.|. Elen nìn, Estel nìn .|.

Una piccola premessa per chi legge questo capitolo. Chiedo perdono, perchè forse lo troverete noioso ma…è un capitolo di “transizione”, che serve a collegarsi con gli  altri. Non ho avuto il tempo di andare avanti col quinto e quindi dovrete accontentarvi (sembro troppo poco modesta? non è che poi faccio la figura di quella convinta di essere un genio?) Buona lettura e…se qualcono legge questa fict…commentate per favore! Mi aiutareste tanto!!!!!

Baci SaSa

 

Capitolo Quattro

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Per chi più, per chi meno, il tempo passò lasciando qua e là i suoi segni e portandosi via le cose meno importanti. Così fece anche a Bosco Atro. Tra il susseguirsi inesorabile delle stagioni tutto ciò che poteva cambiare, mutò il suo aspetto. Gli alberi cambiarono le foglie più e più volte, la neve si sciolse lasciando posto alla tenera erba primaverile sotto gli occhi di chi stava a guardare.

 

Caro Legolas

 Ho appena finito di leggere una tua lettera.Mi sembra di capire che anche tu inizia a sentire lo scorrere del tempo, caro amico immortale! Sono passati quattro mesi dall’ultima volta che ti ho visto e sento la tua mancanza ogni giorno di più…mi sembra impossibile che siano passati sette anni da quella volta…sai bene di che parlo. Mi trovo spesso a pensarci, a chiedermi come mai non mi balenò in testa nemmeno una volta l’idea che c’era Arwen ad aspettarmi a casa.Devo dire che ero molto preso! Da allora comunque non sono riuscito a rimanere insieme con te per più di un giorno. So che devi badare da Elen e io…io ho la mia Arwen. E’ la creatura più dolce che abbia mai trovato qui a Gran Burrone, e presumo (o temo?) che lei mi ami davvero. Io invece…ogni volta che arrivo a Bosco Atro sono assalito da dubbi e rimorsi. Mi sento un ipocrita nei confronti d’entrambi…anche quando tu dici di capirmi. Il fatto è che ancora non so qual è realmente il mio posto. Dividere i miei pensieri tra il presente, quello che mi hanno detto essere il mio passato, e il mio futuro mi rende fragile e nervoso. Solo tu potresti darmi consiglio, mellon nìn. Conto di tornare prestissimo, anche per vedere Elen.

Dalle un bacio da parte mia e aspettami…

 

                          Estel

 

Dagli appunti di Legolas:

 Ho appena finito di leggere la lettera di Estel. Me ne manda un’infinità in questo periodo e la cosa mi fa immensamente piacere, dato che ci vediamo molto di rado. Mi fanno molto riflettere i suoi discorsi. Se ci penso bene sette anni sono davvero lunghi. Io non sono cambiato, è vero, ma chi doveva e poteva lo ha fatto. Estel per esempio è diventato un uomo, e la sua vita inizia a definirsi. Il suo futuro in questo momento appare molto burrascoso, non so bene perché e spero sia solo una sensazione. Forse dovrei chiedergli se prova le stesse cose, ma non me la sento di rovinare i pochi momenti che riusciamo a dividere da buoni amici. Giusto…ora siamo solo amici.Lui ed Arwen sembrano molto felici insieme e mi fa molto piacere. Se solo non mi s’insinuasse nella mente la scena del lago ogni volta che li vedo assieme!

 

 

Legolas ripose la penna nel calamaio d’argento finemente intagliato che stava sulla sua scrivania, chiuse il quadernetto e si appoggiò allo schienale della sedia. Era buio pesto e solo la luce fioca della candela illuminava la grande stanza. Non un rumore proveniva da fuori e il silenzio era rotto solo da deboli sospiri che provenivano dall’interno. Sul letto, sotto le lenzuola celesti, dormiva tranquilla una ragazza, con una mano poggiata accanto alla testa. I suoi capelli si spargevano sul cuscino e il viso, perfettamente rilassato, brillava di una luce quasi innaturale:
- Elen

Legolas si sedette sul lato libero del letto osservando il volto fresco della sua protetta. Anche lei era cresciuta in quei sette anni, tramutandosi in un’Elfa nel pieno della bellezza all’esterno, ma rimanendo, dentro, la bambina affettuosa di sempre, con qualche nota in più. Al suo carattere nel crescere si era aggiunta una nota malinconica che la rendeva ancora più dolce. In quei momenti di fragilità cercava maggiormente l’affetto del protettore, che adorava. Quindi tornava a rifugiarsi nella sua camera in cerca di consiglio e di un abbraccio e spesso si addormentava. Era diventata una specie d’abitudine.

Quella sera, Legolas rimase ad osservarla dormire per diverso tempo e ad un tratto si accorse che il respiro della giovane stava aumentando di frequenza, le sopracciglia si aggrottavano. Stava borbottando qualcosa. Il suo nome? Sì, chiamava lo chiamava nel sonno.

- Elen…Elen svegliati!

L’Elfo scosse dolcemente la ragazza che, ad un tratto, spalancò gli occhi e si mise seduta di scatto ansimando:

- Legolas!

- Sono qui Elen.

Lei, dopo un momento di smarrimento lo guardò e, portatasi una mano sul petto, si lasciò scappare un sospiro di sollievo:
- Oh Legolas…sei qui.

- Certo che sono qui! Hai fatto un brutto sogno?

Elen annuì e si alzò, dirigendosi verso la finestra. Con una mano iniziò a torturare un lembo della tenda e poi prese a parlare con voce ansiosa:

- C’erano tante figure scure e incappucciate. Dicevano tante parole strane, cercavano qualcosa…io scappavo e ti chiamavo ma tu non c’eri e…

Si fermò quando senti la mano di Legolas accarezzarle la schiena in un gesto rassicurante:

- Era solo un incubo, non ci pensare

- E’ stato orribile

L’Elfo le guardo il profilo perfetto e lineare, semi coperto dai morbidi capelli biondo scuro. Gli baciò una spalla e lei lo abbracciò:

- Non me la sento di tornare a dormire. Ti va di andare a fare una passeggiata? E’ così bello fuori!

- D’accordo…va a vestirti

La vide sparire attraverso la porticina che collegava le loro due camere, s’infilò gli stivali e incominciò a riflettere sul sogno di Elen. Non era la prima volta che veniva svegliata bruscamente nella notte e gli incubi si erano intensificati in quell’ultimo periodo. In più anche lui si sentiva strano. C’era qualcosa di nuovo nell’aria che lo teneva in costante allerta:
- Legolas, tutto bene?

Elen se ne stava sulla porta, con indosso gli stessi abiti maschili che indossava Legolas, solo tinti di viola chiaro e di blu, che aderivano al suo corpo sottile:

- Si elen nìn, è tutto a posto. Che dici, usciamo?

 E si avviò verso la porta sorridendo alla ragazza, cercando di apparire il più sereno possibile. Era incredibilmente difficile, soprattutto mentre camminavano al buio per i giardini. Le orecchie dell’Elfo non potevano non captare ogni minimo suono estraneo e quello lo rendeva nervoso.

 

Dagli appunti di Elen:

(…) Legolas si comporta in modo strano, ma non riesco a capire come mai. Non vuole dirmelo o forse non lo sa nemmeno lui. Eppure è come se le sue emozioni si riflettessero su di me. Non riesco a stare tranquilla se lui rimane costantemente sulle spine! Se solo mi dicesse cosa c’è che non va…posso non essere la persona più adatta, ma penso lo stesso di essergli quella più vicina. Estel è il suo migliore amico, ma lo vediamo molto di rado quindi…

Se mi spiegasse qualcosa forse potrei anche cercare di capire se i miei brutti sogni hanno un senso. Presumo di sì e lo spero, dato che non mi piacciono per niente. L’unica consolazione è che ogni volta, quando mi sveglio, me lo trovo vicino. Ah Legolas! Gli voglio così bene. E’ sempre disposto ad aiutarmi, a darmi affetto e protezione. Chi sa faccio abbastanza per ricambiarlo! Se così non fosse cosa potrei fare? Qui arriva il difficile…l’amicizia si ricambia con l’amicizia, l’odio con l’odio. Ma se non si sa quello che si prova?

Per esempio: prima, mentre camminavamo nei giardini lo guardavo parlare. Quando lo fa perdo completamente il senso della realtà. Lo trovo bello, senza dubbio. E questo non è derivato dalla forza dell’abitudine. Ci sono tanti Elfi che vedo quanto lui e nessuno è così bello, perfetto. Quando mi stringe, mi sfiora, mi accarezza i capelli poi…da qualche tempo a questa parte sento qualcosa dentro. A pensarci bene lo sento anche ora che sono sola nella mia stanza e so che al di la della parete c’è lui. Che sia amore? Forse, ma come fa a dirlo una persona che non è mai stata innamorata?

 Se solo qualcuno mi aiutasse a rimettere in ordine le idee! Non so più come orientarmi… e per di più ho un brutto presentimento. Sta per accadere qualcosa.

 

Dagli appunti di Aragorn

Temevo che i problemi sarebbero arrivati e infatti…sono arrivato da poco a Gran Burrone, ma non da solo. Ho con me quattro Hobbit amici di Gandal, incontrati a Brea. Uno di loro, Frodo, ha con se l’Anello, l’Unico Anello, il flagello di Isildur. E’ stato ferito a Colle Vento da uno degli Spettri che ci hanno seguito per tutto il tragitto. Fortunatamente grazie a Re Elrond sta iniziando a guarire, le sue condizioni non mi preoccupano più. Ora a preoccuparmi sono i fatti che stanno per accadere. Gli Elfi di Imladris non posso nascondere l’Anello, e si vocifera su un Consiglio a cui parteciperanno tutti i rappresentanti dei popoli liberi della Terra di Mezzo. Non mi piace questa situazione, proprio per niente.Sento che si sta avvicinando il momento di assumermi le mie responsabilità, ma non sento di essere pronto.

 

Aragorn se ne stava seduto nella biblioteca del palazzo di Re Elrond, solo con i suoi pensieri. Un magone gli bloccava la gola ormai da qualche giorno, si sentiva come schiacciato dalle sue preoccupazioni:
- Estel?

L’uomo si voltò e vide sulla porta Arwen, la bellissima Stella del Vespro, e le sorrise:

- Ti stavo cercando, sapevo di trovarti qui

- Cosa volevi?

A quel punto sul viso della fanciulla si dipinse una strana espressione, le sopracciglia si inarcarono in una posa rassegnata:

- Mio padre ha appena finito di parlare con Gandalf e i consiglieri. Si farà il Consiglio, ci sarà una missione

Aragorn si alzò e si mise di spalle alla sua interlocutrice. In un attimo mille pensieri gli affollarono la mente poi, quando riuscì a farvi chiarezza, uno solo di quelli gli parve il più sensato. Lui era il futuro e legittimo Re di Gondor, erede di Isildur e quindi quel compito sarebbe spettato anche a lui. Lui avrebbe affrontato il male in qualunque modo gli sarebbe stato richiesto, doveva farlo:
- Ammiro la tua decisione Estel

Aragorn la guardò. Lo splendido viso era illuminato da un sorriso dolcissimo e non riuscì a non abbracciarla. Gli aveva letto nel pensiero:

- Io spero di essere in grado di compierla, di essere d’aiuto a chi dovrò accompagnare…Arwen che succede?

L’aveva sentita irrigidirsi tra le sue braccia:

- A proposito di questo…ho visto mio padre consegnare le missive per i rappresentanti dei popoli che sono stati convocati. N’è partita una per Bosco Atro

Sul viso di Aragorn comparvero lo sconcerto misto alla sorpresa:

- Legolas?

Arwen lo osservò, sfiorandogli il petto coperto dalla veste di velluto, quasi con rassegnazione:

- Dovrebbe arrivare per la fine della settimana…

 

La freccia partì dall’arco mancando il bersaglio di un soffio. Era la terza volta quella sera.

Elen si fece avanti attraverso la boscaglia umida di brina, osservando l’Elfo che lentamente abbassava l’arma e scuoteva la testa. Il riverbero del sole del tardo pomeriggio gli illuminò i capelli biondi quando si girò consapevole di essere osservato:

- Elen, che ci fai qui? Melyanna ti ha lasciata andare per l’esasperazione?

L’Elfa scosse la testa e sorrise dolcemente, facendo qualche passo avanti:

- No, ho finito di fare quello che serviva e sono venuta a cercarti

 Senza farsi capire voleva cercare di scorgere i pensieri che sembravano turbare il suo protettore. Gli leggeva in viso una nota di preoccupazione, aveva gli occhi colorati di un azzurro meno vivace del solito:

- A cercarmi? Come mai?

Parlava con un tono freddo, distaccato, che non era da lui:

- Legolas, cos’hai?

Si aspettava una negazione, un “nulla”, e invece vide l’Elfo sospirare:
- Se me lo dici magari ti senti meglio

Un sorriso bellissimo apparve sul viso perfetto di Legolas. Come sempre gli occhi si socchiusero e s’illuminarono, costringendo Elen ad abbassare la testa, per nascondere il rossore delle gote. Era così bello:

- Elen, ho ricevuto una lettera da Imladris

- Estel?

- No, Re Elrond

Gli raccontò velocemente il contenuto della posta, che però non specificava il motivo della chiamata. In cuor suo, però, Legolas sapeva. Non era sicuro comunque, e preferì non dire nient’altro alla ragazza, che lo guardava seria:
- Quindi andrai a Gran Burrone. 

- Si, partirò domani pomeriggio, devo arrivare là il più presto possibile

- Posso venire con te?

Si aspettava quella domanda. Avrebbe voluto fargli anche lui quella proposta, sapeva che Estel desiderava rivederla quanto lei e, se i suoi timori si fossero avverati…

- Ti porterò con me, elen nìn, se questo ti fa piacere

 

E così, il giorno partirono allo spuntar del dì, loro due soli; gli altri rappresentanti di Bosco Atro sarebbero partiti con più calma, magari a mattino inoltrato. Elen, con in dosso abiti da viaggio maschili, cavalcava velocissima al fianco di Legolas. Era una cavallerizza provetta, poiché aveva avuto un ottimo maestro. Fin dalle prime volte aveva osservato dalle sue finestre l’Elfo che cavalcava nei pressi del bosco, e aveva sempre voluto imitarlo. Ora che ci riusciva, di tanto in tanto, volgeva lo sguardo verso Legolas, che non staccava gli occhi dalla strada. Era bellissimo vederlo concentrato, con la testa bassa e i capelli scompigliati dal vento.

Più di una volta si fece sorprendere mentre lo guardava. Allora lei tornava ad osservare gli alberi che sfrecciavano dalla parte opposta e lui, sogghignando appena, continuava a guardarla con gli occhi pieni di fierezza.

Il gioco s’interruppe quando, dopo qualche ora, giunsero a Gran Burrone. Mai in vita sua Elen aveva visto un posto così bello. Lì tutto era perfetto, le foglie brillavano alla luce di un sole limpidissimo e l’aria sapeva di erba fresca. Anche Legolas, che aveva gia visitato il poso tantissime volte scese da cavallo con un balzo e si guardò intorno estasiato:

- Guarda Elen…Imladris!

- Non mi sarei mai aspettata un posto del genere…e proprio come me lo avevi descritto

Legolas dette ancora un’occhiata al paesaggio poi il suo udito formidabile percepì dei rumori, provenienti dalle scuderie, che lo riportarono alla realtà. Doveva trovare Aragorn e avere notizie. Passo quindi una mano attorno alla vita della giovane Elfa, leggermente rammaricato dal doverla distogliere dalle sue osservazioni:

- Perdonami Elen, ma ora dobbiamo cercare Estel. Avrai modo più tardi di visitare questi boschi, almeno che tu non voglia iniziare subito…

La ragazza scosse il capo e seguì Legolas docilmente. Forse fu il caso a volerlo, fatto sta che i due si abbatterono proprio in chi stavano cercando vicino alle stalle. Legolas si fermò di scatto senza che Elen, troppo presa dalle sue osservazioni, se n’accorgesse. Incrociò immediatamente lo sguardo del ramingo, anche se gli ci volle un attimo prima di capire che si trattava proprio di lui. Era molto cambiato in quegli ultimi mesi, leggermente provato dai viaggi e con sul viso una nota di preoccupazione. Gli occhi però erano sempre quelli, e quando sorrise s’illuminarono:

- Legolas! Sapevo che saresti giunto presto ma…sono felicissimo di vederti!

Corse verso l’amico e appena furono uno davanti all’altro si posarono a vicenda una mano sulla spalla:
- Anche io, non sai quanto.

Ci fu un minuto di silenzio nel quale i due si scambiarono occhiate cariche d’affetto. Elen, che gli osservava li vide come fratelli, come li aveva sempre visti, e attese invece di intromettersi. Vedere Legolas apparentemente rilassato dopo giorni…non doveva interromperli, soprattutto in vista di cose importanti:
- Ti vedo soprappensiero Elen. Nemmeno mi saluti?

L’Elfa scosse la testa tornando alla realtà e, sbattuti gli occhi, andò ad abbracciare Aragorn. Una volta tra le sue braccia lo strinse e si lasciò stringere in quell’abbraccio caldo eppure molto diverso da quello di Legolas. In quello del Ramingo c’era una forza stranamente rassicurante:

- Sono rimasta incantata dalla bellezza di questo luogo Estel! Non mi aspettavo tanto splendore; tutto qui è così…luminoso e limpido e…bello!

- Mai bello quanto te Elen cara. Io non so tu Legolas, ma io potrei innamorarmi di una persona simile a prima vista se solo non la considerassi come una sorellina.

Legolas, distogliendo la sua attenzione dal cavallo che stava chiudendo in un piccolo box, rivolse ad entrambi un sorriso grandissimo:

- Io ne sono gia innamorato Estel, e tu dovresti averlo capito!

Tra le risate sommesse Aragorn avvertì il sussulto di Elen. Era stata scossa dall’affermazione dell’Elfo. Non era la prima volta che lo diceva eppure, essendo consapevole che l’amore cui lui si riferiva era diverso a quello al quale alludeva lei, si sentiva a disagio ogni volta. A interromperli per fortuna giunse un giovane paggio:

- Siete stati convocati da Re Erlond…vi aspetta nella Sala del Consiglio

- Grazie, avverti che stiamo arrivando

Disse congedando il ragazzo, poi si rivolse con aria rassegnata ai due Elfi:

- Avrei preferito vedervi in circostanze migliori, credetemi, ma ora è meglio che ci avviamo Legolas. Le cose da discutere sono molte e il tempo, ahimè è poco. Credo che tu Elen non possa partecipare, per giunta

- E allora dove vado?

Aragorn ci pensò su un attimo ma fu preceduto da Legolas che, passata una mano dietro la vita della giovane protetta, le indicò il paesaggio:

- Guardati intorno. Volevi farlo no? Io ti verrò a cercare quando avrò finito

Elen annuì poco convinta e , dopo averli salutati, guardò i due amici avviarsi verso il palazzo parlottando con aria serissima.

 Voleva davvero guardarsi intorno? La sua curiosità la spingeva a seguirli ma sapeva di non doverlo fare; ciononostante voleva sapere cosa aspettava le due persone più care che aveva al mondo. Dato che sembravano tutti molto preoccupati doveva esserci di mezzo una situazione importantissima.

Sì, doveva seguirli. Sarebbe stato facilissimo non farsi scorgere per lei, un Elfo, quindi le sarebbe bastato un buon nascondiglio nei pressi del Consiglio. Lo trovò dopo aver seguito Aragorn e Legolas a debita distanza per un piccolo tratto di strada. La Sala del Consiglio era circondata da porticati e colonne e lei si scelse un ampio angolo ben nascosto da dei cespugli e da cui poteva vedere ogni cosa. Avrebbe potuto sperare in qualcosa di meglio? Forse nella solitudine. Infatti si trovò in compagnia di tre curiosi Hobbit, creaturine alte come bambini e dai visi curiosamente buffi. Li conosceva perché li aveva visti sui libri di Legolas, ma quelli erano i primi in carne e ossa che si trovava davanti. E non le sembrò nemmeno il momento più adatto per incontrarli, dato che i tre avevano tutta l’aria di essere sì simpatici, ma anche piuttosto rumorosi e maldestri. Non c’era in ogni caso tempo di cercare un altro posto e quindi, con le braccia strette intorno alle ginocchia, cercò di concentrarsi sulla riunione e di non lasciarsi disturbare dai bisbigli dei mezz’uomini, lasciandosi sfuggire qualche sospiro. Non era mai stata così tesa e ancora non ne conosceva il motivo.