.|. Elen nìn, Estel nìn .|.

Capitolo Sei

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Fu proprio in quel momento che una delle poche persone che non doveva vedere quella scena, che non doveva sentire quelle parole, si fermò sulle scalinate del palazzo di Re Elrond. Impietrita, Arwen si era fermata tendendo le orecchie per ascoltare:

- Non posso dartele io Estel, questo è certo…

Era vero dunque. Lo sapeva da anni ormai ma non aveva mai voluto dirlo a nessuno, per paura che il dubbio divenisse realtà:

- Lo so Legolas, devo riuscirci da solo

Disse Aragorn lasciandosi scivolare lungo il tronco dell’albero che aveva alle spalle, fino a trovarsi seduto per terra. Nella sua mente si alternavano immagini e pensieri confusi. Doveva solo trovare il modo per risolvere il problema a quel punto. Solo che si sentiva talmente attratto dall’amico da sentirsi fuori posto. La  luce del crepuscolo lo illuminava, si rifletteva su i suoi capelli, lo rendeva bello, più del solito. Aragorn sentiva crescere dentro di se la stessa cosa che lo aveva spinto a baciarlo a Bosco Atro. Peccato che quella non fosse la situazione più consona  :

- Io non posso darti la soluzione ma ti starò vicino se è questo che vuoi

Non ora, non in quel momento…sentiva il calore della mano dell’amico attraverso la stoffa della camicia. Si era ormai concentrato del tutto o…o no? Aveva trovato la soluzione. Appariva talmente semplice da far pensare ad un qualche sicuro sviluppo negativo eppure doveva essere lei. Aragorn smise quindi di trattenere l’impulso di sfiorare l’amico e posò la mano sulla sua:
- Devo andare da Arwen e dirle tutto sinceramente e con franchezza, senza alcuna bugia

- Sapevo che ci saresti arrivato. Non sarà semplice ma ce la puoi fare, lo devi fare

Disse l’Elfo sorridendo e mettendosi a sedere di fianco all’uomo. Lo guardava nei profondi occhi blu. Percepiva qualcosa di diverso dal sollievo nella sua mente. Gli sembrò quasi di vedere arrossire il viso dell’uomo mentre sbatteva le palpebre, col profilo seminascosto nell’ombra. L’attimo seguente Estel si voltò trovandosi gli occhi di Legolas, azzurri e limpidi, puntati nei suoi.

 

 

Di là dagli alberi Arwen assisteva silenziosa alla scena. Triste destino il suo. Essere innamorata di un uomo che, dopo averla illusa, la stava per lasciare per un altro. Illusa da lui o illusa da sola? Forse entrambe, in quel momento non voleva stare a pensarci. Cercava solo di controllare il misto di rabbia e dolore che le lacerava il petto, senza risultati. Continuava solo a torcersi un lembo della gonna con le mani tremanti:

- Che cosa fai qui seduta Dama Arwen?

La figlia di Erlond si voltò e si trovò dinanzi un’Elfa di giovane età che conosceva bene, anche se non di persona. La protetta di Legolas, la trovatella affidatagli da Aragorn. La guardò con l’espressione dura di chi è stato disturbato in un momento sbagliato dalla persona sbagliata.

Perché, pur non conoscendola non aveva mai provato una gran simpatia per la giovinetta, che tante volte aveva occupato il tempo libero di Aragorn costringendolo lontano da casa.

Una cosa in quel momento entrò nella mente frastornata di Arwen. Un pensiero di cui sicuramente si sarebbe pentita e che cercò di seppellire:

- Niente Elen…pensavo?

- Ah, credevo stessi osservando Aragorn e Legolas. Sono andata a cercarli ma poi li ho intravisti dalla mia stanza e allora…

Li aveva visti…ma non sentiti. Arwen aveva il vago presentimento che anche lei sarebbe rimasta turbata dalla scena eppure non cerco di fermarla quando la vide sforzarsi per vedere oltre gli alberi. Non pensò davvero a quello che sarebbe potuto accadere, finché non vide anche lei. Legolas e Aragorn erano ancora seduti sull’erba, la distanza tra loro si fece ben presto da minima a nulla e entrambe li videro baciarsi.

 

 

Fu Legolas a fare il primo passo, a posare le sue labbra su quelle del ramingo lentamente, tentando di prolungare quel momento in cui i loro respiri si fusero. Quant’era che non lo faceva e che desiderava farlo! Quel bacio fu diverso dai pochi che si erano concessi nelle rare visite dell’uomo a Bosco Atro e quasi liberatorio per entrambi. Legolas sentì il corpo del ramingo rilassarsi al suo tocco, quando la mano si posò dietro la nuca, tra i capelli scuri percepì il suo cuore accelerare i battiti quando trovò socchiuse le labbra del compagno. Ma anche quella volta non andarono oltre, per non sciupare il momento. Legolas si allontanò quel tanto che bastava per guardare il bel viso di Aragorn illuminato da un sorriso malizioso:
- Mi hai preso alla sprovvista…

 

Elen taceva. Arwen taceva. Tutte e due fissavano la scena in silenzio. I due amici che parlavano sommessamente tra loro:

- Io non ci credo…

Sussurrò la giovane Elfa stringendo il corrimano di pietra delle scale. Per tutta risposta Arwen si alzò con decisione, lasciando le braccia rigide lungo i fianchi:

- Invece non hai altro da fare. Abbiamo scoperto entrambe la verità. Solo che io ero promessa ad un uomo che non mi ama, mentre tu…

Non terminò la frase ma salì le scale di corsa fermandosi in cima. Le lacrime volevano scendere ma lei non glielo permise e, messe indietro le spalle con aria dignitosa continuò:

- Buona fortuna Elen.

 

Dagli appunti di Elen

 

Buona fortuna ha detto. A tutto riesco a pensare fuor che alla fortuna. Lo sto aspettando, nella sua camera tentando di rimanere calma e tranquilla. Non voglio che sappia che l’ho visto con Aragorn, tutto deve rimanere come prima. Almeno per stanotte. Da domani non ci saremo né io né Arwen tra di loro a quanto pare e non voglio nemmeno pensare a quello che succederà.

Misteriosamente non si è accorto del mio nervosismo. Chi sa se è troppo impegnato a pensare a lui. Non mi resta che godermi questa tra le sue braccia, mentre mi accarezza il viso come ad una bambina. Solo che io non sono più una bambina, e lo scoprirà presto.

 

 

 

Il solo ancora non era sorto quando Aragorn decise di abbandonare la sua stanza. Aveva passato la notte solo, Arwen non si era fatta vedere e lui aveva tutte le intenzioni di togliersi di mezzo, di abbandonare il luogo senza dare troppe spiegazioni. Codardo? Forse, ma in quel momento aveva altre cose cui dedicarsi. Rinfoderò quindi la spada e scese le scalette che portavano al cortile:
- E così che intendi prendere congedo? Pensavi di andartene alle prime luci dell’alba, inosservato?

La voce di Arwen. Non appena alzò il capo, Estel se la trovò di fronte, bellissima come sempre coi lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle. Doveva tornare sui suoi passi e dirle tutto in quel momento, quindi:

- Io non tornerò

Non ce la faceva, vedersela davanti lo bloccava. Fece qualche passo avanti cercando di ignorarla:
- Sottovaluti le tue capacità in battaglia

Arwen parlava tranquilla, cercava di arrangiarsi, non voleva mollare, non voleva lasciarlo:
- Non mi riferisco alla morte in battaglia

- E allora a cosa?

Continuò la dama posandogli una mano sul braccio e cercando lo sguardo del ramingo, che invece tentava di sfuggirle:
- Hai la possibilità di un’altra vita, lontano da morte dolore e distruzione…non devi rimanere qui per me, non sprecare la tua esistenza per un uomo che non sa amarti

- No, non ti credo

Non ci credeva davvero. Non poteva essere il suo Aragorn quello che la stava abbandonando, che le stava restituendo il suo dono più prezioso, il bellissimo ciondolo elfico, che stava lasciando crollare ogni suo progetto, che amava con tutto il cuore. Lo amava davvero e fu per quello che, in un lampo di saggezza, gli chiuse la mano che le tendeva il gioiello e con gli occhi bagnati di lacrime gli disse:
- Tienilo, è stato un regalo

L’imbarazzo. Doverla salutare dopo averla delusa era orribile tanto quanto lo era il senso di leggerezza che si era impadronito del cuore di Aragorn. Ce l’aveva fatta, era libero. Certo, stava partendo per una missione pericolosissima, ma sapeva che avrebbe avuto al fianco il compagno perfetto che Legolas stava pian piano diventando e questo rendeva felice una piccola parte di lui:
- Non me ne volere cara Arwen, non piangere. Ho nutrito davvero qualcosa per te, ma non sono sicuro che fosse amore. Non voglio rischiare. E’ per il tuo bene

La baciò in fronte e poi la guardò ritrarsi:

- Forse sarà per il mio bene ma ora non riesco che a provare dolore…spero di rivederti. Spero di rivedervi entrambi

Enfatizzando l’ultima parola prese la direzione opposta a quella di Aragorn, che intanto rifletteva sul quel che aveva fatto e che avrebbe potuto fare.

 

 

 

Qualche ora più tardi Legolas si accingeva a partire. Elen lo guardava mentre si aggiustava la faretra sulle spalle. Cercava di inghiottire le lacrime. C’era quasi riuscita solo che, quando lui alzò gli occhi per osservare la stanza alla ricerca delle ultime cose dimenticate, si lasciò sfuggire un singhiozzo:

- Oh Elen, mi avevi promesso di non piangere!

- Lo so ma…non ci riesco!

Gli si gettò tra le braccia, facendolo indietreggiare:

- Non si piangono i morti quando ancora devono cadere

Esclamò prendendole il viso tra le mani, calde e morbide:
- Promettimi che non ti preoccuperai

Annuì soltanto per evitare di riprendere il pianto. Legolas odiava vederla così, gli s stringeva il cuore:
- Bene. Se non te la senti non occorre che tu…

- No, vengo. Voglio salutare anche Estel

Elen si staccò dal petto del suo protettore e gli lasciò lo spazio per uscire, poi mesta lo seguì, guardandolo camminare con passo deciso, splendido anche nei suoi semplici abiti da viaggio, fino al luogo dell’incontro:

Erano gia tutti pronti a partire e alla compagnia si era aggiunto anche un simpatico pony. Mancava solo Re Elrond con la sua benedizione.

 Nell’attesa Elen corse ad abbracciare anche Aragorn. In un momento normale si sarebbe arrabbiata con lui e Legolas ma non voleva lasciarli partire mentre dentro di se covava astio e gelosia. Si limitò a lasciare spazio all’unica idea che la poteva consolare: durante il viaggio si sarebbero aiutati a vicenda, protetti se necessario. Non si sarebbero mai trovati soli.

La cosa incredibile fu che, mentre camminavano con Gandalf in testa, sia Legolas che Aragorn si scoprirono convinti della stessa cosa. Sarebbe stata dura, certamente, ma con un complice vicino, con qualcuno con cui dividere un segreto, il tempo e le battaglie sarebbero passate più in fretta.