.|. Elen nìn, Estel nìn .|.

Capitolo Due

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Caro Estel,

Sai che sono gia trascorsi sei mesi dalla tua partenza? Solo ora posso scriverti, dato che mi è giunta notizia del tuo ritorno a Rivendel La tua vita nomade scombina un po’ i miei piani. In questa maniera non posso farti avere notizie della piccola Elen con la frequenza che sarebbe necessaria. Ah, la piccola Elen. Non immagini nemmeno com’è cambiata, non sembra nemmeno la stessa. Ha appreso la lingua elfica con grande rapidità. E pensare che al suo arrivo ne conosceva solo qualche parola. E’ entusiasta e gioviale, apprezza qualunque cosa che le mostro, ogni piccolo particolare.Ogni sera leggiamo uno dei miei libri sulla storia della Terra di Mezzo. Sta imparando a leggere e credo che la prossima lettera conterrà anche qualche sua riga. Ancora sta lavorando sulle frasi semplici ma,per i Valar,come impara in fretta! Credo di averlo gia detto, ma sono davvero felice.

Solo ora mi accorgo di non aver specificato una cosa: Elen vive con me, proprio come mi avevi chiesto. Passiamo insieme in pratica tutta la giornata, lasciando sgomenti molti Elfi di Bosco Atro, e mio padre è fra questi. Fino a poco tempo fa ero un principe guerriero e ora sono il tutore di una trovatella. Il fatto è che, quando sento la sua vocina chiamare il mio nome…ho passato troppi anni da solo e adesso averla con me mi fa sentire sollevato.

In un certo senso mi ricorda te da bambino. E’ ancora legata a qualche abitudine umana, come quella di dormire tutta la notte. E io la guardo come facevo con te quando venivo in visita a Gran Burrone. Mio padre le ha fatto preparare la stanza accanto alla mia, arredata nella stessa maniera e con una porta a scomparsa che porta dritta in camera mia.

Devo ringraziarti per avermela affidata e per non aver permesso ai miei dubbi di prendere il sopravvento. Spero con tutto me stesso che verrai a farci visita prima di tornare tra i Raminghi. Voglio che Elen ti veda. Sa tutto di te…beh, meno qualche particolare.

Rispondi Estel, fallo per Elen e…anche per me.

Il tuo amico Elfo

                                 Legolas

 

 

Il giovane sospirò. Avere quella lettera tra le mani lo aveva rincuorato. Tutto era andato come aveva progettato, Legolas aveva trovato la serenità con l’arrivo della piccola. Era una delle poche lettere in cui l’Elfo aveva scritto con serenità. Ora toccava a lui. Come mai non riusciva ad essere felice? Era tornato a casa dopo tanti pellegrinaggi con gli uomini delle terre selvagge, aveva ritrovato la sua vita…ma non sembrava più la stessa. Perché?

Ad un tratto una strana sensazione, qualcuno lo stava osservando. Si voltò di scatto e vide Arwen che si stava avvicinando. Com’era bella nel suo abito azzurro pallido ricamato con le piccole perle argentee! Era dotata di una grazia che solo gli elfi hanno…gia, gli Elfi…:

- Cosa ti turba giovane Aragorn?

L’uomo scosse la testa:

- Niente Arwen…forse sono solo stanco

-Hai ricevuto una lettera di Legolas? Che cosa dice?

-Oh, si…dice che sta bene e che la piccola Elen sta facendo progressi

L’Elfa sorrise radiosa. Era così bella! Era impossibile non amarla. Estel si alzò in piedi e le sfiorò la pelle del viso dal candore lunare, le labbra perfette che poi baciò con dolcezza:

- Aragorn…potrebbero vederci

Sussurrò sorridendo:

- Che guardino pure…Melet nin…

L’amava, n’era certo. E mentre il bacio proseguiva diventando sempre più vivo, la sua convinzione crebbe, si, ma affiancata dal rimorso. Per cosa? Cosa o frenava ogni volta che le sue mani accarezzavano il corpo di Arwen? Un pensiero costante che anche quella volta lo costrinse a fermarsi:

- Cosa ti succede Estel?

Gli chiese lei guardandolo coi limpidi occhi azzurri. Aragorn rispose con incertezza, certo che la sua voce avrebbe tradito ogni pensiero:

- Niente, te l’ho gia detto…credo che ora andrò a riposarmi.

Le baciò la fronte e le carezzò. Doveva stare solo per riordinare le idee:

- Perché non vai a trovare Legolas prima di ripartire? Farebbe piacere anche alla bambina

Disse Arwen lo guardava negli occhi, in quegli occhi profondi che l’avevano fatta innamorare e che al suono di quel nome s’illuminarono. L’Uomo divenne improvvisamente nervoso:

- No…preferisco passare questi ultimi giorni con te. Gli scriverò una lettera. Ora è meglio che vada, ci vediamo più tardi.

E si allontanò, sicuro nel passo ma incerto nello sguardo:

-Non se n’è accorto…

Disse tra se e se Arwen guardando il ragazzo che s’ allontanava. Lei sapeva, aveva letto tutto nei suoi occhi. Il problema era che proprio lui non aveva ancora capito cosa provava veramente.

 

 

Carissimo Legolas

Non sai quanto mi duole darti questa notizia, soprattutto dopo aver letto la tua lettera piena d’amicizia e di belle notizie. Non potrò venirti a trovare. Spero di non deluderti e di non deludere la piccola Elen. E’ solo che in questo momento sono molto confuso. La mia vita è cambiata tutto ad un tratto: la mia nuova scelta di vita mi tiene lontano dalle persone cui tengo, dalla carissima Arwen e da te…in un certo senso mi mancano i vecchi tempi, quando m’insegnavi a tirare con l’arco, ad ascoltare come un vero Elfo. Ma il mio destino è di crescere, e lo sto facendo. Stare coi raminghi mi ha molto cambiato, sai? Credo che stenterai a riconoscermi, quando mi deciderò a raggiungerti. Ti prego aspettami con pazienza, non so quando potrò, ma verrò presto a trovarti, Mellon nìn…

Il tuo amico

                          Estel

 

 

 

 

- Non così forte! Abbi un po’ di delicatezza

Una voce forte distolse Legolas dalla lettura. Non era la prima volta che leggeva quella lettera, orma la conosceva a memoria:

- Se continui così non riuscirai mai a finire questo lavoro!

L’Elfo si avvicinò alla finestra. La voce era di Melyanna, l’Elfa che si occupava di una parte dell’istruzione di Elen. Non era la prima volta che la rimproverava quel giorno e nella suo voce c’era una nota di esasperazione:

- Melyanna, credo di non essere portata per questo genere di cose…

Stava tentando di farle cucire delle perle su un pezzo di stoffa bianca, ma con scarsi risultati:

- Il fatto non è questo Elen. E’ solo che tu passi troppo tempo con Legolas e…

Legolas trattenne a stento una risata lasciandosi sfuggire un gemito. Entrambe si voltarono verso la grande finestra a forma di arco, Elen sorridendo e Melyanna con le sopracciglia aggrottate. Quest’ultima era libera di rivolgersi a Legolas in tono molto confidenziale, visto che era stata anche la sua levatrice, afferrò il lavoro di Elen e lo alzò verso il terrazzo:

- Stavo appunto parlando di te! Stai tirando su questa ragazzina come un ragazzino, non come una damigella. Se non la rimetti in riga finirà per somigliarti sempre di più! E non è un bene per certi versi

Lui per tutta risposta alzò le spalle:

- Devo dire se su questo fronte hai ragione…se provassi a ricamare mi troverei nella stessa situazione

Scoppiarono a ridere in coro, i due giovani Elfi e a Melyanna non restò altro da fare che abbandonarsi stancamente sulla panca di pietra poco lontana:

- Credo che per oggi possa bastare con queste cose Legolas…finiamo la lezione con l’arco

Era troppo per la povera Melyanna. Che cosa poteva fare? Quella bambina aveva un carattere talmente testardo!

In ogni modo Legolas accettò di buon grado e spedì la piccola a cambiarsi mentre lui preparava gli archi e la faretra. Melyanna non cedette. Quando l’Elfo scese nel giardino gli si avvicinò e disse dotto voce:

- Legolas, sii obiettivo. Stai tirando su quella bambina come hanno fatto con te, per certe cose….

- Credo che tirar con l’arco le potrebbe essere d’aiuto alla fine.

Chi poteva contraddirlo? Avrebbero fatto lo stesso a modo loro. Erano sempre stati così, e il tempo aveva suggellato il loro legame in maniera improbabile. Dove andava uno c’era l’altra. Passavano insieme le giornate leggendo, cavalcando e tirando con l’arco. Erano inseparabili:

- Eccomi!

La vocetta squillante di Elen gli giunse alle orecchie facendolo voltare. Non trattenne il sorriso che gli sfuggiva ogni volta che la vedeva arrivare. Indossava abiti maschili, di gran lunga i più comodi per la vita all’aria aperta e per lei era una gioia. Era diventata molto carina, col passare del tempo. Piccola e magra, coi riccioli biondo cenere fin sotto le spalle e gli occhi straordinariamente grandi per il viso minuto. Erano passati cinque anni…la lettera di Aragorn risaliva a cinque primavere prima. Poi lui era partito di nuovo e non n’aveva avuto più notizie.Certo non era stata l’ultima, gliene erano arrivate altre, ma non potava rispondergli. Era normale, Estel non aveva dimora fissa. Cercava sempre di non pensarci ma di tanto in tanto distoglieva la sua attenzione dalla protetta e tornava a pensare all’amico:

- Legolas, vogliamo iniziare?

Era gia qualche tempo che Elen tirava con l’arco e sembrava cavarsela meglio che con ago e filo:
- Va bene. Vediamo come te la cavi con un bersaglio alto

Gli intimò Legolas balzando su uno dei rami più bassi del grande albero che avevano davanti e posando sopra un piccolo ceppo di legno. La bambina mirò chiudendo un occhio e scoccò la freccia troppo frettolosamente. Il dardo passo a dieci centimetri dal viso dell’Elfo che non aveva fatto in tempo a spostarsi, facendolo sobbalzare. Elen lasciò cadere l’arco portandosi le mani alla bocca:

- Ottimo se volevi tentare di uccidermi

Esclamò Legolas atterrando sull’erba con un leggerissimo rumore:

- Mi…mi dispiace Legolas. Io non volevo, non era mai successo…e…

Lui le posò una mano tra i ricci e le sorrise Era spaventata,glielo leggeva negli occhi:

- No, non preoccuparti. Ora ti mostro

Elen raccolse l’arco, glielo porse e l’osservò trepidante mentre lo tendeva. Aveva rischiato di ferirlo. Lui, la persona cui teneva di più.Lo considerava un eroe, e in quel momento effettivamente ne aveva le sembianze. Gli occhi erano fissi sul piccolo bersaglio e nessun muscolo del suo corpo sembrò muoversi fino al momento in cui scoccò la freccia, che colpì in pieno il ceppo. Si, era il suo eroe:

- Prova tu adesso

Legolas gli sorrise, poi gli rimise l’arco tra le mani e gli si accovacciò accanto. Posò le mani sulle sue e l’aiutò a tendere la corda:

- Tieni gli occhi aperti e fissa il bersaglio. Non guardare la freccia…

Seria in volto, Elen annuì e lasciò l’elastico. Colpì il bersaglio di striscio e abbassò la testa lasciando cadere l’arma. Era delusa. Eppure, quando si voltò verso Legolas vide che stava sorridendo:

- Brava! Ci sei andata vicinissima!

E l’abbracciò forte. In duemila anni di vita non aveva mai avuto tanti “contatti” come in quegli ultimi cinque anni. Adorava abbracciarla, sentire le piccole membra premute contro il suo corpo, affondare i capelli in quei riccioli d’oro:

- Scusatemi…

Una voce interruppe l’abbraccio. Era Melyanna e teneva tra le mani una lettera:

- E’ arrivata questa per te Legolas, da Imladris

Elen scattò verso la governante e afferrò la busta:

- E’ di Estel! E’ tornato!

- Grazie Melyanna…Elen dammi la lettera.

Era sempre così. Anche se le lettere contenevano messaggi per lei, Legolas non gliele faceva mai vedere prima di averle lette lui stesso. Temeva che potesse esserci scritto qualcosa di compromettente:

- Leggi leggi!

Voleva sapere a tutti i costi cosa stava scritto su quei fogli. Pur non avendo mai rincontrato Estel, gli voleva bene, sentiva di essere legata a lui, in qualche maniera. Voleva vederlo, voleva parlargli.

- Va bene…con calma…

Così iniziò a leggere la lettera, gli occhi azzurri che correvano veloci tra le righe.Un sorriso che cercava di affiorargli sulle labbra ma dovette reprimerlo.Oltre alla descrizione della sua vita da Ramingo. C’erano alcune frasi…particolari: “Verrò a trovarvi finalmente. siete stati con me, nella mia mente, sempre. Non vedo l’ora di vedere la piccola Elen. Magari ti somiglia, eh?  Le basterebbe la tua luce a renderla indispensabile.La stessa luce che mi ha guidato in tutto questo tempo, di cui sento costantemente il bisogno”

Cercava un modo per non far leggere quelle parole alla bambina. Dovevano rimanere tra lui e Aragorn.

- Allora? Cosa dice?

Elen si era attaccata al braccio di Legolas e lo stava strattonando con delicatezza:

- Ehm… dice che..che sta bene e che verrà a trovarci. Domani…

La bambina sgranò gli occhi:

- Non sei felice? Rivedremo Estel!

- Oh sì sono…

Non fece in tempo a dirlo che Elen stava gia scorrazzando per il giardino. Dopo tutto ciò che gli aveva raccontato su Estel, lei ne era praticamente entusiasta. E non aveva tutti i torti. Estel era davvero una bella persona. “ Sì, Elen anche io sono felice.Non immagini quanto”

 

 

- Legolas.?

- Sì Elen, entra pure

Erano le undici passate ed Elen entrò nella stanza saltellando, i riccioli ancora umidi per il bagno appena fatto:
- Non dovresti essere a letto?

Chiese Legolas accigliandosi appena e posando il libro che stava leggendo. La bambina saltò sul letto, avvicinò il viso a quello dell’Elfo e sbatté le ciglia con aria innocente:- Non mi piace star sola…

Non poteva dirle di no, non c’era mai riuscito, e si rendeva conto di non avere polso con la bambina. Era più forte di lui e andava a finire che dormivano nello stesso letto, quasi ogni notte:

- Va bene, resta. Però niente chiacchiere, è ora di dormire

 Elen s’infilò sotto le coperte senza fare storie, poi sistemò i cuscini, ci sprofondò il piccolo viso e chiuse gli occhi. Passò qualche minuto, poi Legolas si rese conto che Elen lo stava guardando. si voltò e lei gli sorrise:

- Legolas?

- Che c’è ancora?

La domanda lo lasciò di stucco, quindi si mise col viso al pari di quello della piccola e le disse dolcemente:

- Ma certo Elen! Sei una stella, sei bellissima, dolce…gli devi essere piaciuta dal primo istante. Ricordi cosa ti ho raccontato? Quando ti vidi per la prima volta lui mi assicurò che eri la bambina più bella del mondo!

- Si, però sono cambiata molto…

Disse poco convinta. Legolas le passò un braccio dietro la schiena e la tirò a se, facendole appoggiare la testa al suo petto:

- Tu sei speciale, elen nìn. E come lo sei per me lo diverrai per lui, inteso?

La piccola sorrise mentre Legolas le sfiorava la punta del piccolo naso. Di lì a dieci minuti si addormentò, senza più tracce d’inquietudine sul volto.