.|. Cuore di Elfo .|.

 

Parte Prima

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***Lórien***

Aveva sempre sentito parlare di lui, ma non l’aveva mai conosciuto. Aveva udito delle sue imprese e aveva conversato su di lui con Mithrandir più volte, ma non l’aveva mai incontrato. Era un persona a cui sia Lady Galadriel che Lord Celeborn stimavano molto e soprattutto di cui avevano fiducia. Non era un Uomo qualunque. Il suo passato per lui non era un mistero e quando ne parlava, lo faceva sempre con reverenza. Era un Uomo che si era fatto con le sue mani. Un Uomo con grande carisma e fascino, almeno così gli avevano detto Haldir e i suoi fratelli che lo avevano incontrato molte volte.

Quel giorno l’avrebbe finalmente conosciuto. A Lórien, il posto che aveva eletto a sua casa dopo la morte dei suoi e la distruzione del suo palazzo. Lo avrebbe conosciuto a Lórien dove egli veniva a trovare la persona più preziosa che un Elfo o Uomo potesse desiderare.

Lo doveva ammettere, almeno con se stesso, era molto curioso di conoscere Elassar, l’Uomo che Arwen aspettava con tanta ansia. Avevano passato assieme gli ultimi giorni, visto che in quel periodo a Lórien era tutto calmo anche perché Haldir e i suoi fratelli erano partiti alla volta di Imladris. Arwen non aveva fatto altro che tessere le lodi di Elassar che descritto da lei sembrava un Uomo perfetto.

“Oh, Legolas,” gli aveva detto. “Quando lo conoscerai rimarrai affascinato anche tu, è impossibile non esserlo. Nelle sue vene scorre del sangue nobile, anche se dovrà affrontare una prova durissima in un futuro non lontano. Vorrei che fossi tu ad andare ad accoglierlo”.

Non aveva potuto opporre un rifiuto a quella richiesta così accorata di Arwen. Il giorno dopo era partito alla volta del confine nord di Lórien e lì stava aspettando ormai da alcune ore.

Legolas era arrivato in anticipo per poter ammirare lo spettacolo delle montagne nebbiose che lo aveva sempre affascinato soprattutto durante il tramonto quando le cime si coloravano di rosso. Quel giorno però delle nuvole minacciose arrivavano da est. Le prime gocce di pioggia ghiacciata non tardarono a cadere. L’inverno ormai era alle porte, la stagione che amava di più a Lórien.

In lontananza vide un cavaliere che stava spronando il suo cavallo, la bufera di neve era ormai prossima. Il cavaliere indossava un mantello scuro con un cappuccio che lo proteggeva almeno in parte.

Non mise molto a raggiungere l’Elfo che non si era mosso più da quando aveva notato il cavaliere. I due giovani si fissarono a lungo senza dire una parola. Elassar abbassò il cappuccio rimanendo in attesa di un cenno o di una parola dell’Elfo.

“Mea govannen, Elassar. Il Lord e la Lady ti stanno attendendo. Spero il tuo viaggio sia stato piacevole e senza difficoltà”.

“Mea govannen. Sì il mio viaggio è stato piacevole. Il tuo nome?”

“Legolas, principe Legolas”.

Elassar inchinò lievemente la testa. La bellezza del principe era conosciuta in tutta la Terra di Mezzo, ma nessuna descrizione lo aveva preparato alla piacevole realtà.

Mentre l’Elfo lo guidava verso la città, Elassar osservò il giovane principe. Rimase affascinato dai suoi capelli biondi che sembravano luccicare d’oro. I suoi dolci movimenti lo ammaliavano ed a fatica riuscì a staccare gli occhi dal principe quando dovette smontare da cavallo ed affidarlo ad uno stalliere.

 

Il colloquio con la Lady e il Lord fu di breve durata, essendo Elassar stanco dal viaggio. Arwen lo portò via con se, e il principe non poté che guardarlo mentre se ne andava.

“Il tuo cuore è turbato, Legolas”.

Il principe si voltò verso Galadriel che lo stava guardando. Non rispose alle parole della Lady, si limitò ad annuire.

“Lascia che gli eventi seguano il suo corso”.

“Abbiamo ricevuto notizie da Imladris. Purtroppo Haldir e i suoi fratelli non rientreranno molto presto. La situazione è precipitata ed è necessaria la loro presenza e il loro aiuto a Elrond”.

“Non ci sono problemi, mio Signore”.

“L’attività degli orchetti è in continuo aumento. Il tuo lavoro non sarà facile”.

“Ho preso l’impegno di difendere Lothlórien e lo manterrò anche se mi dovesse costare la vita”.

“Non sarà necessario arrivare a tanto, Legolas. Vai a riposare e poi desidero che tu questa sera non vada al confine nord, ma desidero che tu sieda a tavola con noi”.

“Come desideri, mia Signora”.

Legolas osservò Galadriel e Celeborn che si allontanavano. Rimase qualche istante a guardare la scala vuota. Stava ripensando alle parole di Galadriel. Non riusciva a comprenderne fino in fondo il significato o forse non voleva capirlo. Le parole della Dama erano in realtà molto chiare, ma si domandava perché gliele avesse dette. Il suo cuore era turbato sì, ma non per la presenza di Elasar a Lothlórien.

Lentamente si diresse verso un piccolo gruppo di Elfi che lo stava aspettando. Erano gli Elfi con cui sarebbe dovuto andare al confine nord, ma disse loro che per quel giorno sarebbero andati da soli. Avrebbero dovuto informarlo, comunque, di ogni pericolo che minacciava il Bosco. Si assicurò che tutti avessero capito gli ordini prima di allontanarsi per andare a prepararsi per la serata.

 

In realtà non era stato molto contento dell’invito di Galadriel, avrebbe preferito rimanere solo a vegliare sul Bosco. Il suo stato d’animo, dopo la partenza di Haldir e dei suoi fratelli era mutato. Si era sempre appoggiato molto ai tre fratelli e sentiva molto la loro mancanza. Certo l’invito di Galadriel e di Celeborn aveva lo scopo di distrarlo e di ciò gliene era infinitamente grato, ma non sarebbe stato di compagnia.

Arrivò subito dopo Arwen e Elassar che lo accolsero con un sorriso. Era molto tempo che non vedeva la donna Elfo così felice e serena. I Signori di Lothlórien si fecero attendere. Legolas guardava preoccupato l’ingresso da dove sarebbero dovuti entrare il Lord e la Lady. Entrarono poco dopo. Sui loro volti vi era uno splendido sorriso che fece dimenticare a Legolas la sua preoccupazione.

Legolas fu invitato a sedersi accanto a Celeborn che gli sorrise amabilmente. Legolas non partecipò molto alla conversazione. Sentiva fisso su di se lo sguardo indagatore di Elassar. Si sentiva molto a disagio visto che l’Uomo teneva sotto controllo ogni suo minimo movimento e respiro. Solamente una volta si voltò verso di lui, ma in quel momento Elassar era impegnato con Arwen.

“Dimmi, Legolas, come ti trovi qui a Lórien?”

Il giovane Elfo si voltò sorpreso per quella domanda.

“Bene. Qui sono stato accolto molto bene. Mi sento come fossi a casa, e non posso che ringraziare Lady Galadriel e Lord Celeborn”.

A nessuno dei presenti era passata inosservata la freddezza con cui aveva risposto, molto inusuale per il carattere di Legolas, ma nessuno osò dire nulla.

“Sono contento per te, principe”, rispose semplicemente Elassar.

“Spero vogliate scusarmi. Questa sera sono molto affaticato. Ho bisogno di risposarmi. Lady Galadriel, Lady Arwen, Lord Celeborn…. Elassar…”

Detto ciò si allontanò seguito dagli sguardi dei presenti.

“Spero tu possa scusarlo, non è da lui comportarsi così”.

“Non ti preoccupare, mio Signore. Conosco l’animo degli Elfi e so che Legolas non è diverso da nessun altro. Mi spiace solamente vederlo così…. Vorrei solo che la sua sofferenza…”.

“Sono sicuro di no…. Troverà il modo e l’occasione di tirare fuori tutta la rabbia che ha in corpo, ma per ora non è pronto. La distruzione del suo palazzo è ancora troppo vicina…”.

 

Legolas si sentiva in colpa per quello che era accaduto durante la cena. Quando decise di tornare indietro si accorse che Elassar lo stava aspettando appoggiato a un albero.

“Questa foresta ha molti segreti, alcuni sono sussurrati dagli alberi altri sono taciuti. Questa foresta vive, vive con i suoi Elfi e per i propri Elfi. Sente le loro sofferenze, gioie e dolori. In questo momento sembra che stia piangendo di dolore e preoccupazione per un Elfo che non riesce ad esprimere ciò che ha nel suo cuore”.

Il principe si avvicinò a Elassar. Per la prima volta i loro sguardi si incrociarono. Elassar rimase ammaliato dalla luce che brillava negli occhi dell’Elfo.

“Potrei sapere cosa ne sai tu della sofferenza e del dolore?”

“So che a un Elfo può essere fatale”.

Legolas voltò le spalle al suo interlocutore.

“Non vedo perché dovrei parlare con te dei miei problemi o di ciò che provo. Non ti conosco se non per la tua fama…. E per me non sei nessuno”.

“Per me vali molto, Legolas”.

“Valgo molto? Cosa intendi dire?”

“Che dal primo momento che ti ho visto mi sei piaciuto, ma noto che stare vicino a Haldir di Lórien ti ha fatto male”. Legolas si voltò di scatto. “Sei ridicolo, Legolas, non hai nemmeno coraggio di colpirmi”.

“Non mi ci metto nemmeno con gente meno forte di me”.

“Presuntuoso…. Haldir ti ha insegnato veramente bene, vedo. Dovrò complimentarmi con lui”.

Legolas si avventò contro Elassar, che riuscì ad evitare il colpo dell’Elfo. Prese il polso del principe e glielo storse dietro la schiena e lo premette contro l’albero.

“Mi deludi molto, Legolas di Bosco Atro. Avevo sentito parlare bene di te, ma temo che tutto ciò che mi hanno raccontato sia pura fantasia”.

“Cosa ti hanno raccontato di me?”

“Che eri un ottimo guerriero difficile da sconfiggere. Chiunque avesse avuto l’onore di battersi con te era uscito sconfitto, ma era rimasto abbagliato dalla tua bellezza ed eleganza nel combattere”.

Legolas cercò di divincolarsi, ma Elassar strinse la presa sul polso del principe.

“Lasciami”.

“Non sei abituato ad essere in una situazione così svantaggiosa, vero?”

“Ti ho detto di lasciarmi”.

“Mi dispiace, principe, ma non sei nelle condizioni di dare ordini”.

Elassar prese la sua cintura e legò i polsi del principe dietro la schiena. Poi lo voltò verso di lui e sorrise.

“Cosa vuoi fare, ora Elassar?”

“Non lo riesci ad immaginare, principe?”

“Non te lo premetterò…. Nessuno mi ha mai trattato così”.

“C’è sempre una prima volta a tutto, lirimaer[i]”.

Elassar si avvicinò a Legolas. Iniziò ad accarezzargli i capelli.

“Saes[ii], Glassare, lasciami andare”.

“No, Legolas, sono appena all’inizio con te”.

“Cosa vuoi da me?”

“Vedere se in te è rimasto ancora amore”.

“Tutto tempo sprecato, Elassar”.

“Non credo, non credo, nin bain[iii]. In te c’è ancora molto amore pronto a scoppiare, a esplodere. Sono pronto a scommettere su ciò”.

Legolas guardò il Ramingo con astio. Aveva perso il suo precedente amante in quei terribili giorni e il cuore di un Elfo non si legava facilmente a un’altra persona.

“Tu cosa ne sai, Ramingo…. Il mio amore è morto tempo fa e non c’è speranza di risvegliarlo”.

“Come vuoi…. Ti propongo un accordo”.

Legolas contemplò il Ramingo con curiosità. Non riusciva ad immaginare cosa voleva proporgli. L’unica cosa che sapeva è che non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente.

Elassar non ricevendo risposta riprese a parlare.

“Se hai ragione tu, lirimaer, ti lascerò in pace, ma se avrò ragione io tu sarai mio e di nessun altro”.

Legolas sgranò gli occhi.

“Io…”.

“Vuoi che ti lasci qui legato e mezzo spogliato in modo che i tuoi uomini ti trovino?”

Legolas si guardò. Non riusciva a ricordare quando Elassar gli aveva aperto la casacca. Guardò la mano dell’Uomo che lo accarezzava con studiata lentezza. Quando tornò a fissare gli occhi del ramingo vide che sorrideva.

“Se non mi sono nemmeno reso conto di quando mi hai spogliato come puoi pretendere che io provi delle sensazioni al tuo tocco?”

“Allora accetta la mia proposta visto che sei tanto sicuro di te, principe”.

“Accetto, ma ricordati di mantenere ciò che hai detto”.

“Anche tu, nin bain”.

“Certo se tu dovessi riuscire nella tua impresa”.

 

Il silenzio che cadde fra i due giovani era assoluto. Sembrava che anche il bosco lo rispettasse in attesa degli avvenimenti a cui avrebbe assistito.

Elassar rimase ad ammirare a lungo il petto dell’Elfo che si sollevava e abbassava aritmicamente. Con un dito iniziò a tracciare le linee dei muscoli del petto di Legolas scendendo lungo lo sterno per arrivare sino alla cintura.

Elassar possedeva una grazia non comune soprattutto per essere un Uomo; una grazia che Legolas non aveva potuto immaginare. Il Ramingo rimase immobile come una statua che ricordava la fierezza antica e ormai perduta del suo popolo.

Il giovane principe era una tentazione alla quale non riusciva a resistere.

“Sei di una tale bellezza , Legolas, almeno per questa notte sarai mio e i nostri unici testimoni saranno gli alberi che ci circondano e ci proteggono da occhi indiscreti”.

Elassar catturò le labbra di Legolas fra le sue mentre lo prendeva per la vita per poter sentire il corpo del principe completamente contro il suo.

La sensazione di labbra elfiche sulle sue era come baciare una rosa profumata e vellutata. Le labbra del principe erano speciali e molto più preziose di quelle di Arwen. Lo baciò a lungo fino a quando Legolas smise di ribellarsi; solo allora si allontanò ottenendo un mugolio di protesta.

“Cos’era quello che ho udito?” Chiese Elassar sorridendo.

Legolas respirava a fatica. Guardò il Ramingo senza rispondere. Lentamente riprese il controllo di se.

“Hai deciso di farmi morire, Elassar”.

“Non ho intenzione di arrivare a tanto. Sei talmente prezioso, lirimaer”.

Elassar fece sdraiare il principe e lui s’inginocchiò. Si abbassò sull’Elfo e cominciò a baciagli il volto mentre gli slacciava i pantaloni. La mano cominciò ad accarezzare uno dei punti più sensibili. Poi prese un lobo tra le sue labbra e lo succhiò con delicatezza.

“Elassar, basta per favore, fermati!”

Il Ramingo non ascoltò le  proteste e continuò a giocare con l’orecchio. Legolas girò il volto di scatto obbligando Elassar a fermarsi. I due si fissarono in silenzio a lungo.

“Cosa succede, principe?”

“Io…”.

Legolas non riusciva e trovare le parole per le sensazioni che Elassar gli stava facendo provare in quei momenti. Era sempre convinto di non voler cedere alle lusinghe del Ramingo, ma stava diventando molto difficile. Elassar stava rendendo le cose molto complicate. Il suo tocco sapiente lo stava facendo impazzire dal piacere. Le sue labbra e la sua barba lo stuzzicavano con maestria e voracità. Ogni volta che Elassar lo sfiorava sentiva come delle scosse scendergli lungo la schiena ed era sicuro che il Ramingo se ne fosse accorto. Elassar prese il labbro inferiore del principe fra le sue labbra e lo succhiò.

“Dimmi cosa desideri, principe”.

Legolas non rispose nuovamente.

“Ho bisogno di te…. Hai vinto…. Sono tuo, io mantengo sempre la parola”.

“Ne sono sicuro, ma per i miei gusti parli troppo, nin bain. Libera le tue emozioni, qui c’è qualcuno pronto ad accoglierle”.

L’unica risposta che Elassar ricevette fu un bacio passionale che nulla lasciava a dubitare delle intenzioni del principe.

FINE PRIMA PARTE


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[i] Lirimaer: Lovely one

[ii] Saes: Per favore

[iii] Nin bain: my beautiful one