.|. Dove Sei...? .|.

by Lilith

 

Può capitare di commettere errori inspiegabili e tutta la nostra vita ne viene travolta...ma a volte ci viene data la possibilità di rimediare...

Drammatico/Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Ringrazio con tutto il cuore Raffie e Ginny le cui folli conversazioni e messaggiate notture mi hanno notevolmente ispirato e Aranel... mi ha gentilissimamente fatto da beta...
Disclaimer: Ovviamente nessuno dei due protagonisti mi appartiene.
Questa storia è, purtroppo, pura fantasia...anche se la speranza è in
ogni caso l'ultima a morire.

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Orlando si agitò nervoso sulla sua poltroncina…quel viaggio sembrava davvero voler durare all’infinito.  Eppure era abituato ai viaggi in aereo, negli ultimi anni aveva passato più tempo seduto su un aereo con una rivista in mano e le cuffiette nelle orecchie che comodamente sdraiato sul divano di casa sua.

In realtà, si ritrovò a pensare, non era poi neppure così sicuro di sapere quale effettivamente fosse casa sua.

Prima…bè prima lo sapeva molto bene. Ovunque fosse, camera d’albergo, set, macchina o camerino sapeva sempre con certezza dove fosse la sua casa. Con Viggo.

Ma ora…ora Viggo non c’era più, se ne era andato e lui improvvisamente non aveva più un posto in cui tornare. Non c’erano più segreti da mantenere, giornalisti da prendere in giro, non c’erano rapidi incontri in aeroporto tra una coincidenza e l’altra, né camere d’albergo in cui vedersi di nascosto. Non c’erano le sue braccia da cui farsi stringere, non c’erano i baci e neppure i suoi sospiri da ascoltare. Non c’era più niente.

E la colpa era solo sua.

Ancora una volta, come mille altre in quei sei ultimi lunghissimi mesi, Orlando si chiese perché mai l’avesse fatto.

Tra un set e l’altro, un amico, un’amante, un’intervista e un servizio fotografico non c’era stato un solo attimo in cui quella domanda non gli fosse rimbombata in testa.

Perché cazzo aveva rovinato la sua vita? Perché aveva dato un calcio a tutta al sua felicità? C’erano notti in cui si risvegliava all’improvviso in quel maledetto letto che così tante volte avevano condiviso, e non poteva fare a meno di maledire se stesso e la sua stupidità.

Perché mai l’aveva fatto?

Cosa c’era che non andava? Non era tutto assolutamente perfetto? Non aveva forse molto più di quanto avesse sempre desiderato?

Orlando sospirò leggermente, cambiando posizione per l’ennesima volta.

Sì, era tutto perfetto…e il problema  era proprio quello.

Era meglio di un sogno, era svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza di braccia calde ad attenderlo, di comprensione e di un luogo sicuro in cui rifugiarsi…E lui aveva avuto paura.

Una mattina si era guardato in uno specchio e  si era reso conto di non essere più in grado di pensare ad una vita senza Viggo…Si era reso conto di avergli dato non solo il suo cuore, ma anche tutto il resto, la sua fiducia, il suo rispetto e tutte le sue sicurezze.

E questo l’aveva spaventato a morte. Una stupida, irrazionale paura, paura di essere lasciato all’improvviso paura di essere dimenticato, tradito, buttato via quando fosse arrivato un nuovo giocattolo più interessante.

E allo stesso tempo, sotto c’era qualcosa di ancora più spaventoso…un dubbio che all’improvviso gli stringeva il cuore: la paura di non essere pronto a dividere davvero tutta la vita con Viggo, paura di dover rinunciare alla sua vita, alla giovinezza, di non avere altra scelta…non ci sarebbero state altre cose da scoprire, la sua vita non avrebbe avuto altre scelte..tutto si sarebbe esaurito in Viggo. E d’improvviso lui si sentiva troppo giovane, troppo inesperto per questo.

Paura, pura e semplice…paura di dover rinunciare veramente a vivere.

E così quella notte era uscito da solo ed era andato in una discoteca che non frequentava da qualche tempo…aveva continuato a ripetersi che lo stava facendo solo per divertirsi un po’, per far passare le ore che lo separavano dall’arrivo di Viggo…

Appena arrivato si era guardato intorno, la musica gli rimbombava nelle orecchie, la folla si accalcava sulla pista ballo e lui aveva sorriso…a Viggo non piaceva ballare, non aveva mai amato molto la confusione, ma lui…bè lui si sentiva così bene in quel momento, tra tutte quelle persone che volevano solo divertirsi senza pensare a niente…come lui…

Aveva bevuto qualcosa al bar, poi si era gettato tra la mischia. Non sapeva dire con certezza dopo quanto aveva notato quel biondino…gli ballava proprio affianco e non smetteva di fissarlo neanche per un secondo…Dio, quanto era attraente! Ad ogni movimento si avvicinavano un po’ di più senza mai smettere di guardarsi.

Orlando aveva sentito il sangue correre più veloce, l’eccitazione che saliva e lo travolgeva..Da quanto non aveva più fatto una cosa del genere…?quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui aveva flirtato con qualcuno, in cui si era lasciato sedurre…?

Non stava veramente tradendo Viggo…stava giocando…solo giocando…

Si trattò di un attimo…gli aveva sorriso e una manciata di minuti dopo erano appoggiati al bancone del bar assieme, non ricordava di cosa avessero parlato, ma solo che non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso…

Il ragazzo aveva un modo di sorridere che levava il fiato. Ad un certo punto si era alzato dallo sgabello e si era avvicinato a lui…Orlando poteva sentire il profumo della sua pelle e le sue mani che giocherellavano con una ciocca dei suoi capelli.

“Devo smetterla…” si era detto “devo andarmene da qui” ma l’altro si era avvicinato ancora, sfregandosi contro di lui e il suo sorriso era un invito…mezz’ora dopo erano in macchina, Orlando che guidava mentre il ragazzo continuava ad accarezzargli una gamba, per poi risalire lungo il busto, fino alle spalle e poi ridiscendere di nuovo, facendolo rabbrividire dal piacere.

Quando aveva spalancato la porta della camera d’albergo aveva avuto un momento di esitazione…cosa stava facendo? Quella era la camera che lui e Viggo avevano preso per passare un paio di giorni assieme…Viggo sarebbe arrivato nel giro di poche ore…

Ma poi il biondo lo aveva preso per un braccio e lui aveva smesso di pensare del tutto.

Lo aveva spinto verso la camera da letto, mentre incollava la bocca alla sua, baciandolo come se quello dovesse essere il suo ultimo bacio. Il ragazzo gli aveva sbottonato la camicia e i pantaloni iniziando a passargli le mani ovunque, spingendosi contro di lui, facendogli sentire la sua eccitazione. Orlando era scivolato sul letto, il ragazzo sopra di lui e si era lasciato andare mentre l’altro lo accarezzava e scendeva a baciargli il collo, il petto e ogni centimetro di pelle, strappandogli gemiti e sospiri…

-Orlando…- solo un sussurro ma era bastato a riportarlo alla realtà.

Si era alzato di scatto tentando di richiudere la camicia sul suo petto, rendendosi improvvisamente conto dei jeans slacciati, il biondino ancora sdraiato al suo fianco, mentre una fitta di vergogna e di paura lo trafiggeva.

Viggo era immobile sulla soglia della camera, la giacca ancora addosso, gli occhi fissi nei suoi, sul suo viso un dolore che non aveva mai visto…e Orlando in quel momento aveva capito di aver fatto a pezzi la sua vita…e non sapeva neppure perché.

Il ragazzo intanto si era alzato e con lo sguardo continuava ad andare da lui a Viggo come chiedendosi cosa sarebbe successo, sembrava spaventato. Quando Viggo era entrato nella stanza si era ritratto velocemente, aveva raccolto le sue cose e ed era scappato fuori, senza dire una sola parola.

Loro avevano continuato a guardarsi. Orlando aveva sentito gli occhi bruciare per le lacrime, guardava Viggo lì, fermo davanti a lui, con lo sguardo stravolto dalla sofferenza e non sapeva cosa dire…Non c’erano parole che potessero bastare, che potessero spiegare perché...

-Perché l’hai portato qui?- gli aveva chiesto l’uomo e ancora una volta si era ritrovato a non avere una risposta. Non sapeva perché erano finiti lì, nel letto che avrebbe dovuto dividere col suo amore, non sapeva perché quella notte, ne quello che stava cercando..gli sembrava di non sapere nulla…di non aver mai saputo nulla…

Aveva scosso la testa, mentre le lacrime iniziavano a scorrergli lungo le guance e si era maledetto per quello. Si era maledetto per non essere neppure in grado di trattenere quelle lacrime quando l’uomo a cui aveva appena spezzato il cuore gli stava davanti mantenendo invece tutta al sua dignità.

-Vattene…-aveva detto Viggo allontanandosi dalla porta di un passo. Non c’era una sola una sola ombra di rabbia nella sua voce. C’erano dolore e una sorda delusione che lo ferirono più di qualsiasi insulto.

-Ti amo…- era riuscito solo a balbettare mentre le lacrime venivano sostituite da veri e propri singhiozzi. Era vero, lo aveva amato prima e lo amava anche in quel momento, e di tutte le paure che aveva sentito di provare non ne era rimasta nessuna, nessun dubbio, niente di niente…Niente, ora che sentiva di aver perso l’unico uomo che avesse mai amato, l’uomo che era la sua casa, il suo rifugio, la sua famiglia…cosa aveva fatto?

Perché?

-Lo so, - aveva risposto Viggo riaccendendo per un secondo in lui un’irrazionale speranza, ma fu solo un attimo. Le parole che erano seguite avevano bloccato ogni suo pensiero, ogni singhiozzo –So che mi ami, però adesso vattene, perché io non potrò mai perdonarti.-

Si era allontanato ancora di un passo dalla porta e aveva distolto lo sguardo. Come se lui non esistesse più.

Orlando si era lasciato sfuggire un altro singhiozzo, poi ancora uno…e poi era uscito dalla stanza, gli occhi fissi a terra, un passo dopo l’altro con il cuore che sembrava scoppiargli, sentendo che niente di quello che continuava a rimbombargli nella testa avrebbe mai cancellato quello che Viggo aveva visto.

 

 

*****

 

E ora stava per rivederlo. Dopo tutti quei mesi in cui non si erano sentiti né parlati, ora si sarebbero trovati di nuovo uno di fronte all’altro, e Orlando, ancora una volta, non sapeva cosa provare.

La vecchia vergogna si riaccendeva in lui alla sola idea di incrociare lo sguardo dell’uomo, ma questo non bastava a spegnere il desiderio che aveva di rincontrarlo.

Aveva spiato la sua vita sui giornali, leggendo ogni articolo che lo riguardasse. Aveva saccheggiato internet alla ricerca di notizie e aveva sentito mancargli il fiato ogni volta in cui si era imbattuto in una sua fotografia.

Aveva pianto come un bambino pregando di poter tornare indietro, di poter cancellare quello che aveva fatto.

Neppure riusciva a ricordare le volte in cui aveva preso in mano il telefono e  composto il numero di Viggo riattaccando poi all’ultimo momento. Quante volte si era ripetuto in testa tutto quello che avrebbe potuto dirgli per convincerlo a dargli una seconda opportunità? Ma ogni volta gli erano tornate in mente le parole di Viggo quella notte –So che mi ami…ma non potrò mai perdonarti-

E sotto sotto era lui il primo a non credere di meritare quel perdono.

 

 

*****

 

Orlando non poté fare a meno di chiedersi perché ogni seggiola, sedile, poltroncina e sgabello su cui si era trovato a doversi sedere quel giorno dovessero per forza essere tanto scomodi.

Le interviste andavano avanti da più di un’ora. Sempre le stesse domande a cui lui continuava a dare le stesse risposte.

Aveva avuto a mala pena il tempo di farsi una rapida doccia e di magiare un boccone prima che l’assalto dei giornalisti lo travolgesse.

Si era guardato in uno specchio tra un’intervista e l’altra, e sapeva di avere una faccia terribile e comunque non gli serviva vedersi per saperlo…lo sguardo di Rabin, la sua manager, era  più che eloquente. Sembrava malato, distratto, esausto…in realtà era solo infelice.

Era bastata una domanda da parte di una giornalista tedesca per azzerare tutti i suoi buoni propositi e far fuori con un colpo solo tutte le segrete, stupide speranze che non era riuscito ad impedirsi di nutrire all’idea di rincontrare Viggo.

-Ci dica,-gli aveva chiesto un sorriso a settantadue denti stampato sulla faccia –perché non era presente all’inaugurazione della mostra del suo collega?-

Lui aveva sentito il sorriso scivolargli dalla faccia, mentre qualcosa gli stringeva lo stomaco e gli bloccava il respiro. Aveva biascicato qualcosa a proposito di coincidenze aeree e impegni precedenti…non sapeva neanche lui cosa di preciso.

In realtà era l’unico assente del cast per il semplice fatto che a differenza degli altri lui non era stato invitato

Viggo non lo aveva voluto alla sua mostra…non voleva neppure la sua amicizia…e lui che come un’idiota aveva davvero creduto di poterlo riconquistare, di potergli far dimenticare… per un secondo rivide se stesso steso sul letto e quel ragazzo sopra di lui che lo faceva sospirare e gemere, e la vecchia vergogna gli fece bruciare le guance ancora una volta…Stava per farsi scopare da un estraneo rimorchiato in un club sul letto che quella notte avrebbe dovuto dividere col suo amante… come poteva veramente pensare che Viggo potesse passarci sopra, fidarsi ancora…perdonarlo…

Come aveva potuto continuare a guardarsi in uno specchio dopo quello che  aveva fatto, come avrebbe potuto guardarlo negli occhi…

Improvvisamente sentì la paura sommergerlo…rivederlo, guardarlo in faccia, quando l’ultima volta in cui si erano visti lui stava, stava…

Orlando annaspò, girando gli occhi attorno come a cercare qualcuno a cui aggrapparsi mentre le lacrime si ammassavano nei suoi occhi premendo per scendere.

In un attimo Rabin gli fu addosso…

-Che succede?- gli chiese passandogli una mano sulla spalla e fingendo un’aria assolutamente normale, come di chi sta scambiando due parole in tutta tranquillità-Grazie al cielo non c’erano giornalisti…-

-Non me ne frega un cazzo dei giornalisti- ringhiò Orlando, e per la prima volta si rese conto che era vero. Non gli importava dei giornalisti, delle foto, della sua faccia, di quello che la gente poteva dire o pensare, non gli importava niente neppure di quello stramaledetto film, né di tutti quelli che sarebbero venuti o non sarebbero venuti…gli importava solo di Viggo, Viggo che non lo voleva più vedere, che aveva smesso di amarlo e che quella sera sarebbe stato lì, davanti a lui e l’avrebbe guardato…e lui non poteva sopportarlo…

-Non voglio andare alla premiere questa sera- disse senza quasi rendersene conto.

-Cosa?- il suono stridulo della voce della donna gli ferì le orecchie. Lei lo stava guardando come se fosse completamente impazzito…e forse lo era, ma non importava …lei non poteva capire, non poteva farcela, doveva andarsene…non poteva …non poteva…

-Forse non te ne sei accorto, ma non puoi fare i comodi tuoi quando e come vuoi…non oggi, almeno.- Il tono della donna lo riportò improvvisamente alla realtà. Non era quello di una manager che tenta di far ragionare il suo pupillo era piuttosto quello di una madre che rimprovera un ragazzino capriccioso.

Aveva ragione…e lui lo sapeva bene…e esserne cosciente lo fece stare ancora più male…si stava comportando come un ragazzino…nello stesso modo in cui si era comportato la notte in cui era andato in cerca di compagnia solo per non dover ammettere con se stesso che ormai la sua vita l’aveva donata a Viggo…

Abbassò gli occhi, fece un profondo respiro

-Scusami- disse e si rese conto che non aveva mai chiesto scusa a Viggo. Mai in tutti i quei mesi aveva alzato la cornetta del telefono per scusarsi.

Non aveva fatto che sognare il giorno in cui l’uomo sarebbe tornato da lui, aveva aspettato, sperato e pianto, ma non aveva mai chiesto scusa. E non per convincerlo a tornare, ma solo perché glielo doveva. 

-Sei solo un po’ stanco…In questi ultimi mesi sei stato sempre sotto pressione…- gli stava dicendo Rabin, con un tono di voce più dolce –Magari possiamo smetterla con le interviste e tornare in albergo…-

-No, andiamo avanti…come previsto…- rispose lui, con una cosa che assomigliava ad un sorriso–E grazie- aveva aggiunto

Lei sorrise e fece cenno al prossimo inviato di avvicinarsi.

 

 

*****

 

La macchina scivolava tra due muri di folla avvicinandosi al tappeto rosso. La gente premeva contro le transenne, tendendo le mani verso l’auto cercando di capire quale tra i tanti interpreti del film fosse al suo interno.

In molti gridavano il suo nome… sempre più spesso, sempre più forte…dovevano essere quasi arrivati.

L’inizio della passerella, la prima assoluta, un oceano di ammiratori lì per il film, per loro, per lui…

C’erano momenti in cui Orlando si sentiva davvero orgoglioso di come aveva deciso di affrontare la giornata, senza scappare, facendo la cosa giusta, quella per cui il Viggo di un tempo, quello che lo amava con una intensità quasi dolorosa, sarebbe andato fiero.

In altri momenti, invece, malediceva se stesso e la sua stupidità, malediceva Viggo, Rabin che lo aveva fatto sentire in colpa, PJ che aveva girato il film e il creato intero.

Quello era uno di quei momenti. Cosa diavolo gli era venuto in mente? Credeva davvero che sarebbe bastato scendere su quella passerella e affrontare il disprezzo di Viggo per pareggiare i conti? Credeva davvero che dopo si sarebbe sentito meglio? Che fare i conti in mondovisione con la sua infinità stupidità, la sua vigliaccheria,e i suoi errori avrebbe colmato il vuoto che Viggo si era lasciato dietro?

Tirò gli occhiali fuori dalla tasca della giacca e se li spinse sul naso.

-Ti nascondono il viso- lo avvertì Rabin che avrebbe chiaramente preferito che i giornali venissero inondati da fotografie in cui suoi occhi fossero ben visibili.

Lui scrollò le spalle. Questa volta proprio non poteva dargliela vinta. Pensare di scendere a viso scoperto e di far leggere a quella moltitudine ogni grammo di paura e dolore che avrebbe provato era davvero  troppo.

Pensare di incrociare lo sguardo gelido di Viggo senza niente che lo proteggesse almeno un po’ sarebbe stato impossibile.

In quel momento la macchina accostò, la portiera venne aperta, e l’urlo della folla divenne quasi assordante.

Lui sorrise come ormai sapeva fare anche a comando, e saltò fuori salutando con il braccio alzato.

Fece appena in tempo a riconoscere qualcuno del cast che i flash iniziarono a tempestarlo. Ovunque si girasse c’erano persone che gridavano, telecamere e fotografi.

Lui sorrideva  e agitava le mani, ma con gli occhi continuava ad andare di qua e di là, sforzandosi di farsi strada tra tutte quelle persone, di vedere ancora un po’ più lontano, di trovare Viggo.

Eppure non riusciva vederlo da nessuna parte…non c’era…Viggo non c’era…non era possibile.

I suoi sguardi divennero quasi frenetici…

Poco lontana da lui, Liv stava firmando autografi e sorrideva a un gruppetto di ammiratori. Un po’ più avanti Dom e Billy stavano mandando in visibilio una schiera di ragazzine ridendo come pazzi.

Ma dell’unica persona che gli importasse qualcosa non c’era il minimo segno.

Non era venuto…

C’era una vocetta nella sua testa che gli ripeteva che non era possibile, che doveva stare calmo, che Aragorn non poteva mancare alla prima del film che lo avrebbe incoronato Re. Era lui che la gente si aspettava di vedere…l’unico la cui assenza non si sarebbe potuta giustificare…doveva essere lì in giro, e lui non riusciva a vederlo solo perché si stava facendo prendere dal panico…

Doveva esserci…ma dove…forse aveva avuto un contrattempo…un incidente…poteva essere malato, ma qualcuno glielo avrebbe detto, no?

Orlando si rese conto che stava nuovamente per perdere il controllo…e questa volta non ci sarebbe stata Rabin ad aiutarlo…doveva calmarsi, ma non ci riusciva…

Doveva vedere Viggo…doveva …non importava come, a che distanza, o con chi sarebbe stato…non importava neppure non importava neppure che l’uomo non volesse più saperne di lui…gli bastava vederlo, sapere che c’era, e che  stava respirando la sua stessa aria.

E poi, d’un tratto mentre ruotava ancora una volta su se stesso fingendo di salutare i fans, ma continuando a cercare intorno a lui un segno della presenza di Viggo, lo vide.

I suoi occhi si bloccarono sul suo corpo…era semi sdraiato sul cofano di una macchina, dandogli quasi le spalle e rideva allungandosi verso una ragazza.

Orlando rimase impietrito, la mano alzata a mezz’aria, il sorriso fasullo che fino a quel momento aveva tenuto appiccicato alla faccia che scivolava via…

-No- riuscì solo a pensare –NO…no…non farlo…ti prego…no…-

Ma Viggo stese la mano poggiandola sul collo della ragazza e tirandola verso di se…

-Ti prego…non…sono qui…no…-

La ragazza si sporse fino a che le sue labbra non sfiorarono quelle di Viggo...per un momento, un momento solo.

Un momento di troppo.

La folla tutto intorno urlò più forte, Viggo si mise seduto sul cofano della macchina per potersi rialzare…e lui era ancora lì…con la mano mezza alzata e gli occhi che senza che se ne fosse accorto si erano riempiti di lacrime…

“Dio che male fa…” si scoprì  a pensare. Ed era vero. Era come essere presi a pugni nello stomaco. Ti levava il fiato. Ti faceva sentire come se il dolore non dovesse smettere mai, anche se sapeva bene che quel lieve bacio non voleva dire niente… “come hai fatto, amore, a sopportarlo quella notte?”

E in quell’attimo Viggo si voltò verso di lui e lo vide, lì, impalato di fronte ai fotografi, con una lacrima che nessuno aveva notato che rotolava oltre la protezione degli occhiali.

Fece un passo verso di  lui, poi un altro e quando gli fu affianco lo prese per una mano

-Non farti vedere così-  gli sussurrò in un orecchio mentre lo abbracciava continuando a sorridere ai fotografi.

Nel momento in cui si trovò stretto tra le sue braccia Orlando si  sentì ripiombare nei ricordi…fu come una piccola vertigine.

-Non mi hai invitato alla tua mostra- disse tutto d’un fiato iniziando a rendersi di nuovo conto  della gente tutt’attorno.

Sapeva di non avere il diritto di recriminare, ma non riuscì ad evitarselo.

Riprese a salutare meccanicamente, e a sorridere mentre tutta al sua attenzione era fissa sulla mano di Viggo ancora ferma sul suo braccio. Non si stava allontanando, era ancora lì con lui..

-Non credevo avessi il tempo di venire- lo sentì rispondere –Ora smettila di fare l’idiota e dai a questa gente quello che è venuta a cercare-

E d’improvviso Orlando sentì il primo vero sorriso della giornata sbocciare sulla sua faccia.

Perché se Viggo non si allontanava allora, forse…forse…e anche se sapeva bene di non avere la ben che minima speranza di riconquistare il suo cuore sapeva anche che la sua amicizia era qualcosa per cui valesse continuare a respirare.

Non si rese quasi conto del resto della passerella.

Strinse mani, salutò amici, rispose a domande e posò per innumerevoli foto…tutto quello che sapeva era che Viggo era rimasto con lui fino alla fine, e questo gli bastava.

 

*****

 

Quando si accomodarono sulle poltroncine del cinema in attesa dell’inizio della proiezione erano ancora vicini…

Improvvisamente nella relativa calma del teatro, Orlando ebbe di nuovo paura…Viggo lo aveva aiutato a scendere illeso dalla passerella, ma ora, ora che avrebbero potuto parlare se ne rimaneva gelido e impassibile, al suo fianco senza dire più nulla.

Non poteva lasciare che andasse così.

-Vig…- attaccò senza sapere bene dove sarebbe andato a parare. L’altro lo guardò, ma lui non riuscì a legger niente sui suoi occhi –Gr…Grazie per prima…- balbettò

Viggo sorrise leggermente…un semplice sorriso di cortesia, un sorriso che avrebbe potuto dedicare a chiunque altro

-Figurati- gli disse –Avevi l’aria di uno che non sapeva più dove era e perché…-

“E a ridurmi così era stato il vederti baciare quella donna…” avrebbe voluto rispondergli, ma sapeva bene che non poteva.

-Uh…sì..bè ero solo un po’ frastornato…- borbottò tenendo lo sguardo basso.

-Nessun problema…- rispose ancora Viggo, prima di voltarsi per salutare qualcuno che lo aveva chiamato.

Sembrava non accorgersi nemmeno della sua presenza…sembrava non fargli nessun effetto averlo così vicino, mentre lui..lui…

-Perdonami- sbottò Orlando d’un fiato. Vergognandosi subito dopo. Ma ormai era in ballo.

Rialzò lo sguardo e si accorse che Viggo era di nuovo voltato verso di lui. Ancora una volta nei suoi occhi non riusciva a leggere nulla…niente che lo aiutasse a capire…niente che lo aiutasse ad andare avanti…

-Non te l’ho mai detto- riattaccò, pensando che se proprio doveva fare l’ennesima cazzata allora era meglio farla velocemente –Ti chiedo scusa…per quella notte, per quello che ho fatto, per tutto…-

L’uomo aprì la bocca come per parlare, ma Orlando lo fermò con un gesto della mano…Aveva delle cose da dire e l’unica possibilità che aveva era di buttarle fuori tutte d’un fiato…E poi non voleva sentirsi ripetere che ormai era tardi, che era tutto finito…lo sapeva già, lo sapeva benissimo, ma sentirselo dire gli avrebbe fatto troppo male.

-Aspetta…io non lo dico perché voglio riconquistarti…non voglio tornare assieme…è solo che non mi sono mai scusato con te e volevo…dovevo farlo. Perché tu te lo meriti e …insomma…io…perdonami…-

Questa volta il sorriso di Viggo fu un po’ più intenso. Orlando fece appena in tempo a cercare di decifrare il suo sguardo ancora una volta quando le luci della sala si abbassarono lasciandoli al film.

 

*****          

 

Il party sembrava davvero non finire mai…Orlando non sapeva neppure più a quante foto di gruppo aveva partecipato, con quante persone aveva parlato e cosa aveva mangiato o bevuto…l’unica cosa che sapeva bene era dove era Viggo.

Dopo lo spavento sulla passerella aveva fatto in modo di non perderlo mai di vista per più di dieci secondi. Era stupido, lo sapeva bene e soprattutto era inutile, ma non poteva farne a meno.

Per tutta la notte aveva fatto in modo di gravitargli intorno…si sentiva un po’ ridicolo…molto ridicolo a dire il vero, ma preferiva vergognarsi un po’ che non vederlo. Erano passati mesi da quella notte, dall’ultima volta in cui lo aveva potuto guardare di persona e ora averlo cosi vicino era davvero troppo…troppi ricordi, troppe vecchie sensazioni che facevano a pugni per uscire di nuovo fuori…

In quel momento si accorse che Viggo non stava più parlando con Ian, e non era neppure vicino al tavolo…Oddio…l’aveva perso…di nuovo…

-Ci vediamo domani all’aereo- la voce di Viggo lo fece sussultare penosamente

-Te ne vai?- riuscì solo a chiedere.

-Sono stanco- rispose l’altro tenendo gli occhi fissi nei suoi. Orlando avrebbe preferito che non lo facesse…quello sguardo sembrava entrargli dentro per leggere tutto quello che stava provando, tutto quel miscuglio di insicurezza, speranza, vergogna e soprattutto maledetta paura che non gli riusciva di tenere a bada.

-Ancora grazie per oggi…- rispose abbassando lo sguardo sulle sua scarpe. Proprio non ce la faceva a guardarlo. E pensare che non molto tempo prima poteva bere quello sguardo ogni volta in cui lo desiderava. Poteva abbracciare Viggo fare l’amore con lui per tutta la notte, poteva farsi guidare e consolare, poteva strappargli sospiri e lamenti di desiderio, poteva averlo e sentirlo con se in ogni momento…e ora non aveva neppure il fegato di guardarlo in faccia.

-Nessun problema…Buonanotte- disse Viggo e si allontanò senza aggiungere altro.

Orlando invece rimase lì, gli occhi puntati sulla schiena dell’uomo che si faceva largo tra gli invitati e si avviava verso l’uscita.

E così era davvero finita…era così che doveva andare…come due vecchi conoscenti che si perdevano di vista. Senza troppi discorsi, senza spiegazioni..semplicemente era finita…ognuno per la sua strada…

Ma per lui non era finita… lui non ce la faceva cosi…e non gliene fregava niente che fosse tardi…non doveva essere tardi, come poteva essere tardi visto che lo amava ancora da stare male, visto che non poteva passare una sola giornata senza pensare a lui…e forse Viggo non lo voleva veramente più e aveva smesso di amarlo, forse era così, ma lui non si sarebbe accontentato di immaginarlo, di crederlo, di indovinarlo dietro i suoi silenzi.

Avrebbe dovuto dirglielo se davvero voleva che lui si rassegnasse, gridarglielo addosso e forse neanche quello sarebbe bastato…

Non si era neppure accorto di essere schizzato anche lui verso l’uscita fino a che una mano non lo afferrò per un braccio facendogli quasi perdere l’equilibrio

-Ma guarda il nostro elfo quanta fretta ha…- sentì dire da una voce divertita “Santo cielo, Karl, non ora…”

-Ciao Karl…-disse cercando di essere il più cortese possibile mentre con gli occhi guardava Viggo che usciva dal salone e intanto si chiedeva quanti secondi si dovesse portare avanti una conversazione indesiderata per poter passare per persone educate

Viggo alloggiava nello stesso albergo in cui si teneva il party, se non si fosse sbrigato l’avrebbe perso…mica poteva buttare giù la porta della sua stanza…E intanto Karl parlava di un qualche film che avrebbe girato o aveva già girato e Orlando improvvisamente decise che essere educati non era una delle sue priorità quella notte..

-Karl, scusami, ma devo proprio andare…-le ultime parole le pronunciò mentre già si era voltato per correre via.

Raggiunse Viggo quando ormai lui stava armeggiando con la chiave della sua stanza.

-Vig…- l’uomo si voltò a guardarlo, gli occhi sorpresi e una strana espressione sul viso che probabilmente lui non avrebbe saputo decifrare neppure se fosse stato sereno e rilassato. E in quel momento non era nessuna delle due cose

E non bastava…la realtà era che non solo sentiva il cuore scoppiargli ma, peggio ancora, non aveva la più pallida idea di cosa dire…il suo unico pensiero era stato raggiungerlo, ma ora, di nuovo uno davanti  all’altro, nella sua testa non c’era niente.

-Io…io…-non doveva andare così…non in quello stupido modo, doveva dire qualcosa…fare qualcosa…

E d’improvviso fece un passo avanti e spinse il suo corpo verso quello dell’uomo, costringendolo contro il muro, incollando la bocca alla sua.

Non sapeva cosa dire, ma forse avrebbe potuto farglielo sentire…così come faceva un tempo.

Per un attimo sentì Viggo irrigidirsi sotto quell’assalto, ma poi le sue braccia si strinsero attorno  a lui e Orlando senti la testa girargli.

Quell’abbraccio forte e stretto, quel modo deciso di rispondere al suo bacio, i loro corpi che si toccavano…quanto l’aveva sognato…quanto lo aveva aspettato.

Sentì un mano di Viggo stringersi attorno alla sua vita mentre l’altra affondava nei suoi capelli tirandolo, se possibile, ancora di più contro di lui, intensificando ancora quel bacio che sembrava non dover finire mai.

Improvvisamente Orlando sentì la bocca dell’uomo staccarsi dalla sua, e un lieve sospiro di protesta lasciò le sue labbra, subito seguito da un mugolio di piacere.

Viggo aveva cominciato a baciargli il collo risalendo fino all’orecchio freneticamente, quasi con rabbia come se avesse avuto paura di vederlo scomparire da un momento all’altro.

Con una mano, finalmente, riuscì ad aprire la porta della stanza e insieme barcollarono all’interno verso il letto, continuando ad affondare le mani l’uno tra i capelli dell’altro, cercando di insinuarsi sotto gli abiti stringendosi ancora e ancora.

Orlando si sentiva come ubriaco- Non capiva, né voleva capire più niente. C’era solo Viggo e nient’altro. I suoi baci e quelle carezze che aveva sognato ogni notte…

Ma all’improvviso Viggo si fermò e quasi spingendolo lo allontanò da se.

-No!- disse

Orlando rimase fermo nel mezzo della stanza, il respiro affannato e un’aria sconvolta sul viso.

-Perché no?-

-Perché non voglio!- non sapeva se a ferirlo di più fossero state le parole o il tono duro con cui erano state pronunciate.

-Credo sia meglio che tu te ne vada.- aggiunse l’americano.

Orlando rimase immobile ancora per un momento poi girò su se stesso e fece due passi verso la porta, per poi fermarsi ancora.

No, questa volta non se ne sarebbe andato…non si sarebbe fatto buttare fuori dalla vita di Viggo ancora.

Si voltò nuovamente verso l’uomo che ora lo guardava con qualcosa che assomigliava alla curiosità.

-So che non puoi dimenticare, ma forse…col tempo, potresti riimparare ad amarmi- Dio, lo stava supplicando…come un mendicante, come un affamato.

Ma non importava perché era così che si sentiva, affamato, di lui, dei suoi baci, delle sue mani, della sua risata e delle ora trascorse insieme anche solo seduti l’uno nell’abbraccio dell’altro.

E disperato perché ogni ora che aveva trascorso senza do lui era stata un inferno. Senza colore, senza amore, senza niente che valesse la pena di essere vissuto.

-Potrei farmi amare di nuovo…dammi un’occasione…-

-Io non ho mai smesso di amarti- le parole di Viggo lo inchiodarono

-No?- riuscì a mala pena a sussurrare

-No.-e Viggo scosse la testa –Ho provato rabbia e dolore e tanta delusione, ma non ho mai potuto dimenticare quanto ti amavo. Non potrei farlo- aggiunse –neanche se lo volessi-

-E allora perché non mi vuoi?- gli chiese. Era tutto così confuso. Nella testa di Orlando rimbombava un solo pensiero: Viggo lo amava ancora, lo amava ancora…eppure non lo voleva…

-Perchè non ti scoperò sapendo che l’unico motivo per cui ora mi desideri è un contorto moto di gratitudine per esserti stato accanto oggi pomeriggio. Non verrò a letto con te per andarcene domani come se niente fosse…-

-Ma…ma chi ti dice che io voglia solo una scopata da una notte?- non capiva, cosa aveva fatto per farglielo credere…cosa…

-Tu l’hai detto- gli rispose Viggo facendolo precipitare nella confusione più assoluta.

-Cosa??-

-Questa sera…-

Ma cosa diavolo stava succedendo?…cosa stava dicendo?…Poi si ricordò.

Nel cinema, quando gli aveva chiesto perdono per quella notte… “Non lo dico perché voglio riconquistarti…non voglio tornare assieme…” Dio mio ma si poteva essere più stupidi!

Una risata nervosa gli sfuggì dalle labbra senza che proprio lui riuscisse a trattenerla. Viggo lo guardò perplesso.

-Io non volevo…io…- Ma perché doveva essere tutto così difficile? –Lo sai perché ero ridotto così oggi?- l’uomo scosse appena la testa

-Perché ero lì solo per vederti, perché non riuscivo più a stare senza di te e spiare la tua vita sui giornali non mi bastava più e continuavo a cercarti tra tutta quella gente senza trovarti e quando finalmente ti ho visto tu…ti stavi baciando quella donna e io…io…-

Ora Viggo lo guardava con uno sguardo nuovo…c’erano lacrime nei suoi occhi  e paura e insicurezza, ma anche qualcosa che assomigliava tanto a speranza.

Si avvicinò a e lo vide alzare un braccio per sfiorargli una guancia con la mano, lievemente come se d’improvviso avesse paura di romperlo. Sussultò quando l’altro ritrasse la mano di scatto.

-Non posso, piccolo- gli sentì dire mentre cercava ancora una volta di allontanarsi da lui.

-Perché?- gli chiese mentre lo afferrava per le braccia deciso  a non lasciarlo andare.

-Perché non voglio legarti di nuovo a me fino a quando tu non avrai veramente capito cosa vuoi e cosa sei disposto a dare e…-

-Io rivoglio la mia vita!- quasi urlò Orlando zittendolo.

-Rivoglio la mia vita come era prima che io rovinassi tutto- e la sua voce era ora quasi un sussurro –rivoglio te e rivoglio noi…Ti prego non mandarmi via-

E in quel momento, tra le lacrime vide che Viggo stava sorridendo. Vide le sue labbra incresparsi e tremare un po’, ma quello era un sorriso.

Un sorriso per lui.

-Vieni qui…-disse l’uomo e in un attimo Orlando si strinse a lui, finalmente libero di assaporarne il profumo, di lasciarsi andare tra le sue braccia.

I baci piovvero sulla gola di Viggo, sul suo collo, ovunque Orlando riuscì ad arrivare mentre con le mani sbottonava la camicia  e i calzoni dell’uomo.

Sentì Viggo ridere, mentre entrambi barcollavano indietro verso il letto

-Orli, buono…forse dovremmo parlare un po’…-lo sentì sussurrare

-Parleremo dopo…- rispose mentre, lentamente, senza mai distogliere gli occhi  dai suoi, si inginocchiava di fronte a Viggo

-Ti aspetto da troppo- sussurrò mentre con una mano spostava l’elastico dei boxer e con l’altra spingeva Viggo sul letto

-Questa è la tua notte, amore-

Sentì Viggo rabbrividire sotto le sue carezze, fino  quando non chiuse la bocca su di lui. Allora un mugolio di piacere lasciò le labbra dell’uomo e Orlando sorrise.

Tenne gli occhi fissi sul suo viso per catturare ogni espressione, ogni gemito. Guardò il sudore imperlargli leggermente la fronte e notò il modo in cui stringeva le labbra in preda al piacere.

Quando si rese conto che l’uomo era vicino la limite iniziò ad aumentare l’intensità dei suoi movimenti, ma all’improvviso Viggo strinse una mano tra i suoi capelli allontanandolo da se, tirandolo a sua volta sul letto.

Ancora una volta Orlando si trovò a sorridere: aveva sempre amato il momento in cui Viggo riprendeva il controllo della situazione.

In un attimo si ritrovò disteso sulle coperte i vestiti buttati sul pavimento, presto raggiunti da quelli dell’americano.

Quando l’uomo si stese sopra di lui Orlando sentì un brivido percorrerlo da capo a piedi. Quanto aveva aspettato quel contatto, i loro due corpi uno contro l’altro…Allargò un poco le gambe per permettere al corpo caldo del suo amante di premere meglio su di lui, di affondare ancora di più nel suo abbraccio.

Strinse tra le mani tra i capelli dell’uomo cercando ancora una volta il suo sguardo.

-Non farmi più aspettare…- disse solo e in quel momento lo sentì entrare in lui.

 

*****

Diverse ore dopo Orlando era ancora sveglio, rannicchiato tra le braccia di Viggo, la testa nascosta nell’incavo del suo collo.

Stretto in quell’abbraccio caldo non era riuscito a prendere sonno. Era rimasto fermo ad ascoltare il respiro lieve e regolare del suo amore per tutta la notte.

Si era commosso rendendosi conto che anche durante il sonno Viggo continuava a stringerlo forte a se,  come aveva sempre fatto fin dalla loro prima notte…come se dovesse proteggerlo da mondo intero.

Ancora pochi minuti e poi avrebbe dovuto svegliarlo..li aspettavano altre interviste, la premiere di Los Angeles…altre passerelle e domande e fotografie…

Sorrise rendendosi conto che ora quella prospettiva gli sembrava improvvisamente piacevole.

 

fine