.|. Diari Segreti dei Tempi che Furono .|.
3. Conclusioni ~
Giorno
34, ore 06:40 p.m.
[nota personale dell’autrice: il giorno in cui si sono messi insieme, l’undicesimo del periodo del Grifone, corrisponde al 13 aprile, mentre il diciannovesimo del periodo del Satiro corrisponde al 13 maggio. ^_^ ]
Diciannovesimo giorno del periodo del Satiro, secondo lo zodiaco Celtico, ore 07:18 p.m.
Oggi è un giorno speciale! Con oggi sono 31 giorni che Viggo ed io stiamo insieme! Vuol dire un mese! Non sto più nella pelle dalla contentezza! Durante le riprese abbiamo dovuto fare finta di niente, ma fra poco Vig avrà finito di girare la scena del sogno e poi festeggeremo, per conto nostro... Non ce la faccio a scrivere. Chiudo l’agenda, infilo una mano nella tasca dei jeans e tiro fuori le bellissime foto che mi ha scattato quella notte fra cui la nostra foto insieme... cavoli non staccherei mai gli occhi da questa foto, è quasi come se il nostro amore fosse rimasto impresso sulla carta fotografica.
“Orlando...”
ARGH! Chi cazz-- “Lisa, mi hai fatto prendere un colpo!” mi rimetto le foto in tasca a velocità supersonica e mi alzo, “Che c’è?”
“Ni... niente, è solo che con questo set per oggi abbiamo finito, dovremmo chiuderlo...”
Ah, giusto... scrivendo scrivendo non mi ero accorto che stavano smontando, che coglione! “Oh, certo, scusa!” Sorriso di circostanza, salutino veloce e via come il vento, devo correre da Viggo!
“Hey, Orli!”
Mi chiama di nuovo, ma che cacchio vuoi? “Sì?”
“Ah... no, niente, mi sono sbagliata...” Che caruccia, sembra una bimba, con le manine incrociate dietro la schiena... beh, adesso andiamo da Vig... appuntamento alla nostra fantastica radura!
“Viggo!” lo chiamo da lontano, mentre mi volta le spalle. Lui si gira, mi sorride. Sarà l’atmosfera, sarà che lo vedo con gli occhi dell’amore, ma è davvero stupendo. I suoi occhi chiarissimi mi invitano ad avvicinarmi. Ha qualcosa in mano, forse un foglio di carta. Io gli corro incontro, gli salto addosso legandogli le braccia al collo e ci baciamo più e più volte.
“Questo è per te.” mi sussurra, mostrandomi il foglio che ha in mano,
“Vig, non facciamo mica un anniversario, è soltan--” Oddio. Ora piango, non ci credo. Mi ha fatto un ritratto a carboncino e ha scritto ‘Ti amo!’ in tengwar in basso a destra. “Oh, estel, non dovevi!”
“E’ solo un ritratto...”
“E’ il regalo più bello che mi abbiano mai fatto!” sei davvero un tesoro, Vig! “Adesso mi hai messo molto in imbarazzo, perché io non avevo pensato ad un regalo...”
“Il mio regalo sei tu, principino!” mi zittisce con un bacio, io non ho nulla da obiettare, gli afferro il viso con entrambe le mani e lo spingo di più verso di me, schiacciando i nostri corpi l’uno contro l’altro...
...... ore 09:35 p.m.
Com’era prevedibile, abbiamo finito col fare l’amore nell’erba, alla stessa maniera brutale e senza limiti della prima volta, adesso Vig è seduto per terra, con la schiena appoggiata al tronco di un albero, io sono accoccolato accanto a lui, con la testa appoggiata sul suo petto.
“La sai una cosa, Vig?” gli chiedo ad un tratto, portando una mano sul suo viso ed accarezzandogli le guance,
“Cosa, honey?”
“Mi hai fatto malissimo, stavolta, sei una bestia!” non riesco a trattenere una lieve risata, mentre parlo, lui invece sembra stupito, mi solleva, tenendomi per le spalle, fino a farmi incrociare il suo sguardo.
“Perché non mi hai fermato?” mi chiede,
“Beh, a te è piaciuto?”
“Sì, ma non sapevo che tu ci stessi soffrendo!”
“Hey, hey, non darci più importanza di quanta ne abbia...” wow, è la prima volta che sono io a tranquillizzare lui! “Era un dolore sopportabile! E poi...”
“E poi?”
“E poi... io credo che... quando la passione è forte e l’amore sincero, anche la più animalesca delle barbarie può diventare la cosa più dolce che ci sia...”
“Oh, Orlie... non cambierai mai!” sorride, mi accarezza i capelli e mi stringe di nuovo a sé, tornando nella posizione in cui stavamo prima, “Promettimi che la prossima volta che senti dolore mi fermi, okay?”
“Okay, promesso!” minutino di silenzio, non ci sono suoni intorno a noi, salvo il fruscio delle foglie ed il rumore dei nostri respiri. “Viggo...”
“Dimmi...”
“Che facciamo stasera?”
“Non so, a te cosa va di fare?”
“Beh... Dominic mi ha detto che... stasera al Jail c’è Luca Turilli, il chitarrista dei Rhapsody...”
“Oddio, adesso chi è questo?” huhu, quant’è carino quando non capisce più niente! “Scusa, ma mi avete fatto sentire tante di quelle cose che mischio i nomi...”
“Luca Turilli è quello che fa Epic ... te la ricordi The Ancient Forest of Elves?”
“Mmmmm... aah, ho capito chi è! Quello che cantava roba tipo fantasy...”
“Epic, Vig, si dice Epic!”
“Vabbeh, dai, non andare tanto per il sottile...” sorride e mi dà uno schiaffetto dietro la testa, “Insomma?”
“Ci andiamo???”
“A vedere il concerto di questo?”
“Sì dai!” questo è un lavoro per Orlando-occhietti-da-gattino-Bloom, “Per favore! Sarà fantastico, vedrai!”
“Sei un bastardo, lo sai che quando mi guardi così non ti dico mai di no!”
“Grazie tesoro, ti amo anch’io!”
“Okay, andiamo a questo concerto... però se c’è troppo troppo chiasso facciamo dietrofront, d’accordo?”
“Affare fatto!” sei un amore, Vig, grazie! “Allora adesso io avverto Dom che andiamo anche noi con loro, poi ci prepariamo e come sempre adunata al trailer degli hobbit!”
“Okay, ci vediamo dopo, honey.”
“A dopo, estel!”
Evvai sono troppo contento! Ad un concerto rock con il mio Viggo! Oggi è una serata fantastica! Corro come un fulmine ad avvertire gli hobbit che ci siamo anche noi, ovviamente stupore generale, tutti si domandano come ho fatto a convincere Vig a venire, e beh, il nostro ramingo comincia ad apprezzare il rock! Non fate domande di cui non potete avere la risposta, ragazzi, perché magari in uno sprazzo di demenza io vi spiffererei tutto e sarebbe la fine... Beh, non ci pensiamo, adesso mi fiondo nella roulotte mia e di David, dove lui già è quasi pronto. “Ciao Daisy, sei dei nostri anche tu?”
“E secondo te mi perdevo l’evento?”
“Eheh, certo che no, la mia era una domanda retorica! Adesso vado a farmi bello anch’io!”
“Hai in programma di fare conquiste, al Jail?” sghignazza lui, “Quanti cuori vuoi spezzare, bastardello che non sei altro?”
“Conquiste? No, no, è la mia vanità elfica che mi impone di essere sempre il più bello! Non che sia difficile, poi...”
“Ma sentitelo! Sei proprio senza speranza!”
“Tutta invidia, la tua!”
Okay, chiusa la breve parentesi di battutine con David pensiamo a stasera... allora, vediamo un po’... il colore di stasera è il nero! Sì, sì... allontana le negatività e protegge dai pensieri più brutti... poi... polsini, bracciale borchiato accessori vari... okay... tutto a posto, posso fare la doccia... Ancora non ci credo che Vig abbia detto di sì... è la serata più magica di tutte, questa!!!
Giorno 67, ore 03:10 a.m.
Oh mamma ancora mi rimbomba la testa! Stiamo uscendo adesso dal Jail, il concerto è stato molto bello ma mi si sono davvero distrutti i timpani! Mi sto trascinando Orlie -ubriaco ed esagitato al massimo immaginabile- alla macchina, nella speranza di tornare a casa sani e salvi, visto che è fortunatamente è sabato da tre ore, ormai, e di tornare sul set se ne parla dopodomani...
“We’re the kings of the nordic twiiiliiiiiiiiight!!! We’re the lords of ice and snoooow!!!”
Ecco, appunto. “Orlando calmati, adesso ti porto a casa e ce ne andiamo a letto...”
“Davveeero?” risponde ridendo, a metà fra la nostra lingua e qualche strana forma di comunicazione primitiva, “A fare cosa?”
“A dormire, per stavolta!” io sono talmente rintronato che già è un miracolo se riesco a guidare, e tu sei più suonato di una campana... “Stanotte si riposa, amorino bello!”
....che ore saranno? Mmm, la sveglia segna più o meno le cinque...
“Vig! Svegliati, Vig!!!”
“EH? CHI? COSA?” una voce d’oltretomba mi fa sobbalzare.................. per scoprire che è Orlando che mi scuote. “Sono solo le cinque, honey... non abbiamo dormito nemmeno due ore... che c’è?”
“Te le ricordi le foto? Quelle che mi scattasti, insieme a quella di noi due insieme?”
“Sì, e allora?” Orlie, ti prego... fammi dormire ancora un po’...
“Non le trovo più!”
Sì, ma io ho un sonno che abbaio, e--“COOOOSA????”
“Le ho perse, Vig! Sono sparite!” “Oh mio Dio... quando???” merda, merda, merda! Se qualcuno le ha trovate è la fine!
“Non lo so!” Orlie è terrorizzato... si agita, fruga trecentomila volte fra le tasche, niente... “Ricordo che ieri le avevo! Prima di incontrarmi con te, quando mi hai dato il ritratto, le avevo di sicuro!”
“Allora forse le hai perse nella radura...”
“E’ probabile, ma...”
Cazzo, e adesso? Cercare delle piccole foto in una radura, contando che il vento può averle scaraventate ovunque, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, e... giusto! “Orlando... se le hai perse lì, chissà dove sono, a quest’ora... sperdute nella foresta... nessuno le troverà mai...”
“E’ vero...” finalmente, i suoi dolci occhietti scuri si rilassano, “E, anche volendo, non potremmo trovarle nemmeno noi... e di certo non possiamo chiedere in giro... Spero solo... di averle perse lì e non altrove... sono proprio una testa di cazzo!”
“No... no amore...” mi avvicino a lui e gli circondo la vita con le mani, baciandolo sulla punta del naso, “Tu le portavi con te perché ti piacevano ed erano importanti, non è colpa tua se ora non si trovano più... io non ho forse perso i negativi, tant’è vero che li ha trovati Beanie? Capita...”
“Grazie Vig.” mi stampa uno dei suoi dolcissimi e gustosissimi baci sulle labbra, “Riesci sempre a rassicurarmi...”
“Ma ti pare!”
“Senti.. io faccio una doccia per smaltire la sbornia... mi raggiungi?”
Mmmmm, adoro quel suo invitante accento, quando mi fa queste richieste... “Cinque minuti, honey. Il tempo di svegliarmi!”
“Okay, ti aspetto dentro, estel!”
E mentre lui si avvia in bagno, io allungo le mani verso il comodino, agguanto l’agenda e comincio a scrivere. Che ore sono.. mmm, le cinque e mezza, quindi ore 05:30 p.m. Non fa niente, se Orlando ha perso le foto. E’ improbabile che qualcuno le trovi, proprio adesso che non manca molto al completamento delle riprese... E’ vero... ancora qualche mese e ci siamo... che tristezza, non voglio che finisca tutto! Aah, non ci voglio nemmeno pensare! Non mi importa del futuro, e non me ne frega una mazza se qualcuno troverà quelle cazzo di foto, adesso voglio pensare soltanto a godermi questi giorni meravigliosi con Orlando, ecco!
“Viggooo, vieni o no???”
Eccolo, il mio tessssssssssoro mi chiama, gridando dalla doccia, eheh! Scaravento l’agenda lì da dove l’avevo presa e mi butto a capofitto in bagno, dritto dal mio Orlie... mi sfilo i vestiti e li butto in giro per la stanza, continuando a camminare, “Arrivo subito, honey!”
“Speriamo di no, altrimenti dov’è il divertimento?”
Eh? Aah... tsk, lui e queste battutine maliziose! “Simpaticone! Adesso ti faccio divertire io!”
Oh, Valar, la pelle di Orlando bagnata dall’acqua della doccia è qualcosa di meraviglioso... sembra quasi di accarezzare un cuscino di seta... e le sue labbra... ah, queste labbra... sono così belle che glie le strapperei via e me le mangerei! Ma è meglio ch’io mi limiti a mordicchiarle, gli stanno meglio addosso... Cazzo, ha aperto l’acqua tiepida, ma i nostri corpi emanano un caldo che... aah, quanto mi piace, quando mi lecca il collo... e adesso dove vai, con quelle manine, Elfboy? Mmm mmmmmm... ora che so il piacere che si prova ad essere accarezzati così potrei anche schiattare, morirei contento! Ecco, mi bacia di nuovo... non mi stancherei mai della sua lingua! Interrompo il nostro bacio, per guardarlo un istante, sotto la piccola cascata che viene giù dalla doccia...
“Sei ancora più appetitoso, così...” gli mormoro, accarezzandogli il viso,
“Davvero?” mi chiede lui, mentre continua ad accarezzarmi in un modo tanto sensuale che...
“Ti divorerei, honey...”
“Mmmmm, chiamami ancora così!” mi si avvinghia addosso e mi bacia più e più volte il collo, per poi voltarmi le spalle ed appoggiare la testa sulle mie spalle, portando le mani sulle mie natiche...
Ecco. Basta preliminari. “Oh, honey...” lo chiamo ancora, mentre gli stringo i fianchi ed entro in lui, cominciando a spingere, prima lievemente, in quell’invitante tepore, e poi più forte, stimolandogli quei suoi deliziosi gemiti...
“Aah!!! Oh, estel!!!”
Un grido più forte mi fa preoccupare, dopo l’ultima volta. Rallento il ritmo, non vorrei fargli di nuovo male... “Honey... fa male?”
“S... sì, ma non ti... non ti fermare...”
“Orlando, se non te la senti smetto...”
“No... è tutto ok...”
Beh, se lo dice lui... volta un po’ il viso verso di me, allungandosi quanto basta per darmi un bacio, quasi per tranquillizzarmi... riprendo a spingere come prima, e lui inarca la schiena all’indietro, appoggiando di nuovo la testa sulla mia spalla, gemendo.. Dio, continuerei all’infinito, se ne avessi la forza... ma adesso, io...
“Ah, honey... io sto per...” lo sento, è questione di attimi... ancora un paio di secondi e...
Ed eccolo. Come sempre, l’orgasmo non mi ha fatto capire più niente. Adesso sono praticamente spalmato contro le piastrelle della parete, sperando che il marmo ghiacciato raffreddi i bollenti spiriti... Orlie s’è tuffato in una cascata di acqua gelida, dopo che fra me e lui abbiamo fatto salire la temperatura alle stelle... lo farei anch’io, ma a quarant’anni suonati mi beccherei una congestione, un infarto o chissà cosa...
“Vig...” mi chiama, sussurrando appena il mio nome,
“Si?”
“Voglio che tu mi faccia altre foto... ma stavolta le terrai per te...”
Ho quasi paura a chiederlo, ma... “Che tipo di foto?”
“Asciughiamoci e torniamo di là, ti faccio vedere...”
.........saranno le 10 passate? Boh...
C’è n bel Sole, adesso, che filtra dalle tendine. Dopo un’altra meravigliosa scopata con il mio tesorino, sono qui con la mia agenda a scrivere per non pensare al... servizio fotografico, per così dire, che gli ho appena fatto... Credo che ci siano ragazze e ragazzine, al mondo, che darebbero chissà cosa per questo tipo di foto di Orlando... Sembra una pantera... magari qualcun altro in simili pose avrebbe potuto essere squallido, ma lui ha quella sua particolare eleganza... una raffinatezza naturale, nei movimenti e nel modo di porsi, che gli permette questo ed altro... il mio angelo... probabilmente ha voluto che glie le scattassi per ricambiare il pensiero del ritratto di ieri... amore! Appoggio la penna sul comodino, chiudo l’agenda e sbircio fuori. Che bella giornata... mi sento così bene, vorrei che momenti come questo durassero per sempre... eppure... sento che s’incasinerà tutto... perché ho questa paura???
Secondo giorno del periodo del Tritone, secondo lo zodiaco Celtico...
ore 01:20 a.m.
Due dicembre, 2003. ore 07.27 p.m.
Ho smesso di tenere l’agenda come fosse un diario di bordo, da quando abbiamo finito le riprese... Certo, torneremo in Nuova Zelanda per l’Extended Edition, ma non sarà lo stesso... Intanto è scoppiato l’Apocalisse. E già. Le foto che avevo scattato ad Orlie, quelle maledettissime foto, sono saltate fuori, qualche furbacchione che le ha trovate ha pensato bene di venderle al miglior offerente o, perché no, di metterle sul web... Ed ora la fine del mondo, la fine del mio mondo, è arrivata sotto forma di giornali scandalistici ed articoletti ironici... Nemmeno alla premiere di ieri ci hanno lasciato in pace. Le domandine pungenti non sono mancate, né per me, né per Orlando... la cosa che più mi dispiace è che ci è finito anche lui nei casini... ed ora ci tormentano... ecco, ne ho proprio uno sotto gli occhi, uno di quei giornaletti da quattro soldi... “Bloom intellettuale:”, dice il titolo, “l’attore pare particolarmente interessato alla lingua danese...” con la parola lingua scritta in grassetto e la foto che accompagna i loro insulsi commenti... For God’s sake, ma dobbiamo dare conto a loro, se ci amiamo??? Non è giusto. Perché non posso amare un uomo, se voglio? E’ perché sono ricco? E’ perché sono famoso? Ma che vadano a farsi fottere tutti, rinuncerei a tutto, se fossi sicuro che così potrei finalmente passare un po’ di tempo in pace con il mio Orlie! Wellington sembra più nera, oggi. E’ cattivo tempo, fuori infuria un acquazzone che fa tremare i vetri della lussuosa stanza d’albergo in cui alloggiamo, in attesa che ci siano condizioni metereologiche accettabili per volare a LA, dove è prevista la prossima scocciatura. Le gocce di pioggia sulla finestra sembrano tanti piccoli diamanti, che brillano nella semioscurità in cui mi trovo... il tutto ha un’aria un po’ spettrale e, forse, è proprio per non rovinare quest’atmosfera triste e rilassante insieme, che ho acceso solo la piccola lampada sul comodino accanto al letto, per scrivere...
“Viggo?” una voce ovattata mi chiama. Meglio chiudere l’agenda.
“Chi è?”
“Sono Orlando, apri!”
Orlando! Angelo mio, sei venuto a consolarmi! Apro in un baleno, e me lo trovo davanti fradicio e tremante, appallottolato nel suo cappotto nero.
“Ciao... che tempaccio, hm?” mi guarda, con gli occhi sconvolti ed il viso arrossato dal freddo.
“Oh cazz... ma che hai combinato?!? Entra!” lo trascino nella stanza, chissenefrega che la moquette si bagna, esistono gli inservienti e le cameriere, “Hai deciso di suicidarti o vuoi provare l’ebbrezza di avere la broncopolmonite? Togli questa roba ed asciugati!”
Lo aiuto a togliere i vestiti bagnati, e poi lo investo con una cascata di asciugamani prima di accendere il phon, che gli punto in faccia tipo pistola laser.
“Vig, non stai esagerando un po’?” mi chiede, lasciandosi sfuggire una lieve risata, mentre raccoglie uno degli asciugamani e comincia a strofinarselo su braccia e torace,
“Che sfacciataggine, Elfboy! Ti presenti qui con una faccia che rispetto a te la Piccola Fiammiferaia somiglia a Hannibal Lectar... e ti aspetti che non mi preoccupo per te?” ecco, lo sapevo! Mi ha trascinato in un’altra delle nostre gare di battutine ed ora ha dimenticato il motivo per cui è qui.
“Faccio quest’effetto???” ribatte lui, scostandosi dall’asciugacapelli... ups, meglio che lo spenga, forse ora è asciutto...
“Veramente adesso ne fai uno diverso, di effetto... Ti prendo dei vestiti, prima di non resistere più e saltarti addosso!”
Ecco, adesso che siamo tutti e due seduti davanti al caminetto della stanza... e che Orlie è vestito (con la mia t-shirt blu con la scritta “Carpe diem” e un paio di jeans a caso), possiamo parlare... E’ tornato serio, ha lo sguardo assorto, probabilmente perso tra i ghirigori del parato al di sopra del camino, ma sembra più rilassato di prima...
“Allora, vuoi dirmi che cos’hai?”
Macché... a malapena mi sente...
“Carpe diem... cogli l’attimo, giusto?” ecco, non ascoltava proprio... “Da dove viene questo detto?”
Hm... non cambierai mai, Orlando... “E’ di un poeta latino, Orazio. La frase completa è ‘Carpe diem, quam minimum credula postero.’ ovvero ‘Cogli l’attimo, fiducioso il meno possibile nel futuro.’ Adesso che ho soddisfatto la tua sete di cultura, vuoi dirmi che ci facevi qui fuori, bagnato come un pulcino, alle sette e mezza di sera???”
Sorride. Quel sorriso malinconico non mi è piaciuto. Cosa stai per dirmi???
“E’ scoppiato un gran casino, eh? Tutto per colpa delle foto che ho perso...” non è il momento di commenti di questo tipo, dimmi che diav- “Sono uscito perché... avevo bisogno di pensare. Di pensare a ciò che è successo ultimamente e di... ricapitolare un po’ tutta la nostra storia...”
“NO!” non ho resistito. Sentendo quelle parole ho avuto troppa paura e l’ho zittito, prima gridando e poi con un bacio. No, non posso perderti, Orlie, sei la mia vita, ormai...
“Viggo...” mi sussurra, fermando il violento bacio con cui l’avevo interrotto, “Non fare così... calmati...”
“Orlando, io non ho mai implorato in questo modo... ti prego, prima di continuare dimmi che mi ami e non mi stai lasciando...”
“Vig, io ti amo...” risponde sospirando, eppure la sua dolce voce non riesce a rassicurarmi, “Ma adesso devi starmi a sentire...”
Le sette e mezza sono passate da un pezzo... hm... ora non ho l’agenda sotto mano, ma mi pare che sia il giorno di mezzo del periodo del Drago... oh Dragone dell’Aria, tu che sei al massimo del vigore, dammi la forza...
Sono con Viggo nella sua stanza d’albergo, dopo aver rischiato di prendermi un accidente, passando due ore in mezzo alla strada, vagabondando come un cretino sotto il temporale...
“Che cosa devo sentire?” mi chiede preoccupato il mio Vig, non l’ho mai visto in questo stato... fa male sapere che sono io, a ridurlo così...
“Allora, Vig... noi due ci amiamo... abbiamo penato tanto, prima di riuscire ad aprire i nostri cuori... ed il nostro amore è quanto di più bello mi sia mai capitato in tutta la vita...”
“Appunto! So già cosa stai per dirmi, ma perché vuoi che tutto questo finisca?” mi interrompe e, per la prima volta in vita mia, lo vedo con gli occhi lucidi, “Perché vuoi lasciarmi?”
“Estel, ti prego, fammi finire, io non voglio lasciarti...” non rendermi le cose più difficili, amore mio...
“Allora perché mi dici queste cose?”
“Io... non vorrei lasciarti...” Sospiro, prendo il viso di Vig tra le mani. Forza e coraggio. “Adesso ascoltami bene, Viggo, perché sto per dirti una cosa che non ripeterò. Io non amerò mai nessuno, come amo te... Ma noi non possiamo stare insieme...” le sento. Le lacrime mi hanno rotto la voce ed hanno cominciato ad offuscarmi la vista e scorrono sulle mie guance. Fanno male, più di quanto si possa immaginare. Anche Viggo sta piangendo. Accarezzo le sue guance, asciugandogli le lacrime prima che queste possano bagnargli la sua barbetta da ramingo.
“Perché?” mi domanda, con la voce che suona come un vetro che va in frantumi, poggiandomi pesantemente le mani sulle spalle,
“Noi non...” tiro un istante su col naso, non riesco a parlare, “Noi non possiamo stare insieme, come una coppia qualunque... perché... la gente non lo accetterebbe. Lo troverebbe strano, o forse addirittura inaudito, che tu ed io ci amiamo. E allora ci tormenterebbe, con le sue domande, i suoi codici morali, con i suoi ‘come?’, ‘perché?’, ‘non è bene!’... e scarica su di noi tutto ciò che vorrebbe scaricare sugli uomini che si amano tra loro, ma che non sono famosi e che quindi nessuno disturba...”
“A me non importa della gente, sei tu il mio mondo, non m’interessa cosa pensano gli altri!”
“Lo so, Vig...” tu sei risoluto, ramingo che non sei altro, “E non interessa neanche a me, ma... io... non sono abbastanza forte per reggere alle loro domande... alle loro battutine... alle loro torture... io... sono un codardo, lo so... ma non ce la faccio... non odiarmi, per questo, amore mio... io ti amo, ti amo da morire e ti amerò sempre... ma... torniamo ad essere solo amici...”
“Davanti alla stampa possiamo esserlo, certo, ma non privarmi del tuo amore... del calore del tuo corpo...” mi si avventa contro, mi stringe in un abbraccio... oh, Vig, vorrei poter restare così per l’eternità... “Se lo fai... mi privi dell’aria che respiro... io morirò, senza di te...”
“Viggo...” ormai ho perso il controllo, sto piangendo a dirotto e ho quasi affondato le mani nelle spalle di Vig, “Noi continueremo ad amarci, ma ci ameremo come si amano due amici...”
“No...”
“E un giorno... quando sarò forte abbastanza...”
“Orlie, ti prego...”
“Quando quel giorno arriverà, allora diremo a tutto il mondo che ci amiamo, ed il mondo non potrà obiettare nulla, perché il nostro amore e la nostra forza schiacceranno tutti quelli che avranno qualcosa da ridire..”
“Orlando... concedimi ancora un bacio da amanti...” le sue labbra sono allo stesso tempo dolci come il miele ed amare come un acido, il nostro ultimo bacio... la nostra ultima sera insieme... sì, neanch’io resisterei senza...
“Ricorda questa sera, estel...” ho perduto la ragione, me ne rendo conto ora... mentre lo spoglio, in una camera d’albergo, con chiunque, là fuori, che potrebbe bussare da un momento all’altro... “Ricorda il mio calore... perché non ti sto lasciando... non ti sto chiedendo di far finire tutto questo...”
“Cosa chiedete, allora, mio principe?” mi sussurra all’orecchio, mentre mi sfila i vestiti che poco fa mi aveva infilato, mi fa sdraiare supino sulla moquette e passa le mani sul mio corpo, accarezzandomi come ha fatto tante altre volte,
“Io ti chiedo... di mentire...” non so perché lo dico proprio adesso, ma... “Di mentire al mondo... ed anche a te stesso...”
“In che modo?”
Le nostre voci si confondono con gli aneliti di piacere, mentre ci scambiamo baci e carezze, ma non importa... “Faremo finta che non sia mai accaduto nulla di tutto questo... faremo assopire i nostri cuori... fino a quando il nostro amore risorgerà vittorioso... come una Fenice dalle ceneri... e noi potremo essere felici, insieme...”
“Cosa faremo... fino... fino a quel momento?”
“Aspetteremo...”
“Ma io ho bisogno di te...”
“Anch’io Viggo... e ti prometto una cosa...”
“Che cosa?”
“Che, di quando in quando, nell’attesa...” è importante che lui lo sappia, “Ci ritaglieremo dei momenti, per poter stare soli... per poter... riportare a galla il nostro amore... pur senza ripescarlo del tutto... anch’io morirei, senza il tuo calore...”
“Allora attenderò quei momenti... come un esule in un deserto, mentre vaga senza meta, attende di avvistare un’oasi...”
“E’ il nostro giuramento, Vig...” e lo suggelleremo facendo l’amore un’ultima volta, mentre fuori infuria il temporale, come se il cielo, chiamato a testimone di questa promessa, piangesse per noi... Ma il nostro amore non finirà così... finché continuerà a battere il mio cuore, il nostro amore non finirà...
Sei luglio 2005, primo pomeriggio.
E’ il quarto giorno del periodo dell’Ippogrifo, secondo lo zodiaco Celtico... Orlando scriverebbe così... E’ passato molto tempo, da quella sera. Su tutto è calato il buio, per usare una frase in roleplay style. Ma io continuo ad amarti, Orlie, e so che anche tu mi ami ancora... te lo leggo negli occhi, quando ti vedo, me lo provi con piccoli gesti, che passano inosservati, quando ci incontriamo... Io continuo a vagare in questo deserto, sperando di avvistare una delle nostre piccole oasi, mentre aspettiamo di farcela ad uscire da questa landa desolata di finzione... Ho giurato di far finta di nulla... per amor tuo, ho giurato di zittire il mio cuore... in attesa del momento in cui i tempi che furono potranno tornare a galla ed avremo entrambi abbastanza voce per poter gridare il nostro amore, senza più doverci nascondere... e rispetterò tale giuramento. Per quanto doloroso possa essere, aspetterò finché non sarai pronto... come proprio tu mi dicesti, quella volta, io non amerò mai nessuno, come amo te...
FINE
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