.|.  Destiny .|.

Capitolo 3

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Altri lunghi mesi trascorsero dagli avvenimenti di quella sera, e anche se i due erano entrambi convinti che si sarebbero rincontrati, nè Orli e Viggo avrebbero mai immaginato, in quel momento in cui gli sguardi erano incrociati e persi senza sapere bene perchè l'uno nell'altro, in che modo l'avrebbero fatto, e quali strani eventi si sarebbero messi tra di loro ancora una volta, giocando coi loro destini come in una scacchiera.
Da allora Viggo non era più lo stesso... nervoso continuamente, e ancora più fissato con i suoi compiti e i suoi doveri da diventare quasi ossessionato. Aver lasciato scappare quel pirata era stato istinto, ma spesso si domandava se quella era stata la cosa giusta da fare... se quel gesto non aveva voluto dire ingannare sè stesso oltre che la sua città e il suo governatore...
Tra l'altro nell'ultimo mese la sua confusione era aumentata vorticosamente, visto che pareva che una nave pirata, e si vociferava fosse proprio la Evil Destiny, andasse di città in città saccheggiando e uccidendo anche le donne e i bambini, bruciando tutto quello che passava sulla loro strada e ammazzando e torturando i marinai. Tutta la marina era all'erta, e anche la sua città viveva nella paura di essere attaccata come quelle vicino.
Viggo era alla sua scrivania e fissava il vuoto, mentre sfogliava le sue carte senza prestarci la minima attenzione. Sean era entrato e lui quasi non se ne era accorto, ma sussultò per la sorpresa quando l'altro parlò mettendogli una mano sulla spalla.
"Non è il caso che esci un pò da questa stanza, Viggo? Stai marcendo qui dentro... guarda che se continui a guardare le mappe e le carte loro non risolveranno tutti i tuoi problemi da sole..."
"Sean, non lo faranno da sole, infatti... per cui devo risolvere tutto io. Dobbiamo fermarli, chiunque essi siano...." Aveva detto le ultime parole abbassando gli occhi al pavimento anzichè guardare Sean, e quell'espressione cupa e pensierosa lo aveva catturato nuovamente. Non poteva essere, Orli Bloom aveva dato idea di essere diverso... Non voleva nemmeno pensarci, perchè altrimenti la fuga che gli aveva permesso... I suoi pensieri vennero interrotti nuovamente dal fratello
"Viggo, non è la Evil Destiny. Ho visto con i miei occhi Orli Bloom e so che non farebbe cose del genere. E tu stesso mi hai raccontato di quella notte. Per cui basta, non lo è, chiusa la faccenda. Intesi? E poi non devi pensare a tutto tu, non hai il peso di tutta la marina sulle spalle Viggo!! Non puoi fare tutto da solo."
"Lascia stare Sean, devo farlo invece. Chi credi che lo faccia altrimenti? Lasceremo che la città venga attaccata e che quei pirati massacrino metà popolazione? Hai già dimenticato il 22 Luglio di quasi trentanni fa?" Lo aveva guardato dritto negli occhi, e il suo sguardo era diventato meno duro quando aveva visto il dolore passare come un flash negli occhi dell'altro, che era indietreggiato e si era seduto sul letto, a peso morto. Subito si alzò per abbracciarlo "Perdonami, perdonami Sean non dovrei ricordarlo anche a te tutte le volte. Scusami..."

Ma il peggio doveva ancora arrivare. La mattina dopo entrambi furono sconvolti dalle ultime notizie arrivate dall'ennesima città distrutta, questa volta quella accanto alla loro. Inoltre una nave delle loro flotte che si trovava nei paraggi e aveva aiutato i marinai era stata devastata come la città, e i loro compagni erano stati trovati morti, bruciati, e in condizioni che Viggo nemmeno voleva ricordare. E i pochi sopravvissuti non avevano avuto dubbi: era la Evil Destiny. Viggo adesso era seduto nella sua cabina, con la testa appoggiata sul tavolo come se ci fosse caduta improvvisamente, una mano penzoloni e una bottiglia di rhum stretta nell'altra. Avevano viaggiato tutto il giorno, appena saputa la notizia erano partiti, la loro nave più un'altra, pronti a trovare quei pirati e sconfiggerli una volta per tutte.
Viggo era in condizioni pietose... dopo essersi ripetuto tutto il giorno che avrebbe ucciso quel Bloom con le sue stesse mani, e aver programmato tutto - la partenza, gli ordini, le disposizioni, i lavori manuali: era una furia, una furia di rabbia ordini e precisione maniacale - alla sera alla fine era crollato. Si era chiuso nella sua cabina e aveva cominciato a bere, come non faceva ormai da anni, da quando era un ragazzino, buttando giù un bicchiere dopo l'altro, sperando che il bruciore nella gola avrebbe azzerato tutti i suoi pensieri, anzi, sperando che l'alcool avrebbe azzerato sè stesso. La giacca buttata a terra, la camicia stropicciata e aperta, i capelli disordinati che gli coprivano il volto. Perchè tutto quello che stava succedendo era colpa sua, era solo e soltanto colpa sua. Se non l'avesse lasciato scappare quella notte, se non fosse stato così tanto stupido da non compiere il suo dovere, adesso il pirata sarebbe stato dove si meritava, in prigione o penzolante da una corda... non a disseminare morte per mare... Era lui il vero colpevole, era lui che anche se non con le sue stesse mani aveva ucciso tutte quelle persone... Buttò giù un'altro bicchiere, mentre il suo cervello formulava i pensieri sempre più lentamente, la testa gli girava terribilmente, e la rabbia non si calmava, anzi bruciava più del rhum nella sua gola.
Sean era entrato sospirando, e si avvicinò a Viggo cercando di togliergli la bottiglia dalle mani, ma in tutta risposta ricevette quasi un ruggito mentre Viggo si sollevava di scatto guardandolo con odio.
"Viggo... per favore torna in te. Dammi quella bottiglia che ti metto a letto..."
"Non andrò a letto fino a che non avrò fra le mani quei pirati Sean!! Ok??" urlò.
"Viggo, ti ho già detto che non puoi fare tutto da solo... adesso..."
Ma Viggo tagliò le sue parole, sempre urlando "E invece DEVO Sean!! Perchè è colpa mia!!! E maledettamente colpa mia!! Se io non lo avessi lasciato scappare adesso..."
Anche Sean alzò la voce "Viggo adesso basta!!! Non è colpa tua! Hai solo fatto quello che sentivi, non biasimarti per questo!! E poi..."
Ma Viggo diventò una furia e si alzò di scatto buttando a terra la sedia e avvicinandosi minaccioso a Sean, agitando il pugno davanti a sè, facendolo indietreggiare e spingendolo verso la parete fino a bloccarcelo contro e urlargli in faccia "E' colpa mia ti dico!!! Hanno ucciso donne e bambini Sean!!! Hanno bruciato vivi i nostri!!! Hanno trovato Peter e Jack in fondo al mare legati mani e piedi vaffanculo!!! E tutto questo l'ho fatto io Sean, tutto perchè mi tiravano i pantaloni capisci?!?! E non mi devo biasimare??? Se non l'avessi fatto scappare, adesso...." Si fermò improvvisamente, mio dio ma cosa stava facendo... barcollò respirando cercando di riprendersi mentre la testa non ne voleva sapere... stava minacciando suo fratello, lo stava spaventando e quasi l'aveva colpito... cos'era diventato... Non riuscì a fermare un singhiozzo mentre si lasciò andare tra le braccia di Sean, che l'aveva stretto e gli passava una mano tra i capelli
"Sssshhh adesso calmati... calmati... siamo uomini Viggo... non possiamo sapere sempre tutto, non siamo perfetti..."
Tra le lacrime sussurrò solo "Ma io lo devo essere Sean. Lo devo essere... Lo sarò.... io devo..." e si perse nei singhiozzi.
In quel momento delle urla e dei rumori riempirono l'aria circostante, ed entrambi si guardarono con gli occhi sgranati per un attimo prima di correre sul ponte.
"Siamo attaccati!! Siamo attaccati!!!!" era tutto quello che urlavano i suoi uomini.
Dannazione non era assolutamente in grado nemmeno di reggersi in piedi in quel momento, proprio nel momento in cui tutta la sua lucidità e il suo coraggio servivano maggiormente... fù ancora peggio quando tra una cannonata e l'altra e la confusione sul ponte degli uomini agitati che preparavano le armi, vide la nave pirata poco distante, e riconobbe immediatamente la bandiera e la forma. Era la Evil Destiny... ma prima che la rabbia gli facesse fare un solo movimento Sean urlò "Viggo, torna di sotto!!! Ci penso io ok? Non puoi in queste condizioni!!"
No, non poteva lasciare tutto a suo fratello, era entrato nella marina da meno di un anno, non aveva l'esperienza di un ufficiale, anzi non aveva proprio esperienza. Era lui che doveva difenderlo, piuttosto... senza rispondere cercò di riprendersi, e corse sul ponte verso i cannoni cominciando ad urlare gli ordini e dare le disposizioni per la difesa.
Non si rese nemmeno conto di quello che stava succedendo, i suoi movimenti erano meccanici, e tutto sembrava muoversi a volte troppo velocemente, secondo per secondo, e altre al rallentatore, e ragionava a fatica anche quando alcuni pirati avevano raggiunto la loro nave e stavano combattendo ferocemente, spade contro spade.
Ma nonostante tutto guidò i suoi come al solito nel migliore dei modi, si difesero egregiamente e con coraggio come sempre... all'improvvisdo capì bene quello che stava facendo, quando si accorse che la sua nave stava affondando, che lui, Sean e un'altra decina di uomini stavano ancora affrontando i troppi pirati, e che altri invece stavano raggiungendo la scialuppa per arrivare all'altra nave che viaggiava con loro, la quale col favore del vento e della marea aveva la via libera per una fuga. Si voltò verso Sean "Muoviti e sali sulla scialuppa, c'è ancora un posto, avanti!!!"
"Scordatelo Viggo! Io non ti lascio!!! Posso battermi!!!"
"Muoviti e vai!!! Non ci si batterà ancora per molto qui sopra, VAI!!!"
"APPUNTO!! Non ti lascio qui Viggo!! Non me lo chiedere nemmen"
Venne zittito dal pugno pesantissimo di Viggo che gli arrivò dritto sulla mascella, che lo stese facendolo svenire. Viggo prese il fratello e lo portò verso la scialuppa, guardando negli occhi Mike che capì all'istante e fece un cenno con la testa, il dolore negli occhi perchè temeva di salutarlo per l'ultima volta. Dopodichè Viggo tornò dai suoi, per combattere fino alla fine e permettere la fuga almeno agli altri.
Ma pochi istanti dopo, mentre voltandosi vedeva la nave con sopra suo fratello schizzare via velocemente verso la salvezza, si accorse che erano rimasti in quattro, che erano circondati, e che non restava altro da fare se non gettare a terra le spade e alzare le mani. Dei passi dietro di lui lo fecero sussultare, mentre la rabbia cresceva smisurata fino quasi a fargli esplodere il petto, e quando si voltò e trovò il volto del pirata davanti a sè ebbe come un senso di deja-vue... dove aveva già visto quella faccia? Non avrebbe mai potuto ricordarlo, nella situazione in cui era... nella testa ancora l'alcool, il dolore per il corpo ferito, la stanchezza e la tensione della battaglia, la paura per suo fratello... In men che non si dica aveva le mani legate davanti a sè, e si ritrovò sulla nave pirata con gli altri quattro, ancora circondati e con davanti sempre quell'uomo, mentre si chiedeva se, visto che comandava, era davvero il capitano Bloom, il padre di... e soprattutto mentre si domandava dov'era *lui*.
Tra le altre facce improvvisamente lo vide, aveva lo sguardo basso... ma anche se lo scorgeva appena dietro a tutti gli altri, lo avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi. Gli sembrò di impazzire dalla rabbia, mentre si mosse di scatto compiendo quel gesto insano, lanciandosi tra i pirati che lo spinsero indietro violentemente, e cercavano di tenerlo fermo e lo colpivano, mentre urlava "Maledetto bastardo!!! Bastardo!!!"
Si fermò sul posto come ghiacciato, quando l'uomo di poco prima gli urlò qualcosa che non capì e cominciò a sparare verso di loro, colpendo i suoi compagni... I residui dell'alcool e lo shock gli devastarano di nuovo la mente, mentre guardava il corpo senza vita dei suoi marinai, e si lasciava trascinare via senza fare resistenza, come in trance.
"Non ti faccio camminare la passerella coglioncello... preferisco legarti anche i piedi e buttarti a mare, ti piacerà vedrai... Chissà, se sai nuotare anche legato magari arrivi salvo a quell'isoluccia..." Non oppose resistenza, mentre lo legavano e lo buttavano di sotto dandogli un pugno in faccia, mentre tutti i suoi sensi svanivano sommersi dall'acqua dell'oceano attorno a lui.

Ma quello che i suoi occhi nella confusione avevano mancato di vedere era che Orli aveva le mani legate proprio come lui, e si era comunque lanciato verso di loro mentre lo gettavano in mare... ma era stato fermato da Criss, l'uomo che Viggo non aveva riconosciuto.
"Sta fermo ragazzo, stammi lontano!!!!" L'avevano riafferrato per le braccia, mentre con furia si dimenava urlando insulti a quell'uomo davanti a sè.... dannazione doveva fare qualcosa, non sapeva come, ma piuttosto si sarebbe gettato anche con le mani legate in acqua... per lui sarebbe stato più facile, magari si sarebbe liberato, magari avrebbe nuotato anche in quelle condizioni, ma Viggo no, Viggo sarebbe morto, e non poteva lasciarlo così!!!!
"Schifoso bastardo sadico!!! Vigliacco!!!! Lasciami subito!!!!!"
Criss si avvicinò ad Orli "Quante volte ti devo ripetere che non hai più nessun potere qui, marmocchio?! Vuoi che te lo insegni per l'ennesima volta?!" Sorrise malignamente.
Ma Orli non aveva nessuna paura, aveva giurato a sè stesso che nessuno l'avrebbe mai piegato, e nessuno ci era ancora riuscito, nonostante l'ultimo mese... e stava con lo sguardo alto e fiero senza lasciare gli occhi del vecchio "Lasciami andare. Subito."
L'altro rise mentre faceva cenno ai suoi uomini di rilasciarlo "Bene bene, il pidocchio vuole lanciarsi in mare a salvare l'amichetto... e allora lasciamolo fare no? Almeno morirete in due..." Orli stava quasi per lanciarsi quando si bloccò di colpo ascoltando le altre parole di Criss "Tanto tuo padre a Tortuga starà benissimo anche senza le tue cure... non temere..."
Cazzo, cosa doveva fare? Se fosse morto su quell'isola suo padre... ma no, lui sapeva come andarsene da lì, Viggo no, sarebbe morto di fame e stenti, se non stava già rischiando la morte affogando lì sotto. L'avrebbe salvato e poi sarebbe tornato in tempo per...
Non pensò più a nulla mentre si lanciava nell'acqua, e nuotando sempre più freneticamente aveva raggiunto il corpo svenuto di Viggo, e poi era tornanto a galla a prendere aria, mentre lo teneva saldo tra le sue braccia. Poco dopo era sull'isola, adagiò il corpo dell'altro sulla sabbia e si lasciò cadere sfinito solo per un secondo, prima di togliersi la camicia bagnata e slacciarsi di poco i pantaloni per poter respirare più facilmente, mentre le corde alle sue mani si scioglievano velocemente.
Dopodichè raggiunse il volto di Viggo, e mentre con una mano gli controllava le pulsazioni, liberandogli i polsi dalle corde, si era fermato a guardarlo per un attimo. Doveva fargli la respirazione, e subito anche... dannazione fà che sia ancora vivo... Appoggiò lentamente le labbra sulle le sue, e in quel momento si sentì rapito da tutte le sensazioni che provava... quelle labbra morbide, le guance ruvide... il sapore del mare... il brivido per quel contatto, la paura di non sentire nessun respiro... Ma si svegliò da quello stato quando Viggo tossendo si riprese e sputò l'acqua che aveva ingerito poco prima, facendolo sospirare di sollievo. Di certo non era del tutto conscio, ma almeno era vivo.
Per un attimo Orli si lasciò cadere con la schiena nuda sulla sabbia per riprendersi, respirando a pieni polmoni... Si stava anche facendo notte... si voltò a guardare l'uomo che tremava accanto a lui, con gli occhi chiusi e il dolore sul volto, ancora perso nel suo delirio di incoscenza. Per prima cosa doveva controllare che non fosse ferito... Prima gli sciolse anche le corde dalle cavigle, poi gli tolse delicatamente la camicia e si accorse che c'era una ferita sul braccio, ma che non era grave. Comunque cercò di pulirla il meglio possibile, e gliela bendò avvolgendo il braccio accuratamente con la fascia che si tolse dalla testa, lasciando liberi i suoi capelli.
Poco dopo, avendo trovato il necessario e avendo acceso un fuoco si era di nuovo voltato verso Viggo, che sembrava non aver ancora ripreso i sensi. I vestiti accanto al calore del falò si erano asciugati un poco, e vedendo che l'uomo tremava gli aveva infilato delicatamente la camicia. Adesso Orli stava lì accanto, con una gamba stesa sulla sabbia e l'altra avvolta tra le sue braccia, col mento appoggiato sul ginocchio e lo sguardo che passava dall'uomo, al fuoco scoppiettante, alla distesa infinita del mare scuro davanti a sè. Non sentiva il freddo nonostante fosse a torso nudo, e piano piano i suoi capelli si stavano asciugando smettendo di fargli scivolare goccie sulla schiena e sul petto, mentre anche i pantaloni non erano più pesanti e appiccicati alle sue gambe. Passò una mano sulla sabbia... sapeva dove andare a cercare un rifugio e qualcosa per sopravvivere, ma non poteva muoversi fino a che Viggo non si fosse ripreso, non aveva la forza per trasportarlo di peso fino laggiù. Poi sospirò voltandosi, l'uomo tremava ancora. Probabilmente il fuoco non bastava. Lentamente, senza fare rumore e cercando di non ferirlo e di non pesare pesare troppo, si coricò su di lui... l'avrebbe scaldato col suo corpo. Chiuse gli occhi... la sensazione della camicia ruvida contro il suo petto, e quei centimetri di pelle contro la sua... non si rendeva conto se il tremore che sentiva era quello del corpo sotto al suo, o se era lui stesso... Per di più sentiva il caldo e il freddo a intervalli, come preso da una strana febbre... Il freddo della camicia di Viggo ancora umida, in contrasto con il caldo dei loro petti, che sentiva bollire... probabilmente Viggo era febbricitante... O forse lo era lui, perchè non distingueva quei brividi che sentiva, non distingueva se erano le emozioni che esplodevano senza che le potesse fermare, o se era lui stesso a non stare troppo bene. Forse entrambe le cose, e la mente lo abbandonò piano piano, mentre combatteva con i suoi pensieri.
Lui non aveva bisogno di quell'uomo, lo stava proteggendo solo perchè sentiva che era giusto, per nessun'altra ragione... e se sentiva tutte queste sensazioni era solo per desiderio, nulla di più. Il desiderio di un corpo, era fatto di carne del resto no? Ma quell'uomo era un ufficiale che probabilmente lo odiava, e l'unico momento in cui avrebbe avuto quella pelle così vicina sarebbe stato sicuramente quello, mentre Viggo era incoscente. Non osava immaginare quando avrebbe dovuto spiegargli cosa ci faceva lì, e soprattutto fargli capire che nè lui nè suo padre erano responsabili di quello che la Evil Destiny aveva fatto. Ma in fondo non gli importava se ci avesse creduto o meno, anzi sapeva che non avrebbe creduto ad una parola... ma no, non gli importava nulla.
L'unica rabbia che provava in quel momento era quella accecante e profonda per l'uomo che aveva tentato di piegarlo, Criss. Ma nemmeno quello che aveva passato in quel mese aveva scalfito il suo orgoglio, nonostante i tentativi dell'uomo che aveva provato e provato a sottometterlo, sempre più furioso per i fallimenti... nessuno avrebbe ingabbiato quella tigre che aveva dentro, nonostante fosse stata una dura prova, con la forza di volontà indebolita dalla preoccupazione per suo padre. No, la tigre ruggiva ancora.
Aveva dovuto pensare a sè stesso per 26 anni, e avrebbe superato qualunque cosa da solo come sempre, senza perdere mai la forza, l'ottimismo, la voglia di vivere. Viveva per se stesso, per il mare, per la sua libertà... e forse anche per suo padre, ma per proteggerlo, non per farsi proteggere. Ora era lì, ancora tutto intero, spirito e corpo, e avrebbe risolto tutto... non aveva bisogno dell'aiuto nè del conforto di nessuno, nemmeno di un corpo per distrarre i suoi sensi. Non aveva bisogno di nessuno.
Si lasciò perdere nell'odore di quella pelle, dimenticando ogni cosa degli ultimi anni, dell'ultimo mese, degli ultimi secondi, e mentre nel silenzio della notte c'era solo il rumore del mare, e delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, distratte ogni tanto solo dallo scoppiettio del fuoco, si lasciò vincere dal sonno.