.|. Estel - Speranza .|.

by Daffodil

 

Aragorn è caduto nel burrone dopo l'incontro con i Mannari Selvaggi... Eowyn e Legolas si trovano a parlare in cima al Tromba Torrione...E per il volere dei Valar il ramingo torna... Prima della Battaglia succederà qualcosa...

N.d.A: a fare i riassunti faccio veramente pena... spero che qualcuna di Voi leggerà la mia prima storia e magari anche un commentino non è disdegnato.

Sentimentale/Commedia | Slash | Rating NC-17 | One Piece

| Commenta - Leggi i Commenti |

 

Non doveva crederci…

 

Non poteva crederci…

 

Non voleva crederci… soprattutto…

 

I suoi occhi color del cielo invernale scrutavano l’orizzonte con molta attenzione, era lì, in cima al Tromba Torrione appoggiata a una delle colonne delle arcate, da quel pomeriggio, e non aveva scorto nulla di diverso: nessun cavalliere dal lunghi capelli castani e dal portamento regale, anche negli abiti di ramingo, che giungeva al Fosso di Helm… solo la spoglia prateria e la brezza che le muoveva la chioma dorata. Ogni tanto la vista le si offuscava per lacrime che non riusciva a controllare mentre nella sua mente eccheggiavano ancora le parole che aveva pronunciato quel pomeriggio quando il re e gli altri soldati di Rohan erano tornati dallo scontro con i Mannari Selvaggi di Isengard…

 

- Così pochi, così pochi hanno fatto ritorno… - e mentre le pronunciava lo cercava, ma non lo scorgeva da nessuna parte e il panico aveva cominciato ad impossessarsi del suo cuore, poi lentamente le si era avvicinato Gimli, l’aveva chiamata nello stesso modo che usava Lui

 

- Mia Signora – quella voce di solito sempre con una nota di umorismo, in quel momento era seria e profonda.

 

- Lord Aragorn… dov’è? – si era girata per osservarlo e aveva faticato a tirar fuori il fiato per dire quelle poche parole quando aveva visto l’espressione seria del Nano.

 

- E’ caduto – era risultato come un unico sospiro, mentre i cristallini occhi appena visibili attraverso le cespugliose sopracciglia rossicce, si velavano di amare lacrime.

 

A quelle due parole, il mondo era diventato silenzioso, per un istante aveva incrociato gli occhi scuri e stanchi di Re Theoden, in cui poteva leggere "mi dispiace", sentiva tutto il suo corpo pensante, l’aria faticava ad arrivare ai polmoni e tutto ciò che la circondava era diventato confuso e lontano. Si era lasciata cadere su un sacco di patate, e aveva cercato di tornare in possesso del suo corpo e delle sue emozioni, ma era così difficile, così doloroso…. Recuperata un po’ di forza era fuggita in cima alla torre, nel solo posto dove era sicura che nessuno potesse trovarla: lassù avevano accesso solo il re e i suoi fidi collaboratori, ma in quel momento erano tutti impegnati ad organizzare le difese contro il futuro e violento attacco degli Armate di Isengard….

 

Le prime stelle brillavano alte in un cielo limpido senza luna. Era rimasta lì per molto tempo, quando avvertì una presenza, era una sensazione più che altro…

 

- Scusate, non volevo disturbarvi – una dolce voce dai toni caldi e rassicuranti parlò alla sua sinistra, si girò e si trovò davanti l’elfo che era sempre in compagnia di Aragorn.

 

- No, non mi avete disturbata, forse solo spaventata… un pochino! – sorrise quando vide l’espressione che si era dipinta sul suo volto meraviglioso .

 

- Comunque non era mia intenzione – rispose l’elfo inclinandosi leggermente in avanti, come inchinandosi, e accennando a un sorriso.

 

Restarono per un lungo momento in silenzio affiancati osservando i cavallieri di Rohan e gli uomni affaccendati dietro le altre mura del fortezza.

 

- Che cosa ratrista il vostro cuore Signora? – gli occhi erano ancora fissi davanti a lui impassibili.

 

- Come? – le era uscita una voce acuta e parecchio stupita.

 

- Sento che qualcosa vi rattrista, e non è la paura dell’imminente battaglia o il destino che attende tutti noi… è più simile alla perdita… di qualcuno…. – lasciò di proposito la frase in sospeso perché anche lui nel cuore aveva quello stesso sentimento.

 

Eowyn si girò di scatto osservando attentamente il profilo di Legolas, era perfetto, ma anche freddo: gli occhi blu erano profondi come il cielo notturno, la mascella contratta e le labbra serrate, totalmente impassibile come se quello che succedesse al resto del mondo non lo riguardasse più di tanto…. Non le era mai capitato di vedere un Luminoso così da vicino: ne aveva sentito parlare nei racconti della sua nutrice e di altri anziani all’interno del palazzo, quando era poco più di una bambina, ne aveva letto in numerosi libri ma nulla di più, e ora trovandoselo di fianco ne aveva quasi paura. Quegli occhi chissà quante cose avevano visto e poi come aveva fatto a percepire così chiaramente quello che provava, si conoscevano appena, o meglio prima di allora a parte qualche sguardo non c’era stato altro.

 

- Sono un Elfo, Signora, è una qualità del mio popolo sentire le sensazioni e i pensieri di tutte le creature – non aveva girato lo sguardo, ma con la coda dell’occhio aveva visto la dama spalancare la bocca per lo stupore e non riuscì proprio a trattenere un debole sorriso.

 

- Ah – non riusciva a dire altro.

 

- Già – il sorriso si allargò, andando a formare delle piccole fossette sulle sue guance.

 

- Scusatemi, è la prima volta che mi trovo vicino a un Elfo… - cercò quasi di scusarsi.

 

- Non c’è motivo di scusarsi, sono in pochi ormai che hanno avuto un qualche contatto con il mio popolo…. Gli elfi stanno lasciando la Terra di Mezzo, e la loro storia qui verrà ricordata solo grazie alle leggende raccontate dagli anziani… e quando anche loro se ne saranno andati nessuno si ricorderà più di noi e diventeremo niente altro che un mito… - Eowyn aveva sentito chiaramente un tono di profonda amarezza in quelle parole, non poteva certamente biasimarlo. Sapeva che ormai erano rimasti in pochi….

 

- Mi sarebbe piaciuto poter conoscere qualche membro del vostro popolo, e sono sicura che lo avrei aprezzato – le sue parole erano totalmente sincere.

 

- Voi, Signora, ne avete avuto la possibilità – i suoi occhi ora osservavano i delicati tratti del volto della giovane dinanzi a lui.

 

Lei si lasciò scappare una debole risata – Avete ragione! – ammise – Non pensavo a voi, Signore! – e abbassò lo sguardo quasi imbarazzata per tale scortesia e soprattutto perché non sapeva se aveva fatto bene a rivolgergli quel "signore".

 

- Non avete ragione di negarmi i vostri occhi Signora, non sono offeso per questa, chiamiamola, dimenticanza – non era molto abituato ad avere a che fare con le dame, nonostante la sua lunga vita.

 

- Comunque credo che siano doverose delle scuse da parte mia e spero le accetterete.– Eowyn aveva ancora gli occhi fissi sulle sue mani appoggiate sul davanzale di pietra levigata. Quando si accorse che non conosceva nemmeno il nome di colui con cui stava conversando. – Scusate di nuovo la mia maleducazione, non vi ho neanche chiesto il vostro nome – si sentiva irrimediabilmente attratta da quella bellezza perfetta ma al contempo temeva che lui potesse accorgersene e pensar male di lei.

 

- Avete ragione, sia Gandalf,sia Aragorn si sono dimenticati le presentazioni quando siamo giunti a Edoras… ma li possiamo perdonare, avevano altre priorità – le sue labbra si incresparono in un sorriso dolcissimo - Legolas di Bosco Atro – e nel piccolo inchino si portò una mano lattea al cuore.

 

- Io sono Eowyn, nipote del Re… - non ebbe il tempo di aggiungere null’altro, perché Legolas la interruppe – Lo so – osservandola con quegli penetranti occhi che la dissorientavano completamente come quelli di Aragorn, anche se erano completamente diversi. In quelli dell’uomo ci vedeva passione, coraggio, e anche tristezza per la consapevolezza di non riuscire in qualcosa di più potente di lui, mentre in quelli che aveva dinazi ora, c’era calma, speranza per qualcosa che non comprendeva, ma che le attenuava il dolore nel cuore.

 

Restarono a lungo a fissarsi negli occhi. Lei riuscì a leggerci, molto in profondità, anche tristezza per qualcosa che temeva che non fosse destinato a nascere, e nessuno dei due si era reso conto che molto lentamente si erano avvicinati fino a quando i loro corpi potevano percepire il tiepido tempore dell’altro. Legolas vedeva un grande amore negli occhi color del cielo invernale della Dama e sapeva senza chiedere chi ne era il beneficiario…. E comprese che lei, nonostante quel volto grazioso, quei modi gentili e premurosi ma al contempo forti e decisi, era un’altra persona contro cui avrebbe dovuto dividerlo, e questo gli provocò dolore.

 

- Che cosa rattrista il vostro cuore Signore? – Eowyn lo stava fissando intensamente e senza rendersene conto gli aveva posto la stessa domanda a cui lei non aveva risposto.

 

- Come? – questa volta era lui quello stupito.

 

- Vi ho chiesto, cosa turba il vostro cuore, l’ho visto nei vostri occhi un attimo fa? – aveva avuto l’impressione di capire cosa turbasse l’elfo, sicuramente era qualcosa di molto simile a quello che sentiva lei, ma non lo conosceva quindi voleva sentirlo dalla sua voce.

 

- Solo pensieri tristi, con cui non è mia intenzione annoiarvi Dama Eowyn… ma potrei rifare anche io la stessa domanda visto che prima non mi avete dato una risposta – le labbra di Legolas si incurvarono in un sorriso furbo.

 

La dama non rispose si limitò a sollevare una mano dalle lunghe dita sottile e accarrezzargli una guancia glaba e morbida come il pelo di un micino. Era totalmente persa in quegli occhi e non riusciva a recuperare la ragione.

 

Legolas era totalmente spiazzato. In più di duemila anni non aveva mai ricevuto quel genere di attenzioni se non da sua madre, ma poteva affermare con sicurezza che non era la stessa cosa, ma comunque restava il fatto che non sapeva cosa fare! Aveva visto chiaramente i sentimenti di lei verso Aragorn, la loro intensità anche se lo conosceva da poco… e allora perché tutto quello?

 

- Legolas… – la voce di Eowyn lo distolse dalle sue domande senza risposta – secondo voi Aragorn ci ha veramente lasciati? – la mano ancora appoggiata al volto dell’altro, mentre i suoi occhi si chiudevano un attimo nel pronunciare quelle parole.

 

- Ennas ad estel – Legolas pronunciò quelle parole nella sua lingua senza neanche rendersene conto. Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che si era rivolto al ramingo con il nome che gli avevano dato gli Elfi di Granburrone.

 

- Cosa avete detto? – lei aveva ritratto la sua mano facendola scivolare leggermente lungo il suo braccio.

 

Legolas la guardò, era una delle donne più belle che avesse visto, anche se tra gli elfi la bellezza non era certo qualcosa che mancava, - Ho detto "c’è sempre speranza" solo che senza rendermene conto l’ho detto nella mia lingua! – sorrise.

 

- Come si dice speranza in elfico? – gli chiese subito la donna.

 

- Estel – rispose lui, e non si accorse che i suoi occhi e la sua voce si erano addolciti. Quella parola gli ridordava sempre Aragorn.

 

- E’ molto dolce – commentò Eowyn, ma aveva visto l’espressione di Legolas.

 

- Nel corso del Tempo, è diventato anche un nome, la mia gente lo da raramente: solo a colui che nel cuore cela qualcosa di veramente grande; viene anche considerato come un dono - aggiunse senza sapere perché aveva voluto fare quella precisazione.

 

- Avete conosciuto qualcuno degno di ricevere questo dono di recente? – chiese curiosa la dama.

 

- Si – risposte lui semplicemente.

 

- Chi? – le venne di getto da chiedere, ma poi – Mi spiace non volevo essere impertinente – e chinò leggermente il capo.

 

- Aragorn – risposte Legolas.

 

A quelle due sillabe la donna alzò di scatto la testa, e lo fissò con gli occhi leggermente sgranati, ma non disse nulla.

 

- Esatto, gli Elfi, hanno ribattezzato Aragorn: Estel, perché è quello che è: la speranza per gli Uomini…- senza rendersene conto aveva reso la sua voce seria, come la prima volta che si era rivolto a Boromir al Consiglio alla casa di Enrold.

 

- Quindi, c’è speranza? - richiese lei, ma sta volta scrutandolo in volto.

 

- Si! C’è speranza! – rispose convinto Legolas.

 

Si sorrisero dolcemente perché con quelle poche parole si erano infusi coraggio a vicenda: ora sapevano che il futuro re di Gondor sarebbe tornato, né quando né come, ma non li avrebbe delusi.

 

- Grazie – la voce di Eowyn era un sussurro pieno di commozione.

 

- Per cosa? – Legolas, si accorgeva che per qualche motivo gli risultava difficile comprendere quella dama.

 

- Per avermi dato la speranza che non tutto è perduto – le labbra rosa si incurvarono in un sorriso.

 

Legolas cercò di dire qualcosa ma si ritrovò la bocca chiusa da quella della dama. Nell’istante in cui realizzò cosa stava accadendo, diventò rigido come un blocco di marmo: le braccia lungo il corpo, la schiena che veniva continuamente scossa da brividi, le labbra leggermente aperte per lo stupore, e gli occhi spalanzati che fissavano il vuoto davanti a sè. Non durò più di qualche minuto. Quando le bocche si staccarono, Eowyn arretrò di un passo con gli occhi sgranati, come se si fosse resa conto solo in quel istante cosa avesse fatto.

 

- Mi dispiace… Vi prego perdonatemi… Non volevo… non so cosa sia successo… - e mentre diceva quelle parole sconnesse i suoi occhi si velarono di lacrime e una mano andò a coprire le labbra rosse.

 

Legolas non appena la vide allontanarsi con un gesto rapido la prese per una mano bloccandola, e poi la ritirò vicino a sè. I suoi profondi occhi blu, che in quel momento sembravano ancora più intensi, scrutavano attentamente il volto dinanzi e muovendo appena le labbra chiese – Perché? -

 

- Non lo so… - la prima risposta del tutto sincera di Eowyn. Poi però aggiunse - è stato un impulso qualcosa a cui non ho saputo resistere. Mi dispiace. – due lacrime solitarie le scesero lungo le gote arrossate.

 

- Non dovete piangere – e con i pollici cancellò il percorso silenzioso che le stille salate avevano percorso non più tardi di qualche attimo prima. – Non sono arrabbiato, solo che non comprendo perché lo avete fatto, se nel vostro cuore c’è Estel – non si era accorto di averlo chiamato così, di solito non lo faceva mai.

 

- Non siete arrabbiato per il mio comportamento? – gli occhi di Eowyn leggermente arrossati esprimevano anche il suo timore che quelle parole non rispecchiassero la verità.

 

- La mia gente non conosce la rabbia, il rancore e altri sentimenti simili. Non sono nella nostra natura. – e con i pollici le accarrezzò le guance, sorridendole come raramente faceva.

 

Eowyn senza volerlo si lasciò scappare una risata. Aveva sempre sofferto una sorta di solletico su quel punto del viso, e le dita dell’elfo le aumentavano quella sensazione poiché erano leggermente ruvide.

 

Legolas la guardò interrogativo… non capiva perché dovesse ridere… forse aveva sbagliato qualcosa.

 

- Le vostre dita sono ruvide e mi fanno il solletico – gli occhi grigi persi in quelli blu. quando lui scostò rapidamente le mani, sentì la mancanza di quel calore che le davano.

 

- Mi dispiace – e si guardò le mani… per la prima volta notò dei piccoli calli sui pollici. Negli ultimi tempi non aveva fatto altro che impugnare l’arco e lanciare freccie contro i servitori del Signore Oscuro, e quello era il risultato.

 

- Una piccola imperfezione, nella perfezione – la donna gli strinse le mani nelle sue.

 

- Non esiste la perfezione – rispose lui.

 

- Oh sì, e io l’ho davanti agli occhi. I vostri occhi non hanno mai espresso rancore, ma solo serenità, fiducia e speranza. Il vostro corpo è il cunnubio della perfezione, come quello delle statue di marmo bianco che ho visto sui libri di mio zio e che adornano i giardini più belli…. E io non posso fare a meno di ammirare tale perfezione– sentiva le guance leggermente in fiamme per aver dato libero sfogo ai suoi pensieri.

 

Anche Legolas era arrossito, cosa rara. Nel suo popolo la bellezza era una cosa quasi scontata e quindi accadeva raramente che ci si facesse dei complimenti, ma restava il fatto che lui non era abituato a tutto quello che gli stava capitando quella sera. Anche se non lo esprimeva a parole, trovava Eowyn veramente bella e non poteva negare che gli piaceva. Quegli occhi grigi, quelle labbra sottili e di un delicato rosa, quei lunghi capelli ondulati che le ricadevano morbidi sulle spalle.

Era irrimediabilmente attratto da lei. Lo sentiva scorrergli nelle vene, come una forza a cui non riusciva a opporsi, sentiva il bisogno di toccarla, di averla vicina come poco prima quando le loro labbra si erano unite per quei brevi momenti! Una parte del suo cervello però gli ricordava costantemente che non era lei che bramava, e che amava…. E allora perché quei sentimenti? Tutto gli era così nuovo.

 

Eowyn, si era staccata a fatica da quelle labbra… lo aveva fatto più che per volere, per non dare brutte impressioni, ma aveva una gran voglia di rifarlo, soprattutto quando aveva visto le guance diafane di Legolas colorarsi di quel rosso delizioso, alle sue parole.

 

Legolas senza rendersene conto, aveva dimezzato ancora la breve distanza che lo separava dalla Dama di Rohan… i loro occhi erano persi in quelli dell’altro e entrambi riuscivano a leggerci qualcosa di diverso, che non c’era mai stato prima, e che li spaventava… Desiderio di sentirsi ancora, di trovare un attimo di pace nelle braccia dell’altro, e di sentirsi ancora vivi…. Le leggere stoffe che ricoprivano i loro corpi si sfioravano appena, ogni qualvolta che respiravano, e questo provocava delle piacevoli scariche elettrice nei loro corpi.

 

Eowyn era spaventata da quell’attrazione che sentiva scorrerle nelle vene come un fuoco, e le risultava sempre più difficile resistere. Voleva sentire ancora quel profumo dolce e speziato che prima le aveva invaso le narici drogandola e facendole perdere il senso della realtà, voleva sentire maggiormente il calore del corpo di Legolas, voleva…. Spaventata dai suoi quei pensieri che solo una volta aveva fatto prima, si girò di scatto per andarsene….

 

Legolas vide gli occhi di lei attraversati da qualcosa che era molto simile alla paura, e ne rimase un attimo disorientato, ma quando la vide compiere quel veloce movimento per allontanarsi da lui, l’afferrò per il polso sottile, tirandola a sé, e percepì il suo corpo delicato contro il suo, l’odore di narciso emanato dalla sua vellutata pelle, i capelli morbidi che gli accarezzavano le dita, il suo cuore pulsare….

 

La Dama di Rohan si ritrovò stretta in una morsa possente che le fece mancare il fiato ma che le riscaldò l’anima. Non si era nemmeno resa conto che l’elfo l’aveva tratta a sé impedendole di fuggire. Quell’abbraccio era violento, passionale, bollente, ma soprattutto vero. Sentiva il cuore di lui battere prepotentemente, sentiva i suoi polmoni lavorare freneticamente, sentiva le sue mani, dalle lunghe dita sottili strette sulla sua schiena, i muscoli di tutto il corpo tesi, sentiva quell’odore unico drogarla fino quasi a farle perdere il contatto con la realtà….

 

E si ritrovarono nuovamente labbra contro labbra, in un bacio sta volta sentito, voluto, che non era un semplice e innocente sfiorarsi di labbra ma qualcosa di più profondo, che li scuoteva negli animi.

 

All’inizio era un leggero, quasi inesistente, ma poi diventò sempre più intenso, come se i due si stessero scoprendo lentamente a vicenda, non sapendo neanche loro fino a che punto si potevano spingere. I loro cuori battevano prepotentemente ed entrambi potevano sentirlo. Lentamente le mani di Eowyn abbandonarono la sua posizione lungo il busto e andarono ad accarezzare la nuca dell’uomo lui lasciò il polso che ancora stringeva quando la sentì muoversi e spostò le mani sui suoi fianchi, avvicinandola ancora di più al suo corpo, che in quel mentre bruciava come mai aveva fatto prima. Anche le loro bocche si dischiusero e le loro lingue si incontrarono cominciando a toccarsi con fugace ardore provocando sempre più brividi di puro piacere, e voglia di approffondire quel contatto….

 

A un certo punto entrambi si separarono un attimo per riprendere fiato, allacciando il proprio sguardo a quello dell’altro. Si sorrisero, ma era qualcosa di speciale, proveniete dal cuore.

 

- Dama Eowyn… io… - Legolas venne interrotto dalla dama che gli posava gentilemente un dito sulle labbra.

 

- Sono solo Eowyn, non mi sono mai piaciuti i titoli. – e di nuovo quella dolce smorfia le increspò le labbra, ora, rosse.

 

- Eowyn… io … - riprese l’elfo ma si rese conto che non sapeva esattamente cosa dire. Quel bacio lo aveva totalmente spiazzato, non solo per l’intensità di cui era carico ma perché lui ne era stato parte attiva, rendendosene conto solo in quel momento e si sentì in imbarazzo.

 

Lo sguardo grigio azzurri di lei fissavano quel volto perfetto e leggermente arrossato, che in quel momento era leggermente chinato di lato per negarle quei due oceani di emozioni, e non potè fare a meno di sorridere. Lo ha aveva visto, da lontano, lottare contro i Mannari Selvaggi di Isengard e le era sembrato spietato, la velocità e la precisione con cui scoccava le frecce, era impressionante, e ora invece lo aveva dinanzi: imbarazzato e impacciatato…. Con quegli occhi e quelle labbra arricciate sembrava un dolcissimo bimbo e lei non riuscivì a resistere all’impulso di nuovo tra le sue braccia per un nuovo bacio appassionato.

 

Legolas si sentiva perso! Era la prima volta in quasi tre mila anni che non riusciva a spiccicare parola per descrivere qualcosa, ma era anche la prima volta che si sentiva così… bruciare da un calore che gli scorreva incandescente nelle vene, da una voglia incontenibile di stringere la donna tra le braccia e sentirla sua….

 

Nella foga di quel nuovo bacio arretrarono fino ad appoggiarsi ad una delle colonne dell’arco della finestra. Le mani di Eowyn dalla nuca dell’elfo scivolarono lungo il suo collo, sfiorando leggermente il profilo delle orecchie con i mignoli, per poi ritrovarsi su quel petto ampio e muscoloso… li continuarono con le carezze fino a quando non cominciarono lentamente, prima ad aprire la cintura che teneva chiuso tutto l’abito, poi risalire e far scivolare la casacca di pelle che indossava dalle spalle, e a slegare, subito dopo, i lacci della tunica di lino bianco….

Quelle di Legolas invece erano salde sulla vita sottile della dama, anche se mentre le loro lingue si davano battaglia, una stava cautamente risalendo, lungo il suo tronco, fino ad appoggiarsi sul suo seno.

Le bocche si staccarono solo il tempo necessario a Eowyn per togliere la camicia e ammirare il petto scolpito e latteo dell’elfo. Era veramente bellissimo, le sue dita ricominciarono ad accarezzarlo languidamente, percorrendo sentieri inesistenti ma altamente eccitanti, soffermandosi sui capezzoli sensibili… tutto questo provocò un gemito più forte a Legolas, che strinse maggiormente la presa su di lei, e lentamente la mano abbandonò il morbido petto per scendere lungo la sua coscia, prima toccandola poi sollevandola per permettere un contatto maggiore con il suo corpo.

La Dama di Rohan sussultò quando sentì l’eccitazione dell’uomo, ma più che altro per la sorpresa che per la paura, e non lo fermò quando lo sentì sollevarle le lunghe vesti marroni che indossava quel giorno quando era arrivata al Fosso di Helm, ma lo fece, a un certo punto, solo per condurre le sue mani sulla sua schiena dove c’erano i lacci che chidevano l’abito, e nel mentre lei si tolse anche il gilet di lana marrone…

Legolas fece scorrere i suoi occhi color del mare sul corpo completamente nudo che gli stava di fronte…. La pelle di Eowyn era chiara, ma non diafana come la sua,un delicato rosa lo caratterizzava, era morbida come una pesca matura.

Lasciò che gli occhi blu dell’elfo l’accarezzassero, e non disse nulla, anche se un po’ si vergognava. Nessuno mai l’aveva osservata come lui, e quando le loro iridi si incontrarono di nuovo, si avvicinò e gli aprì i pantaloni facendoli poi scivolare dai suoi fianchi.

 

- Legolas…-

 

- Eowyn… -

 

Non sapevano perché si erano chiamati per nome, senza aggiungere altro, ma forse si erano accorti che le parole in quel momento non servivano…. Erano talmente vicini che i loro respiri si mischiavano sui loro volti... Legolas alzò una mano accarezzando la guancia paffuta della donna, per poi affondarla nei lunghi capelli dorati, che le ricadevano sulla schiena mossi dalla calda brezza che soffiava sulla prateria in quella sera senza luna. Le loro labbra si incontrarono in un altro focoso bacio e lentamente scivolarono a terra, stendendosi sui propri abiti.

L’elfo cominciò a lambirle il collo, trascinando appena le labbra, e fermandosi per qualche leggero morsetto, che non lasciasse il segno, e ad ogni gesto veniva ripagato da un sospiro o da un gemito. Si spostò verso il seno e lì non si risparmiò in leccatine e morsetti che fecero più volte fremere di piacere la sua vittima … era la prima volta che viveva una cosa simile, ma gli venne tutto molto naturare…le sue mani a volte sostituivano la bocca, altre procevano con lunghe e sensuali carezze lungo le coscie e i fianchi.

Eowyn era deliziata da tutto quello che stava succendo, l’elfo la stava lentamente facendo impazzire, ma con una dolcezza, e delicatezza uniche, si sentiva completamente in balia sua! In un momento decise che non voleva solo subire e quindi invertì le posizioni e dedicò tutte le sue attenzioni a quel petto che prima le aveva provocato non pochi brividi al solo vederlo e sfiorarlo con le punta delle dita. Le sue labbra umide non si risparmiarono dal soddisfarlo, e sentiva che la mano nei suoi capelli accentuava la presa e il respiro diventava pesante….

 

Si torturano e scoprirono così per diverso tempo, l’eccitazione aumentava esponenzialmente ogni volta che i loro corpi si toccavano, finchè la passione non li bruciò totalmente e Legolas entrò in lei. Lento. Dolce. Ritmico. Inesorabile. Gli affondò le unghie nelle spalle ma dopo un attimo di dolore si spinse verso di lui, per approffondire quel contatto, che li portava in un mondo solo loro….

 

…Le goccioline di sudore, scorrevano lungo i loro corpi,… incontrandosi,… unendosi… e dividendosi per andare a morire sul pavimento coperto dai loro abiti. Restarono uniti per un tempo lunghissimo, … muovendosi prima velocemente con piccole spinte che li facevano sussultare,… seguite da altre lunghe e profonde che scuotevano loro in profondità, quasi nell’anima…. Legolas si sorreggeva sui gomiti per non gravare troppo addosso alla donna, i lunghi capelli scoposti che gli ricadevano sul volto corrugato, gli occhi chiusi, le mani vicino al volto di lei che ogni tanto accarezzava…. Eowyn sfiorava i muscoli contratti della schiena di lui seguendo quel ritmo che li guidava, fino a quando raggiunto quasi il limite, alzò le gambe per approffondire ancora di più la penetrazione. E insieme raggiunsero il piacere, che fu come una scarica elettrica che li lasciò esausti.

L’elfo perse per un momento tutta la sua forza e si lasciò cadere sulla dama, che lo strinse a se senza rendersene conto. Restarono così fino a quando i cuori ricominciarono a battere con regolarità, e i restiri a essere normali. Legolas si sollevò per osservarla e vide una piccola stilla sfuggirle dagli occhi grigi e senza pensare l’asciugò con un dolce bacio sulla tempia. Lei in risposta gli sorrise, non dissero una parola. Restarono in silenzio, uno tra le braccia dell’altro fino a quando non si addormentarono.

 

Un raggio di un debole sole destò l’elfo, da quel sonno che lo aveva catturato rare volte nella sua lunga vita. Aprì lentamente gli occhi, ma non riconobbe subito que posto: era un lungo corridoio di pietra grigia, con delle finestre ad arco su un lato, e alcune porte sull’altro. Come ci era finito lì? E perché stava dormendo sul pavimento? Poi fu scosso da un brivido di aria fredda e si accorse di essere coperto solo da uno dei mantello chei Dama Galadriel aveva donato alla Compagnia quando avevano lasciato Lothlorien… e accanto dormiva tranquillamente Eowyn, con un dolce sorriso sulle labbra e i lunghi capelli sparvi sugli altri abiti.

La fissò un attimo stupito, ma poi si ricordò di ogni cosa vissuta quella notte, e non potè evitare di sentire un intenso calore sulle guance. Non si era mai comportato così avventatamete, quella notte aveve solo seguito quello che il suo corpo anelava.

 

- Buon giorno Legolas – la dolce voce di Eowyn lo riscosse dai suoi pensieri facendolo girare di scatto.

 

- Buon Giorno Dama di Rohan – le sorrise.

 

Istintivamente la donna si accocolò sulla spalla dell’elfo, per sentire il suo calore e farsi stringere di nuovo da quelle braccia forti ma premurose che la notte prima le avevano dato tanto e sorrise quando sentì la calda mano dell’altro sul fianco.

 

Restarono così fino a quando i raggi del sole non illuminarono totalmente il corridoio.

 

- Grazie – Eowyn aveva sentito il bisogno di dirlo.

 

- Per cosa? – Legolas era stupito da quella parola.

 

- Per avermi fatto sentire: importante, amata, unica, e soprattutto per avermi fatto ribattere il cuore che credevo si fosse fermato quando Gimli ha pronunciato quelle due parole stamane quando siete tornati dallo scontro con i Mannari. – mentre diceva questo gli accarezzava delicatamente il petto con la punta delle dita disegnando figure misteriose.

 

- Beh, allora ti devo ringraziare anch’io, poiché anche tu mi hai donato tutto questo e anche la conoscenza di qualcosa che non ho mai conosciuto in tutta la mia vita – sospirò sereno al ricordo di quel fuoco che si era impadronito di lui.

 

Restarono abbracciati per un po’, mentre i rumori intorno a loro cominciavano ad intesificarsi… entrambi sapevano che il loro cuore batteva solo per una persona ma non avevano voglia di lasciarsi, perché era maledettamente piacevole sentire il profumo così diverso dell’altro, il calore del corpo, il battito ritmico al centro del petto…

 

- Mio zio mi starà cercando! – Eowyn aveva spalancato all’improvviso gli occhi e si era alzata di scatto! E in pochi attimi era quasi totalmente vestita sotto gli occhi sputefatti dell’elfo che ancora era solo coperto dal mantello grigio/verde.

 

Prima di andarsene gli lanciò un'altra ultima occhiata e con un sorriso dolcissimo – Grazie – e corse via.

 

Legolas non negava di essere parecchio stupito, ma senza indugio cominciò a ricomporsi. Doveva cercare Gimli e decidere che cosa fare quando all’improvviso una strana sensazione si impadronì di lui. Era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, non era un dolore, ma neanche un piacere. Senza trovare risposta si diresse verso le armerie dove trovò il nano intento a fumare la lunga pipa mentre osservava gli armaioli affilare le lame delle spade.

 

Senza parlare stettero insieme a lungo, ognuno perso nei propri pensieri. L’elfo cercava ancora di identificare quella sensazione….

 

Era il primo pomeriggio, e il debole sole veniva spesso oscurato da grigie nuvole cariche di pioggia, le distese che si estendevano davanti al Fosso di Helm, erano tranquille, nessuna creatura le attraversava… solo la solita brezza, che profumava di pioggia, scuoteva le fronde dei pochi alberi e i fili d’erba.

Eowyn era impegnata ad organizzare le provviste, e le sistemazioni nelle grotte con le altre donne, e cercava di dar loro coraggio. Ogni volta che incrociava i loro occhi, non poteva fare a meno di scorgerci tristezza, disperazione e rassegnazione ed era quello contro cui lei combatteva da anni. Senza volerlo la sua mente tornò agli ultimi momenti passati al Palazzo d’Oro di Edoras.

 

- Cosa temi mia Signora? – la voce di Aragorn era riusuonata nella navata principale del palazzo dopo che le lame delle rispettive spade si erano incrociate.

 

- La gabbia – aveva risposto per poi aggiungere – Stare dietro le sbarre finchè l’abitudine e la vecchiaia le accettino, e ogni occasione di valore sia diventato un ricordo o un desiderio -

 

- Tu sei figlia di re … una scudiera di Rohan. Non credo che questo sarà il tuo destino– così aveva commentanto le sue parole, e incurvando leggermente le labbra in un sorriso mentre si inchinava, l’aveva lasciata sola a preparare le ultime cose per l’imminente partenza.

 

Durante il viaggio alla Fortezza, le aveva parlato del ciondolo che portava al collo e scherzato con Gimli, e lei lo aveva guardato con occhi pieni di ammirazione quando le aveva rivelato di essere uno dei discendenti di Numenor, e non era riuscita a spiccicar parola quando aveva conosciuto la sua vera età…. Che cosa le aveva detto la sera precedente Legolas? Ennas ad estel… c’è speranza! E lei voleva credergli. Non voleva e poteva accettare il fatto che Aragorn fosse perito!

… ma non era quello il momento di pensarci! Doveva rimettersi al lavoro c’erano tante cose da fare!

 

Legolas sedeva sulle scale, che portavano al cuore della fortezza, da solo. La faretra allacciata sulla schiena, e l’arco tra le mani. Non faceva caso alla gente che lo osservava meravigliata, interrompendo la frenesia dei preparativi. Aveva ancora quella sensazione, ma ora gli era più chiara, era diventata una certezza… aveva sentito il pensiero di Arwen rivolto al ramingo,…"Possa la grazia dei Valar, proteggerti"… sapeva che grazie a quelle parole sarebbe tornato, non doveva fare altro che attendere….

 

- E’ vivo!! – quel sussurro giunse alle sue orecchie, inaspettato e non subito inteso a chi poteva riferirsi.

 

- E’ vivo! – la gente di Rohan non faceva che ripeterlo!

 

- Dov’è? Dov’è? Fate largo! Io lo ammazzo! - Gimli, facendosi largo tra la folla raggiunse Aragorn, che era sceso da cavallo, e lo strinse in una morsa affettuosa, aggiungiendo – Tu sei l’uomo più fortunato, più scaltro e più avventato che io abbia mai conosciuto. Che tu sia benedetto!. -

 

-Gimli dov’è il re?- la voce ansante del ramigo interruppe il nano che con un gesto della testa gli indicò la Sala dove Theoden e i suoi collaboratori stavano discutendo il da farsi per proteggere la popolazione.

 

Aragorn, attraversò i portici, con lo sguardo basso e la mente altrove…, dove si imbattè in Legolas…. L’elfo quando lo vide sentì la gioia scorrergli nelle vene, voleva abbracciarlo, dirgli che era contento di rivederlo, … ma l’unica cosa, invece, che fece fu dire – Sei in ritardo

Il ramingo lo guardò con quegli occhi azzurri, e quel mezzo sorriso sulle labbra senza commentare nulla, mentre gli appoggiava una mano sulla spalla.

Lo sguardo blu accarezzò tutto il corpo ferito e sporco dell’uomo, che nonostante era virilico – Che brutto aspetto.. - gli scappò una leggera risata e anche la smorfia dell’altro si allargò in un sorriso caldo…. Legolas alzò la mano e l’allungò verso Aragorn senza mai interrompere il contatto visivo. Le sopraciglia scure si aggrottarono un attimo, ma la mano sporca si sollevò e prese quello che gli veniva posto e involontariamente strinse le dite sottili dell’elfo. Solo quando percepì qualcosa di fresco e delicato, abbassò lo sguardo per osservare… l’Evenstar… pensava di averlo perduto. Lo osservò nuovamente, tirando un profondo sospiro. Poi i suoi occhi si fissarono in quelli dell’amico – Hannon le – e come risposta ricevette un dolce sorriso, quello stesso che lo faceva fremere e non sapeva spiegarsi il perché.

Legolas con la coda dell’occhio vide che la dama di Rohan abbandonare quello che stava facendo e avvicinarsi a loro, ma si bloccò quando vide che lui restituiva il medaglione ad Aragorn…appena i loro sguardi si incrociarono vi lesse rabbia verso di lui per non averle dato una possibilità di sognare, rabbia verso qualcuno, ma anche tristezza….

Fu il primo a distogliere lo sguardo e a seguire Aragorn nella Sala del trono, dove lo trovò a parlare con Theoden, riguardo all’immenso esercito che Sauron aveva appena sguinzagliato e che inesorabile stava per raggiungerli.

 

Passarono così alcune ore, aiutando il re e gli altri uomini di Rohan ad organizzarsi….

 

Aragorn cercava di far ragionare l’anziano sovrano… ma con pochi risultati, un rancore gli invadeva il corpo…

 

… - Non vengono a distruggere le culture o i villaggi di Rohan, ma la popolazione, fino all’ultimo bambino. –

 

- Che cosa dovrei fare io? Guarda i miei uomini. Il loro coraggio è appeso a un filo. Se deve essere la nostra fine, allora farò far loro una grande fine, che venga ricordata per sempre. – una grande fine? Era praticamente un suicidio, lo sapevano tutti ma che altro avrebbero potuto fare?

 

- Invia messaggeri mio Signore, tu devi chiedere aiuto. – la voce roca di Aragorn riecheggiò su una delle torri vedetta della cinta muraria

 

- E chi verrà? I Nani? Gli Elfi? Non siamo fortunati come te nelle amicizie. Le vecchie alleanze sono morte. – Theoden rispose con sarcasmo.

 

- Gondor risponderà! – fu la pronta risposta del ramingo.

 

- Gondor? – al nome del regno confinante, il re si avvicinò all’uomo e con odio disse

- Gondor? Dov’era Gondoro quando cadde l’Ovestfalda? Dov’era Gondor quando i nostri vicini ci hanno circondato? Dov’era Gon…. No mio Signore Aragorn, noi siamo soli! – … questo fu tutto quello che il Signore dei Cavalli disse prima di chiamare a se i due sottoposti e proseguire il suo cammino lungo le alte Mura della Fortezza.

 

Il ramimingo capendo che non avrebbe potuto fare altro, decise di scendere e dirigersi verso le armerie, quando una voce cristallina lo chiamò - Aragorn – Eowyn si stava facendo largo tra la folla e appena li raggiunse – Sarò mandata con donne nelle grotte -

 

- E’ un incarico onorabile– le disse

 

- Per badare ai bambini, trovare cibo e letti quando gli uomini tornano. Che rinomanza c’è in questo – i suoi occhi grigi scrutavano il volto dell’ uomo che l’ascoltava in silenzio.

 

-Mia Signora, c’è un momento di valore senza rinomanza? A chi si rivolgerà la tua gente nell’ultima difesa? – le chiese, anche se sapeva che non l’avrebbe convinta.

 

- Lasciami restare al tuo fianco– la sua voce era una supplica mentre gli occhi le si inumidivano.

 

- Non è in mio potere comandarlo - la sua voce era ferma e sicura.

 

- Tu non imponi agli uomini di restare. Lottano al tuo fianco perché non vogliono separarsi da te…perché ti amano – lo aveva detto, si era esposta più di quanto non avesse voluto, ma ora non poteva più farci nulla… lo guardò un altro momento prima di chinare la testa e scappare tra le persone, nascondendo le lacrime che le scorrevano sulle guance.

 

Aragorn la vide allontanarsi correndo, fece per inseguirla, quando si sentì chiamare – Sire Aragorn posso scambiare due parole con voi? – era uno dei fidi collaboratori di Theoden.

 

- Certamente – rispose il ramingo.

 

- Gimli, ci ritroviamo nelle armerie – Legolas aveva gli occhi persi nella folla e senza aspettare una risposta si mise a inseguire la donna.

 

Sembrava che le altre persone presenti non esistessero, le scartavano con una rapidità e una semplicità unica. Finalmente l’elfo riuscì a raggiungerla, nonostante i numerosi richiami, nello stesso corridoio della sera precedente… le mani strette a pugno sul davanzale, la testa chinata e i lunghi capelli biondi che nascondevano il volto, e le spalle che sussultavano.

 

- Eowyn – il tono era dolce, poteva sentire il dolore.

 

La dama si girò di scatto, scandagliandoglisi addosso gli occhi lucidi ma carichi di rancore mal celato. – Perché l’hai fatto? Perché? Perché? Perché? – ogni domanda era un pugno sul petto.

 

Legolas rimase un attimo spiazzato da quelle accuse e soprattutto dalla reazione, prima cercò di bloccarle le braccia, ma poi comprese… l’Evenstar, quello che teneva legato Aragorn ad Arwen… il segno del loro amore. – Non sarebbe servito a nulla non restituirglielo – rispose semplicemente allonatandola leggermente da se stesso per poterla guardare in volto.

 

- Ma mi potevi dare una speranza – rispose mentre altre stille salate le bagnavano le guance.

 

- Eowyn, quel gioiello è solo un simbolo di una promessa, non la promessa stessa! Quella è indistruttibile. Aragorn non lascerà mai Arwen – rispose convinto.

 

- Ma lei ha lasciato lui… me l’ha detto venendo da Edoras. Lei è partita, rinunciando all’amore, e quindi perché lui deve restare legato a qualcuno che non è più qui… che non ha avuto il coraggio di lottare per questo grande amore che li lega? – la gola le bruciava e anche le braccia imprigionate nella morsa dell’elfo non era piacevole ma non si lamentò.

 

- Sei così certa che Arwen sia partita? – Legolas si stupì delle sue stesse parole.

 

- Questo è quello che mi ha detto lui! – le grida si smorzarono…. Eowyn con uno strattone si liberò girandosi di nuovo verso la brulla prateria.

 

- So cosa provi, ma non possiamo farci nulla, solo pregare i Valar per la loro felicità. – ormai lui se ne era fatto una ragione, erano anni ormai che era a conoscenza dell’assoluto amore tra Estel e la dama d’Imladris… all’inizio aveva pensato di non reggere il dolore, ogni volta che lo vedeva il suo sangue cominciava a bruciare, lo stomaco si contraeva in una morsa, e perdeva il senso della realtà quando scorgeva quegli occhi azzurro chiari tristi per qualcosa ma che diventavano limpidi e felici solo quando si posavano su di lei… poi col tempo aveva imparato a gestire le emozioni e ora gli importava solo dell’amicizia dell’uomo… o almeno voleva convincersi che fosse così.

 

- Legolas… - non si girò nemmeno.

 

- Lo so, e poi Aragorn mi starà aspettando all’armeria – e con questo si allontanò.

 

A quel punto la Dama di Rohan, si lasciò cadere in ginocchio nascondendo il volto tra le braccia e ricominciò a piangere mentre la brezza leggera le sollevava i lunghi capelli.

 

L’armeria era una piccola stanza ricavata in una grotta all’interno della montagna, separata dal resto della fortezza…. Era ben attrezzata: con spade, archi, lance e scudi, tutti disposti ordinatamente sulle grandi tavole di spesso legno, e lungo i muri… in un angolo in fondo c’erano una serie di scaffali dove erano conservati gli elmi, le cotte di maglia e altre protezioni…. I tre compagni si guardarono in giro, mentre la popolazione di Rohan prendeva quello che i soldati di Theoden porgeva loro…

 

- Stalieri, maniscalchi, coltivatori, … questi non sono soldati. - il solo commento che fece Aragorn, mentre i suoi occhi azzurri scorrevano sulle persone.

 

- Molti di loro hanno visto troppi inverni… - Gimli in faccia aveva un’espressione molto scettica

 

- …o troppo pochi – Legolas aggrottò le sopraciglia, prima di proseguire – Guardateli, sono spaventati. – la sua voce profonda attirarò l’attenzione… sembrava che tutto fosse si fosse fermato… così prosegui in elfico in modo che solo Aragorn potesse capirlo – Glielo si legge nei occhi – fece una piccola pausa girando le spalle a tutto, prima di proseguire – E hanno ragione. Trecento contro diecimila? -

 

- Hanno più speranza di difendersi qui che ad Edoras – la risposta del ramingo fu istantanea e sicura.

 

- Non possono vincere questa battaglia. Moriranno tutti!– il tono era più di quello che in realtà voleva, non dubitava del valore e della capacità di Aragorn di farsi seguire dagli uomini di Rohan ma pronunciò lo stesso quelle parole.

 

- E io morirò come uno di loro- Raramente l’Uomo alzava la voce o perdeva il controllo… e quella era una di quelle occasioni! Senza guardare nessuno si girò e lasciò l’armeria. Legolas fece per seguirlo, voleva scusarsi, ma una grossa mano callosa glielo impedì.

 

- Lascialo andare! Lascialo stare! – Gimli sapeva che non era il caso di seguirlo.

 

Arrivò il tramonto che preannunciava una sera di nubi senza luna e stelle. Aragorn aveva girovagato tutto il pomeriggio, senza meta, tra la gente che lentamente si recava nelle caverne, o prendeva posto per la battaglia, e come aveva detto Legolas, nei loro occhi non vedeva altro che paura…. Arwen, prima di partire, gli aveva detto "se non credi in nulla, credi in questo, credi in noi…", e così aveva fatto… ma ora?…. Era seduto sulle scale che portavano alla Sala del Trono e i suoi occhi azzurri vagavano per lo più persi nel suo passato a Granburrone… quando vide un ragazzino… aveva, all’incirca, dodici – tredici anni e si guardava in giro smarrito….

 

-Dammi la tua spada – attirò la sua attenzione e il ragazzo gli si avvicinò.

 

- Come ti chiami? – la sua voce era una tonalità più bassa del solito mentre prendeva dalle mani tremanti la spada che gli veniva posta.

 

- Haleth, figlio di Hàma, mio Signore. Gli uomini dicono che non sopravviveremo alla notte. Dicono che non c’è speranza – sorrise amaramente… sapeva che quelle parole erano vere, ma non poteva certo dirlo al giovane…. Cercò di fargli coraggio…

 

- E’ un’ottima spada, Haleth figlio di Hàma. C’è sempre speranza. – c’è sempre speranza… ne era convinto! All’improvviso aveva sentito dentro di sé una nuova forza... ignorava da dove venisse, ma non era importante! Ora sapeva cosa doveva fare, e la prima cosa era rincuorare chi gli chiedeva aiuto.

 

Si diresse a passo spedito verso l’armeria dove aveva lasciato la spada, e i suoi vari accessori…. Era vuota come si era immaginato, e si prese un momento per pensare e tirare una boccata alla sua lunga e sottile pipa… il primo regalo di Arwen, quando era tornato a Granburrone dopo il suo lungo viaggio verso Minas Tirith, allora erano ancora amici d’infanzia, se così si poteva dire… non avevano ancora scoperto i sentimenti che li legavano….

In tutto quel pomeriggio, tra le mille domande che avevano affollato la sua mete non si era chiesto il perché di quella reazione di Legolas… erano stati insieme in molte situazioni, sempre fianco a fianco, non dubitando mai l’uno dell’altro, aiutandosi sempre, senza riserve, rischiando anche la propria vita per quella dell’altro, e ora perché? Ammettava che essere in trecento contro dieci mila aveva un che di suicidio, ma aveva l’impressione che non fosse solo quello… che quegli occhi blu come il mare gli stessero nascondendo qualcos’altro… l’elfo era sempre stato coraggioso e pronto a battersi, quindi non era paura… ma qualcos’altro di più profondo… perché se ne accorgeva solo ora, e perché il suo cuore gli sussurrava con insistenza di non porsi domande proprio in quel momento e di ingorare come aveva sempre fatto??? Era vero che aveva ignorato Legolas?... evitò di rispondersi.

Loro erano amici… ma nel senso umano del termine: la loro era una vera amicizia fatta di chiacchere, scherzi, discorsi seri, sostegno nei momenti seri… se la ricordava come se lo avesse davanti agli occhi in quel momento, la reazione dell’elfo durante il Consiglio di Elrond quando Boromir lo aveva chiamato "semplice ramingo"…. Sorrise… anche se poi la smorfia perse la sua gioia quando consapevolizzò che lui e Legolas non parlavano di nulla da quando erano partiti da Imladris… solo poche parole… fino a quel pomeriggio….

Basta! Doveva vestirsi e uscire sulle mura della fortezza per controllare che tutto fosse pronto per la guerra, doveva rimandare i pensieri a quando tutto sarebbe finito…. Ma se non ci fosse stato un dopo? Se uno dei due fosse perito?... No! Non portava bene fare quel genere di pensieri e poi conosceva più che bene l’abilità dell’altro, non gli sarebbe successo nulla.

 

Infilò la cotta di maglia, sopra alla tunica bordeaux che aveva indossato all’arrivo a Edoras, prese la casacca di pelle sguarcita e cominciò ad annodare saldamente i vari lacci … sistemò la cintura, legò il pugnale che gli aveva donato Celeborn quando aveva lasciato Lothlòrien, fece per prendere la spada ma non era più al suo posto sul tavolo…. Legolas gliela stava porgendo, con un sorriso… e quelle deliziose fossette che rendevano quel volto perfetto più bello….

 

- Finora ci siamo fidati di te. Non ci hai mai deluso. Perdonami. Sbagliavo a disperarmi– voleva dirglielo da tanto tempo… lui si fidava del ramingo e questo non l’aveva mai deluso, in nessuna circostanza…. Aveva abbassato gli occhi poiché si vergognava di aver dubitato….

 

- Non c’è nulla da perdonare, Legolas. – Aragorn mise una mano sulla spalla dell’amico e fece per tirarlo a sè in un abbraccio… era la prima volta che voleva fare una cosa del genere, ma venne interrrotto da una voce possente alle sue spalle, e si girò a guardare.

 

-Se ci fosse tempo la farei sistemare. - Gimli aveva appena infilato una delle poche cotte di maglia che gli andassero bene, ma per un nano era decisamente lunga… guardò le facce divertite e meravigliate dei suoi compagni di ventura… e sentì il bisogno di aggiungere – E’ un po’ stretta sul torace. – Aragorn e Legolas sorrisero quando un suono lontano li distrasse.

 

- Non è il corno degli Orchi – l’elfo corse fuori dall’armeria seguito dal ramingo.

 

- Ma com’è possibile? – Re Theoden stava scendendo le scale di una delle torri vedetta… il suo volto era puro stupore…

 

- Porto notizie da Elrond di Rivendell. Un’alleanza, esisteva una volta tra Uomini ed Elfi. Molto tempo fa abbiamo combattuto e siamo morti insieme. Siamo qui per onorare questa lealtà – Haldir, il capo degli arceri elfici, si fece avanti in tutto il suo spendore. Il suo sguardo era fiero e severo, ma quando vide sopraggiungere Aragorn seguito a ruota da Legolas non potè evitare di aprirsi in un caldo sorriso.

 

- Sei più che ben venuto. – il ramingo si poggò una mano sul cuore, come era consuetudine salutare tra gli elfi, ma poi cambiò idea e abbraccò fraternamente il nuovo arrivato, che rispose. Anche Legolas si avvicinò per i soliti convenevoli.

 

Haldir, sempre con la sua voce sensuale e con lo sguardo altero rispose- Siamo orgogliosi di combattere al fianco degli Uomini, ancora una volta –

- Gimli perché non aiuti re Theoden ad illustrare la situazione al nostro ospite, ci vediamo sulla cinta muraria appena avrete finito – Aragorn, non si rese nemmeno veramente conto di aver detto quelle cose… ma quando aveva visto l’anziano re allontanarsi, la sua mente aveva agito da sola.

 

Il nano innarcò, per quanto possibile, una folta sopraciglia, ma acconsentì, e seguì il gruppo su per le scale.

 

Legolas fece per fare lo stesso, ma una mano grande e rovinata dai continui combattimenti lo bloccò, si girò verso l’uomo che gli disse– Non è necessaria la tua presenza, quindi seguimi - e si incamminò su per un'altra rampa di scale. L’elfo era curioso di avere una spiegazione per quel comportamento.

 

Camminarono un po’, sotto gli occhi stupiti di chi incontravano... fino a quando non giunsero in cima al Tromba Torrione. L’elfo conosceva quel posto… era lo stesso dove aveva parlato, e non solo, con Eowyn la prima volta, e dove l’aveva rincorsa quello stesso pomeriggio….

Calò un silenzio pesante… Aragorn guardava le nubi scure e cariche di pioggia avvanzare, l’elfo fissava l’uomo in attesa di qualche segno.

 

- Perché non parliamo più? – la voce del ramingo era bassa, gli occhi sempre puntati all’orizzonte.

 

L’altro aggrottò un attimo la fronte e respirò profondamente… - Forse perché ora le nostre priorità sono diverse e richiedono tutta la nostra attenzione. –

 

Ancora quel silenzio… minuti interminabili… solo i rumori provenienti dall’esterno.... – Desideri dirmi qualcosa Legolas? – lo aveva sempre guardato negli occhi quando gli parlava ma quella volta non ci riusciva e non sapeva il motivo… forse era tutto dovuto a quella strana voglia che l’aveva catturato quando l’altro gli aveva chiesto perdono….

 

- Io… - poteva essere la sua occasione… non ce la faceva più a tenersi tutto dentro… - No Estel non desidero dirti nulla – e abbassò lo sguardo.

 

- Era tanto tempo che non mi chiamavi così – le labbra si incresparono in un sorriso. – Ormai era solo un ricordo… - quelle parole non erano altro che un bisbiglio, ma era certo che con il suo acuto udito l’elfo l’aveva percepito.

 

Non sapeva che dire… e senza poterlo evitare si avvicinò un po’ all’uomo che imperterrito non volgeva lo sguardo verso di lui. – Scusami -

 

- Non ti devi scusare di nulla – inghiottì a vuoto… voleva abbracciarlo, stringerlo fra le sue braccia… essere ricambiato e prendere la forza che stava venendo meno da quell’amicizia importante, ma non lo aveva mai fatto prima e non sapeva come poteva reagire.

 

- Estel… - doveva riuscirci, anche se si era ripromesso di non rivelare mai i suoi sentimenti….

 

- Cosa Legolas, dimmi? – finalmente si era girato, e l’azzurro si perse nel blu intenso.

 

No! No! No! Non doveva, non poteva, ma lo voleva…. No! Lui apparteneva ad Arwen… e poi rovinare quel legame di fiducia e amicizia per qualcosa di assurdo sarebbe stato atroce. Doveva andarsene da quel corridoio! - Scusami, ma devo andare – abbassò gli occhi.

 

- Piantala di scusarti per ogni cosa! – era la seconda volta che alzava la voce in una giornata, e questo era strano, ma non sopportava quel continuo scusarsi da parte dell’altro. – Dimmi invece che ti prende! – ora lo fronteggiava, faccia contro faccia. I pugni serrati lungo il corpo.

 

- Non mi prende nulla – si stava arrampicando sugli specchi, sapeva che l’altro non se la sarebbe bevuta.

 

- Non mi hai mai nascosto nulla! Siamo sempre stati sinceri l’un con l’altro, perché ora mi fai questo? Non merito più la tua stima? – la voce del ramingo era di nuovo dolce, mentre lo sguardo accarezzava il volto dell’elfo.

 

- Non hai solo la mia stima, ma la mia amicizia, il mio totale appoggio… il mio a… affetto – stava per dire amore ma si era corretto in tempo.

 

- E allora? – lo avrebbe costretto a confessare! Voleva sapere. Doveva sapere….

 

- Allora cosa? – aveva l’impressione di giocare col fuoco.

 

- Legolas non ho la pazienza di un elfo! – stava cominciando ad alterararsi sul serio!

 

- Non ti sto nascondendo nulla Estel, credimi! – riuscì a reggere il suo sguardo.

 

- Non è vero! Lo sai tu e ora lo so anche io! Non so perchè mi stai mentendo, ma in tanti anni non l’avevi mai fatto, e questo mi ferisce profondamente! – chinò il capo e fece per andarsene mentre il suo cuore gli diceva di restare e affrontare la cosa invece che scappare come mai aveva fatto, perché sapeva esattamente cosa fare ma aveva paura… un incredibile paura.

 

- Estel no… - Legolas lo vide allontanarsi e senza pensare lo bloccò per un braccio facendolo girare verso se stesso e poggiò le labbra tremanti su quelle dell’altro. Non aveva ragionato, quando l’aveva visto andarsene il suo istinto aveva deciso il da farsi, e sapeva bene che se l’altro se ne andava quella volta, nulla sarebbe stato più come prima, e lui era sceso troppe volte a compromessi con se stesso e non l’avrebbe fatto un’altra volta… sapeva che con quella mossa probabilmente si stava giocando quello che aveva di più caro ma ormai per i ripensamenti era troppo tardi….

 

Aragorn, dapprima spalancò gli occhi, quando sentì le sottili e fresche labbra dell’altro, ebbe l’istinto di allontanarsi perché non poteva esserci questo tra loro, ma poi una vocina che fino a quel momento aveva sempre costretto al silenzio si fece possente e gli ordinò di non scappare. Di restare e affrontare tutto e per una volta essere veramente sincero con se stesso.

 

Le loro bocche si incontrarono per molto tempo, prima con timore e velocià, poi sempre con più malizia e ardore incrociando le lingue avide di iniziare una sensuale battaglia…. Ma a un certo punto si staccarano… le labbra gonfie e arrossate, il sapore dell’altro ancora su di esse, l’andrenalina che li aveva attraversati che circolava ancora libera nel loro sangue… e la consapevolezza che per anni erano fuggiti davanti a qualcosa di immensamente grande.

 

Il primo a prendere la parola fu Aragorn, gli occhi azzurri, che trapelavano determinazione ma anche dolcezza, scrutavano il volto perfetto ed eterno del suo migliore amico che in quel momento aveva le gote leggermente arrossate e gli occhi fissi su una pietra del lungo corridoio coperto…. – Ti voglio bene… - la sua voce era talmente fievole che gli venne il dubbio di averle veramente pronunciate quelle parole… quindi fece una piccola pausa e contrasse la mandibola… doveva riuscirci… non era poi così difficile, bastava parlare con sincerità. Sapeva che tutto era nelle sue mani, che l’altro avrebbe accettato ogni cosa, restandogli comunque amico e continuando ad appoggiarlo, ma la sua amicizia non gli bastava più e con le labbra increspate in un lieve sorriso… - Io ti voglio bene… - detto questo proseguire fu molto più facile, soprattutto quando incrociò gli occhi profondi di Legolas, che non appena realizzò quelle parole lo alzò di scatto puntandolo sul ramingo - Come nella mia vita non è accaduto mai,… così profondamente che ho paura di me,… - era vero, neanche il sentimento che lo legava ad Arwen era così - Di questo smisurato amore che adesso provo per te… – i lapislazuli dell’elfo si velarono di lacrime - Io ti desidero,… un desiderio nuovo che mi tormenta, - la sua bocca stava rivelando tutto quello che da tempo aveva nel cuore e non gli riusciva di arrestarla - Talvolta mi domando com’è possibile che mi debba addormentare, mi debba risvegliare, andare e ritornare e avere te sempre davanti a me, negli occhi miei, nei miei pensieri, in ogni istante della mia vita… io ho bisogno di te, come la barca ha bisogno del mare per poter andare, la primavera ha bisogno del sole per poter fiorire, la farfalla di un fiore, un bimbo di una mano che l’accompagni, un cane di un padrone, e del vento l’aquilone per poter volare… e io di te, sempre vicino a me in ogni istante della mia vita. – era vero l’altro era quasi sempre stato presente nella sua vita, in tutti i viaggi più pericolosi, l’erede di Bosco Atro camminava al suo fianco senza indugio…. - Ma come hai fatto a farmi perdere così la testa?… non so nemmeno quando è cominciato, so soltanto che nella mia vita è la prima volta che dico veramente Ti voglio bene. – una mano segnata dalle numerose battaglie andò ad asciugare la lacrima che rigava la guancia di Legolas, il quale si aprì in un dolcissimo sorriso.

 

L’elfo per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare il ramingo fino a quando non gli era sfuggita quella stilla salata, ma che era di pura gioia. Nessuno in oltre duemila anni gli aveva rivolto parole più belle e il suo cuore era felice perché ora sapeva che era ricambiato. Senza attendere un momento in più si gettò tra le braccia di Estel baciandolo con passione.

 

Restarono così, appoggiati ad una degli archi delle finestre del corridoio del Tromba Torrione per un tempo che sembrò infinito… avevano annullato la realt che li circondava, niente più Unico Anello, niente più Uruk-hai, Orchi, Troll e Nazgul, niente più Saruman e Sauron… solo loro….

 

- Forse dovremmo andare – la saggezza elfica di Legolas si fece sentire anche se pronunciare quelle poche parole fu veramente penoso.

 

Aragorn, lo fissò un attimo contrariato, ma poi da lontano sentì il ruggito del Servi dell’Oscuro e si ricordò dei suoi doveri. Con un ultimo dolce sorriso al suo compagno si diresse verso la cinta muraria per cominciare la battaglia al Fosso di Helm.

 

FINE!

PS: grazie a tutti quelli che hanno letto la mia storia. Un pensiero va a Kira-83 per il suo sostegno. E se vi va passate a trovarmi al www.felpato.it