.|. Cuore di Elfo .|.

 

Parte Settima

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Note: parole fra parentesi è la voce di Meril che cerca di mettersi in contatto con Legolas

Ringraziamenti: grazie Aranel Enedhil e Enys…. La lista s’allunga sempre di più^_^

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***Doriath***

 

(Legolas, tua amin, muindor).

La voce di sua sorella lo perseguitava ormai da giorni. Il suo volto era in tutti i suoi sogni. Non riusciva più a riposare bene. Sapeva che ormai erano vicini alla meta, ma ogni passo che faceva gli sembrava che non portasse a nulla. Era frustrante, anche per un Elfo, quella situazione assurda.

Si sentiva inutile. Si rendeva conto che era sempre stato Aragorn il “capo” e la cosa era frustrante. Ammettere a sé stesso che aveva bisogno di qualcuno più forte di lui vicino lo rendeva alquanto nervoso. Che esempio sarebbe stato per sua sorella Meril? Un pessimo esempio certamente.

Si guardò attorno. Aragorn era a pochi passi da lui. Rimase come incantato a guardarlo. Aveva una grazia normalmente sconosciuta agli Uomini. Certo, Aragorn era cresciuto tra gli Elfi, ma questo non toglieva l’ammirazione che Legolas provava per lui…. Un Uomo…. In realtà non aveva mai provato molta simpatia per gli Uomini. Suo padre e suo fratello ne avevano sempre parlato male, ma Aragorn era diverso. A dire il vero era anche il primo Uomo con cui passava così tanto tempo, il primo con cui…. I brividi gli percorsero la schiena. Sicuramente suo padre lo avrebbe punito per ciò che aveva fatto, ma Legolas l’avrebbe fatto ancora mille e più volte.

“Aragorn, fermiamoci. E’ inutile proseguire per ora. E tu devi riposare. Sei ferito ed io non posso chiederti di più per oggi”.

Il Ramingo si voltò sorprese verso l’Elfo.

“Sto bene…. Tua sorella è più importante di me in questo momento”.

“Lo sei anche tu”.

Aragorn si avvicinò all’Elfo e lo prese per mano.

“Grazie, melamin, ma vorrei proseguire. Non sarò tranquillo finché tutto ciò non sarà finito”.

“Come vuoi…. Se tutto andrà come speriamo dovrò trovare il modo di sdebitarmi con te”.

“Lo stai già facendo, Legolas, te l’assicuro”.

I due amanti si fissarono a lungo negli occhi. La natura era come ammirata da quella scena. Il vento smise di soffiare e gli uccelli di cantare. Un silenzio irreale risuonava in quel momento nel Doriath, come non era successo ormai da Ere.

(Legolas, tua amin, muindor).

Gli occhi di Legolas diventarono di un blu intenso. Mille stelle sembravano brillassero al loro interno. Aragorn capì immediatamente che Legolas aveva udito nuovamente la voce di sua sorella che lo chiamava.

“Goe[i]…. Naeg[ii]…. Meril….”.

“Legolas”.

“Agar[iii]…. Manke naa lle[iv]

Aragorn guardò preoccupato Legolas. Lo sguardo dell’Elfo era perso nel nulla come cercasse di vedere lontano in un posto che non riusciva a raggiungere. Legolas chiuse gli occhi.

“Legolas, melamin”.

Legolas cercava di vedere dove si trovava sua sorella. Buio, freddo, terrore…. Non riusciva a capire. Dove si trovava Meril? Cosa stava accadendo? Aveva visto le sue manine sporche di sangue, i suoi capelli neri intricati. Quei bellissimi capelli neri che sempre aveva amato moltissimo. Aveva visto solo quei pochi frammenti attraverso gli occhi della bambina. Aveva cercato di rassicurarla, promettendole di raggiungerla il prima possibile, ma sapeva che non l’avrebbe raggiunta in fretta come Meril sperava.

“Deve essere qui vicina…”, disse Legolas fissando la foresta che aveva di fronte. “Forse è in una caverna o qualcosa di simile…. Non sono riuscito a capirlo. I suoi occhi erano fissi sulle sue mani macchiate di sangue…”.

“Vedrai che lei starà bene”.

“Lo spero”.

Legolas aveva sempre parlato molto con Lord Celebro del Doriath, ma non aveva mai pensato che in quel luogo avrebbe potuto finalmente riabbracciare sua sorella. Sapeva che l’unica zona del Doriath con caverne era nella Foresta del Berethil. Si diresse verso quella direzione. Quando sarebbe tornato a Lórien con sua sorella avrebbe dovuto ringraziare Lord Celeborn, gli doveva molto.

“Dove stiamo andando?”

“Il Ramingo non conosce la zona?” chiese Legolas con voce di scherno.

“No, principino, non ho mai avuto il piacere di visitare il Doriath, tanto meno di avere lunghe chiacchierate in privato con Celeborn”.

“Cosa? Ah capisco…. Sei geloso di Celeborn…. Hai paura che sia stato lui il mio primo Elfo”.

Aragorn prese per un polso Legolas e lo tirò a sé.

“Paura? Geloso? Certo che no…. Ti conosco bene, principino…. So cosa provi, cosa pensi…. E poi se Celeborn fosse stato il tuo primo Elfo…. Bè più che geloso lo invidierei visto che gli avresti fatto il dono più grande”.

Legolas non rispose. Si divincolò dell’abbraccio del Ramingo e riprese a camminare in silenzio.

“Ho come l’impressione che non mi dirai mai se lui in effetti è stato il tuo primo Elfo”.

“Pensi giusto, melamin…”.

Legolas riprese a camminare. Stava sorridendo, cosa che negli ultimi mesi non gli era capitata molto spesso. Guardò per la prima volta, anche con occhi diversi la natura che lo circondava. Finalmente riusciva a percepirne il canto che risuonava incessabile fra le fronde degli alberi. Aveva sempre amato le foreste, e come non poteva, ma non aveva mai percepito distintamente la loro voce dolce e malinconica.

Si fermò solo pochi metri dopo aver ripreso a camminare. Chiuse gli occhi. Sembrava che la natura lo accogliesse nuovamente fra le sue braccia calde e rassicuranti. Sentiva il suo bentornato. Si sentiva rinato come mai prima d’ora. Un lieve vento iniziò a soffiare accarezzandogli il volto. Sentiva la linfa vitale della Natura iniziare a scorrergli lungo le vene. Sentiva una nuova energia rinforzarlo ogni secondo di più.

Aragorn osservò l’Elfo. Non lo toccò. Sapeva cosa gli stava succedendo. Finalmente stava tornando il Legolas che avrebbe dovuto essere sempre stato. Era soddisfatto del mutamento che stava avvenendo nel principe, anche se gli stava portando molta sofferenza e molta gliene avrebbe portata. Quel dolce Elfo aveva passato una vita succube di suo fratello e finalmente iniziava a scoprire quante volte aveva sbagliato a farsi comandare e denigrare da lui. Era anche contento di avere una piccola parte di merito in tutto ciò. Non avrebbe mai potuto sperare di aver il cuore di un Elfo e ancora meno di Legolas.

Legolas era ancora immerso nel caldo abbraccio della Natura, quando Aragorn decise di sedersi. Appoggiando la schiena contro un albero incrociò le braccia dietro la testa. Il profumo dei fiori gli stuzzicava l’olfatto rilassandolo. Decise che avrebbe atteso che Legolas si rigenerasse completamente anche se avrebbe dovuto aspettare molte ore.

Legolas si avvicinò ad un alberò ed appoggiò una mano sulla sua corteccia. Sentiva la linfa che scorreva. Sentiva la vita pulsare. Si stava creando il feeling mai avuto con la natura e che nel profondo del suo cuore aveva sempre desiderato e mai avuto. Si sentiva diverso. Ma perché stava avvenendo tutto ciò? Era una risposta che trovava difficile dare perché comportava troppe sfumature e forse non riusciva nemmeno lui a comprenderle a pieno.

L’Elfo si voltò verso il Ramingo che non aveva mai staccato gli occhi da lui. Gli occhi di Legolas brillavano di una luce nuova.

“Aragorn…. Amin mela lle”.

Il Ramingo non rispose. La voce melodiosa dell’Elfo lo incantava sempre, soprattutto quando pronunciava quelle semplici parole che nascondevano un profondo sentimento. Si avvicinò a lui.

“Legolas…. Smettila, mi metti in imbarazzo…”.

“Hai rivestito e stai rivestendo una parte importante nella mia vita e spero che tu ne abbia per sempre”.

“Certo, sarò sempre al tuo fianco ed a quello di Meril”.

(Legolas, tua amin, muindor…. Urchin[v]).

“Urchin?”

“Cosa?”

“La voce di mia sorella…”.

“Cosa diceva?”

“Tua amin, muindor…. E poi urchin, ma non so cosa significhi…. Non è Sindarin né Quenya. Non so cosa significa”.

Aragorn non sapeva come aiutare l’Elfo angosciato perché non riusciva a capire a fondo il messaggio che sua sorella gli mandava questa volta. Nemmeno lui riusciva a comprendere cosa significasse urchin.

“Sono certo di averlo già sentito, ma non mi ricordo dove né come né perché. Temo però che non sia una buona cosa…. Ne sono certo”.

“L’avrai sentito al tuo palazzo”.

“Probabilmente hai ragione. Prima o poi mi verrà in mente”.

“Heruamin[vi]”.

Una debole voce fece voltare i due uomini. Videro un Elfo ferito gravemente che li fissava reggendosi a fatica ad un albero.

“El-Born[vii]”.

Legolas riuscì a prendere tra le sue braccia l’Elfo prima che cadesse a terra. Le mani del principe si macchiarono immediatamente di sangue. I capelli biondi dell’Elfo ferito erano sporchi di terra. Legolas pulì il volto dell’amico con un lembo del mantello.

“Heruamin…. Mio principe”.

La voce dell’Elfo era appena udibile. I due Elfi si fissavano negli occhi. Il cuore di Legolas stava soffrendo moltissimo a vedere uno dei suoi uomini in quello stato.

“Aragorn, bisogna curarlo”.

Legolas guardò Aragorn angosciato. Sperava che avrebbe trovato delle erbe che potevano aiutarlo. Non avrebbe abbandonato El-Born al suo destino. Il principe fu destato dai suoi pensieri dal tocco insicuro dell’Elfo.

“No… mio principe… per me non c’è più nulla da fare”.

La voce del guerriero si stava affievolendo sempre di più. Legolas faceva fatica ad udirlo e dovette avvicinarsi. Il respiro era sempre più pesante e faticoso. Ogni respiro diventava sempre più doloroso.

“Non è vero…. Non lasciarti andare, El-Born, per favore”.

L’Elfo sorrise debolmente. Era felice di aver rivisto il suo amato principe prima…. Sembrava che stesse molto bene, anche se affaticato e molto provato per gli ultimi mesi. Era dimagrito moltissimo e il suo volto tirato dalla fatica.

“Mio principe, per favore…. Meril…. Devi pensare a lei”.

La guardia del corpo di Meril chiuse gli occhi. Una fitta di dolore gli fece stringere un pugno. Erano ormai alcuni giorni che era ferito. La ferita era profonda e provocata da un’arma proveniente da Mordor.

“Ho perso molto sangue, Heruamin…. Qualche giorno fa siamo stati attaccati. Tua sorella sta bene, sono riuscito a proteggerla, ma per me…. Ora è in salvo. Abbiamo trovato un posto sicuro. Lei è lì ti sta aspettando. Non è ferita, sta bene e ti sta aspettando”.

“Attaccati?”

“Sì, urchin…. Orchetti. Molti, non ne avevo mai visti così tanti. Vai da lei, Heruamin…. Vai da lei…”.

El-Born chiuse nuovamente gli occhi. Lasciò cadere la sua testa da un lato. Il suo respirò rallentò fino a fermarsi. Stava sorridendo. Era felice perché sapeva che Meril finalmente avrebbe ritrovato suo fratello. Era felice, ma non avrebbe mai visto la piccola Meril. Mendos lo stava attendendo e così la sua Signora e Regina.

“No…. El-Born…. No… ti prego…”.

Legolas accarezzò i capelli del guerriero. Strinse a sé il corpo inerte dell’Elfo. Sentiva la vita che abbandonava l’Elfo e lui non poteva fare nulla. Non riuscì a trattenere le lacrime. Il dolore che provava in quel momento…. Si domandava perché gli Elfi dovessero provare tutti i sentimenti all’ennesima potenza. Il dolore e la sofferenza potevano ucciderli.

“El-Born…. Perché? Perché a te? Non lo accetto…. No…. Mellon…”.

Legolas diede un bacio sulla fronte fredda all’Elfo che stringeva ancora fra le sue braccia, ma sapeva che sarebbe durato ancora per poco. Il suo corpo sarebbe ben presto scomparso per sempre come polline al vento.

 

Quando Aragorn tornò vide Legolas accasciato a terra che piangeva. Si avvicinò a lui senza far rumore. Ogni singhiozzo dell’Elfo era come una freccia al suo cuore. Si sedette accanto a lui e gli sfiorò la spalla.

Legolas si voltò lentamente. Il volto rigato dalle lacrime. Gli occhi erano spenti e addolorati. Le stelle non brillavano più, nessuna luce. Le sue labbra erano semichiuse. Voleva urlare, ma la voce non gli usciva. Sentiva un nodo alla gola.

“Aragorn, melamin”.

Il Ramingo prese fra le braccia e lo strinse forte a sé. Il corpo dell’Elfo tremava. Il volto di Legolas era  completamente affondato nella sua spalla. Lo baciò teneramente sul capo mentre gli accarezzava la schiena.

“Piangi, piangi, Legolas. Io sarò qui con te, meleth-nín, qui con te. Sei al sicuro…. Lascia che il dolore ti abbandoni per sempre. Dovrai essere forte quando troveremo Meril. Dovrai essere più forte per lei. Piangi, piangi e sfogati, melamin”.

 

Fine Settima Parte

( haldir_of_lorien@email.it )

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[i] Goe: paura, terrore

[ii] Naeg: dolore

[iii] Agar: sangue

[iv] Manke naa lle?: dove sei?

[v] Urchin: orchi, nella lingua Doriathrin di Luthien del Doriath (e prima o poi dovevo usare la mia lingua^_^) e di Lord Celeborn.

[vi] Heruamin: mio Signore, modo familiare.

[vii] El-Born: uomo fedele , nella lingua Doriathrin