.|. La Tua Anima. Il Tuo Corpo .|.

Capitolo 8

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Si erano fermati in un parco. Avevano mangiato delle specie di focacce che Orlando si rifiutava di dire dove aveva comprato e adesso erano seduti uno di fronte all’altro. Le scarpe di entrambi buttate sul prato.

 

Durante la cena Orlando gli aveva raccontato di un insegnante dell’accademia che numerava le espressioni facciali di base come fossero posizioni del balletto. Naturalmente fuori dalle lezioni lui e i suoi amici avevano aumentato il numero con le espressioni più assurde che adesso gli stava mostrando… Sembrava un bambino che racconta una gita al luna-park… Quell’entusiasmo e quella risata erano contagiosi, lo avrebbe guardato per ore… Non gli aveva mai parlato dell’accademia, né di qualcosa che non fosse strettamente legato alle riprese… Quando sentì la sua voce che lo chiamava e lui che lo guardava stupito si rese conto che si era incantato… Si schiarì la voce e stese le gambe guardandosi intorno. Respirava a fondo quell’aria di natura incontaminata… “Mi ricorda certi luoghi dell’Argentina questo posto… E’ così…”

Si era girato a guardarlo… Ancora quella faccia strana… Lo stava prendendo in giro…

“Sguardo n. 18?”

L’altro era scoppiato a ridere “Ma no!… Il n. 18 è lo sguardo ‘Allora dove si va?’…”

“E questo qual è?”

“Come?! Se in attore e non sai cos’è lo sguardo n. 22 altrimenti detto ‘Oh, oh, oh, inizia l’avventura’? Ma come hai fatto a farti assumere da Peter?!”

Voleva rispondere, ma era semplicemente scoppiato a ridere.

“Benissimo! Licenziato da un elfo appena uscito dall’accademia!”E si era steso a terra con le braccia aperte.

Appena aveva toccato terra si era ritrovato Orlando seduto sul bacino che gli teneva le mani sul petto con un’espressione seria.

“Per te sono il Principe di Bosco Atro… Ramingo”

“Pensavo fossimo amici…” Il ragazzo stava avvicinando il volto al suo e gli parlava sulle labbra.

“Anch’io…”

“Poi cos’è successo?…”

“Bhe… Ti ho baciato…”

“E… Pensi di rifarlo?…”

“Mmm… Se me lo chiedi… Con gentilezza…”

Viggo gli mise una mano dietro la testa e lo baciò.

Il ragazzo rispose e le loro lingue s’incontrarono passando da una bocca all’altra con sempre maggior forza.

Sentiva sul ventre l’eccitazione del ragazzo il cui corpo stava reagendo quanto il suo a quel bacio.

Gli mise le mani sotto la camicia accarezzandogli la schiena e quando lo strinse di più a sé lo sentì rabbrividire.

L’altro gli aveva messo le mani sotto la maglietta, ma aveva presto cominciato a scendere sui pantaloni.

Quando lo sentì alzarsi leggermente per mettere una mano tra i loro corpi, un gemito gli uscì dalle labbra. Ricordava quello che era successo in camera sua e già quel pensiero lo eccitò ancora di più, ma non voleva che fosse di nuovo così… Non voleva che ci fossero ancora vestiti tra di loro.

Quando il ragazzo riportò la mano sul suo petto lo strinse a sé e si girò invertendo le posizioni.

 

Durante la cena aveva parlato quasi solo lui, mentre Viggo si era limitato ad ascoltare… In genere era il contrario… Non gli parlava spesso di lui perché sapeva che quello che Viggo aveva da dire era mille volte più interessante… Ma quella sera aveva voglia di parlare, e lui l’aveva ascoltato… Fino ad incantarsi… Era stato il momento più bello della serata… L’uomo che stimava più di tutti si era incantato ad ascoltarlo…Avrebbe voluto saltargli addosso. Una specie di ringraziamento per come lo stava facendo sentire.

Quando l’aveva visto stendersi aveva capito che l’occasione era arrivata e senza pensarci lo aveva raggiunto e si era seduto sopra di lui.

Gli piaceva giocare con lui e farsi desiderare, ma se non l’avesse baciato in fretta l’avrebbe fatto lui.

Aveva pensato a quello che era successo fin da quando era uscito dalla sua stanza e una parte della sua mente ci aveva pensato per tutta la cena… Doveva riaccadere… Voleva provare di nuovo quelle sensazioni, quel senso d’abbandono cui solo lui riusciva a portarlo… Sentire i suoi sospiri e vedergli perdere il controllo… Quel pomeriggio invece di saziare la voglia che aveva di lui, l’aveva aumentata.

Sentì la stretta farsi più decisa e Viggo che l’appoggiava sull’erba.

Gli sfilò la maglietta cominciando a baciarlo sul collo e scendendo con le mani sui suoi glutei si spingeva contro di lui.

Sentì la sua voce in un sussurro “Orlando…” Ma stava già spostandosi sulla cintura e non voleva aspettare… Quando l’uomo gli fermo la mano.

“Fermo… Aspetta”

Si era messo di nuovo seduto e lentamente gli stava slacciando la camicia. Gliela aveva aperta passandoli le mani sul petto e adesso sentiva la fresca brezza della notte sulla pelle sempre più bollente.

Voleva muoversi, voleva toccarlo, ma quello sguardo azzurro lo teneva incatenato. Quando sentì le labbra sul collo chiuse gli occhi in un sospiro.

Sentiva la lingua dell’uomo passare su ogni centimetro della sua pelle, mentre una mano stava scendendo verso il ventre… Senza rendersene conto aveva ricominciato a muovere il bacino contro quello dell’altro…L’altra mano gli passava tra i capelli sfiorandogli l’orecchio… L’aveva cercata con la bocca baciandogli il palmo e le dita per poi percorrerle con la lingua.

 

Quando sentì le labbra di Orlando sulle dita un calore improvviso lo prese, ma non si fermò. Non voleva interrompere quel percorso che stava tracciando con la lingua sul suo corpo e che lo avrebbero portato al suo punto più caldo… Lentamente tolse la mano dalla sua bocca e appoggiandosi all’erba si mise in ginocchio tra le sue gambe slacciandogli i jeans.

 

Adesso che l’uomo si era spostato solo l’aria gli accarezzava il petto, soprattutto le parti ancora bagnate dalla sua saliva, ma non erano brividi di freddo quelli che lo percorrevano.

Gli aveva sfilato i pantaloni e aprendogli le gambe si era sdraiato su di lui.

Sentiva la sua erezione attraverso i boxer, ma Viggo non si muoveva come aveva fatto quel pomeriggio… Stava semplicemente steso su di lui.

Il suo viso era vicinissimo e le labbra si sfioravano, ma ogni volta che cercava di approfondire quel contatto Vig si spostava leggermente negandoglielo.

“…Perché mi fai questo?” Era solo un pensiero che gli era uscito senza volerlo.

“Perché?… Cosa sto facendo?”

“Niente… E io non…” Ma il resto gli era morto sulle labbra… L’uomo aveva cominciato a muoversi su di lui

“Solo niente?… Non mi sembri molto attento”

Chiuse gli occhi cercando di sentire tutti i brividi che quel movimento gli provocava.

“Vig… Voglio…” Aprì gli occhi. Il suo viso era a pochi centimetri.

“Voglio… Baciarti”

L’aveva guardato per un attimo poi si era spostato e gli passava la lingua sul lobo dell’orecchio… Poi la sua voce calda in un sussurro…

“…Anch’io”

Ma la sua bocca non arrivò sulla sua… Passò sul collo e incominciò a scendere sfiorandolo solo con le labbra… Quella dolce tortura fatta di baci era ricominciata, ma questa volta era scesa molto più in basso… Era arrivato all’ombelico mentre le sue mani dopo aver indugiato sui suoi capezzoli diventati duri, avevano ricominciato a scendere ed erano arrivate sui fianchi.

Non pensava lo avrebbe fatto e quando lo sentì sollevarlo per sfilargli i boxer s’irrigidì stringendo i pugni nell’erba.

Non voleva che lo facesse… Anzi sì lo voleva… Ma forse non lo voleva lui… Forse lo stava facendo solo perché…

Quei pensieri e tutto quello che voleva dire vennero risucchiati dalla bocca dell’uomo che si era chiusa su di lui.

Dopo le tanti notti in cui l’aveva sognato adesso lo stava vivendo… Sentiva quelle labbra stringerlo e ondate di piacere scuoterlo lungo la schiena.

Mise le mani su quelle di Viggo che ancora gli tenevano i fianchi e le strinse.

 

Lo aveva visto irrigidirsi, ma non l’aveva fermato e forse lui non ci sarebbe riuscito… Voleva quel corpo caldo che fremeva ad ogni suo bacio… Voleva sentirlo nudo sotto il suo tocco…

Poi le mani di Orlando avevano strinto le sue e i brividi avevano preso anche lui… Non esisteva più nulla, solo il suo odore e i suoi gemiti e la consapevolezza che era la sua lingua a provocarli. Voleva sentirlo… Dentro di lui… Voleva che quel sogno continuasse ma non riusciva a frenare la voglia che aveva di lui e aumentò il ritmo.

La stretta sulle sue mani si fece più forte per poi bloccarsi. Sentì i suoi fianchi sollevarsi mentre inarcava la schiena. Il suo calore scorrergli giù per il mento, mentre il ragazzo spezzava il silenzio con il suo nome e i suoi respiri rotti.

 

Appena il suo corpo si rilassò, Orlando percorse le sue braccia e si mise seduto.

Prese il viso di Viggo tra le mani e lo baciò quasi con violenza. Il suo sapore riempiva la bocca che prima gli aveva dato piacere e che adesso lui puliva con la sua, poi quel bacio non gli sembrò abbastanza e lo abbracciò con tutta la forza che aveva. Voleva che l’altro sentisse addosso i fremiti che gli aveva provocato.

L’uomo lo strinse passandogli una mano tra i capelli.

 

Un brivido lo fece tremare tra le sue braccia, ma non voleva lasciarlo.

“Hai freddo?”

Scosse la testa, ma l’altro gliela fece alzare perché lo guardasse e incontrò i suoi occhi azzurri. Una strana emozione gli chiudeva la gola, ma tanto non avrebbe saputo cosa dire… E lui gli sorrise… Non c’erano fotografi, non c’erano fans, quel sorriso che amava era solo per lui.

 

Sentirlo contro la sua pelle aveva impedito alla sua eccitazione di svanire e avrebbe voluto soddisfarla, ma il ragazzo stava tremando. Quando li incontrò, i suoi occhi nocciola erano umidi e non gli erano mai sembrati così profondi… Era veramente bellissimo, ma non c’erano parole per dirlo e gli aveva semplicemente sorriso.

“Hai freddo… Rivestiti”

Scuoteva la testa, ma non si muoveva e non lasciava le sue spalle.

“Orly… Non era una domanda… E’ un ordine!” Lo aveva baciato. “Rivestiti… Io vado a buttare i resti della cena” E si era alzato prendendo al maglietta e infilandosela.

L’altro non si era mosso, l’aveva seguito con lo sguardo poi si era ridisteso a terra con gli occhi chiusi. Non doveva guardarlo o non sarebbe riuscito a proseguire, ma dovevano andare. Doveva essere tardissimo.

Raccolse i sacchetti e le lattine di birra mettendo tutto dentro alla borsa di plastica. Cercando di non girarsi verso il corpo nudo steso a pochi passi da lui, si guardò intorno. Quando individuò un cestino vi si diresse deciso.

 

Per un attimo aveva pensato scherzasse e che i loro baci sarebbero ricominciati, ma poi l’aveva visto alzarsi e infilarsi la maglietta… Non stava scherzando. Voleva veramente che si rivestisse.

Si stese di nuovo nell’erba. Un sonno tremendo lo stava prendendo… Mille pensieri gli si affollavano in testa, mille immagini… Il mondo aveva ricominciato ad esistere e lui voleva solo che sparisse di nuovo…

Scosse la testa e si passò le mani sul viso. Si alzò guardandosi intorno… Viggo doveva essere andato a cercare un cestino… Si rivestì… Dovevano tornare.