.|. Cuore di Elfo .|.

 

Parte Terza

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Ringraziamenti: grazie Enedhil e Aranel

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*** Anduin ***

 

Legolas e Aragorn erano partiti ormai da alcuni giorni da Lórien. Il Lord e la Lady erano stati molto comprensivi nei confronti di Legolas, e loro gli era estremamente grato.

“Va, Legolas, e che il tuo cuore trovi finalmente pace dopo molto tempo di sofferenza”, gli aveva detto Galadriel. Gli aveva sorriso amabilmente e lo aveva baciato sulla fronte.

Ricordava lo sguardo di Galadriel, addolorato per i suoi sentimenti, ma speranzosa che tutto finalmente tornasse a posto. Il giovane principe sapeva che Galadriel avrebbe voluto poter fare di più per lui, ma non aveva mai voluto forzare Legolas a confidarsi se non voleva. Vederlo però deperire lentamente… . era arrivato al punto d’arrivo e se non fosse stato per Aragorn non sarebbe mai riuscito a reagire.

Si voltò verso il suo silenzioso compagno per osservarlo attentamente. Non avrebbe mai immaginato di potersi innamorare di un Uomo. Aragorn non era certamente un uomo qualunque; aveva un grande carisma e un grande fascino.

Aragorn si voltò verso Legolas sentendo il suo sguardo fisso su di lui.

“Qualcosa non va?”

“No tutto a posto, Aragorn. Alla vecchia Via Silvana manca ancora un giorno di cammino e il sole sta per tramontare. Meglio fermarsi e accamparsi. Questa, almeno tempo fa, era una zona tranquilla. Di orchetti non dovrebbero essercene”.

“Lo spero”.

Legolas guardò con aria interrogativa il suo compagno. Aragorn avvicinò il suo cavallo a quello dell’Elfo e gli strinse la mano portandosela alle labbra.

“E’ la prima volta che abbiamo l’occasione di rimanere veramente soli, lirimaer[i]. Tu hai bisogno di rilassarti ed io so come farlo”.

Legolas non rispose. Era vero aveva bisogno di rilassarsi. Pregustava di già le mani di Aragorn sulla sua pelle, i suoi dolci baci e le carezze.

“Fermiamoci qui, Aragorn”.

I due compagni prepararono un piccolo riparo in silenzio. I cavalli erano stati liberati ed ora pascolavano non lontano da loro. Il fiume Anduin scorreva alla loro sinistra. La sua melodiosa musica calmava Legolas.

Il giovane principe si voltò verso il Bosco che una volta era la sua casa. Conosceva ogni angolo, ogni piccolo nascondiglio, ogni segreto celato nel suo interno. Una volta. Ora il Bosco era cambiato completamente. Il lamento degli alberi era ancora udibile. Il loro canto di dolore per la battaglia di tempo fa era ancora palpabile. Quegli stessi alberi avvertivano la presenza del loro principe. Lo chiamavano, lo rincuoravano e lo esortavano ad andare da nuovamente da loro. Legolas avvertiva chiaramente la loro solitudine. Quante volte lui ed i suoi uomini si erano soffermati ad ascoltare il loro canto sommesso, il loro racconto della storia. Ora non più. Ora quel Bosco tanto amato pullulava di orchetti e di figure poco raccomandabili.

Legolas si sforzò di voltare lo sguardo, ma il suo sguardo cadde sulle Montagne Nebbiose, da dove erano partite le orde di orchetti che li avevano attaccati e distrutti. Un brivido gli percorse la schiena. Chiuse gli occhi per tentare invano di scacciare quei tristi ricordi.

“Legolas”. La voce di Aragorn lo distrae dai suoi pensieri. “Legolas, vieni ho preparato qualcosa da mangiare”.

L’Elfo abbozzò un sorriso. Si sedette sul prato dopo aver preso un pezzo di carne fumante. Mangiò in silenzio senza guardare e sentire nulla. Non si accorse nemmeno che Aragorn si era seduto accanto a lui.

“Ti vedo pensieroso, mio principe”. La voce dell’Uomo lo fece trasalire. “Ti vedo pensieroso e distratto”.

“Scusami, lirimaer, non avevo intenzione di offenderti”.

“Non mi hai offeso, Legolas”. Aragorn mise un braccio attorno alla vita del giovane e lo portò a sé. “Adesso, riposati”.

“Non ne ho bisogno”.

Aragorn sorrise. Iniziò ad accarezzare i capelli dorati del principe. Sfiorò la sua fronte con un bacio.

“Come hai detto tu, questa è la prima volta che siamo veramente da soli…. Possiamo fare moltissime cose”.

“Come ad esempio?”

“Non saprei, ma certo non dormire”.

Aragorn sorrise. C’erano molte cose che avrebbe voluto fare con Legolas.

“Parlare?”

Legolas lo guardò senza capire dove voleva arrivare il Ramingo.

“E di cosa?”

“Per esempio…. Dei tuoi desideri”.

“Dei miei desideri?”

“Ne avrai qualcuno”.

“Certo più di uno”.

“Allora vediamo…”. Aragorn rimase in silenzio per qualche istante prima di riprendere a parlare. “Ci sarà qualcosa che desideri io faccia per te, meleth-nín[ii]”.

Legolas non rispose. Rimase immobile fra le braccia di Aragorn per svariati minuti prima di rispondere.

“Sì…. Vorrei… vorrei che tu mi facessi tuo, Aragorn”.

Aragorn sorrise; era ciò che aveva sperato di sentirsi dire dal suo principe.

“Dimmi come… ed esattamente cosa vuoi. Ogni tuo desiderio è un ordine per me, meleth-nín”.

Legolas si divincolò dalle braccia di Aragorn per poterlo guardare dritto negli occhi. Legolas rimase perso a lungo in quello sguardo.

“Fammi sentire speciale solo come tu sai fare. Ho bisogno di sentirmi amato e desiderato”.

Aragorn prese le labbra vellutate dell’Elfo fra le sue. A quel contatto Legolas chiuse lentamente gli occhi, assaporando il profumo che la pelle dell’Uomo sapeva trasmettergli.

Sentì la mano di Aragorn passargli dietro alla schiena, quindi il Ramingo l’attirò a sé con forza.

“Me..meleth…” mormorò tra le sue labbra.

Ma l’Uomo non gli diede il tempo di finire la frase, intrecciò le sue dita ai capelli d’oro del compagno e si spinse ad assaggiarlo più in profondità.

Legolas potè sentire il suo cuore iniziare a battere impetuosamente, ogni volta che la lingua dell’amante sfiorava la sua, brividi di piacere lo percorrevano tutto.

Aragorn sapeva farlo bruciare come nessun altro, sapeva tenerlo al sicuro nel suo abbraccio e cancellare dalla sua mente tutti i pensieri e tutti i timori.

Nonostante questo però, Legolas non era ancora riuscito a donarsi a lui completamente.

Un frammento d’amore era ancora rimasto nascosto nel suo cuore e lo stesso compagno non era riuscito ancora a scovarlo.

Aveva paura. Paura di abbandonarsi e di perdere nuovamente tutto.

“Legolas… stenditi…!”

Le parole dell’uomo lo distrassero dai suoi pensieri, non risuonarono come un comando, ma come una richiesta, che Aragorn sapeva modulare sempre con infinita dolcezza.

L’Elfo tremò.

Già a Lórien avevano vissuto momenti d’intimità insieme, ma non erano mai stati completamente soli… non si erano ancora spinti fino in fondo.

Come sarebbe stato? Si chiese Legolas tentennando un poco.

Ma non potè pensare a lungo, che dopo pochi istanti si ritrovò adagiato sull’erba con l’uomo disteso accanto a sé.

Le dita gentili di Aragorn presero a carezzargli dolcemente il petto, in silenzio iniziarono a sfilargli i lacci intrecciati della tunica fino a scoprire la pelle nuda, liscia e chiara.

Ogni carezza era un brivido per l’Elfo, ogni istante che trascorreva, un cedimento delle sue difese.

Aragorn risalì sul suo volto, sfiorandogliene il profilo, gli tracciò il contorno delle labbra e Legolas non riuscì a trattenere un sospiro. Le dischiuse, permettendo così al compagno di scivolare nella sua bocca.

Potè sentire il respiro dell’Uomo aumentare, poté vedere i suoi occhi bagnarsi di desiderio… non cessavano di fissarlo mentre Legolas apriva e richiudeva le labbra attorno alle sue dita, in un gesto dolce e sensuale.

Sembrava invitarlo a spingersi oltre…

Aragorn non resistette più, la bellezza dell’amante, il suo calore, i suoi movimenti innocenti ed eccitanti al tempo stesso parevano inebriarlo…

Scivolò via dalla sua bocca e con foga sempre più crescente finì di sfilargli i lacci della tunica e gli scostò i lembi dal petto, scoprendolo alla luce della luna.

“Oh Valar, sei… sei… stupendo…” ansimò in preda all’emozione.

Legolas continuava a scrutarlo con lo sguardo di un bambino, quasi ignaro, ma al tempo stesso incuriosito da ciò che stava per accadere.

L’uomo scivolò con la mano lungo il bordo dei suoi pantaloni e ne tracciò il profilo con una carezza delicata delle dita.

L’Elfo chiuse gli occhi e si morse le labbra.

Quei giochi sul suo corpo stavano avendo la meglio sulla sua ragione.

Aragorn sapeva farlo sentire speciale, sapeva amare ogni sua singola parte. Spalancò di colpo gli occhi e in quell’istante decise che il momento di donarsi a lui era giunto.

“Slacciali!” disse con un sussurro.

L’Uomo a quella richiesta lo guardò per un istante stupito, ma non attese ancora.

Velocemente prese a slacciare i bottoni, uno dopo l’altro e quando ebbe slacciato anche l’ultimo, carezzò ancora una volta la pelle nuda del suo ventre, chiuse gli occhi e dopo un profondo sospiro, lasciò scivolare la mano sotto la stoffa.

“Ah…sì…!”
Il primo debole gemito di Legolas si perse nell’aria.

Fu come una scarica di calore per il ramingo.

Sentì quella parte del corpo dell’elfo bruciare e spingere nella sua mano.

Legolas si stava abbandonando. Mai l’aveva visto così.

“Meleth… meleth…ah, sì… continua…” sussurrò l’elfo iniziando a muoversi contro il terreno.

“Oh Valar…” ansimò Aragorn, senza riuscire  a staccare gli occhi dal compagno “… non credo che potrò resistere a lungo…”

Il piacere cresceva velocemente nel corpo di Legolas, un piacere irruento e dolce al tempo stesso, tremendamente struggente. Lo invadeva… lo percorreva tutto… ma quella volta non sarebbe bastato. Desiderava di più.

“Me..mettiti sopra di me, Aragorn!” mormorò, guardando il compagno.

“Legolas… sei proprio sicuro di… insomma, vuoi che io…”

“Saes, meleth, saes…” implorò l’elfo, aggrappandosi alle sue braccia “…ho bisogno di te… ora…”

L’uomo non riusciva a respirare, come se ogni suo sospiro fosse andato a disturbare quell’atmosfera lieve e magica che si era creata.

Si sollevò un poco, il tempo di spogliarsi della sua casacca e di sfilarsi i pantaloni da viaggio.

Legolas alzò una mano e andò a carezzare il corpo del compagno.

Lo guardò con occhi colmi di tenerezza, come se da lui, se da quella bellezza statuaria e dal suo calore, dipendesse la calda linfa vitale che lo sorreggeva ogni giorno.

“Im melin lle, Elassar…!”

Aragorn sorrise e lentamente si distese sopra di lui.

“Fammi sentire speciale solo come tu sai fare. Ho bisogno di sentirmi amato e desiderato” disse l’elfo, ripetendo le stesse parole che aveva pronunciato prima dell’atto d’amore.

L’uomo gli carezzò dolcemente il volto e gli sfiorò le labbra con un bacio leggero.

“Fidati di me…” sussurrò prima di iniziare a muoversi su di lui.

Legolas, nel sentire la pelle del compagno sfregare contro la sua chiuse gli occhi e si morse le labbra… Valar come lo desiderava!

Per un istante ricordò il giorno in cui l’aveva conosciuto: un uomo incappucciato che giungeva sotto una pioggia a dirotto, ricordò quanto gli avevano parlato di lui, della sua fama come re e come uomo, ma mai avrebbe creduto quanta bellezza albergasse in lui, dentro e fuori.

Ora, quello stesso re, Elassar, era diventato il suo amante. Di lì a poco avrebbe conosciuto ogni suo angolo nascosto, gli avrebbe svelato ogni segreto di sé.

D’un tratto sentì le ginocchia dell’uomo aprirgli lentamente le gambe.

“Aragorn!” esclamò come scosso da un moto di paura.

Ma il compagno sopì questo suo sentimento con un bacio ancor più profondo.

“Io non…”

“Sssht…” sussurrò l’altro, prendendogli il volto tra le mani “… im aniron lle[1]… im aniron lle…”

A quelle parole, Legolas perse definitivamente il controllo.

A cosa sarebbe servito trattenere per sé anche un solo frammento d’amore.

Tutto. Tutto sarebbe stato per lui.

“Aragorn…”

“Si…”

“Amami…!”

La Natura circostante, che fino a quel momento vibrava festosa, ora tratteneva il respiro, in attesa di quell’atto d’amore, in attesa che ogni paura, anche la più piccola fosse definitivamente vinta.

L’Uomo sorrise, guardò ancora un istante il compagno negli occhi e lentamente iniziò a spingersi dentro di lui.

Legolas sussultò e si tese, affondò le dita sulla schiena del compagno e si strinse a lui come per far tacere il dolore che l’aveva attraversato.

Aragorn non si fermò, scivolò ancora più a fondo, sapendo bene che quel dolore presto sarebbe passato.

Voleva far suo Legolas finalmente, in totalità e… ci sarebbe riuscito, oh Valar se ci sarebbe riuscito.

“Me….meleth… ah… piano… piano… io…”

“Sssht… fidati di me… fidati di me…” rispose l’uomo, ansimando prepotentemente “…presto questo dolore si tramuterà in qualcosa che non hai mai provato prima…”

Legolas rimase aggrappato alla sua schiena, ma al tempo stesso gettò indietro la testa, facendo scivolare i capelli biondi sulla terra, come un lago dorato.

Il suo petto si sollevava e si abbassava velocemente, dischiuse le labbra… non riusciva più a trattenere i gemiti… passò sopra di esse la lingua per rinfrescarle… offrì il suo collo all’amante.

Ma Aragorn non riusciva a guardarlo. Teneva la testa appoggiata contro il suo petto, come se dovesse contenere un piacere troppo grande per lui.

D’un tratto Legolas prese anch’egli a muoversi con più velocità, scivolò con le mani lungo le braccia dell’uomo e sia abbandonò a terra.

Il dolore si era trasformato in piacere.

Un piacere bruciante, immenso, devastante.

Portò le mani dietro alla testa, toccando i piedi di un albero, si spinse contro di esso, sollevando di colpo il bacino.

“Oh si…” gemette l’uomo afferrandogli i fianchi per tirarlo ancor di più dentro di sé.

I loro sospiri e le loro grida si persero nell’aria, occupando tutto. Fecero tremare ogni creatura vivente attorno a loro, gli alberi e le foglie furono scossi da un vento sempre più audace,mentre ai loro piedi, l’apice del desiderio veniva quasi sfiorato.

Aragorn carezzò vorticosamente quel corpo nudo sotto di lui, lo rimirò con occhi colmi di desiderio, ma non era abbastanza.... Legolas gli aveva chiesto di farlo sentire amato e desiderato, di renderlo speciale, ma non voleva prendersi per sé tutto quell’amore, voleva condividerlo… voleva portare l’elfo proprio dove stava giungendo lui… voleva vibrare assieme a lui!

Lasciò la sua mano scivolare veloce verso il ventre del compagno e senza attendere ancora, richiuse in un pugno la sua eccitazione.

Legolas spalancò gli occhi. Non sapeva se sarebbe riuscito a reggere anche il suo di piacere oltre a quello del compagno.

“Dimentica… dimentica tutto per questa notte, meleth-nín… vivi del mio amore in quest’istanti…!” gli sussurrò l’uomo, portandolo verso l’apice del desiderio.

L’elfo cercò di parlare, ma ogni parola fu spezzata da violente scosse di calore che lo invadevano.

Si sentì in balia del suo compagno… ora, ogni sua singola parte gli apparteneva.. non riuscì più a pensare…

Aragorn  accelerò i movimenti su di lui e si spinse ancora più a fondo.

Alle parole si sostituirono sospiri sempre più profondi e sempre più veloci e ai sospiri si sostituirono soltanto gemiti, che velocemente volavano alti verso il cielo.

“Ti amo Elassar, oh Valar se ti amo!” pensò Legolas, negli ultimi istanti di quell’atto.

Inaspettatamente le lacrime gli salirono agli occhi, il suo cuore d’elfo non era riuscito a sostenere la commozione, il desiderio e l’amore di quegli istanti.

“Le…Legolas…!” mormorò il ramingo vedendolo piangere.

Ma non fece in tempo a fermarsi che l’ultima, violenta scarica di piacere lo colse, la più forte, la più intensa… vacillò, ma non abbandonò il suo compagno… voleva che si perdesse assieme a lui.

L’elfo gemette e gemette ancora, Aragorn accelerò i movimenti e dopo un istante sentì il corpo di Legolas tremare con forza, sollevarsi e ricadere infine a terra, completamente vinto.

Finalmente anch’egli poté crollare su di lui, lo strinse in un abbraccio, come per preservare quel calore che li avvolgeva.

Baciò teneramente le lacrime dell’elfo, che parevano non volersi arrestare, gli sfiorò le labbra una e più volta e Legolas, prima timidamente, gli cinse la schiena con le braccia, stringendosi a lui.

Il silenzio che regnava in quel momento era pieno di significati. L’amore e la passione facevano vibrare l’aria.

I due amanti erano rimasti fermi immobili fino al calare del sole. Legolas lentamente si era calmato, anche se qualche lacrima rigava il suo volto. Aragorn gli stava accarezzando i capelli con delicatezza. Quel semplice movimento rilassava moltissimo il principe.

Legolas alzò il volto verso il suo amante sorridente.

“Elassar…”.

Il Ramingo attese con pazienza che Legolas parlasse. Sapeva cosa provava in quel momento l’Elfo e non voleva obbligarlo a parlare se non avesse voluto. Asciugò le ultime lacrime sul volto di Legolas e gli sorrise nuovamente.

“Elassar…. Non avrei mai pensato di poter provare un tale sentimento per una persona, soprattutto per te, non mi fraintendere, Elassar. Sapevo che prima o poi avrei trovato qualcuno che avrebbe trovato le chiavi del mio cuore, ma non tu, non Elassar l’erede di Isildur. Avevo immaginato molte altre persone, e soprattutto non un uomo…”.

“Immagino che tu sia sempre stato circondato da bellissime Donne-Elfo”.

“E non solo, anche da uomini, ma… sono contento sia stato tu ad aprire il mio cuore. E soprattutto sono contento tu abbia accettato di accompagnarmi in questa pazza avventura che potrebbe non finire bene”.

“Vedrai che ritroveremo Meril, ne sono sicuro”.

Legolas non rispose. Anche il suo cuore glielo diceva, ma aveva paura d’ingannarsi e allora si domandava se avesse potuto mai sostenere un tale dolore. Il pensiero di aver perso sua sorella e i sensi di colpa lo avrebbero ucciso lentamente, ne era più che certo.

 

In lontananza c’era qualcuno che osservava i due ignari amanti. Gli orchetti erano stati attirati da alcune grida e quando avevano scoperto di cosa si trattava erano rimasti impietriti dal disgusto.

Il loro capitano li guardò.

“L’Elfo è disgustoso, ma colui che gli da piacere è meritevole di altrettante sofferenze. Catturiamoli e poi ci divertiremo con loro”.

Improvvisamente i due amanti udirono un rumore provenire alle loro spalle. Fecero appena in tempo a recuperare le loro armi che furono circondati da orchetti assetati di sangue. Con un semplice sguardo sapeva di essere nei guai. Quando un orchetto cercò di affondare un pugnale nel suo fianco, l’Elfo alzò un braccio, colpendolo in pieno volto atterrandolo. L’Elfo si fermò a guardarlo qualche minuto prima di riprendere a difendersi. Il sorriso beffardo sul volto dell’orchetto lo ripugnava, come del resto accadeva sempre in presenza degli orchetti.

Quello non era che l’inizio di una snervante battaglia che si preannunciava lunga. Legolas cercò con lo sguardo Aragorn, ma non riuscì a vederlo. La sua paura che gli fosse accaduto qualcosa gli diede una spinta maggiore per terminare più velocemente possibile la battaglia. Non voleva sentirsi responsabile di un’altra vita. Non lo avrebbe sopportato, non Aragorn.

Legolas affondò il suo coltello nella gola dell’ultimo orchetto che aveva osato attaccarlo. Il respiro affannoso e la stanchezza lo sopraffecero per qualche minuto. Il suo corpo si rifiutava di muoversi. Ogni muscolo gli doleva.

“Meleth-nín”.

Una voce lo fece trasalire, ma non si mosse. Il suo cuore batteva velocemente. La felicità di sentire nuovamente la voce dell’amato gli fece dimenticare per un attimo i dolori.

Aragorn si avvicinò a Legolas con circospezione. Non riusciva a comprendere cosa gli stava accadendo. Aveva il tremendo sospetto che fosse ferito. Gli girò attorno. I pantaloni dell’Elfo erano strappati in più punti, ma non sembrava che fosse ferito. Gli occhi dell’Elfo erano fissi su un punto indefinito del fiume Anduin.

“Meleth-nín”, disse nuovamente Aragorn.

Legolas girò gli occhi verso il Ramingo e gli sorrise debolmente senza rispondere. Poi abbassò il suo sguardo verso il suo corpo.

“Sembra peggio di quello che è in realtà”. La voce dell’Elfo era appena udibile. “Non ti preoccupare per me, Aragorn”.

“Legolas, vieni…. Siediti su questa roccia. Devi riposare”.

“Sto bene, veramente”.

Aragorn lo prese fermamente per un braccio e lo fece sedere. Prese un panno e, dopo averlo bagnato, cominciò a lavare il petto dell’Elfo.

La gelida acqua dell’Anduin scosse Legolas che osservava Aragorn mentre cercava di farlo rilassare.

“E’ ora di riprendere il cammino, Aragorn. Non possiamo fermarci troppo a lungo qui. Questo posto pullulerà di orchetti nel giro di poco tempo”.

 

Fine Terza Parte

( haldir_of_lorien@email.it )

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[1] Im aniron lle: ti desidero

[i] Lirimaer: lovely one

[ii] Meleth-nín: amore mio