuare, il ramingo gli mise una mano dietro alla testa e un braccio attorno alla vita tirandolo a sé e lo baciò ardentemente.

“Ti avevo detto…” bisbigliò l’uomo riprendendo fiato “…di smetterla di leggermi nella mente…”

Legolas sorrise

“Ma se non lo faccio…i tuoi desideri non diventeranno più realtà…” sussurrò e iniziò a muoversi contro di lui lentamente. Aragorn non riuscì a trattenere un gemito di piacere, lo tirò a sé di nuovo baciandolo e muovendo il bacino contro quello dell’elfo…l’acqua e la schiuma aumentavano ogni sensazione e ben presto i corpi di entrambi iniziarono ad abbandonarsi completamente, le labbra restavano unite in lunghi baci per soffocare i gemiti…Legolas strinse le mani sulle spalle dell’uomo, muovendosi più velocemente contro di lui e pochi attimi prima di raggiungere il piacere sentì Aragorn sussurrare il suo nome e stringerlo forte…   

 

“L’hai presa?” sussurrò Gaenry guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno li vedesse. Gwomyr annuì ridacchiando “Perfetto…ora vai dove ti ho detto, nasconditi e aspetta…io controllo che quei due siano ancora occupati…mi raccomando, quando mi vedi arrivare preparati…non abbiamo molto tempo e vedi di non sbagliare…è la nostra sola ed unica occasione…”

“Non ho mai sbagliato un bersaglio…” disse il capitano delle guardie stringendosi nel mantello e alzando il cappuccio per nascondersi il viso “…ma non era più semplice dire a tutti quello che abbiamo visto?..."

“E secondo te ci crederebbero?…” disse il Consigliere alzando gli occhi al cielo “…sarebbe la nostra parola contro quella del re…no, ci servono delle prove, dobbiamo costringerlo a confessare…va ora…il momento sta arrivando…” Così dicendo si allontanò.

 

Legolas si appoggiò al lato della vasca respirando profondamente, quando il suo cuore tornò a battere regolarmente notò che Aragorn lo stava guardando sorridendo con una strana espressione sul viso

“Perché mi guardi così?” sussurrò appoggiando la testa al bordo per stare più comodo.

“…quello che hai fatto…” iniziò il ramingo

“Non è stato bello?” lo interruppe l’elfo con una certa preoccupazione nella voce.

“Oh sì…è stato molto, molto, molto bello…” continuò l’uomo “…riesci sempre a stupirmi…credevo di conoscerti a fondo…di conoscere i tuoi limiti, se li possiamo chiamare così e invece…ogni volta mi fai completamente perdere la testa con i tuoi gesti…come adesso…non l’avevi mai fatto in passato e…” chiuse gli occhi passandosi la lingua sulle labbra “…oh Legolas…se solo ci ripenso…” lo guardò intensamente “…fallo di nuovo ti prego…”

“Cosa dovrei rifare mio re?” sussurrò Legolas sorridendo, gli piaceva la situazione che si era creata e ancora di più adorava sentire quelle parole uscire dalla bocca del ramingo.

“Sdraiarti sopra di me…muovere il tuo corpo sul mio…contro il mio…fino a farmi perdere completamente la ragione…” sussurrò Aragorn senza distogliere lo sguardo dal suo.

“Ho imparato molte cose sugli Uomini in questi secoli…” iniziò Legolas avvicinandosi molto lentamente a lui, creando delle piccole onde “…ed una su tutte è che combattono per ottenere ciò che bramano ma presto si stancano di possederlo, perché ormai è diventato per loro un’abitudine…tu dovrai combattere Aragorn…combattere e combattere…non otterrai facilmente ciò che chiedi perché non voglio che ti abitui a questo…”

“Sei crudele…lo sai vero?” disse il ramingo sorridendo, sentì un brivido quando le gambe dell’elfo sfiorarono le sue.

“Sì…” rispose Legolas fermandosi vicinissimo a lui ma senza toccarlo se non con la sola gamba che, per avvicinarsi, aveva dovuto mettere tra quelle dell’uomo “…e posso esserlo molto di più se voglio…” poi sorrise nel vedere lo sguardo dell’uomo “Ah c’è un’altra cosa Aragorn…io non ho limiti…” e con quelle parole si alzò per uscire dalla vasca, sapeva benissimo che Aragorn non l’avrebbe lasciato andare ed infatti non riuscì nemmeno a mettersi in piedi…il ramingo lo prese per la vita e lo tirò sopra di sé allargandogli le gambe con le ginocchia e costringendolo a sedersi su di lui.

“Non hai limiti principe Legolas?” gli chiese Aragorn stringendolo “Ora vedremo…” e fece scivolare lentamente due dita dentro di lui, appena vide la bocca del compagno aprirsi lo tirò a sé con l’altra mano, baciandolo per soffocare i suoi sospiri.

 

Gaenry camminava velocemente, nei corridoi aveva incontrato un altro Consigliere del Re che l’aveva fermato facendogli perdere del tempo prezioso…arrivò finalmente a destinazione e aprì lentamente la porta, cercando di fare meno rumore possibile, entrò nella stanza col camino e vide gli abiti che indossavano poco prima il re e l’Elfo appesi ad asciugare vicino al fuoco. Percorse il corridoio e giunse davanti all’altra porta, si avvicinò appoggiando la testa al legno…riusciva a percepire qualcosa poi le voci si fecero più chiare…erano loro…distingueva chiaramente quella del sovrano mentre l’altra era molto più bassa…

“Vuoi farlo…allarga di più le gambe…”

“…Ah…Ara…Aragorn…”

“Sì…così…scendi ancora…Legolas…non…non…voglio farti…male…”

“Estel…ce la faccio…non sono…di cristallo ricordi…continua…”

Gaenry si allontanò dalla porta con occhi e bocca spalancati, non si aspettava una cosa del genere…ma non c’era più tempo da perdere così corse via, sicuro che qualsiasi rumore avesse fatto nessuno lo avrebbe notato.

Si coprì la testa col mantello e uscì sotto la pioggia, i fulmini rischiaravano il cielo e i tuoni rimbombavano nel silenzio.

 

Conyc se ne stava riparato vicino ai cancelli, non amava dover passare tutta la nottata da solo e soprattutto con quel tempo ma toccava a lui il turno di notte. Ad un tratto sentì dei rumori e si girò con la mano pronta sull’elsa della spada, vide un uomo avvicinarsi correndo.

“Fermò là…chiunque voi siate…identificatevi…” gridò, poi però lo riconobbe dagli abiti “Oh signor Consigliere, scusatemi non l’avevo riconosciuta…”

“Non sei troppo nascosto per controllare come si deve tutta la zona?” disse Gaenry avvicinandosi a lui e mettendosi nel posto dove poco prima la guardia si stava riparando. Conyc indietreggiò di qualche passo

“Avete ragione…forse…” ma le sue parole si fermarono, spalancò gli occhi e cadde a terra con una freccia conficcata nella schiena.

 

“Ah…” gemette Legolas aprendo gli occhi, le mani strette sulle spalle del ramingo, si fermò immobile per un istante.

“…cosa…succede?…” gli chiese Aragorn tra i sospiri, aveva visto qualcosa nel suo sguardo…sul viso dell’elfo c’era qualcosa oltre al piacere…

“…non lo so…ho sentito qualcosa…una minaccia…qualcosa…” ma le sue parole furono sostituite presto da gemiti quando il ramingo si spinse con forza dentro di lui, stringendogli i fianchi.

“…torna qui da me…” sussurrò l’uomo baciandolo “…rilassati…va tutto bene…”

 

Gaenry si abbassò e girò leggermente il corpo esanime della guardia per controllarlo

“Mi dispiace caro Conyc…so che non ti sarà di consolazione ma il tuo sacrificio servirà per riportare le cose come dovrebbero essere…”

“E’ morto?” disse una voce dietro di lui. Il Consigliere alzò la testa e vide Gwomyr che lo stava raggiungendo.

“Certo che è morto…avresti dovuto preoccuparti per la tua di vita se non lo fosse stato…l’hai colpito al cuore…ben fatto …l’hai raggiunto dal dietro ma…”

“Smettila di parlare…ho fatto quello che dovevo…adesso?” chiese il capitano guardandosi intorno.

“Adesso ce ne andiamo a dormire…domani mattina troveranno il corpo e sarà allora che inizierà il divertimento…” rispose Gaenry e sorridendo si allontanò seguito dall’altro uomo.

 

“…sì…ancora…fallo ancora…” sussurrò Aragorn accarezzandogli il ventre poi scese più in basso e iniziò a muovere la mano su di lui velocemente. Legolas era arrivato al limite, non riusciva più a resistere, fece forza un ultima volta nelle gambe alzandosi leggermente per poi scendere sopra di lui, gettò indietro la testa e si lasciò andare nella mano dell’uomo.

Il ramingo cercava di tenere gli occhi aperti ma quel movimento e la vista del compagno che raggiungeva il piacere gli fecero perdere totalmente quel controllo che ancora gli era rimasto.

L’elfo si abbandonò sul suo petto respirando affannosamente e sorrise quando sentì sotto di sé il torace dell’uomo muoversi altrettanto velocemente.

“Sono stato bravo?” sussurrò “Ti ho dimostrato di non avere limiti?”

“Sei stato molto di più…” rispose sorridendo Aragorn “…sei stato incredibile…ma ho ancora altre prove a cui sottoporti…ti aspetta una lunga notte…”

“Non voglio contraddirti ma l’acqua ha perso il suo calore…se restiamo ancora un po’ qui Gweridith verrà a prenderci…” disse l’elfo mettendosi di nuovo seduto.

“Bene…allora continueremo in camera tua…l’altra stanza è occupata da Arwen…” disse il ramingo. Legolas lo fissò per un attimo poi, sorridendo, uscì dalla vasca. L’uomo lo seguì ed entrambi indossarono le vestaglie. L’elfo allungo una mano per aprire la porta ma Aragorn gli cinse la vita spingendolo contro la parete.

“Mmm…non so se riuscirò a resistere tanto…” sussurrò spostando una ciocca di capelli biondi e iniziando a baciargli il collo, passando la lingua sulla pelle morbida che profumava di vaniglia “Sei così profumato…sei così…”

Legolas appoggiò indietro la testa sulla spalla del ramingo “Aragorn…”

 

Il sole era appena sorto ma quel mattino Minas Tirith si era risvegliata più presto del solito. Legolas stava guardando fuori dalla finestra stringendo Aragorn tra le braccia, l’uomo dormiva ancora profondamente, quando all’improvviso qualcuno bussò alla porta.

“Legolas sono io…” disse una voce di donna.

L’elfo scosse delicatamente il ramingo

“Aragorn…è Arwen…svegliati…”

“No…” bisbigliò senza aprire gli occhi “…cosa vuole…”

“Legolas…digli di venire il prima possibile nel Salone dei Re…credo sia successo qualcosa…” disse Arwen prima di allontanarsi.

Legolas spalancò gli occhi, quelle parole risuonarono nel suo cuore…gli tornò alla mente la sensazione della sera precedente…

“Aragorn devi andare, alzati…” disse più forte. Il ramingo aprì gli occhi e si mise a sedere lentamente

“Ti giuro che se non è una cosa importante torno qui e ti lego al letto per tutto il giorno…” disse seriamente ma l’elfo si mise a ridere, poi avvicinò le labbra alle sue

“Hai tentato questa notte…” sussurrò “…ma ti piacciono troppo le mie mani sul tuo corpo…”

Aragorn sorrise baciandolo

“Non riderei troppo fossi in te…” disse alzandosi dal letto, rivestendosi “…potrei decidere di rinunciare al mio piacere per una volta e allora…non ti sarà concessa nessuna pietà…” si girò e uscì dalla stanza. Legolas sorrise e si sdraiò ancora qualche momento ma non si sentiva tranquillo…un’ombra malvagia si stava avvicinando.

 

“Cosa succede?” disse Aragorn entrando nel Salone dei Re e sedendosi sul suo trono. Arwen era accanto a lui e gli lanciò uno sguardo preoccupato

“Non lo so ancora…” sussurrò “…ma sento che qualcosa di terribile sta per accadere…”

I Consiglieri del Re erano tutti ai loro posti, tutti tranne il loro capo Gaenry e parlavano tra di loro ma appena videro il sovrano un silenzio improvviso calò nella stanza.

“Mio signore…” disse uno di loro alzandosi e facendo un profondo inchino, Lumyr, un uomo non più giovane ma ancora nel pieno della sua forza fisica e mentale “…stiamo aspettando con ansia il ritorno di Gaenry, egli infatti si offerto per andare a controllare di persona l’accaduto, non sappiamo ancora niente per certo ma un crimine è stato compiuto in questa notte…”

Le parole dell’uomo furono interrotte quando le porte si spalancarono e Gaenry fece il suo ingresso seguito da due guardie, tutti i presenti si voltarono verso di lui.

“Vostra maestà…” disse l’uomo inchinandosi di fronte ad Aragorn.

“Forza, dicci caro Gaenry, siamo impazienti di sentire la tua parola…” disse il re guardando il Consigliere negli occhi.

“Vostra maestà, non gioisco nel comunicarvi tutto ciò ma a me è stato affidato questo compito…una delle vostre guardie, il giovane Conyc, è stato ucciso, mio signore…questa notte. L’assassino l’ha colpito vigliaccamente alle spalle con una freccia scoccata da non so dove e poi è fuggito…”

Aragorn chiuse gli occhi e abbassò la testa, era da poco tempo a Minas Tirith ma si era affezionato a gran parte dei suoi uomini e il giovane era tra questi

“Povero Conyc…” sussurrò. Sentì la mano di Arwen sulla sua e la strinse. Chi aveva fatto una cosa del genere e perché? Che motivo poteva esserci per spezzare la vita di un ragazzo in questo modo? Riaprì gli occhi e vide che tutti lo stavano osservando

“Chi è stato? Avete già preso il colpevole?” disse e notò che lo sguardo di Gaenry vagava sui volti degli altri consiglieri.

“Mio signore, nessuno ha assistito al crimine ma c’è una prova che non lascia alcun dubbio sulla sua identità…” disse il Consigliere.

Aragorn lo guardò aggrottando le sopracciglia

“Di che prova stai parlando?”

“Dell’arma, vostra maestà, la freccia usata per uccidere il povero Conyc…io non sono esperto di queste cose ma ho chiesto informazioni al Capo delle Guardie, ed egli mi ha assicurato che qui a Minas Tirith sono in pochi ad utilizzarne di quel tipo…anzi, oserei dire che il numero è veramente molto ristretto…” Gaenry guardò fisso il volto del re “…è una freccia elfica mio signore…”

Aragorn sentì un colpo al cuore e istintivamente strinse forte la mano di Arwen che si girò verso di lui, non erano rimasti molti Elfi a Gondor dopo la festa, soprattutto non molti che usassero arco e frecce…poteva benissimo contarli sulle dita di una mano ma non riusciva a immaginare che uno di essi fosse un assassino…

“Vorrei vedere questa freccia…” disse e si accorse che la sua voce era molto bassa.

“Certo mio signore…” disse Gaenry a fece un cenno ad una delle guardie che si allontanò velocemente “…se può sollevarvi il Capitano delle Guardie, grazie alla sua esperienza in materia di armi, sta cercando di identificare il proprietario e quindi il colpevole…”

Aragorn stava per aprire bocca quando vide la guardia tornare con in mano uno scrigno rettangolare, non ne conosceva il motivo ma il suo cuore stava battendo sempre più forte.

“Col vostro permesso torno alle indagini…” disse Gaenry che a stento riusciva a nascondere un sorriso.

“Sì, potete andare tutti, se verrete a conoscenza di nuovi fatti non tardate a comunicarmeli…” rispose il re alzandosi in piedi. Tutti i Consiglieri si alzarono a loro volta e inchinandosi uno per uno davanti al sovrano uscirono dalla stanza seguendo Gaenry e le guardie.

“Aragorn ma cosa sta succedendo?” disse Arwen alzandosi e seguendo con lo sguardo l’uomo che lentamente si stava avvicinando al tavolo dove la guardia aveva posato lo scrigno “E’ assurdo, nessuno degli Elfi che sono qui farebbe mai una cosa del genere…”

Aragorn non rispose, allungò una mano, aprì la serratura e alzò la cupola di legno che chiudeva lo scrigno…il battito del suo cuore aumentò improvvisamente, più di quanto avesse fatto fino a quel momento, per un istante sentì il pavimento cedere sotto i suoi piedi e il fiato venirgli a mancare…

“Aragorn…”

Sentiva la voce di Arwen ma non trovava il coraggio di muoversi fino a quando violentemente richiuse lo scrigno e chiuse gli occhi…il rumore echeggiò per la stanza…

“Maledizione…” bisbigliò “Non può essere…”

“Aragorn…” lo chiamò di nuovo Arwen fermandosi a pochi passi da lui “Aragorn cosa? Mi fai paura…” vide l’uomo girarsi verso di lei e quando vide il suo sguardo sentì un brivido…

“E’ una delle frecce di Legolas…” sussurrò il ramingo guardandola negli occhi, vide un movimento delle sue labbra ed intuì la sua domanda “Sono sicuro, gli Elfi di Bosco Atro e quelli di Lothlòrien usano tipi di frecce diversi, sono molto simili ma si possono riconoscere…e come l’ho fatto io presto ci riuscirà anche Gwomyr…”

“Ma non è possibile…Legolas non l’ha ucciso…” bisbigliò Arwen guardandolo disperata “Non può essere vero…”

“No, non l’ha ucciso…e non posso avere dubbi sulla sua innocenza anche perché sono stato con lui tutta la notte…” la interruppe Aragorn respirando profondamente “…qualcuno ha rubato una delle sue frecce e non so per quale impensabile motivo ha ucciso Conyc per poi far ricadere la colpa su di lui…”

 

Legolas stava camminando nel giardino guardando in cielo le poche nuvole nere ancora rimaste, lungo la strada aveva incontrato alcune donne che parlavano tra loro di una guardia e di un crimine ma non era riuscito a capire altro dai loro discorsi…ad un tratto sentì qualcuno avvicinarsi, si girò e vide un gruppo di guardie dirigersi verso di lui.

“Legolas di Bosco Atro?” chiese il Capo delle guardie, ma non era proprio una domanda sembrava piuttosto un’affermazione

L’elfo annuì guardando i volti seri degli uomini, non capiva cosa volessero da lui…

“Sei agli arresti per l’omicidio di una delle guardie del Re…ora seguici senza opporre resistenza…” continuò l’uomo facendo un cenno. Due guardie affiancarono Legolas prendendolo per le braccia

“Ma cosa state dicendo?” chiese l’elfo guardandosi attorno “Lasciatemi andare…” e si divincolò dalla stretta.

Gwomyr si avvicinò a lui sorridendo “Ti ho detto di non opporre resistenza…” e violentemente lo colpì allo stomaco. Legolas cadde in ginocchio respirando a fatica, spalancò gli occhi per cercare di capire cosa stava succedendo, era tutto così assurdo, non aveva fatto niente…

“Prendetelo…” gridò l’uomo e le due guardie lo ripresero per le braccia costringendolo ad alzarsi.

“Ma cosa volete da me?” sussurrò l’elfo fissando gli occhi gelidi di Gwomyr “Io non ho fatto…”

“Niente…” lo interruppe l’uomo sghignazzando “Certo dicono tutti così…” poi avvicinandosi a lui

“E’ divertente…è la prima volta che arrestiamo un’Elfo, tra poco vedremo se la vostra razza è veramente così forte come tutti sostengono…”

Legolas lo guardò perplesso ma quando sentì l’uomo pronunciare quella frase…il cuore iniziò a battergli violentemente per la paura…

“Portatelo nelle prigioni e incatenatelo…” gridò Gwomyr sorridendo.