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Capitolo 6

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Era seduto sul letto con la testa appoggiata al muro. Il cellulare in mano…

“Va bhe… Siamo arrivati devo salutarti… Ciao”

Ma dove sono arrivati?! Sono partiti da neanche dieci minuti, di sicuro non possono essere arrivati all’aeroporto!… Ha evitato apposta di parlare con me… E quella domanda… Allora era Sean che aveva bussato alla porta… Lo avevo dimenticato…

 

Aveva dimenticato tutto il mondo in quel bacio con Orlando… E anche adesso, mentre cercava di capire perché Sean ce l’avesse con lui, ad ogni attimo la sua mente tornava al ragazzo… Alle sue mani… Alla sua bocca… Alla sua impazienza nello slacciargli i jeans…

Chiuse gli occhi a quel pensiero e si passò una mano sul viso… Doveva smettere di pensarci o sarebbe impazzito… Ancora meglio… Doveva ritrovarlo.

Gli aveva detto che andava a prendere qualcosa da mangiare, ma era via da troppo… Anche pochi minuti erano troppi… Spostò la mano sul collo massaggiandosi una spalla e ripensando all’aggressività del ragazzo.

Di sicuro era l’ultima persona da cui si aspettava di essere sbattuto al muro con tanta violenza… Era anche l’unica persona cui aveva permesso di farlo… Non aveva reagito… Forse era per quello che gli aveva fatto tanto male… Non aveva opposto la minima resistenza, si era fatto prendere a pugni e spingere senza cercare di difendersi, ma era troppo sconvolto da quello che stava succedendo… E alla fine un po’ gli era piaciuto… In quei momenti l’altro non sembrava così indifeso, non sembrava il cucciolo adorante…

Sembrava decisamente più Legolas che Orlando…

Sorrise a quel pensiero e si alzò andando verso l’armadio quando sentì bussare alla porta… Era tornato finalmente!

Andò ad aprire “Hai imparato le buone maniere final… Sean… Ciao…”

“Ciao Vig, posso entrare?”

“E… Sì… Certo… Entra” L’uomo era entrato guardandosi intorno come per controllare che nella stanza tutto fosse al suo posto.

“Ma… Non dovevi essere all’aeroporto?” Non sembrava ascoltarlo e quando si sedette su una poltrona e iniziò a parlare capì che non era una visita di cortesia.

“Ti chiedo quello che ti ho chiesto oggi… C’è qualcosa che vuoi raccontarmi?… E non ho molto tempo per girarci intorno, quindi pensaci bene”

Quel pomeriggio non si era stupito che Sean avesse colta la sua inquietudine, ma adesso?… Non poteva sapere… Di cosa stava parlando allora?…

“Sean… Credo che risponderò quello che ho risposto oggi… No”

“Sicuro?”

“Sì”

“E se io vi avessi visto insieme?” Dev’essere un bluf

“Non ho niente. Da. Dirti.” Rimasero a fissarsi qualche attimo.

Non voleva essere così brusco ma quelle domande improvvise lo avevano spiazzato.

Non riusciva a capire se l’altro era arrabbiato. Lo guardava con quella sua solita espressione calma e stava zitto… Non avrebbe retto ancora per molto quello sguardo… Ma l’altro l’abbassò per primo scuotendo la testa.

“Lo sai che è un errore vero?”

“Non so di cosa tu stia parlando!”

Silenzio

“Ok… Sai che è un errore… E quando ti sei chiesto perché lo stavi facendo ti sei dato una risposta sensata?”

“Continuo a non…”

“Sì, si, va bene… Non sai di cosa sto parlando…” Si era alzato e adesso gli stava in piedi davanti “Pensi di rispondermi lo stesso o Hugo mi ha riportato indietro per niente?… Ah… Ti avverto… In questo secondo caso mi ha detto di dirti che ti aspetta giù per… Com’è che ha detto?… Ah, sì… Per farti rimpiangere di essere mai capitato sulla sua strada a Granburrone”

Ancora silenzio.

Poi entrambi scoppiarono in una risata.

Sean fu il primo a tornare serio “A parte gli scherzi Vig… Cosa sta succedendo tra te e Orlando?”

“Quando ci hai visti?”

“Stasera… Nel corridoio… Stavo uscendo e ho visto Orly uscire dalla tua stanza… E… Tu che lo baciavi…”

Aveva visto più di quanto pensasse… La maschera era caduta. Inutile anche cercare di salvare il salvabile. Andò all’armadio ancora aperto e s’infilò un paio di pantaloni scuri. Prese una maglietta grigia.

“Allora non mi sembra che tu abbia bisogno di altre spiegazioni”

“Sì invece!… Da quando vi ho visto ho la testa piena di domande… Mi chiedo… Mi chiedo se hai pensato a… A tutto… Se oltre quel bacio… Se qualcosa da cui non si può…”

Chiuse forte le ante dell’armadio e si girò di scatto verso di lui.

“Vuoi sapere se abbiamo fatto sesso? Se lo abbiamo fatto fino in fondo?… No. Contento?… Vuoi sapere se sono diventato gay? Non lo so. Vuoi sapere se mi piaceranno altri uomini o se la prossima volta che t’incontro vorrò toccare te con la stessa voglia che ho adesso di toccare lui? O forse vuoi sapere se lo faremo? Bhe… Non lo so! Vuoi sapere se mi piacerà o se piacerà a lui? Vorrei saperlo anch’io, ma, ancora una volta, non. Lo. So. Ho risposto a tutte le tue domande adesso?”

“No… Hai evitato la più importante”

“Che sarebbe?”

“Hai pensato a cosa succederà dopo? Quando non sarete più qui in Nuova Zelanda?”

Aveva evitato in ogni modo di pensarci, ma adesso si sentiva attaccato… Voleva difendersi.

“Sì!”

“E hai deciso di continuare lo stesso?”

Si aspettava di dover dare una spiegazione della risposta precedente, ma all’altro non sembravano interessare le sue scuse… Voleva qualcosaltro… Voleva la verità e la voleva subito…

La voce gli uscì in un sospiro “Non mi sono mai sentito così e non voglio smettere… So che ci saranno dei problemi e che da fuori sembra che non ne valga la pena… Ma voglio provare lo stesso… Voglio viverla… Finchè dura…”

Il silenzio era calato nella stanza.

Continuavano a guardarsi immobili senza parlare, alla ricerca di risposte uno negli occhi dell’altro… Ma la verità è che non c’erano risposte… Non c’era più niente da dire.

Il profondo sospiro di Sean riempì il vuoto e quando gli si avvicinò stava scuotendo la testa. “Lo sapevo… Tutte ‘ste chiacchiere e alla fine è solo follia. Follia allo stato puro… Come tutto quello che fai…”

Viggo rise e l’abbracciò, poi lo accompagnò alla porta.

“Non fate cazzate ok?… E sai cosa intendo…”

“Staremo attenti… E adesso vai prima che Hugo faccia rimpiangere a te di essere capitato a Granburrone”

Sean rise “O Dio mio! Già è un pazzo al volante, adesso che abbiamo fretta mi sembrerà di stare dentro Matrix!… Ci vediamo Ramingo” E si avviò per il corridoio.

“Ehi Sean… Sono ancora prenotato per quella cena?”

Si girò un attimo senza fermarsi “Se offri tu sì!”