.|. Otherside .|.

1. Day 1

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07: 32 – solution

 

Viggo di qua, Viggo di là, Viggo, un autografo!, Viggo, da questa parte!, Viggo, la poesia, Viggo, Viggo, Viggo….Basta! Non ne posso più! Non ce la faccio più. Donne da tutte le parti, urlanti, lacrimanti, singhiozzanti, sospiranti, sbavanti, insomma, levatemele dai piedi o faccio una strage!

No. Tutto a posto. Sono caaaalmo… calmissimo. Sure. Più calmo di così si muore.

By the way, l’avrete capito. Viggo Mortensen, al vostro servizio. Sono qui. Sono stressato. Sono stufo. Sono coperto di donne fin sopra i capelli. Sono misogino fino al midollo. E non sono gay. No, assolutamente no. Nemmeno bisessuale, se è per questo. Voglio dire, tra uomini e donne c'è differenza. E io preferisco le donne, ovviamente, sicuro, le donne. Sono un uomo, io.

Beh, ma non è per una qualche storia di virilità e stronzate varie, affatto, solo che, ecco, le donne sono più... sono più. Ecco sono "più" e non c'è altro termine, sono più.

Più... oche. No, non intendevo questo, era solo nel senso che sono, intendo di più, ecco, più…

Più stupide. No, nemmeno... cioè, magari, un pochino, ma solo alle volte, intendiamoci, mica sempre eh!, sono candide, sono, ecco, ingenue, ma nel senso buono del termine, perché il candore fa tenerezza, no?, tenerezza, esatto, proprio come quella che si prova per una bimba, giusto?, una bimba, sì, ecco, le ragazze sono bimbe, spesso ne hanno anche il quoziente intellettivo... cioè, non... intendo, non tutte, non generalizziamo adesso, solo più, beh, più...

Più superficiali. Ma superficiali in senso adorabile, cioè, quel tipo di superficialità che in realtà è buon gusto, ecco, buon gusto per le buone cose o per le belle cose, no? Non che non riescano ad andare oltre le apparenze, intendiamoci. Molte donne lo fanno. Andare oltre le apparenze, intendo. Ce ne sono tantissime. Ad esempio, beh, ad esempio… eh… ad esempio, ad esempio…

…beh, mia nonna era davvero una persona a posto…

Va bene, d’accordo, forse le donne non mi stanno poi così simpatiche. O perlomeno, non mi stanno così simpatiche da un po’. Un po’. Beh, ad essere totalmente onesti, non è che quella cosa, sì la non-così-simpatiche, ecco non è che sia cominciata quando ho conosciuto Orli.

Era già iniziata, voglio dire, era una cosa attiva già da un po’.

Sul serio, dico.

Non fate quelle facce, è così, vi ho detto.

Ok, è cominciato tutto tre settimane dopo che ho conosciuto Orlando. Ma questo non c’entra assolutamente. È una fase. Un momento, capita a tutti, è assolutamente normale.

Ma resta il fatto che le donne sono comunque bellissime. Sono davvero splendide. Ecco, le solenni curve dei loro fianchi, i seni morbidi, gli occhioni-guarda-che-cerbiattina-che-sono, le gambe flessuose e cellulitiche…

…le gambe flessuose e…

…flessuose.

Flessuose e basta… no! Che cazzo. Certo che sono cellulitiche. Ma è normale. Non mi dà fastidio, non è questo, cioè, le loro gambe sono, in fondo, molto, voglio dire, ecco, intendo… ma poi chi cazzo se ne frega delle loro stramaledettissime gambe?! Non me ne frega assolutamente niente e non capisco nemmeno perché sono entrato nel discorso, Cristo santo!

Dicevo. Lo ammetto. In questo periodo le donne mi hanno veramente rotto le palle. Un divorzio, una separazione, e ho deciso di starmene un po’ per i cazzi miei! È così anormale? È così incomprensibile? Tutti mi stanno addosso come delle vespe su un ciliegio, ma è così difficile capire che ho solo voglia di un po’ di tranquillità? Di fare lo scapolo? Fare lo scapolo, avete presente?

Libertà…vivere in totale libertà… e non cominciate con le gioie della convivenza perché semplicemente non sono in vena di sentirle. Ce lo vedete il grande Viggo Mortensen a girare scalzo in mezzo a bottiglie vuote, bicchieri di plastica accatastati everywhere, maglie non stirate…? No, vero? Figurarsi, con tutte le sue colf, cameriere, o magari l’anziana tata di quand’era bambino, perché no?, e poi la sua elegante e bellissima compagna, saldamente installato nella sua villa di Miami ed intento a dipingere o seduto nello studiolo a scrivere versi profondi ed ispirati… Insomma, occupato a ritirarsi nel suo modesto eremitaggio da stramiliardario illuminato e saggio, una specie di Leonardo da Vinci del ventesimo secolo, però più bello. (E più ricco. E più matrimoniabile.)

Belle immagini, ma non è a questo che aspiro. Ora come ora quello che sogno è un appartamentino, anzi, un monolocale, piccolo, disordinato e dove lenzuola e tende rimangono le stesse per settimane perché non ho voglia di cambiarle, in un buco di città inculata da qualche parte dove nessuno mi conosce e nessuno vuole il mio autografo e nessuno vuole che reciti una poesia e nessuno vuole che sia saggio ed illuminato e nessuno si aspetta niente da me e in generale nessuno rompe i coglioni.

Uno psicologo direbbe che sono stressato, sotto pressione… l’inutilità degli strizzacervelli, lo capisco da me di essere sotto pressione, il problema è farlo capire agli altri.

Poco male. La soluzione l’ho già presa io, me ne vado in vacanza in un alberghetto da due soldi in un posto anonimo ed insignificante da qualche parte nel Maryland. E nessuno saprà come rintracciarmi per le prossime settimane, a meno che io non risponda al telefono, che terrò staccato per la maggior parte del tempo. Mio solitario eremitaggio, attendimi…

…oh, parlando di solitario, ecco cosa mi stavo dimenticando.

Ci sarà anche Orli.

 

 

09:54 – unexpected

 

Il portiere sembra perplesso di vedermi arrivare con una sola sacca come bagaglio…sì, esatto, una sola sacca, ho imparato che essere straricco mi libera almeno dell’obbligo dei bagagli. Quello che mi serve posso comprarlo. Beh. Lui non mi conosce – e come farebbe? Per lui io sono Archie O’Ryan, ha la faccia di uno abbastanza ignorante da non sapere nulla e da non preoccuparsi di nulla e quindi non sono stato a menarmela con congetture su nomi che danno nell’occhio, nazionalità ecc ecc...

Insomma sono qui… Orli è nella camera accanto. E sto scendendo le scale per andare a comprare qualcosa da mangiare in quel baretto a trecento metri dal…

“Yaaaaaah! CIAO VIGGO! Da quanto tempo!!!”

“Viggo? C’è Viggo?”

“Heilà fratello!! Come butta??”

Deglutisco, mi riprendo dallo shock e dalla manata che Dominic Monaghan mi ha appena scaraventato su una spalla.

“…Elijah?”

“In carne e piedi pelosi, come ogni hobbit che si rispetti, no?”

“…Dominic? Sean?...”

“A rapporto, grande!”

shit.

“E suppongo che anche Billy-”

“Detto fatto bambolone!!”

Un’altra pacca mi getta quasi a terra mentre Billy balza fuori dalla sala da pranzo per atterrare direttamente sulla mia schiena.

Oh merda.

“Cosa ci fate qui?”

Dimmi che siete di passaggio, ve ne state per andare, non è vero? Siete capitati qui per caso, vero??

Ma mentre lo penso, lo spero, me lo auguro con tutte le fibre del mio essere, già so che purtroppo, oh purtroppo non è così, lo sento, lo so, lo so troppo…

“Beh, ragazzo mio… passavamo di qui per caso, quando improvvisamente-”

“Non diciamo cagate, Dom, per favore. Siamo qui per prenderci una pausa dallo stress di tutti i giorni – è un inferno là fuori! E abbiamo trovato questo indirizzo nell’agenda di Orli…”

Incurante del fatto che forse quell’agenda non sarebbe mai dovuta finire nelle loro mani, provo comunque una rabbia feroce nei confronti del suo proprietario, per aver fatto radunare questi quattro imbecilli a rovinarmi la solitudine, a rovinare la nostra solitudine… di coppia, sì, esatto, sono incazzato come una iena idrofoba perché volevo passare un po’ di tempo con Orli senza rompicoglioni in mezzo, sono…

“RAGAZZI!!!! Cosa ci fate tutti qua? L’adunata dei mentecatti?”

“Figurati Orli, ti avremmo invitato!”

“Stronzo! Ma cosa bla bla…”

Mi allontano infilandomi in totale silenzio nelle scale, mentre i giovinastri continuano a ciangottare come poppanti, salgo le prime due rampe ancora incazzato da bestie, ma in fondo in fondo mi fa quasi piacere che quei cinque matti restino tutti uniti…

“Dove vai?”

Mi volto, colto totalmente alla sprovvista, e trovo Orli a meno di un palmo da me, appoggiato al muro, che mi guarda con quei suoi occhi marroni così incredibilmente intensi…

Rimane a fissarmi in silenzio per qualche secondo, poi con un sospiro si lascia cadere su un gradino, appoggiandosi le braccia alle ginocchia.

“Scusami” dice mestamente, scrollando la testa. “Avrei dovuto immaginare che avrebbero letto l’agenda e si sarebbero catapultati qui. Ti ho rovinato tutto..”

Rimango di sale, paralizzato, marmorizzato. Ha capito? Possibile che abbia capito? Aveva capito che volevo stare un po’ con lui, senza interferenze per-

“Lo so cosa volevi, Viggo, perché io sono venuto qui esattamente per lo stesso motivo.”

Oh. Mio. Dio.

“Ed è per questo che mi dispiace, che mi sento in colpa, perché capisco quello che provi. Scusami.”

Gesù. Sto sognando. Non ci credo. Non oso crederci.

“Orlando, non devi scusarti.”

Mi siedo vicino a lui, lo guardo in volto, cercando di rendere i miei occhi grigi più penetranti che posso. Appoggio una mano sulla sua gamba. Merda. Forse era meglio la spalla. Non sarò stato troppo avventato..? no… Orli non sembra badarvi. Bene così.

“Non è colpa tua, e comunque non fa gran differenza, se loro ci sono o no. Possiamo comunque…”

“E invece sì che fa differenza! E molta anche!” esplode lui. “Volevi startene un po’ in pace, da solo, in mezzo a sconosciuti, e anch’io volevo la stessa cosa, e sapevo che di te potevo fidarmi, che non mi avresti stressato e mi avresti lasciato vivere la mia solitudine in pace mentre tu facevi la stessa cosa, nello stesso albergo ma come se fossi stato all’altro capo del pianeta. E invece loro…”

Gelo.

Allora era questo che intendeva. Certo. Ma io l’avevo capito. Non ci sono rimasto male.

Ci sono rimasto di merda.

Ok. Nessun problema. Non è successo niente. In fondo, cosa mi aspettavo? È tutto ok. Tutto ok. Non devo fargli vedere che mi ha ferito. Anche se non mi ha ferito nel senso stretto del termine, intendo… insomma, non deve sapere. E basta. Sono io che ho equivocato, che mi sono immaginato tutto. Una persona normale non ci avrebbe nemmeno pensato. Ecco. No.

“…e quindi spero che tu possa perdonarmi… Viggo, mi stai ascoltando?”

Sono un fulmine.

“Sicuro. Orli, ti ho già detto di non preoccuparti, capito, testa di legno? Dai, andiamo a fare colazione. Hai già assaggiato i croissant di quel bar che c’è a due passi da qui…?”

 

 

18:45 – surprise

 

Aaaaaah….che bello passare un pomeriggio a non fare assolutamente niente nel salone dell’albergo… sono qui spaparanzato davanti alla terza tazza di cioccolata, e sono due ore che chiacchiero con la cameriera, una robusta signora di colore molto intelligente e molto simpatica.

Questa mattina è volata in fretta…io e Orli abbiamo mangiato croissants, qualche pasta, un paio di meringhe e qualche fettina di torta alla frutta con panna…ragazzi…non avete idea di che spettacolo offrisse lui con la bocca sporca di panna e cacao mentre guardava i pezzetti di kiwi sulla mia torta con gli occhi scintillanti…

No. Intendo… Non era niente di così speciale.

Insomma… è solo che, ecco, tutt’ad un tratto avevo questa strana voglia strisciante di baciarlo, proprio in mezzo al bar, proprio contro la vetrina con le torte, davanti al gestore, i clienti, tutti…

Uffa. Ovviamente non l’ho fatto.

E non significa niente. Un momento di smarrimento dovuto a… agli zuccheri. Sì, ai troppi dolci, un massiccio afflusso di zuccheri al cervello fa sempre sentire un po’ strani. Hm.

Quasi quasi…potrei andare a trovare Orlando. Massì, che male può fare? Deciso…ecco, tenga, grazie, arrivederci, signora…mi ricorda tanto mia nonna. Sì, quella di cui parlavo all’inizio.

Mi raccontava sempre una storia, si trattava di un libro che a lei piaceva molto, e che in seguito ho letto anch’io, “Venere sulla conchiglia”, di Kilgore Trout. Un vecchissimo Urania, conoscete gli Urania? Mai saputo chi fosse poi Kilgore Trout. Ma comunque. In questo demenzial-fantascienza, un uomo, un cane, una civetta ed un banjo attraversano il cosmo in cerca di Dio, o chi per egli, che sappia spiegare il perché dell’esistenza. Giunto finalmente al cuore dell’universo, faccia a faccia con il compagno di merende di Dio, il protagonista grida qualcosa come “Ma allora perché? Perché? Perché?!” e la risposta è…

Oh, eccomi arrivato davanti alla porta di Orli. Bussare… toc-toc…c’è nessuno?

Toc-toc…ehi…se ci sei, batti un colpo…se non ci sei due…ok…silenzio. Che palle. E va bene. Me ne andrò in camera…della serie andare lontano, è la porta a fianco. Chiave, chiave, chiave…ho lasciato aperto. Ops. Che idiota che sono. Piazziamoci un po’ sul letto a leggere, va’…a proposito di lettura. Dicevo, la risposta del saggio Clerun-gowph, l’essere più vicino a Dio, è –

Cristo.

Cristo.

Cristo.

Cristo. È lì su quello stramaledetto letto.

È lì.

Nella penombra quasi riluce il suo torace liscio e ben tornito.

È nudo.

Oh Cristo. Le sue gambe sono qualcosa di inimmaginabile. Per un istante mi balena in mente l’immagine di quelle gambe avvolte intorno alla mia schiena, mentre io... Oh. Mentre io. E poi, oh, Dio. I suoi fianchi snelli ed asciutti… ed in un attimo lo so, l’ho sempre saputo, è veramente un elfo quello sdraiato lì in quel dannatissimo *letto*, quel *mio* dannatissimo letto per di più, è veramente un elfo.

E poi, oh.

Quello è veramente un elfo. Forse. Perché invece quello è veramente un membro umano nudo. Un veramente-nudo, veramente-umano e veramente-duro, oh Dio, membro umano. Cristo. Io e le mie cazzate. Tutte quelle storie seni morbidi-fianchi-gambe flessuose erano puttanate. Orli. E se non lo erano lo sono adesso, adesso che ho davanti questa creatura così dannatamente e dolorosamente bella, e sento che qualcosa mi fa un male incredibile giù in mezzo alle gambe, Cristo che dolore, sento i jeans come una corazza che mi schiaccia, come cazzo mai sono diventati così maledettamente stretti tutt’a un tratto? …Orli. È lì davanti a me. E poi, oh poi, cosa sta facendo ora? Sicuramente non… oh Dio Orli. Orli non lo fare. Orli ferma quella mano o ti giuro che non potrò più controllarmi. Orli fermo. Oh Dio. Smettila. Orli. Oh Dio. Ma allora vuoi proprio che faccia irruzione e ti stupri, lì, sul mio letto, è questo che vuoi?! Oh. Oh. Oh Cristo di un Dio. Fallo smettere. Già mi vedo mentre balzo su di lui, gli afferro i fianchi e glielo sbatto dentro, oh Cristo e mi pare di sentirlo serrarsi intorno a me, così maledettamente stretto, oh, oh, e poi, oh Dio, spingere in quel suo corpo, ancora e ancora sempre più forte, Dio, oh Dio fermami, non resisto più, il dolore è lancinante, non riesco più a ragionare, e queste mie fantasie di sicuro non mi aiutano, e intanto lui, oh Cristo lui!

Ha la testa gettata all’indietro e da quelle labbra escono dei gemiti che sono quasi abbastanza per farmi venire, qui e adesso, e poi quella mano, oh Cristo quella mano, si sta masturbando lì sul mio letto, vedo i suoi fianchi tremare, la sua pelle imperlarsi di sudore, e vedo quella cazzo di mano che si muove su e giù lungo il suo uccello lucido, e, porca di quella maledetta troia, non resisto più, quasi strappo via la cerniera di questi fottuti jeans e mi ficco la mano direttamente nei boxer e inizio a strofinarmi, Dio, è così grande che sembra debba scoppiarmi da un momento all’altro, sono un pezzo di roccia, quanto vorrei oh quanto vorrei Orli oh mi fa male mi fa malissimo Cristo stringo il pugno ed è come se fosse lui, il suo corpo, non la mia mano, che mi stringe così oh Dio ed è così erotico, così decadente, immaginare di scoparlo, duro all’inverosimile mentre anche lui di fronte a me sta per venirsi fra le dita, la testa mi gira in modo così insano che non capisco più un cazzo, non vedo più niente tranne lui che si inarca all’indietro ansimando e non riesco nemmeno più a pensare di controllarmi, finirà che lo aggredirò come una bestia, potrebbe vedermi ma chissenefrega, non capisco più niente, un dolore intossicante sta artigliando il mio inguine e diffondendosi nelle mie vene fino al cervello che divampa in fiamme, e non capisco niente oltre lui, lui, lui, intorno a lui si avviluppano e attorcigliano lampi d’oro e porpora che tintinnano nella mia testa, oh Dio non riesco più a controllarmi, non devo farmi sentire! mi balena nel cervello, mi mordo le labbra, ma poi lo vedo che sobbalza un’ultima volta mentre spinge nel suo pugno, e sento il suo grido soffocato, “Viggo!” mentre si libera con uno spasmo dei fianchi, e mi azzanno di nuovo il labbro, squarciandolo stavolta, e mi trattengo dall’urlare il suo nome mentre tutto diventa un unico accecante bagliore d’oro e sento le gambe cedere, mentre il fuoco nel mio ventre sembra esplodere…

 

 

23:32 – admission

 

Ok, adesso è il momento di parlarne.

Sono seduto in camera mia – NON SUL LETTO non che questo conti qualcosa ma *non* sono su quel cazzo di letto – dicevo, sono sciallato sul divano davanti ad un buon video di un concerto dei Doors, Jim si è già buttato sul pubblico un paio di volte e io sono appena alla terza birra, e scusate se è poco. E non dite che Viggo il saggio – Viggo il meditativo – Viggo il trascendentale – Viggo l’eccetera eccetera non dovrebbe bere birra, sono trascendentale saggio meditativo eclettico e praticamente perfetto solo quando sono in uno dei miei trip da superuomo, mettetevi in testa che non sono perfetto e non ho intenzione di diventarlo, anche se mi risolverebbe un sacco di casini.

Anyway. Alla terza birra ho ancora le idee lucide e non sto per un cazzo seguendo le canzoni. Il telefono è accartocciato in un angolo della stanza insieme a ciò che rimane della mia dignità e della mia salute mentale, in quanto ho deciso che per stasera posso tranquillamente fare a meno di tutti e tre gli elementi. Devo ragionare, e il Trio delle Relazioni Sociali è solo d’intralcio.

Allora. Intanto un breve ragguaglio. Dopo essere venuto come uno stallone da monta dietro la porta (Cristo… un brivido disumano mi ha appena fatto accapponare fino alle palle, Viggo imbriglia quei cazzo di ormoni perché i pensieri stanno già pensando di abbandonarti) sono arrancato fino al bagno dove mi sono ficcato sotto una di quelle docce che farebbero venire una congestione ad un tricheco dopo aver ficcato in lavatrice i boxer che sembravano passati sotto un idrante da giardino – non mi sto vantando, bastardi invidiosi, è così anche se io per primo ne sono sorpreso (e pure un po’ preoccupato…) –  e la suddetta polare doccia è a malapena riuscita a strapparmi dalla testa certe immagini che, Dio del Cielo, sono… no, non ci pensare, ma vaffanculo, noncistopensando – noncistopensando – noncistopensando – noncistopensando…. Ok… respiro uno – due – tre, respiro e calma interiore… sforzo di volontà… ok, situazione sotto controllo di nuovo, ok, tutto ok. Il… pitone, l’anguilla o cosa volete non si è svegliato.

Dicevo… glissiamo sulle immagini… comunque, dopo essermi guadagnato tre anni di raffreddore garantito sono riuscito ad uscire e, starnutendo come un agricoltore asmatico, ho quasi strisciato lungo il muro per sbirciare come un ladro nella *mia* camera (bah!) che era vuota… il letto – niente pensieri osceni, Viggo, niente pensieri osceni – era rifatto, non troppo bene ma rifatto, e il copriletto cambiato (merda… – No! Non pensare a quelle brutte cose! – ...ma la ragione non era nel suo angolino?! Voglio fare dei pensieri da pervertito maniaco e Cristo di un Dio lasciatemeli fare!!)… Orli sparito, l’ho sentito più tardi che imbelinava nelle camere degli Hobbit, sicuramente rompendo i coglioni a qualcuno… musica alta, sghignazzi e via dicendo, non rumori d’altro genere altrimenti sarei in carcere – e non chiedetemi per cosa, perché non so la risposta, e se la sapessi probabilmente non vi piacerebbe.

Ok.

Rewind. Dicevo… non so di preciso come sia andata la cosa. Quando dicevo di non essere gay non stavo scherzando, io non ho mai amato né desiderato un uomo. E difatti non amo Orlando – ne sono abbastanza sicuro.

Non posso negare che però lo desidero. Lo desideravo oggi, e lo desidero tutt’ora. Non so perché.  Come non so se ho sentito davvero quello che credo di aver sentito, o se la mia mente… i miei ormoni… qualunque cosa avesse il dominio su di me mi ha fatto sentire quello che avrei voluto sentire… non lo so.

So solo che la domanda che mi frulla in testa, con tutte le plausibili domande che dovrebbero frullarmi in testa, è come cazzo ho fatto a non accorgermi prima di quanto Orli mi attragga. Esattamente quando è diventato così dannatamente bello e sexy e sensuale e attraente e…? O sono io il pirla che viveva fianco a fianco con l’ottava meraviglia del mondo e non se l’era mai data?

Ma non è solo il suo corpo. Oddio, in buona parte sì, ma non è solo il suo corpo.

Avete una minima idea di cosa significhi dividere la giornata con Orli, con una sottospecie di tornado umano, con Mr. Spontaneità fatto persona, con un tizio che quando vede un cane solitario per strada devi stordirlo per impedirgli di portarselo a casa, un ragazzo che adora la pizza, il bunjee jumping, il rafting, gli hot dog cipolla senape ketchup, le pannocchie alla griglia, cavalcare, fare surf e praticamente ogni altra cosa e che le rare volte in cui è serio ha gli occhi che gli brillano, mentre mi racconta dei sonetti di Shakespeare che ha appena letto, o si entusiasma e inizia a saltellare come una cavalletta davanti ai Fiori del Male di Baudelaire, o mi ascolta per ore mentre leggo le mie poesie… ‘sto disgraziato (e non posso fare a meno di sorridere) che non conosce il significato delle parole “quiete” e “silenzio” e che la tranquillità (sua e altrui) non sa nemmeno dove stia di casa…

Porca puttana…

io non sono…assolutamente… affatto…ok la rivoglio la ragione, io non…

ma vaffanculo, io lo amo ‘sto imbecille…

 

 

00:48  – crisis

 

Ok. Non è stato poi così difficile accettarlo, una volta ammesso.

Amo Orli. Sono gay? No, non credo, mi sarei comunque innamorato di lui, in versione lui/lei/esso, whatever. Non si può non amare una creatura così. Niente dilemmi, niente menate. Non ha senso, non è un peccato mortale amare, succede, bla bla, problemi e non problemi. Mi conosco, l’ho capito. E amen. Lo amo, ok. Lattina vuota. Birra n.8, Jim sta guaendo semisvenuto sul palco, mi sono frantumato i coglioni e cambio cassetta, ne butto su una dei Nirvana. Lasciamo perdere l’idea di riavvolgerla… va bene dov’è. Ok. Kurt sta urlando.

Mi fa uno strano effetto. Sento la violenza che inizia a salire dentro di me, meglio che stacchi quella cassetta… ma ormai sono come ipnotizzato, qualcosa si sta risvegliando nel mio profondo e non posso fare assolutamente niente, come un licantropo che rimane ad occhi sbarrati dopo aver visto la luna, e i pensieri sono andati da un’altra parte, strisciati via, colati in un ruscello che serpeggia per la casa, svaniti gorgogliando nel cesso…rete fognaria del mio cervello…

Vai, Kurt, urla, urla anche per me che non posso farlo, urla, dai, grida tutto quello che hai in quel tuo cazzo di cervello ottenebrato dalla droga e dalle tue seghe mentali, urla, i tuoi occhi sono due squarci di disperazione, e qualcosa si frantuma dentro di me e le mie pupille bruciano selvagge adesso, urla, andiamo, urla, URLA PIÚ FORTE PORCA PUTTANA, urla, urla fino a farti scoppiare i polmoni, urla come sta urlando la mia parte animale che si è risvegliata e si è trovata seduta su un divano a bere birra e guardare la tv, cristo, urla, urla, urla mentre io balzo in piedi e rimango a gambe divaricate, piantate a terra, come un guerrigliero nella giungla, le braccia sollevate ai fianchi e la testa bassa, ringhiando, la stanza sembra stringersi intorno a me e non la reggo più, urla Kurt mentre corro fuori schiantando la porta contro il muro, urla mentre mi lancio per scale e corridoio rovesciando ogni cosa che incontro sul mio cammino, urla mentre mi scaravento in strada e quasi volo nella notte, veloce, sempre più veloce, e nella mia testa riesco ancora a sentirlo urlare, non sopporto più nemmeno quel suono e allora urlo io per sovrastarlo, per zittirlo, il mio urlo rauco rimbomba come cento tuoni nelle mie orecchie, altri tuoni rombano e brontolano nei cumuli neri ammassati nel cielo, quel cazzo di cielo plumbeo in cui sono affondate tutte le stelle come in una melma maledetta, un lampo scintilla e sento uno schianto da qualche parte dall’altro lato della città mentre il suo tuono squassa l’aria come la voce le mie corde vocali, è come se me le stessi strappando via mentre continuo a correre ed urlare come se avessi nelle ossa tutte le legioni di diavoli dell’inferno, gli occhi mi bruciano e mi sembra che il demonio corra con me, in me, non mi sono mai sentito così condannato, è come se qualcosa avesse preso il controllo della mia testa, non sono più in grado di decidere e di capire quello che sta succedendo, e non è colpa della birra, c’è solo questa furia dirompente che mi fa squassare il petto di spasmi e urla mentre i miei polmoni e la milza artigliano a fondo nel mio corpo tentando di inchiodarmi ad una tregua, ma è inutile, mi sono sbarazzato della mia croce, almeno ora, almeno stanotte, e continuo a correre, la mia testa è di nuovo partita verso chissà dove, ma ora basta, basta…

BASTA!

Sono fermo. Ansimo, sono coperto di sudore ghiacciato nonostante i miei muscoli siano in ebollizione, e non so cosa fare.

Non lo so, non ne ho idea.

Assolutamente nessuna idea.

Ci sono tante cose che potrei fare.

Potrei accendere un fuoco in un bidone della spazzatura.

Potrei picchiare un barbone finché non è ridotto ad una chiazza di sangue e stracci sull’asfalto.

Potrei tracciare un pentagramma per terra, accendere delle candele ed evocare un demonio, dopodiché vendergli la mia anima per una delle tante cazzate che rincorriamo ogni fottuto giorno, in modo da potermene pentire il giorno in cui dovrò pagare il mio debito dopo essermi divertito come uno stronzo per tutta la vita, potrei far scivolare un coltello fino all’arteria che pulsa nel mio braccio e guardare gli schizzi scuri imbrattare il muro fino a quando i miei occhi non vedranno più niente tranne il niente

Dei passi nella mia direzione, mi volto. Una donna. Il suo abbigliamento non lascia spazio alla fantasia riguardo alla sua professione.

Guarda il mio torace, lucido di sudore. I suoi occhi sono due lividi scuri all’interno del viso smunto, i boccoli biondi sanno di stantio perfino a tre metri di distanza. Il suo sguardo è stanco.

“Cerchi compagnia, bello?”

Il suo tono è suadente mentre passa un dito sui miei muscoli. “Bello”, ha detto. In effetti sono bello. Probabilmente le piaccio. Chissà con che razza di schifosi è dovuta andare fino ad oggi.

Non mi interessa. Lei mi ripugna, mi fa schifo, mi disgusta l’idea di toccarla… però…

Potrei andare a puttane, stanotte…

 

 

03:24 – chance

 

Non posso nemmeno cominciare con la classica formula “è stato bello”. Per il semplice fatto che non è stato bello. Non per me, almeno. È stato un atto bieco e disgustoso. Ho sempre odiato gli uomini che vanno a puttane. Ho goduto, con lei. Ma questo non vuol dire che sia stato bello.

O forse sì. Parte di me ha approvato, si è divertita, rideva sguaiatamente ed era completamente concentrata su quella donna. Parte di me invece avrebbe voluto piangere da tanto era squallido ciò che stavo facendo.

Un angolo lercio in un vicolo lercio in una città lercia di questo mondo lercio da fare schifo, e io che tenevo la puttana e ansimavo e gemevo mentre la chiavavo contro il muro.

Vorrei poter dire che ho provato compassione per lei. Che sono stato tenero con lei. Che ho compreso che lei cercava un po’ d’amore e gliel’ho dato, che l’ho magari baciata dolcemente, l’ho coccolata, che le ho chiesto della sua vita e sono stato, per una sera, qualcuno a cui un’anima sull’orlo dell’autodistruzione può aggrapparsi, per scoprire che nel mondo c’è del buono, magari per pentirsi, per decidere di iniziare una nuova vita…

Vorrei, ma non è andata così.

Me ne sono sbattuto.

Me ne sono altamente sbattuto le palle.

L’ho trattata come un oggetto. Non le ho detto né “grazie” né “scusa” né “piccola” né niente, le ho cacciato in mano una banconota a fine scopata e me ne sono andato, distruggendo forse la sua speranza o illusione di un principe azzurro, o almeno un po’ meno nero degli altri, bello e quindi meno bastardo, meno schifoso, meno insensibile.

Ha scoperto che non è così che funziona.

Magari da qualche parte c’è chi lei sta cercando. Ma sicuramente non lo incontrerà mai, quindi perché lasciarle una speranza destinata ad essere infranta? Perché comportarmi da essere umano, se tanto dovrà continuare a vivere in mezzo alle bestie? Perché mostrarle un barlume di luce, se tanto dovrà tornare nell’oscurità? Un pizzico di bellezza ogni tanto non aiuta a sopportare l’orrore, non salva dalla distruzione, sono solo stronzate. Rende solo tutto più oscuro, più profondo, più terribile. Meglio scivolare nel buio senza freni, senza poter fare paragoni, in modo da renderlo normale, in modo da non vedere altre possibilità. Aiuta ad accettarlo. Magari addirittura a vederne lati positivi.

La mia umanità è scomparsa…

Non capisco come ho fatto a ridurmi così.

E ad un tratto mi viene un’idea. Io potrei. Potrei farmi un’altra vita. Con una donna. Dimenticare tutto il mio passato. Dimenticare questa mia mente malata. Con una donna, magari con lei. Potrei tornare a cercarla, portarla via con me, lontano dalla merda e dallo schifo, condurla a nuova vita, vederla rifiorire sotto le mie attenzioni. La immagino già, magari la mattina di Natale, i capelli biondi raccolti in una semplice coda di cavallo, il viso pulito e sereno, un immacolato e soffice pullover bianco sui jeans comodi, mentre mi sorride aprendo il suo regalo…

È così assurdo pensare di avere a tal punto fra le mani il destino di una persona.

E decidere lucidamente e tranquillamente che, no, non lo farò. Che me ne andrò per la mia strada, e lei non saprà mai cosa le sarebbe potuto accadere, e lei non saprà mai che è arrivata a un millimetro dall’essere salvata e che no, non lo sarà, perché io ho deciso così.

La sua vita o un istante, potrei intitolare questa vicenda. Un istante della mia, di vita, di cui lei non è altro che, appunto, un insignificante, irreale istante, che sta svanendo mentre cammino, che è già svanito, ora, mentre giro l’angolo e faccio ritorno alla mia vita, senza sensi di colpa, ma con le palle svuotate, e una notte in più da dimenticare.

 

 

11:32  – sleep

 

E ti pareva… nelle poche ore che mi separavano dall’alba sono riuscito a finire di sbronzarmi. E così adesso è quasi mezzogiorno di un ennesimo stramaledetto giorno di pioggia, e io sono qui incagliato sul divano esattamente come ieri sera, solo un po’ più sconvolto. Sono distrutto, ho sonno, mi stiro, mi volto, nascondo la faccia contro i cuscini.

E cala il buio.