.|. Cuore di Elfo .|.

 

Parte Quinta

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Ringraziamenti: grazie Enedhil e Aranel

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***In viaggio verso il Doriath***

 

Legolas si voltò per l’ultima volta verso il suo palazzo, o ciò che ne rimaneva. Cercò di imprimersi ogni minimo particolare del portone ancora intarsiato delle storie e leggende degli Elfi e degli Uomini. Si riuscivano ancora ad intravedere i colori con cui gli Elfi l’avevano dipinto. Purtroppo, la maggior parte dei volti erano sfigurati e se uno non avesse conosciuto le leggende non sarebbe mai riuscito ad identificarli. Molte leggende si perdevano nella notte dei tempi e molte altre non erano più ricordate.

Il principe sfiorò per l’ultima volta la statua che raffigurava sua madre con la piccola Meril appena nata.

Aragorn lo stava osservando da lontano. Stava tenendo le redini dei cavalli che attendevano pazientemente. Sapeva che non avrebbe mai potuto realmente penetrare il cuore di Legolas e il suo profondo dolore per la perdita dell’amata madre; o forse in futuro, un futuro molto lontano, c i sarebbe riuscito. Si domandava solo quanto tempo ci sarebbe voluto.

Il sole stava tramontando. Bosco Atro diventava pericoloso durante la notte, ma Legolas non sembrava preoccuparsene minimamente. Rimaneva lì immobile senza alcuna intenzione di muoversi, ma Aragorn non lo disturbò.

 “Navaer[i] nana[ii], Amin mela lle[iii]”.

Legolas si voltò verso Aragorn, ma non lo stava guardando. Il suo sguardo era perso tra gli alberi e stavano fissando un punto indefinito.

“Sono pronto, Aragorn, sono pronto a partire. Pensavo di dirigermi verso il Doriath. La guardia di Meril proveniva da lì, era al servizio di Lord Celeborn da quando abitavano lì. Conoscendolo, se mia sorella è con lui, sarà andato lì visto che è il posto che conosceva meglio”.

Per la prima volta Aragorn sentiva nella voce dell’Elfo un filo di speranza. Forse stava cercando di convincersi che trovare sua sorella viva era possibile. Sapeva che il ritrovamento dell’Evenstar poteva avere molti significati, ma averla trovata intatta era un buon segno. Se un Elfo non era più l’Evenstar si spezzava in due perdendo la sua brillantezza.

“Allora andiamo, ci aspetta un viaggio lungo e difficile”.

“Sì è molto che nessuno entra più nel Doriath. Non oso immaginare cosa potremo trovare”.

 

***

 

La maggior parte del viaggio era stato tranquillo senza alcuna difficoltà. Avevano attraversato le Montagne Grigie senza problema e la bellezza di Forodwaith aveva levato loro la parola.

Si guardarono in giro osservando la distesa infinita di Fordowaith e in lontananza le Montagne Blu, luogo in cui Legolas non era mai stato. Lui e gli Elfi di Bosco Atro avevano sempre avuto il veto di raggiungere quelle montagne, ma Legolas non aveva mai saputo il motivo di ciò.

Delle nuvole minacciose si stagliavano all’orizzonte. I due compagni si guardarono. Sapevano che avrebbero dovuto presto o tardi lasciare i cavalli per poter proseguire a piedi.

La neve iniziò a scendere copiosa già dalle prime ore della notte e quando decisero di rimettersi in cammino dovettero farlo a piedi.

Aragorn invidiava moltissimo Legolas che non aveva alcun problema a camminare anche in mezzo alla neve. I suoi passi così leggeri gli permettevano di camminarvi sopra senza lasciare la benché minima traccia.

Certo che vedere l’Elfo dal basso aveva i suoi lati positivi. Poter ammirare le forme perfette di Legolas da quella posizione le evidenziava ancora di più. I suoi glutei scultorei, i muscoli delle gambe perfetti. Un brivido gli percorse la schiena. Si ricordava quel corpo quei muscoli che fremevano sotto il suo tocco.

“Meleth-nín”, la voce di Aragorn era appena un sussurro, ma Legolas si voltò e lo fissò.

“Qualche problema?”

Aragorn lo guardò senza parlare. Lo sguardo dell’Elfo, soprattutto quando lo guardava in quel modo ingenuo, gli faceva perdere la testa. Aragorn riprese a camminare come nulla fosse, seguito dall’Elfo.

“Sei tutto bagnato, Aragorn. Scusa, ma non mi ricordavo…”.

“Nulla che un bel fuoco scoppiettante non possa rimediare. Non ti devi preoccupare”.

Lo sguardo di Legolas fece trasparire delusione.

“Solo un bel fuoco?”

“Certo, solo un bel fuoco. Non conosco altro modo migliore per scaldarmi”, disse sorridendo Aragorn. “Per scaldarmi… ma per sentirmi rinfrancato e riposato ne conosco uno migliore”.

Aragorn si avvicinò a Legolas e lo prese fra le sue braccia.

“Sempre tu voglia massaggiare le spalle di un Ramingo stanco e teso”.

“Per me sarà un vero onore, ma fra qualche ora, se non ti dispiace. Vorrei raggiungere le montagne. Lì troveremo un luogo asciutto e sicuro. Ma prendi il mio mantello che è asciutto”.

“No, va bene così”.

Legolas non ascoltò le proteste del Ramingo e gli tolse il mantello facendogli indossare il suo. Glielo chiuse con la spilla che Celeborn gli aveva donato prima che partisse da Lórien. Rimase qualche istante fermo e poi indossò il mantello di Aragorn. Era bagnato, ma il dolce e selvaggio profumo del ramingo glielo face dimenticare.

Riprese a camminare senza più voltarsi o parlare col suo amante. Era preoccupato per lui. Ora la cosa che gli premeva era trovare un luogo caldo dove poter preparare un pasto caldo.

La notte stava scendendo molto velocemente. Il freddo stava diventando sempre più pungente e il mantello bagnato diventava sempre più un pesante, ma Legolas non voleva far vedere ad Aragorn che iniziava ad avvertire fatica.

La nevicata, per loro sfortuna, non era ancora cessata e il cammino stava diventando sempre più complicato.

 

Finalmente erano giunti ai piedi delle montagne. Le cime erano completamente coperte da nubi minacciose. Legolas sapeva che la nevicata sarebbe durata ancora per alcuni giorni. Forse era meglio che si fermassero in attesa che smettesse.

La ricerca di una caverna fu lunga. Nessuna era delle dimensioni sufficienti per contenere due uomini.

Dopo alcune ore riuscirono a trovare un luogo che li soddisfaceva. Legolas aiutò uno stremato Aragorn a sedersi e lui cadde accanto a lui.

Aragorn prese fra le sue braccia l’Elfo e lo baciò sulla fronte.

“Aragorn, rimani qui. Vado a cercare qualcosa che ci possa essere utile per scaldarci. Intanto tu occupati del mangiare”.

“Non troverai di certo qualcosa che potrà esserci utile, solo legna bagnata”.

Legolas sapeva che Aragorn aveva ragione, ma avrebbe tentato comunque.

“Tu non addormentarmi senza di me nel frattempo”.

“Cercherò di tenermi occupato”.

Legolas sorrise mentre usciva nuovamente sotto l’abbondante nevicata. Non poteva riuscire ad immaginare dove avrebbe potuto trovare della legna decente per fare un bel fuoco caldo. La foresta era completamente coperta di neve.

Fortunatamente riuscì a trovare della legna in alcune caverne nelle vicinanze. Era una delle poche cose buone che erano accadute nelle ultime ore.

 

Quando ritornò alla caverna rimase immobile. Aragorn stava finendo di sistemare la caverna. Quel corpo perfetto e tremante per il freddo lo eccitava moltissimo.

“Meleth-nín sono tornato”. Aragorn accolse l’Elfo con un sorriso. “Purtroppo non ho trovato molta legna”.

Legolas entrò nella caverna e Aragorn gli prese la legna dalle mani.

“Adesso devi riposarti un po’”.

Aragorn sfiorò le labbra dell’Elfo prima di allontanarsi. Il Ramingo sistemò una parte della legna in un angolo e con l’altra la utilizzò per preparare da mangiare.

Legolas si sedette e ammirò i movimenti lenti e studiati dell’uomo. Il suo sguardo si fermò sulle sue mani. Sentiva ancora il calore e il piacere che avevano saputo dargli semplicemente sfiorando la sua pelle. Chiuse gli occhi. Ricordava ogni istante, ogni sensazione che il Ramingo gli aveva provocato. Vedeva ancora le mani dell’uomo che gli accarezzavano il petto. Legolas sospirò di piacere.

Aragorn si voltò. Si rese acconto solo allora che Legolas si era estraniato da quella situazione. Spostò il cibo dal falò e si avvicinò all’Elfo. Si sedette accanto a lui e lo prese fra le sue braccia.

“Tieni gli occhi chiusi, meleth-nín”.

Aragorn iniziò ad aprire lentamente la casacca dell’Elfo.

“Cosa stavi ricordando?”

L’Elfo trattenne il fiato quando il vento gelido che proveniva dall’esterno gli sfiorò il petto.

“L… le tue mani che mi sfioravano”.

Aragorn sorrise.

“Così ti piacciono le mie mani. E poi cosa ti piace di me?”

Il Ramingo iniziò ad accarezzare il petto dell’Elfo. Gli piaceva la pelle vellutata di Legolas. Gli piaceva quel petto glabro e forte.

Legolas faceva molto fatica a parlare.

Le mani di Aragorn continuavano ad esplorare il corpo di Legolas che gli si stava donando completamente ancora una volta.

Legolas appoggiò la testa sulla spalla del Ramingo che prese l’occasione di accarezzargli il collo.

“Non mi hai ancora risposto”.

“Amo…. Tutto di te…. Mi piace tutto di te. Il tuo profumo, il tuo corpo, le tue ma…”.

Legolas trattenne il respiro quando Aragorn iniziò a giocare con un capezzolo mentre baciava il collo all’Elfo. Legolas prese la mano libera del Ramingo e gliela strinse forte.

Aragorn continuava a sfiorare il collo dell’Elfo per poi salire fino a prendere il lobo di un orecchio fra le sue labbra. Lo succhiò delicatamente. Aragorn sapeva che era uno dei punti deboli di Legolas che gli faceva perdere completamente la testa. Aragorn sorrise, avrebbe potuto ottenere tutto ciò che voleva dall’Elfo.

“Dimmi Legolas…. Meleth-nín, se ti accarezzo il petto cosa provi?” Sussurrò Aragorn nell’orecchio dell’Elfo.

“Io…”.

Aragorn finì di slacciare la casacca dell’Elfo per poi dedicarsi alla cintura. Lentamente aprì la fibbia. Il Ramingo insinuò la mano nei pantaloni.

Legolas non riuscì a trattenere un mugolio di piacere. Aprì la bocca per cercare di prendere un po’ d’aria. Aragorn ne approfittò per baciarlo con passione. Il Ramingo esplorò ogni angolo della sensuale bocca dell’Elfo andando ogni momento sempre più in profondità.

“Meleth-nín, continua non fermarti”.

Aragorn fece sdraiare l’Elfo sui mantelli ormai asciutti al fuoco. Il Ramingo finì di spogliare l’Elfo che tramante.

“Stai, melamin[iv].”

“Uuma dela[v]”.

“E come non potrei?” Aragorn si spogliò e coprì il corpo dell’Elfo. “Sei gelato. Non avresti dovuto andare a cercare la legna”.

“Ora va molto meglio, melamin”.

Legolas sorrise. Il calore del corpo di Aragorn lo faceva impazzire dal piacere. Il principe iniziò ad accarezzare la schiena al Ramingo.

“Sono contento, Legolas…. Ma non eri tu che dovevi scaldarmi?”

Aragorn prima di lasciare rispondere Legolas prese nuovamente un lobo fra le sue labbra.

Legolas non rispose subito.

“S… sì… avrei dovuto… ma…”.

“Ma?”

Legolas respirava a fatica.

“Sei crudele, melamin…”.

“Sono crudele a farti provare piacere?”

“No… certo che no…”.

Aragorn sorrise.

“Ho capito sono a tua completa disposizione, a'maelamin[vi]”.

“Completa?”

“Prometto, non farò nulla per interromperti”.

“E’ una promessa seria?”

“Sì, Legolas”.

“Bene”.

Legolas si alzò per poter far sdraiare Aragorn per terra. Gli prese le mani e gliele bloccò.

“Cosa fai?”

“Mi accerto che tu mantenga la promessa. Sai com’è fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.

“Immagino che sia stato Haldir a insegnarti questo proverbio”.

“Parli troppo per i miei gusti, Aragorn”.

Legolas prese il labbro inferiore del Ramingo fra le sue. L’Elfo mise una mano sotto la nuca del Ramingo per avvicinarlo più a sé. Aveva bisogno di sentire il sapore che amava di più.

 

Il mattino dopo Legolas si risvegliò fra le braccia di Aragorn sorridente.

“Buon girono, melamin”.

“Giorno. Ha smesso di nevicare?”

“Sì, da qualche ora”.

“Perché non mi hai svegliato?”

“Stavi dormendo così bene, melamin”.

“E’ ora di andare”.

Aragorn lo strinse forte. Non voleva lasciarlo andare. In cuor suo sentiva che nei prossimi giorni non avrebbero più avuto il tempo di stare assieme e voleva gustarsi ogni momento assieme a Legolas, come fosse l’ultimo.

“Aragorn?”

Il Ramingo non rispose. Sapeva che se Legolas avesse ritrovato sua sorella non sarebbe stato più tutto suo. Certo era molto geloso, era umano, in fondo. Era una debolezza umana che gli faceva molto male. Essere geloso di una bambina non era da lui, ma sapeva che Meril aveva avuto l’amore di Legolas prima di lui e che quando lui non ci sarebbe più stato sarebbe stato ancora suo. Desiderava moltissimo vedere Legolas felice, era la cosa che desiderava di più, ma non sapeva come sarebbe andata a finire.

“Aragorn?”

“Scusa stavo pensando. Hai ragione dobbiamo andare. Abbiamo una missione da compiere, melamin. Meril ti sta aspettando”.

“Ci sta aspettando, Aragorn. Quando la troveremo tu non uscirai dalla mia vita, te lo prometto, melamin”.

Aragorn credeva alle parole di Legolas, e come non avrebbe potuto? Ma comunque, almeno finché la storia non sarebbe finita, non si sarebbe sentito completamente tranquillo. Forse conoscendo Meril le sue paure sarebbero passate, almeno sperava.

 

Fine Quinta Parte

( haldir_of_lorien@email.it )

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[i] Navaer: addio

[ii] Nana: mamma

[iii] Amin mela lle: io ti amo

[iv] melamin: amore mio

[v] uuma dela: non ti preoccupare

[vi] a'maelamin: mio amato