.|. La Tua Anima. Il Tuo Corpo .|.

Capitolo 3

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Viggo era appena tornato nella sua stanza e stava ancora pensando a quello che aveva detto Sean… Cosa stava succedendo? O meglio, cosa non stava succedendo?…

Non riusciva più a stare vicino ad Orlando senza provare un’emozione fortissima… Non riusciva più a vederlo solo come un amico…

Non riusciva più ad essere il suo mentore… Si era stancato di avere sempre qualcosa da insegnare, qualcosa da dirgli… Non voleva più dare… Voleva solo continuare a ricevere… A ricevere quegli splendidi sorrisi e quella risata che scoppiava all’improvviso… Quelle facce strane che faceva e quelle parole sempre smozzicate, dette in fretta mentre le mani creavano una coreografia tutta loro e il corpo non riusciva a stare fermo… Voleva continuare a guardare quel corpo… Asciutto, muscoloso… Che Orly riusciva a trasformare in quello di un elfo…

Non sopportava più quella specie di adorazione nei suoi confronti, non la meritava! Orlando era un bravissimo attore anche se ancora inesperto, cercava di sdrammatizzare prendendolo in giro per fargli capire che non doveva abbattersi se qualcosa non gli veniva come voleva… Ma lui continuava a correre da lui ogni volta che qualcosa non andava!…Dio santo! Lo faceva sentire suo nonno tutta quella ammirazione… E non la voleva… Non la voleva più… Voleva solo poter parlare con lui di qualcosa che non fosse lavoro, che non fossero le cazzate degli hobbit… Parlare di lui, sapere cosa pensava, quali erano i suoi sogni e i suoi obbiettivi… I pensieri di quell’Orlando che non poteva trovare sulle copertine dei giornali o assediato dalle fans…

E ancora una volta aveva cominciato a desiderare qualcosa di più della sua mente… A pensare a come possedere il suo corpo oltre alla sua anima…

Quel pensiero lo fece rabbrividire per poi cominciare a farlo sudare.

Si tolse le scarpe e aprì la camicia. Doveva fare una doccia. Subito.

Si slacciò la cintura quando tre forti colpi risuonarono alla sua porta “Viggo muoviti ad aprire lo so che ci sei” Altri tre colpi “Vig!” Un altro “Maledizione apri!”

Viggo andò verso la porta e l’aprì con calma

“Pensavi di sfondare la porta o solo di…” Il ragazzo entrò deciso passandogli davanti “Se era necessario sì”.

Lo guardò a bocca aperta. Era rosso in faccia e aveva il fiatone. Stava misurando a grandi passi la stanza come un animale in gabbia.

 

“No, non mi disturbi accomodati pure…”

Orlando si fermò accorgendosi solo in quel momento dell’irruzione poco educata che aveva fatto.

L’uomo era ancora sulla porta che non aveva richiuso. Indossava solo i jeans, la camicia era aperta e a quella vista per un attimo dimenticò il motivo per cui era andato da lui… Cazzo quanto sei bello!

Non riusciva a dire una parola… Intravedeva quel torace muscoloso e il sangue non gli arrivava più al cervello.

Aveva abbassato lo sguardo sui suoi addominali e aveva visto la cintura aperta… Le mani gli sudavano e le labbra si seccavano mentre la salivazione aumentava…

Doveva fare o dire qualcosa, ma non gli veniva in mente niente, solo una parola… Dilettante… Sul lavoro come nella vita… Era piombato in quella stanza per ricoprirlo d’insulti e non riusciva nemmeno a muovere le labbra… E lui non diceva niente… Stava lì e aspettava… Lui che aveva sempre qualcosa da dire qualcosa per cui sfotterlo proprio adesso doveva stare zitto?!

“Parla”

 

Viggo spalancò ancora di più gli occhi e sorrise nervoso “Parla?!… Che devo dire?… Sei tu quello che è venuto a cercarmi e ha quasi buttato giù la porta a pugni!”

“Chiudi la porta”

Non aveva mai sentito quel tono duro nella sua voce e si ritrovò a fare quello che gli diceva. Spinse la porta senza muoversi continuando a guardare quegli occhi arrabbiati che lo fissavano.

“Vieni qui” Ma non si mosse.

“Ho detto… Vieni. Qui!” Questa volta si avvicinò lentamente fermandosi a pochi passi da lui.

 

Perché gli aveva detto di avvicinarsi? Quegli occhi azzurri continuavano a fissare i suoi e lui non sapeva quello che stava facendo… Cercava di pensare in fretta, ma la sua testa non rispondeva a nessun comando.

L’altro si era fermato davanti a lui con un’espressione un po’ incredula e lui non aveva niente da dire… La rabbia verso quel corpo che non poteva avere aumentava… Aveva ricominciato a torturarsi con la sua vicinanza che però non era mai abbastanza… Inspirava forte per cercare di calmare il suo senso d’inadeguatezza, ma sentiva solo l’odore della sua pelle e non riusciva a smettere di pensare a quella cintura già slacciata… Fra poco l’altro avrebbe parlato, lo sapeva… Avrebbe tirato fuori una delle sue solite battute che lo facevano sentire un cretino… Gli avrebbe fatto capire ancora una volta che era solo il suo giocattolo… Ma non lo era. Non era il giocattolo di nessuno. Non gli avrebbe permesso di dire una sola parola o di pensare ancora una volta che poteva trattarlo come un bambino… Strinse il pugno e lo colpì al volto.

 

Viggo non si aspettava niente del genere e non si mosse per evitarlo.

Fece un paio di passi indietro tenendosi una mano sulla bocca, ma non fece in tempo a rialzare lo sguardo che Orlando si era buttato su di lui spingendolo contro il muro e prendendolo per la camicia.

“Adesso non hai molto da dire eh? Cos’è? Hai finito i consigli? Dov’è finito tutto il tuo sarcasmo? Come si sta ad essere dalla parte sbagliata?”

Lo sbattè di nuovo contro al muro continuando a fissarlo.

“Lo vuoi capire che mi sono stancato di te? Del fatto che dici sempre la cosa giusta al momento giusto? Di come riesci a… Tenermi legato a te anche solo con uno sguardo…” Lo sbattè di nuovo, ma questa volta più piano… La rabbia stava diventando frustrazione.

“Sono stanco di trovare bello tutto ciò che fai e di farmi convincere a fare tutto ciò che vuoi… Perché? Perché io? Perché?!” Fece una pausa, ma non era una domanda e lui non avrebbe mai avuto una risposta. Orlando adesso aveva abbassato lo sguardo e scuoteva la testa senza però allontanarsi.

“Perché non possiamo essere solo amici? Uscire a cena come fai con Sean o con Karl?…” Un’altra pausa poi un ultimo impeto di rabbia e la presa si era rinforzata. Gli occhi ancora nei suoi. 

“Perché devi sempre portare me dentro al tuo mondo da cui non riesco più ad uscire?!”

Viggo non sapeva cosa dire, era ancora sconvolto dal pugno ricevuto e dalla violenza con cui lo aveva aggredito. Vedeva quel viso vicinissimo al suo e non riusciva a capire come erano arrivati a questo. Che poteva dire? Era tutto vero.

Aveva scelto Orlando per le sue avventure. A lui aveva mostrato i suoi quadri e le sue foto rimanendo ogni volta sorpreso del suo entusiasmo. Lo aveva trascinato in mille situazioni surreali senza mai chiedergli il permesso… Ma cosa rispondere adesso?… Lo aveva fatto solo perché voleva averlo vicino in quegli splendidi paesaggi neozelandesi, perché gli piaceva vedere lo stupore sul suo viso e gli piaceva sapere che lo aveva creato lui… Perché Orlando era l’unica persona che voleva al suo fianco in quei momenti… Orlando era l’unica persona che voleva al suo fianco sempre.

“… Mi dispiace…”

La fiamma negli occhi del giovane si alzò ancora di più sbattendolo di nuovo contro al muro.

“Non dire che ti dispiace!” Stava urlando “Non è vero! A te non interessa niente! T’importa solo di te stesso e vuoi solo dimostrare di essere meglio di chiunque altro… Meglio di me… E allora?! Lo sanno tutti che sei meglio di me e lo so anch’io, ma tu continui a farmi stare così…”

Vig sentiva il labbro gonfiarsi. Si era stancato di quell’assalto delirante… Non poteva veramente pensare quelle cose di lui, possibile che non avesse capito proprio niente?

“Ma che diavolo stai dicendo? Vuoi ascoltarmi maledizione?!”

“No! Non voglio!” Urlava ancora. Ma anche la voce di Viggo adesso si era alzata cominciando una guerra di parole urlate per sovrastare quelle dell’altro

“Ma che vuoi da me?! Non ti permetto di piombare nella mia stanza, sbattermi al muro e insultarmi con questi capricci da ragazzino viziato!”

“Non sono un ragazzino viziato” Più forte.

“Ah no? E questo ti sembra un comportamento da adulto?”

“Non sono un ragazzino viziato!” Ancora più forte.

Viggo cercò di avvicinare per quanto poteva il viso a quello del giovane per aumentare con la vicinanza la potenza della voce “Allora dimostramelo!”

Orlando lo fissò per un attimo poi con violenza incollò le labbra alle sue. Sbattè la testa contro il muro, ma era troppo stupito da quel gesto per pensare al dolore. Sentiva la pressione sulle sue labbra e non riusciva ancora a credere a quello che stava succedendo.

 

Non aveva resistito. Il suo volto era troppo vicino perché riuscisse a controllarsi… Voleva fargli del male, voleva allontanarlo, voleva respingere quella rabbia con la sua… Ma aveva sognato troppo volte quelle labbra. Doveva dimostrargli la sua forza, doveva dimostrare a se stesso che non era un vigliacco, che avrebbe ottenuto ciò che tanto voleva… E premette quel bacio ancora più forte contro di lui.

 

Poi si era staccato. Veloce com’era arrivato. Negli occhi castani che adesso lo guardavano c’era ancora rabbia, ma allo stesso tempo desiderio. Il suo petto si alzava e abbassava rapido mentre continuava a tener salda la presa alla sua gola.

 

Attimi che sembravano lunghissimi passarono e fu la voce dell’uomo a rompere il silenzio.

Calma e calda come sempre “Dimostramelo”

Si aspettava un ulteriore scontro, ma quella voce… Non… No… Non poteva volerlo di nuovo… Era stato un gesto irrazionale non…

La mano di Viggo s’infilò tra i suoi capelli facendolo rabbrividire… E ancora quella voce… Questa volta in un sussurro… “Dimostramelo”

Non lo stava forzando. La mano sulla nuca rimaneva ferma. Erano i suoi occhi che lo stavano chiamando e tirando verso di lui… E lentamente si avvicinò, finchè le labbra non furono di nuovo a contatto.

La rabbia era sparita, c’era solo dolcezza in quelle bocche quasi timorose di osare troppo.

Quando Viggo passò la lingua sulle sue labbra, aprì leggermente la bocca toccandola con la sua… Non era un tocco… Lo stava solamente sfiorando.

Sentiva la mano sulla nuca mentre l’altra gli accarezzava la schiena e aveva lasciato la camicia per appoggiare le mani sul suo collo.

 

Qualcuno bussò alla porta.

Si staccarono lentamente senza allontanarsi e insieme aprirono gli occhi… Non c’era sorpresa in quegli sguardi… Era quello che entrambi avevano desiderato e non c’erano parole.

Ancora dei colpi alla porta e ancora quegli occhi fissi in quello dell’altro.

Poi dei passi che si allontanavano per il corridoio.

 

“Aspettavi qualcuno?” Viggo sorrise

“Colui che aspettavo è già arrivato…” Anche lui sorrise.

“Se avessi saputo che mi aspettavi sarei arrivato prima…”

“Se avessi saputo come saresti arrivato non avrei aperto la porta” Orlando rise.

“E io l’avrei buttata giù” Avvicinò di nuovo il volto al suo “Niente mi avrebbe impedito di arrivare da te, lo aspettavo da troppo…” Scese cominciando a baciargli il collo

“Mmm… E’ bello sapere che la persona con cui lavori 12 ore al giorno… Non vede l’ora di prenderti a pugni… E sbatterti contro un muro… Più volte” Aveva sorriso, ma non si era fermato.

Continuava a baciarlo assaporando quel momento con la lingua.

“Quello… Non era… In programma… Ma qualcosa… Dovevo pur fare…”

“E… Lo stai… Facendo…”

Era sorpreso di quella voce roca e spezzata da brevi sospiri, non l’aveva mai sentito così… Nei suoi sogni Viggo lo baciava e lo toccava portandolo all’estasi, ma non aveva mai pensato alla situazione inversa. Non pensava di vederlo godere sotto i suoi baci… Ma la cosa gli piaceva.

Alzò la testa e si spinse un po’ di più contro di lui con un sorriso malizioso.

“Perché?… Cosa sto facendo?”

 

Non potè fare a meno di sorridere. Quel ragazzo lo stupiva ogni volta e adesso lo stava facendo impazzire.

“Mi stai sbattendo di nuovo al muro” Orlando mosse deciso il bacino contro il suo e non riuscì a trattenere un gemito.

“Solo quello?… Non mi sembri molto attento…” Era sceso di nuovo a baciargli il collo, mentre con le mani gli spostava la camicia dalle spalle… Gli stava passando la lingua su ogni centimetro di pelle che era riuscito a scoprire e ad ogni attivo sentiva dei brividi scorrere lungo il suo corpo.

Per quante volte lo avesse immaginato non pensava che sarebbe andata così. Pensava che avrebbe dovuto elemosinare ogni singolo contatto, che avrebbe ancora dovuto fingere amicizia e nascondere quell’eccitazione che anche adesso lo stava prendendo stringendogli i jeans.

Non controllava più i sospiri e nemmeno le mani che adesso aveva spostato sulla schiena del ragazzo accarezzandolo.

Spalancò gli occhi con un leggero grido quando sentì i denti sulla pelle.

Lui lo guardava sorridendo.

 

Avrebbe voluto continuare a baciare quel corpo per ore. Quei sospiri lo facevano impazzire e lo eccitava sapere che era lui a provocarli.

Quando era sceso sul suo petto l’aveva guardato. Aveva la testa appoggiata al muro, gli occhi chiusi e si stava passando la lingua sulle labbra… Ma non voleva perdere nessuna occasione per sfruttare quella posizione di dominio… Voleva sentirlo soffrire e chiedergli di continuare.

Gli passò la lingua su un capezzolo poi lo morse sorridendo di quel gemito di dolore. Si rialzò incontrando i suoi occhi adesso aperti.

“Ti stavi abituando troppo bene”

“Ah sì?” Lo prese per la vita e con un gesto veloce lo girò invertendo le posizioni e mettendo lui contro il muro.

“Forse sei tu che ti stavi abituando troppo bene…”

Guardò i suoi occhi, il suo sorriso poi sentì quel bacio sulle labbra e la lingua di Viggo che entrava a forza nella sua bocca… La lasciò entrare subendo quel bacio violento e passionale… Il suo gioco era finito…

L’uomo gli aveva messo le mani sulle guance e continuava a baciarlo mentre il suo corpo lo teneva schiacciato contro la parete senza dargli la possibilità di muoversi… Ma non voleva stare fermo sotto quell’assalto… Il bacio stava diventando sempre più profondo e sentiva la sua eccitazione crescere. Gli mise le mani sui fianchi spingendosi contro di lui e soffocò un gemito quando sentì che il corpo dell’altro assecondava il suo movimento premendo le loro eccitazioni attraverso i vestiti.

Le mani dell’uomo erano scese tirandogli fuori al maglietta dai jeans.

Appena il bacio s’interruppe alzò le braccia per farsela sfilare e fece scivolare via anche la sua camicia. Ma le sue labbra tornarono subito dopo, insieme al petto, adesso completamente nudo, sul suo. Gli mise le mani aperte sulla schiena tirandolo, se era possibile, ancora più vicino.

 

Viggo sentiva il corpo caldo di Orlando sotto al suo e sentiva che lo stava tirando verso di lui alla ricerca di un contatto ancora più totale. Aveva iniziato a muovere il bacino contro il suo e non riusciva a staccarsi da quelle labbra nemmeno per respirare. Non era aria quello di cui aveva bisogno, era quella bocca l’unica cosa che voleva far entrare in lui.

Il corpo sotto di lui assecondava i suoi movimenti e ad ogni azione sentiva i gemiti dell’altro mescolati ai suoi… Sempre più alti, sempre più frequenti…

Aveva fermato le mani sui suoi fianchi. Il suo respiro aumentava… Smise di baciarlo e appoggiò al fronte contro la sua senza fermare il contatto. Orlando si passò al lingua sulle labbra e un sussurro roco uscì dalla bocca semi aperta del ragazzo… “Toccami…”

 

Non voleva dirlo, ma la voce gli era uscita senza la sua volontà… I suoi sogni si stavano materializzando e stava perdendo il controllo sul suo corpo…

Sentì Viggo spostarsi a lato e per un attimo temette che tutto fosse finito e di aver osato troppo, ma subito sentì l’erezione dell’uomo sul fianco e una mano che gli scendeva sulle cosce per poi risalire e fermarsi in mezzo alle gambe.

Quel tocco deciso lo fece sussultare. Aprì gli occhi e incontrò quelli azzurri dell’uomo a pochi centimetri dai suoi. Gli mise una mano dietro la testa e lo baciò con sempre più ardore mentre i movimenti su di lui aumentavano d’intensità. Stava per raggiungere il limite, ma non voleva arrivarci da solo… Gli mise un braccio intorno alla vita e lo girò rispostandolo contro il muro. Slacciò in un colpo tutti i bottoni dei jeans e scese sulla sua erezione attraverso i boxer. Un gemito gli morì sulle labbra quando sentì che l’uomo aveva fatto lo stesso con lui.

I movimenti di entrambi si erano fatti più veloci. I loro volti erano nascosti l’uno nel collo dell’altro fino a quando Orlando raggiunse l’orgasmo scuotendosi nel suo abbraccio. Resistette all’impulso di fermare la mano e continuò a muoverla sul corpo dell’altro finchè, pochi istanti dopo, sentì il suo calore attraverso la stoffa e un sospiro più forte uscire dalle sue labbra.

Appoggiò la mano al muro sopra alla sua testa e la fronte sulla sua spalla cercando di riprendere fiato.

 

Viggo passò una mano sul collo di Orlando avvicinandolo e baciandogli i capelli dietro l’orecchio. Sentiva il suo respiro contro la spalla tornare regolare.

Incontrò i suoi occhi nocciola.

Seguì con le dita il contorno delle sue labbra e le vide aprirsi in uno di quei grandi sorrisi che solo Orlando sapeva regalargli.

Lo baciò delicatamente. “Sono contento che tu sia venuto da me…”

 

Orlando sorrise di nuovo… Vig riusciva a dire la cosa giusta anche quando non c’era niente da dire… Voleva rispondere, ma la sua mente era ancora vuota.

“Sono contento che tu sia venuto con me…”

L’uomo rimase un attimo zitto poi scoppiò a ridere mentre riappoggiava la testa contro il muro e passandogli il braccio intorno al collo lo attirava di nuovo a lui.

Come al solito aveva detto una cazzata e come al solito Viggo aveva riso, ma quella volta era diverso… Non si sentiva preso in giro… Per la prima volta non si sentiva un cretino… E cominciò a ridere anche lui.